#nodo celtico
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darkaimaa · 11 months ago
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Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore •Italo Calvino• @mycelticknotjewellery
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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"La Setta degli Elementi"
I nodi celtici
I nodi rappresentavano per i Celti la continuità della vita, l’infinito susseguirsi di nascita e morte.
Per i popoli antichi la vita non aveva un inizio o una fine, ma procedeva con continuità, e infatti non esistono leggende sulla creazione del Mondo nella mitologia celtica.
La morte è solo l’abbandono della forma da parte dell’energia vitale per rinnovarsi in altre.
I simboli celtici rappresentano dunque la vita, l’energia spirituale, il percorso di crescita, la continuità, la resurrezione, le relazioni con tutti gli esseri (minerali, vegetali, animali, umani e divini), l’immortalità.
Nodo dell’amante
Il nodo dell’ amante indica la fedeltà e l’eternità, quindi questo simbolo rappresenta l’amore.
All’ interno troviamo dei trifogli che stanno ad indicare: aria, terra e acqua.
Il cerchio invece simboleggia il sole.
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Nodo di Iona
Il nodo di Iona vuole rappresentare la ricerca e il raggiungimento della pace interiore.
Sono quattro trifogli uniti alla terra, acqua e aria per rappresentare le quattro stagioni.
Questo simbolo viene spesso usato come talismano.
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Nodo di Duleek
Duleek fu una valletta spirituale collegata ai tempi pagani.
Questo simbolo, detto anche Croce del Sud, è stato ritrovato in molti vecchi siti druidici.
Il cerchio che circonda il modello è un simbolo di completezza e rappresenta il sole.
Il disegno interno consiste in quattro trifogli.
Ogni trifoglio rappresenta le forze della natura: la terra, l'aria e l'acqua e viene interpretato per ciascuna delle quattro stagioni.
Il disegno interno può essere visto anche come una croce, simboleggiando cos�� l'integrazione delle credenze cristiane e di quelle druidiche.
Questo simbolo rappresenta unità e la forza continua.
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Nodo di Dara
il nome Dara deriva dalla parola "Doire" che significa "la chiesa della quercia".
Questo nodo intrecciato usato in molti bassorilievi è simile al motivo che si crea dalle radici della quercia.
Le querce erano considerate sacre dai Celti.
Il Nodo di Dara rappresenta:
potenza
destino
saggezza
forza
resistenza
guida
La quercia in tutta la sua gloria simbolica (compreso il Nodo di Dara) viene usato richiamandola alla mente nei momenti duri e difficili della vita per trovarne ispirazione e forza per andare avanti.
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sisif-o · 2 years ago
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mio padre che si mette come foto profilo whatsapp un'immagine sgranata e pixellata di un nodo celtico fa tanto facebook 2011
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ramalock · 5 years ago
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Tubero Quercialta aprì lentamente il cassetto di legno, come ogni anno quando si preparava a rispondere alla chiamata. Iniziò a carezzare le camicie ben piegate, l’odore fresco di pulito si mischiava con quello della natura che lo circondava, nella sua casa in cima ad un albero. Sospirò pensando alla guerra che si stava consumando lontano, quindi chiuse il cassetto ma qualcosa s’incastrò, un lembo di stoffa. Riaprì il cassetto e delicatamente tirò fuori un lungo cappello, quella che un tempo era una stoffa morbida ora sembrava al tatto una foglia fragile e rinsecchita, lo posò con cura sul tavolo e la sua mente iniziò a viaggiare nel tempo. 
Era un sé stesso molto più giovane, si trovava presso una fiera con la sua odiata ed amata cugina, Caramella Querciabassa. Era una ricorrenza annuale all’inizio dell’estate, la fiera dove marciavano gli unicorni. Il brontolone cuginetto Tarmo era stato lasciato a casa, perché nel suo ramo della famiglia la faida con i Querciabassa era molto più sentita che in quella dal lato di Tubero, dove si diceva esserci stato un matrimonio segreto tra le due famiglie. Ma questo, si disse, era un viaggio nella memoria per un altro tempo.
La fatata storia del cavallo magico attirava gente da ogni dove, chi per le sue lacrime curative, chi per la gioia del sogno, ma la maggior parte era lì per vendere ed acquistare: ninnoli e chincaglieria. 
Era infatti per fare acquisti che si erano recati in fiera quel giorno. Le botteghe erano stracolme di dolci e gioielli, torte salate e pizzi, giostre e duelli. Loro giovani e disincantati, prima degli orrori della guerra, scherzavano e si facevano dispetti, da bravi cuginetti.
Dopo una mezza giornata Tubero passò davanti ad un negozio di articoli magici: in bella mostra su una testa di legno uno strano cappello a punta. Sembrava una grande foglia arrotolata su se stessa per formare un cono, la parte frontale, arricciata, formava una piccola visiera che si ripeteva sulla nuca. Il giovane mezz’uomo si grattò la nuca arrossata dal sole e Caramella gli diede un pizzicotto sul fianco cicciottello, “ah ti piace eh?” disse deridendolo, “sai, prima sono entrata a vedere e la proprietaria me lo ha messo in testa: mi ha detto che mi sarebbe stato proprio bene, sembrava fatto per me. Voleva addirittura regalarmelo, ma le ho detto che non era da Querciabassa accettare doni così meravigliosi. Tu lo avresti preso e zitto, vero?”. Tubero era esterrefatto, non aveva fatto in tempo ad innamorarsi del cappello che sua cugina non solo lo aveva già rifiutato, ma glielo stava anche rinfacciando. Proprio in quel momento la proprietaria si affacciò, prese una targhetta e scrisse a mano, - TERZO PREMIO PER I DUELLI CORTESI -. Il cappello non era più in vendita. 
Era così che doveva andare. Tubero corse ad iscriversi che la fila si stava già diradando, le iscrizioni si stavano chiudendo. Corse alla bancarella e chiese disperatamente se poteva iscriversi. L'uomo lo guardò scambiandolo per un bambino, ma il giovane mezz’uomo s’impettì mettendo una moneta d’argento sul tavolo, chiedendo se fosse abbastanza. L’uomo vedendo la fattura della moneta, esagonale con un grande albero inciso in un nodo celtico, capì da dove proveniva. Si scusò e scrisse il suo nome sulla lista dei partecipanti: sarebbe stato l’ultimo. 
Caramella giunse a deriderlo quando fu sconfitto al quinto scontro, lo stava punzecchiando con un bastone appiccicoso di zucchero filato finito, mentre si fasciava le ferite. Dalla piazza dei duelli arrivava la voce del maestro di cerimonie della festa, presentava gli sfidanti degli ultimi tre duelli. Annunciava inoltre che uno dei partecipanti si era ritirato quindi ci sarebbe stato un ripescaggio tra alcuni degli sconfitti. Venne portata una grossa giara con al suo interno i nomi dei partecipanti, l’uomo infilò la mano ed estrasse un foglietto piegato. La gioia negli occhi del mezz’uomo si consolidò in lacrime quando venne gridato il suo nome. Prese i suoi stocchi, e fece una linguaccia a Caramella, scendendo in campo.
L’avversario era un tipo strano, non lo aveva visto combattere ma lo incuriosiva. Sembrava poggiare la sua mole tondeggiante su un solido bastone, i suoi occhi erano infossati, difficili da leggere e non sembrava aver riportato ferite dagli scontri precedenti, la spada ben riposta nel suo fodero. Tubero estrasse uno dei suoi stocchi ed iniziò a saltellare, voleva capire se l’avversario avrebbe approfittato di un momento di distrazione ma l’altro non si mosse, anzi, si piegò di lato come se si stesse addormentando. Approfittando della carica del salto, Tubero scattò in avanti in un affondo, ma l’avversario inciampò di lato riprendendosi e all’ultimo appoggiandosi sul bastone, il quale finì tra le gambe di Tubero che rovinò a terra, in una nuvola di polvere. 
Nei pochi secondi successivi ogni assalto del mezz’uomo ebbe lo stesso risultato: attacco, un movimento imprevedibile, perdita d’equilibrio, a terra. Sembrava una guerra di logoramento, un lento ed estenuante ballo, dove uno dei due non aveva nemmeno estratto l’arma. Nel frattempo la folla rideva di gusto e Tubero, nonostante sapesse che Caramella stava ridendo con loro, ne rimase sorpreso. Iniziava a non importargli quasi più del cappello, di vincere, sentiva la gente ridere e sentiva dentro di sé qualcosa germogliare con quelle risate. Loro non erano lì per vincere, non erano nella piccola arena, erano lì seduti per intrattenersi, divertirsi. Stavano dando loro un duello che di “cortese” non aveva nulla, non era uno sfoggio d’armature o di possanza, l’arena non era colma del clangore ma del riso. Così iniziò ad attaccare in maniera sempre più buffa, a fare capriole e piroette, giocava quasi più con il pubblico che con l’avversario, il quale rimanendo impassibile in volto, continuava a schivare, scivolando e barcollando.
Ciò che accadde dopo fu fulmineo e naturale, quasi difficile da ricordare. Con un guizzo l’arma dell’avversario era fuori dal fodero. Il secondo stocco di Tubero anche. Un affondo, una barcollante scivolata, la punta dello stocco di Tubero appoggiata sul petto gonfio dell’altro contendente, all’altezza del cuore. 
La schiena del mezz'uomo poggiava sul sabbioso pavimento dell’arena: aveva lasciato che i piedi scivolassero, cadendo in quella che sembrava una maldestra disattenzione, ma aveva manovrato l’arma con precisione. 
I due si inchinarono tra loro, lo scontro era finito e non erano più avversari. Silenzioso come era arrivato, l’uomo si allontanò appoggiandosi al bastone. 
Tornato da Caramella, trovò una mela glassata ad aspettarlo, la cuginetta per quanto dispettosa aveva ammirato lo scontro. Finirono i combattimenti e con la fine dello scontro giunse la premiazione, il cappello di casa. La proprietaria gli disse: “Questo cappello magico saprà sempre dirti come sta la tua famiglia a casa, come una foglia vera arrossirà o ingiallirà fino anche a distruggersi, se mai qualcosa dovesse andare molto male. Portalo con orgoglio e ricorda sempre dove deve tornare il cuore: a casa.” 
Sorridendo Tubero aprì nuovamente il cassetto, prese il cappello delicatamente e lo mise in un punto dove non poteva più rovinarsi, i suoi ricordi erano chiari e in essi il Dejavu. In quel momento, prendendo quel cappello per la prima volta, gli parve che non fosse la prima-prima volta, che quel cappello fosse già suo, in un modo o nell’altro. Ma quando si vive troppo i ricordi si fanno confusi, e nonostante fosse appena finita la primavera l'albero fuori dalla finestra portava i segni della fine dell'autunno.
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sedanurnet · 5 years ago
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Collana in argento sterling a doppia catena, gioielli celtici, nodo celtico, gioielli minimalisti, sterlina
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labottegadelfauno · 8 years ago
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Ciondolo drago nodo celtico in osso inciso
Celtic knot dragon carved bone pendant
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illibrodijade · 8 years ago
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《È un simbolo celtico: il nodo perenne non si disfa mai e rappresenta la complementarietà, l'appoggio incondizionato, la forza e la fusione della coppia. I celti se li scambiavano tra amanti, dimostrando così che il rapporto sarebbe durato per sempre.》.
- Daanna (pag. 509)
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nadageminiart · 9 years ago
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darkaimaa · 3 years ago
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🔮 🔪
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sedanurnet · 5 years ago
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Ciondolo # Perline casual in pelle con nodo celtico da donna #casua ...
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sedanurnet · 5 years ago
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OOAK Orecchini lunghi celtici in argento con nodo celtico d'amore Autentici gioielli turchi ispirati all'etnia turca Kazaziye Nappa
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