#opposizione innocua
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Ma davvero @medusaxxx4ever mi ha bloccato dopo questo post? 😱
Rifiutare un confronto pacato, che fra l'altro partiva da basi condivise, è il tipico atteggiamento fascista degli antifascisti, dei gretini globalisti woke e dei covidioti.
Trovo che una chiusura al dialogo di questo tipo sia di una violenza maggiore di una rissa per strada: lì posso difendermi e rispondere, qui no. Il mio pensiero non interessa, vengo escluso, rifiutato, bandito dal consesso come se fossi un appestato o un pericoloso dissidente.
Solo chi conosce la debolezza delle sue argomentazioni usa la censura per impedire di essere contraddetto. Vedi, ad esempio, come si cerca di zittire le voci fuori dal coro con la scusa delle fake news.
A volte penso che non si voglia combattere le dittature ma, semplicemente, diventare i dittatori. Cambiano le parole d'ordine ma non i comportamenti...
Nello specifico, si preferisce continuare a lamentarsi dei complotti dei poteri forti piuttosto che confrontarsi per trovare soluzioni e strategie concrete per cambiare le cose, si preferisce la denuncia sui social all'azione, un like in più dato da chi la pensa già come noi piuttosto che fare cambiare idea a chi non lo fa. Il dialogo ed il confronto sui social non esistono, ci sono solo circoli autoreferenziali che si parlano addosso, si danno ragione a vicenda e non fanno nulla che possa avere delle ripercussioni nel mondo reale.
Un'opposizione di questo tipo è il sogno bagnato di qualunque potere autoritario! Del resto è risaputo, can che abbaia non morde.
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Dentro la notte - I Parte ( 8 Gennaio 2017)
DENTRO LA NOTTE
La guerra era in corso da circa due anni, i paesi che avevano contribuito al suo scoppio erano sull’orlo del collasso economico. Uno degli assi principali interessava almeno cinque nazioni della vecchia Europa –erano tutti organizzati in coalizioni - e alcuni paesi cambiavano coalizione a seconda di come soffiava il vento della politica e dagli eventuali successi in campo bellico. Henry Lyndon, esponente massimo del Partito Unico Conservatore in quei giorni tempestosi, aveva un diavolo per capello. Il suo consenso politico era diminuito molto negli ultimi mesi ed erano passati alcuni anni dal giorno in cui si erano tenute regolari elezioni. La crisi politica e la successiva guerra avevano contribuito alla nascita di governi totalitari in tutto il mondo. In molti paesi c’era ancora un’apparente copertura democratica che sembrava funzionare provvisoriamente, ma da un pezzo essa dava segnali di sgretolamento. Una di quelle mattine, il Presidente Lyndon aveva convocato alla sua presenza uno dei suoi vicepresidenti, Alfred Saint George, egregio membro del partito di opposizione- il Partito Unico Popolare- con il quale da molto tempo aveva dichiarato tregua per via della minaccia rappresentata dalla guerra continua e dalle numerose insurrezioni popolari. L’ultima era scoppiata grazie allo scandalo legato ad uno dei membri più anziani del Partito Unico Popolare, Otto Schwarz. L’incauto uomo politico era finito sotto ricatto a causa di alcuni filmati di carattere intimo che una giovanissima prostituta aveva minacciato di dare in pasto ai media e all’opinione pubblica. La situazione era molto critica, il vecchio Schwarz l’aveva combinata proprio grossa questa volta. Il suo intero staff era al corrente dei suoi lussuriosi diversivi e del fatto che il vecchio era ormai finito in bancarotta a causa dei suoi sconsiderati investimenti e dello sciallo che aveva fatto del suo denaro guadagnato per mezzo della corruzione. Ormai c’era solo l’ombra di tutto quello che un tempo gli aveva permesso di mantenere un intero harem di prostitute e di comprare la discrezione di persone altolocate con molto potere.
Quindi, una mattina di settembre, Lyndon aspettava fuori dalla sede del Parlamento Europeo il vicepresidente Saint George per andare a bere un caffè insieme prima dell’inizio di un’infinita riunione con i rappresentanti dell’ancora esistente parlamento che decideva i destini di tutti i paesi membri. Quando si sedettero a tavola, in un discreto bar della zona, il Presidente non usò nessun tipo di eufemismo per dire al suo vice quello che bisognava fare:
“La testa di quel vecchio è partita del tutto, tu questo lo sai bene, bisogna farlo smettere di combinare casini e di metterci nei guai.” Era molto arrabbiato mentre pronunciava queste parole. Rimase con lo sguardo fisso nel suo interlocutore per capire qualcosa dalla sua reazione.
Alfred Saint George era molto titubante, nel fondo voleva bene al vecchio, sapeva che era fonte di problemi per tutti i membri del partito, ma si ricordava ancora di quando egli stesso era un semplice giovane avvocato dalle grandi speranze, e di come aveva avuto la fortuna di conoscerlo. Grazie a lui aveva avuto successo ed i suoi sogni di gloria avevano trovato modo di avverarsi, non se la sentiva di condannarlo come avevano fatto gli altri.
“Cosa proponi di fare?” chiese molto preoccupato.
“Bisogna eliminarlo,” rispose Lyndon senza giri di parole.
“Vuoi assoldare qualcuno?” chiese Saint George, colto da un brivido di freddo improvviso.
“Assoldare qualcuno comporta sempre il rischio di un ricatto. Bisogna che lo faccia qualcuno di noi.”
Dopo aver bevuto un altro sorso di caffè, Lyndon continuò: “Pensavo di farlo io stesso, per certe cose ci vuole sangue freddo. Via il dente, via il dolore.”
In quel momento la mente di Alfred venne attraversata dai ricordi dell’ascesa politica di Lyndon, della sua nota mancanza di scrupoli, delle accuse infamanti che aveva rivolto ai suoi nemici politici, della sua crudeltà verso gli altri. Una volta un giornalista aveva scritto un articolo sull’infanzia del massimo esponente del partito conservatore. Si trattava di un’intervista a qualcuno che lo aveva conosciuto da bambino e costui aveva parlato di torture inflitte a degli animali indifesi e della capacità del futuro politico di calpestare psicologicamente i bambini più piccoli e deboli. Alfred ebbe un sussulto nel momento in cui questi ricordi affiorarono nella sua mente, non avrebbe potuto sopportare che quel vecchio pasticcione soffrisse inutilmente prima di morire. A quel punto prese una decisione, la sua voce si fece flebile:
“Se mi permetti di farlo a modo mio, me ne occuperò di persona,” disse con poca convinzione, ma cercando di mantenere la voce ferma. Le mani gli tremarono.
Henry Lyndon sorrise mostrando una fila di denti bianchi, appuntiti e sottili: “Non ti preoccupare per le eventuali conseguenze, in caso di guai ho il potere di mettere a tacere chiunque.” A quel punto, intanto che Saint George aveva ancora in mano la sua tazza, Lyndon gliela prese con la scusa che il caffè si era raffreddato e che non valeva la pena continuare a berlo. Si trattava di un tentativo dissimulato di sfiorare la pelle del suo collega. Qualche volta aveva già fatto qualcosa di simile, ma Alfred aveva provato ribrezzo all’idea del contatto fisico con quell’essere, non tanto per il fatto che si trattasse di un altro uomo, ma per la sua ferocia nascosta. Sapeva, come lo sapevano tutti, che il suo ultimo partner l’aveva abbandonato per crudeltà mentale. Il Presidente era ancora un bell’uomo, aveva un fisico snello, una bella voce, oltre ad essere molto abile nel suo lavoro. Saint George non l’aveva mai considerato da un punto di vista sessuale. Dopotutto, diceva a se stesso, egli era un uomo rispettabile, sposato e con dei figli, ed era molto preoccupato per il futuro della sua famiglia.
Alcuni giorni dopo, Saint George ottenne un invito a cena da parte di Otto Schwarz e si recò nella sua residenza. Si trattava di una villa antica piena di quadri e mobili di grande pregio appena fuori dalla città. L’invito gli era stato rivolto a voce, quindi non aveva da temere né tabulati telefonici né fogli di carta compromettenti. Il vecchio era vestito in maniera impeccabile e quella sera ricevette il suo collega in salotto con la massima gentilezza. Dopo cena Otto si era confidato con lui:
“Lo so che quella ragazzetta è andata a dire delle cose che possono mettermi nei guai. Vuole farsi pagare un sacco di soldi per tenere la sua piccola bocca chiusa. Purtroppo sai come sono messo adesso, non posso nemmeno permettermi camerieri a tempo pieno come ai vecchi tempi.” Il vecchio sospirò.
Saint George sapeva che diceva la verità, quella sera era stato ricevuto da Schwarz in persona. Il cuoco aveva lasciato la cena pronta ed era andato via nel tardo pomeriggio, il maggiordomo sarebbe venuto solo il giorno dopo a mettere a posto la casa.
Alfred aveva paura, aveva sentito molte volte disquisire il suo mentore di belle donne, molto giovani, troppo a volte, e sapeva che alcune avevano perfino problemi di dipendenza da stupefacenti. Quello delle droghe era diventato un vero problema, erano state create numerose sostanze di sintesi, una più pericolosa dell’altra. Era molto difficile individuare i laboratori che si occupavano di fabbricarle, alcuni giornalisti erano dell’idea che molti dei produttori venissero protetti da uomini della politica importanti.
“Mi dispiace per i tuoi problemi, anche noi ne abbiamo adesso. Sai?” disse infine Saint George dopo una lunga pausa.
“Vedrai che riuscirò a convincere con le buone maniere la piccola a lasciar perdere. È veramente una ragazzina molto, molto carina.” Il vecchio era diventato mellifluo, chissà cosa stava ricordando di preciso in quel momento. Poi continuò: “E pensare che l’ho trattata sempre con il massimo riguardo, ho aiutato la sua famiglia a ripianare alcuni dei debiti che avevano contratto, non le ho mai chiesto nulla, oltre ad un po’ di affetto e la solita, innocua prestazione che chiedo a tutte le ragazze che mi frequentano.”
Saint George sapeva della debolezza del vecchio riguardo alle fantasie da harem, noto suo vezzo che l’aveva indotto a frequentare personaggi poco raccomandabili ed a corrompere alcuni membri della polizia. Ultimamente gli erano arrivate delle voci di corridoio che dicevano che molte delle sue preferite lo stavano abbandonando per via della sua attuale situazione. Saint George sorrise ricordandosi di alcuni dei particolari di quelle voci.
“Ho portato un po’ di Porto,” disse Saint George estraendo una bottiglia da una fine scatola di cartone decorata con un fiocco color oro.
Il vecchio si alzò dalla sedia per prendere delle coppe che si trovavano in un mobile fatto di legno anticato. Alfred, quel giorno, indossava un anello d’oro con un’agata. Si trattava di un gioiello particolare: bastava far scattare con un dito una piccola chiusura metallica ad un lato della pietra che essa si sollevava e rivelava uno scomparto segreto. Prima di venire all’appuntamento, Alfred aveva riempito il minuscolo scomparto con della polvere bianca finissima. Si trattava di una sostanza tossica molto potente.
Di nuovo a tavola, Schwarz si era fatto versare un po’ del liquore nella sua coppa e si era messo a sorseggiare piano quella prelibatezza con immenso piacere. Saint George lo fissò per un attimo e gli chiese all’improvviso se conservava ancora una copia del giornale dove era scritto l’ultimo articolo scandaloso sul suo conto. Otto si alzò di nuovo per andare a cercare il giornale, i suoi movimenti si erano fatti un po’ pesanti. In quel momento Alfred ne approfittò per mettergli la polverina nella bevanda. Si trattava di un veleno che non lasciava tracce nel sangue, glielo aveva dato apposta Lyndon senza rivelargli nulla sul conto del suo fornitore.
Non erano passati nemmeno dieci minuti da quando il vecchio aveva bevuto l’ultimo sorso di Porto, che già russava tranquillo sulla sua sedia. Alfred aveva le lacrime agli occhi. Sapeva che il veleno prima provocava un sonno profondo e dopo sopravveniva l’arresto respiratorio. Prese un fazzoletto dalla sua tasca ed incominciò a pulire tutti gli oggetti che erano venuti a contatto con la sua persona e prese con sé la scatola vuota di Porto e la bottiglia. Ebbe un attimo di titubanza quando si allontanò verso la porta d’ingresso. Un improvviso senso di angoscia si era impossessato di lui, in quel momento credette che prima o poi avrebbe subito le conseguenze di quel suo atto criminale.
Da quel giorno, Saint George non riuscì più a dormire tranquillamente. Si svegliava urlando in mezzo alla notte ed i membri della sua famiglia vennero travolti dalla preoccupazione. Sua moglie, Linda, prese l’iniziativa e chiese di parlare direttamente con Henry Lyndon. Questi fece il possibile per calmarla e promise di occuparsene “di persona”. Il Presidente aveva dei contatti con i medici e gli ingegneri genetici che lavoravano per il programma “Vita nuova”. Lyndon aveva paura che Saint George avesse un crollo psicologico e raccontasse ciò che avevano combinato insieme e finisse per rovinare la sua carriera politica in un momento come quello, così delicato per la stabilità del suo governo e le relazioni estere. Bisognava trovare una soluzione.
Lyndon, tramite alcuni dei suoi contatti, era riuscito a sapere quale ingegnere genetico si era occupato di portare avanti il programma del Dr. Marc, il quale aveva rinunciato per motivi personali ad occuparsi del suo progetto “Vita Nuova” alcuni anni prima. Si trattava del Dr. Roger Bateson, il quale, prima di accondiscendere a rivelare una buona parte delle sue scoperte a Lyndon, pretese una quantità spropositata di denaro. Lyndon venne a sapere, così, che Bateson e la sua equipe lavoravano segretamente ad una nuova fase del progetto “Vita nuova”, che consisteva nella possibilità di inserire dei microchip modificati nel cervello dei pazienti affetti da diversi tipi di disturbi: dall’epilessia ai disordini psicotici. I microchip erano fatti di un materiale particolare che si mimetizzava con il tessuto organico in modo da poter essere introdotti nel cervello dell’eventuale ricevente senza che questo ne avvertisse la presenza, ed alterare il suo comportamento e, all’occorrenza, i suoi stessi ricordi. La composizione e la struttura dei microchip variavano a seconda del tipo di disturbo che dovevano curare e delle vie neurochimiche da coinvolgere. Una volta impiantato nella materia cerebrale, esso si espandeva in mille ramificazioni che attraversavano la corteccia in lungo ed in largo, inclusi gli strati sottostanti, come il sistema limbico.
Quando Roger seppe quali erano le intenzioni di Lyndon, ebbe paura di rimanere implicato in qualche guaio. Erano rimasti d’accordo nel vedersi un pomeriggio in un locale non lontano dalla sede del Parlamento. Era un posto tranquillo e Lyndon aveva chiesto una saletta riservata. Quando Bateson venne all’appuntamento trovò una guardia del corpo insieme al Presidente. Dopo che la guardia ebbe ispezionato accuratamente il dottore, per assicurarsi che non portasse armi o registratori, lo lasciò sedersi di fronte a Lyndon. La situazione mise Bateson di cattivo umore, non gradiva affatto essere perquisito e la vicinanza stessa di quell’uomo dal passato oscuro lo metteva a disagio. Prima che Henry iniziasse a parlare, la sua guardia del corpo lasciò la stanza con discrezione. Roger ebbe modo di notare che, nonostante la posizione di potere che occupava Lyndon, egli era ancora un uomo giovane, come lo era anche Saint George. Una volta che si furono sistemati, chiesero al cameriere di portar loro del caffè ed il Presidente diede l’ordine di non interromperli.
“Mi scusi se mi sono permesso di distoglierla dal suo lavoro, ma avrei bisogno di commissionargli qualcosa,” chiese Lyndon educatamente.
“Io avevo pensato che il fatto di averle rivelato l’oggetto delle mie ricerche fosse più che sufficiente,” rispose Bateson fissando con diffidenza il suo interlocutore. Lyndon sorrise:
“Diciamo che per me è il punto di partenza per qualcos’altro.”
“Potrebbe specificare meglio?”
“Ho un caro amico che avrebbe bisogno di una ‘cura’ speciale. So che il vostro progetto è ancora in via di sperimentazione, a me serve sapere se occorrerà molto tempo per creare un microchip su misura per una persona alla cui salute tengo molto.” Bateson si chiese se ci fosse qualcosa di vero nelle parole di Lyndon.
“Dipende da che cosa si tratta, anche dal tipo di cambiamento che vuole vedere in questa persona.”
“Si tratta di qualcosa di speciale, voglio che questa persona riesca a superare un trauma, un evento doloroso al quale ha assistito tempo fa e che non riesce a dimenticare.”
“Mi servirebbe del materiale genetico appartenente a questa persona a lei tanto ‘cara’, ma vorrei che il mio coinvolgimento in questa storia fosse minimo. Non vorrei che risultasse qualcosa di scritto su quello che dovrò fare.” Lyndon lo fissò con interesse e gli disse i maniera calma ma ferma:
“Non si preoccupi per quello. Per quanto riguarda la mia riservatezza e quella del mio entourage può stare tranquillo. Si ricordi, comunque, che non le conviene rifiutare, sono tempi difficili ed è un miracolo che ci siano ancora dei fondi da destinare alle ricerche scientifiche. Cerchi di non farsi pregare troppo.” Il Presidente sorrise in maniera beffarda, Bateson non vedeva l’ora che quella conversazione finisse. Si augurò solo che i suoi contatti con quell’uomo fossero solo strettamente di lavoro da quel momento in avanti.
Nei giorni successivi, Lyndon ebbe altri incontri con il Dr. Bateson, e nel frattempo si era procurato del materiale genetico appartenente a Saint George attraverso sua moglie, Linda. Essi erano campioni di saliva e capelli, i quali, prontamente, furono consegnati nelle mani dello scienziato.
Uno di quei giorni, al momento opportuno, Lyndon si era incontrato da solo con il vicepresidente, il quale, agli occhi degli altri, era più di un amico per lui, e gli aveva promesso un sicuro sollievo dalle sue pene. Gli aveva spiegato che sarebbe stato sottoposto ad una procedimento medico indolore e che non aveva nulla da temere. Si trattava, così spiegava, di un’innocua cancellazione di ricordi dolorosi.
Erano passati alcuni mesi, e Bateson e gli altri ricercatori ottennero la licenza per poter commercializzare i loro speciali microchip per conto dello stesso governo. Essi vennero usati ampiamente per curare le persone gravemente traumatizzate dalla guerra. Lo elettroshock praticato in altre epoche per i casi disperati, era stato rimpiazzato da questi speciali microchip nel cervello che bloccavano l’accesso ai ricordi che provocavano stati di ansietà. Era il sogno diventato realtà per chiunque soffrisse.
Nel frattempo, Saint George aveva acconsentito a farsi operare. Il procedimento usato con lui fu quello consigliato dall’equipe medica che aveva seguito il suo caso. Bateson, contro la sua volontà, dovette eseguire una piccola modifica nel microchip destinato a Saint George, in modo che questi non solo avesse la possibilità di bloccare i propri pensieri dolorosi per mezzo del minuscolo aggeggio, ma seguisse le indicazioni di Lyndon a ogni sua richiesta. Molti dei ricordi di Saint George erano stati modificati in modo da indurlo a credere che il Presidente fosse una persona perbene e meritevole di fiducia. Da quel momento in poi, Alfred divenne il burattino prediletto del noto politico. Egli era in grado di fargli credere qualsiasi cosa, bastava applicare su di lui dei comandi particolari. Si trattava di parole chiavi con dei rimandi alla sua memoria falsificata che la povera vittima riteneva autentica, ed egli rispondeva nella maniera giusta nella circostanza appropriata. Bateson seppe in maniera indiretta del vero scopo della menomazione della memoria di Saint George, ma non poteva parlare, non solo per il fatto di essere stato corrotto, ma anche perché durante tutti i suoi appuntamenti con Lyndon egli ignorava che quest’ultimo si era portato sempre un registratore nascosto sotto la camicia, e del quale si era servito per registrare ogni parola dello scienziato. Egli era in trappola e costretto a tacere per sempre.
Il giorno in cui Lyndon chiese a Saint George notizie sulla prostituta che stava ricattando Otto Schwarz, egli gli promise di occuparsi del caso personalmente e con impegno. Conosceva alcuni membri della polizia che erano stati corrotti in passato dal vecchio politico, e credeva di conoscere abbastanza bene il tipo di azioni che avevano compiuto per suo conto. Questo poteva risultare molto utile per spingerli a collaborare e rintracciare la ragazza a qualsiasi costo.
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