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PRIMA PAGINA Globo di Oggi domenica, 18 agosto 2024
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Quest'amarti
Quest’amarti celebrando Dante e Beatrice tra ieri ed oggi .. Non t’incontrai bambino nei tuoi prati se non nel sogno quindicenne acceso né ai tuoi viali in sguardo che saluta amor che in palpito sussurra il fiato ma sempre mi rosi di tal miraggio che m’ove cose e disvia ’ntelletto .. E quando c’incontrammo amore mio non vi fu catena che resse anelli arrugginiti al nulla e gli…
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Dorme, il mio angelo
Sembra una creatura fragile, delicata. Durante il giorno affronta la vita, il lavoro, le amicizie e tutto ciò che le capita con gentilezza, pazienza. Non farebbe del male a una mosca. Ma non fatevi ingannare. Questo è solo il quadretto apparentemente idilliaco di quando riposa, sazia d'amore mentre io me la guardo, rapito e istupidito dall'amore.
Non fatevi fuorviare dalla sua apparenza innocua, dai tratti delicati del suo volto e dalla sua magrezza: sotto il cofano invece lei ha un motore truccato, comandato da una sua mente sensualmente dittatoriale. Me n'ero innamorato per la delicatezza dei suoi modi. M'ha stregato con ciò che sa fare col suo corpo. Infine mi ha legato a sé col sapore della sua pelle, con l'expertise della sua lingua, con i suoi odori personali meravigliosi.
Mi comanda. E io in compenso me la lecco tutta con estremo gusto. Ovunque: non tralascio nulla. Nuda è bellissima: è veramente un capolavoro della natura. È una creatura nata per farsi adorare. Nell'intimità non mi fa sconti: pretende obbedienza assoluta. Non ho margini di manovra, con lei. Né li desidero più. Eseguo alla lettera i suoi ordini e godo nell'esserle sottomesso, amo essere un valido aiuto perché lei possa godere.
Durante il giorno, lavoro, discuto, guadagno denaro, organizzo il lavoro di centinaia di uomini e donne. In pratica sono una persona risoluta, equilibrata e generosa, che quando occorre sa farsi rispettare. Ma, come sottofondo alle mie azioni, c'è sempre il costante pensiero di lei, la voglia di sentirne sulla mia lingua il sudore intimo, dopo la sua giornata d'impegno. E a seguire, sempre lei: nel mio palato e in gola, quando ingoio i suoi umori. Dio, se è una “croce e delizia”, questa donna per me!
La sera ceniamo, rigoverniamo chiacchierando allegramente, diamo una ripulita in giro e organizziamo la colazione e i vestiti per l'indomani. D'un tratto, lei si fa estremamente seria. È sparita ogni traccia di dolcezza dal suo comportamento. Io non vedo l'ora che ciò accada. Mi ordina di “saggiarla”, di prepararla e io eseguo, fingendo di volerla domare. La frugo nell'intimità, la faccio eccitare.
Ma d'un tratto la sua recita nella parte dell'agnello finisce, s'è stufata ed esce fuori la leonessa ruggente. Mi dà ordine di portarla in camera. Capisco che ora ha voglia, poi mi comanda di leccarla e farla godere. So che devo essere scrupoloso, se voglio guadagnarmi l'accesso del mio uccello dentro di lei. Che comunque non è mai scontato.
Il gusto delle sue intimità mi è entrato nell'anima. Mi possiede, è una vera droga. L'unica, per me che non fumo e non m'ubriaco. Quando per qualche ragione mi si nega, perché è incazzata per fatti suoi o mi vuole punire, io letteralmente non ragiono più. Voglio lei, desidero solo lei. Il profumo della sua pelle, la morbida consistenza e la dolcezza dei suoi seni mi urgono in ogni momento.
Mi occorre, per vivere, il sapore dei suoi umori e del suo sudore mentre è impegnata a godere sotto i colpi della mia lingua che le si intrufola nell'ano o nella fica a lungo. Ne ho bisogno. Come l'aria. Più dell'aria che respiro. Ecco: la sento che rientra. Voglio che mi dia degli ordini. Desidero essere dominato da lei. Non esiste altra donna che lei. È la mia musa, la mia Dea, l'unica padrona. La vedo direttamente aggressiva, oggi. Nessuna transizione graduale da donna dolce a fiera ribelle, stasera tra noi.
-Ciao, nullità: stasera cambio di programma. Non ho fame. Vai subito in camera e spogliati. -Subito, mia signora. Posso chiederti perché? Avevo preparato una cenetta succulenta, per ritemprarti prima dell'amore… -Certo che puoi chiedere: perché ho avuto una cazzo di giornataccia e quindi ho solo una gran voglia di farmela leccare per bene. A lungo e con tanta passione. Sai, stronzetto incapace, ho comperato un giocattolino per iniziare a farti definitivamente mio schiavo, a sentirti soffrire e godere prendendolo nel culo. Quindi non voglio perdere altro tempo! Sono curiosa e poi mi devo sfogare. Voglio vederti completamente sottomesso lacrimare di dolore sotto i miei colpi. E dei tuoi esperimenti fallimentari in cucina non mi frega un cazzo. Chiaro? -Oh, si: vado subito cara, angelo mio! Tu mi sei padrona adorata e devi essere obbedita in tutto! Non vedo l'ora di leccarti a lungo e poi di soffrire per darti tutto il piacere che vuoi. Usami come e quanto vorrai.
RDA
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UNA TRISTE STORIA, MA MERITEVOLE DI ESSERE CONOSCIUTA.
Camille Claudel (1864 - 1943) fu la musa e l’amante dello scultore e pittore francese Auguste Rodin (1840 - 1917), ma anche una scultrice straordinaria, rinchiusa in manicomio in quanto donna libera.
Fin da bambina manifesta un precoce talento per la scultura. All’epoca le donne non erano ammesse all'accademia di belle arti, ma per Camille viene fatta un’eccezione. Fu così che conobbe Auguste Rodin, celebre scultore affermato nei circoli artistici Parigini, divenendone prima l’allieva e infine l’amante. Quella con Rodin sarà una relazione travolgente ma anche tormentata dai pregiudizi della società e dal rifiuto della famiglia di Camille che disapprovava la sua relazione con Rodin.
Molti lavori di Rodin furono realizzati a quattro mani con Camille, ma mentre Rodin riceveva gli onori, Camille viveva all'ombra, accettando di condividerlo con un’altra donna, dalla quale aveva avuto un figlio. Alla fine Camille interrompe la sua relazione con lo scultore, fu allora che la madre di Camille, che aveva vergogna del comportamento della figlia, decise di farla rinchiudere in manicomio.
Non ne uscirà mai più: inutili i tentativi di far capire che non è pazza, questa donna brillante e geniale resterà segregate per oltre trent’anni in una misera stanzetta. “Mi si rimprovera di aver vissuto da sola, di avere dei gatti in casa, di soffrire di manie di persecuzione! È sulla base di queste accuse che sono incarcerata come una criminale, privata della libertà, del cibo, del fuoco. Da cosa deriva tanta ferocia umana?”
Alla fine, dimenticata da tutti, si spegne nel 1943, dopo trent’anni di prigionia. Il suo corpo viene seppellito in una fossa comune, senza che nessun membro della sua famiglia presenzi al suo funerale. Oggi finalmente le è stata resa giustizia e le sue opere vengono esposte accanto a quelle di Rodin. ❤️
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Nella sua Naturalis Historia, Plinio il Vecchio descrive come Apelle, un famoso pittore del IV secolo a.C., fosse completamente assorbito dalla sua opera e intendeva raffigurare Campaspe, che era considerato la "più bella delle concubine di Alessandro Magno. "
Mentre il pennello danzava sulla tela, tracciando le linee perfette del corpo della giovane donna, il maestro si è lasciato trasportare dalla sua straordinaria bellezza e si è innamorato perdutamente di lei.
Alessandro Magno, colpito dalla sua arte e devozione, rimase entusiasta del risultato e decise di regalare la giovane ragazza al pittore, trasformandola non solo in una musa ma anche nell'oggetto del suo amore. Campaspe divenne così il soggetto principale del dipinto più famoso dell'artista, Afrodite Anadyomene, in cui Venere emerge dalle acque con grazia divina.
Questo capolavoro, che ha lasciato il segno nella storia dell'arte, è stato ricreato in un affresco di Pompei, considerato una copia romana dell'originale.
Secondo la storia, il pittore Apelle, pur non lasciando traccia del suo lavoro, alla fine prese in moglie il meraviglioso Campaspe, unendo i loro destini in un legame eterno.
Lo scultore francese del XIX secolo Auguste Ottin è rinomato per il suo straordinario talento nel rappresentare il corpo umano, specialmente nel marmo, e per l'eleganza con cui ha miscelato influenze classiche e rinascimentali.
Affascinato dalla storia di Plinio il Vecchio, decise di catturare l'essenza di questa incantevole concubina nel 1883, creando un'opera che brilla oggi sulla facciata nord del Louvre.
Ottin ha scolpito una giovane donna che cattura con la sua eleganza e introspezione.
Il suo viso, leggermente inclinato verso il basso, evoca un'espressione di modestia e riserva, che contrasta con il gesto di spogliarsi.
La maestria dello scultore è evidente nei dettagli del volto, dalle linee delicate alle curve sinuose della figura, e si rivela nel modo in cui riesce a far sembrare vivo il marmo.
Il tessuto che scivola intorno al corpo, tenuto con difficoltà dal gomito, sembra prendere vita creando un effetto di movimento che contrasta con la solidità della pietra.
Il realismo del sipario, l'espressione calma e l'acconciatura dalla forma meticolosa catturano l'immaginazione dello spettatore, facendo sembrare l'eroina quasi viva.
La Campaspe di Ottin va oltre la mera rappresentazione della bellezza: incarna l'essenza dell'arte, è in grado di trasmettere emozioni senza tempo e dare vita a personaggi lontani con uno sguardo contemporaneo.
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Oggi ci lascia una delle più Grandi Attrici, Icona Mondiale del Cinema Italiano nel Mondo… R.I.P. SANDRA MILO, pseudonimo di Salvatrice Elena Greco (Tunisi, 11 marzo 1933 – Roma, 29 gennaio 2024) è stata un’attrice e conduttrice televisiva italiana.
Con la partecipazione a film come Il generale Della Rovere, Adua e le compagne, Fantasmi a Roma, Giulietta degli spiriti e, soprattutto, 8½, premiato con l’Oscar, è stata tra le protagoniste del cinema italiano degli anni sessanta e fu, insieme ad altre attrici come Claudia Cardinale e Giulietta Masina, musa del regista Federico Fellini. #sandramilo #italiancultcomedy #italiancultcomedymovie #italiancultcomedymovies #commediaallitaliana #cinemaitaliano #commediaitaliana #italiancomedy #comedymovie #italianactor #commediaitalia #attoreitaliano #attriciitaliane #italianactress #giallocomedy #italiancinema #italianactors #spaghetticomedy #attoriitaliani #cinema #film #movie #giuliettadeglispiriti #ilgeneraledellarovere #lavisita
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TRATTO DALLA PAGINA FB DI DANIELE IVAN ROMANO
Brigitte Bardot: "Sono felice di non essere più giovane. Non voglio ripetere quella strada 📷 È bello essere giovani. Quando sei giovane, tutte le porte ti sono aperte. E se sei anche bello, nulla può fermarti. La giovinezza e la bellezza sono sempre state un capitale. Un capitale che porta dividendi. E anche se abbiamo più saggezza nella vecchiaia, saremmo disposti a dare tutto per riavere la nostra giovinezza.
Il grande pensatore persiano, Omar Khayyam, scrisse una poesia su come la giovinezza e la vecchiaia fossero vendute al bazar. La giovinezza era venduta insieme alla stupidità, e la vecchiaia con la saggezza. E migliaia di persone erano in fila per la giovinezza, mentre nessuno guardava il banco della vecchiaia. E oggi nessuno guarda la vecchiaia. E oggi compreremmo la giovinezza con tutto, stupidamente. E oggi la desideriamo ardentemente. Tutti la desiderano, specialmente coloro la cui bellezza ha superato ogni altezza.
20 anni fa, fu chiesto alla bellissima Brigitte Bardot, una musa, un idolo, un simbolo della nazione, come si sentiva ora che la sua giovinezza e bellezza erano svanite nel nulla. E la francese rispose così: Nella mia giovinezza ho sofferto molto a causa degli altri e non voglio ripetere quel cammino. Solo ora so esattamente di cosa ho bisogno e di cosa devo liberarmi. Nella mia giovinezza mi mancava sempre qualcosa. Nella vecchiaia, per quanto paradossale possa sembrare, ho tutto.
Nella mia giovinezza mi preoccupavo del futuro. E sai cosa c'è di bello nella vecchiaia? La vecchiaia non ha futuro. Solo nella vecchiaia impari a vivere nel presente. Solo allora capisci che il presente è tutto ciò che hai. E non ci insegnano forse i grandi saggi del mondo che la felicità è qui e ora?
Nella prima parte della tua vita, sei preoccupato per troppe cose: amore, famiglia, carriera, cosa dirà il mondo, aspetti materiali, denaro, opportunità, sogni, politica, moda, notizie, ecc. Col tempo, tutto ciò che ti rimane è il cielo. Probabilmente, solo dopo i 60 anni siamo in grado di apprezzare il cielo nel suo vero valore. Solo allora abbiamo il tempo di guardare intorno e capire quanto è meraviglioso il mondo in cui viviamo: il cielo, gli alberi, gli uccelli, gli insetti, le persone. Solo allora puoi contemplarli. Solo allora non hai fretta. Solo allora il tempo non è denaro e la vita non è una corsa. Solo allora inizi davvero a conoscere te stesso, inizi a capire quanta energia hai sprecato nella ricerca della felicità, quando tutto era proprio sotto il tuo naso."
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È successo, ancora!
L’ho rivista, quasi prima di scomparire all’ombra di una nuova alba. Era talmente super, bella piena e luminosa da sembrare irreale. Come se Il Cielo facesse quasi fatica a contenerla, volendo scendere sulla Terra per farsi ammirare ancora meglio e magari perché no farsi addirittura abbracciare da Me!
Incontenibile è stata anche la felicità che ho provato per la strepitosa sorpresa che mi ha fatto. Mi sono sentita talmente fortunata da voler quasi addirittura piangere di gioia.
Avrei voluto che quell’istante durasse per sempre, mentre un vortice di emozioni e di pensieri contrastati stavano invadendo con brivido la Mia mente. Non riuscivo più a controllarmi per quanto fosse tutto esageratemente forte, tanto d’arrivare persino a tremare, mentre prendevo di corsa il cellulare dalla tasca, per provare ad immortalare la Mia Musa, che più cercavo di mettere a fuoco e più si allontanava dall’obiettivo pur restando immobile dentro ai Miei occhi così pieni della Sua infinita, accesa bellezza. Lo confesso: nemmeno stavolta gli scatti fatti sono venuti granché ma non fa niente, l’importante è poter avere il Ricordo di questo attimo mozzafiato. Ho fatto fatica a staccarle gli occhi di dosso, come sempre del resto, ma il dovere chiamava e così a malincuore sono stata costretta a lasciarla. È stato comunque magico, poiché sono arrivata lì con maggiore slancio e con un sorriso interminabile, che non mi hanno fatto sentire il peso della fatica o pressione alcuna.
Oggi il Mondo avrebbe pure potuto essere più cinico e spietato del solito, non me ne fregava, perché avevo vicina Lei, Sua Maestà, e questo bastava per sentirmi potente e realizzata!
Chissà mi chiedo infine, se nel mentre l’ammiravo mi ha fatto da tramite verso coloro i quali mi mancano, per far giungere il Mio Pensiero affettuoso? Spero di sì! Spero che sia riuscita ad unire il Mio Cuore ai Loro per sentirci meno distanti.
@elenascrive
📸 mia
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Laura Betti
«Sono comunque un’attrice ed ho una necessità fisica di perdermi nel profondo degli intricati corridoi dove si inciampa tra le bave depositate da alieni, tele di ragno luminose e mani, mani che ti spingono verso i buchi neri screziati da lampi di colore, infiniti, dove sbattono qua e là le mie pulsioni forse dimenticate da sempre oppure taciute… per poi ritrovare l’odore della superficie e rituffarmi nel sole dei proiettori, nuova, altra».
Laura Betti è stata un’attrice talentuosa, vivace e intensa. La cattiva per antonomasia delle grandi dive del cinema italiano.
Ha recitato in circa settanta film, diretta dai più grandi registi e registe del Novecento come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, i fratelli Taviani, in capolavori come La dolce vita, Teorema, Sbatti il mostro in prima pagina, Nel nome del padre, Il grande cocomero e molti altri ancora.
Tra le interpretazioni più memorabili c’è sicuramente quella in Novecento di Bertolucci (1976) in cui ha interpretato Regina, personaggio dall’aria sinistra, quasi stregonesca, amante del fascista Attila, interpretato da Donald Sutherland.
Sul suo modo di esprimersi con le parole, il linguaggio, la voce roca e impastata, la fisicità, ci sono stati anche diversi studi accademici.
Artista a tutto tondo, ha recitato a teatro, cinema, televisione e lavorato a lungo come doppiatrice.
Soprannominata giaguara per la sua vitalità aggressiva e incontenibile associata a un passo felpato, quello con cui entrava in un film con un ruolo non da protagonista, per poi rubare la scena a tutti gli altri.
Nata col nome di Laura Trombetti a Casalecchio di Reno, Bologna, il 1º maggio 1927, ha esordito come cantante jazz, per poi passare al cabaret con Walter Chiari ne I saltimbachi.
Nel 1955 ha debuttato in teatro ne Il crogiuolo di Arthur Miller, con la regia di Luchino Visconti, seguito poi da spettacoli storici come il Cid di Corneille, in coppia con Enrico Maria Salerno e I sette peccati capitali di Brecht e Weill.
Il recital Giro a vuoto, del 1960, realizzato in collaborazione dei più grandi talenti letterari dell’epoca che amavano riunirsi nella sua casa romana, a Parigi venne recensito positivamente dal fondatore del movimento del surrealismo, André Breton.
Al cinema ha esordito nel 1956, in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico. Le prime parti importanti sono state in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretava una giovane saccente che nella scena finale della festa si vede rovesciare un bicchiere d’acqua in faccia da Marcello Mastroianni.
Fondamentale è stato il sodalizio con Pier Paolo Pasolini, che l’ha diretta in diverse opere teatrali e cinematografiche, tra cui svetta Teorema, che le è valso la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia.
È stata la sua musa, definita da lui “una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”. Meglio di chiunque, è riuscito a sfruttare la sua capacità di caratterizzare i personaggi con la sua fisicità intensa, il forte segno caratteriale, spesso aspro, e la sua voce dal timbro pastoso.
A partire dagli anni ’70 ha cominciato a interpretare soprattutto ruoli da cattiva, scomodi e sgradevoli che, seppur secondari, restavano impressi nella memoria del pubblico.
Dopo la morte di Pasolini, nel 1975, ha tentato in tutti i modi di fare giustizia all’amico, sporse anche denuncia contro la magistratura per come erano state svolte le indagini sull’omicidio, le cui cause ancora oggi, restano oscure.
Ha continuato a farlo vivere, ricordandolo, scrivendone, dirigendo documentari su di lui.
Con Giovanni Raboni, ha pubblicato, nel 1977 Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte seguito, due anni dopo, dal romanzo Teta Veleta il cui titolo è un riferimento a uno scritto giovanile del grande intellettuale.
Nel 1983 ha ideato e diretto il Fondo Pier Paolo Pasolini che per oltre vent’anni ha avuto la sede a Roma, poi spostato a Bologna, quando, nel 2003, ha creato il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, con oltre mille volumi e altro materiale relativo alle opere dello scrittore e regista.
Nel 2001, con Paolo Costella, ha diretto il documentario Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
È stata anche la protagonista del libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto, che evidenzia come lei sia stata la vera erede spirituale di Pasolini e incontrarla è come incontrare lo scrittore, perché rimasta plasmata e posseduta dalla sua vivida presenza.
In Francia, paese che l’ha adorata e riverita molto più dell’Italia, nel 1984 è stata nominata Commandeur des Arts et Lettres.
Laura Betti si è spenta a Roma il 31 luglio 2004.
Dopo la sua morte, il fratello, ha donato al Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini anche tutti i documenti personali della carriera della sorella, raccolti sotto il nome Fondo Laura Betti, inoltre la sua città di origine, Casalecchio di Reno, nel 2015, le ha intitolato il Teatro Comunale.
Del 2011 è il documentario La passione di Laura, diretto da Paolo Petrucci, in cui viene ripercorsa la carriera dell’attrice raccogliendo anche le testimonianze di registi e intellettuali come Bernardo Bertolucci, Francesca Archibugi, Giacomo Marramao e Jack Lang. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento del 2012 tra i migliori documentari.
Laura Betti ha concentrato la sua esistenza nella ricerca della verità. Nell’arte, nella vita, tra la poesia che ha frequentato, nella sua recitazione.
Aveva carisma e fascino, sapeva sperimentare e aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto.
Ha avuto ruoli fuori dai canoni e per questo è stata difficilmente inquadrabile.
Ha saputo intrecciare linguaggi differenti come il cabaret, la canzone, il teatro, il cinema, la rivista.
Dipinta con tratti alterni, di sicuro ha saputo lasciare la sua impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.
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"So che quasi sicuramente questo post verrà oscurato e che pochi di voi potranno leggerlo, ma voglio dirvi lo stesso chi era Navalny, l’uomo di cui tutti parlano.
In questi giorni in tutto il mondo non si parla d’altro, a Roma hanno perfino organizzato una fiaccolata in onore di Nevalny «martire della libertà ed eroe del dissenso». Aleksej Navalny è morto in carcere, avvelenato, dove era detenuto dal 2021 per essersi opposto a Putin. Faccio una precisazione: quello che è accaduto è un fatto gravissimo e non esiste nessuna ragione, nessuna, per cui un uomo debba essere detenuto per ragioni politiche, però c’è una cosa che non vi hanno detto né i politici di destra né quelli di sinistra, che hanno voluto farne un eroe e un modello per tutto l’Occidente.
Navalny definì «scarafaggi» i militanti del Caucaso, asserendo che mentre gli scarafaggi possono essere uccisi con una paletta, per gli esseri umani bisogna usare le pistole. In un altro video, vestito da dentista, mentre mostra dei lavoratori migranti, dice allo schermo: «Tutto ciò che ci infastidisce dovrebbe essere accuratamente, ma inflessibilmente eliminato mediante la dep@rtazione.»
Ecco, solo io provo un brivido a leggere queste parole? Solo a me fanno orrore? Solo a me terrorizza questa cosa qui che sta facendo la stampa occidentale e la politica occidentale, destra e sinistra, nessuno escluso: che omettono, cancellano e modificano come nulla fosse il passato di un uomo, che ne riscrivono la memoria e fanno della verità e dell’informazione qualcosa da usare a loro piacimento e gusto?
Tempo fa scrissi, citando Orwell, «Dire la verità in un tempo di inganno universale è un atto rivoluzionario». Ma qua ormai tra verità e propaganda, tra opportunismo politico, ideologia e informazione non c’è più differenza alcuna. Gli stessi che oggi si indignano per la vicenda di Navalny e parlano di diritti, libertà e lotta alla persecuzione sono gli stessi che non hanno detto una parola, non una, su ciò che sta accadendo in Pa###tina.
Quanti di voi hanno mai sentito parlare in qualche trasmissione televisiva di Abu Musa? Di Salam Mema? Chi sono? Sono soltanto alcuni tra le migliaia di medici, infermieri, attivisti, operatori sanitari, gente cioè che rischia la vita ogni giorno per salvare uomini, donne e bambini colpevoli soltanto di far parte di uno dei popoli più «politicamente scorretti» per l’Occidente. Ed è proprio questo il punto: il giornalismo è morto. Abbiamo toccato il fondo!"
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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Givenchy Sfilate
Alexandre Samson, Anders Christian Madsen
Tutte le collezioni Con oltre 1200 illustrazioni
L'Ippocampo, Milano 2023, 632 pagine, 19,5x28,6cm, ISBN 978 88 6722 7013
euro 49,90
e-mail if you want to buy [email protected]
Tutte le collezioni Con oltre 1200 illustrazioni
La prima panoramica completa delle collezioni donna di Givenchy, dagli esordi a oggi, con le fotografie originali delle sfilate. Fondata nel 1952 a Parigi da Hubert de Givenchy, la maison diviene presto emblema di un’eleganza disinvolta, incarnata dalla memorabile musa Audrey Hepburn. Dopo il ritiro del fondatore, nel 1995, alla guida si avvicendano stilisti visionari e raffinati come John Galliano, Alexander McQueen, Julien Macdonald, Riccardo Tisci e Clare Waight Keller, fino all’attuale direttore creativo Matthew M. Williams, sempre attento alle più vive tendenze del nuovo decennio. Attraverso 179 collezioni haute couture e prêtà-porter, Alexandre Samson e Anders Christian Madsen raccontano la storia di un marchio audacemente creativo, in equilibrio fra sensualità, romanticismo e streetwear.
04/01/24
#Givenchy#tutte le collezioni#dal 1952 a oggi#John Galliano#Alexander McQueen#Julien Macdonald#Riccardo Tisci#Clare Waight Keller#Mattew M.Williams#fashion books#fashionbooksmilano
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PRIMA PAGINA Corriere Delle Alpi di Oggi domenica, 22 dicembre 2024
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All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d’erbe famiglia e d’animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l’ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell’amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a’ d�� perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l’obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe
e l’estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l’illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra ‘l compianto de’ templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d’lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti
contende. E senza tomba giace il tuo
sacerdote, o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t’appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de’ buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d’ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov’io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch’or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d’ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d’evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l’ossa
col mozzo capo gl’insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l’úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l’immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d’umane
lodi onorato e d’amoroso pianto.
Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
all’etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
ed are a’ figli; e uscían quindi i responsi
de’ domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d’anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
fean pavimento; né agl’incensi avvolto
de’ cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
d’effigïati scheletri: le madri
balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono
nude le braccia su l’amato capo
del lor caro lattante onde nol desti
il gemer lungo di persona morta
chiedente la venal prece agli eredi
dal santuario. Ma cipressi e cedri
di puri effluvi i zefiri impregnando
perenne verde protendean su l’urne
per memoria perenne, e prezïosi
vasi accogliean le lagrime votive.
Rapían gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte,
perché gli occhi dell’uom cercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali
amaranti educavano e vïole
su la funebre zolla; e chi sedea
a libar latte o a raccontar sue pene
ai cari estinti, una fragranza intorno
sentía qual d’aura de’ beati Elisi.
Pietosa insania che fa cari gli orti
de’ suburbani avelli alle britanne
vergini, dove le conduce amore
della perduta madre, ove clementi
pregaro i Geni del ritorno al prode
cne tronca fe’ la trïonfata nave
del maggior pino, e si scavò la bara.
Ma ove dorme il furor d’inclite gesta
e sien ministri al vivere civile
l’opulenza e il tremore, inutil pompa
e inaugurate immagini dell’Orco
sorgon cippi e marmorei monumenti.
Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
decoro e mente al bello italo regno,
nelle adulate reggie ha sepoltura
già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
morte apparecchi riposato albergo,
ove una volta la fortuna cessi
dalle vendette, e l’amistà raccolga
non di tesori eredità, ma caldi
sensi e di liberal carme l’esempio.
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a’ regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l’arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a’ Celesti; e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe’ lavacri
che da’ suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell’aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d’oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l’idïoma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d’un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l’itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t’ invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a’ Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,
la virtú greca e l’ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l’Eubea,
vedea per l’ampia oscurità scintille
balenar d’elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d’armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all’orror de’ notturni
silenzi si spandea lungo ne’ campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Felice te che il regno ampio de’ venti,
Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi!
E se il piloto ti drizzò l’antenna
oltre l’isole egèe, d’antichi fatti
certo udisti suonar dell’Ellesponto
i liti, e la marea mugghiar portando
alle prode retèe l’armi d’Achille
sovra l’ossa d’Ajace: a’ generosi
giusta di glorie dispensiera è morte;
né senno astuto né favor di regi
all’Itaco le spoglie ardue serbava,
ché alla poppa raminga le ritolse
l’onda incitata dagl’inferni Dei.
E me che i tempi ed il desio d’onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l’armonia
vince di mille secoli il silenzio.
Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a’ peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a’ cori dell’Eliso, a Giove
mandò il voto supremo: - E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de’ fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d’Elettra tua resti la fama. -
Cosí orando moriva. E ne gemea
l’Olimpio: e l’immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe’ sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d’Ilo; ivi l’iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da’ lor mariti l’imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all’ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l’amoroso
apprendeva lamento a’ giovinetti.
E dicea sospirando: - Oh se mai d’Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de’ Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l’altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l’urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l’ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
I Sepolcri-Ugo Foscolo.
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Com’è profondo il mare
La tragedia del Titan ci ricorda che per quanto uno possa essere ricco, non può possedere gli oceani e sfidare le regole minime di sicurezza
Parlami, o Musa, dell’uomo che si tuffò nelle profondità del mare, ascoltando il richiamo della sirena del denaro. La morte di Stockton Rush, il milionario fondatore e Ceo di OceanGate, Inc. e pilota del Titan che brandisce il controller Xbox, è stata confermata giovedì scorso, dopo che il suo sommergibile personalizzato e fuori categoria è prevedibilmente imploso sotto la pressione di milioni di tonnellate d’acqua, uccidendo all’istante lui e i suoi quattro passeggeri. Accanto a lui è morto Hamish Harding, un miliardario britannico; Shahzada Dawood, milionario pakistano, e suo figlio Suleman; e il miliardario francese Paul-Henri Nargeolet, direttore della ricerca subacquea presso Rms Titanic, Inc., la società che sostiene di essere proprietaria del relitto del Titanic, e che ha dovuto saldare i propri debiti mettendo all’asta le reliquie del sito, una pratica comunemente nota come «scavafosse».
I tentativi di salvataggio da parte della Marina degli Stati uniti e della guardia costiera probabilmente sono costati milioni di dollari, dal momento che OceanGate era del tutto impreparato per qualsiasi tipo di operazione di ricerca e salvataggio nel mare aperto: la nave non aveva un localizzatore a bordo, ed era persino dipinta di bianco, il colore delle onde che si infrangono, rendendo quasi impossibile localizzarlo in superficie. La filosofia di Rush per la sua società di esplorazione sottomarina era: «Penso di poterlo fare in sicurezza e infrangendo le regole».
David Lochridge, ingegnere sottomarino, nel 2018 la pensava diversamente: sottolineò, tra gli altri difetti, che la porta di osservazione principale era valutata per reggere una profondità di immersione di soli 1.300 metri, meno di un terzo della profondità del fondale marino sul quale dorme il relitto del Titanic. Venne subito licenziato. Quindi ora, dopo anni di avvertimenti sulla sicurezza, lettere aperte e procedimenti legali, gli statunitensi finanziano l’inutile ricerca di giorni e giorni di un ago bianco in un pagliaio bianco, anche dopo che la Marina degli Stati uniti ha sentito la nave implodere.
La crociera di piacere a dodicimila piedi di profondità attorno al relitto del Titanic è l’ultima moda tra le acrobazie altamente pericolose e costose eseguite dai super ricchi che sono alla disperata ricerca di emozioni e disposti a spendere le enormi fortune estratte dai loro lavoratori. Il prezzo dell’ingresso in questa trappola mortale era di 250.000 dollari a persona. Cercando di vivere una fantasia alla Jules Verne, i passeggeri del Titan hanno raggiunto le ricche vittime del Titanic, che, quando affondò nel 1912, morirono anch’esse divise per classe: il 62% dei passeggeri di prima classe sopravvisse all’affondamento, rispetto al solo 25% dei passeggeri di terza classe.
La tendenza a lasciare che le classi subalterne anneghino continua ancora oggi. L’esempio più recente è il terribile capovolgimento di una nave che trasportava almeno cinquecento migranti al largo della Grecia, che ha ucciso almeno settantotto persone di cui sono stati ritrovati i corpi. In netto contrasto con lo sforzo multinazionale a tutto campo per salvare il Titan, la guardia costiera greca è stata accusata di mortale inerzia dopo aver scoperto la nave alla deriva e pericolosamente sovraffollata. È solo l’ultimo episodio di una costellazione di tragedie che coinvolgono i migranti nel Mediterraneo: tra il 2015 e il 2023, si stima che oltre ventiquattromila persone siano morte o disperse dopo essere partite per l’Europa, di cui oltre 1.100 solo quest’anno. È più di un Titanic ogni anno, ma non c’è lo stesso tipo di copertura mediatica.
In un mondo in cui abbondano i naufragi, perché siamo così ossessionati dal Titan e dal Titanic? È una combinazione di ricercatezza, prestigio e quel concetto di hybris classicamente greco. Personaggi importanti sono affondati con entrambe le navi: milionari, reali, magnati degli affari. Lo splendore della Grand Staircase del Titanic è stato reso in innumerevoli dipinti, documentari e film. E, naturalmente, c’è l’epiteto che stuzzica le orecchie di Poseidone: «Inaffondabile». È difficile per la persona media immaginare di possedere sia l’arroganza di rivendicare la vittoria totale sul mare, che l’influenza basata sulla propria certezza di lesinare sulle scialuppe di salvataggio.
Le dolorose odissee delle navi migranti non fanno vendere giornali perché, per prima cosa, quei giornali di solito fanno comunella con i regimi draconiani, disumani e vendicativi che consentono che i migranti subiscano questi destini orribili; e perché la miseria colpisce la maggior parte delle persone. Non tutti sono stati rifugiati, ma la maggior parte delle persone nell’era post-Covid sa com’è quando all’improvviso non puoi più permetterti la tua casa e devi trasferirti, o quando il cibo diventa assurdamente costoso, o il tuo lavoro scompare e ti trovi di fronte a scelte difficili e all’incertezza per te e la tua famiglia. Guardando il cambiamento climatico causato dall’uomo, un costo della vita astronomico e una prospettiva economica scadente, la maggior parte delle persone riconosce di essere molto più vicina ai rifugiati disperati di quanto non lo siano i politici, gli speculatori della guerra e i rapaci capitalisti.
La morte di chiunque è una tragedia, ovviamente, ed è terribile che i passeggeri del Titan siano morti in questo modo. Ma la loro morte cade in mezzo a un’ondata molto più ampia di sofferenze evitabili inflitte da gente come quella a bordo del Titan. Forse c’è un pizzico di ironia nel guardare proprio questi miliardari, che comprano relitti e sottomarini privati con i tesori accumulati dalla nostra società, umiliati da un tratto ineludibile della proprietà: lo ius abutendi, il diritto di distruggere, che il mare oscuro mantiene su qualsiasi nave.
di Nicolas Boni - Jacobin italia
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[✎ ITA] Esquire Korea : Intervista - J-Hope, là Fuori, per Strada | 19.07.23⠸
Esquire Korea x J-Hope x Louis Vuitton
J-hope, là Fuori, per Strada
박세회 | 19. 07. 2023 | Twitter
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Come ti è sembrato il servizio fotografico di oggi? Dietro l'obiettivo c'era Mario Sorrenti.
È un artista e fotografo molto famoso, quindi mentirei se dicessi che non ero nemmeno un po' sotto pressione; l'atmosfera e l'approccio usato sono qualcosa che non avevo ancora mai provato; è stata un'esperienza nuova e piacevole. Credo [Sorrenti] abbia catturato aspetti di j-hope che non sono sempre visibili, quindi è stato molto bello lavorare a questo progetto. Dato che si trattava del mio primo vero contenuto promozionale dopo essere diventato l'ambassador di Louis Vuitton, credo fossi anche un pochino agitato.
Hai forse scoperto qualche nuovo lato di j-hope, grazie a questa collaborazione tra Louis Vuitton e Sorrenti?
Credo questa collaborazione abbia messo ancor più in risalto il mio stile e vibe soliti, ma ha anche saputo tirar fuori con maestria espressioni e pose di j-hope ancora inedite, grazie all'ampio spettro compositivo e all'atmosfera. Personalmente, preferisco non posare in angolature che mettano in risalto il lato destro del mio viso. Ma, grazie al signor Sorrenti e alla sua abilità nel catturarle con stile, anche quei lati questa volta sono venuti benissimo.
Quale dei look Louis Vuitton di oggi è il più memorabile?
Uno degli outfit era davvero glamour, eravamo tuttə d'accordo. Il logo Louis Vuitton brillava ben visibile su questo completo di jeans. Credo quell'abito sia la concretizzazione del termine ‘stupendo’. In realtà, è un outfit che avevo già notato e mi aveva colpito molto durante una sfilata seguita a Parigi, quindi mi ha reso fiero poterlo indossare durante il servizio fotografico di oggi. Mi sono sentito come un pezzo Louis Vuitton in carne ed ossa (ride).
Parliamo del singolo che hai rilasciato a marzo. Ci sarebbero fin troppe cose da menzionare, a questo proposito. Vi ha partecipato J. Cole. Proprio J. Cole! Il vostro primo incontro è stato al Lollapalooza, giusto?
No, [il nostro primo incontro] è stato nei miei sogni (ride). J. Cole è una persona che ho sempre desiderato [incontrare] e che appariva spesso nei miei sogni. Ma, di fatto, la prima volta che ci siamo visti è stato al Lollapalooza, esatto. È stato quasi destino. Il festival Lollapalooza era la parte più importante delle promozioni per il mio album solista, l'anno scorso, e destino ha voluto che la mia ispirazione, J. Cole, fosse tra gli headliner. È da lì che è iniziato tutto. Pur dopo averlo incontrato, dopo averci parlato e lavorato insieme, ancora non riuscivo a crederci.
Vediamo il vostro primo incontro nel documentario 〈j-hope IN THE BOX〉, rilasciato su Disney+. Mi chiedo se J. Cole avesse già accettato di partecipare alla tua canzone fin da quella prima volta – l'incontro è stato troppo fortuito e fatidico per essere solo una coincidenza.
Nient'affatto. Credo io fossi troppo preso a cercare di trasmettergli cosa provavo in tutta onestà. Ci tenevo davvero che sapesse che è sempre stato la mia musa, fin da quando ero piccolo. Dopo esserci incontrati, ho capito che se mai avessi dovuto scegliere un collaboratore dei sogni, sarebbe stato lui! Dopodiché, mentre scrivevo musica, non facevo che pensare a J. Cole. Ed è così che è nata ‘On the Street’.
Dopo quell'incontro, che tipo di conversazioni vi siete scambiati in previsione del rilascio di questo singolo strepitoso per la vostra collaborazione?
Gli ho mandato messaggi sinceri e di cuore. Fortunatamente, Cole hyung si è rifatto vivo con una risposta positiva. Gli ho pure inviato un video-messaggio per Capodanno. Ho fatto tutto il possibile per mostrargli quanto ci tenessi. Dopodiché, mentre aspettavo che Cole mi mandasse la sua parte, ho trascorso momenti di ‘speranze e pura tortura’ nell'attesa, pregando che mi chiamasse al più presto. Proprio quando stavo per gettare la spugna, la strofa di Cole è arrivata. E poi tutto è successo molto rapidamente. Non appena ci siamo rivisti di persona per le riprese del video musicale, Cole hyung si è complimentato molto con me per la traccia. Mi sono sentito il re del mondo.
Ti ricordi qualche conversazione, anche la più banale, tra voi?
Se sapessi meglio l'inglese, avremmo potuto parlare di più, sul set. Peccato. Gli ho espresso ciò che provavo principalmente via messaggio. Lui mi ha scritto, “Ho saputo che presto inizierai il servizio militare obbligatori. Ti auguro tanta buona salute e di concludere il tutto al meglio.”
Un'altra cosa molto semplice è stata una sua domanda riguardo il video musicale di ‘On the Street’, voleva sapere se fosse un tributo al suo MV di ‘Simba’. Mi ha poi scritto per ringraziarmi, dicendo “È davvero incredibile”. A me sembrava già incredibile io stessi messaggiando con Cole, quindi ho cercato di esprimergli tutti quei sentimenti. Sono stati tutti scambi molto ordinari, in realtà, ma a ripensarci ora, sono stati momenti molto speciali, ben lungi dall'essere banali.
Nella scena alla fine dei titoli di coda del documentario Disney+, parli brevemente di ‘Hope on the Street’. E subito dopo è uscito il singolo ‘On the Street’. Calza tutto alla perfezione. C'è un qualche motivo particolare per cui volevi collaborare con J. Cole proprio a questo brano – che, tra l'altro, è anche una canzone dedicata alle/i fan?
Tutto è iniziato dalla domanda, “Qual è la forza motrice, cos'è che sta alla base degli sforzi dell'artista j-hope in queste ultime battute del 1° capitolo della sua vita? Cos'è che lo sta aiutando a proseguire in direzione 2° capitolo?”. E, alla fine, ho realizzato che le mie radici affondano nel ballo; è attraverso il ballo che ho imparato a conoscere la musica e ho iniziato a rappare; quando studiavo il rap, il primo artista cui mi sono appassionato è stato J. Cole. Sembrava incastrarsi tutto alla perfezione. Ho ripensato a tutte quelle cose che hanno occupato buona parte della mia infanzia e giovinezza. Le ho riprese, studiate e da lì ho iniziato a darvi e darmi una nuova vita. Tutto questo ha anche influito molto sulla direzione musicale intrapresa con ‘On the Street’. Questa canzone si inserisce nello stile lo-fi boom bap, che ascoltavo e ballavo quando ero piccolo, e così ho potuto lavorarci tenendo anche a mente la partecipazione di Cole hyung. Non avevo dubbi che i testi audaci e la profondità artistica di Cole avrebbero fatto brillare ancor più questo brano. Di fatto, sembra quasi che la canzone sia nata proprio per esprimere la mia gratitudine a Cole, che mi è sempre stato di grandissima ispirazione a livello musicale.
Questo singolo può anche essere letto sotto molte chiavi interpretative diverse. Personalmente, mi piace correlarlo a ‘Pandora’s Box’. È come se la Speranza, infine, si sia fatta strada nel mondo. Quando qualcosa calza a pennello, diciamo ‘Che storia’. E tutto in questo tuo percorso creativo è una storia. Da quanto tempo, come e con chi hai progettato tutto questo?
È importante saper fare progetti personali e decidere di getto, tipo, ‘Figo, facciamolo!' Però, personalmente, penso di preferire un approccio più diretto in cui sono io che vedo, provo e tocco con mano; in cui lavoro in prima persona, mettendoci tutto il cuore, e continuando a rifinire il tutto finché non sono soddisfatto.
Alla base del tuo lavoro c'è la passione e l'autenticità.
Se così non fosse, in quanto artista che produce in prima persona, non avrei neppure il coraggio o il diritto di parlare del mio lavoro. Trovo sia diverso riflettere, imparare, correggersi e infine realizzare qualcosa [di proprio pugno] rispetto a vedere subito il bello nel lavoro fatto da altri [per te]. Sono sicuro che la mia vita ed ogni passo intrapreso alla fine si rifletteranno nella mia musica, contenuti ed esibizioni; che continueranno ad essere la forza motrice per altre attività creative ed autentiche anche in futuro. Che resti tra noi, ma credo mi piaccia parecchio creare storie e farmi grandi progetti (ride). È un decennio che sono in questo campo; forse ormai ho assorbito l'approccio e lo stile dei ‘contenuti made in Corea’? (ride). Mi vergogno sempre un po' a mettermi sullo stesso piano di altri grandi produttori. Cercherò semplicemente di continuare a creare divertendomi e di mostrare solo il meglio di me.
Il Lollapalooza è il festival dov'è nato il grunge di Chicago. E proprio su quel palco tu hai mostrato grandissima presenza scenica su arrangiamenti in stile grunge. Hai anche battuto il record per le migliori vendite mai viste a questo festival. Cosa provi, quando ripensi a quel giorno? Vorrei sapere tutto, anche che temperatura e grado d'umidità c'erano?
Quello dei festival è un palco con cui ho ancora poca confidenza, anche se mi sono già esibito in tantissimi posti diversi insieme ai BTS. I festival hanno questo che di grezzo tutto particolare, che solo questo tipo di eventi trasmette. Ecco perché volevo provarci. Mi ci sono preparato senza mai chiudere occhio; non riuscivo neppure a mangiare come si deve, e questo fino al giorno prima della performance, perché ero letteralmente attanagliato dallo stress e dalle aspettative. Ma ho stretto i denti e ho continuato con i preparativi, seppure fossi esausto ed intrattabile (ride). Già quando stavo lavorando all'album 〈Jack in the Box〉, mi dicevo ‘Ah! Queste canzoni non potranno che trasmettere un'energia pazzesca, sul palco’. Mi visualizzavo già mentre le eseguivo dal vivo. E queste fantasie si sono concretizzate al Lollapalooza. In questo contesto festivaliero, ancora poco famigliare per me, volevo mostrare al pubblico la mia abilità musicale più graffiante. Credo le canzoni contenute nel mio album fossero proprio adatte a quel tipo di spazio. Il Lollapalooza è diventato un momento assolutamente indimenticabile nella mia carriera musicale. Solitamente, sono piuttosto duro con me stesso, ma ora vorrei farmi i complimenti per la persona che ero allora (ride).
Abbiamo saputo che rilascerai una versione fisica di 〈Jack in the Box〉 per il primo anniversario dell'uscita dell'album, che era solo in digitale. Com'è stato vedere per la prima volta il risultato del tuo lavoro, e a chi lo hai mostrato per primə
Ero pieno di ansie e preoccupazioni, quando stavo lavorando a 〈Jack in the Box〉. Perché dovevo uscire dal mio guscio e far vedere al mondo chi fosse j-hope, quindi non ero solo preoccupato per l'aspetto musicale, ma continuavo a ripensare a tutte le difficoltà e riflessioni affrontate in quel periodo. Come potete vedere dalla musica e dai contenuti relativi alle attività promozionali, quello è stato un momento piuttosto buio della mia carriera. La persona amica che ha assistito a tutto ciò, che ha ascoltato l'album e mi ha sostenuto non è altri che RM. RM mi è stato di grandissimo supporto emotivo e mentale.
Durante tutto il suo processo creativo – ideazione, concretizzazione, promozioni –〈Jack in the Box〉 mi ha insegnato moltissimo. È come se quest'album fosse miə figliə. Grazie a questo progetto, ho proprio capito che non si smette mai di imparare. Come avete detto, quell'album ora uscirà in formato fisico in occasione del suo primo anniversario. Vi ho riversato tutto il mio cuore. Spero lo aspetterete con trepidazione.
Ultima domanda. Non trovi la vita sia incredibile?
La vita è davvero una serie di eventi incredibili. Questo ragazzino di Gwangju ha debuttato nei Bangtan Sonyeondan (BTS), ha ottenuto un successo enorme e ora ha anche potuto cimentarsi in attività soliste, esplorando la musicalità personale di j-hope. Inoltre, sono diventato anche ambasciatore di Louis Vuitton e ora sono qui a fare quest'intervista con 〈Esquire〉 (ride). Sono grato per tutto quanto. Voglio continuare a vivere una vita incredibile! Ogni volta che ci penso, la cosa mi elettrizza!
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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oggi è il compleanno della mia fidanzata la mia morosa la mia musa mia moglie la mia anima affina la più bella di tutte le belle la più talentuosa intelligente splendida raggiante luminosa stella del firmamento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! margherita vicario 💝💝💓💘💓💘💞💝💖💞💕💘💞💘💓💗💖💞💘💞💘💕💝💞❤️🔥💓💝💞💝💕💖💞💖💞💝💞💝💞❤️🔥💓💝
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