#nell'ipotesi grande
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#metamoro#fabrizio moro#Ermal Meta#Giving fanservice cause he might take the intellectual writer personaggio but he can't lose MM fans#So who am i to not post this since the photo he chose from#Sanremo 2018#Is very#Relevant for my writing#Nell'ipotesi grande#Wild child#Bleeding me#Da uomo a uomo mano nella mano#(Fucking antiNato fake pacifists ill never forget)
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Ricerca #36 | Teoria del boro centripeto
Teoria del boro centripeto. Le persone vanno a mangiare o a bere sempre un po' più in centro di dove abitano. C'è un primo motivo, poco psicologico e molto pratico: spesso si mangia e si beve in compagnia, e poiché la città è una struttura generalmente tondeggiante, il cui baricentro (media delle case delle persone) ha una tendenza accentratrice, è probabile che per incontrarsi a metà strada con un certo numero di amici ci si troverà più in centro delle singole case di ognuno. [Nota: questo studio è valido soprattutto per le zone intorno al centro, cd. "residenziali", cioè escludendo le zone centralissime, essendo il centro esatto un punto di singolarità che rende più difficile la regolarità e derivabilità dei fenomeni umani]. Ma non c'è solo questo motivo di comodità topologica. È ben chiaro a tutti che c'è anche una componente automigliorativa in questa spinta centripeta alla ristorazione. Sempre nell'ipotesi che le zone più-centrali siano più-migliori, anche quando si va a mangiare da soli o con la propria sorella coabitante, quindi non dovendo mediare geograficamente e potendo scegliere una direzione a piacere, si va sempre inesorabilmente verso il centro. Si possono fare le congetture introspettive più variopinte, dal volersi sentire più abitanti del centro al voler conoscere persone migliori, più ricche, più centrali o meno periferiche, etc. Questo dato di fatto dà però luogo a un fenomeno curioso: i locali (bar, ristoranti, etc.) di un quartiere sono frequentati (e quasi sempre gestiti) da persone mediamente un po' più burine degli abitanti di quel quartiere. Attenzione, sgombriamo subito il campo da scetticismi ad ampio spettro: questo non avviene per tutti gli esercizi commerciali, anzi. Per molti altri servizi si va a) sotto casa, o addirittura b) più in periferia, soprattutto per i servizi più "popolari" nell'immaginario collettivo: se devo andare dal ferramenta, ne cerco uno vicino a me o comunque un po' più verso fuori, perché che ne sanno in centro delle chiavi inglesi? E infatti i ferramenta sono sempre frequentati da persone leggermente più perbene del quartiere del ferramenta (sempre nella semplificazione del modello, si sta assumendo che centro//perbene, periferia//burino. Nessuno si senta offeso).Tornando alla teoria di sopra, se tutto quello che abbiamo descritto è vero ci troviamo davanti a ristoranti di quartieri residenziali che diventano vere e proprie ambasciate di tutto il quadrante periferico che si proietta e converge in quel ristorante. E se da un lato questo configura alcune potenziali crisi (molto spesso le questioni "schiamazzi" e "movida notturna" sono impregnate di un certo classismo quartieristico), dall'altro, alla luce della sottovalutata eppure profonda omogeneità culturale del nostro paese, questi microinnesti sociali non possono che essere visti come una grande sorgente di vitalità e dinamismo del tessuto urbano.
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Un barone che voleva suicidarsi, uno dei tanti eteronimi di Pessoa, scrisse un appunto ironico su Leopardi, o meglio, su quella strana opinione, formulata con tono patetico o goliardico, secondo la quale al grande genio sarebbe stata necessaria - o sarebbe bastata - una donna… Per cosa? Per abbandonare il pessimismo? Per avere un attimo di allegria? Per questo forse sì, ma per ciò già gli bastavano le lodi degli amici e i miglioramenti momentanei del suo stato di salute. Ricordiamo che una donna non è un divertimento duraturo, anzi, è un essere problematico quanto mai potrà esserlo un uomo.
Per tornare a Pessoa, e al suo barone, egli scrisse pressappoco che non avrebbe potuto prendere sul serio né con dolore l'ateismo (leggi pessimismo) di Leopardi, nell'ipotesi che esso si sarebbe esaurito con una copula. E prosegue: "il peggio di queste tragedie è che sono comiche". L'origine più manifesta di questa opinione sta nel Consalvo, quel componimento strappacuore di Leopardi, fatto apposta per adulare la donna, facendole credere di essere così importante da cambiare il destino di un uomo. È Leopardi stesso che confessa (o meglio: mette in scena) che un bacio solo della sua "per divina beltà famosa Elvira" basta a fargli mutare la sua filosofia, a fargli amare quella vita che gli sfugge con gli ultimi respiri, a renderlo pronto anche all'inferno, a fargli ritrattare i fondamenti stessi della sua riflessione sulla condizione umana e la natura. Davanti allo sguardo scintillante e vezzoso di Elvira, e alla prossima morte, egli sembra rinnegare, senza traccia d'ironia, ciò che più lo identifica: il suo pessimismo, l'impossibilità della felicità. Infatti, andando con l'immaginazione al fato di colui che amerà compiutamente Elvira, egli afferma che è concesso ai mortali esser felici! Basta poco!, diremmo noi.
Con il Consalvo, Leopardi ha confezionato per le donne un'irresistibile illusione, e nel farlo dimostra di avere il controllo sul proprio personaggio e sulla percezione di esso da un punto di vista esterno, in particolare femminile.
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Today’s mood: Sono come sono e non ti chiederò perdono
#uomo nell'ipotesi grande di qualcosa che non sono#oh wait that's somebody else's lyric :P#all kidding aside I love this line#ermal meta#ermal meta mood of the day
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Sono come sono,
uomo nell'ipotesi grande di qualcosa che non sono.
#fabrizio moro#sono come sono#chi sono#musica#mondo falso#droga#nessuno#niente#rock#pensieri#sensazioni#frasi tumblr#tumblr quotes
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Sono ciò che sono sono ciò che sono sono ciò che sono, uomo nell'ipotesi grande di qualcosa che non sono
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come coltivare marijuana indoor
Selezionare il recipiente perfetto every coltivare non sempre è considerato un'operazione semplice. E stata infatti rinvenuta e sottoposta a sequestro ulteriore cannabis white widow pari a 116 grammi, cannabis pari a 21 grammi, nonché unulteriore barattolo contenente miele miscelato advertisement altra sostanza dallodore ed dalla conformazione tipica tuttora canapa indiana. Ciò perfino nell'ipotesi di una modo, quale quella della coltivazione vittoria piante da i quali si possono estrarre i principi attivi di sostanze stupefacenti al fine successo fare uso personale delle stesse, che si approssima notevolmente a tale cintura protettiva, ma ne rimane pur sempre all'esterno, mancando la puntuale e rigorosa identificazione di uno dei due requisiti prescritti: metodo questa la cui perdurante rilevanza penale è stata ritenuta proprio per tale ragione non illegittima da questa Corte nella citata sentenza n. 360 del 1995″. La coltivazione cannabis a led ruderalis comporta che il tesi di THC delle categoria autofiorenti sia inferiore a quello di alcune delle varietà di indica sativa più forti e appropriata diffuse. Le vostre piante saranno felici in un terreno organico se vengono nutrite con sostanze apposite every la fase vegetativa. Compra Kera Crazy Mouse auto semi di piante ed coltiva molto facilmente la tua pianta. La lana di roccia è considerato un materiale osservando la fibra naturale adottato successo preferenza per la propria porosità e i semi vi possono essere piantati direttamente per la germinazione. Il primo segno della fioritura è l'apparizione, sulla parte superiore della pianta, fra il quinto e l'ottavo palco di foglie, di fiori allo condizione embrionale, indifferenziati, sullo stelo principale, all'intersezione di codesto con le foglie, dietro alla stipola. I ricercatori hanno riscontrato che nel modo quale donne quale avevano fumato sia marijuana che tabacco avevano il doppio delle probabilità successo quelle quale non avevano assunto preparati di resistere di asma, due di solito e mezzo più possibilità di partorire prematuramente e circa il triplo delle probabilità vittoria dare alla luce bimbi con teste piccole basso peso alla nascita. La coltivazione indoor di cannabis sta diventando sempre più popolare grazie alla capacità tuttora pianta di produrre ceppi di alta qualità in gran numero varietà ed (non tralasciabile) quantità. È una pianta di marijuana elegante ed vigorosa, semi di marijuana femminizzati di dimensione media, internodi piccoli, facile da coltivare e dalla fioritura veloce che produce cime allungate e compatte ricoperte di resina. In passato la coltivazione agricola ancora oggi canapa era molto diffusa nelle zone medio-europee, per la sua facilità a crescere anche su terreni difficili da coltivare con altre specie di piante (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), e per la grande quantità di articoli che se ne ricavavano: soprattutto fibre tessili, cartamoneta e corde dai fusti, olio dalla spremitura dei semi, e mangime ed altri prodotti commestibili per il bestiame produttivo dalle foglie e dai semi. Forse il tecnica più semplice per la germinazione dei semi vittoria cannabis è quello successo piantare il seme per via diretta nel terreno selezionato. Le piante autofiorenti inizieranno a fornire cime verso prescindere dalla quantità vittoria luce quale ricevono. semi femminizzati indoor : il primo consiste nel piantare subito i semi nel terreno ove si vorranno successivamente mantenere le piante; meglio dicono che sia considerato però piantare costruiti in vasetti contenenti terriccio universale, così da proteggere meglio nel modo che esili piante da insulti ambientali (abbassamenti di temperatura) e ridurne la mortalità.
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semi femminizzati come funzionano
Basandosi sui risultati degli studi condotti sulla cannabis fumata in pazienti con dolore neuropatico associato all'HIV, l'associazione Americans for Safe Access ha denunciato il ministero federale il 21 febbraio per la sua deposizione che la cannabis non avrebbe benefici medici accettati. Ce piante autofiorenti inizieranno any generare cime any prescindere dalla moltitudine che bagliore gna ricevono. La pianta femmina muore e i semi cadono al suolo, ed quando hanno raggiunto la terra, e giunge la pioggia, il ciclo vitale di una nuova pianta comincia. Discorso da ‘azzeccagarbugli' traducibile con la convinzione del Procuratore della Repubblica che, every costituire reato, basti coltivare una pianta di cannabis il cui seme risulti di una qualità idonea a produrre una alta, e dunque illegale, percentuale di THC. Cannabis Sativa L. questo il nome scientifico di genere e varietà botanica di piante di canapa, essenza quale sta al centro vittoria un grande successo, di forti interessi e successo promettenti traguardi, di consumo e sul fronte tuttora salute. 73 del d. P. semi autofiorenti di canapa . n. 309 del 1990 nella parte in cui prevede la illiceità penale della condotta di coltivazione di piante da cui si estraggono sostanze stupefacenti psicotrope univocamente destinate all'uso personale, indipendentemente dalla quota di principio attivo contenuta nel prodotto della coltivazione stessa, sollevata sotto il profilo della violazione del principio della necessaria offensività della fattispecie penale nell'ipotesi in cui la coltivazione dia luogo a quantità ( qualità) di inflorescenze dalle quali non sia ricavabile il principio attivo in misura sufficiente a produrre l'effetto (stupefacente) potenzialmente lesivo nel caso vittoria successiva assunzione. Il richiamato Regolamento, ai fini dell'importazione, fissa allo 0, 2 per cento il tenore massimo di THC della canapa greggia, di cui al gergo NC 5302 10 00, dei semi di categoria di canapa destinati alla semina di cui al codice NC ex 1207 99 20, nonché dei semi di canapa diversi da quelli destinati alla semina di cui al codice NC 1207 99 91, che possono esserci importati solo da importatori riconosciuti dallo Stato membro in modo da garantire che non siano destinati alla semina. Alcuni metodi appropriata complessi, che possono assicurare piante di qualità superiore, prevedono di mescolare insieme del terriccio e del fertilizzante in un contenitore separato, e poi metterli nel vaso. Salve, il suo ragionamento è logico eppure la legge è chiara, bisogna avere prova successo acquisto e cartellino con i dati dei semi acquistati, altrimenti in circostanza di controlli da inizia degli organi competenti la coltivazione risulterà illegale. Il terreno nei vasetti deve essere mantenuto umido, ma non inzuppato: un eccesso d'acqua farebbe marcire il seme. In linea complessivo, la maggioranza delle razza possono essere coltivate sia indoor che outdoor, tuttavia, esistono ceppi con migliore capacità d'adattamento alla coltivazione outdoor rispetto ad altri. Le categoria a predominanza indica si adattano meglio agli ambienti più freddi e avversi, mentre quelle a predominanza sativa prediligono i climi più caldi e umidi. Attualmente la "marijuana di Stato" e' prodotta nello Stabilimento Chimico-Farmaceutico militare di Firenze, dove si punta peraltro ad aumentare la creazione, passando dagli attuali 100 chilogrammi l'anno a quasi 300. In questa fase le piante hanno bisogno meno insolazione (12h) e l'ambiente dev'essere piuttosto secco (max. La coltivazione in ambiente esterno (conosciuto come outdoor), per determinate piante di Cannabis come la Sativa e la Indica può protrarsi every 6 mesi (dalla semina alla raccolta). In primis l'elaborazione di nuove varietà di cannabis e quindi l'immissione sul mercato di semi che garantiscono dei livelli successo Thc superiori a quelli di 20 anni fa. E' il frutto vittoria un'accurata ingegneria genetica - prosegue il direttore dell'Orto Botanico di Cagliari - e dell'elaborazione di varietà che fondamentalmente vengono fornite dal mercato olandese.
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▿▿▿ John Murphy & Xylia Singh 14.O9.2O18 ↳ 𝑓𝑙𝑎𝑠𝘩𝑏𝑎𝑐𝑘, seconda stagione. ↳ Campo Jaha ; roleplay meme "L’amore ci rende deboli" Non aveva avuto neanche il tempo di esaminare la nuova casa della sua gente, la gente dell'Arca ━ ch'era stato trascinato immediatamente in quella che doveva essere l'infermeria. Il suo pessimismo gli aveva chiaramente detto che quel posto non sarebbe durato più di tanto ━ almeno finché i terrestri sarebbero stati in giro. Inoltre, non aveva più nessuno sull'Arca da molto tempo, per cui non s'era neanche sprecato a guardare in giro, per cercare qualche faccia amica ━ il viso livido di dolore e la gamba ferita non gli avevano consentito neppure una qualche battuta all'udire il nome del campo: Campo Jaha. E perché mai il Cancelliere ( che aveva ucciso suo padre ed un / sacco / di altra gente ) doveva disturbarsi nell'essere così narciso? Sia chiaro, John non sapeva alcunché di quel che era successo, eccetto che le stazioni avevano deciso di approdare sulla Terra. Prima o poi, qualcuno gli avrebbe dato i dettagli. O forse no. A John, in tutta sincerità, importava solo fino ad un certo punto ; voleva solo un quadro chiaro della situazione. ( . . . ) "L'infermeria" aveva un aspetto rozzo ━ inospitale, con i cavi elettrici sradicati dal soffitto ed una luce flebile supportata dai raggi solari provenienti da una finestra. Erano le prime cose che osservava mentre veniva ricucito da Abby, sia in volto che sulla gamba ━ pensando, fondamentalmente, a niente: avrebbe avuto tutto il tempo di farlo appena sarebbe stato rinchiuso in cella con Bellamy. Una volta terminate le cure, comunque, si era accorto che non era solo, in quella stanza: Abby e Jackson si erano allontanati da un po', lasciandolo con una pezza satura di disinfettante. « L’amore ci rende deboli. » aveva detto la sconosciuta. « Problemi in paradiso? » John stava ridendo. Non l'aveva degnata di uno sguardo, stava ancora tastando i punti sulla sua faccia. « Comunque vero, caspita. Ed il cielo è blu. »
Dopo tutti quegli anni era riuscita ad arrivare sulla terra, il suo desiderio più grande si era finalmente avverato, ma purtroppo non era affatto come se lo era immaginato. Sangue, morte, rancore... Un'esplosione di avvenimenti che avrebbe di certo voluto accantonare e la presenza dei terrestri non facilitava affatto le cose. Era al fianco di Bellamy durante la battaglia, si era battuta bene, riuscendo ad eliminare ogni terrestre che le era capitato davanti, per sua sfortuna però uno di loro era stato talmente veloce da riuscire a ferirla poco prima di accasciarsi al suolo. Non riusciva a muoversi, il pugnale era conficcato nella sua coscia ed inoltre la quantità di sangue che stava perdendo era decisamente troppa. Era riuscita a mettersi al riparo strisciando per qualche metro sul terreno, sentiva le urla dei suoi compagni che stavano continuando la battaglia ed infine un enorme botto seguito da un silenzio tombale. Xylia non sapeva cosa fosse successo esattamente, ma la sua vista si fece appannata perdendo così completamente i sensi. [...] Gli occhi della ragazza si spalancarono all'istante e con uno scatto alzò il busto ritrovandosi seduta. Strizzò immediatamente gli occhi sentendo un forte fitta alla gamba. Quando gli rilasso fece qualche respiro profondo osservando il luogo in cui si trovata, le sembrava di averlo già visto, sembrava l'arca. Passarono pochi minuti e la porta si aprì mostrando davanti ai suoi occhi una figura amica: Jackson. L'aiutante della dottoressa Griffin diede un ultima controllata alla sua gamba che era stata disinfettata e curata, molto presto sarebbe potuta tornare a camminare come prima, ma doveva assolutamente riposarsi e riprendere le forze, aveva perso parecchio sangue. Il ragazzo sfruttò quei pochi minuti per parlare di quello che era successo, di come forerò riusciti ad arrivare sulla terra e di come disgraziatamente sua madre ed altri uomini non fossero stati ritrovati. Xylia a quelle parole si rimise stesa su quella piccola branda strizzando gli occhi. Aveva avuto seriamente troppe divergenze con sua madre nell'ultimo periodo, non poteva credere che non l'avrebbe mai più rivista, come anche probabilmente non avrebbe più rivisto la giovane Evanthia. Era sola non aveva nessuno al suo fianco, ma doveva essere forte, cercare di tenere le proprie emozioni a bada. Era colpa dei propri pensieri se era stata colpita la notte prima, aveva paura che la sua compagna scomparsa fosse lì, tra quella gente che li stava attaccando con tanta ferocia. Si portò le mani sul volto ed istintivamente le tornarono alla mente delle parole che aveva letto su un libro diversi anni prima: L'amore rende deboli. Ripenso attentamente a quella frase, così da ripeterla persino ad alta volte, più e più volte, non rendendosi conto di non essere più sola nella stanza. Ripensò a sua madre, che dopo la morte del padre non era più tornata se stessa, era cambiata e probabilmente perché stava soffrendo, come lei in quel misero istante. I suoi innumerevoli pensieri si fecero lentamente scuri e successivamente scomparirono sentendo un'altra voce. Era Murphy, quel ragazzo che aveva causato decisamente troppi danni, danni che avevano fatto del male a moltissimi ragazzi. Lo osservò con disprezzo e successivamente si girò dall'altro lato riflettendo su quello che era successo nei giorni precedenti, si era comportato male, ma gli altri non erano stati affatto meglio di lui.
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Quel che molti non riuscivano a capire — ad immaginare e comprendere subito, era che il ragazzo dai capelli corvini aveva subito ben tre giorni di torture senza dire alcunché ai terrestri, prima di cedere dal dolore e rivelare le informazioni sul campo dei 100. Si era sforzato nel cercare uno spiraglio di luce, di pace — al fine di non vendere i propri compagni di disgrazia, nonostante tutto il male che loro non avevano esitato a fargli alla minima cosa che sbagliava. Eppure anche lui era umano e come tutti gli essere umani — voleva sopravvivere. John aveva visto la faccia del tradimento e dell'ingiustizia, ed a momenti, nei suoi peggiori incubi, quei concetti divenivano / la stessa / cosa, un'unica faccia. Per cui sì — aveva già perso speranza nel genere umano a tal punto di non dovere alcuna spiegazione a nessuno. Presto l'avrebbero rinchiuso insieme a Bellamy, anch'egli colpevole nell'aver sparato ad una guardia sull'arca, nell'aver aggredito Murphy non appena lo aveva visto vivo e vegeto fuori dalla navicella. La pura verità era che lì nessuno era innocente, tutti erano colpevoli, a modo loro. Per cui l'occhiata di disprezzo lanciata dalla giovane non lo aveva toccato minimamente, anzi. Il ragazzo poi aveva alzato le sopracciglia e sospirato rumorosamente in una reazione stizzita, intervenendo subito dopo. « Okay okay. » non aveva smesso di passarsi il disinfettante sulle ferite, intanto. « Chiudiamola qui, qualunque siano i tuoi problemi con l'amore devono essere parecchio grossi. Che ne dici di dirmi invece cosa mi sono perso? E perché il campo si chiama Jaha? »
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Rimase distesa su quella sorta di letto, in totale silenzio cercando di liberare la mente da tutti quei ricordi che erano tornati più forti che mai. Strinse con forza un pugno, mentre l'altra mano era impegnata a sorreggerle leggermente il suo capo. Avrebbe tanto voluto alzarsi ed allontanarsi il più possibile da quel posto, ma non poteva, non sapeva dove andare ed inoltre la gamba le stava facendo decisamente troppo male. Non riusciva a comprendere con esattezza perché si sentisse così male emotivamente, certo la perdita di Evanthia era stata di certo un brutto colpo che l'aveva tormentata ormai da diversi giorni, ma forse quello che era venuta a sapere di sua madre, la stava lentamente prosciugando dall'interno. Le voleva bene, o almeno, glielo aveva voluto fino alla morte del padre, quando essa perse completamente la testa, non ritornando più in se stessa. Allentò la presa permettendo così di far tornare del colore originario le nocche, che erano diventate giallastre a causa della terribile stretta, che le aveva riservato alcuni segni delle unghie sul palmo. Fece alcuni respiri profondi, per ritrovare nuovamente un sentimento di pace con se stessa ed in seguito, si girò in direzione del ragazzo pronta a rispondere alle sue domande. Sapeva veramente poco di quello che era successo, infondo le avevano riferito solo ed esclusivamente lo stretto necessario. Alzò lentamente il busto per mettersi seduta, mentre una smorfia di dolore apparve sul suo viso, la ferita sembrava essere medicata correttamente, ma il dolore appariva implacabile. “ Non è che io sappia molto... ma credo che il campo abbia questo nome perché è in onore del cancelliere: Thelonious Jaha. “ Spiegò voltandosi nella sue direzione con ancora un'espressione dolorante sul volto.
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Murphy aveva automaticamente aggrottato la fronte, l'espressione chiara ed evidente del dubbio era visibile sulla sua faccia. La ragazza sembrava davvero saperne poco e niente — e nell'ipotesi, John aveva intuito fosse una delle sopravvissute, ma di quale stazione non lo sapeva. Non l'aveva mai vista sull'Arca. Non riusciva a capire, comunque. Jaha era morto? « Il sommo cancelliere non è più tra noi? » chiese molto ironicamente, perlopiù perché a John la notizia non gli avrebbe fatto né caldo né freddo. Quel bastardo aveva deciso di giustiziare il padre, solo perché quest'ultimo voleva salvare la vita di suo figlio. Ma quello era un capitolo troppo buio e rabbioso per John, per cui la sua psiche non andò oltre con i ricordi dal sapore amaro. Ebbene sì, anche lui aveva avuto problemi con l'amore. In questo caso, con quello ricevuto. « Non mi dispiacerebbe. » ammise, decidendo di continuare il discorso di prima. Detto questo, non aveva aggiunto altro. Una parte di lui voleva sapere sul serio il conteggio dei sopravvissuti, la vivibilità del nuovo accampamento — qual era la storia di quella ragazza, che pareva abbastanza addolorata con la frase detta attimi prima — eppure era rimasto zitto, poiché più vedeva quel posto, più dava ad esso del "provvisorio". Non sapeva più se per egli ci sarebbe stato un luogo come lo era stato l'Arca, tempo addietro — talmente tanto addietro che pareva una vita precedente.
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Ascoltò le sue parole con un espressione sorpresa, espressione che cambiò all'istante ripensando e quello che sera successo sull'arca. Molti dei ragazzi che erano scesi per primi sulla terra, insieme a lei, avevano avuto una storia passata orribile, e quindi era quasi del tutto ovvio, che alcuni ragazzi andassero contro il cancelliere, le regole sulla stazione ero atroci e allo stesso tempo rigide, inflessibili, ma erano necessarie per garantire agli abitanti più tempo per sopravvivere. Si leccò lentamente il labbro inferiore, che era ancora lievemente impregnato di sangue, e successivamente facendo una lieve smorfia iniziò a parlare. “ Mi è stato riferito che probabilmente è ancora vivo, ma non ha molto tempo a disposizione... l'ossigeno nello spazio sta per esaurirsi completamente... “ Spostò lo sguardo sulla propria gamba accarezzandosi la fasciatura con lentezza, le faceva male ma cercava di non pensarci troppo. “ È rimasto nello spazio per dare la possibilità a tutti gli altri di raggiungere la terra, quindi credo che il capo si chiami così per questa ragione... “ Ritirò lentamente la mano decidendo di stendersi nuovamente sul lettino. “ Molti genitori si sono salvati... ma mia madre a quanto pare non c'è riuscita... “ Disse con un filo di voce fissando il soffitto lievemente distrutto sopra di lei.
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John restava ancora accigliato. Perché? Perchè la ragazza stava parlando a spezzoni ━ e soprattutto, parlava come se John ne potesse sapere qualcosa. Non sapeva assolutamente / nulla / ━ appena aveva messo piede nel campo aveva parlato e bisticciato solo con Kane e Bellamy ━ se non pure qualcuno degli adulti che l'aveva scortato lì. Adesso si rendeva conto di come loro, dell'Arca, stessero vivendo una dimensione diversa da quella che stava vivendo John. Loro avevano un'altra storia di sopravvissuti ━ così come John ne aveva tutt'altra. Erano due fili più o meno paralleli che, semmai si sarebbero incontrati, avrebbero avuto bisogno di più punti d'incontro, di maggiori dettagli. Di un pizzico di umanità, anche. Che John, però, aveva poco. « Adesso si spiega tutto, finalmente. » una volta giunte tutte le informazioni di cui aveva bisogno, lui aveva risposto così. Non poteva biasimare la ragazza, era ferita e probabilmente non aveva tutti i tasselli della storia dei cento. « Beh, buon per lui. Con tutte le vite che ha ucciso, era il minimo che potesse fare. » aveva commentato così, poiché per i più futili dei crimini, molte famiglie erano state rovinate per colpa di Jaha. Anche quella di Murphy. S'era voltato poi, verso la ragazza. L'era morta la madre, ed a quanto pare quella era stata la storia di molte delle persone giunte dall'Arca sulla terra. « Ecco perché hai detto quella frase. L'amore ci rende deboli, no? Mi dispiace, comunque. » lui invece avrebbe voluto che la madre fosse morta fin dal principio, ecco.
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Sentendo quelle parole Xylia non poté fare a meno di sospirare. Odiava quello che era successo, quello che aveva portato così tanti ragazzi alla reclusione, quello che aveva portato lei stessa alla prigione: un semplice e dannato libro. Il cancelliere Jaha non aveva ucciso alcun membro della sua famiglia, però aveva condannato la sua vita quando era ancora una semplice bambina, costringendola a venire in cella per decisamente troppi anni. Dopo tutto quel tempo trascorso tra quelle quattro mura, si era totalmente convinta che sarebbe morta al compimento dei suoi diciotto anni, ma le fu data una secondo possibilità, a lei ed a tutti gli altri. “ John... “ Si fece sfuggire quel nome. Non lo conosceva, ma con quello che aveva fatto, con quello che aveva provocato tra i cento, il suo nome poteva benissimo considerasi conosciuto. “ Che fine hanno fatto gli altri cento? Purtroppo durante la battaglia... “ Si accarezzò ancora una volta la coscia a fatica. “ Ho perso i sensi... “ Disse cercando di sviare il discorso nato delle ultime parole del ragazzo. Le era morta la madre, certo... ma il suo cuore soffriva per un’altra grande ferita.
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John Muɾphy John aveva volto il capo verso la ragazza appena ella aveva pronunciato il suo nome ; era sorpreso, certo ━ ma quella sorpresa svanì dopo che il ragazzo aveva compreso le mille ragioni per cui l'altra poteva conoscerlo. Da allora, da quell'esatto momento, si era reso conto che lei faceva molto probabilmente, parte dei cento. I suoi tratti erano molto comuni, solo l'acconciatura la distingueva. Eppure, John non era stato abbastanza fra loro ━ troppo impegnato ad essere torturato dai terrestri.
« Sono spariti. Catturati, forse dai terrestri. » chissà cosa pensava la ragazza, di lui. Di certo, pochissimi sapevano che John aveva cercato di resistere alle torture pur di non vendere i suoi "compagni" di viaggio. Non l'avesse mai fatto ━ era finito per essere odiato lo stesso. Ad ogni modo, non si lasciò sfuggire il movimento della ragazza verso la sua coscia. Forse era stata ferita in battaglia?
« Non so come, ma alcuni si sono salvati ━ nei boschi. Bellamy, Finn, Monroe e pochi altri. ( . . . ) Raven l'ho trovata nella navicella. » quelli ch'erano stati con lui nella strada verso il campo Jaha, erano infatti, pochissimi.
« Anche tu sei scappata in tempo? » Gestire ___________ Xylia Singh Xylia Singh “ Spariti? Ma io ho sentito l’esplosione... come è possibile? Dovrebbero essere tutti salvi! “
Rispose con tono leggermente sorpreso. Non aveva amici lì, ma la notizia la scosse particolarmente. Stava seriamente iniziando a pensare che la sua mente si stesse prendendo gioco di lei e se quello che credeva fosse successo, fosse solo una menzogna?
Fece un respiro profondo, cercando di riprendere il controllo dei propri pensieri.
“ Non ricordo molto... “
Aggiunse con un filo di voce decidendo di mettersi nuovamente a sedere per guardarlo con più facilità.
“ Ma ho combattuto lontano dalla navicella, ero da sola e come ho detto ho perso i sensi... e quando ho aperto gli occhi c’era la dottoressa Griffin ed altri uomini che mi stavano portando qui. “
Spiegò Xylia cercando di non pensare al dolore che stava provando in quell’istante, voleva camminare uscire da quel luogo, ma probabilmente al momento le era impossibile. Gestire ___________ John Muɾphy John Muɾphy « Appunto. Dovrebbero essere salvi, e si tratta di tutti quelli che erano rimasti / nella / navicella, se ci pensi. Quelli che sono rimasti fuori, Bellamy eccetera, sono scappati. Perché? Non si sa. »
Ma non aveva senso, allora perché Raven, rimasta nella navicella, non era stata catturata? Anche John non sapeva gran parte della storia.
Quando la ragazza si mise a sedere ━ John la guardò per un attimo: no, non ricordava di averla vista, per cui l'aggiunse alla lista delle facce nuove e ascoltò la sua versione dei fatti.
« Hai combattuto lontano dalla navicella, come Bellamy, Finn, Monroe e altri. E' normale che siate salvi. » aveva risposto, con una certa noncuranza. Il mistero, sicuramente, rimaneva quel che era capitato a coloro che più di tutti, stavano al sicuro.
« ( . . . ) Pensavo fossi una di quelli arrivati con l'Arca. Non mi ricordo di te, fra i cento. » aveva ammesso, sincero come sempre. Ed intanto, disinfettava le ferite, mostrando qualche volta, delle smorfie di dolore. 1 ___________ Xylia Singh Xylia Singh " Non so esattamente cosa fosse successo, non ho visto assolutamente nulla, ma se il piano di Raven è andato a buon fine... i terresti dovrebbero essere stati tutti carbonizzati. Quindi forse Bellamy si è allontanato per non rimanere colpito dall'esplosione... "
Disse la ragazza ripensando a quel momento, non che ricordasse granché, ma rammentava quello che aveva sentito da Bellamy insieme a quello che avevano in mente di fare.
" Sarò anche salva... ma sarei potuta morire... "
Commentò accarezzandosi ancora una volta la gambe sperando che magari le passasse il dolore il più velocemente possibile, si era distratta e tutto per colpa di quella dannata ragazza.
" Sono una dei cento quanto te, solo che a differenza tua sto da parte e non faccio tanto il gradasso. "
Aggiunse infine la ragazza. Non aveva assolutamente intenzione di provocarlo, aveva solo fatto una lieve considerazione, infondo da quello che aveva visto, erano due persone alquanto differenti.
" Solo una curiosità... che diavolo ti è successo? "
Domandò vedendolo particolarmente mal ridotto, molto di più di come l’aveva ricordato l’ultima volta, quando era stato torturato dei suoi stessi compagni, evento in cui Xylia si era, con tutta se stessa, rifiutata di partecipare. ____________ John Muɾphy John Muɾphy « Mh, si forse hai ragione. » ammise, inclinando la testa di lato con una certa superficialità. Quelli che s'erano allontanati lo avevano fatto per un motivo ━ ma era strano comunque, perché se v'erano altri terrestri nei paraggi, avrebbero preso loro, non quelli dentro la navicella. Domande su domande su domande. « Il piano di Raven ha funzionato, comunque. Non l'hai visto? » domandò con un sorriso: Raven era terribile, ma geniale come persona.
« La mia teoria è che un altro gruppo di terrestri li ha catturati appena gli altri sono usciti dalla navicella. » cambiò la pezza pregna di disinfettante sostituendola con un'altra.
« Scusami? Il gradasso? Io sono stato torturato per / tre / giorni cercando di non rivelare informazioni su di voi! Se vi avessi voluti morti, avrei parlato sin dal primo minuto! » era così stanco John, di essere incolpato per cose che non aveva fatto. Voleva proprio vedere come resisteva quella tizia dopo averle staccato tutte le unghie dei piedi e mani, e pestata fino alla sofferenza pura.
« Sono mal ridotto perché, appunto, prima della battaglia sono stato catturato dai terrestri. Voi non mi avevate più accolto nel campo. » 1 _____________ Xylia Singh Xylia Singh “ No... non sono riuscita a vedere assolutamente nulla... “
Scosse lentamente il capo stringendo maggiormente la presa su quella sorta di lettino.
“ John, forse mi sono espressa male... io non ce l’ho con te. Ho detto gradasso semplicemente perché tu ti sei fatto notare, hai provato ad ottenere il comando fra di noi e non puoi negarlo. Io sono stata in silenzio, completamente in disparte. “
Spiegò lentamente cercando di dare una motivazione sensata. Non aveva nulla contro di lui, anzi aveva cercato di opporsi a quello che le avevano fatto, ma senza alcun risultato, avrebbe di certo rischiato di fare la sua stessa fine, se non peggio. Era da sempre stata una ragazza magra, se non magrissima. Agile quasi in tutto, ma la sua resistenza a volte era quasi inesistente.
“ In ogni caso... potresti aver ragione. Anche se la vedo assurda come teoria... “
Rispose massaggiandosi lentamente i gomiti e successivamente alzò lo sguardo nella sua direzione.
“ ... perché ti sei fatto torturare per noi? Ti abbiamo fatto del male... hai per caso capito di aver sbagliato? “
Domandò cercando di comprendere al meglio. Aveva fatto delle scelte stupide, come anche lei, come chiunque all’interno di quella dannata navicella. Era umano, sbagliano tutti, tutti quanti. 1 ____________ John Muɾphy John Muɾphy « Ma come non sei riuscita a vedere nulla? / Quanto / eri lontana dalla navicella? Devo presumere parecchio lontana, visto che non sei stata abbrustolita come gli altri. »
Tuttavia, quando la giovane aveva tentato di spiegarsi meglio, John aveva annuito. Anche se, "gradasso" rimaneva ancora una parola che non gradiva.
« Vero, ho fatto tutto ciò. Ad ogni modo forse era meglio se me ne stavo al mio posto, eravate proprio ingrati. » aveva schioccato con la lingua, con un'espressione di disappunto. « Beh ━ se vuoi un consiglio: fatti notare. Soprattutto ora che sei una sopravvissuta. » e per John, il pensiero dei sopravvissuti valeva molto più di qualcuno che aveva condotto la propria vita in maniera tranquilla. I Terrestri, che ormai s'erano adattati, per lui non erano sopravvissuti ━ ma semplici autoctoni.
« Mh, tu hai qualche ipotesi? Ci sono solo terrestri qui. O almeno così sembra. » nessuno di loro sapeva infatti, di Mount Weather. Neanche John.
« Uff. » grugnì. non voleva fare il sentimentale, ma doveva darle una risposta se voleva essere compreso. « L'accampamento che avevamo costruito cominciava a sapere di . . . / casa /. Eravamo tutti coetanei, con un nemico in comune e soprattutto...eravamo tutti nella stessa barca. Tanto valeva quel poco di comfort che avevamo creato. E comunque tutti avevano già sbagliato esiliandomi e impiccandomi. Io mi sono solo adattato a degli stronzi. » 1 ____________ Xylia Singh Xylia Singh “ Ero veramente lontana dagli altri, avevamo fatto una sorta di tunnel, alcun portavano anche in luoghi abbastanza lontani dal centro dell’accampamento. Sarebbe stato seriamente un problema se i terrestri avessero scoperto l’esistenza di quei passaggi o anche se non fossero stati difesi a dovere… “
Spiegò la situazione. Lei non voleva fare del male a nessuno, ma in quel preciso momento l’unica cosa che le interessava era l’amica scomparsa, doveva assolutamente ritrovarla. Ascoltò con attenzione le parole del ragazzo e successivamente non poté fare a meno di sospirare. Le dispiaceva davvero molto per quello che gli avevano fatto, lei non c’entrava, ma non poteva agire in suo favore… infondo anche lui aveva fatto cose sbagliate, alquanto…
“ Grazie del consiglio, ma dubito che lo farò… non mi piace stare al centro dell’attenzione. In ogni caso no, non ho proprio idea di dove siano finiti gli altri, ma ho la strana sensazione che presto lo scopriremo… “
Spiegò nuovamente e poco dopo si posò una mano sul volto, le si stavano chiudendo gli occhi, forse si era sforzata troppo e il suo corpo faticava a sopportare tutto questo.
“ Adesso che sono presenti anche gli altri abitanti dell’arca… non ho la minima idea di come andrà a finire tutto questo… “
Rispose con un filo di voce e successivamente fu costretta a stendersi a causa di un giramento di testa improvviso. Era debole ed iniziò a sbattere le palpebre velocemente cercando di tenerle aperte il più possibile.
“ Scusa John… ma sto sentendo il forte bisogno di riposare… “
Riuscì a sussurrare poco prima di chiudere gli occhi. Si era stranamente fidata di lui, sperava solo di non pentirsene.
___
Annuiva, fissando il vuoto, mentre l'ondata di informazioni lo travolgeva come avevano fatto gli eventi ; d'altronde, lui ne aveva fatto una questione di abitudine. « Sì, infatti è stato meglio tenerli nascosti, quei passaggi. » le parole di Xylia erano soltanto quelle di un'altra sopravvissuta nelle orecchie di John, solo che stavolta egli non vedeva davvero l'ora di ascoltare le versioni degli altri. « Dormi pure. Io me ne devo andare da qui. » "prima che mi rinchiudino" voleva concludere, ma non lo disse per non suscitare ulteriori sospetti ━ ed intanto stava osservando l'infermeria fatta a baracca per notare vie d'uscita o armi da celare. La luce che penetrava attraverso un panello chiuso, l'odore metallico del proprio sangue, una guardia dal viso scorbutico fuori dalla porta. Forse l'idea di evadere era fuori questione. « Neanche io ho la minima idea di come andrà a finire tutto questo. » stavolta sussurrava, rivolgendo le parole più a sé stesso che a una Xylia in procinto di dormire.
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FINE
RIASSUNTO: Da una frase casuale di Xylia, scaturisce una seria conversazione tra i due ex-delinquenti: John, prima della battaglia al campo dei 100, è stato rapito e torturato dai terrestri, quindi sa ben poco dell'arrivo del resto dell'Arca. Xylia sembra sapere qualcosa in più, infatti gli spiega perché il campo si chiami così e che fine abbia fatto Jaha ; John inoltre comprende che lei è, come lui, una dei sopravvissuti alla battaglia fuori dalla navicella, e che è stata 'miracolata' rispetto a chi è stato abbrustolito. John le spiega invece chi è sopravvissuto e come, portandoli entrambi a fare teorie sulla fine che abbiano potuto fare il resto dei ragazzi scomparsi. Credono che siano stati catturati dai terrestri, quando la verità è che sono nelle mani di Mount Weather.
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Catastrofe, la volevano i terroristi con 120 bombole del gas
E' caccia all'uomo in Catalogna per catturare il terrorista marocchino Younes Abouyaaqoub, sospettato di essere il killer della Rambla, il solo membro della cellula di Ripoll ancora in fuga, tre giorni dopo gli attentati di Barcellona. Una grande rete e' stata stesa sul nord-est della regione, lungo il confine con la Francia, con decine di posti di blocco. La cittadina di Ripoll, culla della banda, e' praticamente sotto assedio nell'ipotesi che Abouyaaqoub possa avervi cercato rifugio. Sul confine con la Francia i controlli sono stati rafforzati per evitare che il fuggitivo, se non lo ha gia' fatto, possa passare nel paese vicino. In mattinata una folla di cittadini e di turisti ha assistito alla Messa per la Pace celebrata alla memoria delle vittime nella Sagrada Familia, il tempio di Antoni Gaudi' che secondo la stampa spagnola era il primo obiettivo dei terroristi. In prima fila i reali di Spagna, il premier Mariano Rajoy, il presidente catalano Carles Puigdemont, il sindaco di Barcellona Ada Colau. Un ulteriore segnale della volonta' della metropoli di tornare alla normalita', di non lasciarsi piegare dal terrore. Cosi' sulla Rambla, tornata ad essere come affollata di cittadini e turisti. Molti hanno continuato a deporre fiori, peluche e messaggi al 'punto zero', sul mosaico di Miro' dove si era fermata la corsa del furgone omicida. Qui ha deposto dei fiori anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano, che poi ha incontrato i familiari degli italiani vittime dell'attentato. Fra i morti, e' stato confermato oggi, c'e' anche il piccolo Julian, 7 anni, il piccolo anglo-australiano che era stato dato per disperso. Sulla Rambla era con sua mamma, rimasta gravemente ferita. In realta' il suo corpicino era nell'obitorio del palazzo di giustizia. Ma sorprendentemente i governi di Australia, Regno Unito e Filippine che hanno lanciato appelli per ritrovarlo e la famiglia non erano stati informati. La cellula di Ripoll, 12 o 13 membri, non e' piu' in grado di nuocere, ha annunciato il ministro degli Interi catalano Joaquim Font. Cinque terroristi sono stati abbattuti, tre ancora non identificati sono morti disintegrati nell'esplosione del loro covo di Alcanar, quattro persone sono in manette. Ufficialmente ci sono tre ricercati, ma e' probabile che in realta' i loro cadaveri siano quelli di Alcanar, uccisi dall'esplosione provocata per errore dagli stessi jihadisti. Fra i tre morti nella base operativa ci sarebbe anche l'imam di Ripoll Abdelbaki Es Satty, 45 anni, l'uomo che gli inquirenti considerano l'indottrinatore e il leader dei baby-terroristi. Avevano fra 17 e 28 anni - tre coppie di fratelli - descritti dalle famiglie, distrutte, e amici come un gruppo di ragazzi "normali" e "tranquilli" che si ritrovavano a giocare a calcetto e che non avevano niente dei fanatici religiosi. Senza che nessuno si accorgesse di nulla, si sono trasformati in spietati assassini. L'imam, a Ripoll dal 2015, era uscito nel 2012 dal carcere dove si trovavano jihadisti coinvolti nelle stragi dei treni di Atocha, a Madrid, del 2004. Nel 2016 aveva trascorso tre mesi in Belgio a Vilvoorde, vicino a Bruxelles, culla con Molenbeek del jihadismo europeo. Secondo El Periodico, il suo nome era apparso nell'inchiesta sugli attentati di Madrid. La fotocopia della sua carta d'identita' era stata trovata in casa di Mohamed Mhrabet Ehasi, accusato di reclutare jihadisti, fra cui Bellil Belgacem, che nel 2003 si fece saltare a Nassiriya uccidendo 19 soldati italiani e 9 iracheni. Sorprendentemente pero' sembra che l'imam di Ripoll non fosse sorvegliato. Mentre una parte del piano potrebbe essere stata messa a punto in Marocco, a Mrirt: diversi elementi della cellula, filtra dall'inchiesta, erano nella cittadina a meta' luglio e alcuni di loro, come Driss Oukabir, non sono rientrati prima del 13 agosto. A Mrirt sono nati Younes Abouyaaqoub e Mohamed Hychami, entrambi appartenenti alla cellula. La cellula da mesi si preparava a colpire a Barcellona con furgoni bomba imbottiti di Tatp, l'esplosivo dell'Isis. Il primo obiettivo era la Sagrada Familia. L'attacco era imminente, ha detto il capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero, forse proprio quel maledetto giovedi'. Una manipolazione sbagliata ha pero' distrutto il covo e fatto scattare il 'piano B', con attacchi alla disperata, senza esplosivi, sulla Rambla e a Cambrils. Senza il provvidenziale errore di un terrorista, il colpo inferto a Barcellona sarebbe potuto essere ancora piu' mortale. Click to Post
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