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#organizzazione del tempo
campadailyblog · 2 months
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Gestire il Tempo sul Lavoro: Tecniche Efficaci
Gestire il tempo sul lavoro è fondamentale per essere più produttivi e ridurre lo stress. Oggi, con molti impegni e interruzioni, è importante usare tecniche efficaci per essere più efficienti. Più di un’ottantina di professionisti del sapere si sente spesso sovraccarico. In questo articolo, scoprirai strategie pratiche per gestire meglio il tuo tempo. Queste tecniche ti aiuteranno a migliorare…
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t-annhauser · 1 month
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L'Italia è ormai una provincia svuotata di un impero anche lui piuttosto decrepito. Film, musica, libri e tutta la produzione culturale che accompagna solitamente un luogo che si dà arie di nazione sono ormai copie di importazione. Recarsi in Germania, come in Italia o in Spagna o addirittura in Giappone non fa alcuna differenza, tutti i paesi sono uguali, fatte salve le peculiarità climatiche, artistiche, paesaggistiche e culinarie, anch'esse vendute come preziosi souvenir, per il resto gli stessi vestiti, le stesse scarpe, le stesse macchine, gli stessi film, la stessa organizzazione del lavoro, tant'è che su internet c'è pure chi campa girando video dei supermercati incontrati in giro per il mondo. L'unica stranezza concessa è il tè con le bolle o lo stufato di canguro, trofei da inserire nella personale Wunderkammer da condividere sui social, ma i preziosi reperti ormai sono alla portata di tutti, e tempo un lustro non fanno più notizia, sicché si rende continuamente necessario scovare nuove eccentricità. È già una fortuna, nel bel mezzo di questa monotonia organizzata, riuscire a conservare in un cofanetto le proprie cose preziose.
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curiositasmundi · 7 months
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Oggi ci troviamo in una situazione molto pericolosa. La guerra non è solo un campo di battaglia per le armi, ma anche per l’informazione. Julian è stato messo in prigione per aver pubblicato notizie vere su una guerra impopolare, come era quella in Iraq, dove le forze di occupazione americane controllavano totalmente la narrazione dei fatti”.
Con queste poche parole al Fatto Quotidiano, Stella Moris, la moglie del fondatore di WikiLeaks, centrava l’essenza del caso Assange e WikiLeaks, mentre la guerra in Ucraina era appena all’inizio. Oggi che da Gaza a Kiev, la guerra brucia migliaia di vite innocenti e per Julian Assange è l’ultima chiamata, le parole di Stella rimangono la sintesi perfetta del caso. Sì, perché l’unica ragione per cui Assange non ha più conosciuto la libertà e rischia di perderla per sempre, forse nel giro di pochi giorni o di pochi mesi, è che lui e WikiLeaks hanno esposto le atrocità e le manipolazioni della macchina della guerra su larga scala come mai nessuna organizzazione giornalistica, aprendo uno squarcio profondo in quel “Potere Segreto”, che è il complesso militare-industriale degli Stati Uniti e dei loro alleati. Ma non solo: WikiLeaks non ha rivelato soltanto i crimini del mondo occidentale. Ha esposto anche i massacri dei talebani, la ferocia di al Qaeda e le complicità di tanti Paesi non occidentali nella War on Terror. Per Assange è stata la fine.
Dal 2010 a oggi: dall’arresto all’ultima udienza Inumato da vivo dal 2010, all’età di 39 anni, quando lui e WikiLeaks iniziarono a pubblicare i 700 mila documenti segreti del governo americano. Questa mattina, il giornalista australiano comparirà davanti alla High Court di Londra, per quella che può essere l’ultima udienza sul suolo inglese. Se la High Court confermerà l’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di prigione, ad Assange rimarrà solo una possibilità: appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma il rischio che possa venire estradato prima che la Corte emetta misure protettive è reale.
I file segreti sulla verità delle guerre americane Le rivelazioni di WikiLeaks, per cui il suo fondatore rischia di passare la vita in prigione, sono tra gli scoop più grandi nella storia del giornalismo. I 91.910 Afghan War Logs e i 391.832 Iraq War Logs, report segreti sulla guerra in Afghanistan e in Iraq rispettivamente, hanno permesso di bucare la nebbia della guerra proprio mentre questa era in corso e non dopo trenta o quaranta anni dopo, quando ormai quei conflitti non interessavano più a nessuno, a parte gli storici di professione, perché troppo lontani nel tempo. Grazie a quei file segreti, abbiamo potuto confrontare quello che la macchina della propaganda ci raccontava su quelle due guerre e quello che accadeva sul campo, secondo il racconto dei soldati americani che li combattevano.
Afghanistan: conflitto perso in partenza Abbiamo così scoperto, per esempio, che già nel 2010 la guerra in Afghanistan era un conflitto senza speranza: dopo dieci anni, le truppe americane e della coalizione Isaf, di cui faceva parte anche il nostro paese, avevano ottenuto così poco che nel distretto di Herat, controllato dagli italiani, le forze di polizia afghane da noi addestrate avevano problemi così seri che molti di loro si univano ai talebani, perché non venivano pagati e non si capiva dove andavano a finire i loro salari. La situazione appariva così compromessa che alcuni arrotondavano con i sequestri di persona. Mentre la propaganda ci raccontava le magnifiche sorti progressive del conflitto afghano, i 91.910 documenti fotografano un fallimento che, undici anni dopo, nell’agosto del 2021, ci avrebbe portato al ritiro. Gli Afghan War Logs ci hanno permesso di scoprire unità segrete mai emerse prima, come la Task Force 373, un’unità di élite che prendeva ordini direttamente dal Pentagono. La brutalità dei raid portati avanti nel cuore della notte da queste forze speciali, aveva prodotto stragi tra forze afghane alleate, bambini e donne, creando un forte risentimento contro gli americani e contro le truppe alleate da parte della popolazione locale. A oggi gli Afghan War Logs rimangono l’unica fonte pubblica per ricostruire attacchi, morti civili ed esecuzioni stragiudiziali tra il 2004 e il 2009, a causa della segretezza di quelle operazioni. E sono una delle pochissime fonti che permettono di ricostruire i civili uccisi prima del 2007, su cui neppure la missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, l’Unama, che compila queste statistiche, possiede dei dati affidabili.
Iraq; i morti mai contati e il carcere di Guantanamo Quanto agli Iraq War Logs, hanno permesso di rivelare, tra le altre cose, 15 mila vittime mai conteggiate prima nella guerra in Iraq. Possono sembrare statistiche, puri numeri, in conflitti come quello in Iraq, che ha registrato circa 600 mila civili uccisi e 9,2 milioni di rifugiati e sfollati – ovvero il 37 per cento della popolazione prima dell’invasione americana dell’Iraq – ma quei 15 mila civili mai conteggiati prima erano padri, madri, fratelli. È un diritto umano sapere che fine ha fatto una persona cara. E l’unica giustizia che quegli innocenti hanno avuto, è la verità fatta emergere da WikiLeaks. I documenti segreti sul carcere di Guantanamo Bay hanno permesso di conoscere 765 su 780 detenuti del lager, facendo emergere per la prima volta le ragioni per cui gli Stati Uniti li avevano trasferiti nel campo di detenzione, tra informatori comprati e torture da Inquisizione.
I cablo tra gli Usa e altri Paesi (Italia compresa) Ma le rivelazioni più cruciali sono sicuramente quelle che emergono dai 251.287 cablo: le migliaia di corrispondenze diplomatiche inviate da 260 ambasciate e consolati americani in 180 Paesi, che hanno fatto affiorare scandali, abusi, pressioni, come quelle sulla politica italiana per garantire l’impunità agli agenti della Cia (Central Intelligence Agency) responsabili per il rapimento e la tortura di Abu Omar o i sospetti dell’Amministrazione di George W. Bush che l’Italia pagasse mazzette ai talebani per evitare attacchi ai suoi soldati in Afghanistan. È per questo lavoro giornalistico, e solo per questo, che gli Stati Uniti vogliono seppellire per sempre Julian Assange in una prigione.
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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - di Gianpiero Menniti
SETTE ANNI
Ero un adolescente alla metà degli '80, quando il "secolo breve" prese la via del suo ripido declino.
I muri, patologia del confine, cominciarono lentamente a sgretolarsi come gesso sotto una minuta pioggia.
I "due blocchi", inatteso ma inevitabile residuo delle guerre suicide d'Europa della prima metà del '900, si affacciarono da un'unica soglia rimasta per un quarantennio nascosta.
L'aria aveva l'odore di una primavera di speranza e Sting cantava "Russians":
«[...] Condividiamo la stessa biologia, indipendentemente dall'ideologia. Ma ciò che potrebbe salvarci, me e te, è se anche i russi amassero i loro figli. »
Era il 1985, il mese di Marzo.
Michail Sergeevič Gorbačëv divenne Segretario Generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
La sua parabola durò fino all'estate del 1991.
L'anno prima era stato insignito del Premio Nobel per la Pace.
Mentre in Sudafrica Nelson Mandela riacquistava la libertà.
E nel 1989 la "cortina di ferro" di churchilliana memoria veniva abbattuta tra lo stupore e l'entusiasmo generale.
In quei sette anni di formidabile accelerazione degli eventi non finiva la storia, come qualcuno improvvidamente profetizzò: la storia riapriva i suoi volumi impolverati.
Nulla, poi, andò come previsto.
Il fragore sordo e potente del "Muro di Berlino" fece sentire i suoi effetti sismici in un mondo da tempo ridotto alla sua globalità.
E la mia generazione, senza più la macchina da scrivere ma catturata dagli schermi dei primi pc, orfana di un modello politico e incerta del futuro, visse l'ultimo decennio in corsa verso il XXI secolo osservando il paesaggio come su un treno che lascia appena l'istante di un'immagine sfocata.
Eppure, in quei sette anni, l'illusione della luce fu più ardente della sua stessa ombra.
- Michail Gorbačëv (1931 - 2022) fotografato da Francis Giacobetti (classe 1939)
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gregor-samsung · 2 months
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“ Cos'era la bomba lanciata su Hiroshima? Il tentativo di ammazzare duecentomila giapponesi quando già il Giappone era sull'orlo della resa? Certamente no. Era un fatto che contava per la notizia che diventava: messaggio degli Stati Uniti al loro prossimo avversario, l'Unione Sovietica. E cos'è oggi il deposito di bombe nucleari coltivato da ambo le potenze in lotta (per trascurare detentori minori)? Queste bombe saranno tanto più efficaci in quanto non scoppieranno, ma resteranno lì a dire agli altri "io potrei scoppiare". Si producono bombe nucleari perché l'avversario sappia che ci sono, guai a tenerle segrete, la funzione dei servizi segreti è quella di fare sapere al nemico quel che si vuole che sappia.
Nasce quasi il dubbio che l'intera organizzazione dell'universo oggi non sia altro che una conferenza stampa, così come un tempo il vescovo Berkeley asseriva che l'intera organizzazione del mondo, di per sé non esistente materialmente, altro non fosse che un insieme di segni che Dio trasmetteva all'uomo. La produzione di notizie per mezzo di notizie ha prodotto una situazione di idealismo oggettivo. È compito di partiti che si dicono materialisti sapere riconoscere questo nuovo statuto dei rapporti materiali. Ci può essere un limite oltre il quale la fiducia che esistano solo cose che si toccano costituisce l'estremo della perversione idealistica. “
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Brano tratto dalla relazione tenuta da U. Eco il 15 aprile 1978 ad un convegno milanese organizzato dalla Casa della Cultura e dall'Istituto Gramsci su Realtà e ideologie dell'informazione, testo raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
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elperegrinodedios · 1 year
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Testimonianza di un convertito...
Spendere due minuti nella lettura, non è mai un tempo perduto e questa è una testimonianza di molti anni fa che però vale ancora oggi, sempre attuale e fedele e nel frattempo si è arricchita di molti altri personaggi, che determinano le sorti del mondo e, non è solo una storia che riguarda interpreti stranieri ma anche potenti italiani e di ogni parte del mondo. Non è solo per credenti e fedeli, ma ancor di più lo è per i non credenti.
(Seconda parte)
Il blocco più in alto è quello a cui fui iniziato io, il Consiglio dei 13 chiamato: Consiglio dei Grandi Druidi. Prendono ordini solo dai Rothschild e da nessun altro. Sono il loro sacerdozio privato e il consiglio dei 33 è direttamente sotto di loro che sono i 33 Massoni più importanti del mondo. Il Consiglio dei 500, con alcune delle persone più ricche al mondo ce ne sono effettivamente 500 fra tali persone, e le associazioni più ricche del mondo, sono la loro vera potenza. L'Alba d'Oro è il quarto blocco quassù ed è la congrega privata dei Rothschild. La Process Church del Giudizio Finale, è una chiesa che apparteneva a Charles Manson; ne ero membro anch'io. Loro credono nei sacrifici umani, mentre l'Ordine dei Rosae Cruz altro nome dei Rosacroce ed è l'ordine che compie realmente i sacrifici. Questo è il simbolo più importante ed è: la potenza degli illuminati.
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Senza la Sfinge il grande mistero degli illuminati non avrebbe potere. È da qui infatti, che viene tutto il suo potere. Si noti che la sua testa, sono la famiglia Rothschild e il Consiglio dei 500. Poi sotto a questa i Rockfeller, i Dupont, i Kennedy, gli Onassis e altre famiglie. Ed anche la Regina Giuliana, fa parte del Consiglio dei 500. Qui al centro c'è il suo cuore, la Banca d'Inghilterra, la Banca di Francia la legge sulla Riserva Federale. Tutti hanno sempre pensato che questa Riserva Federale, sia una organizzazione statale. Invece no!!! Non ha nulla a che fare con il governo degli Stati Uniti: è una società per azioni di proprietà dei privati. Molte banche e società famose sono possedute o controllate dagli illuminati. Quando imparai tutte queste cose, mi portarono poi a Colorado Springs e fui sottoposto all'iniziazione per il Consiglio dei 13, dopodichè mi trasferii in San Antonio dove vissi fin quando mi salvai e da dove governavo una zona di 13 stati (il seguente episodio, è quello che ha poi portato alla mia salvezza). I Grandi Druidi si riuniscono otto volte l'anno per il Sabba delle Streghe, nelle varie sedi nel mondo. Io ero l'anfitrione dell'ultima riunione a cui io ho preso parte nella tenuta del Casinò di San Antonio. Il Dott. Buckland, ne tagliò il sigillo e ne tolse sei lettere sigillate con l'insegna degli illuminati. Le prime quattro, erano solo d'affari e pagamenti, da fare quà e là e cosi via. In realtà il Consiglio dei Grandi Druidi, è composto da tutti banchieri, che firmavano assegni di milioni ogni mese, per persone in campo politico e religioso. Ma le ultime due lettere, mi fecero venire voglia di andarmene. (Continua nella prossima parte)
Fine seconda parte
lan ✍️
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bicheco · 1 year
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"Sottosopra"
"Sottosopra"
L'onorevole Giacomo Triglia, 65 anni, sottosegretario al turismo, leghista dai tempi di Bossi, marito (quasi) fedele, padre e nonno amatissimo, aveva un solo difetto: il sonno pesante. Per questo quando si risvegliò, solo, sopra il pedalò, al tramonto, in mezzo al mare, capì subito che il riposino doveva essere stato piuttosto lungo e che non sarebbe stato facile tornare a casa. Quando il sole sparì all'orizzonte, cominciò ad avvertire i primi brividi di freddo e si pentì di aver fatto quella vacanza in Sicilia, una terra bellissima ma anche arretrata a livello di organizzazione. Ripensò ai giorni belli di quando urlava "sporchi terroni!", ma allora era solo un ragazzo e la politica era molto diversa. Il mare buio e nero, per fortuna, rimaneva calmo e questo alimentava la speranza, Giacomo era certo che alle prime luci dell'alba i soccorsi lo avrebbero trovato. Il mare però non aspettò il sorgere del sole per svegliarsi. Le onde crescevano sempre più così come la paura del povero onorevole. Quando fu buttato in acqua si sentì perso, riuscì ad aggrapparsi a un'asse di legno, tutto quello che rimaneva del pedalò. Passò un'ora, o forse due, il tempo in quei momenti cessa di esistere, e poi, dal nulla, una mano nera tesa verso di lui: "Amico, amico: aggrappati". Un barcone di migranti, stracolmo di persone gli stava offrendo spazio. Giacomo non....
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tma-traduzioni · 6 months
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MAGP008 - Girando a vuoto
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il computer dell’O.I.A.R. si accende]
NORRIS
Valutazione dell’elaborato 13718BTutor: Joseph Peterson (#ARCSTAF-12) Studente: Terrance Stevens (ID# ARCSTU-39609) Risultato: Bocciato – consegnato in ritardo (28%)
Valutazione:Struttura e Organizzazione – 50% Conoscenze – 40% Comprensione – 30% Analisi – 10% Uso delle fonti – 10%
Giustificato nel caso di: Seri problemi medici, trauma, altro. Commenti del tutor: “Venga a vedermi."
ALLEGATO:
Titolo: La Liminalità Brutale di Forton - un caso di studio dei fattori di stress psicologico indotti dall'architettura come risultato di un'esposizione prolungata agli spazi liminali in modalità brutalista, come mostrato dalla Forton Service Station.
Introduzione:
Questo saggio presenterà un’analisi dettagliata del Forton Services come esempio chiave per lo studio dell'intersezione tra brutalismo e spazi liminali nel design, con un focus secondario sui fattori di stress psicologico che un tale luogo può causare.
Per prima cosa, combinerò i framework teoretici per il brutalismo e la liminalità. Prenderò poi in esame le stazioni di servizio come uno spazio liminale stressante a livello psicologico, prima di proseguire con un’analisi architettonica del Forton Services e la sua storia come luogo brutalista. Il tutto terminerà con un caso di studio degli effetti della mia prolungata esposizione agli spazi liminali con architettura brutalista, tramite il mio impiego al Forton Services.
Per cominciare, stabiliamo un fondamento teorico per questo articolo collegando lo stile architettonico del brutalismo alla teoria antropologica della liminalità. Lo farò fornendo interpretazioni compatibili di entrambi e proponendo il nuovo concetto di “liminalità brutale”.
Brutalismo - ha origine dal Francese ‘béton brut,’ cemento grezzo - è un movimento architettonico che si concentra sullo scopo funzionale. Questo spesso risulta in materiali grezzo a vista, forme nette, forme geometriche ripetitive, e strutture monolitiche. Questo spesso può portare le persone esposte a questo stile a sentirsi sopraffatte o oppresse (Zumthor, P. 2006).
Spazi ‘liminali’, derivato dal termine latino ‘limen,’ che vuol dire ‘soglia,’ sono spazi di transito solitamente occupati per periodi brevi. È stato dimostrato che hanno effetti considerevoli sulla psiche di coloro che sono esposti ad essi, e si è scoperto che l'esposizione a lungo termine suscita risposte ansiose (Augé, M. 1995), (Bachelard, G. 1994) e una sensazione ‘perturbante’( Trigg, D.2012).
La mia ipotesi è che il Forton Services, un luogo di intersezione di questi due elementi psicologicamente significativi, può essere considerato un luogo di quello che ho denominato liminalità brutale, ed è per questo che ha un marcato effetto su coloro che ne sono esposti nel lungo periodo, come dimostrato dalle mie esperienze. Nello specifico, crea un senso di assenza che nonostante la presenza, una sorta di “fame architettonica.”
Le stazioni di servizio come Forton sono state originariamente concepite come un luogo in sè per sè, piuttosto che solo una pausa in un viaggio. Comunque, con il diffondersi delle automobili personali e il conseguente sovrasviluppo dell’infrastruttura stradale del Regno Unito, questi luoghi si sono trasformati in spazi liminali.
Questo aumento nel numero di viaggiatori, ben oltre i parametri della progettazione originale, ha portato a un flusso fugace di persone che transitano nelle stazioni di servizio a tutte le ore, lasciandosi dietro solamente rifiuti.
Non solo, a questi spazi è associata la percezione distorta del tempo, aggravata dalla voluta assenza di orologi (per incoraggiare soste più lunghe) e orari di apertura di 24 ore su 24 con routine di apertura, chiusura, pulizia e rifornimento scaffali.
La mia teoria è che poiché questi spazi sono privi di presenza umana costante e una corrente percezione del tempo, si sono così separati dal  panorama psicologico condiviso dall’umanità, e ci sono dei rischi per la salute di natura unica per le persone che sono esposte per periodi prolungati a questo fenomeno. In breve, ritengo che la “fame architettonica” di uno spazio che prova risentimento nei confronti della propria natura di luogo di transito può essere pericolosa, e ho un’esperienza diretta di questo fenomeno semplicemente unica.
Ho accettato la posizione di inserviente per il turno di notte al Forton a seguito di un prolungato divorzio che mi è costato la maggior parte delle mie amicizie. L’episodio di stress che ne è seguito mi ha portato a lasciare il mio lavoro come vice amministratore dei servizi fiduciari. Così ho fatto domanda per un colloquio e ottenuto con successo un impiego a bassi livelli di stress come inserviente, nonostante le mie notevoli qualifiche. Allo stesso tempo mi sono iscritto al Programma di Architettura all’Università di Lancashire, come studente maturo di 51 anni.
Mi sono presto accorto che il Forton Services è un perfetto esempio di liminalità brutale, dato il suo status sia come popolare stazione di servizio sull’autostrada e come monumento di architettura brutalista. E ritengo che questo sia principalmente dovuto alla Pennine Tower,che raggiunge i 20 metri e che è stata messa in vendita nel 2012, nonostante fosse chiusa al pubblico. 
L’area è 17,7 acri, include una zona picnic all'aperto e delle strutture su entrambi i sensi dell’Autostrada M6, con posti a sedere per 700 persone, 101 bagni e 403 parcheggi.
In cima alla torre originariamente c’era un ristorante di classe con una terrazza sul tetto, entrambi avevano una vista senza pari sulla campagna rurale che la circonda su ogni lato.
Sfortunatamente, gli effetti della liminalità brutale hanno presto fatto effetto, con un rapporto del governo che definiva il luogo “un’area fieristica priva di anima,”  il ristorante divenne una lounge per camionisti prima che fosse chiuso al pubblico nel 1989. Sono passati decenni dall’ultima volta che qualcuno ha mangiato lì.
In seguito ci sono stati tentativi fallimentari di dare un nuovo scopo all’area, ma nel 2017, i due ascensori pentagonali al centro della torre sono stati sostituiti, rendendo i piani più alti abbandonati e inaccessibili. 
La torre svetta ancora sulla campagna circostante, l’unico accesso è tramite il Forton Services sottostante, esempio di liminalità brutale. Ma l’ingresso è sbarrato, e questo forse è per il meglio.
Nonostante non potessi entrare nella torre, anche io nel corso dei mesi in cui ho lavorato lì ho accusato un cambiamento psicologico.
Inizialmente era talmente lieve che non me ne sono accorto, e quando è successo, ho pensato che ci fosse una spiegazione razionale. In termini semplici, ogni notte c’erano sempre meno persone. All’inizio ho pensato che fosse un qualche cambiamento che non avevo notato dovuto al periodo, ma ogni giorno diventava sempre più marcato finché alla fine, una notte, non mi sono reso conto che non avevo visto una singola persona.
Questo era ovviamente impossibile, ma era confermato dal mio registro (vedere tavola 1). Mi sono arrovellato, cercando di ricordare se avevo visto o anche solo intravisto qualcuno, ma no, nessuno. Intrigato, sono uscito fuori per controllare il parcheggio. Non c’era nemmeno una singola auto. Ma c’era… qualcos’altro.  
Mentre i miei occhi si abituavano alla distesa ambrata, ho notato delle strisce di luce sospese nell’aria. C’era una foschia luminosa che attraversava tutto il parcheggio, un miscuglio di colori attenuati attraversati da rossi più vividi, bianchi e gialli, ma cosa ancora più curiosa, mi sono accorto che principalmente era sospesa sopra l’asfalto. Le aiuole e i marciapiedi ne erano quasi tutti privi. L'effetto era stranamente familiare, ma non riuscivo a collegarlo. Da allora non sono stato ancora capace di determinare se la causa di questo effetto è di natura psicologica, fisiologica o atmosferica, ma confermo che questo fenomeno era accompagnato da un’inquietante senso di mancanza. Di fame. 
Ho aguzzato nuovamente  lo sguardo, cercando di cogliere dei dettagli in quelle lunghe strisce ondulate e iridescenti. Nel caos potevo distinguere dei percorsi più densi che portavano dalle porte principali alle strutture. Mentre osservavo, un ricordo delle fotografie della mia ex-moglie mi è tornato in mente, la mia foto preferita, che mi aveva regalato per il nostro settimo anniversario: “Uno studio del traffico.”
È stato in quel momento che ho capito perché mi sembrava tutto così familiare. Esposizione prolungata. Se fossi potuto entrare in quella fotografia, l’effetto sarebbe stato questo. Sarebbe stato bellissimo, se non fosse stato così destabilizzante.
Ripensandoci stavo chiaramente avendo un qualche tipo di grave episodio di allucinazioni causato dalla prolungata esposizione a quell'ambiente. Sapevo che probabilmente avrei dovuto semplicemente starmene seduto in silenzio ed aspettare che passasse, ma la nebbia luminosa era già entrata nell’edificio, e sentivo solo l’istinto di nascondermi, di trovare un posto, un posto qualsiasi, purché fossi lontano da quel miasma opprimente che sciabordava avanti e indietro nell’ingresso, minacciano di portarmi via con sé.
Sono tornato indietro, allontanandomi dall’ingresso principale, allontanandomi dalle aree più dense di quel caleidoscopio, nella speranza di trovare un posto meno saturo e schiacciante. 
Ed è stato allora che ho visto la donna.
Era alta, giovane, e magrissima, al punto da sembrare quasi denutrita, vestita come una steward con un gilet blu avvitato, abbottonato sopra una gonna grigia e seria. Stava sorridendo, tenendo la porta dell’ascensore aperta e invitandomi dentro. C’era una targhetta di ottone sul suo gilè, ma invece di un nome c’era scritto solo “Sei qui.” 
Ho esitato per un istante, poi prima che potessi valutare la sua stranezza, una marea di colore particolarmente alta ha invaso il corridoio avanzando verso di me. Sono andato nel panico e prima che mi rendessi conto di cosa stavo facendo ero saltato dentro l’ascensore e avevo schiacciato il bottone per chiudere le porte.
Le ho detto un “Grazie,”con la voce spezzata per il disuso. Lei a quanto pare non l’ha notato e ha continuato a sorridermi con calore quando ha allungato un braccio e ha pigiato il bottone per il penultimo piano etichettato “Ristorante.” Un bottone che sapevo essere disabilitato. L’ascensore ha iniziato a salire.
Ero in piedi, appoggiato contro le porte, e cercavo di riprendere fiato mentre lei ha iniziato a parlare:
“Buonasera!” ha esclamato. “È un piacere darti il benvenuto! Sei qui! Fermati un po’!” 
Ho borbottato qualche domanda indistinta, e il suo sorriso è rimasto largo come non mai, ma non ha detto niente. Poi le porte dell’ascensore si sono aperte con un ding e io sono caduto all'indietro sul pavimento.
“Fermati un po’!” ha ripetuto, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, lasciandomi nella torre.
Molly, la persona che avevo sostituito, mi aveva fatto vedere che le scale della torre erano sbarrate, e sapevo che sù in cima non c’era niente se non dei mobili rotti e bagnati dall'umidità. O almeno, così sarebbe dovuto essere.
Di fronte a me, però, c’era un ristorante, immacolato e luminoso con un arredamento retrò, stile anni ‘60, e il dolce profumo della carne di maiale sul fuoco veniva verso di me dalla cucina centrale. Sedie e tavoli erano allineati lungo la parete perimetrale, su ogni lato c’erano delle gigantesche finestre che avrebbero mostrato una vista impressionante del paesaggio sottostante, se non fossero state oscurate. Questo non sembrava infastidire gli ospiti, comunque, che erano felicissimi di mangiare mentre chiacchieravano gli uni con gli altri.
C’è stato un attimo di sollievo in quel momento, perché per quanto fosse strana quella situazione, almeno c’erano delle persone. Non ero più intrappolato in quel bizzarro limbo albeggiante e solitario al piano di sotto.
La sensazione è svanita, comunque, quando ho sentito cosa stavano dicendo. O meglio, cosa non stavano dicendo. 
Guardandomi intorno, il ristorante era quasi al completo, con un solo tavolo libero, ma quando ho cercato di ascoltare una sola conversazione, questa era solamente… rumore. Un mormorio ovattato che all’orecchio sembrava un discorso ma non conteneva alcun significato. Le loro bocche si muovevano ma potevo solo sentire un gorgoglio privo di senso, solo l’imitazione della parola, niente di più.
In maniera simile, quando ho guardato gli ospiti stessi con più attenzione, ho notato degli elementi che si ripetevano in maniera strana tra di loro. Tre donne stavano indossando gli stessi tacchi rosso-sangue. Due uomini gli stessi cappotti blu. E peggio, c’erano addirittura dei tratti ripetuti su volti diversi: gli stessi occhi verdi su due donne, baffi identici su tre uomini. Queste erano imitazioni di persone così come il suono era un’imitazione della parola. Ed erano tutti così orribilmente magri.
Uno chef si è girato verso di me, lo stesso sorriso sul suo volto sotto una quarta versione di dei baffi cespugliosi, e la stessa identica targhetta “Sei qui” sul petto. Ha indicato da dietro il bancone l’unico tavolo disponibile:
“Buona sera!” Ha urlato. “Sei qui! Speriamo che ti fermi per un po’!”
Automaticamente mi sono avvicinato al tavolo, prima di fermarmi. Nello stesso istante è sembrato che tutti nella sala si sono inclinati leggermente in avanti per l’anticipazione.
Ed è stato in quel momento che mi sono accorto della brezza che soffiava dalle finestre oscurate, solo che non erano oscurate. Non erano nemmeno finestre. Erano buchi quadrati spalancati e oltre i quali c’era il nulla assoluto. Qualsiasi ospite poteva allungare un braccio, se voleva, e affondare la mano nel vuoto buio, inquietante e completamente privo di dettagli. Non c’era niente. Niente verso l’alto, niente verso il basso, niente di niente. Niente, se non la torre e il ristorante.
Ho sentito l'istinto di allontanarmi da quella terrificante assenza in tutto il corpo, e sono indietreggiato verso l’ascensore. È stato in quel momento che il delicato mormorio di non-parole si è fermato di colpo, per essere rimpiazzato dal più totale e assoluto silenzio.
Stavano sempre tutti sorridendo, ma i loro volti ripetuti si erano bloccati, gli sguardi puntati su di me.
Lo chef ha parlato di nuovo, e anche se il suo tono non era cambiato, era chiaro che questa non era più una richiesta:
“Fermati un po’!”
Gli ospiti hanno fatto eco alle sue parole, un coro graduale sparso nella sala, che si sovrapponeva e si intrecciava, che mi ha avvolto e mi ha trascinato verso il tavolo.
“Fermati un po’!”
La loro presa su di me si è fatta più stretta, una dozzina di mani mi spingeva e mi tirava come se fossero una cosa sola. Poi un uomo con gli stessi baffi si è chinato verso la mia gamba, ha aperto la bocca, e mi ha morso.
Il dolore mi ha attraversato il corpo, ma i miei tentativi di liberarmi erano invani e poi una donna mi ha affondato i denti nella spalla, e potevo sentire il sangue caldo che scorreva lungo la mia schiena, mentre allo stesso tempo lo chef mi ha strappato un dito, l’osso ha a malapena rallentato la sua mandibola ben definita.
Ho urlato, ma il suono è soffocato, scivolando fuori dalle finestre e nel nulla.
Con una scarica improvvisa di adrenalina, ho spinto e scalciato e combattuto per liberarmi da quella folla emaciata, i loro corpi magri e fragili facevano poca resistenza, nonostante il numero. Ma non avevo vie di fuga. L'ascensore era sparito come se non fosse mai esistito e oltre le finestre c’era, ovviamente, il nulla. “Sei qui,” ho pensato amareggiato.
E così quando mi sono ritrovato di fronte al prospetto di essere mangiato vivo, o di buttarmi da una di quelle finestre nel più completo oblio… non era di una scelta. Mi sono buttato.
[Pausa]
NORRIS
I paramedici hanno attribuito il mio dito mancante e le altre ferite alla caduta dalla torre, e salvo ulteriori prove del contrario (per le quali non ho intenzione di tornare a Forton), sono costretto ad accettare la loro diagnosi di ferita da caduta e trauma associato come il risultato di un episodio psicotico causato dallo stress.
Per concludere, non c’è dubbio che il periodo in cui ho lavorato al Forton Services ha avuto un impatto considerevole su di me. Questa esperienza è prova di un intenso disagio mentale che la liminalità brutale può infliggere a una persona esposta troppo a lungo a una tale “architettura affamata.”
Posso solo scusarmi per la mia non voluta e prolungata assenza. Spero che questo possa fornire un po’ di contesto, anche se sono dolorosamente consapevole che non è stata fatta alcuna denuncia di persona scomparsa alla polizia, poiché a quanto pare nessuno dei miei colleghi, tutor o colleghi studenti si è accorto della mia assenza.
Ciò nonostante, spero che questa possa comunque essere considerata una circostanza attenuante e che quanto ho scoperto meriti uno studio approfondito. Anche se in tal caso richiederei che altri ulteriori lavori vengano assegnati a un altro studente.
[L’audio assume il tono riecheggiante della CCTV della saletta del personale]
[Passi che entrano]
[Qualcosa viene inclinato, senza risultati]
[Qualcosa viene appoggiato con rabbia]
GWEN
Alice.
[Una pausa]
GWEN
Alice.
ALICE
(si toglie un’auricolare) Hm?
GWEN
L’hai fatto di nuovo.
ALICE
Hmmm.
GWEN
Non farmi ‘hmmm’. Eravamo d’accordo che se finisci l’acqua nel bollitore dopo lo devi riempire.
ALICE
(sempre distratta) Non è vuoto.
GWEN
Non c’è nemmeno un terzo di una tazza qui dentro.
ALICE
(a voce più alta, finalmente prende parte alla conversazione) Quindi non è vuoto, giusto, no?
GWEN
Già è grave che cerchi deliberatamente dei casi parlanti e li lasci in play solo per darmi fastidio -
ALICE
Secondo l’accusa.
GWEN
– ma lasciare il bollitore pieno è il minimo!
[Pausa]
[Gwen inizia a riempire il bollitore]
ALICE
Sembri stressata. Problemi nella piramide aziendale? Accusi già il peso del ruolo di Deputata Presidente della Sinergia Esecutiva?
GWEN
“Collegamenti Esterni.”
ALICE
E ovviamente, sappiamo entrambe cosa vuol dire. Giusto?
GWEN
Presumo che gestirò una manciata di subappalti.
ALICE
(Interessata suo malgrado) Subappalti per cosa?
GWEN
Riceverò una spiegazione più dettagliata “a breve.”
ALICE
Cielo! Quanta adrenalina! Spero che deciderai di spiegarlo anche a noi infimi soldati semplici quando Lena avrà finalmente capito qual’è il tuo lavoro. Presumendo che per allora qui sarà rimasto qualcuno di noi.
GWEN
E cosa vorresti dire con questo?
ALICE
Solo che ultimamente qui ci sono stati molti cambiamenti. Non mi esalta. Teddy, Sam, Celia - e hai sentito che Lena ha messo Colin in “congedo per la salute mentale”?
GWEN
(Sorpresa) Cosa?
ALICE
Oh sì, c’è stata una scenata. Ha dato di matto e ha spaccato il telefono di Sam.
GWEN
L’ho sempre detto che era disturbato.
ALICE
Tu dici molte cose, per la maggior parte cagate. Non so… ho la sensazione che qui c’è sotto qualcosa.
GWEN
L’unica cosa che “c’è sotto” è il gigantesco carico di casi che tu non stai facendo niente per recuperare. A tal proposito, dove sono Sam e Celia?
ALICE
Hanno finito i loro casi prima, quindi sono andati via insieme.
GWEN
Non possono andarsene così senza nemmeno timbrare l’uscita!
ALICE
Forse erano troppo impegnati a darci dentro con la voce sexy di Norris in sottofondo e non se ne sono accorti.
GWEN
(fermamente) Non essere disgustosa.
ALICE
Ricevuto, “capo.”
[La CCTV si spegne]
[Suono di un telefono]
[L’audio cambia e ha la qualità metallica del telefono]
[Siamo al chiuso, con dei passi che si avvicinano]
GERRY
(Allegro) Scusate per il disordine, non aspettavo visite.
CELIA
Una tazza vuota non è “disordine”.
GERRY
Oh, sei troppo gentile!
(adesso un po’ più lontano, ad alta voce) C’è del pane a lievitazione naturale, se vi va?
SAM
No grazie mille!
GERRY
(ad alta voce) Sicuri? C’è anche del lemon curd fatto in casa da abbinarci…
SAM
(ad alta voce) Davvero, siamo apposto!
GERRY
(ad alta voce) Tè? Caffè? Succo d’arancia?
CELIA
(ad alta voce) Sei davvero gentile, ma per noi niente, davvero grazie!
GERRY
Beh, se siete sicuri…
[Gerry si siede]
GERRY
Allora. Dove eravamo, mi sa che mi sono perso i vostri nomi!
SAM
Sam.
CELIA
Celia.
GERRY
Piacere conoscervi entrambi. Io sono Gerry!
SAM
(Sorridendo) Lo sappiamo.
GERRY
(ridendo) Oh già, certo! Avete chiesto se ero in casa, ah! Allora, che cosa posso fare per voi?
SAM
Già, beh -
CELIA
Abiti qui da solo?
GERRY
(ridendo) Con gli affitti di Londra? Impossibile! Non fraintendetemi, il padrone di casa è adorabile e tutto il resto, ma no. Devo sempre fare a metà con Gee Gee.
CELIA
Gee Gee?
[Passi che si avvicinano]
GERTRUDE
Sarei io.
GERRY
(Ad alta voce) Ci sono ospiti, Gee Gee!
GERTRUDE
Sì, questo posso vederlo, Gerry. 
(freddamente) A che cosa dobbiamo questa… gradevole visita di prima mattina?
SAM
Oh sì, scusi, lavoriamo di notte, quindi… 
GERTRUDE
Quindi?
[Una pausa]
[Sam si schiarisce la voce]
SAM
Beh… uh… ci stavamo chiedendo -
CELIA
Questo l’hai dipinto tu?
GERTRUDE
Prego?
GERRY
Oh sì! Lo chiamo “Epifania di Camden.” Ti piace?
CELIA
È bellissimo!
GERRY
Se vuoi puoi averlo.
CELIA
Oh no, non potrei…
GERRY
Va bene, onestamente, ne ho molti altri di là. Ci faresti un favore, ad essere sinceri.
[Celia si fa scappare una risata]
GERRY
Gee Gee dice sempre che portano via troppo spazio, no, Gee Gee?
GERTRUDE
Di preciso che cosa avete detto di volere da mio nipote?
CELIA
Uh… Sam?
SAM
Già. Certo. Mi stavo chiedendo se sapevi qualcosa dell’Istituto Magnus?
[Una pausa, nessuno si muove]
[Si schiarisce di nuovo la gola]
SAM
Ero in uno dei loro programmi per bambini precoci e - um - ho trovato un elenco con qualche altro bambino, e ho pensato che sarebbe potuto essere bello se potessimo ritrovarci e scambiare storie e tutto il resto…
GERTRUDE
Capisco. Beh, mi dispiace, ma non credo che Gerry possa aiutarvi -
GERRY
(Con noncuranza) Sì, me lo ricordo a malapena.
[Gertrude fa un leggero sospiro]
SAM
Oh, allora eri un candidato?
GERRY
Oh sì, ma ero piuttosto piccolo. Ricordo di aver riempito una serie di schede e questionari, poi qualche vecchio che mi faceva domande sul genere di libri che mi piaceva leggere, chi ammiravo, quel genere di cose. E poi sono andato via.
SAM
(deluso) Tutto qui?
GERRY
Sì, temo di sì. Oltre che a trovarmi seduto con altri bambini in una stanza che odorava di libri vecchi.
[Una pausa]
GERTRUDE
(alzandosi in piedi) Beh, se questo è tutto, noi davvero dovremmo iniziare la nostra giornata…
SAM
(abbattuto) Ma certo, noi andiamo allora. Ah, beh.
GERRY
Oh, non prenderla troppo sul personale. È una mattina così bella.
[Gerry sembra così felice]
SAM
(Sorridendo) Non ha torto.
GERTRUDE
(aprendo la porta) Non vi tratterremo oltre. È stato un piacere conoscervi.
GERRY
(Allegro) Non dimenticare L’Epifania di Camden.
CELIA
Nemmeno per sogno.
[Le passa il quadro]
GERRY
(sempre allegro) E tornate presto! È sempre un piacere chiacchierare con dei vecchi amici!
GERTRUDE
Non penso ne avranno motivo, Gerry.
(a Sam) Buona caccia, ma altrove.
SAM
Di nuovo grazie per il tuo tempo.
[Passi che se ne vanno]
CELIA
Ciao, Gerry!
GERRY
Ciao, Celia!
[La porta si chiude]
GERRY
(ovattato da dentro) Mi piacevano.
GERTRUDE
(ovattato) Ovviamente.
[Suoni di un telefono]
[L’audio continua ad avere un tono metallico quando Sam e Celia escono, passi sul marciapiede]
SAM
Beh è stato -
CELIA
Niente male!
SAM
(diverto dal suo entusiasmo) – un vicolo cieco.
CELIA
Già. Però c’è il quadro gratis!
SAM
(inizia a camminare) Come pensi di portarlo sulla Metro?
CELIA
Mi inventerò qualcosa.
SAM
…Grazie per essere venuta con me, Celia. So che lavoriamo insieme solo da poche settimane.
CELIA
Hey, è stata una mia idea, ricordi?
SAM
So che Alice vuole che lasci perdere questa cosa del Magnus, ma, beh, dovevo provarci.
Non che faccia alcuna differenza. Vicolo cieco dopo vicolo cieco.
CELIA
Beh… forse puoi aiutarmi con il mio mistero?
SAM
E che mistero sarebbe?
CELIA
Sto cercando di indagare… nelle cose strane dal punto di vista fisico: viaggi nel tempo, altre dimensioni, teletrasporto, tutte quelle belle cose. Freddy a quanto pare non fa ricerche, quindi potresti tenere gli occhi aperti e farmi sapere se succedono nei tuoi casi? 
SAM
Uh, sembra un po’ fantascientifico rispetto alle solite cose. Per cosa ti serve? (divertito) Non è che stai facendo ricerche per quel podcast a cui hai partecipato, no?
CELIA
(Sorpresa) Lo conosci?
SAM
Potrei averti googolata.
CELIA
Allora… sì. Sto facendo un favore a Georgie.
SAM
Okay.
[Una pausa]
CELIA
Allooora…. Abbiamo un accordo? Ci aiutiamo a vicenda con i nostri misteri?
SAM
Sì, va bene. Affare fatto.
CELIA
Fantastico.
Inoltre, come parte dell’accordo, devi portare questo dipinto sulla Metro.
SAM
Ehi aspetta -
[Il telefono si spegne]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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martjdream · 25 days
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L' Amore non si consuma solo se riesce a non esprimersi ma solo accennarsi. Se riesce a sfiorarsi, se è capace di cogliersi senza mutarsi in prassi di vita comune. Il desiderio di vedersi ogni giorno, di viversi in ogni istante, di sentire nel profondo che in assenza di lei, di lui, non vi è più vita vera, questa è la fiamma che anima Vittoria (Monica Vitti) e Piero (Alain Delon), la celebrano pretendendosi insaziati ancora e ancora e ancora.... "L'eclissi " di Michelangelo Antonioni. Vittoria e Piero si danno appuntamento al solito posto , alle otto, per poter dare inizio al tempo da vivere sempre insieme. Ma nessuno si presenterà. Non perché non si amassero ,evadere l'appuntamento non svela una menzogna in loro , ma al contrario una verità condivisa. Non si presentano per non permettere a quell'amore che avevano traversato in maniera così travolgente di continuare a viversi e quindi condannarsi ad esaurirsi. Non vogliono assistere all'inevitabile trasformazione in organizzazione e responsabilità della loro passione, come accade del resto ad ogni amore. Preferiscono invece averlo toccato, sognato, vissuto nello slancio senza vederne la caduta.
-Roberto Saviano-
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questouomono · 1 year
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Questo uomo no, #136 - Quello che lui è l'erede di Giulio Cesare
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Impazza la solita inutile ipocrita polemica su un libro scritto da un generale dell'esercito e pieno delle opinioni più discriminanti che si possano immaginare. E non è difficile immaginarle, visto che buona parte dell'opinione pubblica italiana le condivide. Ovviamente "condannare" l'autore di questa autopubblicazione non serve a nulla; uno vale l'altro, e di gente che la pensa in questo modo è piena l'Italia. È molto più difficile, come diceva una nota condottiera di persone che non aveva bisogno di divisa, "chiamare le cose col loro nome".
Gli stralci del libro che i giornali fanno a gara a pubblicare non si soffermano molto a lungo nell'analisi, né il più delle volte hanno gli strumenti per farla - o il coraggio di portarla fino in fondo. Come sa bene chi lavora con le questioni di genere e le discriminazioni, l'uso violento che si fa nel libro della parola "normale" è uno degli strumenti discriminanti più noti, longevi ed efficaci: confondendo il normale con il generale (la cosa si tinge di un sinistro umorismo) i più confondono "quello che è giusto che accada" con "quello che accade più di frequente". Se lo fanno o meno in malafede è un loro problema morale, ma che questa confusione ancora regni sovrana nella pubblica opinione è un problema etico.
Prendiamo a esempio l'omosessualità. In natura le specie fanno, riguardo il genere, la qualunque: sono ormai accertate scientificamente omosessualità e transgenderismo in numerose specie; in più, per molte specie è del tutto naturale avere individui che cambiano genere durante la loro vita, anche più volte a seconda delle condizioni ambientali, come sono naturali ogni tipo di comportamento e organizzazione sociale, dalla monogamia a vita al branco indistinto nel sesso e nell'accudimento. Quindi, per quanto certamente comportamenti non generali, sono certamente naturali. Il fatto che alcuni di questi comportamenti non siano numericamente la maggioranza, in natura non conta nulla: alla natura interessa mantenere alto un tasso di diversità, quindi anche se certamente l'omosessualità (e, già che ci siamo, il transgenderismo) non è il comportamento di maggioranza, è una naturale costante presenza. Esattamente come accade nella specie umana.
La parola normale - dovrebbe bastare il vocabolario - significa invece che c'è una norma, una regola; e questa regola, com'è oramai scientificamente accertato, in natura non c'è. Nessuno nega che, per molte specie, l'eterosessualità è necessaria alla riproduzione della specie, e infatti rimane il comportamento della maggioranza; ma questa non è una regola, e soprattutto non elimina né discrimina gli altri casi riguardo il genere. In nessuna specie non umana è stato osservato accanimento di qualsiasi tipo contro gli individui non etero. Che esistano individui non eterosessuali, o che non siano interessati alla riproduzione, non ha finora mai compromesso l'esistenza di nessuna specie. Per quello che scientificamente sappiamo, le specie scompaiono per violente o coatte modificazioni dell'habitat naturale o perché altre specie (di solito quella umana) le sterminano per i loro motivi privati. Di norma in natura ce n'è una sola: preservare le diversità e farne sempre accadere un certo numero, non maggioritario ma necessario. Un po' come in quel comportamento sociale che si è inventato la specie umana e che ha chiamato democrazia.
Socialmente le norme, le regole che descrivono cosa è normale e cosa non lo è, sono invenzioni del tutto umane che cambiano molto frequentemente, come qualsiasi storico o sociologo non in malafede può confermare. Non sono affatto naturali ma sociali: vengono usate dalle organizzazioni umane, grandi e piccole, per mantenersi nel tempo. Il normale è quindi ciò che serve a preservare nel tempo un certo gruppo sociale in una posizione di potere, o quantomeno rilevante e identitaria; ignorando, più o meno consapevolmente, che la normalità cambia continuamente proprio per adeguarsi ai continui cambiamenti sociali, e che il perenne atteggiamento nostalgico di valori e mondi che realmente non sono mai esistiti è il sintomo di una completa inadeguatezza - eufemismo per ignoranza - di sé e dell'idea del mondo che si ha.
Chi pensa, com'è scritto in quel libro autoprodotto di cui in questi giorni si parla tanto, che il comportamento non etero (un esempio tra i tanti) sia non normale, mostra diverse cose: 1) ignoranza di fronte a come funziona la natura, compresa la specie umana; 2) ignoranza dei comportamenti sociali più efficaci che, in natura come nelle situazioni non naturali costruite dall'uomo, prescrivono sempre la salvaguardia delle diversità e delle differenze; 3) una sostanziale debolezza ideologica di fondo, nel sentirsi attaccati dalla presenza di queste minoritarie diversità che, pur avendo gli stessi diritti di qualsiasi altro gruppo sociale, non sono una minaccia né per la specie né per le istituzioni artificiali create dalla specie umana; 4) una profonda debolezza personale, nel creare la figura immaginaria di "eroe" di valori del passato con illustri predecessori, fingendo o non rendendosi conto che: 4a) non c'è nessun eroismo nell'appartenere alla maggioranza delle persone etero, e in più in una posizione sociale di grande rilevanza e potere; 4b) non c'è nessun eroismo nel professare "valori" antiscientifici, antistorici e antisociali come quelli descritti e sostenuti nel libro autoprodotto di cui si parla tanto; 4c) quelli di cui si parla sono "valori" che la società ha rigettato innumerevoli volte nella sua storia, essendo appartenuti periodicamente a ideologie genericamente appellabili come autoritarie (dai vari colori, dal nero al rosso al verde all'arancione) e che hanno tutte perso irrimediabilmente le loro guerre - visto che parliamo di un autore di libro che ha un altissimo grado militare - e i cui attuali esponenti politici devono continuamente fare acrobazie per non farsi rinfacciare l'adesione a quei valori - visto che un ministro di destra è stato costretto a destituire l'autore di questo libro autoprodotto e a dissociarsene pubblicamente.
Queste debolezze, queste opinioni fragili come la maschilità che le produce, sono alla base di quella imbarazzante credenza che caratterizza le persone più ignoranti e impaurite (se non in malafede) di fronte alle questioni di genere sollevate da soggettività che reclamano i loro sacrosanti diritti umani: la dittatura delle minoranze. Un ridicolo ossimoro che è la giusta sintesi di secoli di varie ideologie di gruppi politicamente o ideologicamente conservatori o reazionari, che per giustificarsi hanno sempre bisogno di raccontarsi sotto attacco di qualcosa, di instillare paure invece di diffondere consapevolezze.
In più, visto che sono soprattutto le persone più convinte di questi "valori" sostanzialmente disumani a sostenersi con serietà, è quasi inevitabile che personaggi come l'autore di questo libro autoprodotto si coprano di ridicolo: l'autore si professa infatti, tra le altre cose, erede di un Giulio Cesare che, oltre a scrivere molto meglio di lui, oltre a essere militarmente decisamente più preparato ed esperto di lui, sessualmente tutto era tranne che quello che oggi intendiamo - e l'autore del libro autoprodotto intende - con "uomo etero". Giulio Cesare probabilmente, di un uomo che professa queste opinioni deboli e ignoranti ne riderebbe di gusto, anche perché saprebbe che al rango di generale, nel suo mondo, non arriverebbe mai. Noi invece, suoi contemporanei, ce ne preoccupiamo, perché a quel rango ci è arrivato ed è ben spalleggiato da molte altre persone. Cosa che è sintomo di altri fenomeni sociali molto preoccupanti.
Questo uomo no.
P.S. per chi volesse una bibliografia in merito, può cominciare da questa. Buone letture.
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archivio-disattivato · 11 months
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Un importante giro di boa verso la manifestazione nazionale del 4 novembre a Roma
Nonostante un tempo inclemente, oltre duemila persone hanno sfilato dalla basilica di San Piero a Grado sino alla base militare di camp Darby, sino ad arrivare alle reti della base del CISAM (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari), dove pende il progetto di insediamento di una base dei Gruppo di InterventI Speciali dei carabinieri.
Una manifestazione preparata da tempo dal Movimento contro la base a Coltano ed altrove, per dire no alla nuova base che il governo Draghi prima e il governo Meloni adesso intendono costruire nel cuore di un parco naturale già occupato da queste due servitù militari statunitense ed italiana.
L’emergenza palestinese di queste ultime settimane, riesplosa con l’insurrezione popolare del 7 ottobre, ha profondamente condizionato il clima e le parole d’ordine del corteo, orientando tutte le componenti che hanno incarnato la manifestazione ad esprimere la propria solidarietà con il popolo palestinese e la sua resistenza contro Israele, con contenuti diversi ma convergenti sul no al massacro in atto a Gaza.
Una manifestazione importante, che ha visto sfilare molte soggettività provenienti dal centro e nord Italia, impegnate sia nella lotta contro la guerra, sia su tematiche ambientali territoriali riconducibili al clima di “guerra interna” che subiscono i territori, martoriati dal produzioni nocive, discariche e scandali continui, che vedono amministratori locali di tutti gli schieramenti politici coadiuvare e coprire imprese private nell’interramento abusivo di residui cancerogeni.
Insieme alle questioni ambientali sono state agitate le tematiche della militarizzazione della formazione e dell’Università, anche grazie alla forte presenza dei giovani di Cambiare Rotta e di OSA (organizzazione Studentesca di Alternativa), che insieme alla Rete dei Comunisti hanno animato la manifestazione con uno striscione che recitava: “Con la Palestina fino alla vittoria – no basi no guerre no NATO – sabato 4 novembre tuti a Roma”.
Forte la presenza di Potere al Popolo, con la presenza della portavoce nazionale Marta Collot, intervenuta ai microfoni e sulla stampa sui temi del No alla guerra, alla NATO e all’invio delle armi in Ucraina, oltre che alla solidarietà con la resistenza palestinese.
Infine ma non per ultima l’Unione Sindacale di Base, che nel suo intervento al microfono ha evidenziato il clima di guerra “interna” che si sta vivendo a livello continentale con l’arresto di un sindacalista della CGT francese per “apologia di terrorismo” per aver solidarizzato con la resistenza palestinese.
Anche in Italia si susseguono provvedimenti liberticidi contro il diritto di sciopero e contro le mobilitazioni studentesche. Una guerra fatta di tagli enormi alla spesa sociale e ai salari per pagare missioni militari e invio di armi, ma anche di centinaia di morti sul lavoro e decine di migliaia di invalidi.
A Pisa abbiamo vissuto un momento importante di mobilitazione, che ha portato in piazza istanze generali e territoriali.
Ora si tratta di mettere a valore la forza espressa contro basi militari, militarizzazione della società e devastazioni territoriali, orientandola contro il primo responsabile di queste politiche: il governo Meloni e il suo allineamento totale con l’euroatlantismo NATO, che sta portando il paese nell’occhio del ciclone di un escalation pericolosissima per la pace nel mondo.
Per questo siamo scesi in piazza indicando nella manifestazione nazionale del 4 novembre come ulteriore passaggio, insieme a tutte le mobilitazioni che si svolgeranno in quel giorno in altre città, per dare una nuova prospettiva al movimento contro la guerra nel nostro paese.
Ci vediamo a Roma il 4 novembre!
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abr · 1 year
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La controffensiva ucraina procede a rilento. Ci sono diversi fattori che possono spiegare questa situazione, tra cui (lo scarso) addestramento dei soldati di Kiev, la mancanza della superiorità aerea e i campi minati realizzati dai russi, che gli ucraini stessi non si aspettavano così estesi. È una lotta di grande logoramento da entrambe le parti. La guerra nei prossimi mesi continuerà a esserlo ed anzi entrambi i contendenti si stanno preparando a combattere per un altro anno ancora.
In dettaglio, cosa può dirci della situazione sul terreno?
Stando alle dichiarazioni dello stesso ministero della Difesa di Kiev, le truppe ucraine avanzano di qualche centinaio di metri al giorno sia nella zona di Zaporizhzhia, a sud, con l’obiettivo di sfondare verso Melitopol e poi arrivare sul Mar di Azov, sia nella zona di Bakhmut, dove c’è pressione ucraina da qualche settimana. Ma anche qui le avanzate si misurano nei termini di qualche chilometro. A questo bisogna aggiungere che i russi hanno cambiato modo di combattere (...).
In che modo? Come si sono riorganizzati?
Con una fittissima rete di postazioni anticarro, anche mobili, cercando di mimetizzarsi con la vegetazione. Quindi, in primis, la lentezza dell’avanzata ucraina è spiegata da questa organizzazione difensiva russa che è molto ben articolata, in seguito alla quale anche Kiev ha dovuto cambiare tattica, anche perché ha subito sensibili perdite sia in termini di vite umane che di carri armati, il 20% dei mezzi corazzati nei primissimi giorni della controffensiva, secondo stime Usa. Dunque è difficile fare previsioni.
Le forniture, in particolare i Leopard e gli F-16 americani entro il 2023, si possono considerare risolutive?
No, non lo sono. I Leopard sono arrivati ma bisogna saperli usare nel modo corretto e nelle aree dove possono essere determinanti. (...)
E il supporto aereo?
Gli F-16, qualora disponibili negli aeroporti ucraini, devono avere piloti di Kiev addestrati e “combat ready”, ci vogliono mesi di preparazione per essere in grado di essere efficaci. Al momento e per altro tempo la Russia mantiene la superiorità aerea nell’area di combattimento.(...)
Qual è a suo modo di vedere l’evoluzione prossima ventura del conflitto?
Questa è una guerra totale, convenzionale, simmetrica e ad alta intensità: (...) ogni spostamento di equilibrio avviene con un’inerzia immensa dovuta alla massa di uomini e mezzi in gioco. Dunque aspettarsi sviluppi rapidi è impossibile, (...). La guerra nei prossimi mesi continuerà a essere logorante e sanguinosa per la lenta progressione di qualche chilometro, ostacolata in modo molto pesante dai russi. (...)
La previsione tutta occidentale che i russi avrebbero ceduto non si è realizzata. È chiaro che questa avanzata molto lenta soprattutto nella zona di Zaporizhzhia potrebbe portare prima o poi a qualche conquista significativa, ma in questo momento non si vedono possibili risultati tali da cambiare questo ritmo lento. (...)
Come commenta le dichiarazioni sull’Ucraina della Meloni a Washington?
Per il Governo italiano rimanere al fianco dell’Ucraina rappresenta l’unica via per raggiungere una soluzione diplomatica al conflitto, e chi sostiene la bizzarra tesi per cui gli alleati di Kiev stanno favorendo la guerra si sbaglia: è esattamente il contrario. Per il presidente Meloni avere aiutato l’Ucraina a resistere all’invasione per oltre 500 giorni significa “costruire uno stallo, che è la base negoziale più potente di tutte: la diplomazia ha bisogno di un certo grado di equilibrio, che abbiamo costruito in questo modo”. Una risposta che non posso che condividere. Il nostro Paese deve continuare e rafforzare l’impegno a sostenere l’Ucraina nei modi e con i mezzi a sua disposizione. È una battaglia per la democrazia.
Ascoltiamo gli Esperti, raccomandano i Ben Pensanti non gombottisthi non negazionishti : tipo il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-ucraina-il-logoramento-continua-prepariamoci-a-un-altro-anno-di-guerra/2571530/
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curiositasmundi · 5 months
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Un giardiniere, originario di Treviso, residente nel veneziano che in una pausa lavorativa stava visitando la mostra di Palazza Zabarella. Giovane ma non per questo attivista politico o militante di Ultima Generazione. Nella vicenda che ha portato al fermo e alla denuncia di sette persone ritenute in procinto di compiere un'azione per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la crisi climatica, c'è finito pure lui oltre ad Edoardo Fioretto, il giovane giornalista de Il Mattino portato in Questura insieme agli altri sei.
La notizia ha avuto una certa eco visto che non è, non per fortuna ma perché sancito dalla Costituzione, normale che un giornalista venga caricato su una volante solo per essere lì a fare il suo lavoro. E se il dubbio è che qualcuno lo avesse avvertito, a Fioretto, per esssere lì al posto e al momento giusto, per la stessa logica non si può dire lo stesso di chi ha fermato i 7 giovani? A meno che la Digos non abbia un infiltrato nell'organizzazione Ultima Generazione, fatto che sarebbe altresì curioso se non clamoroso, in qualche modo anche loro lo avranno pure saputo visto che anche loro erano lì, a Palazzo Zabarella. Ognuno fa il suo lavoro.
Detto questo, rimane la questione del sesto uomo. Se gli attivisti di Ultima Generazione arrivano ad autodenunciarsi, perché trattenere un giovane che tutti assicurano non c'entrare per nulla con quanto stava accadendo. Si trovava in un luogo pubblico, a una mostra per la quale c'è la fila ogni giorno, ha comprato il biglietto ed è entrato. Nulla di misterioso insomma. Una vicenda che poteva essere gestita un po' meglio a meno che l'intenzione sia quella di intimidire, anche la stampa in questo caso. Dopotutto è così dalla notte dei tempi,  quando la politica non si prende in carico certe vertenze, inevitabilmente tutto diventa ordine pubblico. Ma così non dovrebbe essere in una democrazia matura. Di quanto accaduto se ne parlerà ancora visto che, come abbiamo già raccontato, la vicenda di Palazzo Zabarella sarà sottoposta all'attenzione del ministro Piantedosi sottoforma di interrogazione parlamentare.
E' chiaro che la Digos era al corrente delle intenzioni degli attivisti, altrimenti non si sarebbero trovati lì. Non stiamo parlando di una pericolosa organizzazione, anzi nel loro spirito è insito il concetto di resistenza passiva tanto che anche questa volta i cinque si sono autodenunciati. Più vicini a un gruppo di boy scout che a eco terroristi, per intenderci. Eppure è chiaro che le questure di tutta Italia sono impegnate molto seriamente su questo fronte. C'è un certo impegno nel cercare di fermare questa rete di attivisti. Ma al netto dei giudizi e tornando ai fatti di due giorni fa, è passato sotto traccia il fermo di questo che chiameremo, per semplicità, il sesto ragazzo. Assolutamente estraneo all'organizzazione eppure è stato portato lo stesso in Questura dove c'è rimasto oltre 4 ore, visto che quando il giornalista che è stato trattenuto per quel tempo, quando gli è stato finalmente permesso dì andarsene lo ha visto ancora lì. Foto segnaletiche, impronte digitali, un avvocato d'ufficio, solo per essere evidentemente stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, al contrario di Fioretto che invece si trovava nel posto giusto, dove succedono le cose.
Questa vicenda, che è un mix pasticciato di buone intenzioni, non può non portare a fare una riflessione sui giovani. Se non partecipano e non si interessano alla politica, vengono classificati come menefreghisti, se lo fanno, è un attimo che vengano assimilati a pericolosi terroristi. Lo stesso discorso vale per la stampa. Se un giovane giornalista sta al suo posto, che è poi esattamente dove non dovrebbe stare, tutto bene. Appena si cominciano a prendere iniziative, che poi è insito sia nell'essere giovane che nel fare questa professione, cominciano i problemi. Qualche contraddizione da risolvere non ci pare tanto azzardato affermare che ci sia, evidentemente.
[...]
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA CRISI VISTA DA BOTTICELLI
"La calunnia" (Uffizi, Firenze) viene considerata una tavola appartenente a una terra di mezzo, tra la fine delle illusorie certezze umaniste di matrice neoplatonica e l'inizio di una consapevolezza intensa e profonda.
Risale a un periodo compreso tra il 1491 e il 1495, anni di svolta nella Firenze che assiste alla scomparsa di Lorenzo de Medici e all'ascesa effimera del frate ferrarese Girolamo Savonarola, con la successiva costituzione della "repubblica" che vedrà in Niccolò Machiavelli il più acuto tra i suoi protagonisti.
Sandro Botticelli (1445 - 1510) di quell'età di mutamenti radicali se ne fece imprevisto interprete: da artista di profonda sensibilità, artefice che aveva dipinto la gloria della "Signoria" medicea, seppe tuttavia intuire prima del tempo l'esigenza espressiva della crisi incombente, di una cupa caduta, dell'inesorabile e lunghissimo scivolamento che lascerà solo vestigia mute in una Firenze ingessata nel vanto fuggevole di impareggiabili forme architettoniche e artistiche.
Le fiamme alte dei "fuochi delle vanità" non bastarono a illuminare fino in fondo le piazze della città: quanta produzione artistica venne bruciata, sacrificata sugli altari di una rivoluzione di parole.
Ma non quest'opera del maestro della "Nascita di Venere" e della "Primavera": un quadro che segna, nei suoi chiaroscuri e nella concitazione drammatica della scena, l'avvento del tragico e grandioso "rinascimento" cinquecentesco.
Con la "Natività mistica", del 1501, il ciclo inaugurato da "La calunnia" si chiuse in un delirante, inascoltato appello.
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ross-nekochan · 2 years
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In questo periodo sto ascoltando i podcast dei Tlon del 2018 e penso: cosa abbiamo imparato dalla pandemia? A fare i colloqui online e poco più. Esme_psithurisma su Instagram giustamente sottolineava come anche per lei togliere la possibilità di seguire online è stato un errore per un milione di motivi diversi: mancanza di aule per accogliere tutti gli studenti, tempo meteorologico avverso, patologie fisiche, psicologiche e chi più ne ha più ne metta.
Ho avuto il privilegio di osservare le università italiane del Nord e del Sud in quel periodo: le università del Sud hanno semplicemente scaricato la responsabilità sul singolo docente, che ha dovuto mettersi su una piattaforma e fornire agli studenti gli strumenti per potersi collegare; l'università del Nord (quelle ricche) hanno creato piattaforme apposite per rendere l'esperienza quanto più fluida possibile, permettendo addirittura la fruizione delle lezioni registrate anche mesi dopo. Interi corsi di laurea caricati sulla piattaforma apposita.
Cosa se n'è fatto di questo materiale? Cosa se n'è fatto di milioni di euro per creare tutta questa organizzazione? Tutto buttato.
Di certo per le università del Sud non sarebbe stato fattibile propendere per una didattica online. Come detto, la responsabilità è stata scaricata sul singolo, che ora ha il dovere di andare in aula. Cosa dovrebbe fare? Portarsi il pc dietro e organizzare collegamenti online di propria iniziativa?
Le università del Nord invece, hanno preferito fare un passo indietro. Loro, capaci di monetizzare tutto, anziché fregiarsi dell'ennesimo atto di incisività e di progresso, hanno letteralmente vanificato un ingente investimento che avrebbe potuto cambiare la storia della didattica e del mondo universitario.
L'università è fatta per essere in presenza non c'è dubbio, come non c'è dubbio che molti sono pigroni e abusano della didattica online. Ma che io sappia la conoscenza dovrebbe anche essere inclusiva e democratica. Invece si è tornati a relegare la conoscenza a quei privilegiati che se la possono permettere (fisicamente, psicologicamente ed economicamente), quando in verità le lezioni universitarie sono state sempre aperte, libere e gratuite proprio in virtù del principio della democrazia del sapere.
Nel frattempo, su Instagram mi compaiono reels comici in cui gli anglofoni della GenZ rinunciano a una proposta di lavoro se questa non è 100% remote.
In conclusione, dunque, che cosa abbiamo imparato dalla pandemia? A fare i colloqui online e poco più.
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ambrenoir · 11 months
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E SE TI AVESSERO RACCONTATO UN'ALTRA VERITÀ? Esisteva nel 1900, ma un paziente guarito è un cliente perso e quindi doveva essere bandito.
“Fino al 1833, la Cannabis Sativa era la più grande coltura agricola del mondo, ed era possibile ottenere innumerevoli prodotti diversi da questa pianta perché la pianta di canapa ha la fibra naturale più resistente al mondo.
Da esso si possono ricavare tessuti, oli, medicinali e carta.
Fino al 1900, la maggior parte dei tessuti era di canapa, e circa il 50% dei farmaci in commercio, per quasi tutta la seconda metà del 19° secolo. Oltre 25.000 prodotti cellulosici (dalla dinamite al cellophane).
Ma già nel 1900 negli Stati Uniti cominciarono ad apparire sui giornali note sorprendenti che richiamavano l'attenzione sui pericoli di questa dannata pianta che faceva impazzire i neri e li faceva suonare "la musica del diavolo": fu allora che nacque il blues.
E un paziente guarito, che può anche vestirsi, mangiare e trarre energia dalla pianta, era un cliente smarrito. Quindi la cannabis o la canapa sono state bandite in tutte le sue forme. Non poteva competere con le nascenti industrie del cotone, degli alimenti trasformati e del petrolio.
Col tempo fu chiamata "marijuana", un'allusione dispregiativa ai messicani (i primi a portare questa pianta negli Stati Uniti) che la consumavano fumando dopo ore di duro lavoro.
Ad oggi, la sostanza che uccide più persone al mondo (batte AIDS, eroina, crack, alcol, cocaina, incidenti stradali, incendio e criminalità messi insieme) è il tabacco. Tuttavia, in molti paesi riceve sussidi dallo stato e nella sua produzione vengono utilizzati anche fertilizzanti radioattivi.
Il tabacco uccide quasi 8 milioni di vite all'anno in tutto il mondo; alcol oltre 3 milioni. Anche la caffeina è responsabile di quasi 10.000 morti ogni anno e altre 7.500 persone (solo negli Stati Uniti) uccise da antidolorifici.
Se pensiamo alla dipendenza, ad esempio, prima della cannabis, i livelli di dipendenza (secondo la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità) comprendono nicotina, alcol, eroina, cocaina, antidolorifici e caffè.
Quattro delle sei sostanze elencate (a cui lo zucchero può essere aggiunto secondo una nuova ricerca) sono legali.'
Sorprendentemente, le sostanze più dannose sono legali e le sostanze a beneficio dell'uomo comune sono severamente vietate.
È ora di capire
M. Hołownia
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