#ostentato
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Ritengo che l'omosessualità ostentata, negli uomini, sia un grande beneficio, poiché mi permette di capire che, pur sentendomi attratta, non posso battere quel campo, e quindi evito approcci che potrebbero essere non graditi; più difficile è capire quando una donna sia lesbica o bisessuale - fermo restando che le donne, in linea generale, seppur etero, rispetto a uomini conservatori, non si sentono offese o disgustate, qualora un'altra donna le corteggi: gestiscono meglio la situazione.
#omosessualità#ostentato#uomini#beneficio#permettere#capire#attratta#battere#campo#approcci#potrebbero#gradito#donna#lesbica#bisessuale#linea generale#etero#conservatori#offesa#disgustata#corteggiare#situazione#gestire
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A destra, la violenza, la repressione, sono 'valori' ostentati, dato che manca la Cultura.
A destra non interessa se nella conquista di parassiti della politica ci scappi il morto: che sia uno studente per 'buona scuola', che sia un correntista suicida per il Salvabanche, che sia un immigrato, che sia un insegnante trans che si da fuoco nel suo camper, non importa.
Si paga un prezzo alto a non farsi una Cultura: si diventa un sacco di spazzatura.
#destra#violenza#valori#disvalori#ostentato#Cultura#sacco#spazzatura#prezzo#alto#parassiti#politica#morto#'buona' scuola#studente#correntista#suicida#Salvabanche#immigrato#insegnante trans#Cloe Bianco#camper
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Baci a chi ha scritto post completamente staccati dal festival
#cose#non è odio ostentato verso Sanremo ma è stato bello leggere qualcosa di diverso dal monotematismo di questi giorni#e siamo solo al primo
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A PROPOSITO DI CHIARA FERRAGNI
Nuova indagine su Chiara Ferragni e in me convivono sensazioni contrastanti di fronte al dibattito sui social network.
Mi torna in mente il film Barbie. È difficile non notare che il film, nel momento in cui critica con intelligenza il patriarcato e mette in luce la tossicità di una società fondata sul machismo, è pur sempre un furbissimo prodotto commerciale che monetizza persino le lotte ("Lotta contro il patriarcato comprando tutti i gadget di Barbie. Avete notato che è uscito il nuovo zainetto?").
Sotto molti aspetti è l'ennesima vittoria del capitalismo.
Però il film ha fatto arrabbiare molte persone che avevano una gigantesca coda di paglia. Queste persone si sono infuriate per motivi sbagliati: non certo per una critica anticapitalista, ma proprio perché erano rappresentanti di quella cultura machista tossica che il film giustamente ha messo alla berlina. E c'erano anche i rossobruni spaventati dall'emancipazione femminile, che disprezzavano pubblicamente il film e tiravano in ballo l'anticapitalismo in modo strumentale per criticare ciò che realmente li infastidiva: la satira contro il patriarcato.
La loro rabbia mi rendeva felice, lo ammetto. Ma mi metteva tristezza l'idea di un capitalismo capace di trasformare le lotte in operazioni commerciali.
Era questo il guazzabuglio dei miei sentimenti quando pensavo al film.
Cosa c'entra Chiara Ferragni? C'entra. Anche Chiara Ferragni si è intestata la causa dell'emancipazione delle donne e della comunità LGBTQIA+. Anche lei queste battaglie le ha monetizzate.
È icona di un capitalismo che riesce a trasformare l'attivismo ostentato in un'occasione di profitto mentre vende prodotti e gadget, mentre si prende tutta la scena e oscura la lotta dal basso.
Ma è pur vero che per anni Chiara Ferragni è stata attaccata ferocemente da machisti, redpillati, seguaci di Pillon e reazionari di ogni risma (a cominciare dal Codacons). Ed è stata attaccata per i motivi sbagliati.
Questi critici ora stanno godendo per i guai di Chiara Ferragni e non parleranno d'altro per giorni, così magari ci dimenticheremo dei deputati che giocano con le pistole a Capodanno.
Il godimento di questa gente mi rende triste, anche se non sopporto i Ferragnez e sono disgustato dalla beneficenza dall'alto che sostituisce la solidarietà e la vera lotta.
[L'Ideota]
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Additivi
La protesi al seno come regalo per i 18 anni, la mastectomia come «opera d’arte», la neomamma più anziana d’Italia
Piccole donne crescono, e si rifanno il seno. Di recente Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di Medicina estetica, ha rilasciato delle dichiarazioni pubbliche per richiamare l’attenzione su un dato preoccupante, l’aumento di richieste di ritocchi al seno da parte di giovanissime. E visto che fin dal 2012 il ministero della Salute ha vietato gli interventi di mastoplastica estetica per le minorenni, la moda attuale si assesta sul confine: aumenta il trend di chi riceve un intervento di mastoplastica additiva come regalo di compleanno per i diciotto anni. Due taglie in più per la maggiore età.
Bartoletti osserva che molte neo-diciottenni sono spinte dalle madri più che dai fidanzati. E tanti saluti all’indottrinamento sulla femminilità libera da ceppi estetici stereotipati. C’è tentazione additiva come la mastoplastica. Il di più è un tocco artificiale e correttivo che riveda l’essere al rialzo dell’apparire, più somigliante a un’ipotesi di “io” autocostruito, quindi autodeterminato. In questo senso è, paradossalmente, additivo anche il bisturi che taglia.
Negli Stati Uniti ha sollevato un po’ di turbamento la sfilata del trans Gottmik, ospite della trasmissione Drag Race condotta da RuPaul. Gottmik ha ostentato un’impalcatura d’abito che metteva letteralmente in scena – con tanto di mani e sangue finti – una doppia mastectomia. Ha esibito la fierezza di aver aggiunto al suo corpo il tocco della sua scelta libera, decurtarsi della femminilità per poi essere un maschio che fa la drag queen.
«È un’opera d’arte», ha dichiarato Gottmik. Ma che siano protesi o tagli, purtroppo non hanno niente a che fare con ciò ribolle sotto, l’anelito inteso da Giovanni Paolo II quando disse ai giovani: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro».
A proposito di aggiunte, c’è un traguardo da segnalare. A 63 anni Flavia Alvaro è la neomamma più anziana d’Italia. Ha da poco partorito il figlio concepito in vitro grazie ai servizi dell’ormai famosa clinica di Kiev, la Biotex Com. Per quanto suoni paradossale, c’è un’intercapedine di realtà per cui si può dire dell’Ucraina che sia una terra da sogno, anche di questi tempi. Ad esempio, permette la fecondazione assistita senza limiti di età e realizza desideri incredibili.
Non c’è dubbio che un bravo paroliere saprebbe fare l’acrobazia retorica di associare il lieto evento di mamma Flavia alla tragicità della guerra. Qualcosa tipo: dove sovrabbonda la morte, il progresso scientifico sparge a piene mani la speranza della vita. Con i dovuti compensi, sia chiaro. Resta il fatto che un bimbo è nato, la cronaca c’informa che il figlio di Flavia è venuto alla luce con un parto cesareo d’urgenza, in anticipo di sette settimane. Prematuro, o forse impaziente. Come se avesse fretta di conoscere la sua mamma, come se si rendesse conto di arrivare oltre un tempo massimo. È in ballo un rapporto in cui il tempo, evidentemente, è un fattore rilevante e non a scopo di record.
via tempi.it
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Il fascino va oltre la bellezza fisica e i difetti. Viene da dentro e non è mai sfacciato, nè ostentato. È semplice, rassicurante ed è insito nella persona. Perchè il fascino è magia indefinibile che prende mente e corpo, intrigo mentale destinato a durare nel tempo.
|| Agostino Degas
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La femminilità è l'arte di essere Donna.
Non è femminile un culo scoperto,
come non lo sono due tette al vento.
E’ Donna, che si fa femmina,
se sa accarezzare un pensiero,
renderlo dolce e trasformarlo in erotico.
E’ femminile un gesto casto e allo stesso modo sfacciatamente provocante.
E’ femminile, non ciò che lascia
una scia di profumo, ma ciò che lascia
l'odore, sulla pelle e ti induce a ricercarlo.
E’ femminile il particolare che lascia immaginare e non ciò che è volontariamente ostentato.
La femminilità è strategia innata,
che fa una Donna indimenticabile ed unica.
Web🌸
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IL MAESTRO CHE PROMISE IL MARE
“Il maestro che promise il mare” di Patricia Font, in questi giorni nelle sale, sembra ricalcare il cliché di tanti altri film, spesso anch’essi tratti da storie vere, dove un insegnante sembra condurre da solo, contro tutti e tutto, una battaglia per affermare un metodo di insegnare anticonformista e più partecipativo, o inclusivo, come si ama dire oggi. Forse su questa linea cinematografica che va da “L’attimo fuggente” di Peter Weir fino a film più casalinghi come “Un mondo a parte” di Riccardo Milani, passando per prodotti cinematografici di qualità media come “Don Milani, il priore di Barbiana” di Andrea e Antonio Frazzi. La divagazione forse può sembrare non pertinente, ma di fatto il filone è sempre ben nutrito. La storia narrata è quella di Antoni Benaiges, maestro catalano spedito in una zona della Spagna profonda e franchista, allo scopo di riaprire la scuola di uno sperduto paesino, Banūelos de Bureba, nei pressi di Burgos. Il maestro si mette subito in (cattiva) luce, oltre che per il suo modo originale di insegnare (attraverso la redazione di quaderni tematici fatti stampare dai bambini), anche per un ostentato ateismo. La vicenda è narrata su due piani, quello del protagonista e quello della pronipote che viene a conoscenza di uno scavo, volto a ritrovare le fosse comuni dei martiri del regime franchista, centinaia di migliaia di corpi dimenticati tra i quali quello del maestro Antoni Benaiges. Il maestro che rivive anche nel ricordo di qualche vecchio alunno ancora in vita, perché tra le tante e dirompenti novità pedagogiche, aveva promesso ai bambini, del paesino isolato e tagliato fuori dal mondo, di portarli a vedere il mare. Il film è ben girato, forse anche troppo, il taglio delle immagini è molto curato, il colore è saturo di sfumature livide (come il clima di quegli anni), in alcune riprese in altre caldo e pastoso. Il ritmo della narrazione è scandito da tempi regolari. I due piani narrativi si giustappongono con misura ed equilibrio, gli attori, semi sconosciuti, interpretano i personaggi con sobria credibilità. Gli ingredienti dunque ci sono tutti per essere un gran film, ma com’è noto l’insieme dovrebbe essere più della somma delle parti ed è proprio in questo che il film mostra qualche inevitabile limite. Sarebbe bastato un passo nella giusta direzione per diventare qualcosa di più di un bel film…
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Esprimere opinioni sì, ma sempre con la consapevolezza delle eventuali conseguenze...
Ogni volta che esprimi in pubblico un'opinione ricordati che, prima ancora di pronunciarti, devi pensare alle possibili conseguenze delle tue parole.
Sembra una cosa ovvia, ma quando sento persone laureate in psicologia che ancora non ci pensano, mi rendo conto che non è poi una cosa così ovvia .
È troppo facile giudicare un'azione altrui, soprattutto quando una determinata situazione non l'abbiamo mai vissuta. Ci viene spontaneo dire "ma dai, ma allora te la sei cercata", oppure "ma dai, ma se fosse successo a me avrei fatto....".
Se fosse successo a me, cosa? Quindi hai la certezza che avresti agito con piena lucidità e magari senza panico?
Mah, lo vedremo quando vivrai la stessa identica situazione.
E credetemi, ne ho conosciute tante di persone che hanno vissuto proprio ciò che hanno giudicato oppure ostentato.
Prima di parlare, pensa...
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Adriano Sofri
Biden, Netanyahu
Mentre Putin a Pechino soccombeva sotto le effusioni di Viktor Orbán (e del serbo Aleksandar Vučić), Joe Biden a Tel Aviv aveva l’aria di un ostaggio della tragica circostanza. Bruscamente spezzata la trama costruita dal frenetico andirivieni di Blinken, e con essa il proposito di stabilire un morbido commissariamento politico-militare di Bibi Netanyahu, il presidente americano ha ribadito il sostegno a Israele. Gli ha aggiunto l’impegnativa convinzione che l’esplosione all’ospedale di Gaza sia stata l’opera di “un’altra squadra”. Si è risarcito figurando un futuro di convivenza fra i due popoli. Ha evocato una risposta forte quanto quella americana dopo l’11 settembre, ma diversa. Ha potuto ricordare la Shoah e citare Mosé e ripetere che se Israele non esistesse bisognerebbe inventarlo. Israele esiste, e bisogna inventare qualcosa, oltre la sua difesa.
Netanyahu, dal quale Biden si era tenuto alla larga lungo l’avventura del governo bigotto e sciovinista piegato a sostenere l’oltranza dei coloni e a salvare lui dalle grinfie dei tribunali, aveva spinto sul tasto della straordinaria cordialità dell’incontro. Netanyahu aveva rimesso insieme una maggioranza dopo un voto disertato da buona parte di elettorato disgustato, ed era stato azzoppato da 40 sabati di manifestazioni imponenti, compresi gli astensionisti rinsaviti. Dopo l’abominio del 7 ottobre, i capi dei servizi e degli stati maggiori hanno esplicitamente e dolorosamente detto di sentirsi colpevoli dell’inettitudine a prevedere il colpo di Hamas e a soccorrerne le vittime. Bancarotta tanto più penosa a paragone del coraggio di tante persone, e delle tante donne di cui scriveva ieri Manuela Dviri, contro “Bibi e i suoi ministri di destra e di estrema destra: tutti maschi”. Una gran maggioranza di israeliani, compresa una larga quota degli elettori del Likud, considera Netanyahu come il responsabile primo del disastro: qualcuno ne vorrebbe subito la dimissione, altri, i più, la esigono, in nome di una graduatoria di responsabilità, “a guerra finita”. Netanyahu non ha offerto scuse, e soprattutto non ha giustificato la propria permanenza a capo di un governo sia pur rimpastato, impegnandosi a lasciare un minuto dopo aver adempiuto al compito. E’ noto, Netanyahu, per essere dei pochissimi capi d’Israele a non aver mai fatto una guerra. Ora ce l’ha, la più grossa. Può affrontarla per riscattarsi, o per salvarsi dai propri guai antichi e nuovi. Nel secondo caso, che sembra il più appropriato a lui, un ostentato rincaro di durezza sarà, è già, il suo azzardo.
Il massacro nel massacro dell’ospedale di Gaza vuole spazzar via il cauto controllo degli alleati, con una tempestività così incredibile che la cosa più ragionevole è credere davvero a un errore, o a una maledetta combinazione di errori – compreso il caso, che pare il più plausibile, del razzo del Jihad islamico. Ma che un paese, anche il più ferito e combattivo com’è oggi l’Israele dei riservisti, affronti il suo combattimento fatale, e la prospettiva strategica che sola può sostenerlo, con un comandante in capo così squalificato è un caso raro di autolesionismo.
Biden, con la sua ostinata volontà di ricandidarsi, si era messo a un forte repentaglio col viaggio in Israele e ad Amman, l’incontro con Abu Mazen e il freno da imporre al bombardamento di Gaza. Non ha cancellato il viaggio: probabilmente non poteva, e ha valutato che la sua venuta, pur così mutilata, sarebbe stata la scelta meno dannosa. Non poteva nemmeno, secondo la ragione degli stati, parlare a muso duro con Netanyahu, in pubblico almeno: lo avrebbero detto irresponsabile di fronte a Israele in guerra, e colpevole di trattarlo come un protettorato americano. Infine, non poteva chiedere, rispettando il regolamento, un colloquio carcerario con Marwan Barghouti, senza alcun impegno, senza alcuna conseguenza: un’applicazione della raccomandazione a visitare i carcerati. Forse non avrebbe nemmeno potuto pensare tra sé e sé a una pazzia del genere. Forse sì.
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Fatto ho al mio canto un mantello Ornato di ricami D’antiche mitologie Da capo a piedi; Me l’han strappato gli sciocchi, L’hanno ostentato davanti a tutti Come se l’avessero ricamato loro. Lascia, o mio canto, che se lo tengano, Perché c’è più coraggio A camminare nudi. Il Menestrello di Biella art by Mighty Oak AI ********************* Done, I have a cloak on my side Decorated with embroidery Of ancient mythologies From head to toe; Fools snatched it from me, They flaunted it in front of everyone As if they had embroidered it themselves. Let them, my song, keep it, Because there is more courage To walk naked. The Minstrel of Biella art by Mighty Oak AI
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Il fascino è discreto, garbato, fine e non ostentato. Tutto Il resto è carnevale.
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Pleiadi
Sotto i cieli d’estate
mi indicavi a parole
l’orsa maggiore, le efelidi mute.
Ridevamo dei dattili,
chiamavi Cassiopea la tua monstera.#
Guardo con la tua voce l’infinito
adesso e non mi oriento
tra corpi umani e celesti:
senza le tue risate
io non mi so ascoltare,
sono un muto strumento
senza corde né diapason.
Guardo le piante e non mi capisco.
Al nostro ultimo incontro
piangevi lacrime
di due persone. Io frugavo
un ostentato sorriso nell’inutile
ossimoro del mio mite dolore.
Non ho saputo erodere
i macigni dei millenni.
Non dirmi addio – volevo
dirti – se io non riesco.
Sappiamo: il ricordo
ricama le armonie; e la pupilla
lo spazio sperso. Insieme
ormai eravamo un suono sordo
ed un silenzio
meno tragico di questo.
Morire è necessario,
rinascere sembra ingiusto.
L’ustione lascia pleiadi sulla pelle.
Salvatore Spampinato
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NON HAI TOCCATO TANTE TETTE IN VALLE D AOSTA NON HAI BACIATO TANTE RAGAZZE IN VALLE D AOSTA NON HAI COMPRATO TANTE CHITARRE IN VALLE D AOSTA NON TI HANNO MATERIALIZZATO TANTE ASTON MARTIN WALKIRIE I MIRACOLI ADIBITA A OSTENTATO POTERE POLITICO ECONOMICO ENTRO IL CONFLITTO ETERNO NATURA/COMUNISMO/BENI SCIENTIFICI DEI NULLA E DELLO SCIBILE/NATURA ASSUNTA AUTISTICAMENTE DA NULLA AUTISTICI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO DEPOSTI IN MACERO NELLA RESA NATURA SENZA DIMENSIONE PRESSO L INDEFETTIBILE CONCETTO DI INTUIZIONE PURA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE NEMICO SPAZIALE MANGIATORE...
NON HAI TOCCATO TANTE TETTE IN VALLE D AOSTA NON HAI BACIATO TANTE RAGAZZE IN VALLE D AOSTA NON HAI COMPRATO TANTE CHITARRE IN VALLE D AOSTA NON TI HANNO MATERIALIZZATO TANTE ASTON MARTIN WALKIRIE I MIRACOLI ADIBITA A OSTENTATO POTERE POLITICO ECONOMICO ENTRO IL CONFLITTO ETERNO NATURA/COMUNISMO/BENI SCIENTIFICI DEI NULLA E DELLO SCIBILE/NATURA ASSUNTA AUTISTICAMENTE DA NULLA AUTISTICI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO DEPOSTI IN MACERO NELLA RESA NATURA SENZA DIMENSIONE PRESSO L INDEFETTIBILE CONCETTO DI INTUIZIONE PURA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE NEMICO SPAZIALE MANGIATORE...
NON HAI TOCCATO TANTE TETTE IN VALLE D AOSTA NON HAI BACIATO TANTE RAGAZZE IN VALLE D AOSTA NON HAI COMPRATO TANTE CHITARRE IN VALLE D AOSTA NON TI HANNO MATERIALIZZATO TANTE ASTON MARTIN WALKIRIE I MIRACOLI ADIBITA A OSTENTATO POTERE POLITICO ECONOMICO ENTRO IL CONFLITTO ETERNO NATURA/COMUNISMO/BENI SCIENTIFICI DEI NULLA E DELLO SCIBILE/NATURA ASSUNTA AUTISTICAMENTE DA NULLA AUTISTICI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO DEPOSTI IN MACERO NELLA RESA NATURA SENZA DIMENSIONE PRESSO L INDEFETTIBILE CONCETTO DI INTUIZIONE PURA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE NEMICO SPAZIALE MANGIATORE...E SI SUPPONE CHE LA FACCENDA È LA STESSA ANCHE NEGLI ALTRI POSTI ENTRO LA LINEA TEORICA DEL COMUNISMO /NATURA ADOPERATI A CAVALLO DI TROIA PRESSO I BENI SCIENTIFICI DEI NULLA NATURA MONDO SCIBILE ASSUNTI ASSUNTI AUTISTICAMENTE DA NULLA CONSEGUENTE AUTISTICAMENTE COMPOSTI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO DEPOSTI IN MACERO NELLA RESA NATURA SENZA DIMENSIONE ENTRO L INDEFETTIBILE CONCETTO DI INTUIZIONE PURA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE NEMICO SPAZIALE MANGIATORE RIVENDITORE ENTRO IL RAPPORTO TRA LA PROPRIA INTELLIGENZA E LA PROPRIA INTELLIGENZA E LA STORIA DEL MANDATO E TORNATO DAL COMA DEMONE ESSERE CELESTE VISIBILE PER TUA ESPERIENZA POSATO SU STRONZO FALSA CAUSA FALSA DINAMICA LADRO ASSASSINO CREDITORE RIVENDITORE INTELLIGENZA PERSONALE OPERATIVA AUTISTICAMENTE AD TUA INSAPUTA PRESENTE COME SE NON CI FOSSE MANGIATA STACCATA E RUBATA RIVENDUTA SPAZIALMENTE CUI NON POSSONO PRODURLA RESA OMBRA MANGIATA RUBATA E RIVENDUTA ADOPERATA AD TRIPLICE OSTRUZIONE SCIENZA DEMONIACA OSTRUZIONE POLITICA ECONOMICA COMUNISTA HAI RUBATO IL TUO LADRO CUI NON TI HANNO DETTO NULLA FALSA CAUSA FALSA DINAMICA COMUNISMO/NATURA/MIRACOLI/SPAZIALISMO ASSUNTI AUTISTICAMENTE DA NULLA AUTISTICI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO DEPOSTI IN MACERO NELLA RESA NATURA SENZA DIMENSIONE ADOPERATA AD CAVALLO DI TROIA PRESSO I BENI SCIENTIFICI DEI NULLA ADOPERATI AD OSTENTATO POTERE POLITICO CAPITALISTA ECONOMICO.
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il funerale (una grottesca rappresentazione del dolore di due regine, imposto loro contro la loro volontà) intervallato da immagini di aegon che picchia sangue fino a farne una rovina insanguinata dice qualcosa su come il dolore delle donne venga sfruttato e ostentato come una virtù, mentre al dolore maschile è consentito esistere solo in concomitanza con la violenza.
il dolore femminile dovrebbe essere pubblico, dignitoso e persino nobile, funge da simbolo di forza silenziosa e resilienza. otto lo usa come strumento per ottenere simpatia per la loro causa. nota come ha costretto alicent ed helaena a parteciparvi, mentre ha permesso ad aegon di non partecipare. la presenza del re al funerale non avrebbe mandato un messaggio potente? sì, lo avrebbe fatto. ma otto guarda aegon con disprezzo, gli altri consiglieri e alicent non sanno cosa fare con le sue lacrime. non si può permettere al regno di vedere il re soffrire. non in questo modo.
al dolore maschile viene negato il suo spazio e la sua validità a meno che non si manifesti in atti aggressivi o distruttivi. Anche aegon se ne rende conto in una certa misura: si scaglia pubblicamente uccidendo gli acchiappatopi. Mostra il suo dolore con la violenza, versando sangue.
la tossicità di tutto ciò è mostrata in modo molto efficace alla fine, quando aegon piange da solo. Si è ritirato lì per stare da solo e finalmente ha lasciato uscire tutto? Sua madre o lo sta lasciando avere quel momento da solo o è profondamente a disagio e sceglie di andarsene. Non importa cosa abbia motivato alicent ad agire in quel modo: il momento rivela comunque come la vulnerabilità maschile sia qualcosa che le persone temono. Mostra che anche le espressioni di dolore più umane non sono accettabili per alcuni.
the funeral (a grotesque display of two queens’ grief, forced on them against their will) being interjected by images of aegon beating blood into a bloody ruin says something about how women’s grief is exploited and paraded around as a virtue while male grief is only allowed to exist in conjunction with violence.
female sorrow is expected to be public, dignified, and even noble, it serves as a symbol of quiet strength and resilience. otto uses it as a tool to gain sympathy for their cause. notice how he forced alicent and helaena into it, while he allowed aegon not to participate. wouldn‘t the king being at the funeral send a powerful message? yes, it would. but otto looks at aegon with contempt, the other councilmen and alicent do not know what to do with his tears. the realm cannot be allowed to see the king grieve. not like this.
male grief is denied its own space and validity unless it manifests in aggressive or destructive acts. aegon realizes this to some degree too— he lashes out publicly by killing the rat catchers. he shows his grief by being violent, by spilling blood.
the toxicity of it all is very effectively shown at the end when aegon is crying by himself. did he retreat there to be alone and finally let it all out? his mother is either letting him have that moment alone or she’s deeply uncomfortable with it and chooses to leave. no matter what motivated alicent in acting the way she did— the moment still reveals how male vulnerability is something people fear. it shows that even the most human expressions of pain are not acceptable for some.
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ㅤㅤ ㅤㅤ ⟡ ──── sᴛᴏʀʏʟɪɴᴇ aug. 31th, 2024 ⌵ saint tropez, fr ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ Vento sulla pelle. Sapore di salsedine. Sensazioni delicate s'animavano nel corpo della venere nera che, con lo sguardo volto all'infrangersi delle onde, immergeva la mente in ricordi lontani. Ricordi che avrebbe custodito fino alla fine dei propri giorni, sepolti sotto la cortina di un orgoglio ferito ma che di tanto in tanto balzavano alla ribalta. Ed ogni volta, il cuore mancava il battito. Giorni trascorsi oltreoceano le avevano permesso di prendere il respiro che tango agognava, visitare località lussuose e ricercate che avrebbero lasciato senza fiato chiunque. Il vociare dell'equipaggio era un monito costante della sua solitudine in mezzo alle persone, segno che la mente, per quanto si possa concentrare sul altro, si concentrava unicamente dove il cuore doleva. Ma davvero mente e cuore potevano essere così intrecciati? Un sospiro che divenne un grido di aiuto, una sconfitta nel sapere che in quel duello ancestrale, quello tra cuore e mente, vi era solamente un vincitore. Avrebbe ricordato la testa bionda di un uomo che le aveva fatto battere il cuore da che ne aveva ricordo, i suoi occhi scuri erano gemme preziose in cui immergersi, ma come le aveva donato vita con un semplice bacio, con egual intensità, glielo aveva strappato lasciandola incapace di farlo battere di nuovo. La sensazione di tradimento era così forte da sentirla come un marchio sulla pelle, che affondava il suo tizzone ardente nel cuore lasciandola senza via di scampo. Ma erano quei fotogrammi di pace, come l'infrangersi delle onde, che andava ricercando. Il paesaggio europeo non era altro che un monito della bellezza che la circondava. Saint Tropez evocava tutto ciò a cui era stata abituata fin da quando era in fasce. Un fascino senza tempo, costellato da un lusso che permeava anche nei più piccoli dettagli. Possedeva il fascino del lusso ostentato, con le sue spiagge private, i ristoranti raffinati e un glamour da copertina che era invidiato da più. Un'atmosfera esclusiva che le donava quella sensazione di essere irraggiungibile. Eppure, dietro questa ostentazione, vi erano stradine acciottolate di cui pochi conoscevano l'esistenza. Come se dietro ad ogni maschera di ostentazione vi fosse un cuore pulsante totalmente da scoprire. La venere nera, come l'arte di cui era solita raccontare, nascondeva sensazioni e brividi dietro quei movimenti da pantera. Emozioni che avrebbero lacerato dapprima, per poi donare pace ─ forse ─ successivamente. ㅤㅤ ㅤ
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