#pacatezza
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gregor-samsung · 10 months ago
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“ Una sera, nel ristorante dell’albergo dove alloggiavano le nazionali svizzera e canadese, Erika è uscita sul balcone per fumare una sigaretta e lo ha studiato a lungo attraverso la finestra. Non partecipava alla conversazione ma sembrava a suo agio, beveva la birra a piccoli sorsi e sorrideva a tutti. Uno che era seduto vicino a Jai si è alzato; Erika ha buttato via la sigaretta a metà ed è corsa a sedersi al suo posto. Si è presentata, Jai la conosceva già. Lui le ha chiesto se stava stretta sulla panca (no, stava bene, grazie) e se voleva una birra (la voleva). Quando è tornato con la birra ha voluto sapere se era davvero importante farsi seguire da una come lei, da uno psicologo: semplice curiosità, tanto lui non se lo poteva permettere. Allora Erika ha pensato una cosa che lí per lí ha tenuto per sé, che gli ha detto solo piú tardi, quando, conoscendolo meglio, si sarebbe rivelata verissima: ha pensato che Jai non aveva nessun bisogno di psicologi.
Oddio, se non si è matti non si fa la libera, poco ma sicuro; ma la follia di Jai cominciava al cancelletto di partenza e terminava sul traguardo. Passato il minuto e mezzo della gara era un ragazzo sereno, anzi piú che sereno, luminoso: emanava, secondo Erika, una luce che rendeva tutto limpido intorno a lui, e rasserenava chi ne era illuminato. Gli altri, gli europei e gli americani del circo bianco, erano ragazzoni grossi come armadi, dalla parlata elementare e sboccata, che prima della gara si caricavano ascoltando heavy metal dalle cuffiette. Jai parlava a voce bassa, viaggiava con una piccola biblioteca di romanzi in inglese, faceva domande semplici e rispondeva con parole semplici e vere, e spesso anche belle, sorprendenti. Già quella prima sera, mi ha detto Erika, Jai l’aveva messa subito a suo agio, lei che, unica donna in un mondo di maschi, era abituata a tenersi sulle difensive. Gli altri hanno cominciato a prenderli in giro: ma perché con tanti bei ragazzi svizzeri Erika si occupava esclusivamente dell’indiano? E a loro cosa mancava? Il cervello, ha risposto Erika. Stasera, ha detto, finalmente ne aveva trovato uno che non le parlava solo di scioline e macchine sportive. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 116-117.
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mynameis-gloria · 1 year ago
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Domenica iniziata con muesli al cioccolato e caffelatte, camminata di routine diventata poi corsetta perché oggi ne avevo proprio voglia, stretching e doccia, biancheria stesa al sole e capelli lasciati asciugare all'aria, scaldata da questi raggi, che ad ottobre mi pare assurdo. Domenica proseguita con la croccantezza e bontà delle chips di zucca, la lentezza del pranzo e qualche battibecco tipico di casa.
Tra poco andrò a fare un' altra camminata, e lungo il tragitto pregusterò il dolce sapore delle amate caldarroste che mi aspettano. Il tutto rigorosamente in birkenstock perché sì, ci sono 23 gradi e bisogna approfittarne. Questa domenica è dolce, pacata ed io mi sento serena come il cielo sopra la mia testa.
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noneun · 2 years ago
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Sapete che raramente mi sbilancio in complimenti esagerati e che non siano corroborati da chiari dati oggettivi… ma Sio è senza dubbio il più grande genio della storia dell’umanità e di tutte le specie senzienti che siano mai esistite, esistono ed esisteranno nell’intero Universo.
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Il Riformista di Oggi giovedì, 21 novembre 2024
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formulapookie · 3 months ago
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Per that Bez marking up Pecco ask, how does it work? Does Pecco ask for it? Does Bez? Is it just happening? Do they look at it after and admire the artwork? 👉👈
oh Pecco is most definitly NOT asking for it, he's rather die thank ask for something like that, too little sabaudo for him
Bez on the other hand WANTS Pecco to do it to him and do it to Pecco as well, he asks ofc cause he knows Pecco can be particular abt sex and PDA in general, but in the end Pecco lets him amrk him up
they most definitly do admire the artwork but Pecco is a bit shy about it (even if turned on at the same time) and bez is just hornyhornyhorny
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potete fare le troie sull'uccello di qualcuno che non sia quello con cui mi sento io?
grazie
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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Ormai nei dibattiti televisivi - e non solo - chi non è aggressivo viene sopraffatto. La pacatezza, la riflessività, la civiltà, sono diventate handicap. È il trionfo della volgarità, la prevalenza del rozzo, dello sguaiato, del becero, in una meschina caciara a reti unificate.
l_aforista
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la caciara delle bombe a grappolo tv contro gli scoppi di mortaio social. Differenza zero.
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milesmoralesrp · 6 days ago
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Stuart Morales (16 agosto 2024) è figlio del spiderman nero di origini afroamericane e spagnole,Miles Morales e di Amal Haniyeh,fratello minore di Marcus Morales.
Biografia
Stuart Morales nasce il 16 agosto nell'ospedale di Brooklyn alle ore 03:44 dall'unione tra Miles Morales e Amal Haniyeh.
Stuart a differenza del fratello maggiore Marcus che è nato normale e senza problemi, Stuart nasce albino con la pelle bianca e capelli biondi.
Il 29 gennaio 2025,Stuart si trasferisce a New York insieme alla sua famiglia.
Albinismo
L'albinismo è una malattia rara, ereditaria e non degenerativa, che consiste nella ridotta o mancata produzione di melanina, il pigmento che colora pelle, capelli e occhi.
Personalità
L'ascendente dona al segno dominante sensibilità, pacatezza, introspezione ma anche suscettibilità e irritabilità. In amore questa combinazione zodiacale è affascinante e sensuale. I Leoni ascendente Cancro adorano sedurre ma non sopportano l'infedeltà.
Età:
10 anni
Parenti
Miles Morales (padre)
Amal Haniyeh (madre)
Marcus Morales (fratello)
Moath Haniyeh (fratellastro da parte della madre)
Hazem Haniyeh (fratellastro da parte della madre)
Salem Haniyeh (fratellastro adottivo da parte della madre)
Timur Haniyeh (nipote,figlio di Moath)
Saddam Haniyeh (nipote,figlio di Moath)
Ibrahim Haniyeh Gonzalez (nipote,figlio di Moath)
Sarah Haniyeh Gonzalez (nipote,figlia di Ibrahim,deceduta)
Belal Haniyeh Gonzalez (nipote,figlio di Ibrahim)
Marwan Haniyeh Gonzalez (nipote,figlio di Moath)
Laith Haniyeh Gonzalez (nipote,figlio di Marwan)
Osman Haniyeh (nipote,figlio di Hazem)
Hamza al-Badri (fratellastro da parte della madre)
Yunis al-Badri (nipote,figlio di Hamza)
Tristan Spencer (nipote,figlio di Sarah)
Heather Spencer (nipote,figlia di Sarah)
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fallimentiquotidiani · 1 year ago
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Grandissima la vecchia che sta facendo sobbollire il ragù da diciotto ore con una pacatezza estrema come se in quella cucina la temperatura attuale non si avvivinasse a quella di Mordor.
Donna della vita.
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susieporta · 6 months ago
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GENTILI
Provo grande ammirazione per le persone gentili ma forti.
Capita di oscillare tra due estremi, cioè di essere buonisti e farsi abusare, oppure di diventare generali austroungarici gelidi e impositivi.
Invece alcuni sanno stare perfettamente nel mezzo.
Sono buoni, per davvero, sono generosi, per davvero, sono gentili per davvero, ma se devono mettere un confine o far valere i loro diritti o i loro spazi, allora diventano impenetrabili peggio di un muro di cemento e acciaio.
Lo fanno con fermezza e assoluta pacatezza, senza alzare la voce, ma emanano talmente tanta risolutezza che nessuno oserebbe mai contraddirli.
In ogni caso la gentilezza quella vera, essere disponibili, cortesi, accogliente senza farsi calpestare, resta la dote che preferisco coltivare in me e che apprezzo di più negli altri, quelle rare volte in cui la vedo.
Andrebbe allenata come un muscolo, la gentilezza, iniziando a paraticarla in presenza, osservando bene la situazione che si ha davanti, e scegliendo con chi elargirla: non mi piace l’idea di farlo a casaccio.
Credo che alcuni possano essere trasformati da un gesto gentile e trasferirlo sugli altri a loro volta.
Allora quel gesto di moltiplica e diventa come una Ola (ve la ricordate sì?) che si espande e si contagia.
In un pianeta che diventa ogni giorno più gelido, nonostante i termometri dicano il contrario, il calore sprigionato da una mano gentile farà la differenza.
ClaudiaCrispolti
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kon-igi · 2 years ago
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In Italia puoi essere uno youtuber, ne conosco un sacco. Puoi essere anche ricco e guidare un suv della madonna, ne conosco altrettanti. Puoi diventare famoso per fare cose sceme e qua ho l'imbarazzo della scelta. Per assurdo, puoi anche ammazzare qualcuno con la macchina e continuare tranquillo con la tua vita. E purtroppo ne conosco parecchi. Ma povero te se la gente s'accorge che sei tutte queste cose assieme.
Negli ultimi anni e nel raggio di pochi chilometri da casa mia:
una conoscente di mia figlia è morta sul colpo colpita da una macchina mentre attraversava sulle strisce pedonali,
il fratello minore di un'amica di mia figlia è stato ucciso da una macchina mentre correva a prendere il bus,
un'altra amica è stata falciata sulla corsia d'emergenza in autostrada dove si era fermata per un guasto
quattro ragazzi in macchina sono stati presi in pieno da una vecchia che non ha rispettato lo stop e sono morti perché sono carambolati in un campo
Della prima si è parlato perché era figlia di due medici molto famosi in paese ma niente più che dolore e rammarico, per il secondo, invece, il guidatore è stato linciato su ogni media e ha tentato il suicidio, anche se era entro i limiti di velocità e il bambino è corso improvvisamente in mezzo alla strada, la terza un po' se l'è cercata perché stava tornando da ballare a Milano (sobria, diranno le analisi ematiche post-mortem) e i quattro ragazzi morti erano stranieri e stavano guidando senza patente, quindi il fatto che una vecchia di merda abbia tagliato uno stop non li ha salvati dal giudizio della gente.
Non so perché gli inquirenti stiano facendo perizie e rilievi quando basterebbe andare su facebook e leggere com'è andata esattamente. E già che ci siamo, leggano pure avvocati e giudici così si risparmia sulle spese processuali.
Ve lo dico con pacatezza... voi dovete andare affanculo e recensirlo con cinque stelle perché perfetto per gli stronzi che siete.
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fioredialabastro · 4 months ago
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Sfornare sogni d'amore
A volte mi immagino sfornare una pagnotta, tondeggiante, come un fertile ventre, con al centro il segno della croce che ci ha uniti. Mentre l'avvolgo, ancora rovente, in un panno morbido, le tue braccia mi cingono i fianchi e le tue labbra a sorpresa fanno visita alle scogliere del mio collo. Mi sussurri che i bambini stanno bene, giocano sul prato; in dono mi porti una conchiglia e un cesto di funghi appena raccolti, carré di vitello, erbe aromatiche e mazzi di lavanda. Nei tuoi occhi ritrovo ancora quella solida e gioiosa pacatezza, in grado di sedare i miei tormenti e farmi sentire protetta, al sicuro, serena. Più tardi gli ospiti sarebbero arrivati, e noi ci guardiamo come una volta, accaldati, arruffati, profumati di terra e mare, con dolce passione e profonda gratitudine. A volte mi immagino una vita così, con te, che esisti nell'anima ancor prima di averti trovato, alle pendici di un monte, per volontà del fato.
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marquise-justine-de-sade · 14 days ago
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Promisi a me stessa che non sarei mai diventata una compagna infelice. O meglio, non lo sarei più stata. Non avrei mai più fatto coppia con una persona che chiunque, a guardarci, si sarebbe chiesto per quale strana ragione non ci fossimo ancora lasciati. Promisi a me stessa che non sarei mai più stata con una persona di cui mi sarei lamentata in mensa con le colleghe, che mi facesse saltare i nervi molto più spesso di quanto me li distendesse. Decisi che non avrei mai più sottovalutato l’intesa e il desiderio fisico e non avrei mai più ignorato l’affievolirsi di esso. Che non avrei mai più provato a costruire nulla con chi mi facesse sentire sola nonostante dormisse a 50 centimetri da me. Che non avrei mai più giustificato nessuno che provasse a sminuirmi.
Promisi a me stessa che non mi sarei mai più accontentata, non in amore.
Che se mai avessi scelto un compagno l’avrei “preteso” perfetto per me. E per “perfetto” non intendo privo di difetti, nessuno lo è, bensì qualcuno i cui difetti non mi arrecassero fastidio, non li leggessi come una continua mancanza di rispetto, non intaccassero la mia morale e i miei principi. Qualcuno di cui riuscissi a sopportare i difetti con tutta la pacatezza e la leggerezza del caso.
Decisi che se avessi avuto un compagno accanto sarebbe dovuta essere una persona con cui poter essere schifosamente me stessa.
Qualcuno con cui potermi sentire stanca, sfinita, qualcuno a cui poter dire che non ce la faccio più e scoppiare in lacrime, a cui poter dire tutte le mie verità nascoste che non avevo mai avuto il coraggio di dire a nessun altro. Qualcuno a cui non fosse necessario chiedere un abbraccio perché lo avrebbe capito da sola e avrebbe anticipato la mia richiesta stringendomi forte. Qualcuno che non mi facesse venire l'ansia "da depilazione" perché mi sarebbe saltato addosso in qualunque condizione, incapace di resistere all'odore della mia pelle. Qualcuno che avrebbe ascoltato tutte le mie polemiche sterili, i miei lamenti, i miei sfoghi. Qualcuno capace di prendersi in giro e capace di prendere in giro me facendomi ridere. Qualcuno a cui poter confidare i pensieri peggiori, i più cattivi, tutti quei "so che non é bello quello che sto per dire", così come anche i desideri più perversi e le voglie più illogiche. Qualcuno che avrei avuto voglia di guardare e ascoltare continuamente, di cui avrei sentito la mancanza viscerale dopo qualche tempo senza vederlo. Qualcuno di cui avrei avuto sete. Qualcuno capace di incuriosirmi e di farmi entrare nel suo mondo.
Presi consapevolezza del fatto che la possibilità di rimanere per sempre sola era concretamente tangibile ma decisi che questo non era importante. Che se fossero state rose, sarebbero fiorite. Perché capii che sono la prima alleata di me stessa e che per avere il meglio devo pretendere il meglio.
Promisi a me stessa che avrei affrontato le relazioni in maniera estremamente semplice, che non mi sarei mai più accontentata di un amore mediocre.
Perché a costringerci a situazioni mediocri ci pensa già troppo spesso la vita.
Daniela Castaldi.
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idettaglihere · 1 year ago
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so che è una cosa che dovrebbe essere basilare ma siccome non lo è io trovo estremamente attraente quando un uomo esprime le proprio emozioni, piangendo per esempio, senza aver paura che questo mini la sua virilità; stessa cosa con la gentilezza, dolcezza e pacatezza
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stronger31 · 3 months ago
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Sono un mosaico.
Sì, un mosaico, perché sono costituita da tante cose che sfuggono a chi osserva da lontano, chi non va in profondità e vede solo il quadro in totale, vede solo quello che si nota in superficie. Sono un mosaico, perché chi invece si avvicina si può accorgere che sono fatta da tanti piccoli pezzettini che costruiscono quella che in realtà io sono. Chi scende in profondità si accorge di tutte le sfumature del mio carattere, vede tutti i pensieri che porto dentro.
Sono un mosaico perché chi guarda da lontano vede solo la mia pacatezza, la sicurezza (apparente), la serietà con cui affronto le cose, a volte la leggerezza e un pizzico di timidezza. Mentre invece chi si avvicina a guardare tutti i pezzetti che lo compongono quel mosaico, riesce a vedere tutt'altro, vede la gioia per le piccole cose, la gentilezza, l'empatia, la moltitudine di insicurezze, l'allegria e, perché no, anche un pizzico di follia. Se guarda bene nei pezzetti in fondo potrebbe riuscire a vedere la tristezza, l'inadeguatezza e se si avvicina ancora di più le cose che non dico mai a nessuno. Chi si avvicina a guardare ogni singolo pezzo, riesce a capire la mia vera essenza e a comprendere di più la ragione dei miei gesti.
E io sinceramente vorrei qualcuno così, che riuscisse a osservare tutti quei pezzi e capire che dietro c'è un opera d'arte.
-cit. stronger31
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ginogirolimoni · 3 months ago
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“Voglio dire fuori dai denti: io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che viene con maschere e con bandiere diverse. […] Non resterà per tanto tempo l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato la ‘vita violenta’. Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere. Beati voi che siete contenti quando potete mettere su un delitto una bella etichetta. A me questa sembra un’altra delle tante operazioni della cultura di massa. […] Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo”.
(Pier Paolo Pasolini, intervista a Furio Colombo, Siamo tutti in pericolo, La Stampa, 8 novembre 1975; l’intervista fu rilasciata da Pasolini il pomeriggio del 31 ottobre, due giorni prima di essere ucciso; il titolo fu lui a sceglierlo).
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