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Ospedale di Vallo della Lucania, la denuncia del Nursind Salerno: «Non vogliono chiuderlo, ma lo stanno facendo spegnere lentamente» | www.infocilento.it
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87 ORE LEGATO SU UN LETTO SENZA NEMMENO ESSERE IDRATATO: COSÌ È MORTO IL 4 AGOSTO 2009 DURANTE UN TSO FRANCO MASTROGIOVANNI, MAESTRO ELEMENTARE
All’anagrafe era Francesco Mastrogiovanni, anche se tutti lo chiamavano Franco, ed era il maestro elementare più alto del mondo. O così almeno dicevano sempre i suoi bambini della scuola elementare di Pollica, nel Cilento. Il 31 luglio 2009 però Franco è soltanto un uomo in fuga. La sera prima il comandante dei vigili urbani di Pollica, Lamanna, riceve dal sindaco l’incarico di recarsi nell’isola pedonale di Acciaroli per prelevare un uomo e fargli un TSO. Quell’uomo è Mastrogiovanni, già colpito nel 2002 e nel 2005 da questo provvedimento, e già vittima di due processi, con annesse carcerazioni, da cui era risultato completamente innocente; anzi sono state accertate violenze ai suoi danni da parte degli agenti che lo hanno tratto in custodia. Innocente, ma marchiato. Sì perché Franco, con alcune crisi depressive alle spalle e con la patente di noto anarchico cucita addosso, diventa bersaglio di attenzioni particolari da parte delle istituzioni. Attenzioni che culminano quel 31 luglio nella terza richiesta di TSO. Accerchiato sulla spiaggia mentre in acqua canta Addio Lugano bella, viene circondato da vigili, carabinieri e perfino dalla guardia costiera. Un dispiegamento incredibile per catturare un uomo riservato, mite, mai violento, come tutti lo descrivono in paese. Alla fine il maestro si consegna spontaneamente agli agenti, e mentre lo caricano sull’ambulanza chiede di non essere trasportato a Vallo della Lucania, perché dice “lì mi ammazzano”. E invece ce lo portano in quell’ospedale, dov’era già stato per gli altri TSO. All’arrivo, dopo un caffè ed una doccia il maestro è tranquillo. Ma quando rifiuta di sottoporsi ad un esame delle urine viene legato mani e piedi al lettino. Solo allora Franco inizia a dimenarsi e ad urlare. Da lì in poi nonostante tenti in ogni modo di liberarsi, divincolarsi, chiedere aiuto, viene lasciato per 87 ore a marcire. Per quattro giorni infermieri, addetti alle pulizie, medici entrano, svolgono i loro compiti e poi escono lasciandolo lì. Non viene idratato, pulito, aiutato. Mentre le fascette gli creano due centimetri di lesioni ai polsi, Franco, dopo 87 ore legato su quel lettino, muore. Solo sei ore dopo vanno a liberarlo. Tutto viene documentato dai video delle telecamere presenti nel reparto. La sera precedente al decesso, avvenuto il 4 agosto, la nipote si era recata in ospedale per fargli visita. Non l’avevano fatta entrare, dicendole che lo zio stava bene. Da questa terribile vicenda nascerà un lungo iter processuale che finirà nel 2018, quando la cassazione confermerà le condanne a sei medici e undici infermieri per sequestro di persona.
Cannibali e Re
Cronache Ribelli
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Mobbing all'ospedale "San Luca", medico condannato
L'accusa: atti persecutori nei confronti di una collega, medico condannato per mobbing
L’accusa: atti persecutori nei confronti di una collega
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#Cilento#cilento notizie#costanza scevola#giovanni marsicano#mobbing#ospedale san luca#ospedale vallo della lucania#salvatore ronsini#ultimora#vallo della lucania#vallo della lucania notizie
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Il Trattamento Sanitario Obbligatorio da misura eccezionale diventa pratica normale
Era seduto sulla sua panchina preferita in piazza Umbria, a Torino, ed è stato avvicinato dal suo psichiatra, accompagnato da un’ambulanza e tre vigili urbani. Per costringerlo a ricoverarsi lo ammanettano, lo stringono per il collo e lo caricano a pancia in giù sulla barella. Muore soffocato prima di arrivare in ospedale. Accade il 5 agosto 2015 e parliamo di Andrea Soldi, 45 anni, un “gigante buono” con una mente schizofrenica, che con i suoi oltre 100 chili di peso si rifiutava di salire sull’ambulanza che lo avrebbe portato in ospedale. Lì lo attendeva il ‘ Trattamento sanitario obbligatorio’, concordato il giorno prima dalla famiglia con lo psichiatra. Così, per vincere la sua resistenza, mentre due vigili lo immobilizzavano, il terzo lo cingeva con forza al collo. E quella stretta – così ha svelato l’autopsia – gli fu fatale.
Qualche mese prima, nel salernitano, era toccato a Massimiliano Malzone, deceduto in Spdc ( Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, cioè l’unità di ricovero dei reparti di Psichiatria) a causa dei neurolettici che gli erano stati somministrati durante il ricovero.
Senza dimenticare Franco Mastrogiovanni, chiamato dai suoi alunni il “maestro più alto nel mondo”, deceduto a Vallo della Lucania nel 2009, dopo quattro giorni di contenzione ininterrotta.
Tre anni prima, un giorno d’estate, un’ambulante sardo di nome Giuseppe Casu viene raggiunto da un Tso attivato d’ufficio di fronte alla sua agitazione contro le forze dell’ordine a causa dell’ennesima multa per abusivismo. Arrivato in corsia viene sedato, legato al petto, alle mani e ai piedi, e portato in una stanza. Muore dopo sette giorni di contenzione.
A fine marzo di quest’anno è stato rinviato a giudizio un poliziotto che ha ucciso a colpi di pistole un ragazzo ecuadoregno di 22 anni. Si chiamava Jefferson Tomalà ed era stato raggiunto da un Tso. L’episodio è complesso e controverso e la versione dell’accaduto è cambiata più volte con le testimonianze delle numerose persone che quel giorno erano presenti a casa di Jefferson ( otto agenti, almeno quattro familiari, personale medico non specificato). Siamo a giugno del 2018, è una domenica pomeriggio e la madre di Jefferson è preoccupata: vede che il ragazzo è in uno stato alterato, agitato e confusionale, che brandisce un coltello da cucina con il quale lei teme si possa ferire e infatti alcuni tagli auto- inferti sono stati rivenuti sul suo corpo dal medico legale. I carabinieri erano già intervenuti la sera prima a causa di una lite molto accesa tra Jefferson e la madre, in seguito alla quale la compagna del ragazzo aveva deciso di andarsene momentaneamente insieme alla loro figlia di due mesi. La donna chiama quindi il 118, convinta che sarebbe accorso solo del personale sanitario, senza forze dell’ordine: «Chiedevo l’intervento di un medico, invece sono arrivati i poliziotti. Aveva preso un coltellino dalla cucina e avevo paura che si facesse male. Ma io non temevo per me, lui era un bravissimo ragazzo». Nel corso della trattativa, stando a quanto riferito dagli agenti, il 22enne estrae un coltello e si scaglia su uno due poliziotti, che prova a fermarlo spruzzando lo spray al peperoncino in dotazione. A quel punto Tomalà si sarebbe avventato contro il sovrintendente ferendolo al torace: è a quel punto che il collega più giovane estrae la pistola e spara, colpendo diverse volte il ragazzo. Un proiettile è fatale: Jefferson muore tra le mura di casa, mentre il poliziotto ferito viene portato in gravi condizioni all’ospedale San Martino, dove qualche giorno dopo incontrerà anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che in visita a Genova deciderà di andare a trovarlo per manifestargli solidarietà.
Sono casi di cronaca ovviamente eccezionali, ma sono possibili conseguenze di un trattamento, quello forzato, che teoricamente dovrebbe essere una misura eccezionale, mentre in realtà viene considerata pratica normale. Ma non solo. Teoricamente la contenzione non ha niente a che fare con il Tso, tuttavia �� molto diffusa non solo nei servizi di salute mentale, ma in tutto il sistema sanitario e sociale: i pazienti vengono legati nelle comunità terapeutica, nelle Rsa, nelle strutture per anziani, nelle comunità per minori. Di fatto si parla della privazione della libertà delle persone e gli interventi coercitivi sono molto diffusi nel nostro Paese, sebbene le leggi neghino la possibilità di procedere in tal senso e sebbene l’Italia abbia sottoscritto protocolli internazionali sul rispetto dei diritti umani. Un trattamento che viene utilizzato, non di rado, anche nei confronti dei detenuti che rifiutano la terapia psichiatrica.
Il Garante nazionale delle persone private della libertà ha attivato da tempo un monitoraggio e la questione è stata affrontata anchedall’ultima relazione al Parlamento raccomandando innanzitutto la predisposizione di un Registro nazionale dei trattamenti sanitari obbligatori nel quale annotare ogni informazione circa il ricovero in Spdc, la modalità in cui si sviluppa, gli eventuali passaggi da situazione volontaria a obbligatoria, la durata del ricovero stesso con suo inizio e fine e tutte le altre informazioni già ampiamente elencate nelle sue precedentirelazioni al Parlamento. Spetterebbe, infatti, a un’Autorità centrale la competenza per le procedure di controllo in collaborazione con il Garante nazionale. L’ulteriore traguardo che il Garante nazionale auspica venga raggiunto – e per il quale chiede l’impegno, a diversi livelli di chi ha responsabilità amministrativa e operativa – riguarda l’iter procedurale che dà luogo all’emissione del provvedimento del ricovero e, più in generale, del trattamento non volontario. Riguarda la parte relativa alla convalida della proposta di Tso fatta da un primo medico, nei casi in cui il secondo parere è espresso da un altro medico appartenente alla stessa struttura operativa: è opinione del Garante nazionale, che ha riscontrato, con seria perplessità, tale prassi in più strutture visitate, che questo modo di procedere mini il significato di “‘ pareri indipendenti” che la norma richiede. Cosa accade, di fatto, con questa diminuita indipendenza dei pareri? Nella relazione, l’autorità del Garante spiega che ciò crea un rischio elevato di un utilizzo del trattamento non volontario come modalità prevalente e a volte routinaria nell’affrontare situazioni di difficoltà, “facendo cadere quella connotazione di eccezionalità che tale trattamento deve avere”.
Emerge, quindi, che a 40 anni dalla legge Basaglia, la salute mentale continua ancora ad essere gestita in chiave emergenziale. Il Tso non è un mandato di cattura, non è un fermo di polizia e non è nemmeno il ricovero coatto dell’epoca manicomiale. Quindi si rischia di concepire il Tso come se fosse una misura per arginare la pericolosità sociale di un soggetto e non, come dice la legge, un dispositivo di tutela per il paziente. Per questo motivo c’è da tempo un progetto di legge promosso dai Radicali Italiani, che mira – così scrivono i promotori – «a ridurre il potere assoluto ( e arbitrario) che l’attuale normativa delega alla psichiatria, garantendo una difesa legale e obbligatoria ( quindi anche d’ufficio) a quanti vengano fatto oggetto di provvedimenti di limitazione della libertà personale e di imposizione coatta di cure».
Damiano Aliprandi
da il dubbio
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Accadde Oggi: 4 Agosto 2009
Francesco Mastrogiovanni, insegnante anarchico di 58 anni, muore dopo 87 ore di contenzione sul lettino di un ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania (SA).
Continua su Aforismi di un pazzo.
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Muore dopo due ricoveri in ospedale: scatta l'inchiesta
Vallo della Lucania.
Muore dopo essere stata ricoverata due volte in ospedale. E’ successo a Vallo della Lucania dove una donna di 47 anni, Gaetana Incognito, è deceduta all’ospedale “San Luca”, dopo due ricoveri nel giro di una settimana. Pare che a portare la donna alla morte sia stata una peritonite.
I familiari hanno deciso di sporgere denuncia alle forze dell’ordine per appurare se vi…
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"È la mattina del 31 luglio 2009 e il “maestro più alto del mondo”, com’è affettuosamente soprannominato per via del suo metro e novanta dagli studenti delle scuole elementari di Pollica, nel Cilento, è un uomo braccato. Su di lui pende una richiesta di trattamento sanitario obbligatorio (tso). Nessuno andrà mai in prigione per la morte di Francesco Mastrogiovanni, in ospedale il 4 agosto del 2009, durante un Tso. Franco il maestro elementare, anarchico di 58 anni, è morto dopo quattro giorni di Trattamento sanitario obbligatorio, a cui era stato sottoposto: legato mani e piedi e tenuto senza mangiare in condizioni disumane nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Salerno), dove era stato ricoverato forzatamente."
[Della regista Costanza Quatriglio "87 ore - Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni", un docufilm sulla vicenda.]
#francescomastrogiovanni
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"È la mattina del 31 luglio 2009 e il “maestro più alto del mondo”, com’è affettuosamente soprannominato per via del suo metro e novanta dagli studenti delle scuole elementari di Pollica, nel Cilento, è un uomo braccato. Su di lui pende una richiesta di trattamento sanitario obbligatorio (tso). Nessuno andrà mai in prigione per la morte di Francesco Mastrogiovanni, in ospedale il 4 agosto del 2009, durante un Tso. Franco il maestro elementare, anarchico di 58 anni, è morto dopo quattro giorni di Trattamento sanitario obbligatorio, a cui era stato sottoposto: legato mani e piedi e tenuto senza mangiare in condizioni disumane nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Salerno), dove era stato ricoverato forzatamente." . Della regista Costanza Quatriglio "87 ore - Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni", un docufilm sulla vicenda. . . Grazie a @rosanna.amanda.anargie 🙏🏽 . . #francescomastrogiovanni https://www.instagram.com/p/CR-zhFGjggu/?utm_medium=tumblr
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"È la mattina del 31 luglio 2009 e il “maestro più alto del mondo”, com’è affettuosamente soprannominato per via del suo metro e novanta dagli studenti delle scuole elementari di Pollica, nel Cilento, è un uomo braccato. Su di lui pende una richiesta di trattamento sanitario obbligatorio (tso). Nessuno andrà mai in prigione per la morte di Francesco Mastrogiovanni, in ospedale il 4 agosto del 2009, durante un Tso. Franco il maestro elementare, anarchico di 58 anni, è morto dopo quattro giorni di Trattamento sanitario obbligatorio, a cui era stato sottoposto: legato mani e piedi e tenuto senza mangiare in condizioni disumane nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Salerno), dove era stato ricoverato forzatamente." . Della regista Costanza Quatriglio "87 ore - Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni", un docufilm sulla vicenda. . . Grazie a @rosanna.amanda.anargie 🙏🏽 . . #francescomastrogiovanni https://www.instagram.com/p/CDURXVvK2vD/?igshid=7pojt7za3f1z
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Processo Mastrogiovanni, arrivano le motivazioni della sentenza di Appello
Erano stati condannati sei medici ed undici infermieri: ecco le motivazioni del processo Mastrogiovanni
Erano stati condannati sei medici ed undici infermieri
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#Cilento#cilento notizie#franco mastrogiovanni#ospedale vallo della lucania#processo mastrogiovanni#ultimora
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Momentaneamente salva la centrale operativa del 118 di #VallodellaLucania. Ok al #potenziamento dell'#ospedale Questa mattina incontro all'Asl Salerno
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Accadde Oggi: 4 Agosto 2009
Francesco Mastrogiovanni, insegnante anarchico di 58 anni, muore dopo 87 ore di contenzione sul lettino di un ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania (SA).
Continua su Aforismi di un pazzo.
#Accadde Oggi#4 Agosto#2009#Francesco Mastrogiovanni#anarchico#87 ore#Vallo della Lucania#Aforismi di un pazzo#Stefano Zorba
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Accadde Oggi: 4 Agosto 2009
Francesco Mastrogiovanni, insegnante anarchico di 58 anni, muore dopo 87 ore di contenzione sul lettino di un ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania (SA).
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#Accadde Oggi#4 Agosto#2009#Francesco Mastrogiovanni#anarchia#anarchico#tso#vallo della lucania#salerno#aforismi di un pazzo#stefano zorba
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Accadde Oggi: 4 Agosto 2009
Francesco Mastrogiovanni, insegnante anarchico di 58 anni, muore dopo 82 ore di contenzione sul lettino di un ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania (SA).
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