Tumgik
#no non voglio farlo con voi
idettaglihere · 8 months
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che invidia
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mccek · 8 months
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Lettera aperta a tutti quelli che che mi hanno conosciuto. 
Passano gli anni ma mi rendo conto che chi sta meglio di me in realtà sta peggio. 
Persone che ho sempre voluto vedere felici, che mai avevo visto nemmeno di persona, hanno cercato di usarmi pensando fossi ingenuo, ma la bontà non è sinonimo di ingenuità, di debolezza, io ho aperto le porte a chiunque, perché dentro non smetterò mai di abbandonare quel bambino che sono stato, che condivideva anche i sorrisi che non aveva per sé stesso, ma che non avrebbe passato la notte se avesse saputo che il suo “amichetto/a” il giorno dopo avesse avuto il broncio. 
Perché siete “cresciuti” dando spazio all’odio? 
Perché anziché promettere ad altri non promettete a voi stessi di ritrovarvi? 
Di guardarvi dentro una volta tanto, e affondare nel male che avete condiviso con me, anziché condividere quella parte di “esseri umani” che era ancora insita in voi? 
Se foste stati di parola, come a quegli anni, non mi avreste mai abbandonato, così dicevate. 
Vedere lasciare soffrire una persona non rientrerà mai nei mei pensieri, anche se fosse qualcuno che, come successo fino all’altro ieri, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote, no, perché so che anche il peggiore ha dentro qualcosa di positivo da condividere con chi gli sta accanto, solo che non lo sa, ma anche se fosse, non ci proverebbe minimamente a mostrarlo, l’egoismo è letale. 
Parto sempre dal presupposto che non ho lezioni da dare a nessuno, sono anni che passo muto ad osservarvi, non ho mai commentato una virgola, chi sarei per farlo? 
È proprio per questo, che ho preso in mano una penna e ho iniziato a sfogare tutto ciò che avevo dentro, quello che avrei voluto dirvi, ma sarebbero stati guai a raccontarvi quello che provavo, perché un consiglio oggi è visto come una condanna. 
Eppure vi ho sempre lasciato sfogare con me, vi ho sempre ascoltato, anche quando ne avevo le palle piene, avevo i problemi a casa con mia mamma e la sua maledetta malattia, io per anni non sono esistito per voi, ma non me ne vergogno, ho ammesso anche io i miei sbagli, ho chiesto scusa, anche quando non non mi andava di farlo, e soprattutto quando non c’era motivo per scusarmi, ma pensavo: “Magari domani sanno che potranno sfogarsi nuovamente con me, si sentiranno più liberi dal peso che questa società ci scaglia addosso”.
Quanto male mi son fatto!
Ma rifarei di nuovo tutto, vi verrei di nuovo incontro, vi vorrei vedere sorridere solo a sentirmi parlare, vi vorrei tutti più uniti, come da piccoli ricordate? 
Non c’era bimbo/a che stesse solo. 
Perché qualcuno andava a recuperarlo, anche a costo di restarci solo assieme. 
Ma abbiamo dimenticato, come si dimentica la storia, stessa identica cosa. 
Di voi ricordo ciò che dicevate tutti: “Mattia non cambiare non diventare come gli altri, hai qualcosa in più che non riuscirò mai a spiegarti”, questa frase me la ricordo ogni mattina quando mi sveglio, da quanti anni ormai? Troppi. 
Permettetemi una domanda? 
Perché voi siete cambiati? 
Per piacere a gente che poi vi ha fatto lo stesso gioco che avete fatto con me? 
Perché farsi del male da soli? 
Perché arrivare a non guardarsi più in faccia? 
E poi c’è ancora qualcuno che pensa di cambiare il mondo? 
Sì, uno ce n’era, il sottoscritto, ma non voleva cambiare il mondo, solamente la sua generazione, il mio sogno più grande, che continuerò anche se con molto sconforto, a portare avanti, “UNO CONTRO TUTTI”, chissà se ora qualcuno, capirà/collegherà tante mie frasi passate a cosa fossero collegate. 
Siete riusciti a darmi contro per una canzone su ciò che ho vissuto sulla mia pelle, e sono stato zitto, scendeva una lacrima, ma stavo zitto, so che qualcuno ancora l’ascolta e sappiate che vi leggo spesso nei commenti, e mi fa sorridere il fatto proprio da chi mi “odiava” ingiustificatamente alla fine è finito a farmi i complimenti, ma no, io non voglio queste cose, voglio solo capire perché un giorno disprezzate e l’altro apprezzate una persona come nulla fosse, ma non sapreste spiegarmelo, ne sarei sicuro. 
Io ho tanti di quei testi scritti negli ultimi anni, che spesso mi faccio paura da solo, non mi rendo conto di quanti ne scrivo, di quante cose il cuore comunica alla mano che spesso trema, come non volesse accettare quelle cose, ma deve, dobbiamo, accettare tutto in questa vita, ma io in primis non vorrei mai. 
Come non ho mai accettato le malattie di mia madre, la morte degli unici amici che avevo fin da quando ero adolescente, che sono gli angeli in terra che hanno evitato quel pensiero maledetto che avevo di togliermi la vita…ma qui mi fermo, perché ognuno di noi non accetta il passato, quindi si blocca, respira, e sa, che se continuasse a pensare a tutto ciò, prima o poi sarebbe lui stesso ad andarsene. 
Purtroppo la rabbia generata dalla mia generazione, da chi è passato per la mia anima, e dai quali ho voluto assorbire, pur di evitare di vedervi soffrire ancor di più, mi ha ucciso dentro.
Voi tutti qui, fuori da qui, avete visto Me per quel poco che mi è rimasto da far vedere esteriormente, con un maledetto sorriso che non farò mai mancare a nessuno, gentili o meno che siate con me; quelle poche volte che stavo al centro estivo le animatrici mi dicevano che un mio sorriso giornaliero, era la carica per tutti i ragazzi dello staff, e chi sono io per tenere musi?
Dentro non esisto più, da anni, ma sto cercando di recuperarmi, pezzo per pezzo, forse non mi basterà il resto della vita, ma voglio ritrovarmi anch’io. 
Il “numero uno” non esiste, qui dietro al mio essere, c’è solo tanta fragilità, tanta voglia di donare amore, un po’ di spensieratezza, anche se momentanea, di rialzare chi è a terra e spronarlo a rigenerarsi, assieme, mai da soli. 
Questa società c’ha fatto sbranare fra di noi, fatto credere che uno potesse essere meglio dell’altro, che potesse avere tutti ai suoi piedi, e noi ci abbiamo creduto, dai più piccoli ai più grandi, passando da un social alla vita reale, visto che ormai non c’è più differenza fra quest’ultime.
Voglio essere sincero con me stesso fino all’ultimo, anche a costo di perdere qualsiasi cosa ma mai la dignità, quindi risponderò a semplici domande che mi son state fatte negli ultimi anni, alle quali non ho mai voluto dare risposta. 
Cos’è l’amicizia? 
Puro opportunismo. 
Cos’è l’amore?
A 16 anni ti avrei risposto, quello che ha verso di me mia madre, piange, urla *silenziosamente* dai dolori, passa settimane a letto, ma rinasce quando mi vede felice, anche se solo per un giorno. 
Oggi? 
La stessa cosa. 
Il significato del termine “amore” mi ha aperto gli occhi mentre pensavo inconsciamente di viverlo, ma andando avanti si inciampa negli errori degli anni passati, e l’amore per giunta non è mai stato amore, è sempre quel qualcosa con una data di scadenza, una parola inventa per stupire un pubblico di creduloni, sii sincero, per quante forme possa avere l’amore, come può essere chiamato tale, se siamo nati con l’odio e il disprezzo reciproco dentro? 
E tu come ultima cosa mi hai domandato perché scrivo? 
Perché tutto ciò chi mai avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo? 
Vi abbraccio con tutte le mie paure, spoglio di tutto ciò che negli anni non ho saputo tenermi stretto, consapevole che domani potrei non esserci più, e sicuro di aver raccontato tutto di me, perché l’oscurità non mi appartiene, e so di essere stato messo al mondo con uno scopo;
come ognuno ha il suo, io ho il mio, quello di far farvi splendere nel vostro piccolo, anche se per poco, assieme a me.
Chiudo mandando un abbraccio forte a mia mamma, il delfino che mi porto sempre in tasca da quando ero piccolo, per ricordarmi che non sono mai solo, anche nei momenti più disperati, mio padre, che nonostante le voragini d’incomprensioni conta su di me, per i vostri sacrifici, mi metto dalla vostra parte e riconosco tanti miei errori ingiustificabili, un abbraccio forte a tutte quelle persone che conosco e ho conosciuto che stanno passando dei brutti momenti, del resto non c’ha mai uniti così tanto il male quanto il bene…e a te che sei arrivato fin qui, l’unica cosa che chiedo sempre a tutti dopo un semplice ma per molti ormai banale: “Come stai”?! Ricordati di farti un sorriso appena puoi. 
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tiaspettoaltrove · 7 months
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È un luogo per poche.
Sarò, sempre, un po’ distante. Negli anni ho imparato a sviluppare una corazza, che sono arrivato a reputare impenetrabile. Qualcuna ha cercato di scalfirla, spesso per il sol gusto di farlo, ma nel lungo periodo è rimasta sconfitta. Ha fatto dei danni? Certo, ho anche un cuore, quindi sarebbe stato impossibile il contrario. Eppure eccomi qui, ancora qui, per l’ennesima volta. Era tempo di tornare: sempre più vero, sempre più sincero, trasparente, diretto. Intellettualmente onesto, lucido prima ancor che passionale. Ché spesso la passionalità e l’erotismo rappresentano solo un ostacolo, una fantasia, in ultima istanza un’illusione rispetto a tutta la sostanza che c’è sotto. Qui non voglio essere protagonista, infatti. O meglio: voglio che la persona fisica che redige questi testi rimanga solo sullo sfondo, che emerga dalle parole, sì, ma non rubi la scena. Qui voglio che regni la verità. Voglio respirarla, cavolo. Voglio cibarmene. Voglio farci all’amore. Perché la verità, quando è davvero tale, può eccitare come e più di una brillante intuizione. Prendetemi come un libro, più che come una persona. Non permettetemi e permettetevi di superare barriere che mi consentirebbero di annebbiarvi i sensi. Rimanete concentrate sul pezzo, sui concetti, sui ragionamenti. Volate, ma non vi allontanate mai troppo dal punto di partenza. Chi sono? Sono un uomo, che ha deciso in questo spazio di dedicarsi esclusivamente alle donne. Alle ragazze, nello specifico. Alle più giovani. Perché è difficile recuperare molte donne troppo adulte, ma con le ventenni invece si può lavorare meglio. Qui faremo un bel lavoro di gruppo, tutti insieme, cercando di limitare al massimo l’ipocrisia, il perbenismo, il “politicamente corretto”. Non farò sempre giri di parole, non sarò sempre impeccabilmente gentile, ma il mio intento è quello di arrivare insieme alla verità. Di farvi ragionare assieme a me, di portarvi ad analizzarvi nel profondo, riflettendo, valorizzandovi quando possibile. Una ragazza va guidata, ascoltata, e portata ad ascoltarsi. Lo fanno in poche. E spesso, perfino quelle poche, negano. Negano il loro sentire, lo camuffano, lo lasciano da parte. Qui voglio che emerga quello che siete davvero, senza paure, senza limiti. Una giovane ragazza che osa può realizzare tanti dei suoi obiettivi, può cambiare il (suo) mondo. Io non vendo niente, scrivo per passione e per sfogo. Questo blog è dedicato a voi, ma l’ho fatto per me. Perché mi fa bene, poter donare qualcosa al prossimo, e farlo nel mio piccolo, in modo disinteressato. Potete intervenire anche in anonimato, quindi sentitevi stimolate, ad essere totalmente sincere. Nessuno saprà chi siete, se non lo vorrete. Nemmeno io. Sfogatevi, lasciate fluire il succo della verità. Assaporatela. Non sarò in grado di aiutare chiunque, ovviamente, ma almeno aiuterò me stesso. Auspicabilmente, aiutando voi. Quindi sedetevi, iniziate a seguirmi, e a fare tutte quelle cose che si fanno da queste parti. Sarà un luogo per poche, ok?
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occhietti · 7 days
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Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se potessi tornare studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento.
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi.
Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No.
Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia.
Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni.
Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi.
Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla.
Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri?
Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno?
Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità.
Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni.
E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi?
E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi.
Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato.
Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.
- Alessandro D'Avenia
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lunamarish · 3 months
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La mia mente vaga da sola e va in luoghi così lontani e isolati che nessun altro riuscirebbe a ritrovare la strada.La mia mente potrebbe viaggiare per migliaia di chilometri in pochi secondi, solo per tornare indietro con più domande sulla morte, sull’amore e sul significato dell’esistenza.Ho una mente che non riesco a raggiungere, un uragano di emozioni avvolto in un unico, enorme groviglio dentro la mia testa, che cerca di farmi impazzire. Ho una mente che non può davvero essere domata.
Resto a letto per giorni. Qualche ora dopo, potrei ritrovarmi su un tetto e urlare per l’intensa euforia che mi riempie le vene, con una magia che il mio corpo trova incomprensibile ma a cui si adatta lo stesso. Sono un’altalena terrorizzata, che un momento prima vola tra le stelle e quello dopo cade giù con tutta la sua forza. Ho così tanto amore da dare, eppure sono incapace di farlo. Dentro di me ci sono due mostri che combattono per un primo posto dove al vincitore non spetta altro che dolore.
Quando sono sovraeccitata, sono la regina del mondo. Me ne vado in giro con una sicurezza che nessuno può compromettere. Sono una vincente, sono imbattibile, posso fare qualsiasi cosa. Posso fare in modo che inizi a piovere. Posso far sì che smetta. Posso cambiare il modo in cui vedete il mondo e provo pena per chi non lo guarda attraverso i miei occhi. Mi dispiace per quelle povere anime che non riescono a trovare la luce alla fine del tunnel. Sono entusiasta, sono amorevole. Voglio vedervi felici, non voglio mai vedervi piangere. Voglio che dimentichiate le ferite che il mondo vi ha riservato, e che vediate tutta la bellezza che contiene. Sono in cima al mondo e niente e nessuno può toccarmi.
Poi crollo. Voi non siete voi e io non sono io. E il mondo sta per finire. Questa vita è la nostra punizione. È quello che ci spetta per aver pensato di meritare felicità e amore. Spegnete le luci e andatevene perché non c’è speranza e io morirò da sola. Se mi vedete piangere, fate finta che non stia accadendo perché niente di quello che direte cambierà il fatto che sono disperata e pronta a morire. Non potete salvare me, non potete salvare voi stessi. No, non uscirò stasera, andate senza di me ragazzi. Mi spiace che non riusciate a sentirmi presente. Mi dispiace di essere sempre così triste. Chiedo scusa se riesco a parlare solo di perdita. Scusate, perché non so più come parlare. Perché siete ancora qui? Andate, correte! Via! Non meritate una persona come me nella vostra vita, perché sono fatta di dolore e dovreste davvero andare, adesso. Non riesco a controllare ciò che faccio, le mie mani non mi appartengono. Non so dove sto andando.
Non è momentaneo. Non è una fase. Non è la parte in cui piombate da me per dirmi che le cose andranno meglio, perché non è quello che ho bisogno di sentire. Quello di cui ho bisogno, ma di cui non parlerò mai, è sapere se resterete o ve ne andrete. Se riuscirete a sopportare qualcuno che cambia continuamente personalità, come nel gioco dei mimi. Se un giorno vi sveglierete e deciderete che è troppo, che non potete gestirla.
Sono cose che non dirò mai perché sono troppo orgogliosa e perché non piangerò quando un giorno deciderete di allontanarvi da tutto questo. Farà male, ma non lo saprete mai. Mi squarcerà in due, ma vi mostrerò soltanto che non siete mai stati importanti per me. Non ci proverò, non supplicherò. Mi richiuderò la porta alle spalle nel momento in cui vi sentirò titubare, perché la vita mi ha già dato abbastanza lezioni su come essere sola.
Perciò, mi dispiace se pensate che io sia fredda, distante. Mi dispiace che parliate incessantemente della mia folle capacità di essere totalmente autonoma, a volte. Mi dispiace se, ogni tanto, vi sembro egoista o minacciosa. Posso soltanto mettere nero su bianco quello che sento. Se state leggendo, allora dovreste sapere che vi amo, nel miglior modo in cui posso farlo. L’unico modo in cui posso farlo.
(via huffpost)
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"NOEL'S LAMENT" (2015 SONG CYCLE VERSION!) THIS IS NOT AN EXACT TRANSLATION, THIS IS AN ADAPTATION (AND ONE THAT STILL NEEDS TONS OF FIXING AT THAT)
I really wanted to do this lol
Don't really know what changes from this version to the official recording one other than the added verse and maybe one word in the beginning introduction to Monique Gibeau we have, so
14/08/24 UPDATE: it just occured to me that I forgot to say the og lyrics are from @jup1ter-moon's rtc archive and the only thing I added was that Jane Doe was the one to say "Mama"
ASK ME FOR PERMISSION BEFORE USING THIS, DO CREDIT ME IF YOU EVER USE THIS (I doubt you will it’s impractical and still needs so much fixing it’s unbelievable) AND TELL ME/LINK WHATEVER YOU USED IT FOR USING REBLOGS (because for some reason Tumblr doesn’t like comments with links and while I do think I understand why I don’t always like it)
(the apostrophes [or however ’ is called] are used to shorten the number of syllables often in poetry so I’m obviously abusing that power.)
NOEL Ok! Nella mia vita ero Noel Gruber che lavorava a Taco Bell in Uranium City, Saskatchewan; ma nel mio cuore, recitavo un ruolo diverso. Ero Monique Gibeau nella Francia del dopoguerra.
UNA BATTONA COL CUORE DI CARBONE SCRIVO POEMI DA BUTTARE NEL CAMINO BEVO CHAMPAGNE E TRACANNO VINO BRAVE RAGAZZE MI CHIAMANO TROMBONE NON GIUDICARE PRIMA D'ESSER ME IN QUESTO CASINO OH CLAUDE MIO MAGNACCIA SA DI MAI FARMI INCAZZARE L'ULTIMO STRONZO A FARLO è USCITO DI SCENA NON SO DOVE TROVARLO AGENTI MA SE VOI Sì PER FAVORE DITE CHE APPREZZEREI RIAVERE IL BEL COLTELLO CHE HO PIANTATO 10 VOLTE NELLA SUA SCHIENA PERCHé CANTO CANZONI FINO ALLA MATTINA M'UNISCO A UN NUOVO UOMO OGNI NOTTE LA MIA VITA è UN CARNEVALE CHE MAI FINIRà (UN MONDO DI ALCOL, DONNACCE, LUCI E BOTTE) IO VOGLIO ESSERE QUELLA MALMESSA DONNA M'HA DETTO “PENSO D'ESSER INNAMORATO DI TE” (OO-OO-OOO-OO) HO SENTITO QUELLA MENZOGNA MILLE VOLTE GIà (OO-OO-OOO-OO) OH, STASERA MI PERDO IN QUESTA BUGIA (OO-OO-OOO-OO) PRENDI AMORE QUANDO PUOI QUANDO SEI UNA TROIA SORPRESA FINISCO CON LA SUA CAZZO DI BAMBINA (AH-AH-AAH-AH) LEI PIANGE E PIANGE E PIANGE E MI LASCIA VUOTA (AH-AH-AAH-AH) LE ZINGARE M'OFFRONO UN BUON PREZZO (AH-AH-AAH-AH) SENZA DUBBIO ORA ANCHE LEI è UNA MIGNOTTA
JANE DOE (come la bambina) Mamma
NOEL PERCHé CANTO CANZONI FINO ALLA MATTINA M'UNISCO A UN NUOVO UOMO OGNI NOTTE LA MIA VITA è UN CARNEVALE CHE MAI FINIRà (UN MONDO DI ALCOL, DONNACCE, LUCI E BOTTE) IO VOGLIO ESSERE QUELLA MALMESSA DONNA QUINDI ORA VENDO IL MIO AMORE PER OPPIO (OO-OO-OOO-OO) IN UNA BETTOLA CINESE INFESTATA DA RATTI (OO-OO-OOO-OO) DI NOTTE MI BRUCIO CON SIGARETTE (OO-OO-OOO-OO) COSICCHé D'ESSER ANCORA VIVA NE HO I FATTI (OO-OO-OOOO) 8 MESI DOPO, MI PRENDO LA FEBBRE TIFODEA (AH-AH-AAH-AH) BUTTATA FUORI VEDO LA BRUTTA LUCE DEL GIORNO (AH-AH-AAH-AH) MORENDO IN UN VIALE, UN PRETE S'INCHINA VICINO A ME (AH-AH-AAH-AH)
RICKY (come il prete) Mia bambina, hai delle ultime parole per il Signore che vorresti dire?
NOEL Oui, digli che come lui scelgo di consumarmi invece che svanire
PERCHé CANTO CANZONI FINO ALLA MATTINA M'UNISCO A UN NUOVO UOMO OGNI NOTTE LA MIA VITA è UN CARNEVALE CHE MAI FINIRà PERCHé CANTO CANZONI FINO ALLA MATTINA M'UNISCO A UN NUOVO UOMO OGNI NOTTE LA MIA VITA è UN CARNEVALE CHE MAI FINIRà UN MONDO DI ALCOL, DONNACCE, LUCI E BOTTE IO VOGLIO ESSERE QUELLA MALMESSA DONNA IO VOGLIO ESSERE QUELLA MALMESSA
NOEL DONNA DONNA DONNA DONNA DONNA DONNA
CHOIR CUORE SPEZZATO, FIASCA DI VIN TATUATA CON AGHI NON STERILI DENTI MACCHIATI DI NICOTIN SUTURA CONTINUA, INFRANTI SOGNI SUPER BRUSCO SACRO TERROR OCCHI PAZZI E BRUTTO MASCARA CUORE SPEZZATO, FIASCA DI VIN TATUATA CON AGHI NON STERILI DENTI MACCHIATI DI NICOTIN SUTURA CONTINUA, INFRANTI SOGNI SUPER BRUSCO SACRO TERROR OCCHI PAZZI E BRUTTO MASCARA-AAH
NOEL SE POTESSI AVERE SOLO UN SOGNO (SE POTESSE AVERE SOLO UN SOGNO) SAREI QUELLA MALMESSA DONNA
MISCHA HEY!
So, direct translation! (used in this [and in this sometimes!] to specify the meanings and explain certain word choices)
NOEL Ok! In my life I was Noel Gruber who worked at Taco Bell in Uranium City, Saskatchewan; but in my heart, I played a different role. I was Monique Gibeau in post-war France.
A HOOKER WITH A HEART OF CHARCOAL I WRITE POEMS TO THROW IN THE CHIMNEY DRINK CHAMPAGNE AND GUZZLE WINE GOOD GIRLS CALL ME TROMBONE (in Italian there's a verb, trombare, which is vulgarly having sex. Writing trumpet wouldn't have rhymed, so, trombone) DON’T JUDGE BEFORE BEING ME IN THIS WHOREHOUSE OH CLAUDE MY PIMP KNOWS TO NEVER ANGER (vulgarly tho, a cuss word) ME LAST ASSHOLE DID THAT WENT OUT OF SCENE (got out of the scene) I DON'T KNOW WHERE TO FIND HIM OFFICERS BUT IF YOU DO PLEASE SAY THAT I’D LIKE TO HAVE RETURNED THE PRETTY KNIFE THAT I STUCK(/PLANTED) TEN TIMES IN HIS BACK FOR I SING SONGS UNTIL THE MORNING I UNITE WITH A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE CARNIVAL THAT WILL NEVER END (A WORLD OF ALCOHOL, HOOKERS, LIGHTS AND HITS [fights would sound better here in English but who cares we're here for the literal translation, aren't we?]) I WANT TO BE THAT MESSED UP (there was no good, vulgar version of fucked-up in Italian I could find that would fit, forgive me) WOMAN (fit better syllable-wise at the end) HE SAID “I THINK I AM IN LOVE WITH YOU” (OO-OO-OOO-OO) I’VE HEARD THAT LIE A THOUSAND TIMES ALREADY (OO-OO-OOO-OO) OH, TONIGHT I LOSE MYSELF INTO THIS LIE (OO-OO-OOO-OO) TAKE LOVE WHEN YOU CAN WHEN YOU’RE A WHORE (wow there are many ways to say whore in Italian [poco di buono, troia, puttana, battona, mignotta and probably others I can't remember or don't know]) SURPRISE I END UP WITH HIS FUCKING (but it's the version of fuck that is more literally with "Cock"/"Dick") KID (AH-AH-AAH-AH) SHE CRIES AND CRIES AND CRIES AND LEAVES ME EMPTY (for the rhyme + insensible was just too long of a word to put) (AH-AH-AAH-AH) THE G******* OFFER ME A GOOD PRICE (AH-AH-AAH-AH) NO DOUBT NOW SHE’S A WHORE TOO
JANE DOE (as the baby) Mama
NOEL FOR I SING SONGS UNTIL THE MORNING I UNITE WITH A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE CARNIVAL THAT WILL NEVER END (A WORLD OF ALCOHOL, HOOKERS, LIGHTS AND HITS) I WANT TO BE THAT MESSED UP WOMAN SO NOW I SELL MY LOVE FOR OPIUM (OO-OO-OOO-OO) IN A CHINESE DIVE INFESTED BY RATS(OO-OO-OOO-OO) AT NIGHT I BURN MYSELF WITH CIGARETTES (OO-OO-OOO-OO) JUST SO I HAVE FACTS TO PROVE IM STILL ALIVE (OO-OO-OOOO) EIGHT MONTHS LATER, I CATCH TYPHOID FEVER (AH-AH-AAH-AH) KICKED OUT I SEE THE UGLY LIGHT OF DAY (AH-AH-AAH-AH) DYING IN A BOULEVARD, A PRIEST KNEELS DOWN CLOSE TO ME (AH-AH-AAH-AH)
RICKY (as the priest) My child, do you have any final words for the Lord that you’d like to say?
NOEL Oui, tell him that like him I choose to burn out rather than fade away.
FOR I SING SONGS UNTIL THE MORNING I UNITE WITH A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE CARNIVAL THAT WILL NEVER END FOR I SING SONGS UNTIL THE MORNING I UNITE WITH A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE CARNIVAL THAT WILL NEVER END A WORLD OF ALCOHOL, HOOKERS, LIGHTS AND HITS I WANT TO BE THAT MESSED UP WOMAN I WANT TO BE THAT MESSED UP
NOEL WOMAN WOMAN WOMAN WOMAN WOMAN WOMAN
CHOIR SHATTERED HEART, FLASK OF WINE TATTOO’D WITH NON-STERILE NEEDLES TEETH STAINED WITH NICOTINE RUNNING NYLON(/SUTURE [searched up what running nylon was, the only relevant thing was a medicine thing apparently, searched further it was running suture or something, so here we are]), SHATTERED DREAMS SUPER CRUSTY HOLY TERROR CRAZY EYES AND UGLY MASCARA SHATTERED HEART, FLASK OF WINE TATTOO’D WITH NON-STERILE NEEDLES TEETH STAINED WITH NICOTINE RUNNING NYLON(/SUTURE), SHATTERED DREAMS SUPER CRUSTY HOLY TERROR CRAZY EYES AND UGLY MASCARA-AAH
NOEL IF I COULD HAVE JUST ONE DREAM (IF HE COULD HAVE JUST ONE DREAM) I’D BE THAT MESSED UP WOMAN
MISCHA HEY!
OG LYRICS (if you’re seeing this I doubt you don’t know them, but here they are anyway):
NOEL Fine! In my life I was Noel Gruber who worked at Taco Bell in Uranium City, Saskatchewan; but in my heart, I played a different role. I was Monique Gibeau in post-war France.
A HOOKER WITH A HEART OF BLACK CHARCOAL I WRITE POEMS TO BURN BY FIRELIGHT DRINK CHAMPAGNE AND GUZZLE GIN GOOD GIRLS CALL ME THE TOWN BICYCLE DON’T KNOCK IT ‘TILL YOU’VE TRIED MY LIFE OF SIN OH CLAUDE MY PIMP KNOWS NEVER MESS WITH ME LAST PRICK DID THAT FADED QUICK TO BLACK I HAVE NO IDEA WHERE TO FIND HIM OFFICERS BUT IF YOU DO PLEASE MENTION THAT I’D LIKE TO HAVE RETURNED THE PRETTY KNIFE THAT I STUCK TEN TIMES IN HIS BACK FOR I SING SONGS UNTIL THE BREAK OF DAWN I EMBRACE A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE NEVER-ENDING CARNIVAL (A WORLD OF BOOZY-FLOOZY FLASHING LIGHT) I WANT TO BE THAT FUCKED UP GIRL HE SAID “I THINK I AM IN LOVE WITH YOU” (OO-OO-OOO-OO) I’VE HEARD THAT LIE A MILLION TIMES BEFORE (OO-OO-OOO-OO) OH, TONIGHT I GIVE INTO THE FANTASY (OO-OO-OOO-OO) TAKE LOVE WHEN YOU CAN WHEN YOU’RE A WHORE SURPRISE I END UP WITH HIS BLOODY KID (AH-AH-AAH-AH) SHE CRIES AND CRIES AND CRIES AND LEAVES ME NUMB (AH-AH-AAH-AH) THE G******* OFFER ME A PRETTY PRICE (AH-AH-AAH-AH) NO DOUBT NOW SHE’S A WHORE JUST LIKE HER MUM
JANE DOE (as the baby) Mama
NOEL FOR I SING SONGS UNTIL THE BREAK OF DAWN I EMBRACE A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE NEVER-ENDING CARNIVAL (A WORLD OF BOOZY-FLOOZY FLASHING LIGHT) I WANT TO BE THAT FUCKED UP GIRL SO NOW I SELL MY LOVE FOR OPIUM (OO-OO-OOO-OO) IN SOME RAT INFESTED CHINESE DIVE (OO-OO-OOO-OO) AT NIGHT I BURN MYSELF WITH CIGARETTES (OO-OO-OOO-OO) JUST TO SOMEHOW PROVE IM STILL ALIVE (OO-OO-OOOO) EIGHT MONTHS LATER, I CATCH TYPHOID FLU (AH-AH-AAH-AH) KICKED OUT I SEE THE UGLY LIGHT OF DAY (AH-AH-AAH-AH) DYING IN AN ALLEY, A PRIEST KNEELS DOWN TO ME (AH-AH-AAH-AH)
RICKY (as the priest) My child, do you have any final words for the Lord you’d like to say?
NOEL Oui, tell him that like him I choose to burn out rather than fade away.
FOR I SING SONGS UNTIL THE BREAK OF DAWN I EMBRACE A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE NEVER-ENDING CARNIVAL FOR I SING SONGS UNTIL THE BREAK OF DAWN I EMBRACE A NEW MAN EVERY NIGHT MY LIFE’S ONE NEVER-ENDING CARNIVAL A WORLD OF BOOZY-FLOOZY FLASHING LIGHT I WANT TO BE THAT FUCKED UP GIRL I WANT TO BE THAT FUCKED UP
NOEL GIRL GIRL GIRL GIRL GIRL GIRL
CHOIR BROKEN HEART, A FLASK OF GIN TATTOO’D WITH A SAFETY PIN TEETH ALL STAINED WITH NICOTINE RUNNING NYLON, SHATTERED DREAMS SUPER CRUSTY HOLY TERROR WILD EYES AND BAD MASCARA BROKEN HEART, A FLASK OF GIN TATTOO’D WITH A SAFETY PIN TEETH ALL STAINED WITH NICOTINE RUNNING NYLON, SHATTERED DREAMS SUPER CRUSTY HOLY TERROR WILD EYES AND BAD MASCARA-AAH
NOEL IF I COULD HAVE JUST ONE DREAM (IF HE COULD HAVE JUST ONE DREAM) I’D BE THAT FUCKED UP GIRL
MISCHA HEY!
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angelap3 · 4 months
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"Umano, vedo che stai piangendo perché è arrivato il mio momento. Non piangere, per favore, ti voglio spiegare alcune cose.
Tu sei triste perché me ne sono andato, ma io invece sono felice perché ti ho conosciuto.
Quanti come me ogni giorno muoiono senza aver conosciuto qualcuno di speciale?
Gli animali a volte passano così tanto tempo da soli, senza mai conoscere qualcuno. Conosciamo il freddo, la sete, il pericolo e la fame; dobbiamo preoccuparci di trovare qualcosa da mangiare e pensare a dove proteggerci la notte.
Vediamo volti tutti i giorni che passano senza mai guardarci, e a volte è meglio che non ci vedano.
A volte abbiamo la grande fortuna che tra le tante persone passa un angelo e ci raccoglie; a volte gli angeli vengono in gruppo, a volte ci sono altri angeli lontani che inviano tanti aiuti per noi. E questo cambia tutto. Se necessario ci portano da un altro tipo di angelo che ci cura.
Ci scelgono una parola che pronunciano ogni volta che ci vedono, un nome, penso si chiami così, questo indica che siamo speciali; abbiamo smesso di essere anonimi per essere uno dei tanti, ma anche un po di voi.
Da qui capiamo che quella è una casa!
Riuscite a capire quanto questo è importante per noi? Non dovremo mai più avere paura, freddo, fame o sentire male.
Se solo poteste calcolare quanto ci fa felici!
Non ci interesserà più se piove, se passerà una macchina molto velocemente o se qualcuno ci farà del male; ma soprattutto, non siamo soli, perché nessun animale gradisce la solitudine, cosa si puó chiedere in piú?!
So che ti rattrista la mia partenza, ma devo andare ora.
Promettimi che non biasimerai te stesso, ti ho sentito dire che avresti potuto fare di piú per me, non dirlo hai fatto molto per me! Senza di te non avrei conosciuto niente di tutta la bellezza che porto con me oggi.
Devi sapere che noi animali viviamo il presente: godiamo di ogni piccola cosa di tutti i giorni e dimentichiamo il passato se ci sentiamo amati; le nostre vite cominciano quando conosciamo l'amore, lo stesso amore che tu mi hai donato, il mio angelo senza ali ma con due gambe.
Voglio che tu sappia che, se trovi un animale gravemente ferito e che gli resta poco tempo, farai un grande gesto se gli starai accanto accompagnandolo nel suo passaggio finale, perché come ti ho detto prima a nessuno di noi piqce star solo, ancora meno quando ci rendiamo conto che è arrivato il momento di andare; forse per voi non è così importante avere qualcuno al vostro fianco che vi sostiene e ci aiuta ad andare con serenità.
Ma ora non piangere più, per favore. Io sarò felice, mi ricordo il nome che mi hai dato, il calore della vostra casa che é diventata anche la mia. Io mi ricordo il suono della tua voce quando parlavi con me, e anche se non sempre capivo tutto quello che mi dicevi io lo porterò nel mio cuore, insieme a ogni carezza che mi hai dato.
Tutto quello che hai fatto è stato molto importante per me è io ti ringrazio profondamente, non so come spiegarmi ora, perché non parlo la tua lingua, ma penso e spero che tu abbia visto la gratitudine nei miei occhi.
Prima di andare ti chiedo solo due favori: lavati il viso e comincia a sorridere.
Ricordati che è bello vivere insieme qualsiasi momento, anche questo; ricordati delle cose che ci facevano felici e per cui ridevamo. Rivivi con me tutto il bene che abbiamo condiviso in questo tempo e non dirmi che non adotterai un altro animale perché hai sofferto troppo la mia partenza; senza di te non avrei mai conosciuto le bellezze che ho vissuto, quindi per favore, non farlo.. sono in tanti che, come me, stanno aspettando qualcuno come te.
Dai anche a loro quello che hai dato a me, ne hanno bisogno, come io avevo bisogno di te.
Non conservare l'amore che puoi donare per paura di soffrire.
Segui il mio consiglio, valorizza quello che puoi dare a ognuno di noi, perché tu sei un angelo per noi animali, perché senza persone come te la nostra vita sarebbe ancora più difficile di come già, a volte, è.
Segui il tuo nobile compito, ora saró io il tuo angelo, ti accompagneró nel tuo cammino e ti aiuteró ad aiutare gli altri come me.
Ora vado a parlare con gli altri animali che sono qui con me, vado a raccontargli tutto quello che hai fatto per me e dirò con orgoglio: "Questa è la mia famiglia!".
Il mio primo compito ora è quello di aiutarti a essere meno triste, quindi stasera quando guarderai il cielo e vedrai una stella lampeggiare sappi che
quella stella saró io che ti avviseró che sto bene e che ti ringrazieró per tutto l'amore che mi hai dato.
Ora vado, non dicendo "addio", ma "a presto".
C'è un cielo speciale per persone come voi, lo stesso cielo dove siamo noi e la vita ci ricompenserà facendoci ritrovare.
Io sarò li che ti aspetto!" ❤️
(autore sconosciuto)
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yomersapiens · 1 year
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È stata la nonna!
Arrivo al laghetto dei cigni e un gruppo di cinque di loro mi aspettava già con le ali messe a mo' di pugno e se vi state domandando come sono delle ali messe a forma di pugno vi posso solo assicurare che sono grosse. Morbide all'inizio ma poi fanno male. Inutile dire che le ho prese di santa ragione e mi sono dovuto imbarcare sull'aereo indossando gli occhiali da sole per coprire i segni della sconfitta. Neanche a farlo apposta gli occhiali da sole li ho tenuti su per tutti i giorni a venire anche se di sole non se ne è visto molto ma così si notava di meno quando piangevo.
Il paese dove vivono i nonni era tappezzato di manifesti con il nome della nonna. Non sono abituato a vedere gli annunci mortuari su i muri e ancora meno di leggere il nome da nubile di mia nonna. È una strana usanza. Sembrava quasi ci sarebbe stato un suo concerto, "Prossimamente, nella chiesetta più vicina a voi, Pupetta live!". Leggere il suo nome mi ha fatto capire che era tutto vero. Non so da quanti anni non moriva qualcuno in famiglia. La malattia, quella c'è sempre, è nostra compagna, ma la morte ci ha sdegnato per quasi una ventina di anni e ora sta tornando a prendere ciò che aveva lasciato in sospeso, come una madre che dice al figlio in fila al supermercato "Aspettami qua, ho scordato una cosa" e tu rimani fisso a guardare il cassiere avvicinarsi sperando che torni il prima possibile perché non hai neanche un soldo finché non arriva e te le fa pagare tutte.
La morte fa schifo ma la malattia fa schifo ancora di più. La morte arriva e cancella i ricordi della malattia e di colpo la nonna era quella delle foto dove sorrideva e non la minuscola crisalide riposta nel letto freddo. Ci hanno provato tutti questi anni di sofferenza a farmi scordare come era una volta ma non ci sono riusciti.
In chiesa il prete ha chiesto un volontario per leggere qualcosa davanti a tutti i parenti. Ovviamente mi hanno indicato dicendo "Vai Matteo, fai tu" perché se cresci facendo lo stronzetto arrogante egocentrico se lo ricorderanno sempre. Indossavo gli occhiali da sole ovviamente, il prete neanche si è accorto delle lacrime su i fogli plastificati per i funerali. Ogni tanto erompeva un singhiozzo ma ho dato la colpa a una colazione abbondante. - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza - Ah, bene bene, certo, e come vuole che lo legga? - In che senso? - Posso interpretarlo un po' rap, magari un po' trap, o lo faccio bello teatrale eh, che dice? - ... - Eh, che dice? - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza. I preti sono davvero un pubblico difficile.
Mi sono seduto vicino al nonno che stava piangendo accarezzando la bara. Ho accarezzato il nonno con la stessa delicatezza e ho sentito la sua pelle ora che non è ancora legno. "Nonno, mi hanno chiesto di leggere qualcosa, che dici, leggo con una vocina un po' alta e buffa così faccio ridere la sala che qua sono tutti tristi?". Il nonno si mette a ridere mi guarda e fa "Fetente!". Vedere il nonno piangere e ridere allo stesso tempo è stata una grande novità. Poi ha aggiunto "A fessa e soreta!" salvo rendersi conto dell'imprecazione appena pronunciata e tornare su i propri passi parlandone con tutti "Sapete che mi ha fatto dire quel fetente di Matteo? A fessa e soreta! In chiesa! Al funerale della nonna! È proprio nu fetente!" e rideva perché si era stancato di piangere e un po' tutti ci siamo messi a ridere e quando sono salito per leggere quel testo difficilissimo, ho ringraziato l'avere un podcast dove mi impegno a stare calmo e controllare la voce altrimenti non ci sarei riuscito.
Quindi è questa la morte di cui tutti parlano. Un posto in meno a tavola. Una sedia abbandonata dove per rispetto non voglio poggiare nemmeno una borsa. Fotografie ovunque che ingialliscono. Momenti dove i ricordi esplodono e bisogna condividerli e piangere. Tracce di chi non c'è più all'interno del telefono in chat che non vuoi archiviare per non farle passare in secondo piano. Guardare video per sentire la sua voce. Allenare la mente e portare alla luce gli elementi più preziosi. Riorganizzare una stanza, spostare un letto, togliere i vestiti e metterli in una valigia di lato, nell'armadio. La morte arriva e fa ordine lei. Se hai lasciato abbastanza pezzi di te allora potrai andare avanti in formati diversi e penso sia per questo che facciamo figli: perché loro diventano un pezzetto di noi quando non ci saremo più. Mia nonna vive nella memoria dei nipoti e di tutti quelli che la ricordano come la persona più dolce mai esistita. Io non ho figli, non so se ne avrò. Ho un gatto ma lui non mi parla e anzi oramai è ovvio che proprio mi odia. Tutto quello che lascerò sono le mie parole e questi post o delle canzoni o puntate di un podcast e allora spero che arrivi un'intelligenza artificiale a ricostruirmi completamente basandosi su tutta la mia produzione e io tornerò in vita sotto forma di un software di mediocre qualità. Sarebbe bello mi riponesse pure in un cd o un dischetto, meglio ancora in una cartuccia come quelle del Gameboy, tanto non è che sarei un software chissà che complicato. Uno vuole parlare con me e mi chiede "Come stai" e io rispondo con qualche battuta che non fa ridere nessuno e poi inizio a lamentarmi dei dolori alla schiena (che non ho) e di come le band di oggi abbiano nomi difficilissimi da ricordare. Forse è per quello che spero che una band prenda il nome di mia nonna così almeno saprei come pronunciarlo. Sarei una cartuccia interessante, delle volte fingerei di non funzionare solo per farmi soffiare nelle zone intime.
Un'altra cosa che accade quando un evento ti fa sbatte in faccia l'ovvio, cioè che siamo qua per un limitato periodo di tempo e poi "puff" si sparisce, è che inizi a cercare segnali ultraterreni ovunque. Per dare un po' di profondità alla desolazione. Il vuoto lasciato adesso devo capire come riempirlo e io ci voglio vedere qualcosa di bello. Pioveva senza sosta da tre giorni e stavo andando verso l'aeroporto. Non conosco laghetti pieni di cigni dove fare risse nelle zone di Napoli così la mia rabbia non sapevo come disinnescarla. Sono arrivato giusto in tempo per vedere le nuvole aprirsi e un arcobaleno è comparso a salutarmi prima dell'imbarco. È nata una vocina dentro di me che adesso dice ad ogni cosa bella che accade "È la nonna!". Ovviamente io non ci credo a queste cose, lo sanno tutti che gli arcobaleni non sono nonne defunte che vengono a salutare i nipoti prima della partenza ma che sono un fenomeno metereologico finanziato dalla comunità LGBTIQ+. Ti attirano con la promessa di una pentola stracolma di monete d'oro, la trovi, ti chini per raccoglierla e taaac! Ora ti piacciono gli unicorni.
Quella vocina che ho in testa è molto simile a quella di mia madre. "Vedrai che adesso ci pensa la nonna a te" mi ha detto dopo il funerale, quando cercavo di fare su una canna lontano dai parenti. Mi spiace essere quello che preoccupa tutti perché non ha idea di cosa sta facendo su questo pianeta se non cercare di disturbare il meno possibile. Mi spiace pure dover scomodare la nonna da lassù che magari ora vorrebbe solo svagarsi e giocare a volleyball. Dall'aereo ho visto il posto esatto dove costruiranno il campetto e dove lei vincerà tutti i tornei.
Mi ero dimenticato di aver partecipato ad un concorso, di aver passato tutto l'inverno a scrivere un libro per sfuggire dalla depressione generata dalla disoccupazione e dal grigio innevato viennese. Mi arriva un messaggio. "Leggi la mail". La leggo. "Siamo felici di comunicarle che il suo romanzo ha vinto!" per fortuna avevo ancora su gli occhiali da sole così nessuno ha notato che stavo nuovamente piangendo. Non sto facendo altro che piangere da settimane accidenti. Ho vinto. Cioè ora mi devo sbattere ok, devo riscriverlo, correggerlo, seguire i consigli di un mentor ma tutto questo non importa, i mesi di lavoro che mi aspettano non mi spaventano. Ho vinto.
"È stata la nonna" ha detto mia madre al telefono. O forse era la vocina nella mia testa. Poco importa, di voci in testa ne ho sempre avute tantissime e non è male averne una gentile che si contrappone alle altre che urlano "Fai schifo! Sei brutto! Sei grasso! Sei antipatico! Fallito!". Ora che c'è questa nuova comparsa mi sento meglio e posso dirlo senza troppa paura. Sono felice.
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gunsfire · 1 year
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23.09.2023
ciao, popolo di di tumblr, volevo condividere con voi un pensiero che ultimamente mi balena per la testa e che vedo molti account pensarla in modo simile.
io ho iniziato ad avere account su tumblr per “gioco” e per fare la “figa” nel lontano 2012 quando avevo 13 anni, pensavo che avere un account qui e condividere frasi finte depresse mi rendesse “cool” e “in” per i tempi. ero alle medie e onestamente non so nemmeno cosa pensassi, ne cosa stavo passando perché ho cancellato quel periodo dalla mia testa per tanti motivi.
sta di fatto che sono su tumblr in un account o un altro da 11 anni, non ho mai pensato neanche lontanamente che un giorno sarei arrivata a fare questo discorso, ma mi tocca.
negli ultimi due anni (forse anche 3/4) questo sito, quello che il ritenevo un posto sicuro, quello che io usavo per esprimere me stessa e le mie emozioni, quello che usavo come diario per raccontare di come mi facevano sentire determinate esperienze vissute, o quello che usavo come pagina bianca di sfogo per tutti i brutti momenti che ho passato.
ecco, quel sito ormai non esiste più. ovvero, certo tumblr c’è ancora, ed io (come voi) siamo qui a scrivere, rebloggare e leggere come prima, ma il sito di per se è cambiato molto.
ora come ora quando entro mi ritrovo scene p0rno, oppure cose non richieste in quanto non sono nei miei interessi, scene di vi0lenza..insomma cose di questo tipo, che non dico che 10/11 anni fa non c’erano, anzi probabilmente già giravano sul sito ma non erano così evidenti, non erano così INVADENTI nella dashboard o negli account di tutti noi.
onestamente parlando, io ora ho 24 anni, forse sono un po’ grande per stare qui su tumblr ancora con la speranza e l’ingenuità di usare il sito solo come via di sfogo e di lettura di altre persone nella mia stessa situazione, però fatto sta che ho un’età che se mi voglio vedere dei video o film p0rno posso benissimo farlo altrove, senza problemi. non capisco perché debbano “sbatterlo” in faccia a tutti gli utenti di tumblr che cercano ancora una via di sfogo (come me) o che entrano per leggere e rebloggare.
a me, onestamente, dispiace molto per quello che è diventato. e mi dispiace che ora le persone che sono qui come sono qui io, per i motivi di anni fa, e per condividere ancora, magari, i nostri stati d’animo..si debbano trovare un sito completamente diverso.
capisco che la tecnologia cambia, si evolve e niente può rimanere uguale ma nonostante questo, mi dispiace.
mi auguro comunque che le persone che sono qui con il mio stesso scopo, o quelle che sono qui per condividere, leggere e rebloggare frasi, poesie, arte ecc.. non si abbattano (nemmeno io lo farò) e continueremo a usare tumblr per questo scopo.
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omarfor-orchestra · 8 months
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ma bisexual erasure dove, quando esiste letteralmente un personaggio bisessuale nella seconda stagione? piuttosto state cancellando lui voi e cosa ha rappresentato nella s2. ma lo dite che volete solo vedere scopare manuel e simone ignorando completamente la sua, di storyline? fate i capricci da mesi e continuate con ste poracciate di proteste su twitter ancora a febbraio. mi sembra tutto un pochino patetico.
Allora prima di tutto raga non voglio polemiche sul mio profilo perché sono cose in cui non ho voglia di entrare. Se leggi il "manifesto" c'è scritto tutto, comunque anche a Mimmo hanno dato l'ambiguità di "ah boh non so mica se l'ho amata Dalila", ci fosse mai un personaggio a cui fanno dire "sì, sono bisessuale", e a me se permetti un po' gira il cazzo
Basta farti un giro sul mio profilo per vedere che shippo felicemente anche Mimmo e Simone, se voglio vedere quei due scopare solo per il gusto di farlo mi guardo NuovoOlimpo e Marefuori, che sono indubbiamente scritti meglio
E fine della discussione per favore, se dovete farlo fatelo su Twitter e non qui. Io mi sono limitata a rebloggare una notizia per l'amor del Cielo
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der-papero · 1 year
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Problema sociale, etico e relazionale
Continua il mio mega-pippone sulle AI, stavolta parliamo dei problemi sociali e non legati all'introduzione di una nuova intelligenza nel nostro contesto di esseri umani superiori. Forse proseguirò i punti illustrati in questo post con altri dedicati, diciamo che funge un po' da introduzione.
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Tranquilli, non voglio niente, però in qualche modo dovete pur pagare lo scotto di essere miei follower, e ringraziate la madonna che non posto mie nudità qui sopra, perché sarebbero stati cazzi (scusate il facile gioco semantico).
Ci metto un po' di GIF perché adesso il discorso si fa da un lato meno tecnico, e forse per alcuni di voi meno interessante, dall'altro più incasinato, e forse per altri di voi più interessante, e vediamo cosa ne esce fuori. Non avendo più alcun supporto teorico concreto, quello che scriverò sarà solo frutto di mie considerazioni legate sia al tipo di studi che sto facendo, sia alle varie reazioni umane che sto raccogliendo, dal vivo o tramite i media, sulle varie paure, speranze, scommesse, disinformazione, voglia di capire e voglia di fregarsene, considerazioni che oscillano tra roba più o meno sensata e cagate inenarrabili.
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Poiché questo aspetto è un vero casino, roba che a parlarne servirebbero mesi di discussioni, devo necessariamente introdurre dei limiti in questo post, facendo delle ipotesi alle quali vi prego di attenervi, se volete infilarvi nel dibattito, perché se mettete altra carne sul fuoco diventa esponenzialmente dispersivo e poi non ci si capisce più un cazzo. Ovviamente liberissimi di cambiare le ipotesi di lavoro, ma facendolo iniziate un nuovo capitolo di discussione, quindi vuol dire che iniziamo a parlare d'altro.
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Non fate incazzare Chef Barbieri, che quello già rompe da calmo.
Non ritorno più (per il momento) sul discorso sicurezza della AI e sulla mia provocazione filosofica (che per me è sensata, ma non voglio riprendere il punto) sul ritenere una futura intelligenza artificiale generale (AGI) pari alla nostra, con tutte le conseguenze che questa ipotesi comporta, perché ne abbiamo già straparlato.
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Dai, scherzo, penso che le posizioni di coloro che hanno partecipato (e che ringrazio) siano chiare, e siccome fino a prova contraria sono tutte potenzialmente valide, non andiamo oltre.
Le ipotesi sono essenzialmente cinque, alcune già attuali, altre futuribili:
l'AGI è pari a noi, nel senso che potete ritenerla inferiore quanto vi pare, ma in qualsiasi relazione con altri soggetti, umani o altro, non ha alcun deficit rispetto alle nostre capacità intellettive e comunicative, ed è intercambiabile, per un essere umano interagire con una macchina o con una persona, al netto della "fisicità" (che supponiamo non riproducibile, sto escludendo cloni o cyborg fantascientifici), non fa alcuna differenza sostanziale, al più è solo una questione di preferenze, un po' come me che scelgo di parlare con un italiano e non con un tedesco. Non deve essere necessariamente più intelligente di tutti noi, basta che lo sia rispetto alla media degli individui, alcuni potrebbero classificarla in modo negativo, e la cosa è accettabile per i nostri fini
l'AGI è sicura, diciamo meglio, anche se potesse dedurre che il raggiungimento del suo scopo comporti la distruzione dell'umanità, riteniamo questa sua scelta la più improbabile possibile, al punto tale da poterla trascurare. Badate bene, sto escludendo solo reati su larga scala, tipo invasioni di paesi, annichilimento, disastri nucleari, mentre ipotizzo possibili crimini verso il singolo o un insieme ristretto, di qualsiasi tipo, sull'ipotesi che la AGI ragioni solo in termini di raggiungimento di uno scopo e, nel farlo, possa nuocere a qualcuno (esempio, il famoso problema del carrello ferroviario, ma ne potrei fare di peggiori)
il punto di partenza di questo post è l'interazione dell'AGI con una intera società, a livello locale, nazionale o mondiale, proviamo a ragionare sui nostri sistemi sociali (quindi non ve ne uscite con "a me piace/non piace/io non lo farei mai", perché non ce ne frega niente)
la AGI auto-apprende, data una fase iniziale di training, interagendo con soggetti naturali, artificiali e l'ambiente circostante, detta in altri modi subisce una evoluzione che non dipende dal nostro controllo, né possiamo sorvegliare, nel peggiore degli scenari possiamo solo tirare via la spina, ma data la seconda ipotesi, sappiamo che non corriamo rischi su scala globale, e fare a meno dell'AGI comporta un costo sociale più alto del rischio che potrebbe correre il singolo
la AGI evolve ad un ritmo che la nostra capacità di riformare la società non è in grado di pareggiare, quindi facciamo l'ipotesi di avere già una AGI ma la società è rimasta quella dei giorni nostri
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Un'ultima premessa, non immaginate la AGI come un qualcosa tipo ChatGPT, può presentarsi in mille forme, ci potete parlare tramite il browser del PC, può essere come l'assistente sul vostro cellulare, può essere un animale domestico artificiale, un robot con sembianze umane o meno, è un qualcosa che può interagire sia con voi sia autonomamente con l'ambiente circostante, imparando man mano sia dai vostri input, sia da fattori esterni o tramite l'accesso a qualsiasi tipo di informazione digitale (Wikipedia, Reddit, portali istituzionali, etc.). A voi declinare questa possibilità nello scenario che ritenete più probabile (100 punti fragola in più a chi sta già immaginando di sostituire il proprio partner).
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Uno dei primi punti sociali sul quale ho iniziato a ragionare, e che ho liquidato subito come paura pressoché inesistente, è
la AI ci ruberà il lavoro, farà tutto lei
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Ovviamente sposterà ricchezza, sarà la causa della perdita di lavoro in determinati contesti, spazzerà via alcune categorie professionali, ma come tutte le tecnologie ne creerà altre, e in una società il cui pilastro portante è il consumo servono consumatori, quindi, o ce pagano un signor RdC a tutti, o la fatica non ce la leva nessuno, manco la AI (ovviamente il punto sul RdC a tutti è una cagata, ma è per far capire la questione). Se poi il punto è che la maggior ricchezza di pochi non verrà socializzata per compensare la perdita di altri, questo è un punto stravero ma è un punto politico, che esula da questo ragionamento. Se poi rifondiamo tutto il paradigma della nostra società su un parametro diverso dal consumo, allora se ne può riparlare, ma ad oggi non riesco ad immaginare nessuna altra impostazione socio-economica che possa essere compatibile con le nostre scelte attuali e quotidiane.
Un problema che invece per me ha completamente senso è la responsabilità giuridica di un soggetto come l'AGI, soggetto che, a mio parere, deve essere trattato come qualsiasi altro soggetto legale, persona fisica, ente o azienda che sia.
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Ad oggi, non abbiamo nulla di concreto. Si sta provando a risolvere il problema distribuendo la responsabilità tra design, sviluppo, test e fornitore (questi quattro soggetti possono essere benissimo quattro persone/aziende diverse), il che vuol dire che (a) non sarà mai colpa di nessuno (b) ognuno proverà a spostare le proprie responsabilità in altri ambiti, e data la quarta ipotesi, potenzialmente vincendo, forse anche a mani basse.
Quello che io vedo alla base dei tentativi di risolvere il problema, fatti dalla UE e/o dagli USA e/o con iniziative private dei singoli enti (non so cosa stiano facendo i russi/cinesi/indiani o altri paesi non appartenenti all' "occidente") è una grandissima operazione di facciata, che funziona come se si volesse imporre ai produttori di coltelli di risolvere il problema dell'uso improprio del coltello "a priori", in modo da essere sicuri che l'oggetto non verrà mai usato per nuocere al prossimo, ma solo per tagliare la bistecca.
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Nel caso dei coltelli, capite benissimo quanto inutile sia questo approccio, se non vogliamo prendere in considerazione il proibire il concetto di coltello indipendentemente dal suo uso. Il fatto che si provi questo approccio con la AI è la prova di quanta ignoranza ci sia dal punto di vista matematico/ingegneristico, e questa miopia politica/legislativa sarà l'ennesima moneta che dovremo pagare quando ormai la cosa sarà sfuggita al nostro controllo giuridico, come è già successo con i social, dove abbiamo dovuto rimediare dopo a cose alle quali avremmo dovuto pensare prima. Ci troviamo nella situazione abbastanza paradossale di voler risolvere problemi etici in un sistema digitale, quando non siamo in grado di risolvere i nostri da soli (e, a mio parere, alcuni problemi etici sono irrisolvibili già per loro natura), solo che nel nostro caso ci rifacciamo su nostri simili più o meno colpevoli e ci buttiamo tutto alle spalle, mentre con la AGI pretendiamo l'utopica para-garanzia dell'infallibilità preventiva.
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Si potrebbe pensare di spostare l'intera responsabilità legale sul soggetto che ci "vende" la AI, un po' come se facessimo causa al nostro venditore di forno a microonde se il gatto che ci abbiamo infilato dentro è esploso (sad but true), ma le ipotesi quattro e in parte la cinque rendono un po' complicata questa scelta, oltre al fatto che bloccherebbe lo sviluppo tecnologico della AGI, visto che un produttore non può prevedere a priori la sua evoluzione, e sappiamo già che l'implementazione di un qualcosa che somigli alle tre leggi di Asimov, un mero artificio letterario per tenere su le sue trame, nel concreto non risolvono il problema, lo spostano soltanto.
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Il punto vero è che le AGI andrebbero proprio impedite dal punto di vista realizzativo (non la ricerca scientifica, eh, capiamoci), perché non abbiamo un sistema di controllo, fine della storia, e badate che questo è già vero con l'intelligenza artificiale di tipo "ristretto", che è quella che usiamo oggi. Questo almeno fino a quando non risolveremo questo impasse, a mio parere irrisolvibile con le conoscenze attuali, e forse mai, perché è come voler aprire il cervello di vostro figlio e controllare le connessioni neurali man mano che si verificano, a seguito degli input che riceve.
Fattibile questo tipo di blocco tecnologico? No, niente può fermare la nostra voglia di capitalismo,
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(anche perché abbiamo sempre l'alibi che se non lo facciamo noi lo fanno altri, e quindi famolo per primi, che non siamo i più fregnoni).
Supponiamo però di aver risolto chissà come l'aspetto legale e facciamo un passo avanti, parlando di sostituibilità, ovvero la posizione di Cypher.
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Dal punto di vista sociale, esiste un altro problema (parola molto molto impropria, in questo specifico caso), ovvero il fatto che una fetta più o meno grande della popolazione possa decidere di voler sostituire i propri contatti umani, in parte o in toto, con equivalenti artificiali, per i motivi più vari, magari la AGI è più vicina al nostro modo di pensare, non turba la nostra comfort zone, rispetta i nostri tempi e i nostri bisogni, è in grado di farci provare emozioni più forti e stabili di un equivalente umano, magari prive di esperienze dolorose, insomma quella bistecca digitale di gran lunga più saporita di quella sbobba a bordo della Nabucodonosor, anche se equivalente dal punto di vista nutritivo. Immagino che tanti di voi ritengano questi scenari assurdi, lo pensavo anche io sulla possibile realtà della musica trap, e lasciate che vi dica due parole:
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(prima e ultima volta che dico questa frase, lo giuro).
Non lo ritengo un problema in sé (se lo è per la vostra etica/morale, è un vostro pensiero, che non può togliere il diritto ad ognuno di legarsi a ciò che si vuole), però penso che le conseguenze su larga scala di determinate scelte possano avere degli effetti più o meno pesanti su una società ancora legata a valori "tradizionali" (se vogliamo usare questo vocabolo). (difatti la trap me la son dovuta ciucciare, ndr). Esempio: in qualità di genitori, cosa pensereste se vostro figlio/a vi dicesse di avere una relazione con un soggetto artificiale? Lo considerereste matto da legare, considerando che vale la prima ipotesi delle cinque? Ovviamente non voglio una risposta vostra (ipotesi tre), potete reagire come ve pare, la domanda vera è come potrebbe comportarsi la società intera davanti a scenari simili.
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Personalmente, non ho alcun tipo di problema, ma non riesco ad immaginare alcuno scenario di riconfigurazione sociale plausibile. Dovremmo proprio impedire la possibilità di relazioni umano/macchina, che non siano quelle di "servizio" (tipo come quella che già c'è oggi tra noi e la lavastoviglie), per evitare qualsiasi tipo di rischio, anche quelli che nemmeno immaginiamo? Io sono convinto di no, ma diversamente dal problema legale, qui non ho una idea chiara in merito, mi piacerebbe usare questo post come punto di partenza per una discussione più vasta.
Esistono altri tipi di problemi, ma per introdurli dobbiamo togliere una delle cinque ipotesi di cui sopra, però nella stragrande maggioranza dei casi questi problemi toccano quasi sempre l'aspetto della sicurezza, cosa che ho preferito tenere fuori per il momento, sia perché l'avevo affrontata nel post precedente, sia perché ci ritornerò.
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tiaspettoaltrove · 7 months
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Bisogna parlare.
Il primo passo è quello di mettervi a nudo. Non fisicamente, ovviamente, quello non c’entra niente. Di mettervi a nudo ovvero nella condizione di essere sincere con voi stesse. Mica è facile, eh. Siete le peggiori bugiarde, con voi stesse. Se siete fidanzate e un altro ragazzo vi colpisce terribilmente, fate finta di niente. Con voi stesse, innanzitutto. Se una persona, più in generale, vi suscita un pensiero fuori dagli schemi, tacete. Anche mentalmente. Ci ripensate magari per un po’, poi sotterrate tutto sotto al tappeto. Non vi esponete, o lo fate raramente. Lo capisco? Certo, non sono stupido. La paura di esser giudicate vi blocca sempre, e non dico che non la comprendo. Il punto è che noi uomini e voi donne siamo diversi, semplicemente. E a meno che uno non sia particolarmente intelligente (come ritengo di essere, almeno sotto alcuni aspetti), a volte gli è proprio impossibile capire. Non ce la fa. Non riesce ad addentrarsi in ragionamenti su differenze tanto grandi da apparire (e spesso essere) insormontabili. Io cerco solamente di immedesimarmi: “Cosa farei al posto suo?”, e inizio a riflettere. Non sempre dandomi la risposta corretta, ovviamente, perché la mia mascolinità predomina. Ma cerco di andare oltre, sempre. Il succo di questo testo è che bisogna parlare. Delle cose importanti, specialmente, bisogna parlare tanto. Di tutte quelle di coppia, insomma. Bisogna dirsi tutto, anche le cose brutte. Anche quelle sconvenienti. Anche quelle che sarebbe meglio non dire. Vanno dette e basta, perché è così che si instaura davvero la fiducia che serve per andare avanti insieme e a lungo. Per quello vi ho invitato, sin da subito, ad essere sincere. Perché la sincerità è quella miccia che dà il via al tutto. Se un ragazzo vi interessa, diteglielo. Se un’amica vi manca di rispetto, diteglielo. Se il vostro compagno non vi soddisfa, diteglielo. La vita è una sola, non ha senso passarla con chi non ci riempie davvero. Siate pungenti, ma rispettose. L’ho già detto e lo ripeterò sempre: osate. Non abbiate paura di farlo. Non avete neanche lontanamente idea di quanto la paura, in generale, mini la vostra vita. Di quanto vi limiti nelle potenziali esperienze che potreste vivere. Scrivete anche voi. Sfogatevi. Prendete un quaderno, e buttate giù tutto. O aprite un blog anonimo. Non dovete necessariamente scrivere a me (anche perché io sono uno solo), ma voglio che vi liberiate. E vi svelo un segreto: non ci si libera solo con la masturbazione. Quella l’avete presa come riferimento, e ok lo posso capire, ma è una liberazione diversa, più (troppo?) immediata, se vogliamo anche effimera. Esprimersi davvero vi fa andare in profondità, anche con difficoltà talvolta. Vi porta a fare i conti con voi stesse. Avete notato quanto, spesso, il silenzio imbarazzi? Ecco, ora rimanete in silenzio, e lasciate che quello che vi frulla in testa continui a frullare. Cosa ne ricavate? Cosa rimane? Qual è il risultato di questo processo? Siamo all’inizio, la strada è lunga.
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unfilodaria · 2 months
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Sicuramente è tedioso, per voi che mi leggete (e avete la forza di farlo) sentirmi parlare sempre della stessa persona (ormai, ad intervalli più o meno regolari, che saranno? 13 anni? Probabilmente si). Ma il pensiero è ricorsivo (stasera non riesco a fare a meno di questa parola). É un rigurgito di pensieri e ricordi: più li voglio allontanare da me e più ritornano, e più aggrediscono gli spazi vuoti della mia mente. Ora sono più forti loro. Arrivano all’improvviso, si allargano e si dilatano, prendono tutto lo spazio possibile, scacciando e relegando in spazi angusti tutto il resto. É la persona di cui ho parlato e scritto di più nella mia vita. A volte me ne meraviglio anch’io. Ma è così. Perché lo faccio? Non lo so, non ho potere di controllo su di lei, anche quando condividevamo lo stesso spazio e respiravamo la stessa aria. C’era lei, solo lei. Ingombrante, invasiva ma totalizzante. L’altra faccia della medaglia. Il mio contraltare, la mia antagonista, il mio pensiero amorevole, il mio chiodo fisso, il mio odio e il mio amore. La persona che ti faceva incazzare più di ogni altra cosa e, nel contempo, quella che ti faceva ridere, che ti metteva all’angolo, che si lasciava osservare a lungo (“guarda avanti, non ti girare”). La persona che non volevi più ascoltare ma quella che in fondo volevi sempre accanto a te. Colei a cui chiedevo consigli, ponevo domande, anche se insisteva nel dirmi che non la stessi ad ascoltare. Insomma lei è solo lei, anche quando desideravo, con tutto il cuore. starle chilometri lontano perché non la reggevi più. Insomma lei.
Ora ne scrivo con la speranza che tale azione risulti catartica. Un buttare fuori tutto quel che mi agita, in una sorta di enorme pulizia di primavera, un gigantesco cambio di stagione, un epocale trasloco da me stesso. Ne scrivo e non so neanche più se mi manca davvero o è solo la disperazione per liberarmi da questo malsano senso di schiavitù del pensiero.
La banale verità è che mi manca più di quanto potessi immaginare. Va così e non ci posso fare nulla se non aspettare.
Adda passà 'a nuttata
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ross-nekochan · 2 years
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Lunedì ho risposto ad un annuncio di lavoro. Era un annuncio per camerieri. Proprio così.
Ma sei scema? Sei laureata e ti metti a fare la cameriera? Sì. Ho sempre detto che non disegno il lavoro manuale. È un po' come la palestra: sei stanco, ma di quella stanchezza che ti fa sentire vivo. In secundis, l'avrei fatto come cosa momentanea, nell'attesa di qualcosa di più "grosso", per darmi un impegno e per racimolare qualche soldo, dato che la paga era anche più di quanto mi aspettassi (poi arriviamo alla fregatura). Era questa l'idea.
Già dal primo giorno, questa nuova realtà mi ha fatto riflettere (un po' troppo). Strano quanto possa accenderti il cervello lavorare fisicamente. Avevo venduto il mio tempo e le mie energie, un'altra volta. Ero delusa da me stessa, ma che ci posso fare se in questo mondo si campa a suon di compravendita? Non avevo più il tempo di leggere un libro, né le forze mentali per farlo. Il secondo giorno sono caduti altri altarini, come accade in quasiasi azienda: nel momento in cui si lavora, si lavora; prima e dopo, via di frecciatine, inciuci e lamentele, quando basterebbe avere le palle di parlare in faccia. Il terzo giorno il mio corpo ha cominciato a chiedere pietà (ovviamente è anche una questione di poca abitudine, but still stare in piedi quasi 10h no stop per tre giorni non è bello per nessuno). Il quarto e ultimo giorno è stato oggi: mi sono svegliata alle 11:30 perché fortunatamente avevo la mattina libera ma con un dolore lancinante alle cosce, non dico da non riuscire a camminare ma comunque molto doloranti (cammino regolarmente 10km al giorno senza dolori). Oggi, sabato sera con un turno dalle 17:00 alle 02:00, perché, come è normale che sia, dopo il servizio, non hai finito di sgobbare: tocca la mazzata finale del lavare e pulire a terra.
Parlare dei social è essenzialmente autoreferenzialità quindi quello che scrivo non arriverà a chi vorrei che arrivasse perché siamo così tanto due mondi distanti che mai leggerà queste parole, ma lo scrivo comunque: la schiavitù non è scomparsa. Nemmeno in Italia, figuriamoci nel mondo. Non dovete essere gentili con chi vi serve al tavolo, di più. Se sono lì a sgobbare chiedetevi in che cazzo di condizioni vivono. Siate umani, più del solito. Dove ho lavorato per questi 4 giorni, come cameriera c'era una madre di famiglia di 44 anni. Una madre che torna a casa alle 2 di notte e che i figli forse li vede 3h al giorno. Un'altra madre di famiglia che per mestiere lava i piatti. Un'altra che aiuta in cucina. Tutto questo per cifre ridicole. Io non lo so chi glielo fa fare. Perché ovviamente si sanno lamentare, ma pochi hanno il coraggio di cambiare. E chi sono io per dire che è mancanza di coraggio e non necessità?
Mi ha fatto male rendermi conto della mia situazione di privilegio. Non sono povera, non ho bisogno di soldi per vivere. Già questo mi mette in una condizione di superiorità a chissà quanta altra gente. Mi sono quasi commossa al pensiero di quelle madri.
Posso capire i datori di lavoro, ma non li posso giustificare quando si trovano di fronte a queste realtà, come fanno a non adeguare il compenso alla fatica messa dagli altri. D'altro canto non riesco nemmeno a capire la scelta di vita, dato che il passo da datore a imprenditore non lo si vuole compiere e per questo si finisce per vivere per lavorare. Ok bravo guadagni 1000€ al giorno ma poi lasciate vostro figlio dalla nonna per 3/4 di giornata. Quand'è che godrete di questi guadagni se sgobbate pure voi per dirigere la baracca? Questa è vita, per voi?
Stasera ho finito il turno alle 2:00, adesso sono le 5 del mattino e non voglio sapere domani quali saranno i dolori alle gambe che avrò, dopo che ho camminato altri km sui dolori che già avevo e che non ho sentito più a causa dell'adrenalina che devi necessariamente avere per essere scattante in tutto quello che fai. Lo considero un lavoro usurante eppure nessuno lo penserebbe mai, ma sì, usura. Non penso sia un lavoro da fare oltre alle 3/4 volte alla settimana e non ci voglio pensare a quelle madri di famiglia (o anche ai ragazzi più piccoli o miei coetanei) che lo fanno 6 o 7 volte alla settimana, per anni. Che macchine da guerra - letteralmente: macchine. Perchè o fai così o perisci: questo è lo schiavismo figlio diretto del capitalismo contemporaneo.
In questi 4 giorni ho lavorato (per non dire sgobbato) 26h e ho guadagnato 140€ ovvero 5€/h. Pensateci tutte le volte che venite serviti da qualcuno, al bar, al ristorante o in pizzeria.
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Ciao, ricevere foto di cazzi in DM ti tiene compagnia?
No. E se leggeste il maledetto post fissato (scusate, mi girano un pochetto), sapreste anche che finirete per essere bloccati.
Ma perché? Che vi costa chiedere se potrei essere interessata o meno, invece di mandarla così, come saluto? Parlo con alcune persone qui, ma mai nessuno ha avuto il poco rispetto di farlo.
Cosa vi aspettate? Che vi dica "oh wow, un pene come ce ne hanno metà della popolazione"? O una diagnosi di qualche malattia che non vi siete trovati al mattino? Io proprio non capisco.
(ho capito chi sei e probabilmente non vedrai la risposta perché sei già finito in blocco, ma che palle!)
Per voi tumblerinɜ carinɜ con cui parlo sempre, mi spiace per lo sfogo. 🙈 A voi voglio bene e ringrazio per aver trovato persone davvero così carine! ✨
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schizografia · 5 months
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Lettera sulle deportazioni
(a Pierre Bousquet)
di Antonin Artaud
Rodez, 16 maggio 1946
Essendo stato deportato dall'Irlanda, internato a Le Havre, trasferito da Le Havre a Rouen, da Rouen al manicomio Sainte-Anne a Parigi, dal manicomio di Sainte-Anne a quello di Ville-Évrard, dal manicomio di Ville-Évrard a quello di Rodez, conosco le deportazioni, poiché la medicina si conosce attraverso i dolori e per curare i dolori bisogna averli sofferti, e non mi sarei azzardato a parlare della Sua deportazione in Germania nel 1942, anche se è stato Lei stesso a chiedermelo, se le circostanze non avessero posto anche me in stato di deportazione. Effettivamente, essere deportato è un fatto ed una condizione che non affronterò dal punto di vista medico o scientifico, perché odio tanto la medicina, quanto la scienza, ma della quale posso parlarLe come qualcuno che ne abbia lungamente e oserei dire: meticolosamente sofferto.
Meticolosamente vuol dire che mi sono visto obbligato, come Lei, a non perdermi nulla dei tormenti della mia deportazione, perché deportato, mi sono inoltre visto internato, ed ho avuto, in effetti, molto tempo in anni di celle e pagliericci, accovacciato sui pagliericci nelle celle, di pensare alla mia condizione di sradicato e di esiliato. Infine, caro signor Pierre Bousquet, noi abbiamo un corpo: a tutti è stato dato un padre, e una madre, data, voglio dire attribuita, ma in realtà non ce ne ricordiamo affatto. I ricordi del bambino cominciano verso i 18 mesi o i 2 anni, in generale, e prima non sappiamo affatto dove ci trovavamo. - In me, i primi ricordi ufficiali cominciano a 18 mesi, prima se dicessi dove mi trovavo e che lo ricordo, mi si tratterebbe ancora da pazzo, poiché i miei ricordi personali non concorderebbero con quelli del mio stato civile, perché i bambini costruiti dalla società, non sono quelli che fa la natura. Andiamo avanti. Dunque anche Lei, signor Pierre Bousquet, ha sempre creduto di chiamarsi Pierre Bousquet ed è allora che Pierre Bousquet e per il fatto che lei si chiamava Pierre Bousquet, uscito dal nulla, in Francia, in una famiglia di francesi, essendo la Francia stata in guerra ed avendo perso, Lei si è trovato obbligato, un certo giorno, a sottomettersi senza protestare ad un provvedimento di deportazione preso contro tutti i giovani della sua età dopo la fine dell'ultima guerra, sotto lo schifoso governo di Vichy. - Lei non c'entrava nulla coi battibecchi tra Daladier e Hitler, ma colui che La ha messa nella situazione di essere deportato prima di essere silurato come un imboscato, il suo successore Pierre Laval, si incaricò di legarLe le mani alle esigenze del vincitore. Anche voi, tutti voi, siete dunque stati vinti, ma no, no, eravate troppo giovani, e fu necessario pagare il prezzo al posto della fuga dei soldati francesi che preferirebbero farsi rompere il culo piuttosto che combattere come il sacrosanto dovere li obbliga. - Ma forse avevano pensato che non fosse più loro dovere combattere, viste le condizioni in cui il governo Daladier li aveva acconciati per il massacro.
Qualsiasi cosa sia successa, un bel giorno Lei si è visto strappato dal Suo domicilio non dalla forza della tempesta, del mistral, dei tornado, della burrasca, di un temporale elettrico o dei venti, ma da quella specie di forza senza nome, che non ebbe mai altro volto che quello, meschino, degli indifferenti che La rappresentano e non marciano se non perché sono stati comandati o salariati per farlo, e non viene, questa forza, che dalla decisione unilaterale di un certo numero di borseggiatori che rappresentano il governo, la polizia, l'amministrazione, e nel Suo caso l'inadempienza dell'esercito.
- Essere violentemente cacciati dal proprio Paese, per essere trapiantati in un altro come si fa con una pianta per prevenirne una carie è spaventoso, ed è spaventoso essere brutalmente, e dietro un ordine, improvvisamente spaesati. Come un subacqueo che perdesse l'asse del paesaggio e nel paesaggio un brandello del proprio corpo, come se improvvisamente vedesse il proprio corpo passare come il cerchio di un caleidoscopio che ruota. È un'immagine, una metafora, ma che traduce una mostruosa e insultante realtà. Il fatto è che non siamo padroni dei nostri corpi. - I nostri padre-madre ne disposero per la scuola, quando l'amministrazione non ne dispone per i riformatori o gli istituti di rieducazione, e la società per le prigioni e per i manicomi, poi la società ne dispone per la visita di leva, i preti per il "viatico" e l'estrema unzione del feretro; e la società ne dispone per la guerra, mentre se ne resta nelle retrovie per trafficare al mercato nero. E il governo di Vichy vende chissà quante volte per trenta denari chissà quante migliaia di corpi di giovani, per servire da servi in un paese straniero.
- Ma l'aspetto orribile della faccenda, signor Pierre Bousquet, non è per me nel trapianto, e non è neppure nel fatto di non essere padroni di sé, è, piuttosto, nell'insolito potere di questa cosa senza nome che in superficie, ma solo in superficie, si chiama società, governo, polizia, amministrazione e contro la quale non è servito a nulla, nella storia, neppure ricorrere alla forza delle rivoluzioni. Perché le rivoluzioni sono scomparse, ma la società, il governo, la polizia, l'amministrazione, le scuole, voglio dire le trasmissioni e i contagi di credenze attraverso i totem dell'insegnamento sono sempre rimasti in piedi. E potremmo anche credere che non ci sia nulla da fare.
Il giorno della Sua deportazione in Germania, nel mezzo di quella piccola angoscia che coglie per il solo fatto di essere condotto non si sa dove, e trasportato fuori di casa, Lei si è trovato inquadrato. Passato, si potrebbe dire, di mano in mano, da parte di uomini che, per quanto in quel momento toccava loro, rappresentavano quell'indefinibile potere.
Che la polizia venga a sedersi davanti a Lei in un caffè come è stato fatto con me, o che gente pagata dal governo Le fissi un appuntamento un certo giorno, se non un certo mattino, ad una certa ora, ed in un certo posto, per portarla via con sé in Germania, è una di queste obbligazioni immorali, una di queste costrizioni, di questi tranquillanti oppressivi e coercitivi contro i quali non c'è nulla da fare.
E possiamo domandarci da dove viene tutto ciò?
Tutto, in primo piano, passa per così dire alla buona e dapprima non si viene picchiati. - Per quanto abietta sia la misura presa contro di lui, colui che si sottomette fiaccamente e docilmente può sperare per prima cosa in una specie di commutazione della pena e che la pena, come un commutatore di elettricità ritorto sulle tenebre dell'odio, cambi, proprio grazie alla sua disponibilità. C'è anche da considerare che i violentati eludono lo spirito dello stupro offrendosi con gli arti aperti alla brama dei violentatori. E non c'è nella deportazione una violenza, un'entrata per effrazione lenta (lenta all'inizio) di un'orda di corpi estranei nel vostro, dapprima quelli della polizia traditrice i quali vi spediscono all'estero, quelli di tutte le popolazioni del mercato nero che vi conducono e vi respingono all'estero, e all'estero infine, in principio i corpi degli uomini stranieri.
Mi sono sempre domandato che cosa provoca nella storia la sottomissione di noi individui a questa specie di coercizione disarmata, che cosa fa in modo che, quando l'apparato sociale, amministrativo o poliziesco si muove, non pensiamo per prima cosa a protestare. - Ci sono qua e là delle rivolte, certamente, ma sempre il vecchio ordinamento ritorna come se fosse sottinteso che la rivolta non ha altro fine che quello di un riassestamento dell'ordine, mentre è l'ordinamento stesso: la società che deve andarsene perché le persone possano vivere in pace. La società ha contro di noi la forza, beninteso, ma da dove le viene se non dalla nostra adesione alla forza della società, e questo non è un fatto, è un'idea. - È una semplice, falsa idea dei nostri corpi che da così tanto tempo ci opprime, e che cosa aspettiamo a farla saltare?
Lei è stato dunque condotto con la forza in Germania. - Si è trovato costretto ad entrare in un convoglio di giovani francesi deportati, e il suo corpo che usciva di casa, andava nelle librerie, alle esposizioni di pittura, nei teatri, nei cinema, nei caffè, che andava a pranzo o a cena dagli amici, che andava per biblioteche o musei, che comprava liberamente gli abiti che gli piacevano, si faceva tagliare i capelli dal parrucchiere secondo il taglio che preferiva, e sceglieva la lozione migliore (questa è l'aria della libertà), questo corpo, dice, si è trovato vestito da macchinista, è stato messo su un treno, e non c'erano più tagli o shampoo, né completi ben ripassati, né camicie pulite ogni giorno (La capisco, poiché la camicia che ho avuto per sei anni d'internamento è quella che mi venne donata dalla signora Régis su ordine del dottor Ferdière. Una camicia borghese con un collo e una cravatta, perché il dottor Ferdière non voleva che fossi vestito come un internato).
Lei, come camicia e come completo, non ha avuto più altro che un bombardamento di braci, passando i giorni ad infornare carbone a palate nel ventre di una meccanica che avrebbe preferito si facesse timbrare altrove.
E alla sofferenza della deportazione si mescolava in Lei la sofferenza dell'esilio.
C'è nell'esilio un maleficio, quello di questo spirito estraneo che schiaccia notte e giorno un uomo e gli domanda di trasudare la propria coscienza nel suo senso. - Mi ha detto di non essere stato percosso. - Poiché non si percuotono che i recalcitranti, non è il metodo o la maniera, voglio dire il procedimento segreto, il comportamento profondo dell'oppressore dinanzi all'oppresso che di questi rovina, per prima cosa, il corpo. Il conquistatore non distrugge il vinto, non ha interesse a sbarazzarsi del vinto ma a penetrarlo con un preciso veleno, fino al punto in cui il simile si assimili in lui al simile, e il vinto non sia più là, ma il suo corpo solo con la coscienza del solo vincitore; questa operazione è ricorrente nel mondo, ma ciò che non si sa è che essa è anche voluta e concertata ed è fatta, voglio dire vissuta da un certo numero d'individui, che non hanno altro compito se non quello di pensare alle individualità interessanti, e fanno di tutto per trasmettere loro il virus della deportazione, dell'internamento, dell'imprigionamento, della servitù, e quello della nazionalità.
Hitler praticava in grande questa operazione. - A dire il vero, non si chiamava neppure Hitler, perché Hitler non è un nome che in yugoslavo, in moldo-valacco, in ceco si possa mettere sullo stesso piano di hip-hip-hurrà, alleluja, osanna, de profundis, ma una parola, una specie di esclamazione che si può mettere su quel piano quando il cognome non vi si mette.
Ho dimenticato il suo cognome, ma lo ho incontrato a Berlino nel 1932 in un caffè che avrebbe voluto essere ciò che era il Dôme a Montparnasse ma che non ci riusciva affatto, e che si chiamava Romanisches cafè. - Caffè degli zingari - poiché il sedicente Hitler si faceva passare per un sedicente bohémien.
Ho girato un film senza importanza intitolato Coup de feu à l'aube. Ne avevo girato un altro l'anno precedente al cui ricordo, al contrario, tengo molto e si chiamava: L'Opéra de quatre-sous, e in cui avevo ricevuto la visita di un gendarme che mi fece paura, poi si rivelò come un amico e mi disse di sputare sull'hitlerismo. Ma l'autentico Hitler del Romanisches cafè, al contrario, mi disse di voler imporre l'Hit-lerismo come si imporrebbe lo hip-hip-hurraismo, e come si è voluta creare un giorno l'Eurasia (Europe-Asie).
Tutto alla lira, etc. Gli dissi che era un po' toccato ad avere idee del genere. E che d'altronde io lo conoscevo da tempo come un sedicente iniziato, come un megalomane ammaliatore, uno dei tipi più perfetti della razza di coloro che hanno la pretesa di condurre i popoli non con azioni, ma unicamente con idee, voglio dire movimenti come magnetiche d'ideazione, voglio dire onde psichiche, etc.
Ne seguì una spaventosa baruffa nel corso della quale il sedicente Hitler fece chiamare la polizia per farmi arrestare. Ed essa venne e nella ressa prese le mie difese contro questo ripugnante moldo-valacco che in seguito si pose alla guida della Germania sotto il nome pretestuoso di Hitler. - Poiché quell'Hitler, l'Hitler della storia, era in realtà un moldo-valacco, ossia figlio di una razza di vecchi impiccati ben noti per i propri tenebrosi traffici sul respiro degli antichi defunti. - Hitler è morto ma la sua razza non ha finito di nuocere e lo vede e lo invoca dovunque.
Conoscete la leggenda della mandragora, questa specie di semenza che cresce, si dice, ai piedi dei cadaveri degli impiccati, e che sarebbe nata dall'eiaculazione del loro sperma al momento dello strangolamento. Hitler in segreto pretendeva di discenderne. - Poiché non è solo la Sua deportazione, signor Pierre Bousquet, che i moldo-valacchi di Berlino avevano premeditato, ma molte altre. - E non hanno finito con questa congiura, ma sono tornati in Moldo-Valacchia. - Poiché tutto il mondo ha sofferto dell'hitlerismo tranne gli autentici hitleriani i quali non si sono dichiarati vinti, ma servendosi di non so quale stratagemma sono giunti a svignarsela dalla Germania e sono tornati nel proprio paese.
A causa dei loro maneggi e dei loro giochetti di prestigio una deportazione più grave minaccia tutti, qualcosa come un transfert di non so che cosa di noi stessi verso non si sa dove, quando noi, noi non saremo più qui, e l'hitlerismo avrà preso dappertutto il nostro posto, al posto di un'Europa e di un'Eurasia, in qualcosa come un'Eurasia. È un mito ma ce ne sono altri. Poiché siamo circondati di Miti che vogliono partorirsi addosso a noi, che cosa fare?
Costruire un palcoscenico per danzare i miti che ci martirizzano e farne degli esseri veri prima di imporre a tutti la mandragora seminale della semenza delle idee.
Amichevolmente Suo
Antonin Artaud
P.S.: - Danzare è soffrire un mito, sostituirlo, quindi, con la realtà.
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