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PRIMA PAGINA Globo di Oggi giovedì, 02 gennaio 2025
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Friedrich Nietzsche fu protagonista di uno degli episodi più commoventi nella storia dei pensatori occidentali.
Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò di fronte a una scena che cambiò la sua vita per sempre.
Vide un cocchiere che colpiva con forza il suo cavallo, stremato e incapace di proseguire. L’animale era completamente esausto, senza più forze per andare avanti. Tuttavia, l’uomo continuava a frustarlo per costringerlo a muoversi nonostante l'evidente stanchezza.
Nietzsche rimase sconvolto da quanto stava accadendo. Si avvicinò rapidamente e, dopo aver rimproverato il cocchiere per il suo comportamento, abbracciò il cavallo ormai a terra e iniziò a piangere. I testimoni raccontano che gli sussurrò alcune parole all’orecchio, parole che nessuno riuscì a udire. Secondo la leggenda, le ultime parole del filosofo furono: “Madre, sono stupido”.
Dopo quel momento, Nietzsche cadde a terra privo di sensi e la sua mente collassò. Non parlò più per i successivi dieci anni, fino alla sua morte. Non riuscì mai a riprendere la sua vita razionale dopo quell’episodio. La polizia fu avvisata e il filosofo venne arrestato per aver disturbato l’ordine pubblico. Poco dopo, fu portato in un sanatorio.
La società dell’epoca considerò il gesto di Nietzsche — abbracciare il cavallo maltrattato e piangere con lui — come una manifestazione della sua follia. Sebbene molti vedano ancora oggi l’episodio come il frutto della sua malattia mentale, ci sono anche interpretazioni più profonde e consapevoli.
Lo scrittore Milan Kundera, nel suo romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, riprende l’episodio di Nietzsche e lo interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche chiese scusa al cavallo a nome dell’intera umanità, per la crudeltà con cui trattiamo gli altri esseri viventi, per esserci trasformati nei loro carnefici e averli sottomessi al nostro servizio.
Nietzsche non era noto per un particolare interesse verso il mondo animale o per una sensibilità ambientale, ma senza dubbio l’episodio del maltrattamento ebbe un impatto enorme su di lui. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale ed emotivo. Non si identificò tanto con l’animale stesso, quanto con il suo dolore, trovando un legame che trascendeva l’immediato. Era un’identificazione con la vita.
Da Pedro Arturo Hernández Zeta.
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Non ti vedo. So bene che sei qui, dietro una parete fragile di calce e di mattoni, alla portata della mia voce, se chiamassi. Ma io non chiamerò. Ti chiamerò domani, quando ormai non vedendoti, immagini che ancora tu sia qui, accanto a me, e che basti oggi la voce che ieri ho trattenuto. Domani… quando tu sarai al di là di una fragile parete di venti, di cieli e di anni.
Pedro Salinas
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Pedro Salinas
Il bacio che non ti ho dato
Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra.
Intense, rosse.
Un bacio così corto durato più di un lampo,
di un miracolo,
più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla ormai,
a nulla era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso non sulla bocca,
no, non più - dov'è fuggita?
Le poso sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite dal bacio che hanno baciato.
E dura, questo bacio più del silenzio, della luce.
Perchè io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No. Ti sto baciando più lontano.
Foto da "C'era una volta in America (1984)
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Oggi le mani sono la memoria. L'anima non rammenta più, è dolente di tanto ricordare. Ma nelle mani resta il ricordo di ciò che hanno accolto...
|| Pedro Salinas
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Lo troveremo, sì.
Il nostro bacio.
Sarà su di un letto di nubi,
di cristalli o di braci?
Sarà
fra un minuto,
o domani,
o nel secolo futuro,
o proprio all’estrema soglia dei mai?
Vivi, morti? Lo sai?
Con la tua carne e la mia,
con il mio nome ed il tuo?
O forse dovrà essere con altre labbra,
con altri nomi
e dopo secoli,
ciò che oggi vuole essere,
qui, sin da ora?
Non lo sappiamo.
Sappiamo che sarà.
Che in qualche cosa, sì, e in qualcuno
si dovrà realizzare
questo amore inventato
senza terra nè data
dove posarsi ora:
il grande amore sospeso…
Pedro Salinas
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Chapitre 2
Mi sono sentita triste oggi malgrado i sorrisi.
Mi sono seduta sul bordo del muretto che da sul canale della mia città. Una nuvola grigia rifletteva nell'acqua, il resto del riflesso comportava colori azzurri e bianchi. Il sole scaldava la pelle.
Stavo seduta con gli airpods nelle orecchie, avevo una canzone dedicata alle malattie mentali in testa. Gli abbai di un cane mi hanno fatto deviare lo sguardo verso di lui. Come sembra semplice provare emozioni quando sei è un animale. Voglio dire, sei felice, abbai, sei triste, abbai, sei arrabbiato abbai. Tu invece, persona normale che deve avere un'immagine "normale" nella società, beh le emozioni non puoi mai lasciarle vivere pienamente senza mai farti giudicare.
Mi sono seduta sul bordo del muretto perché avevo appena litigato con N. Ieri sera, abbiamo continuato a parlare, ma non abbiamo risolto niente. Stamattina mi ha mandato il "buongiorno" ma non ne ero felice. Mi sembrava forzato, come se dovesse farsi perdonare qualche cosa. Nel pomeriggio mi ha fatto capire che non avrebbe voluto proseguire le conversazioni senza sapere che ci fosse dell'attrazione fra noi. E non so se sto trovando una scusa per liberarmi di lui, ma non ho apprezzato questa frase. Gliel'ho detto, ma ha rigirato la situazione contro di me. Non mi è piaciuta come cosa, e ho quindi deciso di smettere di rispondere. Ma gli manco, lo vedo dagli accessi su whatsapp, sapendo che usa l'applicazione soltanto con me.
M et K oggi al top, le mie colleghe, i miei sorrisi quotidiani. Principessa e Pedro, abbiamo riso molto con le mie cazzate.
F, quanto mi manchi, ti amo per sempre.
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Oggi le mani sono la memoria.
L’anima non ricorda, è addolorata
da tanto ricordare. Ma nelle mani resta
il ricordo di quello che hanno stretto...
Pedro Salinas
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(Henri de Toulouse-Lautrec, A letto, il bacio, 1892)
“Prolungamento di un bacio" Pedro Salinas
Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra. Intense, rosse.
Un bacio così corto
durato più di un lampo,
di un miracolo, più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla
ormai, a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
non solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non più
– dov’è fuggita? –
Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura questo bacio
più del silenzio, della luce.
Perché io non bacio ora
né una carne né una bocca
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano.
Pedro Salinas
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PRIMA PAGINA El Mundo di Oggi giovedì, 02 gennaio 2025
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Ciò che tu sei mi distrae da ciò che dici.
Lanci parole veloci inghirlandate di risa, e mi inviti ad andare dove mi vorranno condurre. Non ti do retta, non le seguo: sto guardando le labbra dove sono nate.
Guardi, improvvisa, lontano. Fissi lo sguardo lì, su qualcosa, non so che, e scatta subito a carpirla la tua anima affilata, di saetta. Io non guardo dove guardi: sto vedendo te che guardi.
E quando tu desideri qualcosa non penso a ciò che vuoi, e non lo invidio: non importa. Oggi lo vuoi, lo desideri; domani lo scorderai per un desiderio nuovo. No. Ti attendo più oltre dei limiti, dei termini. In ciò che non deve mutare rimango fermo ad amarti, nel puro atto del tuo desiderio. E non desidero più altro che vedere te che ami.
Pedro Salinas, XXXIV. Ciò che tu sei, da La voce a te dovuta
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Ti ho baciato sulle labbra.
Intense, rosse.
Un bacio così corto
durato più di un lampo,di un miracolo, più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla ormai,
a nulla era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non più
- dov'è fuggita? -
Le poso sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura questo bacio
più del silenzio, della luce.
Perché io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano.
Pedro Salinas
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Pedro Salinas
Il bacio che non ti ho dato
Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra.
Intense, rosse.
Un bacio così corto durato più di un lampo,
di un miracolo,
più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla ormai,
a nulla era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.
Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso non sulla bocca,
no, non più - dov'è fuggita?
Le poso sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite dal bacio che hanno baciato.
E dura, questo bacio più del silenzio, della luce.
Perchè io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No. Ti sto baciando più lontano.
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Famiglia Aldobrandini
Aldobrandini antica nobile famiglia fiorentina, trapiantata a Roma nel XVI secolo. In seguito, si chiamarono del Papa, quando Ippolito Aldobrandini da Fano, del ramo proveniente dalle Marche (dove suo padre Silvestro si trovava esiliato con sua moglie, per i suoi sentimenti antimedicei), venne eletto Pontefice nel 1592, con il nome di Clemente VIII. Nel medio Evo, questa famiglia si divise in tre rami: i Bellincioni furono molte volte eletti alle Magistrature della Repubblica Fiorentina. A Firenze ebbe notorietà con Aldobrandino (1388 - 1453, Magistrato dei Priori (1417), fu dei sedici Gonfalonieri di Compagnia dal 1422 al 1453 (Gonfaloniere di Compagnia porta bandiera della Milizia Urbana), dei Dodici Buonomini nel: 1429 – 1436 – 1436 – 1446, commissario a Montepulciano nel 1428, Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica Fiorentina nel 1434. Ramo Aldobrandini di Lippo (forse derivati dai Bellincioni); gli Aldobrandini di Madonna dal quale discese Ippolito poi Papa Clemente VIII. La famiglia attiva in Firenze si arricchì con il commercio. Il mercante Benci Aldobrandini sposò Giovanna “Bugiazza” nata Altoviti, chiamata così per la sua bontà e la dedizione a fare carità (in queste opere pie si unì anche il marito), si guadagnò l’appellativo di “Madonna”. La coppia da sposati, visse nelle case della famiglia in campo Corbolini (l’attuale piazza Madonna degli Aldobrandini), chiamata familiarmente dai fiorentini “Piazza Madonna”. I due coniugi unirono le loro abitazioni e proprietà. Successivamente ampliate dai loro discendenti fino ad erigere nel XVIII secolo il Palazzo Aldobradini del Papa, ancora oggi esistente. Partigiano dei Medici, fu fra coloro che richiamarono dall’esilio Cosimo, mandatovi da Rinaldo degli Albizzi. Giovanni figlio di Aldobrandino (1422- 1481) tenne la carica di Gonfaloniere della Repubblica nel 1476, distaccatosi dall’appoggiare i Medici, fu costretto a ritirarsi dalla vita politica cittadina. Nel 1480 venne inviato come capitano alla città di Sarzana dove vi trovò la morte. Salvestro (1499 – 1558), studiò legge a Pisa, avversario dei Medici, fu fra coloro che cacciarono Ippolito e Alessandro nel 1527, dando vita all’ultima Repubblica. In quel periodo ricopri la carica di primo Cancelliere alle Riformagioni. Con la caduta della Repubblica e il ritorno dei Medici, nella persona di Alessandro primo Duca, venne arrestato e esiliato a Faenza, da lì nel 1533 venne trasferito a Bibbona, da dove riuscì a fuggire trasferendosi in un primo tempo a Rome in seguito a Napoli.
Papa Clemente VIII Ippolito Aldobrandini A Napoli nel 1536, si trovava Carlo V, ospite del Viceré Don Pedro di Toledo. Si unì ad altri fuorusciti fiorentini nell’ambasceria presso l’Imperatore, per perorare le sorti della loro patria. Ma l’intento dei fiorentini non ottenne il risultato sperato, e furono costretti ancora all’esilio. Salvestro passò a Fano, Bologna, e Ferrara. In seguito, Alessandro Farnese Paolo III lo chiamò a Roma, dove in seguito fu nominato avvocato concistoriale. Ippolito suo figlio venne creato cardinale. Con l’aiuto del Farnese poté dedicarsi agli studi universitari presso le città di Padova, Perugia e Bologna. Pio V dimostrò benevolenza verso la famiglia Aldobrandini, li prese sotto la sua ala protettrice. Ippolito ebbe i titoli di: Prefetto di Castel S. Angelo, avvocato concistoriale, uditore del Camerlengo, nel 1569 uditore di Rota al posto del fratello Giovanni nominato vescovo di Imola e poi Cardinale. La nipote del cardinale Ippolito, Olimpia nata a Roma nel 1567 unica erede dei beni dei genitori Pietro Aldobrandini e Flaminia Ferracci, inquanto suo fratello Pietro venne creato cardinale dallo zio Papa Clemente VIII. Nel 1587 sposò Giovanni Francesco Aldobrandini principe di Meldola e Sarsina. Da questo matrimonio nacquero otto figli: Silvestro diventato cardinale, Margherita sposò Ranuccio Farnese IV duca di Parma e Piacenza, Elena sposò Antonio Carafa della Stadera, Giorgio principe di Meldola e Sarsina (titoli ereditati dal padre), Caterina Lesa sposò Marino Caracciolo, Ippolito cardinale, Pietro duca di Carpineto, Maria sposò Giovanni Paolo Sforza. Poi nel 1467 Olimpia sposò Camillo Pamphili. Con l’estinzione dei Pamphili beni di Margherita, passarono definitivamente ai Borghese. Con l’elezione di Ippolito a Papa, gli Aldobrandini si trasferirono definitivamente a Roma, con il dichiarato nepotismo del Pontefice, ne beneficiarono con vari titoli ecclesiastici. Per riconoscenza aggiunsero al cognome l’appellativo del Papa.
Alberto Chiarugi Read the full article
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XXXIV. Ciò che tu sei
Ciò che tu sei mi distrae da ciò che dici.
Lanci parole veloci inghirlandate di risa, e mi inviti ad andare dove mi vorranno condurre. Non ti do retta, non le seguo: sto guardando le labbra dove sono nate.
Guardi, improvvisa, lontano. Fissi lo sguardo lì, su qualcosa, non so che, e scatta subito a carpirla la tua anima affilata, di saetta. Io non guardo dove guardi: sto vedendo te che guardi.
E quando tu desideri qualcosa non penso a ciò che vuoi, e non lo invidio: non importa. Oggi lo vuoi, lo desideri; domani lo scorderai per un desiderio nuovo. No. Ti attendo più oltre dei limiti, dei termini. In ciò che non deve mutare rimango fermo ad amarti, nel puro atto del tuo desiderio. E non desidero più altro che vedere te che ami.
Pedro Salinas (1971)
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@moonschocolate sono tre ore che provo a leggere 11 pagine ma instead:
Ho visto una review di madama web(manco l’ho visto però)
Sto ascoltando TANGO in repeat
Ho tristemente scoperto che Pedro Pascal sarà nei fantastici 4
Rivisto l’ep di oggi dei bad batch
Scoperto cosa sono le beige moms
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