#nevicata invernale
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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“Sonetto d’inverno” di Ada Negri: un canto intimo e malinconico alla stagione del silenzio. Recensione di Alessandria today
Un viaggio poetico tra paesaggi innevati e sentimenti profondi, dove natura e amore si intrecciano con raffinata maestria.
Un viaggio poetico tra paesaggi innevati e sentimenti profondi, dove natura e amore si intrecciano con raffinata maestria. La poesia: una descrizione sublime dell’inverno.Il Sonetto d’inverno di Ada Negri è un’opera di rara bellezza, capace di evocare l’atmosfera silenziosa e sospesa di una nevicata invernale. Attraverso versi classici e immagini suggestive, la poetessa dipinge un paesaggio…
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mystandthemoon · 2 months ago
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Drago, volpe, corvo - cap. I
For @danmei-december, Set Gold, day 2, Lan Xichen (I'm late so what)
If this keeps going beyond the first chapters I'll probably translate it to English.
Titolo: Drago, volpe, corvo - cap. I: caduta
Rating: pg 13ish
Personaggi: Meng Yao, Lan Xichen, Wen assortiti
Genere: AU, fantasy, avventura, animali mitologici. In sostanza mi serviva una scusa per scrivere la mia versione di dragon!chen e fox!yao
Wordcount: 2718
Lan Xichen, un drago celeste in fuga dal Clan Wen, allo stremo delle forze cerca rifugio nella foresta. Meng Yao, che assiste alla sua fuga, decide di aiutarlo.
"Del resto, gli Wen si aspettavano di trovare un drago, non una volpe."
Con un ringraziamento a @yukidelleran per il confronto e il betaggio!
Capitolo I - caduta
Uno strato di nubi basse offuscava la luce del sole, ancora alto sopra l’orizzonte del grigio cielo invernale. Il vento aveva l’odore asciutto e pungente che precede una nevicata.
Meng Yao si arrampicò su una roccia che sporgeva dal limitare del bosco. Da lì, lo sguardo spaziava sulla valle sottostante e sui tetti già mezzi ricoperti di bianco della cittadina di Yunping. Il cielo a est si era fatto livido e una cortina grigia oscurava l’orizzonte. Presto, avrebbe iniziato a nevicare anche lì.
Chiedendosi se sarebbe riuscito a rientrare a casa prima di venire sorpreso dalla neve, Meng Yao fece per ridiscendere verso il folto degli alberi, quando il vento gli portò un distinto odore di bruciato. Si voltò di scatto - forse veniva dal centro abitato, pensò, ma non vide nulla al di fuori dell’ordinario sopra i tetti di Yunping. Allora, il suo sguardo ansioso spaziò sulla distesa di alberi attorno a lui, senza però notare nulla che potesse allarmarlo ulteriormente, fino a che non lo scorse: un guizzo di fumo, uno sbuffo bianco contro il grigio delle nubi. 
Meng Yao aguzzò la vista, ma l’aveva perso. No, eccolo, era ricomparso, era… non era fumo. Si contorceva fuori e dentro le nuvole, e andava facendosi sempre più vicino e più grande. Era inseguito da quelle che sembravano fiamme, fiamme nel cielo…
Meng Yao sentì il pelo rizzarglisi sulla schiena. 
Fiamme con le ali - fenici dalle piume scarlatte, avvolte da lingue di fuoco, che guizzavano intorno alla sagoma sinuosa di un drago dei cieli. Il suo corpo era dello stesso colore delle nuvole, ricoperto di scaglie opache che non riflettevano la luce del sole. Pur nella disperazione della sua fuga, il drago fendeva il cielo con eleganza tale che pareva dare forma al vento.
Le fenici lo circondavano e lo ghermivano con becchi e artigli. Di nuovo, l’odore acre di carne bruciata e sangue raggiunse il naso di Meng Yao.
Nonostante la velocità del volo del drago, questo non riusciva mai a distanziare a sufficienza i suoi inseguitori. Cercava di allontanarli con gli artigli, ma tra le zampe anteriori sembrava stringere qualcosa, ed era chiaro che la sua priorità era quella di seminarli. Le fenici - sei, ne contò Meng Yao - però, non demordevano. 
Stavano perdendo altitudine e, per un istante, Meng Yao li vide piombare su Yunping, ma il drago si risollevò all’ultimo, riguadagnando quel poco di altezza che gli consentì di non rovinare tra le case, per puntare poi diritto verso il bosco.
Una delle fenici, troppo intraprendente, gli calò sulla fronte e cercò di beccargli gli occhi, ma il drago si liberò di lei con uno schiocco di fauci. Dal cielo iniziarono a piovere cenere e piume scarlatte, che si disfacevano in sbuffi di fumo.
Il drago e i suoi inseguitori sfrecciarono sopra la testa di Meng Yao, facendo stormire i rami degli alberi alle sue spalle e arruffandogli la coda. Qualche istante dopo, si udì lo schianto, la confusione di rami spezzati e lo stridere delle fenici.
La volpe si voltò. Un attimo dopo, sparì nel sottobosco.
❄️❄️❄️
Per un po’, le fenici rimasero a osservare la devastazione provocata dall’impatto, volando in cerchio come uno stormo di avvoltoi. Il drago si era schiantato sulla foresta, lasciando dietro di sé una scia di tronchi divelti, che si assottigliava fino a sparire nel fitto degli alberi. Della bestia, però, non c’era alcuna traccia.
Si appollaiarono sui rami ancora interi di un alto pino, scrutando le ombre al di sotto delle chiome. Ora che non erano avvolte dalle fiamme, il loro piumaggio era di un color mogano scuro, screziato di riflessi dorati. Erano una vista lugubre, con i colli sottili arcuati e le lunghe code che si allungavano tra le sagome dei rami spezzati, scuri contro il cielo sempre più plumbeo.
“Tu, tu e tu,” stridette il capo, indicando col becco i tre sotto di lui. “Setacciate il sottobosco. Quando lo trovate, lanciate un segnale in aria.”
Le tre fenici prescelte calarono a terra. A toccare il suolo, però, non furono i tre uccelli dal piumaggio scarlatto, ma tre uomini dalle lunghe vesti color rosso porpora, con un motivo di soli dorati lungo gli orli. I loro lunghi capelli corvini erano trattenuti sulla nuca da fermagli alti e dorati, appuntiti come lingue di fiamma. Ai loro fianchi pendevano i foderi di spade lunghe, anch’essi decorati d’oro.
Con fare deciso, iniziarono a perlustrare la confusione di corteccia e fronde, muovendosi con attenzione per non rimanere impigliati nei moncherini dei rami che sporgevano ovunque. 
“Ancora niente?” La voce risuonò arrogante nel bosco muto, ancora frastornato dallo schianto. L’uomo più massiccio dei tre si guardò attorno con disprezzo. Sarebbe stato praticamente impossibile trovare tracce del drago in quel disastro.
“Qua!” Gli altri due compagni richiamarono la sua attenzione e lui si mosse per raggiungerli, prendendo a male parole le ramaglie del sottobosco che intralciavano i suoi passi e suscitando la reazione irritata degli altri. 
“Wen SuZhang, chiudi quel becco! Ci sentirà arrivare.”
Wen SuZhang non badò al richiamo, osservando con una smorfia di derisione il ritrovamento. Era una scaglia perlacea, grande come una mano, insozzata di fango e sangue.
“E se anche fosse? Non andrà tanto lontano, conciato com’è.” 
I tre si rimisero a frugare, finché non si imbatterono in un lembo di terra ancora imbiancata di neve intonsa. In bella vista, in mezzo all’erba secca, c’erano delle inconfondibili orme di stivali, imperlate di sangue ancora rosso.
Con un ghigno soddisfatto, Wen SuZhang e gli altri le seguirono a passo svelto, utilizzando la spada per sfalciare le fronde e i rampicanti secchi che gli impedivano l’avanzata.
Dopo poco tempo, raggiunsero un piccolo torrente. I bordi erano ghiacciati ma, al centro, la corrente fuggiva veloce su un fondo di ciottoli scuri. Le orme finivano sulla sponda. Bastò una ricognizione veloce per capire che non riprendevano nelle immediate vicinanze, sulla riva opposta.
“Maledetti i Lan e la loro ossessione con le acque gelide,” ringhiò Wen SuZhang, rifiutandosi di entrare in acqua e bagnarsi i piedi.
Gli altri due, che avevano perlustrato quel tratto di torrente al suo posto, scrollarono le spalle.
“Dovrà uscirne, prima o poi,” commentò uno dei due. “Noi seguiremo la corrente, tu esplora a monte. Il primo che lo trova lanci un segnale.”
Wen SuZhang grugnì un assenso e si voltò dall’altra parte. Se avesse trovato il drago, avrebbe potuto benissimo affrontarlo da solo. Sicuramente anche il fuggitivo avrebbe dovuto mantenere la sua forma umana per continuare a nascondersi nel folto del bosco e, ferito com’era, non aveva dubbi che avrebbe avuto la meglio su di lui.
Riprese le sembianze di fenice, Wen SuZhang spiccò il volo. Sopra il corso del torrente gli alberi si aprivano, lasciando spazio sufficiente alle sue ali. In quella forma, sarebbe stato più efficiente nella perlustrazione e, soprattutto, avrebbe evitato di insudiciarsi ulteriormente le vesti nel sozzume del sottobosco. Fosse stato per lui, avrebbe appiccato fuoco a tutto per dare bella ripulita a quel posto e per stanare il drago, come già avevano fatto una volta.
Volava basso, completamente concentrato a scrutare gli argini del torrente sotto di lui per localizzare le orme del drago - doveva pur uscire da quel rigagnolo presto o tardi! - perciò si avvide solo all’ultimo momento dell’improvviso guizzo nel sottobosco al suo fianco.
Intuì appena, con la coda dell’occhio, la sagoma fulva che gli balzò addosso,  mandandolo a schiantarsi contro la sponda ghiacciata del torrente. Sentì una fitta lancinante al collo e il sapore improvviso del sangue che gli riempiva la gola. Istintivamente, avvampò di fiamme, ma non ebbe nemmeno la soddisfazione di sentire un lamento di dolore da parte del nemico, prima che tutto diventasse definitivamente nero.
❄️❄️❄️
Meng Yao soffocò un guaito, ritraendosi dalla fenice avvolta dalle fiamme. Affondò il muso nell’acqua gelida del torrente e si forbì il naso, mentre osservava il fuoco finire l’opera che lui aveva iniziato. Non sapeva se era più sgradevole l’odore del suo stesso pelo appena strinato che gli riempiva le narici o il sapore del sangue del maledetto Wen che aveva ancora sulla lingua.
In ogni caso, era uno di meno, considerò mentre osservava le fiamme spegnersi, tramutandosi lentamente in una pila di ceneri fumanti.
Si davano tante arie, questi Wen, e agivano sempre come se tutto fosse loro, ma anche la loro arroganza, alla fin fine, si riduceva a un mucchietto di polvere.
Le ceneri erano ancora calde quando Meng Yao ci affondò le zampe. Incurante del fastidio, si dedicò a scavare di buona lena, spargendo tutto quello che restava della fenice nel torrente alle sue spalle, lasciando che venisse trascinato via dalla corrente.
Risorgi dal fango, se ci riesci, pensò Meng Yao, calpestando gli ultimi resti nella fanghiglia che si era creata sulla riva, dove il fuoco aveva sciolto il ghiaccio.
Finito il lavoro, la volpe drizzò orecchie e naso, sempre sull’attenti, ma il bosco era tranquillo. Quando aveva lasciato la scia di impronte nella neve, aveva scommesso sul fatto che si sarebbero divisi al torrente. Quanto avrebbero perseverato gli altri due nella loro ricerca a valle, prima di ritornare indietro?
Avrebbero senz’altro notato i segni di colluttazione sulla sponda del torrente, ma, con un po’ di lavoro, Meng Yao poteva trasformare quei segni nelle tracce dell’inseguito che usciva dal torrente. Del resto, gli Wen si aspettavano di trovare un drago, non una volpe.
❄️❄️❄️
Lan Xichen riaprì gli occhi. Sapeva di aver perso conoscenza per qualche tempo, ma non capiva per quanto a lungo.
La luce si era offuscata, complice il tramonto ormai prossimo e la neve che aveva iniziato a scendere. Sotto di lui, il terreno era duro e gelato. Lentamente, cominciò a muovere le membra intirizzite per alzarsi in piedi, puntellandosi contro la parete rocciosa che gli aveva dato rifugio fino a quel momento.
Come si mosse, venne attraversato da fitte di dolore. Le sue vesti candide erano stracciate in più punti, annerite da bruciature, lerciume e sangue, ma era ancora vivo e, soprattutto, ancora libero.
Non si era allontanato poi tanto dal luogo in cui aveva terminato la sua caduta, era strano che gli Wen non l’avessero ancora trovato. Forse, con il calare della notte, avrebbe avuto una possibilità di allontanarsi e far perdere le sue tracce…
Un fruscio dietro di lui, e Lan Xichen si voltò di scatto in quella direzione, la fedele spada Shuoyue in mano, tutti i muscoli tesi.
Quando si rese conto di chi aveva causato il rumore, però, la sua espressione si ammorbidì. Gli occhi scuri di una volpe lo sbirciavano dal sottobosco, le orecchie ritte sopra il muso fulvo. 
“Vai via, piccolo amico,” disse, con voce rauca ma gentile. “Non è posto per te.” 
La volpe sembrò capire, perché abbassò le orecchie ai lati della testa e scomparve.
L’istante dopo, dall’altra parte, provenne un improvviso tramestio di foglie, e due voci maschili spezzarono il silenzio della nevicata.
“Maledizione a questa neve, finirà col coprire tutte le tracce. Quei due faranno meglio a trovarli in fretta, sia il drago che Wen SuZhang.”
“Quel SuZhang fa sempre di testa sua.”
“Meglio che mi porti la testa del Lan, o sarà la sua a cadere.”
Lan Xichen si appiattì contro la parete. A giudicare dai rumori, i due Wen stavano venendo proprio verso di lui, forse attirati dal riparo offerto dalla roccia. 
Lan Xichen fu loro addosso prima che potessero rendersi conto della sua presenza.
La lama di Shuoyue balenò e si conficcò nel petto del primo Wen, che cadde riverso con un rantolo soffocato. Prima che Lan Xichen potesse ritrarla per affrontare il secondo, però, questo lo attaccò con furia. 
Per un soffio, Shuoyue sviò l’affondo del nemico, ma Lan Xichen subì il contraccolpo, barcollando all’indietro. Solo l’impatto con la parete di roccia alle sue spalle gli impedì di cadere ma, ora, non aveva più spazio di manovra. Fece appena in tempo a rendersene conto che si ritrovò la punta della lama del guerriero Wen a un soffio dalla gola.
“Dimmi dove hai nascosto quello che hai rubato, e ti concederò una morte rapida,” gli ringhiò quello in faccia.
Lan Xichen deglutì, fissando di rimando il nemico da sotto le ciocche di capelli che gli si erano incollati al volto. Poteva prendersi la sua vita, ma non quello che aveva portato in salvo da Gusu. 
“Non posso rubare ciò che già appartiene al mio clan.”
“Quello che ancora non avete capito,” sibilò l’altro, premendo la lama contro la gola di Lan Xichen, che avvertì distintamente il metallo graffiargli la pelle, “è che se gli Wen decidono che qualcosa è di loro proprietà, questa lo diventa.”
“Dovrai impegnarti a cercarla, allora,” rispose Xichen, gelido come la nevicata.
Il viso del guerriero Wen si contrasse in una smorfia di rabbia. L'istante dopo, i suoi occhi si dilatarono improvvisamente. 
Lan Xichen sentì il rumore soffice di una lama che affondava nella carne e l’odore del sangue che sgorgava, accompagnato da un rantolo e da un’improvvisa sensazione di bagnato sulle vesti. Solo quando il guerriero Wen si afflosciò di fronte a lui, si rese conto che non era stata la sua gola ad essere tagliata.
Al posto del suo nemico comparve un ragazzo snello, di bassa statura, avvolto in una veste color sabbia. Il nuovo venuto osservò il guerriero rantolare qualche istante ancora e poi rimanere immobile ai suoi piedi. Allora sollevò gli occhi su Lan Xichen e si produsse in un profondo inchino, le mani che ancora stringevano il pugnale sanguinante unite di fronte a sé.
“Vi chiedo umilmente perdono per avervi sporcato le vesti con il sangue del vostro nemico.”
Lan Xichen sbatté le palpebre, colto alla sprovvista. Istintivamente, allungò una mano per sfiorare il gomito del giovane e bloccarlo.  
“Come potrei fartene una colpa?” Lan Xichen lanciò un’occhiata ai suoi vestiti, ora quasi completamente scarlatti. “Se non fosse stato per te, sarei ricoperto nel mio, di sangue.”
Rialzando lo sguardo, incontrò quello del suo salvatore. Aveva due grandi occhi neri, che lo scrutavano intenti. Si rese conto di aver già visto quello sguardo, ma mentre cercava di capire dove, venne colto da un giramento di testa.
Fu l’altro, ora, ad afferrarlo per i gomiti per non fargli perdere l’equilibrio e guidarlo mentre appoggiava la schiena alla parete.
“E’ tutto a posto, devo solo recuperare le forze,” ma la sua voce risuonò debole alle sue stesse orecchie.
Il ragazzo si voltò a guardare il bosco attorno a loro, e Lan Xichen ebbe l’impressione che fiutasse il vento.
“Con tutto il rispetto, penso che dovremmo andare via da qui al più presto,” disse, tornando a rivolgersi al drago con il capo chino ma con una certa urgenza della voce. “Se vorrete seguirmi, conosco un posto sicuro; non è lontano.”
Lan Xichen annuì, rendendosi conto di stare usando Shuoyue per puntellarsi e rimanere in equilibrio. Un’improvvisa debolezza gli aveva pervaso tutto il corpo e gli rendeva difficile anche soltanto tenere gli occhi aperti.
“Dovremmo prima liberarci di questi due corpi. Sarebbe saggio bruciarli, ma il fumo e il fuoco attirerebbero l’attenzione degli Wen rimasti. Li nasconderò, se avrete la pazienza di attendermi. La neve coprirà le nostre impronte,” stava dicendo il suo salvatore, e Lan Xichen lo sentiva affaccendarsi là attorno, impegnato a rovistare nei cespugli, forse per trovare un nascondiglio consono.
Quando l’altro giovane gli passò davanti per andare a prendere uno dei due corpi, Xichen si allungò per sfiorargli una manica e richiamare la sua attenzione.
“Ascoltami, c’è… c’è una cosa…” ma le parole gli vennero meno tra le labbra. Ebbe appena la consapevolezza di un braccio che gli circondava la vita, prima di ripiombare nell’incoscienza.
❄️❄️❄️
Lan Xichen si risvegliò qualche tempo dopo, avvolto dal buio e dal tepore.
Nonostante non riuscisse a vedere nulla, ebbe la netta impressione di trovarsi in un posto molto angusto. La sensazione, però, non era spiacevole, anzi, gli dava un senso di sicurezza.
Su di sé sentiva il peso confortante delle coperte e avvertiva distintamente qualcosa di caldo premuto contro il suo fianco. Allungò una mano, con cautela - tutti i suoi sensi erano offuscati dal dolore e dalla stanchezza - fino a che le sue dita non sfiorarono una folta pelliccia. Ne seguirono il contorno tracciando un cerchio, indovinando il contorno aguzzo di un paio di orecchie abbassate.La volpe del bosco, pensò Lan Xichen nel dormiveglia. Rasserenato da quella conclusione, si riaddormentò, cullato dal buio e dal tepore.
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Sci, gli impianti sono un salasso e i Comuni chiedono aiuto alla Regione
La nevicata di domenica ha riportato entusiasmo sulle nostre montagne ma i sindaci dei comuni olimpici non dimenticano le difficoltà affrontate fino a pochi giorni fa e, soprattutto, quelle che arriveranno in futuro, a partire già dalla prossima stagione invernale quando dovranno fare – letteralmente �� i conti con la manutenzione di impianti di risalita e di innevamento. Per questo, c’è stato un…
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mbcorvo-author · 5 years ago
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Were-thoughts
I didn’t have a title for this, so I improvised...
“Were-thoughts” because the main character is a were-beast. Got it? Heh!
Anyways, I jotted down this scene ages ago and today I decided to rewrite it a bit and try to make it look/feel better. The style and stuff (and English translation) still doesn’t satisfy my perfectionist side but I think that it’s good enough to share here with you all.
I followed a prompt in a book that was something on the lines of “The first time you killed a man” or something like that... 
Were-thoughts
I killed a man. It never happened before and I believed that it would never happen. I was hungry. For days I wasn't able to get something under my teeth, days that I spent hunting but without finding anything to fill my belly. A pretty normal thing, I believe, since the harsher than usual winter. It was one of the many days in which I explored the forest searching for prey, anything that could at least mitigate the stabbing pangs of the hunger when I smelled his scent. I tried to resist but my instinct pushed me to follow it. The thick snow muffled all sounds, like the one made by my paws while I was moving to sniff that smell, but my sharp hearing and the heavy silence in the forest were letting me hear easily the noise of his steps in the snow, twigs that broke, light swears that were said when his steps sank in the snow more than expected or when some of the snow on the tree branches plopped onto him. He stopped proceeding in the snow when he felt that he wasn't alone anymore. When he had the impression that something was coming out between the trees. He turned his head towards me, eyes widening while he turned around completely to fully face me. I felt fear making its way in him, I could feel it from the change in the smell of his body. His fear was filling my nostrils and was reminding me of the smell of the prey I hunted, making me salivate even more. He said something, but I didn't understand a thing of what was leaving his lips. I was sensing his fear, I was sensing my hunger and my instinct trying to take over me. I remained still, eyes fixed on him, trying to resist my impulses. I tried to give him a warking and I loudly growled towards him. His fear rose through the roof and started to back away in the snowy terrain, before turning and trying to start running away. Big mistake. My paws were thrilling, I was barely able to resist that temptation...and he started to run. My instinct - or, to be exact, my empty stomach - took over and I erupted in a new loud growl, I was almost roaring, leaping to his chase. The man was running at breakneck speed, even if the snow made it difficult for him to move in the forest. I let him have a little bit of lead: most probably I wouldn't be able to experience again the thrill of the chase until snowmelt, so why not take this opportunity? But by then I already caught up with the gap distance and he was running within easy reach in front of me. He turned his head back and also he noticed that. Another big mistake. While he was turned, one of his boots got stuck in a root hidden by the high snow and he found himself falling onto the ground. He turned back, again he talked to me. But it was too late. I leapt and sank my teeth in his throat. A gush of warm blood filled my maw and its taste completely erased the last glimpse of lucidity that was left in my body. The blood frenzy gained the upper hand. Finally, I was eating. I don't even know how much time I needed to come to my senses but when I did, it made me realize what I had done: I killed a man. No, worse: I ate him. At the same time, questions started to crowd my mind. What was he doing here? He didn't look like a hunter and no solitary hiker would ever think of venturing in this part of the forest. Especially in the heart of winter. Why, upon seeing me, he didn't try to escape right away? Why did he stop to talk? What he had said? Was he searching for me? Has he followed my tracks? Still, the last snowfall should have wiped out all of them and I was careful to not leave any. It shouldn't be any pawprints, I always walked on the hardest snow to not leave any trace. Maybe only during this chase, I could have left them. More importantly...someone knew that he was going to venture into the forest? Will someone come here searching for him? I got up on my paws again, shook a bit to remove the snow that got stuck on my fur and licked away the blood that stained my muzzle. I didn't have an answer for all those questions in my mind, but I knew what I had to do: I had to get away from there as far as I could. I took off and I started walking back and going over the footprints that I already had left in the snow until I reached the spot where the harder snow started. There, I sped up my pace until running to get back into the depths of the forest. My forest.
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Italian version under the cut!
Non avevo in mente un titolo per questo, così ho improvvisato.
“Pensieri mannari” perché il protagonista è un mannaro. L’avete capita? Heh!
Comunque, ho scribacchiato questa scena diverso tempo fa e oggi ho deciso di riscriverla e cercare di farla sembrare meglio. Lo stile e affini (così come la traduzione inglese) ancora non soddisfano il mio lato perferzionista, ma penso che sia buono abbastanza per condividerlo con tutti voi.
Ho seguito uno spunto in un libro che era qualcosa sulle righe del “La prima volta che hai ucciso un uomo” o qualcosa del genere.
Pensieri mannari
Ho ucciso un uomo. Non era mai accaduto prima e credevo che non sarebbe mai successo. Avevo fame. Da giorni non riuscivo a mettere niente sotto i denti, giorni che passavo a cacciare ma senza trovare alcunché per riempirmi la pancia. Cosa piuttosto normale, credo, dato il periodo invernale più rigido del solito. Era uno dei tanti giorni in cui esploravo la foresta alla ricerca di una preda, qualsiasi cosa che potesse almeno attutire le fitte lancinanti della fame, quando fiutai il suo odore. Cercai di resistere, ma il mio istinto mi spinse a seguirlo. La neve alta attutiva ogni suono, come quello delle mie zampe mentre avanzo fiutando quell’odore, ma il mio udito fino e il pesante silenzio nella foresta mi permetteva di sentire facilmente il rumore del suo avanzare, il suono dei suoi passi che affondavano nella neve, ramoscelli che si spezzavano, lievi imprecazioni che venivano emesse quando sprofondava nella neve più del previsto o qualche albero scaricava su di lui la neve che si era depositata su uno dei rami. Lui smise di proseguire nella neve quando sentì di non essere più solo. Quando ebbe l’impressione che qualcosa stava sbucando tra gli alberi. Voltò il suo capo in mia direzione, sgranando gli occhi e voltandosi con tutto il resto del corpo così da essere frontale a me. Sentii la paura farsi strada in lui, lo sentivo dal cambiamento nell’odore che il suo corpo emanava. La sua paura mi riempiva le narici e mi ricordava l’odore delle prede che cacciavo, facendomi aumentare la salivazione. Lui disse qualcosa, ma non capii alcunché di quello che usciva dalle sue labbra. Sentivo che era spaventato, sentivo la mia fame e il mio istinto cercare di prendere il sopravvento. Rimasi immobile, occhi fissi su di lui, cercando di resistere ai miei impulsi. Cercai di dargli un avvertimento e ringhiai sonoramente in sua direzione. La sua paura aumentò a dismisura e iniziò a indietreggiare nel terreno innevato, prima di voltasi per cercare di mettersi a correre per scappare. Grosso errore. Le mie zampe fremevano, a fatica riuscivo a resistere a quella tentazione...e lui ha iniziato a correre. Il mio istinto – o, meglio, il mio stomaco vuoto – prese il sopravvento ed emisi un nuovo ringhio fragoroso, quasi ruggii, balzando al suo inseguimento. L’uomo correva a perdifiato, per quanto la neve gli rendeva difficoltoso il muoversi nella foresta. Un po’ di vantaggio glielo avevo lasciato: probabilmente non avrei sperimentato di nuovo il brivido dell’inseguimento fino al disgelo, quindi perché non approfittarne? Ma ormai avevo già recuperato il distacco e lui correva a poca distanza davanti a me. Volse il capo indietro e anche lui se ne accorse. Altro grosso errore. Mentre era voltato, uno dei suoi scarponi rimase impigliato in una radice nascosta dall’alta neve e si ritrovò a cadere al suolo. Si volse, di nuovo mi parlò. Ma era troppo tardi. Balzai e affondai i miei denti nella sua gola. Un fiotto di caldo sangue mi riempì le fauci e il suo sapore cancellò totalmente l’unico barlume di lucidità che mi stava rimanendo in corpo. La frenesia prese il sopravvento. Finalmente mangiavo. Non ho la minima idea di quanto mi ci volle per tornare totalmente in me, ma appena lo feci mi resi conto di quello che avevo fatto: avevo ucciso un uomo. No, peggio: l’avevo mangiato. Delle domande mi affollarono nella mente allo stesso tempo. Cosa ci faceva lui qua? Non aveva l’aria di essere un cacciatore e nessun solitario escursionista si sarebbe mai sognato di addentrarsi in questa zona della foresta. Soprattutto in pieno inverno. Perché, vedendomi, non ha provato a scappare subito? Perché si è fermato a parlare? Cosa aveva detto? Cercava me? Aveva seguito le mie tracce? Eppure l’ultima nevicata avrebbe dovuto averle cancellate tutte e ho sempre prestato attenzione a non lasciarne. Non dovrebbero esserci impronte delle mie zampe, ho sempre camminato sulla neve più compatta così da non lasciare nulla. Forse solo durante questo inseguimento potrebbero essere rimaste. Soprattutto...qualcuno aveva idea che lui si sarebbe addentrato nella foresta? Qualcuno lo verrà a cercare? Tornai a issarmi sulle zampe, dandomi una scrollata così da staccare la neve rimasta appiccicata alla mia pelliccia, mi leccai via del sangue rimasto sul muso. Non avevo risposta per tutte quelle domande nella mia mente, ma sapevo quello che dovevo fare: dovevo allontanarmi il più possibile da quel posto. Scattai e mi misi in cammino ripercorrendo le impronte che ormai erano rimaste nella neve finché non raggiunsi la zona più compatta, lì velocizzai il passo così da mettermi a correre e addentrarmi nuovamente nelle profondità della foresta. La mia foresta.
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vickingoblog-blog · 6 years ago
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La Leggenda della Merla
La leggenda dei ”Tre Giorni della Merla” si perde nell'onda del tempo. Sappiamo solo che erano
gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31,
e in quei dì capitò a Milano un inverno molto rigido.
La neve aveva steso un candido tappeto
su tutte le strade e i tetti della Città.
I protagonisti di questa storia sono un Merlo, una Merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in Città sul finire dell'Estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l'Inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi .. il Merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola.
Un giorno il Merlo decise di volare ai confini
di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite
per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare.
La Merla, per proteggere i Merlottini intirizziti
dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po' di tepore. Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il Merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo che emanava
il camino. Nel primo dì di Febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale .. anche il capofamiglia si era scurito
a contatto con la fuliggine.
Da allora i Merli nacquero tutti neri .. i Merli bianchi diventarono un'eccezione da favola. Gli ultimi tre giorni di Gennaio, di solito i più freddi, furono detti i «trii dì de la merla» per ricordare l'avventura
di questa Famigliola di Merli.
La Leggenda della Merla
La leggenda dei ”Tre Giorni della Merla” si perde nell'onda del tempo. Sappiamo solo che erano
gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31,
e in quei dì capitò a Milano un inverno molto rigido.
La neve aveva steso un candido tappeto
su tutte le strade e i tetti della Città.
I protagonisti di questa storia sono un Merlo, una Merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in Città sul finire dell'Estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l'Inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi .. il Merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola.
Un giorno il Merlo decise di volare ai confini
di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite
per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare.
La Merla, per proteggere i Merlottini intirizziti
dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po' di tepore. Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il Merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo che emanava
il camino. Nel primo dì di Febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale .. anche il capofamiglia si era scurito
a contatto con la fuliggine.
Da allora i Merli nacquero tutti neri .. i Merli bianchi diventarono un'eccezione da favola. Gli ultimi tre giorni di Gennaio, di solito i più freddi, furono detti i «trii dì de la merla» per ricordare l'avventura
di questa Famigliola di Merli.
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foxpapa · 6 years ago
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Concorso NAT-GEO 2018 Categoria Mondo Animale
Secondo classificato Silvano Bergamin, Eupilio (CO)
Sospeso nel cielo tra i fiocchi di neve come fosse appeso a un filo, stagliato sul nero degli alberi spogli, un gufo delle nevi fissa il fotografo, regalandogli uno scatto memorabile e poetico, da premio. Lo scatto è stato realizzato in aperta campagna a circa 25 chilometri da Québec City, in Canada, durante una nevicata pomeridiana invernale con una temperatura di circa 20 gradi sottozero
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amazingamiata · 3 years ago
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La #nevicata della notte tra il 26/27 ha portato nuovamente un atmosfera invernale molto gradita! ⛷️🏂 #neve #pratoMacinaie #macinaie #amiata #monteamiata #sci #snow #amiata_moments (presso Monte Amiata, Toscana, Italy) https://www.instagram.com/p/Caf1IbZtWTE/?utm_medium=tumblr
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massimomelani58 · 3 years ago
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Non tutte le persone nel tempo libero amano indossare scarpe lucidissime e abiti sartoriali creati su misura. Alcuni scelgono la comodità abbinata allo stile e, anche se per il sottoscritto tutto questo non può essere considerato fashion-style la moda, ne convengo, dà molte più possibilità di scelta.
Chi indossa jeans, felpe, sneakers, maglioni a collo alto, bretelle, calzini multi color sa bene come uscire dal labirinto dell'immaginifico mondo dell’eleganza a 360°, interpretando il proprio look con il massimo comfort donandogli uno stile tutto personale per ogni stagione della vita. Perché non apprezzare una simpatica t-shirt a maniche lunghe con stampe dai variopinti colori, quasi volessimo tornare allo stile pop di anni addietro. Non intendo, badate bene, uno stile street dance con magliette raffiguranti teschi, dischi volanti, scritte volgari e via dicendo. No, mi riferisco alle t-shirt della Ralph Lauren abbinate a jeans con disegni ricamati, a sciarpe in cashmere di Hermes e a sneakers di Gucci collegate al colore del foulard indossato. Siamo nella stagione invernale, periodo in cui la terra sembra aver messo il suo secolare vestito marrone scuro, e nessun filo d’erba ha il coraggio di sporgersi per paura del gelo. Nelle case si avverte pregnante l’odore di agrumi e molti già sognano la prima romantica nevicata che tarda a presentarsi. Mi affaccio in giardino, un minuscolo parco, e l’immagine dell’inverno si staglia davanti agli occhi; sembra di stare sospesi in attesa di qualcosa che giungerà da un momento all’altro. Noto alcuni alberi da tempo privi di foglie e immagino di rivestirli con cura per proteggerli dal rigido clima.Il fico lo immagino coperto da un caldo maglione di lana e cashmere, color beige, con bellissime renne marroni disegnate sopra. In cima, in cima, un copricapo modello lappone color verde bottiglia, lavorato a mano. I pantaloni di velluto giallo, a righe maggiorate, completano l’ensemble.
Il melo invece … Accipicchia, ma ci credo davvero, allora! Meglio fermarci qui, non trovate? MM
https://www.instagram.com/p/CZeeBetsB2_Aihi91rCJtERGJ1P6vDFxitJg8M0/?utm_medium=share_sheet
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alessandro54-plus · 3 years ago
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Toronto in ginocchio: una forte nevicata colpisce il Canada, milioni di persone al gelo
Toronto in ginocchio: una forte nevicata colpisce il Canada, milioni di persone al gelo
articolo & video Ansa / CorriereTv: https://video.corriere.it/esteri/toronto-ginocchio-forte-nevicata-colpisce-canada-milioni-persone-gelo/ad1b2f08-7835-11ec-a8ac-96a31330ed9e Una grande tempesta invernale a Toronto, in Canada, costringe le scuole e i centri di vaccinazione a chiudere e sospendere molte vie di trasporto pubblico della città. Intanto milioni di persone lungo la costa orientale…
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Abbondante nevicata sull'Altopiano di Asiago
E’ finora la nevicata più abbondante dell’inverno quella che ha interessato l’Altopiano dei Sette Comuni (Vicenza), collegata all’ondata di maltempo che da oltre 48 ore sta imperversando sul Veneto. Nella notte e nelle prime ore di oggi è nevicato anche ad Asiago e nelle altre località attorno ai mille metri, imbiancando il panorama, in un tipico paesaggio invernale, anche se si registrano solo…
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stelladilemmen · 4 years ago
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Snow in February, in a nest of reality
„Dulcis in fundo“, „the best comes at the end“ as the saying goes, the snow has arrived...and how! Dancing, carried in gusts of freezing winds that could challenge those in the Arctic.
Here we are, on Valentine's Day, with the sun shining down on the snow-covered terraces and the icy, furious wind confirming that no, the storm has not yet subsided. Today despite the blossoming of the first almond trees, spring sure feels far away.
The snowfall has crowned an interminable succession of foggy days full of rain, that kind of thin rain that seems "not to be there" but quickly soaks your clothes and takes away any fantasy of being able to continue working outdoors.
In the thick gray blanket that surrounds us, the low clouds and the fog that rises from the ground meet and dissolve one into the other. The wind amuses itself by raising a flap of the curtain here and there, revealing sometimes the sea, sometimes the houses, the forest or the vineyard.
It is at times like these that a wood-burning stove or a lit fireplace can make all the difference. A warm and cosy atmosphere in the silence and rigour of winter warms the heart and invites to reflect, while a glass of wine accompanies the thoughts and the melancholic image of the landscape.
The vision of the countryside in the bleak light of day, permeated by the soft sound of rain, is not what we are used to, but still is part of the constant change of scenery that nature tirelessly offers us.
Neve a febbraio, in un nido di bellezza
“Dulcis in fundo” , come si suol dire, è arrivata la neve. E come è arrivata...in carrozza!! Trasportata in un turbinio di sferzate di vento che potrebbero sfidare quelle artiche.
Eccoci qua, a san Valentino, con il sole che fa scintillare le terrazze innevate ed il vento gelido e furioso a ribadire che no, la tempesta non è ancora placata. Oggi, nonostante la fioritura dei primi mandorli, la primavera è ancora lontana.
La nevicata ha coronato un susseguirsi interminabile di giornate nebbiose, tempestate da quella sottile pioggia che sembra “non esserci” ma ti inzuppa in poco tempo i vestiti e ti toglie ogni fantasia di poter continuare a lavorare all’aperto.
Nella spessa coltre grigia, le nuvole basse e la nebbia che s’alza dal suolo si incontrano a sparire le une nell’altra e il vento si diverte a far alzare un lembo del sipario ora qua ora là, scoprendo a tratti il mare, le case, il bosco o il vigneto.
È in momenti come questi che la stufa a legna o il camino accesi possono fare la differenza. Un ambiente caldo e accogliente nel silenzio e nel rigore invernale scalda i cuori e invita alla riflessione, un bicchiere di vino accompagna i pensieri e l’immagine melanconica del paesaggio.
La visione della campagna nel tenuo chiarore del giorno, permeata dal suono sommesso della pioggia, non è quella alla quali siamo abituati, ma fa parte del variare degli scenari che la natura ci propone instancabilmente.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Il mese di marzo si chiude all’insegna del maltempo. Non solo sono in arrivo piogge e neve a basse quote, ma anche freddo. Insomma, è primavera ma non si direbbe affatto. Una perturbazione di stampo invernale sta scendendo sull’Italia a partire dalle regioni del Nord, a causa di un nuovo impulso di aria fredda che sta facendo il proprio ingresso proprio in queste ore. La corrente fredda di origine scandinava si farà sentire a partire da martedì, quando assisteremo a un repentino abbassamento delle temperature e a temporali accompagnati da nevicate fino a quote collinari sulle regioni centrali. Le regioni più colpite dal maltempo saranno la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Liguria con neve dai 600-700 sulle Alpi e fino a 400 metri sull’Appennino emiliano. Per quanto riguarda le regioni del Centro Italia, ci saranno deboli fenomeni a carattere sparso sulla Toscana e rovesci, localmente anche a carattere temporalesco, sulle regioni adriatiche e sull’Appennino. Sarà possibile qualche nevicata nelle zone interne sopra i 400 metri. Peggiora, invece, al Sud, su Molise, Gargano e basso Tirreno dove ci saranno piogge e locali rovesci, neve fino a 700 metri tra Molise e Campania, mentre saranno meno interessate dai fenomeni la Sicilia e la Puglia. La fase fredda proseguirà anche nei primi giorni di aprile, ma con un fronte ormai in allontanamento verso l’area balcanica destinato a interessare prevalentemente l’estremo Sud della nostra Penisola. Da metà settimana il tempo migliora un po’ al Centro-Nord, ma resta variabile al Sud con neve attesa in collina fino a 300-500 metri di quota. L’irruzione di aria fredda in arrivo dalla Norvegia farà scendere nuovamente i termometri sotto lo zero e non solo in collina ma anche in pianura. Il calo termico sarà consistente soprattutto nei valori minimi della notte con il rischio che si verifichino delle gelate. Rischio gelate quindi sulla Valpadana, nelle valli del Centro, soprattutto Toscana, Umbria e Lazio, e localmente al Sud tra Molise e Campania. https://ift.tt/2xzA74J Meteo: nelle prossime 48 ore arriva la neve fino in collina Il mese di marzo si chiude all’insegna del maltempo. Non solo sono in arrivo piogge e neve a basse quote, ma anche freddo. Insomma, è primavera ma non si direbbe affatto. Una perturbazione di stampo invernale sta scendendo sull’Italia a partire dalle regioni del Nord, a causa di un nuovo impulso di aria fredda che sta facendo il proprio ingresso proprio in queste ore. La corrente fredda di origine scandinava si farà sentire a partire da martedì, quando assisteremo a un repentino abbassamento delle temperature e a temporali accompagnati da nevicate fino a quote collinari sulle regioni centrali. Le regioni più colpite dal maltempo saranno la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Liguria con neve dai 600-700 sulle Alpi e fino a 400 metri sull’Appennino emiliano. Per quanto riguarda le regioni del Centro Italia, ci saranno deboli fenomeni a carattere sparso sulla Toscana e rovesci, localmente anche a carattere temporalesco, sulle regioni adriatiche e sull’Appennino. Sarà possibile qualche nevicata nelle zone interne sopra i 400 metri. Peggiora, invece, al Sud, su Molise, Gargano e basso Tirreno dove ci saranno piogge e locali rovesci, neve fino a 700 metri tra Molise e Campania, mentre saranno meno interessate dai fenomeni la Sicilia e la Puglia. La fase fredda proseguirà anche nei primi giorni di aprile, ma con un fronte ormai in allontanamento verso l’area balcanica destinato a interessare prevalentemente l’estremo Sud della nostra Penisola. Da metà settimana il tempo migliora un po’ al Centro-Nord, ma resta variabile al Sud con neve attesa in collina fino a 300-500 metri di quota. L’irruzione di aria fredda in arrivo dalla Norvegia farà scendere nuovamente i termometri sotto lo zero e non solo in collina ma anche in pianura. Il calo termico sarà consistente soprattutto nei valori minimi della notte con il rischio che si verifichino delle gelate. Rischio gelate quindi sulla Valpadana, nelle valli del Centro, soprattutto Toscana, Umbria e Lazio, e localmente al Sud tra Molise e Campania. Una perturbazione di stampo invernale di origine scandinava sta scendendo sull’Italia a partire dalle regioni del Nord.
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euroedo2016 · 5 years ago
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TAPPA DA LITOMERICE A OLOMOUC
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Lasciamo l’ameno paese di Litomerice e torniamo a viaggiare sui treni della Repubblica Ceca, che tra contraddizioni di mezzi in parte obsoleti, ed efficienza sugli orari (in verità programmati per trasferimenti un po’ più lunghi a giudicare soprattutto dalle distanze certamente non siderali!), si confermano però ben tenuti, puliti e per certi versi anche comodi.
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Il viaggio da Litomerice a Olomouc è diviso in due semitappe, e la prima porta a Kolin attraverso le località di Roudnice nad Labem,
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Steti,
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Melnik,
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Vsetaty, Stara Boleslav,
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Lysa nad Labem,
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Nymburk,
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Podebrady,
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Velky Osek,
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prima di giungere a Kolin.
Abbiamo viaggiato su un treno “spartano” nel senso di componenti e servizi per i viaggiatori, che però possono apprezzare i bagni e le aperture delle porte,
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un buon servizio per i disabili e un comodo vagone per le biciclette.
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A Kolin, poi, i quaranta minuti abbondanti tra l’arrivo e l’attesa del mezzo per Olomouc, dà l’opportunità di ammirare alcuni aspetti, sia dell’interno che dell’esterno di questa piccola ma calda stazione (e calda non è solo per la temperatura, dovuta al freddo invernale di stagione, ma proprio per un’atmosfera e un ambiente reso caloroso dall persone e dal loro atteggiamento civile).
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Nella foto sopra, ecco il “LeoExpress”: è un servizio di una compagnia ferroviaria privata (per intenderci, come il nostro “Italo” oppure l’austriaco “West Bahn”), che serve su tutto il territorio ceco e in gran parte dei limitrofi paesi europei, e lo fa con una flotta di mezzi davvero belli, con tutti i comfort del caso (”EETT” non mancherà mai di sottolineare quanto un viaggio comodo sia alla base per un buon viaggio), e che -nello specifico- hanno portato il blog da Kolin a Olomouc.
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Pardubice,
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Usti nad Orlici,
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Ceska Trebova,
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Zabreh na Morave,
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prpropositima di arrivare alla destinazione finale di questa tappa: Olomouc.
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A proposito: avete apprezzato l’abbondante nevicata?
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amazingamiata · 3 years ago
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La #nevicata della notte tra il 26/27 ha portato nuovamente un atmosfera invernale molto gradita! ⛷️🏂 #neve #pratoMacinaie #macinaie #amiata #monteamiata #sci #snow #amiata_moments (presso Monte Amiata, Toscana, Italy) https://www.instagram.com/p/Caf1FhitLHH/?utm_medium=tumblr
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zyngaitalia · 6 years ago
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Il banco da lavoro invernale!
Questo clima rende pigri, e molti abitanti del paese stanno in casa a fare niente. Eccetto Walter: lui odia perdere tempo! Ha in mente un piano per rimettere tutti in azione: dei laboratori invernali che organizzerà insieme a Barbara! Sembra divertente, no? Puoi dare una mano costruendo un banco da lavoro invernale nella tua fattoria. In cambio dei tuoi sforzi, riceverai un coniglietto ceco bianco.
 Se sei di livello 15 o superiore, comparirà il popup "Laboratori per lavoratori!". Fai clic sul pulsante "Posiziona il banco da lavoro invernale!" per avviare questa funzione.
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Per iniziare a costruire il banco da lavoro, devi prima raccogliere tutti i materiali necessari.
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Poi chiedi aiuto agli amici o assumi dei muratori.
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Una volta finito, il banco da lavoro invernale avrà questo aspetto:
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Per vedere quali laboratori ospiterai, fai clic sul banco da lavoro. Il banco offre quattro laboratori: Esplorazione glaciale, Nevicata, Notte coi ferri e Dolci pasticci. Devi completare il primo laboratorio per sbloccare quello successivo.
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Al banco devi raccogliere appunti del laboratorio e inviare inviti per i laboratori agli amici.
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Puoi raccogliere gli appunti del laboratorio in 4 semplici modi:
1. Completa gli obiettivi di ciascun laboratorio: ogni laboratorio ha una serie diversa di obiettivi da portare a termine.
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Quando scegli un obiettivo da completare, ricorda che ognuno ti dà una quantità diversa di appunti del laboratorio.
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Riceverai una ricompensa quando porterai a termine gli obiettivi di ciascun laboratorio.
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 2. Completa la serie di missioni Agenzia viaggi FarmVille! per ottenere appunti del laboratorio.
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3. Chiedi aiuto facendo clic sul pulsante Pubblica nella parte in basso a sinistra del menu.
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4. Acquista appunti del laboratorio con le Banconote Farm.
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 Guarda quanti appunti del laboratorio hai raccolto controllando il contatore al centro del menu. Gli appunti in eccesso verranno conteggiati nella prossima serie di requisiti.
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Una volta raccolti gli appunti necessari per il primo laboratorio, puoi invitare 4 amici a partecipare. Per soddisfare questo requisito, puoi fare clic sul pulsante Invita o acquistare inviti.
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Dopo che i tuoi amici hanno accettato gli inviti, fai clic sul pulsante Rompi il ghiaccio!
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Ora puoi ospitare il laboratorio di Esplorazione glaciale! Guarda Walter che insegna ai tuoi amici come realizzare sculture di ghiaccio.
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Dopodiché potrai raccogliere la tua ricompensa dal laboratorio e condividerla.
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Ora il laboratorio successivo è pronto e puoi iniziare a completare obiettivi.
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Ottieni tutti gli appunti del laboratorio per vincere il coniglietto ceco bianco e 10 favori!
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Al banco da lavoro invernale c'è un sacco da imparare e da divertirsi! Costruiscine subito uno e vinci ricompense incredibili!
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eternalizeyourdreams · 8 years ago
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Abbiamo avuto un’inusuale nevicata la settimana scorsa qui a Malmö, non perché inaspettata, ma perché, passando da una pioggia battente, è riuscita, in pochi minuti, a imbiancare tutto e ad accumularne cinque centimetri abbondanti. La notte, poi, deve aver ghiacciato così che, al mattino seguente, un cielo limpido e profondo, un sole splendente e una neve scintillante ci attendevano e ci spronavano ad affrettarci ad uscire. Non potevamo perdere quell’occasione.
Appena fuori città, viaggiando verso nord, abbiamo subito notato che c’era un’altra cosa di inusuale e che il paesaggio questa volta era completamente diverso, insolito e stupendo al tempo stesso. La nevicata della sera prima e il freddo notturno avevano lavorato insieme per ricamare un vestito splendente che adesso Madre Natura sfoggiava con vanto e ostentazione. Ogni dettaglio, ogni piccola cosa, era ricoperta dalla neve, tutta stretta attorno in una morsa delicata e candida, ma, almeno per il momento, ancora salda e sicura. Gli alberi spogli, le poche foglie di qualche cespuglio, l’erba ancora corta dei campi: tutto, fino a dove poteva lo sguardo arrivare, era ora nascosto da quella delicata mano di soffice bianco e si esaltava nel contrasto contro quel cielo blu intenso e infinito.
Decidiamo di abbandonare la strada principale per immergersi, lasciarsi avvolgere, entrare a nostro modo a far parte di quel meraviglioso dipinto naturale. Dopo una piccola deviazione per strade laterali e dopo molteplici soste per scendere e fare qualche scatto (impossibile resistere, avrei voluto immortalare tutto!), ho deciso di andare al ”picco” Kopparhatten, nel parco nazionale Söderåsen, che con i suoi 200 m di altitudine è uno dei più alti della Scania (il pu alto è di 212 m slm, sempre nel parco, ma non raggiungibile in macchina).
A mano a mano che salivamo, cresceva in noi la sensazione di entrare in un invernale Paese delle Meraviglie: la foresta attorno era adesso un oceano bianco e lucente nel quale risaltavano agli occhi solo le scure silhouette dei faggi e delle querce. Il sole filtrava per disegnare luci scintillanti e lunghe ombre intriganti. Non abbiamo mai visto nulla di simile! Incredibile, straordinario…
Lara si sveglia, parcheggiamo per fare qualche passo e qualche foto. Per respirare, per sentire, per vivere e immortalare qualcosa di unico e meraviglioso. Cercando come sempre, a nostro modo, di non disturbare troppo. Per non rompere l’incantesimo…
  #gallery-0-4 { margin: auto; } #gallery-0-4 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-4 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-4 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
We had an unusually heavy snowfall last week here in Malmö, not because unexpected, but because, from a driving rain and in just a few minutes it managed to whiten everything, accumulating more than five centimeters. During the night then, the temperatures must have fallen below freezing point, so the next morning we had a clear and deep sky, bright sunshine and sparkling snow waiting for us and spurring us to get out. We could not miss that chance!
Just outside the city, travelling north, we immediately noticed there was something else unusual that day: the landscape this time was completely different, unfamiliar and amazing at the same time. The snowfall of the night before and the night chill had worked together to embroider a bright dress which now Mother Nature was sporting with pride and swank. Every detail, every little thing, was covered by the snow and tightened in a delicate and candid vise, but yet firm and secure. The bare trees, the few leaves of some bushes, yet the short grass of the field, everything, down to the horizon, was now hidden by that abstract and soft white wrap, praising the contrast against the intense and endless blue sky.
We decide to leave the main road, to dive and find our own way to be part of that wonderful natural painting. After a short detour to the side streets and after multiple stops to take some shots (impossible to resist, I wanted to capture it all!), I decided to drive to the “peak” Kopparhatten, in the Söderåsen National Park, which with its 200 m above sea level it is one of the highest in Scania (the highest, 212 m above sea level can still be found in the Park but it’s not reachable by car)
While driving uphill we had the feeling to get deeper and deeper into a winter wonderland: the forest around was a white and shiny ocean where only the dark silhouette of the beeches and oaks stood out. The sun filtered to draw shimmering light and long intriguing shadows. We have never seen anything like this! Unbelievable, extraordinary…
Lara woke up, we parked to take a few steps and some pictures. To breathe, to feel, to live and capture something unique and wonderful. Always trying, in our own way, to do not disturb too much. To do not break the spell…
Incredibile, Straordinario… / Unbelievable, Extraordinary… Abbiamo avuto un'inusuale nevicata la settimana scorsa qui a Malmö, non perché inaspettata, ma perché, passando da una pioggia battente, è riuscita, in pochi minuti, a imbiancare tutto e ad accumularne cinque centimetri abbondanti.
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