#niente io vorrei solo farli rotolare a letto stupidamente felici e continuo a trasudare angst
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lovesickshanties · 3 years ago
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OFMD ficlet - III
Togliere gli abiti fradici di dosso a Ed non era un affare da poco.
Per la verità, era stata un'impresa complicata anche soltanto arrivare al riparo di una porta chiusa.
Adesso, però, in quella minuscola stanza con un letto e una finestrella piena di sole, Stede era alle prese con un tipo di difficoltà del tutto nuovo.
Per il suo primo naufragio, trovava di non essersela cavata poi male; era vivo, ed era vivo anche Ed.
Aveva ancora sotto la pelle gli istanti terribili in cui l'aveva perso di vista fra le onde, il tuffo al cuore nello scorgerlo fluttuante sotto braccia e braccia d'acqua verde, il terrore che i polmoni cedessero prima di riuscire a raggiungere il pelo dell'acqua.
Stede batté le palpebre per tornare al momento presente, a Edward ancora incosciente e riverso sul piccolo letto inondato di sole.
Era più magro e affilato di quanto l'avesse mai visto; la barba, ricresciuta a metà, nascondeva a malapena le guance incavate; e se l'acqua del mare aveva sbiadito il colore nero dal viso, non aveva potuto cancellare l'ombra scura di profonde occhiaie.
Stede gli posò una mano esitante sulla fronte; scottava.
Chissà, forse Edward era febbricitante già da prima di cadere in acqua.
Stede si riscosse, prese il coraggio a quattro mani e affrontò l'impresa.
Sembrava una cosa sacrilega toccare Edward mentre dormiva, privarlo della giacca, degli stivali, dei guanti; decisamente più strati di quanto fosse ragionevole indossare sotto il sole tropicale.
Stede si trovò a sorridere fra sé; era probabile che l'equipaggio avesse pensato lo stesso di lui, in passato.
Quando Edward lo aveva raccolto - letteralmente raccolto - era anche lui pallido e inerme, implume e sperduto come un pulcino caduto dal nido.
Non esattamente una prima impressione brillante.
Ma Edward, Edward era fatto della stoffa degli eroi; anche sofferente, anche vulnerabile, rimaneva magnifico: i riccioli della barba e i lunghi capelli sparsi sul cuscino facevano pensare Stede alle incisioni nei suoi libri di lettere antiche.
Quando fu il momento di sfilare la maglia sottile che Ed portava a contatto con la pelle, quindi, Stede dovette mettere a tacere a forza il subbuglio del cuore.
La linea delle spalle di Ed, il disegno dei tatuaggi che si allungavano dal petto fin dietro la schiena, il rilievo delle cicatrici - quante cicatrici - l'avvallamento dolce dell'ombelico; Stede si costrinse a non soffermarsi e ad andare oltre, finché non arrivò con mani tremanti ad affrontare la cintura.
Fu esattamente a quel punto che, con un flebile lamento, Ed decise di risvegliarsi.
Stede si ritrovò di colpo sotto i suoi occhi spalancati, con le mani sulla fibbia dei suoi calzoni e un'espressione fatalmente colpevole dipinta in volto.
Il momento di silenzio che seguì sembrò dilatarsi come un pallone d'aria calda.
"...Merda." soffiò a bassa voce Ed dentro la barba.
"Uhm." elaborò eloquentemente Stede, senza togliere le mani dai suoi pantaloni.
Stava quasi per riuscire a radunare le parole necessarie a spiegare che aveva eccellenti ragioni per spogliarlo nel sonno, quando lo sguardo di Ed si velò in un'espressione dolorosamente sperduta. "...sei vero?" bisbigliò a voce quasi inudibile, gli occhi lucidi di febbre.
Preoccupato, Stede allungò d'istinto una mano per toccargli la fronte, ma Edward si ritrasse di scatto.
"No." mormorò scrollando la testa, preso da un brivido che gli faceva battere i denti. Fissò su Stede occhi che faticavano a mettere a fuoco. "Vattene." digrignò, sforzandosi di sollevarsi sui gomiti.
Stede sentì il cuore sprofondare in acque gelide; ma strinse le labbra e tacque. Qualsiasi cosa Ed avesse da dirgli, pensò, la meritava.
"Ti voglio fuori dai piedi, Stede," rincarò Ed con voce spezzata. "Ti voglio - morto." Il suo sguardo cercava qualcosa a cui aggrapparsi per non dover guardare Stede in faccia - "Ti voglio - ti voglio -" e una smorfia di dolore gli chiuse gli occhi, mentre crollava di nuovo sul cuscino, e a quel punto la mano di Stede volò da sola fino a toccargli la guancia.
Con un singulto che gli tagliò il fiato, Edward premette il viso sul suo palmo e rimase così.
Fu uno sforzo terribile trattenere il singhiozzo che gli chiudeva la gola; ma Stede si morse le labbra e rimase immobile, mentre sulle sue dita scorrevano lacrime silenziose.
Ed scottava come una fornace e allo stesso tempo aveva la pelle d'oca. Non ci volle molto perché la febbre avesse ragione di lui. Ricadde presto addormentato, scosso da violenti brividi.
A quel punto, in silenzio e senza altre esitazioni, Stede finì di spogliarlo, si sfilò a propria volta gli abiti ancora bagnati e scivolò al suo fianco nel minuscolo letto.
Stese alla meglio la coperta logora su entrambi, e poi strinse Ed a sé, la sua schiena contro il proprio petto.
Il cuore gli batteva in tonfi violenti.
L'odore della pelle di Edward.
La curva del suo orecchio fra le chiome scarmigliate, la spalla abbronzata, istoriata di tatuaggi.
Sembrava ancora impossibile averlo così vicino.
Stede era una brocca colma fino all'orlo, e al tracimare dei sentimenti i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Pianse per un poco in silenzio, premendo la fronte fra le scapole roventi di Ed; ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio anche su di lui.
Dopo qualche minuto, dormivano entrambi.
°°°
Ed si era svegliato nel mezzo della notte con la vaga consapevolezza di avere sete; ma non gli andava affatto di alzarsi.
Era raggomitolato in un dormiveglia di favoloso tepore, un meraviglioso conforto da cui non aveva nessuna voglia di uscire.
Cercò di tornare a rifugiarsi nel sonno, accoccolandosi più strettamente su se stesso; quando di colpo fu consapevole della calda pressione di braccia intorno al proprio petto.
Ed spalancò gli occhi con un tuffo al cuore, ma la confusione durò una frazione di secondo.
I ricordi del giorno precedente gli piovvero disordinatamente attorno, uno dopo l'altro.
La ragione del confortante calore in cui si stava crogiolando era Stede.
Da un momento all'altro Ed divenne quasi dolorosamente cosciente del petto ampio di Stede premuto sulla propria schiena, del suo braccio gettato intorno alle spalle, del suo respiro a meno di un pollice dalla sua nuca.
Il cuore iniziò a battergli con tale forza che era questione di istanti prima che il rimbombo svegliasse Stede, tutta la casa, tutti i Caraibi - mentre Ed era talmente certo che al minimo rumore, al minimo movimento l'incantesimo si sarebbe spezzato, e -
...E poi Stede si mosse nel sonno, attirandolo ancora più vicino a sé con un mormorio indistinto, e Ed si lasciò sfuggire qualcosa che assolutamente non era un piagnucolio.
Il respiro regolare di Stede si interruppe.
Seguì un istante di immobilità completa.
"...Ed?"
Dentro il cranio di Ed suonò l'allerta massima.
Si chiese quanto avrebbe potuto essere convincente se si fosse finto morto. Si chiese se Stede gli avrebbe permesso di rimanere così finché non fosse morto sul serio.
Si disse che non ci avrebbe impiegato molto.
Si disse che tanto valeva iniziare immediatamente, che sarebbe rimasto pietrificato in quella posizione finché morte non fosse sopravvenuta, che -
"...Va tutto bene?" ...e la voce di Stede era talmente piccola e piena di ansia da provocare a Ed una fitta di dolore fisico.
Annuì freneticamente, ancora incapace di spiccicare parola.
Ma anche al buio, Stede dovette cogliere il gesto perché si rilassò impercettibilmente, con un piccolo sospiro che Ed avvertì sulla pelle nuda delle spalle, dolce come miele e bruciante come uno scudiscio. Ed desiderò intensamente di trasformarsi in schiuma marina.
"Bene." raspò, cercando di placare il cuore al galoppo.
La mano destra di Stede riposava sul letto a meno di un pollice dalle sue labbra.
Ed lottò ferocemente con il desiderio di baciarla.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Stede si fece più indietro, ritirando la mano e il confortante calore del proprio corpo.
Ed dovette trattenere fra i denti quello che, d'accordo, era decisamente un piagnucolio.
"Ed." disse la voce di Stede da dietro di lui, di nuovo così piccola e desolata da stare nel palmo della mano. "Edward, so che non potrai perdonarmi."
Ed si strinse nelle spalle più che poté. Il desiderio di svanire, di dissolversi nell'acqua del mare si fece prepotente.
"...e forse è ancora egoista da parte mia, volere a tutti i costi incontrarti e parlare."
Ed rimase immobile, quasi senza respirare, teso in ascolto con tutto il corpo; nello stesso tempo avrebbe voluto essere da qualsiasi altra parte e bere avidamente ogni parola.
"Ma non posso continuare a vivere se prima non ti dico questo, Ed"
Il battito del cuore, un fuoco incrociato di cannoni spianati.
"Ho sbagliato. Porterò con me il rammarico per tutta la vita. E, Ed..."
Tum.
Tum.
Tum.
"Sono innamorato di te, Ed."
-
Parte I e II
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