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PRIMA PAGINA Secolo Xix di Oggi sabato, 17 agosto 2024
#PrimaPagina#secoloxix quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi debito#cresce#zavorra#entro#miliardi#euro#pensioni#liste#nato#pianificato#accoltella#amico#arriva#europa#delle#bassetti#pronti#padrona#pastore#giulio#cane
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Oggi si festeggia l'anniversario dell'AUTOSTRADA DEL SOLE.
Tutta fatta a debito cattivo.
Avessimo avuto la UE e la Commissione NON l'avremmo costruita e viaggeremmo ancora per statali, provinciali e vie romane...
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Non ci vuole un genio per capire come si muovono quelli che contano, i veri padroni del nostro Paese. Dopo 30 anni dovrebbe essere chiaro a molti. Quando c'e' da gonfiarsi le tasche , da spolpare le casse pubbliche, da banchettare a ostriche e caviale, si porta in processione il cdx. Quello che toglie ogni controllo e mette la mordacchia a quei magistrati che si mettono a parlare di regole e che potrebbero indagare quel mare melmoso pieno di pescecani . Niente regole, via lacci e lacciuoli, soldi a cascata per amici degli amici. Quello che e' sempre successo e succede oggi con il PnRr, 200miliardi da spartirsi senza problemi. Poi capitano i momenti di crisi, quei momenti difficili per p.iva (evvabbe', quel settore, pero', si potrebbe tenere a bada) ma piu' difficili per pensionati e lavoratori dipendenti. 30 milioni di persone che se non controllati, leniti, blanditi in qualche modo, potrebbero mettere a soqquadro tutto lo stivale. Ecco allora che si cambia santo e in processione ci va il csx, con il supporto dei sindacati. Tocca a loro gestire il periodo di crisi economica e sociale ma sempre a vantaggio di chi li ha portati al potere. Ecco allora il taglio delle pensioni, i tagli all'istruzione e alla sanita', altrimenti il Paese sara' travolto dal debito pubblico. Il risultato deve essere sempre lo stesso: a pagare il conto devono essere sempre i soliti: lavoratori, pensionati e gli onesti; loro a portar la croce e gli altri a portare guadagni alle loro tasche.
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“Sull’Autonomia il Sud deve smettere di continuare a piangere”.
Grande Nello! Buongiorno, come stai? Senti ti faccio una domanda, se non ti scoccia.
Ma tu sei lo stesso Nello Musumeci che da Presidente della Regione Sicilia andò dallo Stato centrale a piagnucolare per una rateizzazione del mostruoso debito della Sicilia, che era tecnicamente più ampio del Burkina Faso (Sicilia 13 miliardi, Burkina Faso 12)? O mi ricordo male io? Era il tuo gemello cattivo che andava a chiedere soldi per quella voragine aperta in una Regione che dal 2000 ad oggi è stata governata 19 anni su 24 dalla tua destra? Da te, da Lombardo, da Schifani e da quel simpatico personaggio di nome Cuffaro finito poi nelle patrie galere per favoreggiamento a Cosa Nostra?
E domani con l’autonomia come si fa con quei soldi? Cancelliamo la sanità per i siciliani, torniamo alle strade sterrate, sostituiamo la polizia con bande di picciotti come si faceva nell’Ottocento e teniamo lezioni per bambini all’aperto?
Dai facci sapere. Buon venerdì.
@LeonardoCecchi
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕵𝖚𝖉𝖊 𝕯𝖚𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗 𝖝 𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕮𝖆𝖗𝖉𝖆𝖓 𝕲𝖗𝖊𝖊𝖓𝖇𝖗𝖎𝖆𝖗
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Cruel Prince
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, fem Reader, contenuto sessuale esplicito e implicito, rapporti sessuali impliciti, minaccia , manipolazione emotiva, squilibrio di potere a danni di Mc, contenuto Lgbt, Dom Jude, Soft dom Cardan, Sub Reader.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 1461
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
Per l’Alta Corte girava voce che l’Alto Re e l’Alta Regina avessero un amante. Una persona che i due condividevano, tuttavia non si sapeva chi fosse.
Alcuni supponevano fosse un mortale, altri dicevano fosse uno del Popolo.
Poi si facevano supposizioni sul sesso di detto amante. Femmina o Maschi.
In tutto questo lady (nome), che assiste da lontano un qualche Fae del palazzo, era tutto fuor che impressionata o sorpresa.
Lei è la così detta ‘amante’ dell’Alto Re e dell’Alta Regina. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di qualcuno che non aveva neppure l'occasione di interagire con i due regnanti. Forse era quello il motivo per cui era stata scelta. Qualcuno - non poteva ricordare chi esattamente - glielo aveva detto: Lei era la persona meno probabile. Il fatto che ancora nessuno era riuscito a scoprire chi fosse aveva reso le supposizioni della Regina più che corrette, beh… almeno fino a qualche settimana dietro.
Sfogliò il foglio ingiallito. Non sapeva di cosa era fatto e non era sicura di volerlo sapere, ha smesso di cercare una ragione negli usi qui ad Elfhame, in ogni caso non sarebbe rimasta a lungo in questo posto, aveva intenzione di andarsene il prima possibile.
Non appena il suo debito sarebbe stato saldato.
Le parole scritte con la magia ritraevano l’esistenza di un compagno di letto dei due sovrani, tuttavia nessuno aveva capito chi fosse.
Quando ha letto per la prima volta quel foglietto, aveva riportato i suoi dubbi a Jude e Cardan che risero alla sua preoccupazione lanciandole scuse poco più che al limite della rassicurazione. Poi hanno mandato tutto al vento nel loro crescente piacere. Il discorso non fu più aperto e lei non continuò a esporlo e veniva ancora segretamente scortata ogni giorno nelle loro stanze per riempire il loro tempo.
Facendo un veloce calcolo, passava più tempo con i due di quanto qualsiasi altro membro della corte a parte Jude e Cardan stessi. Oggi era una di quelle infinite giornate.
❝ Per Mab, (nome) non hai freddo vestita così.❞ I passi di Jude erano vicini, troppo vicino. Precisamente dietro di lei, la conferma arrivò quando le posò qualcosa sulle spalle sottili. Il pezzo di stoffa era grande e lungo, questo le faceva supporre appartenesse a uno dei due, forse a Jude stessa. O forse era semplicemente una coperta.
A volte aveva l’impressione di fasciarsi troppo la testa, e forse veramente per loro lei era più di un animale da compagnia. Ma poi era facile confondersi quando la vostra distanza di età era di oltre 10 anni.
Lady (nome) ha dovuto imparare molto presto che tutto questo era nella norma qui se non anche meno del normale.
Esiste molto di peggio, le aveva assicurato una volta Cardan mentre le faceva cerchi sulla schiena. Era la prima notte che era stata scortata da loro.
Jude l’ha tirata verso sé, schiacciando il suo petto con la schiena della mortale, chiudendo intorno alla sua figura la coperta che le aveva poggiato poco prima. Questa era una delle situazioni ‘normali’ a cui non poteva ancora smettere di arrossire e a Jude sembrava piacere questa semplice innocenza. L’avevano messa in situazioni molto peggiori di queste e ancora cose così semplici l’avrebbero imbarazzata a tal punto.
Piccoli elogi le caddero dalla labbra aumentando l’imbarazzo, facendo sentire (nome) - per l’ennesima volta - più al pari di un animale domestico che un amante.
❝Cosa stai leggendo di così interessante da ignorarci? ❞ Le dita di Jude componevano cerchi concentrici sul suo fianco mentre si sporgeva per leggere il contenuto. Cardan era uscito dal bagno con quel comportamento arioso e placido che lo contraddistingue, accentuato dalla doccia calda e dal rossore provocato dalla bottiglia di vino che aveva scolato. (Nome) si riteneva fortunata che i Fae non avessero lo stesso modo di reagire mortale all'ubriachezza. Sei mai quella poteva essere definita ubriachezza.
Lady (nome) abbassò il foglio abbastanza da permettere una facile lettura, consapevole che non sarebbe servito a nulla nasconderlo, lo avrebbero scoperto ugualmente. ❝ Ancora con questa storia? ❞ Cardan si era avvicinato per leggere, e il suo brusco commento non ha fatto molto per allentare la tensione. L’imbarazzo svanì completamente lasciando spazio a dubbio e timore ❝ Non è normale che io abbia paura? ❞ I lati del foglio si sono stropicciati sotto la tua presa. ❝ Nessuno ci rimetterebbe più di me in tutta questa storia. ❞ Un sospiro lasciò le labbra della Regina, poi le stesse labbra posarono un bacio sul retro dell’orecchio mandando brividi lungo tutto il corpo della ragazza. ❝ Mi sembra di averti già spiegato che ho tutto sotto controllo. Alla fine era inevitabile avrebbero scoperto dell’esistenza di qualcun altro…❞ Cardan si è seduto sul letto, (nome) non l’ha visto ma lo ha sentito. Il peso al suo fianco era aumentato, le mani del Re spostarono le gambe della mortale sopra le proprie, accarezzando la pelle nuda.
Per la prima volta erano calde le mani di Cardan. Era una sensazione piacevole e disgustosa allo stesso tempo. Il suo corpo rispondeva ormai a comando ai loro tocchi e questo la ripugnava abbastanza da cercare di ritrarre la gambe inutilmente. Le mani del sovrano strinsero la presa in una silenziosa minaccia a rimanere dove era. Non c’era il solito conforto che di solito lui rappresentava.
Decise di abbandonarsi nuovamente a loro.
Un sorriso tirò le labbra del Re e poco si poteva intuire cosa gli passasse per la testa. ❝ C-cosa intendi…? ❞ Il dubbio si insinuò persistente in lei. Se fosse stati loro a far trapelare la notizia come avvertimento. Per darle la consapevolezza del loro potere, capacità e influenza. Del diritto che avevano su di lei ma soprattutto del fatto che ancora gli apparteneva.
Loro avrebbero potuto tranquillamente mettere la voce di un amante per farle capire quanto lei necessitasse di loro o che non era ancora uscita da quella situazione abbastanza da poter fare una qualsiasi acrobazia azzardata.
(Nome) avrebbe voluto ritirarsi su se stessa con le gambe abbastanza vicine da poterle abbracciare e farsi più piccola in confronto alle due potenze che la circondavano.
Non riusciva a vedere Jude ma dallo sguardo di Cardan si poteva dedurre che sicuramente qualcosa era leggibile nella sua espressione.
Non ebbe il coraggio di girarsi
❝ Oh cara sei così carina quando fingi di non capire. ❞ Cardan rise con ironia e leggerezza mentre accarezzava, in un vago intento di tranquillizzarla, la pelle nuda. Eppure (nome) non ci trovava niente di divertente in quella situazione, anzi il tutto era sempre più inquietante. Non stava nemmeno fingendo come lui supponeva. Non tutti nascondevano la propria intelligenza sotto un velo di ignoranza come avevano fatto loro.
Lei non era stata presente durante la loro storia, ma conosceva il finale. ❝ Pensi che nessuno abbia sentito le tue dolci urla. ❞ Non si era accorta di aver mai urlato così forte da essere sentita . Un rossore si diffuse sul viso della ragazza nella consapevolezza delle scorsi notti. I due risero inteneriti mentre Jude si alzava dal suo posto. Il foglio di cronaca che aveva prima tra le mani era caduto a terra, e Jude lo raccolse. Lo lesse velocemente e lo strappo in 4.
(Nome) guardò sconcertata l’azione seguendo ancora la regina con lo sguardo, mentre si spostava verso il caminetto. In un attimo, prima ancora che qualcuno potesse obiettare, i pezzi di carta sono stati gettati nel fuoco.
❝ Cosi va molto meglio, ora non avrai più motivo di pensarci. ❞ Lo sguardo della Regina di Elfhame era su di lei, mentre lei guardava il foglio diventare cenere davanti ai suoi occhi.
Si chiese se avessero ragione, se veramente era solo paranoica. Forse si poteva godere tutto questo senza che diventasse un pericolo. Ma non era stata Jude stessa a dirle di non credere a niente che era offerto dalla corte? Lei e suo marito erano la corte. Modellata e governata da loro per loro, lei era una pedina su cui giocare.
La mano di Cardan posava sulla sua guancia ora, guidandola a distogliere lo sguardo dal fuoco per averlo per se. Gli occhi color mezzanotte con l’anello dorato intorno alla pupilla erano quasi ipnotici. Si trovò quasi a chiedersi se qualcuno potesse mai sospettare che ci fosse qualcuno che lui avrebbe guardato con lo stesso ardore e desiderio con cui guardava sua moglie.
❝ Ora ricominciamo da dove ci siamo interrotti.❞ Niente li aveva interrotti in realtà e lui era ancora in bagno quando era arrivata. Tuttavia non disse niente. Non disse che era ancora dubbiosa. Non disse che nonostante il foglio fosse stato bruciato il problema persiste. Non disse nemmeno che in quel momento voleva rimanere da sola, come tutte le altre sere prima di queste. Ma giustamente nessuna di quelle cose trovò posto per essere dette o ascoltate.
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"Una politica impopolare, o peggio ingannevole, non si riconosce dunque dalle sue false soluzioni, ma dai suoi falsi problemi. A me sembra che oggi questo requisito sia soddisfatto oltre ogni dubbio e oltre ogni decenza. Il dibattito politico contemporaneo può definirsi come una produzione a getto continuo di falsi problemi dove non passa giorno senza che si aggiunga nuovo fumo a una cortina di «emergenze» da mettere ogni volta in cima all'agenda: dall'«odio» al razzismo, dal patriarcato al sessismo, dallo ius soli, culturae, itinerandi, natandi degli altri alla «scarsa mobilità» dei nostri, dal sempreverde baubau del fascismo che ritorna a quello - novità dello chef - del comunismo, dal debito pubblico ai soldi pubblici che «non ci sono», dal «nanismo delle imprese» al «troppo Stato», dall'«analfabetismo finanziario» a quello «funzionale», dai mancati scontrini alle mancate nascite (ma, subito dopo, l'apocalisse della «sovrappopolazione»), dalle frontiere «da abbattere» ai dazi «anacronistici», dal troppo contante in circolo ai mancati scontrini alla corruzione «percepita», dalla genitorialità gay ai semafori, ai cessi, alla modulistica «gender equal», dall'educazione erotica degli infanti ai chemioterapici per i preadolescenti sessualmente indecisi, dal deficit di «cultura scientifica» al «ritardo digitale» che va «colmato» forzando ovunque l'uso dei calcolatori, dai «fondamentalismi» ai «nazionalismi», dal «complottismo» alle «fake news», dall'anidride carbonica al diritto di voto che deve essere riservato ai plurilaureati nei giorni pari, esteso anche ai sedicenni in quelli dispari, dalla varicella al morbillo alle altre malattie che dall'oggi al domani diventano emergenze globali e piaghe sterminatrici, ma solo se prevenibili con un vaccino, dalle autoblù alle province agli «enti inutili» al numero dei parlamentari il cui taglio, dicono, era atteso da quarant'anni (cioè da qui).
In questa cacofonia di allarmi, tutti accuratamente lontani dagli allarmi che salgono dalla più ampia base dei cittadini, si confondono fattispecie diverse: i problemi falsamente formulati (che cioè riformulano un problema reale, per nasconderlo), quelli falsamente rappresentati (che trasformano casi minoritari o controversi in questioni universali, per falsa sineddoche), i falsi d'autore (cioè problemi creati e alimentati da chi li denuncia) e i falsi tout court.
È altrettanto diffusa la percezione che questi e altri falsi problemi servano a paralizzare l'azione politica e a deviare l'attenzione del pubblico dalla mancata soluzione dei problemi reali che lo affliggono. Anche questa percezione è condivisibile e invita ad approfondire i modi e i moventi del fenomeno". (segue)
Se non serve, serve a qualcos'altro. (I.P)
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ll New Labour (neoliberismo o turboliberismo) rappresenta il compimento finale dell'alleanza tra Sinistra e Grande capitale. Con il raggiungimento e l'accettazione della condizione di consumatore ideale e di vita-a-debito la Sinistra nata nel 1848 termina il suo compito di controllo sociale e si deve quindi concentrare su nuovi rilanci progressisti basati su rivendicazioni in contrasto netto con la realtà e le esigenze reali di vita delle persone. Il woke ha quindi rappresentato il vicolo cieco nel quale il New Labour è stato condotto e dal quale non può uscire se non con metodi semidittatoriali (socialismo di Starmer di ispirazione cinese, tecnocrazia UE, auspici di "controllo" della Harris). Ecco perché oggi le istanze politiche effettive sono tutte assolte dalla nuova Destra (patrioti, maga) che deve organizzarsi per smantellare le condizioni di invivibilità allestite negli ultimi venti anni (woke, immigrazionismo, green, precariato diffuso, debito). Per farlo deve ribadire con forza una visione spirituale dell'uomo e del mondo a garanzia di tutti.
via https://x.com/boni_castellane/status/1857704773031469215
Condivido ampiamente l'analisi del prof. Boni, ma da sempre alle analisi e alle conclusioni dei prof., mi punge vaghezza di mettere i puntini sulle i.
La precisazione sull'analisi è che New Labour si traduce neoibberismo con due b: cioè è la solita mistificazione neolinguistica socialista, e di turbo ha solo lo stato mentale.
Non condivido invece la conclusione della pur valida analisi. Perché agli -ismi abbiamo già dato, come sa chi abbia vissuto o abbia memorie dal Secolo di Sangue.
La soluzione non è lo Stato tradizionale per come lo conoscevamo, né sullo Stato degli Onesti e delle brave persone: sta nel ritorno al buon senso, al capitalismo vero fondato sul RISPARMIO non sul debito, su scambi e aggregazioni volontarie, non sul debito di banca centrale = stato=Cina.
E' il mondo del Mercato rispetto allo Stato, dell'individuo rispetto alla Collettività, delle Comunità rispetto al Comunismo, del volontariato rispetto all'obbligo, dove vince il migliore nel senso di più agile e sveglio, e non vince per sempre ma deve sempre adattarsi: alla fine vincono tutti, si evolve il Sistema.
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Omme.. merd.
"Sono Olivia Toscani, la figlia maggiore di Oliviero Toscani. Scrivo in merito all’articolo (Corriere, 1 dicembre 2017) in cui mio padre è intervistato da Maria Luisa Agnese. Contesto totalmente le parole di mio padre riguardo al suo rapporto con le figlie. Non l’ho più visto dall’età dei miei quindici anni, quando sono andata via dalla nostra casa a Casale Marittimo per i continui maltrattamenti psichici e per i ricatti che costantemente manifestava con violenza e aggressività, sia contro di me, sia contro mia madre, Agneta, la sua prima moglie con cui ha avuto due figlie. Sin dalla separazione dei miei genitori l’ho sempre sentito imprecare contro di noi, bestemmiando, fino ad arrivare al limite inaudito di imprecare contro la nostra vita stessa (noi ancora bambine, ahimè). Il nostro riavvicinamento non sarà mai possibile senza un profondo e sentito atto di amore e conversione. Oggi Oliviero è un estraneo con un grosso debito umano e morale. I miei figli lo conoscono a malapena. I suoi vantati 14 nipoti sono in realtà 11. I miei figli respingono in maniera netta tale impostura."
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Prezzi auto e potere d'acquisto nel 1960 e nel 2024 | Gazzetta.it
Un fisco meno affamato — A quell’epoca l'Italia aveva un sistema fiscale meno complesso e meno oneroso rispetto a quello attuale. Le aliquote fiscali erano più basse e meno progressive rispetto a oggi. Per esempio, la tassazione diretta sul reddito delle persone fisiche era relativamente limitata, con aliquote che variavano a seconda del reddito, ma che raramente superavano il 15-20% per la maggior parte dei lavoratori. Inoltre, non esistevano molti dei contributi e delle imposte aggiuntive che oggi incidono sui redditi, come l'Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) che è stata introdotta nel 1973. Quindi un insegnante nel 1960, con uno stipendio mensile di circa 70.000-80.000 lire lorde, poteva contare su una quota significativa del suo reddito, potenzialmente intorno a 60.000-65.000 lire nette al mese, una volta sottratte le imposte e i contributi sociali.
Perché nel 1973 è stata introdotta l'IRPEF?
Perché nel 1971 Nixon ha sospeso la convertibilità in oro del dollaro, creando di fatto la valuta fiat, quella che non ha più un sottostante fisico (l'oro) e può essere stampata a piacimento.
Questo genera inflazione, che riduce il potere d'acquisto ed il valore del risparmio. Di conseguenza, lo stato ha la necessità di aumentare la tassazione per pagare il debito pubblico e i cittadini non hanno alcun interesse a risparmiare perché la moneta si svaluta continuamente. Ecco la vera causa del consumismo, dell'usa&getta, della bassa qualità dei prodotti e la fine del settore di ricerca e sviluppo delle industrie.
Oggi siamo arrivati all'epilogo di questa ruberia nelle nostre tasche da parte di quei camerieri dei banchieri che sono i politici.
Oggi esiste di nuovo una moneta che non si svaluta e che consente il risparmio, anzi si apprezza continuamente e aumenta il suo valore anno dopo anno. Una moneta che lo stato non può prelevare forzatamente dal conto corrente, che nessuno può censurare ed impedire di usarla, che garantisce la privacy e può essere usata in tutto il mondo.
Si chiama Bitcoin.
Adesso la scelta se essere schiavi delle banche o essere liberi e proprietari dei nostri soldi è tutta nelle nostre mani!
#studia bitcoin#non credere verifica#don't trust verify#bitcoin#valuta fiat#politica monetaria#fiat standard
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Storia di Musica #334 - Jackie Mclean, It's Time!, 1965
È stata la vista di un poster del disco di oggi che mi ha inspirato la scelta del punto esclamativo, come trait d’union dei dischi del mese di Luglio. Il suo autore è poco conosciuto ai più, ma è uno di quelle “divinità minori” della Storia del Jazz che hanno passato gli stili, suonato con i più grandi, indirizzato anche le scelte musicali, ma appena un gradino dietro le Divinità Maggiori. John Lenwood McLean, per tutti Jackie, nasce nel 1931 in una famiglia di musicisti, a New York. Sfortuna vuole che nel 1939 suo padre muoia, ma ha la piccola fortuna di poter continuare a studiare musica grazie al padrino e al nuovo compagno di sua madre, che possedeva un negozio di dischi. Ma più che altro, quando è adolescente, Jackie ha la fortuna di vivere vicino ad alcuni di quelle Divinità Maggiori: passa infatti spesso a casa di Thelonious Monk, Charlie Parker e soprattutto Bud Powell, che quando Jackie ha 13-14 anni intravede del talento. Inizia a suonare in un’orchestra il sassofono, insieme a Sonny Rollins, si innamora dello stile di Parker e quando a 20 anni è chiamato da Miles Davis per delle registrazioni. Davis raccontò che per le registrazioni di Dig (del 1951, il disco uscirà solo nel 1956) in studio si presentò Charlie Parker, rendendo nervosissimo McLean, terrorizzato di suonare davanti al suo idolo: “Continuava ad andare da lui a chiedergli cosa ci faceva lì, e Bird (il soprannome di Parker, ndr) a rispondergli che si stava solo facendo un giro. Gliel'avrà chiesto un milione di volte. Jackie voleva che Bird se ne andasse perché così sarebbe stato più rilassato. Ma Bird continuava a dirgli come suonava bene e a incoraggiarlo, e questo alla fine rese la prova di Jackie davvero fantastica”. Con Davis suonerà anche in molti altri dischi tra il 1952 e il 1952 e parteciperà allo storico Pithecanthropus Erectus di Charles Mingus: leggenda vuole che Mingus lo picchioò, McLean tentò di pugnalarlo e per ripicca se ne andò a suonare con i Jazz Messenger di Art Blakey.
La sua carriera sembra avvia al massimo successo, ma come moltissimi jazzisti di quegli anni, McLean divenne schiavo delle droghe: per questo motivo gli fu ritirato il permesso di tenere concerti in pubblico a New York e questo lo obbligò a un intenso lavoro in studio, che si rifletté nel gran numero di registrazioni a suo nome negli anni 1950 e anni 1960. Dopo aver registrato per la Prestige Records, egli firmò un contratto con la Blue Note Records per cui incise dal 1959 al 1967. Il suo stile hard bop diviene riconoscibile per il particolare modo di suonare il suo sax contralto, e tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 scrive i suoi dischi capolavoro: prove grandiose sono Quadrangle, da Jackie’s Bag del 1959, e il disco Let Freedom Ring, del 1962, meraviglioso lavoro dove aggiunge elementi distintivi della rivoluzione che Ornette Coleman aveva iniziato pochi anni prima, il free jazz, alla sua comunque ancora solida struttura hard bop.
Il disco di oggi è registrato nel 1964 con una band composta da il trombettista Charles Tolliver, il pianista Herbie Hancock, in uno dei suoi primi lavori di una carriera sconfinata, il bassista Cecil McBee e il batterista Roy Haynes. It’s Time! ha oltre 200 punti esclamativi in copertina quasi a sottolineare una vitalità creativa fiorente e incontenibile, in un periodo alquanto particolare della Storia del jazz: in questo disco è decisivo l’intervento di Tolliver che scrive con Mclean tutti i pezzi, continuando questo fruttuoso percorso al confine tra post-bop modale e free jazz. L'improvvisazione accordale gioca ancora un ruolo importante nella musica di questo bel disco. L'assolo di Hancock nell'apertura di Cancellation è un gioco di spigolature, scandite da un tempo semplicemente mozzafiato. Il funky di McLean Das' Dat ha sicuramente un debito con Horace Silver, ma l'elemento blues, che rimarrà per sempre uno degli amori del nostro, è puro Jackie McLean. Il modo di suonare di McLean non è particolarmente avventuroso, anche se a volte spinge il suo sassofono oltre i limiti. It’s Time! è micidiale - con Tolliver e McLean che si scontrano in un duello spettacolare- così come il ritorno del blues in Snuff. Tolliver, che ha fatto il suo debutto alla Blue Note con It's Time!, ha registrato tre album con McLean e diventerà noto per la sua voce di tromba fluida e lirica. Revillot di Tolliver (il suo nome al contrario) è un altro trampolino di lancio per grandi improvvisazioni. Il bassista Cecil McBee fa un breve assolo nella title track, il suo unico assolo in questa registrazione, anche se aiuta a guidare l'intera sessione.
Nel 1964 McLean passò sei mesi in prigione per questioni di droga, che segnerà sia la via privata sia la sua musica (che si sposterà con forza verso i primi esperimenti di acid jazz e alla sperimentazione più estrema. Tanto che nel 1967 la Blue Note, a seguito del cambiamento di gestione, pose fine al suo contratto, come fece in quegli anni con molti altri artisti d'avanguardia. Le prospettive di registrazione erano talmente poche e malpagate che egli preferì dedicarsi interamente ai concerti e all'insegnamento, che iniziò nel 1968 alla The Hartt School della prestigiosa University of Hartford del Connecticut. Negli anni successivi, egli avrebbe creato il Dipartimento di Musica Afroamericana (ora chiamato "Jackie McLean Institute of Jazz") e l'intero programma di studi jazz. Nel 1970, con la moglie Dollie, fondò a Hartford il gruppo Artists' Collective, Inc. dedicato alla conservazione delle tradizioni africane negli Stati Uniti, promuovendo e realizzando programmi di istruzione nella danza tradizionale, il teatro, la musica e le arti visuali. È stato sempre, come molti jazzisti, artista decisamente impegnato sul fronte sociale, culturale e politico, sin dai tempi delle contestazioni contro la guerra del Vietnam. Uno dei bellisismi documentari di Ken Burns sui grandi del Jazz è dedicato a lui. Morirà dopo una lunga malattia nel 2006, e nello stesso anno fu nominato nella Down Beat Jazz Hall of Fame. Un musicista da riscoprire.
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PRIMA PAGINA Il Messaggero di Oggi martedì, 22 ottobre 2024
#PrimaPagina#ilmessaggero quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi debito#parole#mattia#solo#questo#quel#paese#coincidenza#washington#degli#monetario#internazionale#della#mondiale#direttrice#sollecitato#verni#ridurre#stime#proprio#emergenza
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Oggi ho letto di quelli che dicono che in Italia al 15 maggio ognuno ha consumato la sua quota di risorse naturali, e per il resto dell’anno vive a debito del pianeta.
Allora mi è venuto in mente che, sempre in Italia, ognuno lavora fino all’8 giugno per pagare le tasse, e per il resto dell’anno può finalmente lavorare per se stesso, cioè proprio quando invece dovrebbe smettere di vivere per non danneggiare il pianeta.
Praticamente una vita di merda (cit.)
@maurorizzi_mr
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[...] «Meloni ha sempre proclamato fedeltà a Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, dalle cui fila sono usciti gli stragisti degli Anni 70. Ha partecipato a una manifestazione con Ciavardini e criticato la sentenza di condanna sulla strage di Bologna. Il deputato Mollicone ha ricordato in Parlamento il depistatore generale Maletti, definendolo “uomo di Stato”. Ciavardini è uscito dal carcere grazie a Claudio Barbaro, attuale sottosegretario, e a sua volta ha fatto uscire dal carcere Cavallini». Ha senso sollevare una questione fascista sulla commissione antimafia? «Dopo il fascismo c’è il neofascismo: implicato nella stagione delle stragi con ampie coperture istituzionali, ora è penetrato nello Stato, presidia la tolda di comando. È una lunga marcia. Prima per sovvertire la Costituzione, oggi per svuotarla». In che modo, visto che parliamo di una commissione di inchiesta? «L’elezione della Colosimo interviene in un momento particolare. La Corte di Bologna ha appena condannato Bellini, neofascista di Avanguardia Nazionale, che nel 1992 era in contatto con gli esecutori della strage di Capaci e suggerì la strategia di colpire i beni artistici, come fatto nel 1974 da Massimiliano Fachini, leader di Ordine Nuovo a cui apparteneva Pietro Rampulla, artificiere di Capaci. La sentenza di Bologna rivede il delitto Mattarella recuperando la matrice di destra eversiva, come sosteneva Falcone. Stefano Delle Chiaie era a Palermo nel periodo delle stragi. Su questi temi dovrebbe misurarsi la commissione antimafia. Come potrà farlo con questa presidente?». La Colosimo è nata nel 1986. È anagraficamente distante. «Ma è imbevuta di questa solidarietà ideologica. E viene eletta non per un capriccio personale o debito di amicizia della premier, ma con una precisa missione». Quale? «Costruire una contronarrazione revisionista e negazionista: le stragi sono opera solo di Riina, niente c’entrano massoneria, servizi segreti, neofascisti. Al massimo qualche imprenditore del Nord dagli affari sporchi». Ci saranno conseguenze sulle indagini giudiziarie? «Devastanti. Immaginiamo come questa notizia sarà letta da personaggi come Graviano, al 41 bis, o Bellini, che attende il processo di appello per la strage di Bologna». Come? «Questa è gente che conosce i codici del potere meglio di me e lei. Il messaggio è chiaro: sul patto di fedeltà al fondatore di Ordine Nuovo si fonda il controllo di un’istituzione delicatissima. Crede che questo possa incoraggiare collaborazioni?». Meloni e Colosimo hanno un’amicizia antica. «Per una statista, di fronte a una questione istituzionale l’amicizia recede. A meno che non sia lo schermo di una visione strategica, la rilegittimazione del neofascismo. Questa elezione ne è una tappa fondamentale. C’è un filo nero che si dipana». Avevate provato a evitare questo esito? «Avevamo detto: indicate un altro nome, lo votiamo anche noi. Invece la Meloni ha insistito, pur sapendo che noi saremmo usciti dall’aula, una cosa mai successa. Una linea Maginot di decenza». [...]
Da: Scarpinato- “Un filo nero da Rauti a Meloni i neofascisti dietro le stragi”
La Stampa
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Avete veramente rotto il cazzo!
Fateci caso, se aprite i giornali, ci si sono messi pure i vescovi a raccontare fregnacce su st’ultima cena dell’inaugurazione dell’olimpiade! Non bastavano i sobillatori di cretini, non bastava una stampa imbarazzante e dei politici altrettanto inguardabili che nascondono fatti, problemi e disastri che non riescono a risolvere, non bastavano.
Adesso hanno tirato fuori l’ennesima boutade quotidiana, per di più in uno stato laico, guardando quello che hanno organizzato altri e che noi abbiamo rifiutato di fare, anzi, pure di provarci!
E questo mentre il mondo va letteralmente a rotoli.
Non basta quello che viviamo giornalmente, che siamo ostaggio di prepotenti e evasori, non basta che da noi muoiano 3 lavoratori al giorno, 1 donna ogni tre giorni per “troppo amore”, che ci mettono sotto infrazione per debito, che stiamo sempre con 5 milioni di processi pendenti su 60 milioni di italiani, che perdiamo il 40% dell’acqua che immettiamo in rete dagli anni 80 o che soffriamo di siccità, di degrado, di disperazione!
No! Non basta.
Non basta che abbiamo trasporti, sanità e scuola al collasso, no, non basta che siamo talmente rassegnati che nemmeno denunciamo più.
No, ci dobbiamo smazzare ogni giorno ogni genere di insulto all’intelligenza.
Alla dignità.
Alla logica.
E in un paese normale, tutte quelle dichiarazioni per imbecilli, una stampa normale, non le avrebbe nemmeno cagate.
Una stampa normale, li avrebbe ignorati questi sacerdoti del nulla che ci raccontano di insulti alla cristianità. Gente che riesce solo vomitare slogan, e che invece dovrebbe risolvere problemi che non risolve da 30 anni, va semplicemente ignorata.
Invece esaltando la dichiarazione, riportandola, sottolineandola, si apre un dibattito sull’imbecillità e un substrato di analfabeti incapace di capire la realtà (che è là fuori!) assume questi guru dell'inutile come necessari, come esempi da emulare.
E la stampa non fa altro che esaltare ciò di cui non abbiamo bisogno.
Perché se la politica è evitare di far capire alla gente quello che gli interessa davvero, la stampa di oggi sta letteralmente invadendo la nostra percezione con valanghe di stronzate che prendiamo come cose serie mentre le cose serie vengono cancellate dal rumore di fondo di una infodemia per beoti.
Mentre poi se distruggono un popolo, se uccidiamo nell’indifferenza decine di migliaia di bambini, se applaudiamo un criminale al congresso, se piovono 412 mm di pioggia in 24 ore o se il mondo non è in grado di produrre cibo, ce ne fottiamo.
Perché il nostro compito oggi è esaltare dei cretini e far si che un oceano di imbecilli (che li adorano) possano scornarsi sull'inutile e alimentare odio latente.
Quando oggi, di tutto avremmo bisogno... meno che di quello.
BASTA!
La foto è la vincitrice del concorso World Press Photo 2024. E’ la foto dell’anno.
Mentre parliamo di uno che non sa nemmeno se c’era prima Galileo o Colombo.
@BrunoPagnanelli
Photo credit: Mohammed Salem, Reuters.
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Oggi si festeggia l'anniversario dell'AUTOSTRADA DEL SOLE. Tutta fatta a debito cattivo. Avessimo avuto la UE e la Commissione NON l'avremmo costruita e viaggeremmo ancora per statali, provinciali e vie romane....
Arsenale K
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"Il potere logora chi non ce l'ha"
1. disse Andreotti riprendendo un aforisma di Charles Maurice de Tayllerand. Mentre, com'è noto, "Sovrano (cioè l'effettivo titolare del potere) è colui che decide sullo stato di eccezione, nel senso che decide che sussiste lo stato di eccezione e, secondariamente, che decide cosa si debba fare per superarlo" (Karl Schmitt, Teologia politica). 2. Sempre Schmitt (ibidem): "lo Stato (oggi, precisamente, l'entità, non statuale ma "sovranazionale", che decide sullo stato di eccezione e come superarlo) precede logicamente e cronologicamente l'ordinamento giuridico, e se il diritto ha bisogno dell'autorità per venire ad esistenza, perché è la decisione dell'autorità che crea il diritto, l'autorità non ha bisogno del diritto per venire ad esistenza, perché l'autorità fonda la propria esistenza in se stessa, nella potenza del potere politico". 2.1. In sostanza: "l'autorità dimostra di non aver bisogno di diritto per creare diritto", cioè il diritto che viene effettivamente applicato è quello del "più forte". 3. Ora cosa sono le regol€ di bilancio dell'eurozona se non uno stato di eccezione a tempo indefinito e "a risoluzione impossibile", poiché esse stesse precludono l'unica soluzione di una crescita adeguata? Cosa sono, tali regol€, se non una pura riaffermazione della propria più forte autorità, in special modo, da quando le si considera implicitamente prevalenti sui principi fondamentali della Costituzione, proprio allorché si nega una gerarchia tra i "valori" della Costituzione, con la giustificazione schmittiana (!) di volerne evitare la (misteriosa)"tirannia"? Cosa altro possono essere, se si dimentica, in ogni ragionamento giuridico, (ma pure economico) che dalla Costituzione soltanto deriva l'adesione e il mantenimento in effetto dei trattati UE? 4. Quale autorità può ormai vantare la Costituzione, se viene "riletta" come una fonte che, di fatto (cioè per pura logica di incontestabile "forza", al di fuori di ogni cosciente richiamo alla gerarchia delle fonti), è abrogabile/disapplicabile ad opera di qualsiasi livello e fonte di diritto UE, in particolare rifiutando di porsi un problema di comprensione sia del paradigma politico-economico ordo-liberale dei trattati, sia del modello socio-economico della Costituzione? 5. E dunque, quale potere, autolegittimantesi sull'autorità effettiva, rimane alle istituzioni nazionali, una volta private della "forza" pre-giuridica costituita dall'agire del Potere Costituente del 1948 (sostituito dall'adesione a dei trattati ratificati con mera legge ordinaria)? 6. Questa realtà sociologica, di puri rapporti di forza, spiega "andreottianamente" (ovvero, a la Tayllerand) il costante e prevedibile logorio cui sono soggette le autorità politiche nazionali. 7. Queste, una volta private del potere di decidere sullo stato di eccezione - ciò che in effetti presuppone l'autorità effettiva, che si manifesta, prima di tutto nel potere di emettere moneta, di decidere sul livello del bilancio statale, di decidere su fini fondamentali del popolo, fondati sull'autorità della Costituzione -, accettano e subiscono, costantemente, lo stato di eccezione dichiarato dalle regole UE (il quale, in pratica, vige dal 1991). 8. Tale stato di eccezione, essenzialmente, è una conseguenza del modo in cui viene considerato, d'autorità (vincolo esterno dei trattati), il debito pubblico nazionale. La sua considerazione secondo un indice numerico del tutto arbitrario, rapportato al PIL annuale, unito, in modo coessenziale, al divieto di garanzia da parte di una banca centrale nazionale, è il fulcro dell'autorità dei trattati. 9. Tale "considerazione" costituisce infatti, in un modo inizialmente e, tutt'ora per lo più, non avvertito dal popolo italiano, il presupposto per un perenne stato di eccezione. E quindi per la ri-dislocazione, al di fuori dalla Nazione e dalle sue istituzioni costituzionali, della titolarità dell'autorità e della sovranità effettive.
-LucianoBarraCaraccio
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