#non lo so perché a volte penso queste cose
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Rich si rilassa ☁️🫧
questa fanart risale al 10 maggio! non posso crederci, ho davvero manifestato questo! 🤯
lo so, è folle, è una pazzia ma mi è capitato di chiedermi chissà se Ghali fa il bagnetto a Rich con tanta schiuma, giochini e bagnoschiuma delicato ai fiocchi di riso ❤️ solo a volte l'ho pensato, ho pensato che gli facesse lo shampoo e il bagnetto con la spugna morbida per bambini e che gli facesse le coccole affinché si rilassasse. e che poi, una volta asciutto, pulito e profumato, lo mettesse a letto, avvolto e infagottato nelle coperte morbide e tra soffici cuscini e che gli desse il bacetto della buonanotte per poi fare il giro, mettersi sotto le coperte e abbracciarlo. e che Rich si addormentasse tranquillo e sereno accanto a lui ❤️❤️❤️
fanart made with AI Dall•E-3 on Bing image creator
#rich ciolino#rich sei un tesorino#digital fanart#bing ai#ai generated#fanart#digital art#rich is the cutest eveeeeer#i love him 🫰#he's such a cutie#so cute#🫧#non lo so perché a volte penso queste cose#o sono pazza schizzata#o voglio un rich nella mia vita#per prendermene cura
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Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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malattia - alcune righe scritte più che altro a scopo (psico)terapeutico, che potrei benissimo evitare di postare qua, ma tant'è
è passato un mese e mezzo da quando la mia vita è stata ribaltata. il senso di pericolo che provavo all'inizio si è man mano attenuato, ma è completamente svanita in me la prospettiva di futuro - prospettiva, bisogna dirlo, che anche prima mi era piuttosto difficile immaginare, quindi ogni tanto penso che non sia cambiato poi molto. anzi, guardando l'altra faccia della medaglia, si è attenuato in me parte di quel senso del dovere e del sacrificio che mi ha afflitto per tutta la vita. e, ogni tanto, questa sensazione si trasforma in una inaspettata leggerezza. adesso riesco a fare più facilmente le cose che voglio fare, e mi chiedo spesso perché non abbia avuto più coraggio nella vita. sono stata una codarda, ho tenuto gli occhi chiusi, ho smesso di guardare al mondo per paura che ne sorgesse un desiderio. perché per anni (e forse ancora adesso) non c'è stato niente di più spaventoso per me che il sorgere di un desiderio - e poi il rischio, che nel mio pensiero era sempre una certezza, di non vederlo realizzato. non me ne faccio più una colpa meramente individuale, eppure rimane un po' d'amarezza per tutto quello che mi è scivolato dalle mani. continuo a provare, poi, delle emozioni che non so ormai dove collocare: l'invidia e la paura, il desiderio di cose impossibili e paradossali (che è l'unico desiderio che mi sia mai concessa), il rimpianto, qualche volta la rabbia. vorrei, almeno ora, purificare la mente da tutto l'eccesso negativo che vi risiede: a volte, guardando il mare, studiando, passeggiando in montagna, ci riesco; altre volte, invece, attivo l'unico meccanismo di adattamento che ho imparato a gestire - quello della disconnessione totale del cervello e dell'oblio. sento, comunque, un certo distacco nei confronti di tutto: nei confronti di quello che sto scrivendo, nei confronti delle situazioni che vivo, nei confronti delle persone che mi circondano. anche parlare con gli amici più cari è diventato difficile. non che abbia perso interesse in loro, non che loro abbiano perso interesse in me, ma sento come se tra me e loro fosse stata eretta una barriera che regola il tempo: per me, è completamente fermo; per loro, continua a scorrere. lo si dice spesso e ora ne vivo il significato completmente fuor di retorica: la vita, in ogni caso, continua ad andare avanti - ed è una cosa bella. mi chiedo, infine, se sopravviverò a tutto questo, se mi sarà data l'occasione di voltare pagina (una speranza che odio avere, ma c'è), avrò poi la forza di farne qualcosa? di trasformare queste consapevolezze in azioni? di lasciarmi dietro i pesi inutili? uno dei miei haiku preferiti dice che ora che il tetto è bruciato, posso vedere la luna - ed io, ora che vedo la luna, posso provare a raggiungerla?
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"Mi aveva colpito, al culmine dell'isteria social sul fatto del giorno, la dedica di una donna tra i miei contatti al suo compagno ovvero quanto si ritenesse fortunata ad averlo incontrato, perché lui, fra tutti i degni (cioè indegni) rappresentanti del patriarcato, si distingueva per probità e virtù. Naturalmente mi aveva fatto sorridere l'ingenuità della dichiarazione e mi aveva un po' indispettito l'arroganza, la presunzione manichea di riconoscere e sapersi accaparrare il grano, mentre il loglio toccherebbe alle altre. Queste altre, chi sarebbero. Io, per esempio. Credo di potermi dire emancipata, sono indipendente economicamente, non soffro di deficit affettivi conclamati, e vengo considerata persona dal carattere forte, a torto o a ragione. Questo anche anzi soprattutto vent'anni fa, quando ero in formazione come studiosa, cominciavo a guadagnare da poterci vivere certo senza fasti e avevo una famiglia ancora integra, genitori vivi etc. Eppure. Eppure avevo un fidanzato ossessivo, geloso, qualche volta violento. Per lo più con le cose, che usava sbalestrare sul pavimento o scaraventare contro il muro, ma qualche volta anche contro di me. Mi strattonava, per lo più. Piatti rotti, ogni tanto. Mi controllava il telefono? Sì. Mi permetteva di avere accesso al suo? No. Una volta finse di essere a Roma (abitava in un'altra città) intimandomi di tornare a casa (ero a cena con due amiche). Io gli obbedii. Non c'era nessuno ad aspettarmi al portone. Invece c'era, eccome, la volta in cui mi prese a calci. Uno solo, per la verità, ma con vistoso ematoma, formularmente. Perché lo racconto? Perché questo fidanzato non era affatto un troglodita paracadutato nella civiltà direttamente dalle caverne. Era un intellettuale, colto, raffinato, con una educazione affettiva nutrita di classici e poesia contemporanea. Ora ha un lavoro, una famiglia, figli, vedo dai social. Ma io perché sopportavo le sue scenate, ne subivo il controllo, le scariche di rabbia? Perché ero fragile, debole, vittima del patriarcato insieme a lui? La risposta è molto banale, e anche, mi rendo conto, pericolosa. Perché ero innamorata di questa persona. Non della violenza, logicamente. Non del controllo, che mi esasperava. Ma di tutti gli altri aspetti della sua vita e della nostra relazione che violenti non erano, e tutt'altro. Bianco bianco no, e nero nero nemmeno. Mi avrebbe potuto uccidere, in un accesso di ira? Non lo so, chi può dirlo. Posso dire perché me ne sono andata. Non per istinto di sopravvivenza, ma perchè le cose alle volte si aggiustano da sole, alle volte serve una spinta (una persona a me vicina con diplomazia churcilliana parlò con entrambi e ci convinse ad allontanarci perche insieme eravamo "un sistema instabile"). Lui trovò subito un'altra (che vidi, spero per puro accidente, con una stampella, in un'occasione pubblica). Con questo non voglio sostenere e rappresentare nessuna posizione e nessuna idea definita meno che mai assiomatizzare. Solo riflettere sul fatto che nessuno può dire se non in falsa coscienza ''io no''. Perché io sì, invece, e quasi tutti, nella vita affettiva, abbiamo avuto a che fare con la violenza (controllata, certo, ma forse è anche peggio perché se si ha questo potere, di tenerla sotto la soglia di rischio, si avrebbe anche quello di non lasciarle alcun margine, penso) e non necessariamente in un contesto estremo, retrogrado o patriarcale. La passione è violenta, le relazioni hanno sempre qualcosa di terrificante e patologico (citofonare Groddeck). Io, mio, tuo: moratoria anche su aggettivi e pronomi possessivi? Tutto da rifare, nel discorso soprattutto. La scompostezza, l'egolalia, l'accoramento emotivo e compulsivo. E togliersi i sassetti dalla scarpa, con la trave nell'occhio."
Gilda Policastro
Sempre bravissima.
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Caro Fede,
Tanti auguri di buon compleanno e ti dico subito che ti voglio un mondo di bene.
Questo è il mio momento preferito lo sai: mettermi seduta e scrivere quello che non dico a voce perché non so esprimermi, perché non trovo l’occasione giusta, il coraggio e le parole migliori.
Vorrei dirti un sacco di cose belle perché è il tuo compleanno e perché bisogna dire sempre le cose belle che si pensano di un’altra persona anche se ahimè non lo faccio spesso io…solo quando scrivo e sono “costretta” a riflettere e dire ciò che penso senza troppi freni.
Innanzitutto vorrei dirti quanto sia fiera di te per tutto quello che sei riuscito a fare e che stai facendo, per il coraggio di metterti sempre in gioco, per la tua estroversione, per il tuo senso dell’umorismo, per la tua immensa pazienza e il buon cuore che metti sempre in tutto quello che fai.
Ti ammiro veramente per tutte queste meravigliose qualità e riconosco il tuo essere superiore rispetto a me in questo. Se sono qui accanto a te è perché ho profonda stima di te per queste e altre tue mille sfaccettature (oltre che per l’amore chiaro).
Sei la persona a cui mi sento legata più di chiunque altro, mi sento capita, mi sento apprezzata e amata.
Mi sento male all’idea di perdere una persona come te.
Mi spaventa l’idea di andarmene per un anno senza di te che sei la mia àncora dal giorno in cui ci siamo trovati, ma ho bisogno di farlo perché è così che si diventa grandi. So che non è facile essere la mia àncora.
So di non essere una persona senza difetti e facile con tutte le mie spine e i miei buchi neri, a volte impossibili da comprendere. In alcuni momenti non mi capisco neanche io. Però ogni tanto mi sembra che tu riesca a capirmi più di quanto riesca a farlo io e mi sorprende perché non credo ci siano tante persone che riescano a capirmi, a comprendere i miei momenti bui, il mio umorismo e i miei sorrisi che a volte non lo sono.
Recentemente su Instagram ho letto un post che diceva “Qual è la persona con cui hai condiviso i momenti migliori della tua vita?”. E ti giuro che io mi sono sforzata di pensare a un’altra persona che non fossi tu ma non ce la facevo proprio. Ora non voglio dire che i bei ricordi sono solo con te perché sarei un’ipocrita ma se randomizzando chiudessi gli occhi e pensassi a dei momenti belli della mia vita, sicuramente per la maggior parte di questi ci sei tu nell’immagine nella mia testa. Perché è così che mi succede, soprattutto la sera quando vado a letto. Appena ho pensato a questa cosa non ti nascondo che ho provato dell’amarezza nel pensare che i ricordi più belli ce li avessi con il mio ex ragazzo, però poi ho pensato a quello che mi dice sempre Franci M. ovvero che bisogna essere grati di quello che c’è stato perché non è detto che nella vita tutti possono provare questo tipo di amore che noi abbiamo provato, a non tutti è concesso e non tutti riescono a trovarlo e io e te siamo fortunati e siamo ancora più fortunati degli altri perché siamo qui ora.
Ti regalo alcuni miei ricordi.
Leuven, il sole e il parco, Batman.
Bruges, Gent e il ristorante marocchino ad Anversa.
La quarantena e il campo da golf.
Lisbona, io e te su un motorino a Cascais.
Viareggio, Puccini, io e te sulla ciclabile che andiamo a prenderci una granita.
Sardegna mentre ti guardo uscire dall’acqua entusiasta del tuo snorkeling prima di andare a fare la passeggiata sulla costa fino a Santa Margherita.
Io e te sul Porsche con il vento tra i capelli.
Io, te e Ginevra sul bagnasciuga che ci abbraccia perché giochiamo con lei.
Ne avrei milioni e so che stasera quando andrò a letto e chiuderò gli occhi me ne verranno in mente altri e per 3 secondi proverò una sensazione bellissima che non so spiegarti proprio bene: è come se mi si gonfiasse il petto ma allo stesso tempo mi si stringesse il cuore. Io sono veramente grata. Immensamente grata perché mi è stata concessa una cosa così bella.
Se devo essere sincera pensavo che la nostra relazione sarebbe stata una funzione esponenziale crescente ma a quanto pare le relazioni non sono come la matematica e le cose non sono così “lineari” e forse la nostra equazione è un po’ più complicata di una semplice y = 2^x . Fa niente Fede alla fine sapremo quale sarà la nostra equazione e sarà tutto più chiaro.
Con amore,
Tua Ema/Tati/Bubu.
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Ormai è più di un mese che ho ripreso la farmacoterapia per gestire quello che è diventato l'episodio depressivo più lungo che abbia mai sperimentato.
Certe volte non so più chi sono. E' come se non esistessi, come se fossi uno spettatore. Osservo il mio corpo muoversi, fare cose, parlare con le persone, mentre accanto a me, in quella sorta di limbo mentale, un'altra versione di me stessa osserva con compassione quella figura che si affanna tanto per essere funzionale nonostante tutto.
Osserviamo insieme quel cumulo di pezzi rotti ricuciti insieme migliaia di volte, mentre cerca di darla a bere a tutti, di sembrare una persona normale che si confonde nel flusso. L'altra spettatrice commenta che non ha senso, che queste giornate in fondo sono tutte uguali. Si interroga su quale sia, dunque il punto d'arrivo. Vale davvero così tanto da sforzarsi fino ad annaspare? Da questa prospettiva, da questo limbo mentale in cui ormai sono finita intrappolata, è difficile dar torto all'osservatrice.
Mi sento entrambe e non mi sento nessuna delle due al tempo stesso. Il mio corpo si muove, dalla mia bocca escono parole, eppure mi sento come schiacciata tra un vuoto enorme ed un altro. E' un vuoto che fa male, che toglie il respiro e che ormai conosco troppo bene. Vorrei solo stare meglio, riuscire ad avere ancora speranza. Allo stesso tempo vorrei essere già morta, perché non riesco a sentirmi viva, a emozionarmi, a provare piacere nelle cose. Penso a tutte le volte in cui già ho rischiato di rimanerci, in cui sono arrivata incredibilmente vicina alla morte e mi domando quanto a lungo ancora riuscirò a rimandare una sorta di fine già programmata. Non posso fare a meno di pensare, infatti, che una persona come me, forse il suo posto nel mondo non lo troverà mai, perché semplicemente non c'è.
#contraddizione#disturbo borderline#depressione#pensieri#sfogo#frasi tumblr#frasi italiane#morte#salute mentale#terapia#psicofarmaci#guarire#sopravvivere#dissociazione#trauma
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Sono arrivato ad un periodo della mia vita in cui metto tutto in dubbio. La verità è che non ho più certezze. Mi sveglio la mattina e mi sento vuoto; ho sempre parlato di questo e più vado avanti nella vita, più vedo che il sentirsi vuoti può solo andare peggiorando. Ho l'ansia se studio e le volte in cui non sto studiando è perché l'unica forza che riesco a trovare è quella che mi permette di stare coricato con gli occhi aperti a guardare il soffitto, eh sì anche lì mi sale l'ansia per non star facendo niente di produttivo o buono nella vita. Prima mi tagliavo e il mio malessere lo sfogavo in qualche modo, avevo tanti sogni e riuscivo ancora ad aggrapparmici. Adesso ho smesso da 8 anni e ogni tanto ci penso. Penso a quanto fosse facile prima piangere per una ragione, sì una ragione che io stesso procuravo ma almeno era una valida ragione. Vorrei andare da uno psicologo ma il solo pensarci mi fa perdere tempo, ultimamente non riesco a trovare il tempo neanche per lavarmi i capelli o per fare le cose più stupide, anche mangiare è diventato difficile figurati parlare con qualcuno. La verità è che lo so quanto questi non siano i veri problemi della vita e so anche che sicuramente questa sensazione di vuoto sono in molti a provarla o che sicuramente tutto questo è solo svogliatezza e basterebbe solo impegnarsi di più. E allora perché se so queste cose non ci riesco comunque? Perché seppur me le ripeta ogni cazzo di giorno la mia mente si blocca e si risveglia dopo ore. A che scopo continuo a vivere se tutte le cose che mi impunto a fare non vanno mai a termine o finisco per rovinare i rapporti con chi ho intorno? Non devi rispondere per forza, volevo solo dire queste cose a qualcuno che forse può capirmi. Non ho detto tutto ma è quanto basta per sentirmi più leggero. Ho provato a parlarne con alcuni ma o mi bloccavo o non riuscivano a capire il mio sentimento, e lo capisco benissimo. Scusa per lo sfogo
Come posso non rispondere a questo sfogo quando percepisco benissimo quello che stai provando in questo preciso istante? Stai vivendo la tua vita tra la corsa e la pigrizia, dove ti sembra di fare troppo ma non stai facendo tanto. Dove il tempo sembra scorrere troppo veloce per le azioni che compi o che stai per compiere. Purtroppo quando arrivi ad uno stadio di malessere interiore così grande, cadi in questo limbo dove diventi una persona appesa tra la vita e la morte su un filo sottile. Il fatto che non riesci a comunicare perché senti di non essere capito, aggrava la situazione. Hai mai provato ad esprimerti in altri modi? Con dei disegni, delle fotografie, dei dipinti, delle canzoni, dei versi? La scrittura e il dialogo non sono sempre l'unico modo per avere vita salva. Non devi permettere alla società di metterti pressione su ciò che devi o non devi diventare nella vita, ricorda che basta già la tua singola esistenza a contribuire allo sviluppo nel mondo, sia nel bene che nel male. Sei riuscito da solo a dedurre la tua posizione e il tuo status mentale e questo non è da tutti, anzi. Hai già la chiave per guarirti, perché ti riconosci, conosci i tuoi errori e il tuo blocco mentale. Ora manca solo la tua forza di volontà nell'applicare il tuo sapere. Ti posso dare un consiglio per alleviare quella sensazione di vuoto. Vai in un parco dove ci sono dei bambini che giocano, o se riesci.. Sarebbe ancora meglio se ti circondassi per un attimo da loro. Osservali bene, cerca di studiare le loro azioni e prova a capire cosa c'è di diverso tra le tue emozioni e le loro. Scatterà qualcosa dentro di te, ne sono certo!
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Mi dispiace tanto che tu ti senta così, e capisco quanto possa essere difficile affrontare questi momenti di disperazione. A volte il peso delle emozioni può sembrare insopportabile e la solitudine, anche quando siamo circondati da persone, può essere schiacciante. Ma voglio che tu sappia che anche se ora tutto sembra buio, il fatto che tu stia esprimendo ciò che provi è un atto di grande coraggio.
Siamo esseri umani, e tutti noi attraversiamo periodi di enorme difficoltà, in cui sembra che nessuno possa comprendere fino in fondo il nostro dolore. Tuttavia, non sei sola, e il fatto che tu abbia il coraggio di cercare parole che possano lenire un po’ la tua sofferenza è già un primo passo verso qualcosa di più luminoso. Anche se può sembrare che nulla cambi, la tua sofferenza non è invincibile e ci sono momenti di ripresa, anche se piccoli e impercettibili.
In questo momento, prova a concentrarti su piccole cose che potrebbero portare un po’ di sollievo, anche se temporaneo. Un passo alla volta. Non c’è una via giusta o sbagliata per affrontare questo dolore, ma esiste sempre una possibilità di rinascita. Può sembrare difficile da credere ora, ma la tua vita è piena di valore, e non è un peso che devi portare da sola. Parla con qualcuno che possa ascoltarti, anche se pensi che nessuno ti capisca completamente. Ogni parola condivisa può essere un seme di speranza.
La tua sofferenza non è un fallimento. È solo un segno che hai bisogno di aiuto e che è il momento di darti il permesso di riceverlo. Può essere difficile, ma ci sono risorse, persone e supporto che possono aiutarti a uscire da questo buio. Non rinunciare, perché ogni passo, per quanto piccolo, ti avvicina a un cambiamento.
Un abbraccio 🫂
Ho letto e riletto più volte il tuo meraviglioso messaggio e non mi vergogno di dirti che mi ha commossa tanto.
È vero, scrivere mi ha sempre aiutata tanto e questo blog l'ho aperto proprio perché avevo bisogno di un rifugio privato ma allo stesso tempo essere "ascoltata". Perché anche il solo ascolto è segno che anche io esisto.
A concentrarmi sulle piccole cose ci sto provando ogni singolo giorno, a volte vorrei stare di colpo meglio o semplicemente essere come chi dice di sorridere anche quando tutto va male. Ma io non sono così. Alla minima cosa crollo e impiego parecchio tempo per rialzarmi, non sono tanto forte purtroppo. Quando penso di stare meglio basta un ricordo, una parola, una circostanza e crollo. È un periodo oppure è la mia vita, non so.
È vero probabilmente ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di essere abbracciata, compresa e incoraggiata dopo essere stata davvero ascoltata e presa seriamente, che non esagero o sono sempre insoddisfatta. Sapere che anche io esisto e ho diritto di essere felice. Che non sarà così per sempre ma che la svolta è dietro l'angolo, che queste sono le mie ultime lacrime.
Lo spero tanto.
Ti ringrazio davvero tanto, un abbraccio anche a te 🫂❤️
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Com'è che si dice? "Io questo video non lo volevo fare..." ecco, io questo post non lo volevo fare.
Ennesima inculata dalla vita, praticamente ho iniziato il servizio civile e manco una settimana è passato, ho saputo che una ragazza ha organizzato un'uscita al centro commerciale con le altre, centro commerciale vicino casa mia e lei sa dove abito. Queste ragazze sono straniere, forse preferisce parlare inglese con loro perché studia lingue ma dico io, è così brutto dirmi in faccia che vedi gli orari del bus perché andate al centro commerciale e a me non chiedi un cazzo? C'è un'altra italiana nel gruppo, spero che almeno lei sia più inclusiva ma oggi è dovuta andar via prima. Che poi, sempre questa che ha organizzato l'uscita, ci fa discorsi tipo "vorrei che fossimo un bel gruppo, una famiglia" e poi vengo emarginata senza motivo, perchè al momento ci vado d'accordo con loro e le occasioni per conoscerci ce ne sono. E' tutto il giorno che sto male e ho un nodo allo stomaco per questa cosa, non riesco a spiegarmi del perché di questo suo comportamento, l'unica cosa che penso è che c'è troppa superficialità e io ho la sfiga di conoscere gente del genere da secoli. Anche la nostra coordinatrice si è raccomandata di andare d'accordo e tutto il resto, ma io non vedo questo grande interesse nei miei confronti da parte di questa qui, nonostante abbiamo varie cose in comune. Tanto valeva tornare in fabbrica, stipendio doppio, non c'era bisogno di creare un gruppo e non ci restavo male per colpa di quelle che a 25 anni ancora escludono le persone, senza motivo ripeto. Mi sto sentendo tanto fuori luogo, ok che dura un anno e poi sicuramente al 99% chi si è visto si è visto, ma posso godermelo un po' questo anno? A volte penso che la malignità di certe persone mi sia piombata addosso e mi va tutto storto, come se mi avessero maledetto. Soffro davvero troppo per la mancanza di amiche, non dico che debbano essere loro le mie amiche del cuore ma almeno essere considerata per le uscite cazzo, che poi questa mi fa "ora vai dal tuo ragazzo o torni a casa?" e io le ho detto che sarei andata a casa nel pomeriggio e mica mi dice "ehi se vuoi ci raggiungi" visto che abito a manco 2 km da quel cazzo di centro commerciale.
Vogliamo parlare del gruppo del mio ragazzo? Si sono organizzati per il Festival dell'Oriente senza dirci nulla se non all'ultimo secondo e solo perché abbiamo incontrato questo suo amico in giro.
Come faccio ad avere speranza e a non chiudermi in me stessa dopo tutte ste cose? Dopo le amiche del liceo non ho trovato più nessuna, non so come cazzo sia possibile nonostante abbia conosciuto diverse ragazze. Ho un carattere talmente accondiscendente a volte che manco dici sono una rompi cazzo, pesante, troppo esuberante, noiosa, io so adattarmi all'altra persona, sono sincera e leale ma a quanto pare non è mai sufficiente essere se stesse.
Volevo solo avere un'amica, qualcuna che mi sostenesse, con cui ridere, confidarmi, fare la scema e invece mi ritrovo sempre con un pugno di mosche.
Sto davvero male e tutto ciò mi fa venire pensieri suicidi, ho seriamente paura che se dovessi trovarmi sola in casa, prima o poi, possa fare qualcosa di brutto per non sentire più il peso della mia bassa autostima e della solitudine. Non ci sto riuscendo a lavorare su me stessa, non riesco a farmi forza, non se gli altri mi voltano le spalle. Poi torno in me e mi rendo conto che sono solo pensieri e non farò nulla, ma posso ridurmi così nonostante abbia una famiglia (anche se disatrata), un ragazzo che mi ama, un amico a distanza, i genitori del mio ragazzo che tengono molto a me e perchè no, 2 belle gattine? Sono catastrofica, tanto. Se riesco provo a chiedere a questa ragazza del perché non me lo ha chiesto ma spero che non sfoci poi nell'elemosina, che tutto voglio tranne le finte facce.
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Cara me stessa,
Non so davvero da dove cominciare. Ogni volta che mi siedo a pensare a tutto ciò che provo, è come se le parole si bloccassero in gola, come se non ci fosse davvero modo di spiegare questo vuoto che sento dentro. È un peso che mi porto dietro da così tanto tempo che non riesco più a immaginare come fosse vivere senza. O forse, non ho mai saputo davvero cosa significa vivere davvero.
La verità è che non voglio più essere qui. Ogni giorno mi sveglio sperando che sia diverso, che qualcosa cambi, che finalmente tutto questo dolore si dissolva. Ma niente cambia. Non importa quanto lo desideri, quanto cerchi di sorridere o far finta di stare bene. Dentro, mi sento rotta, completamente svuotata. A volte penso che sarebbe più facile semplicemente sparire, smettere di sentire questo dolore che sembra non finire mai.
Ma c'è una parte di me che non ha il coraggio di farlo. Non riesco a prendere quella decisione definitiva, anche se ci penso continuamente. Non è che voglia di vivere, è che non so come morire. E questa lotta, questa costante battaglia tra voler sparire e non riuscire a farlo, mi sta consumando.
È qui che entra in gioco l'autolesionismo. Quando il dolore diventa insopportabile, quando sembra che non ci sia via d'uscita, l'unico modo che ho trovato per sentirmi viva è attraverso quelle ferite che mi infliggo. È come se, per un attimo, il dolore fisico mi aiutasse a zittire quello mentale. Tagliare la pelle è come far uscire quel buio che ho dentro, anche se so che è solo un'illusione. Per qualche secondo, riesco a concentrarmi solo su quello, su quella sensazione. E almeno per un po', smetto di pensare a quanto vorrei che tutto finisse.
Non lo faccio per attirare l'attenzione, anzi, cerco di nasconderlo il più possibile. Lo faccio perché mi sembra l'unico modo per affrontare tutto ciò che non riesco a spiegare a nessuno. Non so se qualcuno capisca davvero cosa significa voler morire ma non avere il coraggio di farlo. È come essere sospesa tra due mondi: uno in cui non voglio stare, e un altro che non riesco a raggiungere.
Le cicatrici che mi lascio addosso sono solo il riflesso di quelle più profonde che porto dentro. Sono segni visibili di un dolore che non riesco ad esprimere. E so che non è una soluzione, so che sto solo peggiorando le cose. Ma è come se, ogni volta che mi ferisco, trovassi un modo per dare forma a qualcosa che altrimenti mi divorerei dall'interno. È un modo per sentirmi ancora in controllo, anche se so che in realtà non lo sono.
Mi sento intrappolata in questo ciclo, e la cosa più spaventosa è che non so se voglio davvero uscirne. Una parte di me vuole solo arrendersi, lasciarsi andare, mentre un'altra parte, quella più piccola, vuole sperare che ci sia un'altra via, anche se ora non riesco a vederla.
Scrivo queste parole perché ho bisogno di ricordarmi che esisto ancora. Anche se non mi sembra abbastanza, anche se non riesco a vedere una via d'uscita, sono ancora qui. Non so quanto durerà, non so se troverò mai il coraggio di chiedere aiuto o di smettere di farmi del male. Ma per ora, questo è tutto ciò che posso fare: scrivere e sperare che, da qualche parte, ci sia ancora una ragione per resistere, anche se non riesco a trovarla.
Forse un giorno capirò come vivere senza questo dolore. Forse un giorno imparerò a sentire qualcosa di diverso. Ma per ora, tutto quello che posso fare è continuare a sopravvivere, anche se non so se questo sarà abbastanza.
-Anonimo🖤
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-'come stai?'
come sto?
a volte è come se stessi bene, come se nulla mi toccasse, come se la rabbia e la delusione prendessero possesso di me, mi ripeto nella testa "se ci avesse tenuto davvero, non l'avrebbe fatto" ed ogni volta che me lo ripeto, sento un pezzo di cuore crollare, "se ci avesse tenuto davvero, se avesse provato solo un po' a capirti, non penserebbe certe cose di te." ed un altro pezzo, se ne va! sento come se tutto l'amore svanisse, sento il cuore spegnersi, come se l'apatia prendesse il controllo. è come se in un attimo, svanissero tutti i bei ricordi, come se in un istante, tutto diventasse una bugia, una bellissima bugia a cui ho creduto, solo per godermi qualche momento di felicità, perché forse, anchio lo meritavo, a volte invece è come se tutto fosse nero, come se mi fosse stato portato via il sole, ma io in fondo sono sempre stata la ragazza con la pioggia dentro, ero sempre quella che dava il sole, ma che non lo vedeva mai, sarà per questo che non l'ho mai amata come gli altri. vedo il mio sguardo spengersi, e il mio sorriso andare via. a volte mi sento talmente a pezzi, che vorrei solo andare via, sparire da qui, stare lontana da tutti, perché in fondo penso "a chi mancherebbe mai una come me?" le persone si dimenticano così facilmente di me, beh, certo, io alla fine sono quella che occupa gli spazi vuoti, e lei, proprio lei, che era riuscita a convincermi del contrario, mi ha confermato che queste voci nella mia testa sono vere. quindi come sto? non lo so, cerco di andare avanti e vivere, o forse, sopravvivere.
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Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro. E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te, questo amore per te mi fa male e mi fa bene allo stesso tempo, ma io come te capisci che non possiamo più stare male. Ci sono troppe cose in mezzo, la tua ex soprattutto che in un modo o nell’altro si intromette nella tua vita cosa che tu in primis non dovevi renderlo possibile, ho perdonato quello che hai fatto ho accetto le tue scuse, ma io francamente non me ne faccio nulla. So, che odi quando riprendo il discorso però a volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero mi merito tutto ciò?” E mi rispondo con un “no, non lo merito però per qualche ragione ci finisco sempre in queste situazioni che mi fanno stare davvero male” il mio cuore è stanco, stanco di litigare, di discutere, di piangere e di amare. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché in un certo senso completi i miei gesti quando non siamo ognuno per cazzi nostri. Quello che è successo ieri, mi ha fatto molto male.. ho subito pensato che non te ne fregasse niente di me, ed ho pensato tanto ed ho pianto tanto perché non voglio questo per me stessa io voglio solo essere felice. Perché me lo merito e perché te lo meriti anche tu dopo tutte le sofferenze che abbiamo avuto, domani noi possiamo anche vederci possiamo anche parlarne ma la mia decisone rimane quella. So, so quello che ho detto ma magari questo tempo lontane potrebbe farci capire davvero quello che vogliamo, non voglio essere una seconda scelta per te perché mi ci sono sentita un po’ di volte e non te l’ho mai detto, ma sono stanca di fingere che vada tutto bene anche quando non è così. Ti chiedo di rispettare la mia decisione, ti chiedo di rimanere in buoni rapporti e so che ho detto che non ha senso ma non ha senso nemmeno fare finta di niente giusto? Come se questi tre mesi non fossero mai esistiti, io so quanto ti amo e quanto tu ami me proprio per questo ti chiedo del tempo ti chiedo di stare un po’ lontane e capire quello che si vuole davvero. Io per adesso voglio tempo, perché sono delusa e arrabbiata, per quanto posso volerti e posso amarti non riesco a stare così adesso. Amare per due persone come noi è difficile e complicato dopo tutto quello che abbiamo passato, e tu lo sai e il lo so cosa significa amare più di se stessi. Ma voglio che tu capisca, l’importanza che ha ogni azione che fai con quella persona, ogni parola, ogni gesto compiuto, voglio che tu capisca tutto. Perché so, che tu sei intelligente ma a volte non ci capiamo per niente e invece di andarci incontro ci scontriamo facendoci solo del male ed io non voglio questo per noi. Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora. Ma posso farlo per sempre? Dimmi, se il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò. Quanto costa essere felici in questo mondo che per noi non sarà mai facile trovare un po’ di pace, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro sei tormentata. Ecco, la parola giusta è “tormentata” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone di blanco, dove mi ci ritrovo tantissimo anzi dove ritrovo me e te. Tormentate, ecco come siamo noi due
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Stanotte sognato che padre ci chiamava (me e s2) per andare d'urgenza all'udienza sulle terre. Era sera tardi, probabilmente stavamo anche dormendo, io non trovavo le mie scarpe e usavo due fette di bacon croccante come suola. Mi sembra anche che arrivavamo lì in carrozza(nera, con le ruote grandi a raggiera).
L'udienza per le terre è un sogno che ho fatto più volte, è uno dei miei luoghi onirici, anche se non ricordo mai come va a finire. Ogni tanto i padroni delle terre (è come se fossero dei vassalli, che controllano una certa regione) si svegliano e decidono di interrogare tutti i proprietari terrieri delle terre sotto il loro controllo, per decidere se sono degni di continuare a detenerle, oppure se togliergliele. Sono capricciosi, sono insidiosi, fanno tantissime domande; non sono esattamente umani, anche se ci somigliano, ma qualcosa di diverso, di più selvatico. Hanno barbe e baffi, può essere che abbiano un piccolo ramoscello che gli spunta da qualche parte del corpo, da una mano, da un lato del volto.
Scendiamo dalla carrozza, io con le mie solette di bacon e s2 non vestita da suora, in questa strada appena illuminata da un lampioncino giallo, ci precipitiamo nell'antro buio in cui abbiamo visto scomparire padre. L'udienza è lì. Ci sono varie porte, c'è altra gente in attesa. C'è una signora con un maiale, lo accarezzo -è amichevole- lascio anche che prenda la mia mano in bocca, ma ad un certo punto sembra che non la voglia lasciar andare più e mi spavento. Padre nel frattempo è introvabile. Io penso alle risposte che dovrei dare. Non so nemmeno quali sono queste terre! Speravo che ci avrebbe un minimo istruite quando fossimo arrivate lì, invece di lui non c'è traccia. A cosa mi servono queste terre? Banalmente per viverci. Sarebbe bello avere una casetta in campagna con il mio compagno, più in là; la terra da coltivare a giardino od orto, frutteto. Penso a queste cose e non appena riesco a liberare la mia mano dalla morsa del maiale (che sembra fatto di terracotta ancora umida) è arrivato il nostro turno di essere ascoltate. Siamo in stanze separate, ma non ricordo bene cosa ci chiedono; comunque immagino che le nostre risposte siano state buone: danno a entrambe una scatola di cartoncino e ci congedano, senza però spiegarci cosa avverrà delle nostre terre (che comunque continuiamo a non sapere quali siano).
Usciamo e c'è luce, è mattino. C'è anche padre che viene verso di noi, in lontananza. Apriamo il plico -è pesante- e iniziamo a leggere: sono citazioni toccanti, trame di libri. Giriamo l'ultimo foglio e sulla base del cartoncino scopriamo due libri, i libri da cui erano state prese trame e citazioni. Sono sorpresa e contenta, perché non me l'aspettavo proprio e sembrano delle buone letture; ecco spiegato il peso del plico.
Arriva padre che credo sorrida. Mi sa che non c'era nessuna udienza per le terre, era tutto un modo per regalarci un'esperienza e due libri.
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è da giorni che penso a questo messaggio e a come scriverlo, ho avuto questa discussione nella mia testa centinaia di volte.
sono stanca.
e sono stanca di definirmi così, uso questo aggettivo su di me da così tanto tempo che spesso mi sembra che non ci sia nientaltro da dire.
"che persona è Sophie?" "stanca".
descrizione completa della mia persona.
in questi giorni non faccio altro che piangere, in continuazione, anche per le cose sciocche.
mi cade dello zucchero? è un chiaro segno della mia incompetenza. pianto di tre ore.
la lavatrice non centrifuga? sono assolutamente inadatta a qualsiasi ruolo. altro pianto.
sto piangendo talmente tanto che i miei occhi ormai si sono abituati, rimangono gonfi e rossi a priori, così posso simpaticamente dire che in realtà mi sono spaccata di canne.
ho perso le mie uniche due amiche e mio padre nel giro di un mese.
solo che se le prime sono vive e vegete ma semplicemente se ne battono il cazzo, l'altro è morto e sepolto (più o meno, direi cremato).
non mi sono mai sentita così sola in vita mia e così incapace di chiedere aiuto.
che poi, mi sono fatta pure un tatuaggio sulla difficoltà di chiedere aiuto. cosa pretendevo da me stessa?
io so di non meritare molte cose che sto vivendo adesso. lo so, è così, ci dev'essere stato qualcosa che è andato storto e adesso mi ritrovo ad essere il guscio vuoto di ciò che una volta ero.
mi ero ripromessa di non volermi più sentire così.
invece dopo anni sono nuovamente qui, a sentirmi ancora peggio per gli stessi atteggiamenti.
a sentirmi nuovamente nessuno, piccola e inutile. la persona che puoi mettere sulla mensola per poi dimenticatene, come se fosse un soprammobile.
ora, io mi impegno sempre un sacco.
nei rapporti umani posso permettermi di dire di essere una fuoriclasse.
cene, uscite, mostre, concerti, viaggi, shopping, ti porto anche i fare i brunch se vuoi.
quando arrivo a dirti che ti voglio bene, lo percepisci che è reale, che quel "bene" lo puoi quasi toccare, perché è effettivamente lì.
ecco, ora io non so mai come interpretare il bene che mi viene detto e che poi, quando c'è da dimostrarlo, non si può toccare.
quando la persona che me lo ha detto quel "ti voglio bene" sparisce e basta a fronte di uno dei periodi più brutti e tosti della tua vita.
anzi, proprio il più brutto.
come devo interpretare il tutto? era un ti voglio bene a tempo determinato? a progetto? un po' lo stagista dei ti voglio bene?
non so se queste persone si rendono conto di ciò che lasciano e del male che fanno.
non so se si rendono conto che determinati gesti fatto e che il tempo speso non è dovuto, anzi, determinate cose vanno guadagnate e bisogna esserne anche grati; il tempo è la nostra risorsa più importante e mi avvilisce notare come la utilizziamo accanto a persone che non se ne fanno nulla.
smetterò mai di sentirmi così?
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Mister X,
Non so bene come iniziare e non so bene come dirlo, ho pensato di scriverlo, magari diventa più facile.
Solo per dire alcune cose, cose che già ti ho detto, che già ti ho scritto e che, forse, hai già capito.
Mi piaci.
Mi piaci e per me non è così facile dirlo.
Non credo nemmeno di esser mai riuscita a farti un complimento, ricordo che una volta ti ho detto una cosa come “hai degli occhi.. strani”. (Insomma bene, ma non benissimo.)
Ma quello che penso è che hai degli occhi belli, furbi, enigmatici, ma che quando siamo insieme mi fanno sentire al sicuro. È il tuo essere te, emani una tranquillità che mi fa sentire al sicuro. Mi fido di te e questo te l’ho detto spesso.
Mi piace stare con te, mi sento bene, è come se colorassi la mia vita, hai il potere di “accendermi”. Con te esistite una parte di me che non sapevo nemmeno di avere, mi fai sentire viva. Mi fai provare cose che non ho mai provato e che nemmeno pensavo di poter provare. E mi fai ridere, tanto.
A volte devo sforzarmi a non pensarti, a volte cedo e ti scrivo. A volte ho l’impressione di esser di troppo.
Ed è proprio questo potere che tu hai su di me che mi spaventa.
Mi basta un tuo messaggio per correre da te.
Ho provato ad andare oltre, l’estate scorsa, uscendo con una persona, che mi adorava, sulla carta era perfetto, ma il problema era che la mia testa era da un’altra parte.
E faccio anche fatica a riconoscermi perché io non mi sono mai sentita così, non ho mai avuto bisogno di nessuno, non mi è mai importato davvero di qualcuno in questo senso, non ho mai sentito la necessità di volere stare con qualcuno.
Ma con te è diverso…. ho voglia di vederti e di sentirti, ti penso quando non ci sei, e quando siamo insieme non ho mai voglia di tornare a casa. Vorrei avere sempre più tempo. E a volte mi manchi anche.
Quando poi mi hai scritto, è ricominciata la giostra, sono corsa da te.
Ho pensato: gliel’ho detto qualche mese fa, magari questa volta è diverso. E per un po’ me l’hai fatto credere.
E invece no, è come sempre: sei scostante, ci sei, non ci sei, sparisci, torni. Non sei presente. E io mi accorgo che quando provo a parlartene ti irrigidisci. Non so se è per menefreghismo, fragilità, svogliatezza. Non lo so e non mi è dato saperlo.
Ma quando stiamo insieme sto bene, e quindi la giostra mi piace.
E credo anche tu abbia la certezza che qualsiasi cosa succeda io tornerò da te, e forse è vero, e se hai questa convinzione è tutto merito mio. Ma io torno da te fino a quando credo ne valga la pena.
Forse questo ti sto chiedendo, di darmi un motivo per restare.
E la cosa che più “mi diverte” è che queste cose non le ho capite proprio subito, mi ci è voluto un anno. (Non sono famosa per avere un ottimo tempismo). Sai all’inizio ero convinta che il sesso era la chiave di tutto, credo che per tutto questo tempo ho giustificato il fatto che tu mi piacessi perché mi piace venire a letto con te, un nuovo gioco che ho scoperto e che mi piace molto.
Mi sono nascosta dietro a questo per non ammettere a me stessa che c’è qualcosa oltre il sesso, che provo qualcosa per te.
Credo di averlo realizzato quella sera in cui non è stata la miglior prestazione della vita, ero lì abbracciata a te e non mi importava. Ad un certo punto una voce dentro di me diceva “, alzati, scappa, domani starai una merda” ma lì accoccolata ci stavo bene e sono rimasta.
E non hai idea di quanto mi costi scriverlo, mi sento come: “lo scrivo e diventa vero”.
E mi sento addirittura stupida a raccontarti queste cose, a mostrarti questa parte di me vulnerabile, ad abbassare il muro e farti entrare. È molto più facile spogliarsi dei vestiti che aprirsi in questo modo.
Perché mi fa paura e perché so che hai tutto il potere per ferirmi.
E mi fa addirittura incazzare perché non so quando e come tutto questo sia successo, non so come io abbia fatto a perdere il controllo e perché è successo e basta, non l’ho scelto.
Puoi aggiudicarti una medaglia, sei effettivamente la persona di tutte le mie prime volte, alcune decise e altre meno.
Però la vita è una sola e a volte più breve rispetto a quanto ci si aspetti e io voglio viverla a pieno.
Quindi eccomi qui, nonostante la paura e l’imbarazzo, un atto di coraggio un po’ impacciato: questo è il mio regalo per il tuo compleanno, un pezzo di cuore.
Abbine cura.
E come sempre, comunque vada, ti auguro il meglio e che tu sia felice, che tutti i tuoi desideri si possano avverare.
Voler bene a qualcuno forse significa anche questo, nonostante tutto.
Tantissimi auguri di buon compleanno.
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