#nucleo galattico attivo
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Un'immagine catturata dal telescopio spaziale Hubble mostra la galassia Z 229-15. Una combinazione degli strumenti Advanced Camera for Surveys (ACS) e Wide Field Camera 3 (WFC3) con tre filtri diversi è stata usata per ottenere osservazioni che includono emissioni ultraviolette, ottiche e nell'infrarosso vicino. Z 229-15 è una galassia che sfugge a semplici criteri di classificazione perché ha un insieme di caratteristiche che non si trovano normalmente assieme. Il risultato è che corrisponde a diverse definizioni mostrando come a volte classi e sottoclassi di galassie non hanno confini precisi ma ci possono essere intersezioni che rendono valide diverse classificazioni.
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XRISM svela i dintorni di buchi neri e resti di supernova
Questa è un’immagine artistica della regione attiva centrale (nucleo galattico attivo, AGN) della galassia NGC 4151, che contiene un buco nero supermassiccio. La regione blu al centro rappresenta il disco di accrescimento più vicino al buco nero, che emette materiale. Più in là c’è una regione tumultuosa che gli astronomi chiamano “regione a linee larghe” e ancora più in là è mostrato il toro a…
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Sono in arrivo versioni più economiche di farmaci come Wegovy Scoperto un buco nero gigante nel cuore di una galassia lontana Un enorme buco nero, milioni di volte più massiccio del Sole, si è improvvisamente attivato al centro della galassia SDSS1335+0728, intrigando gli scienziati dal 2019. L’aumento dell’emissione di luce potrebbe essere dovuto a un nucleo galattico attivo, fenomeno osservato in tempo reale per la prima volta. Ulteriori dettagli sulla scoperta astronomico Secondo l’astronoma Paula Sánchez Sáez, il buco nero potrebbe essere responsabile dell’insolito schiarimento della galassia. Questa osservazione offre interessanti spunti di studio per comprendere meglio i meccanismi che regolano questi fenomeni cosmici complessi. Arrivano versioni più accessibili di
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CON IL WEBB DAL SISTEMA SOLARE AI CONFINI DELL'UNIVERSO http://www.impresaoggi.com/it2/2408-con_le_immagini_del_webb_ci_si_avvicina_allalba_delluniverso/ Il QUASAR dell'immagine, è un quasar “estremamente rosso” che esiste nell’universo primordiale, 11,5 miliardi di anni fa. I quasar sono un tipo raro e incredibilmente luminoso di nucleo galattico attivo (AGN). Questo quasar è uno dei nuclei galattici conosciuti più potenti che sia stato visto a una distanza così estrema. Gli astronomi avevano ipotizzato che l’emissione estrema del quasar potesse causare un “vento galattico”, spingendo il gas libero fuori dalla sua galassia ospite e forse influenzando notevolmente la futura formazione stellare nell’area. Un AGN è una regione compatta al centro di una galassia, che emette abbastanza radiazione elettromagnetica da eclissare tutte le stelle della galassia. Gli AGN, inclusi i quasar, sono alimentati dal gas che cade in un buco nero supermassiccio al centro della loro galassia. In genere emettono grandi quantità di luce su tutte le lunghezze d’onda, ma questo nucleo galattico è un membro di una classe insolitamente rossa. Oltre al suo intrinseco colore rosso, la luce della galassia è stata ulteriormente spostata verso il rosso dalla sua distanza. https://www.instagram.com/p/CnMt0qlD_it/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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I radiotelescopi mondiali alla ricerca dell'origine dei neutrini
Da dove vengono i neutrini? Un team di astrofisici dell’Accademia delle Scienze russa ha provato a risolvere il mistero legato alla provenienza dei neutrini ad alta energia nello spazio. Lo studio – pubblicato su Astrophysical Journal – è stato realizzato grazie ai dati dell’osservatorio IceCube Neutrino Detector, un rilevatore di neutrini situato presso un’installazione scientifica al Polo Sud insieme a quelli relativi alle onde elettromagnetiche misurate dai radiotelescopi. I neutrini – si legge nella ricerca – sono collegati ai flare provenienti dal centro delle galassie attive distanti dove si celano i buchi neri supermassicci. Mentre la materia cade in direzione del buco nero una parte di essa viene accelerata ed espulsa nello spazio, dando origine ai neutrini che viaggiano nel cosmo quasi alla velocità della luce. I neutrini sono particelle subatomiche di dimensioni così microscopiche che la loro massa non può essere determinata con precisione. Passano senza sforzo attraverso oggetti e persone e quelli ad alta energia vengono creati quando i protoni accelerano quasi alla velocità della luce.CTA Telescopes in Southern Hemisphere
CTA Telescopes in Southern Hemisphere Gli astrofisici russi si sono concentrati sulle origini dei neutrini ad altissima energia, a 200 trilioni di elettroni volt o più. Il team ha confrontato le misurazioni della struttura IceCube con un gran numero di osservazioni provenienti dai radiotelescopi. Seguendo questo procedimento hanno scoperto che le particelle sfuggenti emergono durante i bagliori registrati nelle radiofrequenze che avvengono al centro dei quasar. Un quasar è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso per via dall’attrito causato dai gas caldissimi e dalle polveri che cadono in un buco nero supermassiccio: questo materiale forma un disco di accrescimento che converte circa la metà della massa di un oggetto in energia. «I nostri risultati indicano che i neutrini ad alta energia sono nati all’interno dei nuclei galattici attivi, in particolare durante i brillamenti nelle radiofrequenze – commenta Alexander Plavin, autore dello studio – dato che sia i neutrini che le onde radio viaggiano alla velocità della luce raggiungono la Terra contemporaneamente». Dopo aver analizzato circa 50 eventi di neutrini rilevati da IceCube il team ha utilizzato una rete di radiotelescopi situati in tutto il mondo che si serve del metodo più preciso per osservare oggetti distanti nella banda radio: l’interferometria di base molto lunga. Questo metodo consente di ‘assemblare’ un telescopio gigante posizionando molte antenne in tutto il pianeta. Tra gli elementi più grandi di questa rete il telescopio di 100 metri di diametro della Max Planck Society di Effelsberg e quello russo Ratan-600, situato nel Caucaso settentrionale. «All’inizio i risultati sembravano troppo incoraggianti per essere veri – conclude Sergey Troitsky dell’Institute for Nuclear Research – ma dopo aver analizzato nuovamente i dati abbiamo confermato che i neutrini erano chiaramente associati ai segnali raccolti dai radiotelescopi. Abbiamo verificato quest’associazione sulla base dei dati delle osservazioni raccolte durante diversi anni dal telescopio Ratan e la probabilità che i risultati fossero casuali è solo dello 0,2%. Possiamo definirlo un successo per l’astrofisica dei neutrini e ora dobbiamo elaborare una teoria che sostenga questa scoperta». Il team ora ricontrollerà i dati per capire il meccanismo alla base dell’origine dei neutrini nei quasar grazie al Baikal- Gvd un rilevatore subacqueo situato nelle profondità del lago Baikal in fase finale di costruzione e già parzialmente operativo. Questo strumento insieme a IceCube fa parte della famiglia dei rilevatori Cherenkov che utilizzano una grande massa d’acqua o ghiaccio come mezzo per massimizzare il numero di eventi di neutrini e prevenire l’accensione accidentale dei sensori. I rilevatori insieme ai radiotelescopi – che osservano continuamente le galassie distanti -saranno cruciali per il futuro di questo settore dell’astrofisica. Read the full article
#AstrophysicalJournal#Baikal-Gvd#buchinerisupermassicci#galassie#icecube#IceCubeNeutrinoDetector#neutrini#nucleigalattici#ondeelettromagnetiche#quasar#radiotelescopi#Ratan-600#rilevatoriCherenkov#telescopioRatan#vialattea
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UGC 6093 è una galassia con un nucleo galattico attivo e agisce come un megamaser http://www.diggita.it/v.php?id=1617426
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Struttura di un nucleo galattico attivo
Altrogiornale.org Struttura di un nucleo galattico attivo.
I nuclei galattici contengono buchi neri supermassicci e alcuni di essi sono così luminosi che la regione centrale diviene più splendente del resto della galassia. Questi nuclei sono detti nuclei galattici attivi (AGN). Molta della loro energia prodotta viene da emissioni non-termiche. L’ambiene vicino a questi buchi neri include tipicamente un toroide di polveri e
Struttura di un nucleo galattico attivo Richard.
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Le galassie medusa e i nuclei galattici attivi - Le Scienze
Le galassie medusa e i nuclei galattici attivi – Le Scienze
Il buco nero al centro di una galassia può diventare un nucleo galattico attivo, una delle sorgenti di energia e luce più potenti dell’universo, per effetto della pressione del “vento” di gas prodotto dal moto della galassia stessa. Il processo, già previsto teoricamente, è stato ora osservato da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) studiando le cosiddette…
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Nuclei Galattici Attivi nelle Meduse
Nuclei Galattici Attivi nelle Meduse
Il vento di gas generato dal moto della galassia può generare un Nucleo Galattico Attivo a partire dal buco nero centrale. Lo studio pubblicato su Nature ed eseguito da un team dell’INAF di Padova tramite il Very Large Telescope. La galassia medusa JO204 visibile in foto, è stata l’oggetto, insieme ad altre 6 meduse, di uno studio da parte dell’INAF di Padova che ha confermato sperimentalmente…
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Ammassi di galassie, più grandi non si può
VOCI E DOMANDE DELL’ASTROFISICA
Ammassi di galassie, più grandi non si può
Fatti in gran parte di materia oscura, con una massa pari a milioni di miliardi di stelle, sono le strutture più enormi del cosmo: possono comprendere decine o centinaia di galassie. Seguire la loro crescita ci permette di determinare i parametri cosmologici che regolano l’evoluzione dell’universo
venerdì 5 maggio 2017 @ 14:16
Uno degli ammassi di galassie più studiato: Abell 1689. Si trova a 2.3 miliardi di anni luce. Il colore diffuso viola mostra la distribuzione del gas caldo osservata dall’osservatorio X-ray Chandra della Nasa. In giallo sono invece mostrate le singole galassie osservate dal telescopio spaziale Hubble. Crediti: Nasa / Cxc / Mit e Nasa / Stsci
Gli ammassi di galassie sono gli oggetti legati gravitazionalmente più grandi dell’universo. La loro massa è pari alla somma di qualche milione di miliardi di stelle simili al nostro Sole. In altre parole, se il Sole avesse una massa equivalente a quella di una formica, un ammasso di galassie peserebbe come mezzo milione di elefanti africani, tanti da riempire 500 campi da calcio. Solo il 5 per cento della massa totale di questi giganti dell’universo è però dovuto alle stelle contenute nelle decine o centinaia di galassie in essi contenute. Una quantità doppia di massa è fornita dal gas intra-ammasso che permea lo spazio tra esse. La componente di gran lunga dominante è la materia oscura, la cui natura rimane uno dei grandi misteri dei nostri tempi.
Attualmente lo studio di questi oggetti e delle loro tre componenti è animato da un’entusiasmante sinergia tra scienziati teorici e osservativi. I primi elaborano complicati modelli numerici calibrati sui dati esistenti e forniscono predizioni e indicazioni per future osservazioni. I secondi sfruttano informazioni raccolte da diversi di strumenti. Con osservazioni nell’ottico e nelle vicine banda infrarosso e ultravioletto si esaminano le proprietà delle galassie e delle stelle. Con i telescopi spaziali in banda X, come il telescopio Xmm-Newton o l’osservatorio Chandra, si rileva la radiazione emessa dal gas diffuso e caldo fino dieci milioni di gradi. Osservazioni dirette della materia oscura non sono possibili – per questo è chiamata oscura! Tuttavia si possono rilevare le interazioni gravitazionali che questa esercita sulla materia barionica, ossia stelle e gas. Un esempio è la deviazione della luce di una galassia lontana prodotta dall’enorme buca di potenziale dell’ammasso. Questo fenomeno, detto lente gravitazionale, è alla base di molte indagini attuali da parte di grandi collaborazioni internazionali.
Studi in corso e domande aperte
Gli ammassi di galassie rivestono un ruolo fondamentale sia per studi cosmologici che astrofisici. Secondo il modello corrente, le strutture cosmiche si formano per assembramento di oggetti più piccoli. Gli ammassi di galassie si posizionano così all’apice della scala gerarchica e per questo motivo sono anche oggetti relativamente giovani, che possiamo osservare dal momento della loro nascita, avvenuta all’incirca 10 miliardi di anni fa. Seguire la loro crescita ci permette di determinare i parametri cosmologici che regolano l’evoluzione del nostro universo. In particolare, la quantità di materia oscura – che favorisce la creazione di questi sistemi – o di energia oscura – che ostacola di fatto l’attrazione gravitazionale inducendo l’espansione dello spazio.
La massa di un ammasso di galassie si aggira attorno al milione di miliardi di masse solari
Allo stesso tempo, gli ammassi costituiscono un laboratorio ideale per studiare vari fenomeni astrofisici. Ad esempio, la quantità di metalli rilasciata dalle supernove esplose nelle galassie d’ammasso permette di stimare la storia di evoluzione stellare delle galassie contenute in questi sistemi. L’osservazione contemporanea di molte galassie favorisce lo studio delle trasformazioni da esse subite durante fasi di scontri o accorpamenti. Le osservazioni in banda X evidenziano il riscaldamento generato dal nucleo galattico attivo della galassia centrale d’ammasso in seguito all’accrescimento sul suo buco nero supermassiccio.
Il coinvolgimento dell’Istituto nazionale di astrofisica
Molte sedi dell’Inaf sparse sul territorio italiano si occupano di studi d’ammassi grazie ad osservazioni radio, ottiche, raggi X e in banda millimetrica, oppure tramite sofisticati modelli numerici. Vari scienziati del nostro paese rivestono ruoli di rilievo nella pianificazione di tre grandi future missioni che si prefiggono di indagare la formazione ed evoluzione degli ammassi: Euclid, Athena e Ska.
L’autrice: Elena Rasia è ricercatrice Inaf all’Osservatorio astronomico di Trieste.
Su Media Inaf potrai trovare, mano a mano che verranno pubblicate, tutte le schede della rubrica dedicata a Voci e domande dell’astrofisica, scritte dalle ricercatrici e dai ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica.
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Un articolo accettato per la pubblicazione sulla rivista "Astronomy & Astrophysics" riporta i risultati dell'osservazione di una nuova attività del buco nero supermassiccio al centro della galassia catalogata come SDSS J133519.91+072807.4 e chiamata "semplicemente" SDSS1335+0728. Un team di ricercatori ha usato osservazioni condotte con vari strumenti per osservare un aumento della luminosità di questa galassia. Ciò aveva portato già alla fine del 2019 all'inclusione tra quelle con un nucleo galattico attivo.
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Nascosta da una nuvola oscura
Il soggetto dell’immagine di Hubble è la galassia a spirale IC 4633, situata a 100 milioni di anni luce da noi nella costellazione di Apus. IC 4633 è una galassia ricca di attività di formazione stellare e ospita un nucleo galattico attivo. Dal nostro punto di vista, la galassia è inclinata per lo più verso di noi, offrendo agli astronomi una visione abbastanza buona dei suoi miliardi di…
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Un'immagine catturata dal telescopio spaziale Hubble mostra LEDA 60847, un gruppo di galassie interagenti. La galassia più grande ha un nucleo galattico attivo con un buco nero supermassiccio circondato da materiali che vengono scaldati al punto da generare le emissioni elettromagnetiche dietro alla sua luminosità. Questa galassia sta interagendo con le sue vicine e in un tempo molto lungo formeranno un'unica galassia più grande.
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Emissione proibita da una galassia vorticosa
Questa immagine vorticosa mostra una luminosa galassia a spirale nota come MCG-01-24-014, che si trova a circa 275 milioni di anni luce dalla Terra. Oltre a essere una galassia a spirale ben definita, MCG-01-244 ha un nucleo estremamente energetico, noto come nucleo galattico attivo (AGN), per cui viene definita come galassia attiva. Ancora più specificamente, è classificata come galassia di…
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Un'immagine catturata dal telescopio spaziale Hubble mostra Arp 107, una coppia di galassie interagenti che stanno andando verso una collisione. Le due galassie, la galassia spirale UGC 5984 (o PGC 32620) e la galassia ellittica MCG +05-26-025 (o PGC 32628), finiranno questo processo in una fusione. UGC 5984 è una galassia di Seyfert, una classe caratterizzata da un nucleo galattico attivo che non impedisce di vedere il resto della galassia e linee spettrali che mostrano un'elevata ionizzazione. La coppia rappresenta un caso interessante di fase iniziale di una fusione galattica.
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L'indagine del telescopio spaziale James Webb rivela un numero di buchi neri supermassicci inferiore a quello ipotizzato
Illustrazione del nucleo galattico attivo. Un’indagine dell’Università del Kansas su una fascia del cosmo effettuata con il telescopio spaziale James Webb ha rivelato che i nuclei galattici attivi (AGN) – buchi neri supermassicci che aumentano rapidamente di dimensioni – sono più rari di quanto molti astronomi avessero ipotizzato in precedenza. Le scoperte, effettuate con lo strumento MIRI…
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