#norreni
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gabrielwolfus · 2 years ago
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Pronti? Lunedì farò il #CoverReveal del mio romanzo di prossima pubblicazione, il quarto volume della Saga dell'Asgard Felag. #covereveal #coverreveal #nuovoromanzo #vichinghi #vichinghimoderni #fantasybromance #fantasycontemporaneo #fantasymm #antichevie #norreno #norreni #rune #magiadellerune https://www.instagram.com/p/Cl9BdFuIxTl/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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gio-rag88 · 2 years ago
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sehnsucht-99 · 6 months ago
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Cosa significa quel simbolo che hai sul blog?
È il nodo di Odino, un intreccio che significava presente, futuro e passato. Era usato come portafortuna dai Norreni durante le loro battaglie.
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diceriadelluntore · 7 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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popolodipekino · 2 years ago
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edda
edda qualche tempo che ho letto l'edda di snorri edda allora mi domando chi sa che cosa significa il titolo edda; me lo domando ma poi mi dimentico di cercare la risposta edda capo mi ritrovo a domandarmelo. eddai eddai che stamani ho trovato la risposta, forse, qui
l'edda di snorri sturluson è un "manuale di arte scaldica per aspiranti poeti [scaldo è il cantore di corte presso i norreni] e [...] un trattato di mitologia norrena". sull'origine del titolo dell'opera mancano tuttora spiegazioni convincenti, a quanto pare.
faccio un sunto delle ipotesi di etimo proposte dalla mia fonte:
a. edda = ava, bisnonna. si tratterebbe di un libro di storie narrate da oppure del tempo della bisnonna. tuttavia il termine edda con questo significato ha poche attestazioni (due), dove compaiono le coppie ai e edda = bisnonno e bisnonna, afi e amma = nonno e nonna, fadhir e modhir = padre e madre. inoltre non sarebbe ben chiaro il nesso tra titolo e contenuto dell'opera (manuale per aspiranti poeti di corte), tanto più che per dire "libro della bisnonna" ci si aspetterebbe piuttosto un termine come eddumal, eddutal, eddubok.
b. edda verrebbe da oddi, nome della città dove snorri viene allevato ed istruito. senonché la spiegazione regge poco dal punto di vista linguistico e anche perché quando snorri scrive l'edda non è più a oddi da un po'.
c. edda deriverebbe dal sostantivo norreno odhr = ebbrezza poetica, che condivide la radice con odhinn, nome del dio della poesia, della magia e del furore estatico. ma anche questa ipotesi presenta difficoltà linguistiche.
d. edda deriverebbe dall'antico-inglese gjedd/gedd/gidd, sostantivo che indica tutte le possibili attività dello scop (lo scaldo nella cultura anglosassone): canto, poema, sermone, proverbio, elogio, enigma, ecc. da lì il termine scandinavo eddi = poema, e il titolo dell'opera edda, ottenuto con l'aggiunta del suffisso -a, procedura tipica nella formazione dei titoli delle opere letterarie norrene (njala = saga di njal, gretta = saga di grettir, ecc.). quindi edda = libro della poesia/dell'arte poetica. va detto che l'influenza della cultura antico-inglese su quella scandinava è attestata da numerosi termini che il norreno trae dall'anglosassone (es. raedhingr = testo, bleza = benedire).
e. infine, occorre ricordare che nel medioevo non si davano titoli ai libri, perché tanto ce n'erano talmente pochi che chi li possedeva li riconosceva dalla copertina. i titoli che fanno riferimento al contenuto sono tipicamente aggiunte posteriori; invece, tra i manoscritti norreni, diversi si ritrovano etichettati in base a caratteristiche esteriori del volume: ad esempio graskinna = libro di pelle grigia, morkinskinna = libro di pelle marcia (la cui rilegatura era ammuffita), jarnsidha = copertina di ferro.
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ballata · 2 years ago
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Numerose sono le leggende riguardo le aurore boreali che si celano dietro i loro particolari giochi di luci.
In Norvegia le aurore risalgono ai Vichinghi, secondo i quali le luci erano prodotte dal riflesso del sole sugli scudi delle Valchirie, le vergini guerriere della mitologia norrena che il dio Odino mandava in battaglia per scegliere gli uomini da portare nel Walhalla, l’aldilà. L’aurora era considerato un collegamento tra il mondo degli uomini e quello degli dei, l’unica traccia visibile di esseri altrimenti invisibili.
#gliaudaci
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#walkiria
#shieldmaiden
#armour
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#warriors
#walhalla
#stories
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danzameccanica · 9 years ago
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Gli Helheim sono forse la black metal band norvegese più rimasta in ombra, considerando che il debut è del 1995 e che hanno sfornato 11 album. La loro carriera non è però stata semplice; i primi due album, di culto, non godevano di buona distrubuzione e già da Blod & Ild i nostri si sono buttate su influenze death, su un black metal più brutale, digitale e via via sempre più dissonante. Questo lungo e poco fortunato processo metamorfico li ha praticamente spostati completamente dal folk, dal viking e da un certo tipo di epica. Il riscatto della band avviene circa al terzo cambio di logo, nel 2011 con Heiðindómr ok mótgang, anche se questo album è ancora molto incerto; è un disco progressive black metal, un po’ come fecero gli Enslaved con Mardraum e Monumension.
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Il vero passo in avanti verso la riappropriazione di certi temi e sonorità avviene nel 2015 con raunijaR. Chitarre acurtiche, cori norreni, corni, tamburi. Tutto il tribalismo e lo sciamanesimo che ci si aspetta da una band che da questo momento in poi diventerà forse la migliore per quanto riguarda l’unione fra black metal e sonorità scandinave. Dopo l’intro, che ci cala perfettamente all’interno di una baia (vik) norvegese con canti e preparazioni, gli Helheim partono per la guerra con il brano raunjiaR. Black metal corposo, melodico, dai lunghi riff (un po’ in stile the Shadowthrone). Synth, urla e corni, portano il climax piano piano sempre in modalità crescente. Le successive due tracce, "Åsgards Fall III e IV continuano un concept iniziato nel 2010 quando le sonorità della battaglia in oggetto erano molto più violente e belligeranti. Ora, a livello evocativo siamo alla caduta degli dèi; impossibile non pensare ad Hammerheart e a Twilight of the Gods: i cori accompagnano le lente chitarre nella narrazione di una guerra persa sulla terra ma vinta per entrare nel Valhalla. Le chitarre sono limpide, precise, e quando i brani prendono tonalità più oscure, si può quasi ascoltare l’eco dei Gorgoroth e dei Taake (nella seconda parte della propria vita gli Helheim si sono sempre più legati alla band di Høst). In questi due capitoli, perfettamente legati l’uno all’altro si sente come una band folk-viking possa diventare progressiva senza abbracciare il lato psichedelico che invece hanno preferito i cugini Enslaved. Anche la lunga conclusiva "Ord", con i continui duetti fra chitarre in ovedrive + chitarre acustiche e urla + cori descrivono un mondo del passato davvero affascinante. Gli Helheim si scoprono gli unici narratori autorevoli di una storia lontana che vede da sempre ondate di guerrieri andati e venuti, ai quali bisogna tessere lodi e dedicare storie.
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enkeynetwork · 6 months ago
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lettieriletti · 9 months ago
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Wonder Woman 21
• Improvvisamente, Wonder Woman si risveglia nel bel mezzo di una gigantesca battaglia… che sta succedendo davvero? • Nemmeno la Principessa di Themyscira può sopravvivere a questo caos… • …ma non è un problema, è solo un altro giorno nel Valhalla! • Dopo Future State scatta l’ora di Infinite Frontier, e Diana si trova dispersa nel mondo degli dei norreni!
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asciavichinga12 · 1 year ago
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asciavichinga
I vichinghi sono spesso raffigurati mentre stringono asce più o meno grandi, con un aspetto minaccioso e selvaggio. In effetti le asce erano una parte essenziale della vita di un vichingo. Non solo come armi, ma anche come strumenti di cui non potevano fare a meno nella loro vita quotidiana. L'ascia era un oggetto che ogni vichingo doveva possedere e saper usare nelle sue terre boscose e innevate. Per questo motivo, le asce divennero le armi più comuni utilizzate durante i conflitti.
Le asce come armi da guerra sono nate semplicemente come strumenti disponibili portati con sé durante le spedizioni vichinghe. Un altro motivo per cui le asce erano un'arma popolare è la loro agilità e le loro dimensioni compatte: le massicce asce da battaglia vichinghe sono più un'esagerazione che una regola nell'arsenale vichingo.
Che cos'è un'ascia vichinga? L'ascia vichinga è uno strumento manuale che può essere utilizzato in vari modi, sia in battaglia che a casa. All'epoca, le spade erano piuttosto costose e solo i guerrieri ricchi potevano permettersele. D'altra parte, l'ascia era un oggetto che quasi tutti possedevano, essendo più uno strumento comune che un'arma.
Nel corso del tempo il design e la struttura delle asce cambiarono. I popoli scandinavi padroneggiarono l'arte di costruire asce. All'inizio la testa era realizzata in pietra, ma gradualmente fu sostituita da ferro e acciaio.
Esistono diversi tipi di asce utilizzate dai guerrieri in epoca vichinga. Le asce vichinghe erano generalmente leggere, in modo che il guerriero potesse maneggiarle e lanciarle con facilità. Il bordo dell'ascia era progettato per essere affilato come un rasoio. Esistevano anche tipi di asce destinate al combattimento ravvicinato, in quanto dotate di un bordo corto. Tra questi, i tipi più comuni erano l'ascia danese e l'ascia barbuta.
Le dimensioni delle asce vichinghe variavano e di solito erano lunghe da un metro a un metro e mezzo. Anche le dimensioni e lo spessore della lama variavano. Le asce danese avevano un profilo di lama sottile con un tagliente ampio e ricurvo che le rendeva eccellenti per tagliare le armature di cuoio e infliggere ferite gravi. Le asce barbare, invece, erano più spesse e pesanti, il che le rendeva adatte a lavori pesanti come il taglio e la spaccatura della legna, ma anche a sferrare potenti colpi di frantumazione contro il nemico.
Storia dell'ascia vichinga Intorno al X-XI secolo, l'ascia vichinga ottenne un'immensa popolarità nelle aree al di fuori della Scandinavia, dove l'influenza vichinga era piuttosto forte in quel periodo, e fu una delle armi più comuni utilizzate dagli antichi guerrieri norreni. I norreni medievali usavano due tipi comuni di ascia: l'ascia lunga e l'ascia a mano. Le asce della prima epoca vichinga avevano taglienti lunghi da 3 a 6 pollici, mentre più tardi, in epoca vichinga, le asce utilizzate divennero molto più grandi. Alcune asce larghe, ad esempio, avevano bordi a forma di mezzaluna lunghi da 9 a 18 pollici! Durante le guerre, la maggior parte dei vichinghi non poteva permettersi armi come le spade (l'acciaio era costoso), quindi portava con sé l'ascia che usava per spaccare o tagliare la legna per usarla come arma in battaglia. Si trattava di un'arma da poveri, poiché ogni vichingo aveva un'ascia in casa per compiti essenziali come abbattere alberi, lavorare il legno e costruire, ma questo significava anche che i vichinghi si trovavano bene e sapevano come usarla.
Anche se l'ascia non era un'arma di lusso, era piuttosto letale. I guerrieri più abili potevano strappare gli scudi dei loro nemici come carta e abbatterli facilmente nel combattimento ravvicinato. Tuttavia, alla fine i vichinghi divennero più ricchi e optarono per armi più maneggevoli.
Tipi di asce vichinghe Le asce erano di varie dimensioni e forme. Vediamo i tipi più comuni di asce utilizzate dai Vichinghi e che oggi sono popolari nei film e nei programmi televisivi che li riguardano. Ascia danese L'ascia danese è uno dei primi tipi di ascia da combattimento, utilizzata soprattutto durante l'epoca vichinga e il primo Medioevo. L'ascia danese è nota anche come ascia danese, ascia lunga inglese e ascia con elsa. Questo tipo di ascia ha una lama larga e sottile che comprende anche un corno pronunciato sia sulla punta che sul tallone della punta. Ciò le conferisce un'ampia superficie di taglio.
La lama di un'ascia danese è solitamente di 8-12 pollici e ha un profilo sottile, che la rende adatta a eseguire tagli profondi, ad esempio attraverso armature di cuoio resistente.
Ascia barbuta Uno dei tipi di ascia più comuni utilizzati in epoca vichinga era l'ascia barbuta, nota anche come skeggox in norreno antico. La parte inferiore della punta dell'ascia è nota come barba, così chiamata perché si estende in una curva sotto il calcio della testa dell'ascia. Questa barba forniva all'ascia una superficie di taglio più ampia, pur mantenendo il peso dell'ascia abbastanza basso da essere utilizzabile in combattimento. La barba permetteva inoltre ai guerrieri vichinghi di agganciare ed estrarre le armi dalla presa di un nemico o di abbassare uno scudo, consentendo a chi impugnava l'ascia o a un alleato di colpire il nemico non protetto. Le asce barbute sono ancora oggi utilizzate nella lavorazione del legno, in quanto consentono all'utente di posizionare la presa in alto e di effettuare tagli precisi con l'ascia.
Ascia Francisca Le asce Francisca prendono il nome dalle loro origini franche. Le asce Francisa apparvero nei primi secoli d.C. e si fecero strada verso nord, raggiungendo col tempo gli anglosassoni e i norreni. Le asce Francisa erano armi di piccole dimensioni, con taglienti lunghi circa 4 pollici e un peso medio di 1,2 libbre o 600 grammi. Venivano utilizzate sia come arma da lancio che per il combattimento ravvicinato.
L'ascia di Mammen L'ascia Mammen non è un tipo di ascia, ma un singolo esemplare pregiato. È una delle asce vichinghe più eleganti mai ritrovate. L'ascia di Mammen - che prende il nome dal villaggio danese in cui è stata ritrovata - era realizzata in ferro con intarsi in argento e decorata nello "stile Mammen", che è un mix di motivi e motivi cristiani e pagani. Ciò dimostra che le asce erano anche simboli di status: l'ascia di Mammen era chiaramente di proprietà di un vichingo benestante e importante della zona.
Repliche di asce vichinghe e armi da rievocazione vichinga Le armi vichinghe hanno sempre interessato gli appassionati di storia e i collezionisti, soprattutto di lingua inglese, a causa dei legami storici che i vichinghi avevano con la Gran Bretagna e il Nord America. Ma con la comparsa della serie televisiva di successo Vikings, l'interesse per le repliche di asce vichinghe è salito alle stelle. L'ascia più famosa è ovviamente quella di Ragnar Lothbrok, ma esistono molte repliche belle e funzionali.
È possibile trovarle online in vari posti e anche Amazon ne offre un bel po'. Le repliche di asce vichinghe e le armi da rievocazione fedeli alla storia utilizzano materiali il più possibile simili agli originali: ciò significa che non esistono asce in acciaio in un unico pezzo (purtroppo o meno), ma piuttosto legno e ferro o acciaio. Queste armi sono un ottimo regalo per voi stessi o per chiunque sia appassionato di storia o di rievocazione storica, sia come pezzo da parete che come oggetto da portare agli eventi e da utilizzare effettivamente. La mia preferita è la replica dell'ascia di Ragnar Lothbrok: pesa 2,4 libbre ed è completamente funzionante con una testa d'ascia in acciaio ad alto tenore di carbonio.
Conclusione Questa storia delle asce vichinghe è assolutamente meravigliosa. Spero che questo articolo vi abbia aiutato a farvi un'idea di quei tempi gloriosi. La buona notizia è che con la tecnologia moderna e lo shopping online è possibile ottenere repliche di asce vichinghe di alta qualità, laddove negli anni e nei decenni precedenti sarebbe stato necessario recarsi presso rivenditori specializzati o ordinarle a un fabbro per mettere le mani su qualcosa di simile.
In ogni caso, i Vichinghi erano un popolo affascinante, energico e desideroso di vivere, anche con tutte le sue brutture. I loro strumenti - e le loro armi - erano semplici, ma mortalmente efficaci. E hanno cambiato il corso della storia occidentale con le loro spedizioni, razzie e invasioni. Non male per alcuni contadini e pescatori del freddo nord dell'Europa!
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dominousworld · 2 years ago
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Dell’Ascia bipenne e del Soggetto Radicale: visioni in chiaro di uno sciamano Indoeuropeo
Dell’Ascia bipenne e del Soggetto Radicale: visioni in chiaro di uno sciamano Indoeuropeo
di René-Henri Manusardi Nel ventre di Sherwood      Nel ventre di Sherwood, foresta regale, dove nell’orrido nidificano falchi pellegrini, aquile reali, lì ho ritrovato e portato alla luce l’ascia di guerra del Re degli Achei, l’ascia bipenne seppellita nella caverna dei Norreni. Anfratto che ancora occulta il tesoro di sconosciuti predatori scandinavi, quando falcidiavano e saccheggiavano le…
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gabrielwolfus · 3 years ago
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Oggi desidero focalizzare l'attenzione sul concetto di "Fratellanza" che era comune tanto presso i popoli Celtici che Norreni, daltronde non è strano che nelle società guerriere si svilupassero legami fra uomini molti forti a prescindere dalal parentela di sangue perché si trattava innanzitutto di una necessità pratica mirante alla sopravvivenza in tempi in cui le lotte all'ultimo sangue era parte della vita quotidiana. Questo concetto era comune anche presso i Greci e la moderna ricerca scientifica sui poemi omerici ha individuato delle immagini che, anche se non tutti, ovviamente, sono d’accordo, svelano un’origine non greca di tali saghe: come nell’Iliade quando viene descritto il territorio attorno alla città di Troia “Osserva là sul monte Ida Laghi di cristallo dove nuotano candidi cigni Circondati da frondosi boschi Di pini svettanti e verdeggianti” Un’immagine molto più adatta alla Finlandia, o comunque alle terre scandinave, che all’Anatolia: come mai? Qui entra in gioco il concetto antropologico della “traslazione dei miti” secondo cui i popoli quando migrano per ribadire la loro identità li portano con sé e li adattano poi ai luoghi dove si stabiliscono per garantirsi un senso di continuità. Il concetto di fratellanza guerriera era tipico delle culture del nord molto più di quanto non lo sia mai stato per quelle mediterranee così, se pensiamo alle migrazioni Doriche che portarono in Grecia popolazioni di uomini alti, biondi e dagli occhi chiari , che molti ancora si ostinano a definire di “origine incerta”, miti come quelli di Achille e Patroclo sonto più chiari.Questo concetto caratterizzato dal più nobile ed intenso amore fraterno, dove i fratelli non sono necessariamente legati da relazioni di sangue, si diffuse così anche in Grecia ed ha lasciato un’impronta molto forte nella cultura occidentale al punto che specialmente nell’era contemporanea in cui si assiste ad un vero e proprio revival delle antiche culture precristiane, possiamo ritrovarlo nelle storie e nei miti moderni, esattamente come accade oggi ad esempio nel serial televisivo “Supernatural” che sviluppa in chiave moderna proprio questo tema. #supernatural #fratellanza #celti #norreni https://www.instagram.com/p/CcSKkq3sUwj/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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nico-maggio-tolkeniano · 4 years ago
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Pubblico un nuovo articolo sul mio blog dedicato a Tolkien e al Medievalismo. Tema: Willi Morris e J.R.R. Tolkien, la nascita del fantasy contemporaneo. ✍️ Link al blog e all'articolo: https://annalidellaterradimezzo.blogspot.com/2021/03/da-william-morris-alla-terra-di-mezzo.html?m=1 Tag: #annalidellaterradimezzo #williammorris #watherhouse #dama #damaecavaliere #poemaepico #etàvittoriana #revival #revivalgotico #poesia #voluspa #beowlf #norreni #anellodelnibelungo #notiziedanessunluogo #tolkienmania #tolkien #tolkienreadingday #25marzo #battagliadelmorannon (presso Terra Di Mezzo) https://www.instagram.com/p/CM3Xw97F-w83pBYFDX9egYKrziijtGPjwez5UQ0/?igshid=18s5hcko7z8cl
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givemeanorigami · 3 years ago
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Il fatto che sono riuscita a trovare un posto con il last minute e anticipare la prima dose di dieci giorni dal fatto che, perché sono dei casinisti, non hanno fatto non-so-cosa e non si è generato il codice.
"Chiama il numero, vedrà che risolvono. Ci sarà molta attesa".
Le sento già le bestemmie che iniziano a cadere per le ore che passerò in attesa con musica brutta.
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enionline · 7 years ago
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Ragnar 28mm photo #vikings #saga #ragnar #ragnarlothbrok #28mmminiatures #paintingminiatures #miniaturepainting #travisfimmel #normanni #norreni #crow #odin
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robhimmel · 6 years ago
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Nuovo arrivato! #fantasy #godofwar #multiplayeredizioni #kratos #norreni #vichinghi #dei #romanzo #letteratura #narrativa https://www.instagram.com/p/Bw4IT4gnawA/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1kvvlehxe3b1b
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