#musicalità delle parole
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ascoltalapoesia · 1 year ago
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La Poesia da Ascoltare: L'Arte del Verbo e del Suono
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La poesia è una delle forme più antiche e potenti di espressione artistica. Attraverso l'uso delle parole, i poeti dipingono quadri emotivi e concettuali che possono toccare il cuore e l'anima dei lettori. Ma cosa succede quando la poesia si fonde con il suono, diventando una forma d'arte da ascoltare? In questo saggio esploreremo il mondo affascinante della poesia da ascoltare.
La Poesia Come Musica delle Parole
La poesia da ascoltare è una manifestazione dell'arte che combina le abilità del poeta con quelle del musicista. Invece di limitarsi a scrivere versi, il poeta da ascoltare sfrutta la potenza del suono, aggiungendo tonalità, ritmo e melodia alle parole. Il risultato è una composizione che può catturare l'attenzione dell'ascoltatore e condurlo in un viaggio emotivo.
Ritmo e Musicalità
Il ritmo è un elemento chiave nella poesia da ascoltare. Le parole vengono scandite con cura per creare un ritmo coinvolgente. Questo ritmo può essere veloce e incalzante o lento e meditativo, a seconda dell'umore che il poeta desidera trasmettere. Il ritmo è spesso enfatizzato dalla scelta delle parole e dalla loro disposizione, creando un'esperienza sonora unica.
Il Potere dell'Oratoria
Nella poesia da ascoltare, l'abilità dell'oratore è cruciale. Il modo in cui le parole vengono pronunciate e enfatizzate può influenzare profondamente l'impatto emotivo del componimento. La voce del poeta diventa uno strumento musicale in sé, in grado di trasmettere sfumature di significato e emozioni.
L'Armonia delle Parole
L'armonia è un altro aspetto importante della poesia da ascoltare. Le parole vengono selezionate non solo per il loro significato, ma anche per il loro suono. I poeti da ascoltare scelgono le parole in base alla loro musicalità, cercando combinazioni che siano piacevoli all'orecchio. Questo crea un effetto sinestetico, in cui il suono delle parole si fonde con il loro significato.
La Poesia Come Esperienza Sensoriale
La poesia da ascoltare è una forma d'arte multisensoriale. Coinvolge l'udito e il senso del linguaggio, ma può anche suscitare immagini vivide nella mente dell'ascoltatore. La combinazione di suono e significato crea un'esperienza sensoriale unica che può essere profondamente coinvolgente.
L'Influenza Culturale e Sociale
La poesia da ascoltare può essere influenzata dalla cultura e dalla società in cui è creata. Può essere un veicolo per esplorare temi sociali, politici o culturali. Allo stesso tempo, può unire le persone attraverso l'ascolto condiviso, creando un senso di comunità tra coloro che partecipano all'esperienza.
Conclusione
La poesia da ascoltare è una forma d'arte affascinante e in continua evoluzione. Unisce le meraviglie della parola parlata con il potere della musica per creare un'esperienza unica e coinvolgente. Attraverso il ritmo, la musicalità, l'oratoria e l'armonia delle parole, la poesia da ascoltare solletica l'udito e l'anima, offrendo un'esperienza che va oltre il semplice atto di leggere versi. È un'arte che celebra la bellezza della lingua e l'emozione della voce umana.
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sayitaliano · 2 years ago
Note
☾ and ☯ for the speak your language day asks!
Ciao! Grazie per aver mandato queste domande!^^
☾ : favourite word from your language
Una delle mie parole preferite in italiano credo sia meriggiare (= riposare all'aperto e all'ombra durante le ore più calde del giorno).
☯ : what do you love about your language?
Tra le cose che amo di più della lingua italiana ci sono la sua musicalità e la ricchezza di sfumature che sappiamo dare a tutto quello che diciamo. Pensa anche solo alle parolacce: abbiamo una grande fantasia e varietà di espressione che non riesco a trovare in altre lingue (sicuramente in parte perché non le conosco così bene come la mia, ma così tanta libertà è difficile trovarla per me).
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jamessixx · 1 year ago
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Toss a coin to your Witcher, oh valley of planty. Difatti, fai un salto nell'universo epico di "Toss a Coin to Your Witcher" con la nostra esclusiva analisi e descrizione. Questa canzone, ispirata dalla serie Netflix "The Witcher", incanta con la sua melodia avvincente e le liriche coinvolgenti. Esplora il significato delle parole e la magia dietro ogni nota, scoprendo come questa canzone abbia catturato l'immaginario di fan in tutto il mondo. La nostra disamina dettagliata svela la profondità emozionale di "Toss a Coin to Your Witcher", rivelando la sua influenza sulla colonna sonora della serie e oltre. Unisciti a noi in questo viaggio attraverso la musicalità e l'emozione di una delle canzoni più iconiche degli ultimi tempi. Toss a coin to your Witcher e immergiti nella magia di questa traccia che ha conquistato il cuore di migliaia di appassionati di musica e fantasy.
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seoul-italybts · 1 year ago
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[✎ ITA] W Korea : Intervista con V pre-rilascio di Layover (V x Cartier) | 22.08.2023
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🗞 V x W KOREA - 22 agosto 2023
__ Intervista ‘cover story’ per W Korea (feat. Cartier) di settembre
📷 Servizio fotografico | Orig. KOR | Ver. ENG | Twitter
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Ecco dispiegata, ancora una volta, la pacata radiosità di V—il suo portamento, riflesso finanche in un battito di ciglia, come sospeso nella leggiadra cadenza temporale.
Tra le luci sontuose e gli elaborati gioielli che ne impreziosiscono la figura, il portamento composto di V sprigiona un fascino irresistibile.
Nell'introduzione del video musicale di ‘Love Me Again’, che è un primo sguardo al suo album solista – Layover - di prossima uscita, la sua aura echeggia il lusso di un'icona glam rock. Tuttavia, circondato dallo splendore mistico delle caverne – stalattiti quasi soprannaturali sospese tutt'intorno – V si erge come l'incarnazione di un moderno Narciso—rischiarato da luminescenze danzanti che divampano fulgide come il sole. Nella successiva anteprima offerta da ‘Rainy Days’, potremmo distillare l'essenza stessa del video in ciò che non sarebbe affatto fuori luogo chiamare ‘profondo sentimentalismo’.
Mentre lavorava al suo nuovo album, l'obiettivo di V era quello di svelare nuove dimensioni di se stesso, nonché le diverse personalità coltivate nel tempo, grazie alle esperienze vissute finora. Non abbiamo dubbi che i 5 videoclip delle altrettante tracce di Layover si amalgameranno in perfetta armonia —un vero e proprio omaggio al suo genio artistico.
Con la sua soave espressività vocale e la sua aura, di fronte all'obiettivo, V è in pieno controllo della scena e conquista non solo le/gli ARMY, ma anche produttori e artigiani dell'arte visiva, i/le quali non vedono l'ora di tuffarsi alla scoperta delle sue profonde abilità creative.
A partire dall'ammaliante luccichio nei suoi occhi, passando per l'accattivante grazia delle sue dita e l'eleganza della sua figura, W Korea ha immortalato fino all'ultima sfaccettatura dell'essenza di V. E quando poi – durante la nostra intervista – il sole stava calando, ricoprendoci delle sue tenui luminescenze, V ci ha lasciatə distrattamente con queste parole:
‘È in giornate come queste che mi sento felice e ho il cuore pieno di gioia.’
Potremmo descrivere il giugno 2022 – mese in cui i BTS si sono imbarcati nelle proprie carriere soliste – come un elegante arazzo in cui sono intessuti 9 anni di storia di gruppo. L'album-antologia 'Proof' ne è l'espressione più concreta. Da allora, hai seguito i tuoi compagni di viaggio intraprendere le loro attività individuali, cosa hai provato e colto da quest'esperienza?
V: Ogni volta che li vedo salire sul palco, sono così fiero di quanta strada hanno fatto. Ognuno di loro porta alla luce qualcosa di nuovo ed inedito ed è semplicemente fantastico seguirli in quest'esperienza. Sul serio, sono totalmente preso e sto cercando di assorbire il più possibile da ogni singolo spettacolo e palco presentato e solcato finora dai ragazzi.
Ora che i riflettori sono puntati su V, c'è fibrillazione nell'aria–Layover, il tuo primo album solista, verrà rilasciato l'8 settembre. Questa tua impresa artistica è ormai entrata nel vivo, ma quali sono stati i pensieri e sentimenti predominanti negli ultimi mesi di processo creativo?
V: Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho lavorato e ho incontrato le/gli ARMY individualmente. Volete sapere qual era il pensiero più pressante? ‘Dovrei forse mettermi a dieta, se voglio che sia un comeback in grande stile?’ Potete fidarvi quando dico che era diventata una vera e propria ossessione (ride).
Degna di nota, riguardo Layover, è la collaborazione con Min Hee-jin, la presidentessa di ADOR nonché il genio creativo dietro le NewJeans. Per quale motivo hai deciso di coinvolgerla in qualità di produttrice, per questo progetto?
V: Volevo mostrare un lato diverso della mia musicalità, rispetto ai miei lavori precedenti, e questa collaborazione mi è sembrata il modo più adatto per raggiungere quell'obiettivo. Lo spunto principale è arrivato da(ll'album) 'Pink Tape' delle F(x), e l'ho contattata subito dopo essermene ricordato. Abbiamo avuto scambi creativi davvero soddisfacenti, coprendo ogni dettaglio del caso, e l'intero processo non ha incontrato intoppi. La produttrice Min ha messo a mia disposizione la sua passione ed esperienza. Inoltre è una persona davvero accogliente e piacevole.
Chiaramente tu non sei estraneo alla sala registrazioni; tuttavia, affrontare un progetto solista era un'esperienza ancora inesplorata, per te. Hai scoperto qualcosa di nuovo sul tuo conto – fossero anche solo sfumature ancora inedite della tua artisticità - durante questo viaggio?
V: L'intero processo mi ha ricordato i miei giorni di addestramento da trainee. È stato come riscoprire la mia identità canora. Così facendo, quasi per caso, ho scoperto nuovi aspetti della mia vocalità– più vicino a certe tonalità ed enunciazioni rispetto a prima.
Facciamo un salto nel passato, allora: in una puntata di <BTS Gayo>, ti abbiamo visto in una perfetta esibizione di ‘Love's Twist’ di Sul Wun-do. Ora, tornando rapidamente allo scorso giugno, ti abbiamo anche sentito in serenate jazz sui grandi classici del passato. La tua voce ha questa rara maturità naturale, specialmente nelle tonalità più basse, che ti distingue da molti dei cantanti della tua età. Conosci bene le tecniche canore che meglio possono esprimere questo tuo fascino?
V: Mi piacciono diversi generi musicali e spesso mi ritrovo a canticchiare tra me e me. Grazie ai preparativi per quest'album solista, posso dire veramente di aver scoperto la mia essenza canora, ed è proprio questo che ha reso il tutto estremamente gratificante.
Trovi che Layover sia più una raccolta di ciò in cui V brilla maggiormente o di ciò che ama?
V: È un mix di entrambe le cose. In Layover, ho fuso i miei punti di forza con ciò che amo. Sono impareggiabile, quando si tratta di questo tipo di atmosfere (ride). Vorreste maggiori dettagli?... Beh, per ora non posso ancora svelarveli.
Tu e Jungkook spesso condividete le vostre bozze musicali? Dopo il recente rilascio del suo progetto solista, ‘Seven’ - a luglio, Jungkook ha rivelato che tu sei stato il primo a sentire la sua canzone. Tuttavia, ha anche candidamente ammesso le dissonanze musicali tra voi, osservando ‘A dire il vero, abbiamo gusti piuttosto diversi. V è più per le sonorità calme e chic’. Che cosa significa, per te, quel ‘chic’?
V: Ahahah, per me ‘chic’ ha diversi significati. Prendete, ad esempio, RM. Ha scritto questo inedito pazzesco, il brano che ha presentato – magnificamente - a sorpresa durante il concerto encore di SUGA. Ogni volta che sento quella canzone, penso ‘Voglio cantare anche io un brano così chic, prima o poi.’
In quanto artista, dovrai sicuramente affrontare diversi stadi e passaggi prima di poter presentare i frutti del tuo lavoro al resto del mondo. Quale momento in questo processo è più elettrizzante, per te?
V: Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé, nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.
Persino icone globali del tuo calibro, talvolta, si lasciano sopraffare dall'agitazione. Come riesci a mantenere la calma? Chi o cosa ti è d'aiuto per restare in bolla?
V: A dire il vero, devo confessare che trovo un certo fascino nella tremarella che precede un'esibizione. È entusiasmante, una felice trepidazione. Mi piace quel tipo di tensione.
C'è forse qualche complimento che riesce a tirarti particolarmente su di morale?
V: Beh… ogni complimento è sempre il benvenuto. Quando ne ricevo, praticamente ballo felice fino a casa.
Se dovessi prendere in esame la tua personalità, quali tratti o sfumature di quest'ultima apprezzi maggiormente?
V: Anche se non sono sempre attivo o veloce in ciò che faccio, ho una certa costanza e resistenza, procedo saldo come una nave cisterna
Abbiamo tuttə delle vulnerabilità. Quale pensi sia il tuo tallone d'Achille?
V: Forse i miei tempi? Sono solito seguire un mio ritmo, e questo, probabilmente, mette a dura prova la pazienza delle/gli ARMY, a volte. Parlo, ad esempio, del mio album solista– l'attesa si è protratta piuttosto a lungo. In realtà, l'idea originale era pubblicarlo a dicembre dello scorso anno; ma il processo creativo ha richiesto più tempo del previsto, e di questo sono molto dispiaciuto nei confronti delle/i fan.
Nei momenti cruciali della tua esistenza, tendi maggiormente ad affidarti al tuo intuito o cerchi consiglio nella tua cerchia di conoscenze?
V: Ho piena fiducia nel mio istinto, ma sono sempre aperto e pronto ad assorbire i consigli che mi arrivano dalle persone a me vicine. Sono entrambi molto importanti per me.
Conducendo una vita sempre sotto i riflettori, non c'è dubbio tu abbia vissuto diversi momenti magici. Tuttavia, col passare del tempo, provi forse un minore senso di meraviglia rispetto a quello degli inizi?
V: Interessante.. Sì, certo, ci sono stati momenti in cui il palcoscenico m'è parso meno elettrizzante. Per mantenere vivo quel senso di meraviglia e gratitudine, credo di dover trovare nuovi lati e sfaccettature della mia arte e personalità, così da evolvere. È proprio questo desiderio di riscoperta e rinnovamento che sta alla base del mio nuovo album.
Nonostante dal punto di vista artistico, man mano che accumuli nuove esperienze, tu continui a crescere e ad evolvere, c'è forse qualche aspetto di V – o forse dovremmo dire di Kim Taehyung – che rimane sempre uguale?
V: La ricerca della felicità, per quanto piccola o passeggera possa essere. Che si tratti dell'amicizia con gli altri membri, l'atmosfera speciale di un set o anche il pensiero fugace dei giorni di riposo a venire o di ciò che mangerò oggi– questi piccoli e gioiosi momenti di felicità sono molto importanti, per me.
Col dispiegarsi della vita, quali sono le tue aspirazioni più ambiziose, al momento?
V: Forse vi sorprenderà, ma solitamente non nutro grandi ambizioni. Mi è stato detto che i miei desideri sono di natura temperata. Ovviamente, avere ambizioni ed obiettivi è positivo, ma io sono solito misurare le giornate in gradi di felicità. Ciononostante, quando si tratta di un servizio fotografico, divento piuttosto ambizioso (ride).
Poniamo ci sia la perfetta confluenza di tempo, spazio ed opportunità, qual è un'esibizione cui ti piacerebbe lavorare e portare alla luce? Il palcoscenico dei tuoi sogni?
V: Tutto ruota sempre intorno alle/gli ARMY. Stare insieme, sentire la loro energia– quello è fondamentale.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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antennaweb · 6 months ago
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Teresa De Sio
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La musica folk è il rock del popolo. Con il folk si impara a rispettare gli uomini e le donne del nostro mondo, a riconoscerne il passato e grazie a quello guardare al futuro.
Teresa De Sio, cantautrice e ricercatrice musicale è portavoce di una tradizione culturale che abbraccia i Sud del mondo. Musicista simbolo di un pensiero libero e indipendente viene appellata La Brigantessa.
Con oltre due milioni e mezzo di dischi venduti, nel 2000 ha fondato la sua etichetta indipendente, la C.O.R.E., sottraendosi ai contratti delle multinazionali, in cambio della garanzia di un’assoluta libertà artistica.
Nata a Napoli il 3 novembre 1952, ha trascorso l’infanzia a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Sua sorella è l’attrice Giuliana De Sio. Ha iniziato la carriera artistica con la danza, a diciassette anni si è trasferita a Roma per studiare recitazione ed è stato in ambito teatrale, alla fine degli anni settanta, che ha incontrato il cantautore Eugenio Bennato con cui ha fondato Musicanova, che in quegli anni ha rifondato e riscoperto la tradizione popolare napoletana. Questa storica esperienza è culminata nel 1978 con l’album Villanelle popolaresche del ‘500 in cui Teresa De Sio si è distinta per il timbro molto particolare che le conferiva genuinità e raffinatezza al tempo stesso.
Dopo la prima fase di recupero della tradizione, ha sperimentato altre strade musicali, si definisce una cantautrice folk-rock.
Nel 1980 ha pubblicato il suo primo album da solista Sulla terra sulla luna in cui, poco più che ventenne, ha affrontato tematiche e sonorità più moderne iniziando la scalata verso un ruolo di prestigio nell’ambito della canzone d’autore nazionale. Nel 1982 ha pubblicato l’omonimo album Teresa De Sio che ha venduto oltre un milione di copie vendute restando per 25 settimane nei primi tre posti in classifica.
L’anno successivo ha pubblicato Tre, vendendo 800.000 copie. Nel 1983 ha partecipato al programma televisivo Fantastico cantando la sigla di coda O sole se ne va e tenuto il primo concerto dal vivo ripreso interamente dalla televisione nazionale.
Nel 1985 è uscito Africana, in collaborazione con Brian Eno, per la prima volta ha cantato in italiano abbracciando atmosfere più vicine al rock. L’anno successivo è tornata alla passione per la musica partenopea di fine Ottocento e inizio Novecento con l’album Toledo e regina.
Nel 1988 ha pubblicato un doppio album dal titolo Sindarella suite al cui interno è compresa una suite vera e propria dal titolo La storia vera di Lupita Mendera, musicata ancora una volta in collaborazione con Brian Eno e cantato con Piero Pelù. Nello stesso anno ha interpretato il brano La volpe nell’album La pianta del tè di Ivano Fossati.
Nel 1991 è uscito Ombre rosse, in cui hanno suonato musicisti da diversi paesi del mondo.
Con La mappa del nuovo mondo del 1993,  l’impegno e la tematica sociale sono entrati a far parte del suo mondo poetico in composizioni come Teresa stanca di guerra e Io non mi pento. Nel 1994 ha portato in giro lo spettacolo Parole e musica in cui dialogava e interagiva col pubblico. Nel 1995 ha registrato in presa diretta l’album Un libero cercare a cui hanno collaborato anche Fabrizio De André e Fiorella Mannoia.
Nel 1997 ha pubblicato il live Primo viene l’amore contenente straordinarie riletture dei suoi grandi successi oltre a tre inediti.
Il progetto La notte del Dio che balla del 1999 è un viaggio tra tradizione e tecnologia che l’ha portata ad avvicinarsi alla musica popolare pugliese e alla taranta da cui è nato CRAJ, spettacolo a metà tra musica e teatro circense che l’ha vista lavorare accanto a Giovanni Lindo Ferretti poi diventato un film che ha vinto il Premio “Lino Miccichè” per la miglior opera prima ha vinto alla 62ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Nel 2004 con A Sud! A Sud! è tornata a celebrare in forma ancora più compiuta la musicalità mediterranea.
L’album successivo Sacco e fuoco contiene storie di briganti e rivoluzione.
Il progetto Riddim a Sud contiene interpretazioni diverse della stessa musica eseguite da più persone a cui hanno partecipato anche Roy Paci, Raiz e Ginevra di Marco.
Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Metti Il Diavolo A Ballare, noir ambientato nella Puglia del dopoguerra che ha vinto il premio Rapallo come migliore opera prima ed è diventato uno spettacolo che mescola musica e teatro.
Nel 2011 è stata la volta di Tutto cambia in cui spicca l’omonima versione in italiano del brano di Mercedes Soza e Na Strada Miezzo ‘o Mare rielaborazione in dialetto napoletano di Crêuza de mä di Fabrizio de André. Con questo disco è stata in tour fino al 2013, anno culminato con la collaborazione con Pino Daniele nei cinque storici concerti dal titolo Napule è tutta n’ata storia.
Nel 2015 è uscito il suo secondo romanzo L’Attentissima da cui è nato un reading musicale itinerante.
Due anni dopo ha pubblicato Teresa Canta Pino che contiene O’ Jammone, canzone scritta apposta per il caro amico e il più grande musicista napoletano di tutti i tempi.
Continuando a girare l’Italia diffondendo la sua musica ha prodotto Puro Desiderio, un mix di ritmi acustici che a tratti sfiorano l’elettronica spaziando in universi musicali diversi dal rock al pop d’autore diventando quasi lisergico e progressive, senza mai tradire la scrittura diretta ed evocativa di testi intimi e profondi.
La Brigantessa continua inarrestabile a portare in giro il suo stile unico che unisce la canzone napoletana popolare a sonorità jazz fusion, folk e suoni della world music, perseguendo un percorso artistico che rifugge la ricerca del successo facile trattando temi di denuncia sociale in assoluta libertà creativa.
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marikabi · 1 year ago
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'o Schustèr
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Per scrivere questo pezzo (che è un articolo, ma anche una storia, un racconto di sensazioni ed emozioni, una cartolina da un luogo della memoria, una recensione emotiva di nuove canzoni, un invito. Fate voi) ho scelto di non appoggiarmi all’amicizia che ho da molto tempo con Massimo Vietri, o alla stima che provavo per il padre (avuto come preside e poi ritrovato come sodale in tante manifestazioni d’impegno civile e sociale, nonché amico nonostante la grande differenza d’età).
Ho dovuto cancellare il ricordo di tutti i discorsi fatti con entrambi intorno all’Irpinia, circa Avellino e sugli ultimi, sui poveri e sui dimenticati di questa e di tante terre nel mondo.
Ho voluto scordarmi dei Lumanera (o della Lumanera, come dice Massimo) e del video risbaldente e colorato che è ’O ballo r’ ’o Schustèr (trovabilissimo su YouTube), perché sennò mi partiva la nostalgia e quella - si sa - ti porta lontano, nelle lande del dolore e della hopelessness.
Ho ricominciato daccapo. Ho ricominciato dalle parole delle sue canzoni, quelle contenute nel suo ultimo disco, il primo da solista, che ha titolo, appunto, Schustér .
(Massimo guadagna questo soprannome da ragazzino - dall’estroso ma ’ncapotico libero tedesco che giocò in più squadre spagnole - a motivo della passione per il pallone e dell’infantile bionditudine, di cui il piccolo Nicola - suo figlio - è ora erede.)
Ho voluto incontrare Massimo preparando l’incontro di venerdì 1° dicembre, (ore 18 all’Angolo delle Storie) e prima della presentazione alla città della sua nuova raccolta di canzoni (mercoledì 6 dicembre - San Nicola! - all’Auditorium del Polo Giovani della Città).
Il curatore della Rassegna del Tè letterario, Federico Curci di InfoIrpinia, ha scelto di ospitare - tra tante altre interessanti proposte - anche Massimo Vietri, la sua musica, la sua poesia, ma soprattutto la sua cosmogonia.
Già, perché l’Irpinia cantata da Schustèr è un cosmo dilatabile. Magari parte da piazza Macello, ma arriva ai cieli blu della terra dell’osso. Sosta sotto i portici del luogo più attraversato amato-ed-odiato della Città, però poi vola fino agli speroni del brandello di Appennino che ci è toccato in sorte, facendo il giro lungo per Cuba, per il Mediterraneo e il Medioriente.
Canta di un’Avellino che non c’è più e che ha perso l’occasione di essere migliore. La città di Schustèr ragazzino era trepidante e speranzosa, quale entomata in difetto (cit. Dante Alighieri), ma è oggi antropologicamente e socialmente avvizzita. (Politicamente, poi, è pressoché defunta.)
Mediante la sua icastica poesia, canta la terra, la nonna, i detti, la solidarietà svanita (ci siamo persi tutti nel dopo-terremoto) e una comunità tralignante, affogata nella ’rassa (che non è l’opulenza, bensì la comodità, l’agio, l’ozio, il consumismo narcotizzante).
Racconta di una Storia cui anche la nostra vituperata città ha fatto parte, ma di cui ha perso memoria e nobiltà (Maria de Cardona).
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Massimo-Schustér è il canta-operaio (o il canta-contadino, perché ha vissuto molte esperienze) delle cose semplici, quelle che appianerebbero le rughe dell’uomo moderno, il quale ha perso il senso della vita e del tempo.
Quasi sicuramente, il senso della vita e del tempo - sub specie aeternitatis - non esiste (mi auguro che magari sia semplicemente non intelligibile ai mortali), tuttavia aiutano a vivere le storie di piccole cose, di povera gente, di quando anche i clochard erano nel tessuto iconografico e solidaristico del territorio (Mariniello, ’o mammone, dall’incredibile storia umana).
Schustér ha preso tutto quello che la città (e l’Irpinia) gli ha offerto, in bene e in male. Ha egli stesso frugato negli angoli ed anfratti - dei vicoli e dei cuori - per scoprire perle di sguardi e di storie, diventate canzoni.
Schustér è un nostalgico. Schustér si commuove raccontando di sé, della nonna sua, del padre, e Schustèr è cresciuto, soprattutto musicalmente. Ha introdotto musicalità e sonorità che esondano dall’Irpinia (il cosmo dilatabile, appunto), la quale rimane sempre e comunque l’inizio e la fine del viaggio.
(photo courtesy, Federico Curci)
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shunkawakan-ita · 1 year ago
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HEDDIE
Presenta
PARTIRE DA TE
Etichetta discografica: Kromatica Srl
Distribuzione discografica: Pirames International
ASCOLTA IL BRANO
INTRODUZIONE AL BRANO
il pezzo parla di come un sentimento così forte come l’amore possa risollevare la vita di una persona che cerca la felicità in ogni angolo del mondo, ma che purtroppo non riesce a trovare a causa delle proprie insicurezze, delle parole che ogni notte rimbombano nei propri pensieri mentre si guarda il soffitto, persi nel vuoto.
"Partire da te" racconta come l’amore possa essere l’unica scintilla di speranza, l’unica goccia di felicità e l’unico motivo per cui si trova, giorno dopo giorno, la forza di andare avanti, di affrontare la vita a testa alta e di ribaltarla totalmente in una migliore, affrontando le difficoltà; ripartendo da zero…
Ripartendo da chi ti ha donato una nuova vita degna di essere nominata “vita”, e degna di avere un per sempre nonostante le cadute.ciò che ci fa bene ci rende più forti e ci salva dai nostri stessi pensieri, che non fanno altro che ricordarci di fallire nella vita, ma è proprio l’amore che ci fa capire che il fallimento non è una debolezza: il fallimento è la spinta che ci serve per rialzarci e tornare a camminare più forti di prima.
Credits
titolo:  partire  da  te
autori  del  testo:    Menenti
Compositori:  Menenti,  Sambalotti
Nome  d’arte:  Heddie
Biografia:
ho  partecipato  a  diversi  eventi,  tra  i  più  importanti  il  talent  "The  Voice  of  the  Sea"  nella crociera  Costa  Toscana,  arrivando  in  finale  e  vincendo  la  competizione  nel  gennaio  2023 con  "Impossible"  di  James  Arthur. Ho  cantato  e  suonato  molte  volte  nella  mia  città organizzando  serate  e  cantando  su  richiesta  negli  eventi  di  città.  Canto  tutt'ora  nelle  piazze  più  importanti  di  Anagni  portando  canzoni  inedite,  o  cover  con  qualche  mio tocco  di  creatività,  mischiando  i  sentimenti  che  emanano  le  strofe  originali  con  i  sentimenti che  emanano  le  strofe  scritte  e  aggiunte  da  me.    Ho  partecipato  al  Tour  Music  Fest nell’ottobre  2022. Il  18  luglio  2023  ho  partecipato  alla  semifinale  del  Contest  di  Stefano  Raucci  (di  Radio  Radio)  "Talenti  si  nasce"  a  Roma,  passando  le  selezioni  ed  arrivando  in finale  nella  top  5.  Scrivo  canzoni  Pop  e  poche  volte  avvincinandomi un  po’  al rap  il  rap.  Le  ultime  canzoni  che  ho  pubblicato  sono  Ricordi  e  Passo  in  più. Sono  canzoni  di  genere  pop  che,  con una  musicalità  un  po’  malinconica,  riescono  a  raccontare  i  miei  più  profondi  sentimenti quotidiani.
TESTO
E  canto  qui  per  me
Mi  prende  l’ansia,  ma  non  so  il  perché
Non  so  liberarmi  dai  miei  sbagli,  dagli  altri
E  dai  miei  passi  falsi
E  sei  il  mio  ordine
Fermi  il  tempo  e  le  mie  lacrime
Io  di  me  non  riesco  più  a  fidarmi
Ma  ci  sei  te  qui  a  ricordarmi
Che  va  bene  così  lo  so,  però
Solo  con  te
RIT:  E  lo  so
Io  non  sono
Perso  nei  miei  sbagli
Se  nei  tuoi  occhi  so  ritrovarmi
Forse  un  po’
Mi  perdono,  ferma  e  non  cercarmi
Preparo  tutti  i  miei  bagagli
Voglio  partire  da  te
Con  te  non  ci  sono  regole
Io  me  ne  frego  di  tutti  i  tuoi  drammi
Dei  rimpianti  e  se  vuoi  andare  avanti
E  non  so  il  perché
Io  son  perfetto  se  sono  con  te
Io  non  smetto  di  precipitare
Farmi  male  e  poi  ricominciare
E  va  bene  così  lo  so,  però
Solo  con  te
RIT:  E  lo  so
Io  non  sono
Perso  nei  miei  sbagli
Se  nei  tuoi  occhi  so  ritrovarmi
Forse  un  po’
Mi  perdono,  ferma  e  non  cercarmi
Preparo  tutti  i  miei  bagagli
Voglio  partire  da  te
SPECIAL:  Eeeh,  Ehh…
RIT:  Forse  un  po’Mi  perdono,  ferma  e  non  cercarmi
Preparo  tutti  i  miei  bagagli
Voglio  partire  da  te
Perché  è  con  te  che  riesco  a  vivere
Perché  è  con  te  che  non  riesco  ad  odiarmi
Ora  riesco  pure  a  calmarmi
Con  te.
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orianagportfolio · 1 year ago
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Quella figlia del tranviere nata per danzare. Nel film Carla, la storia della Fracci. Nureyev ballava con la sua leggerezza. / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone n° 61, febbraio 2022.
Quasi un anno fa, con la sua voce, avevamo raccontato il Festival super blindato. Avevamo deciso di raccontare Sanremo con gli occhi degli addetti ai lavori, fermi da troppo tempo, ed entusiasti di solcare il palco del Teatro Ariston, pur con l’atmosfera surreale data dalla platea vuota: Giacomo Castellana, ballerino solista dell’Opera di Roma, è la controfigura di Rudolf Nureyev (interpretato da Léo Dussolier) in Carla, dedicato alla vita di Carla Fracci, morta il 27 maggio scorso, che ha collaborato direttamente alla realizzazione del film, insieme a Beppe Menegatti, suo compagno e regista, che ha assicurato, alla prima, che Carla sarebbe stata molto felice del risultato.
«Leggerezza» è sicuramente una delle parole di Carla Fracci. Leggera, piccola, ma tutt’altro che fragile o debole. Lei che torna sulla scena a un anno dal parto, per preparare lo Schiaccianoci in cinque giorni e tiene testa a un testardo Nureyev; lei che, a dieci anni, all’audizione per entrare nella scuola de La Scala, quando una delle insegnanti commenta: «Gracilina», lei risponde «Non sono gracilina, io ho musicalità». Ma «leggerezza» era anche una delle nostre Tre Parole di Sanremo 2021, «Fa parte del mio essere un lavoratore dello spettacolo. Leggerezza è la danza», era stata la risposta di Giacomo.
Papà e mamma Fracci riescono a far frequentare a «Carlina» la scuola della Scala perché è gratuita, Carlina ci cresce, senza mai dimenticare o disprezzare le sue origini, nonostante vessazioni e prese in giro. «Elegante per quanto può esserlo la figlia di un tranviere», le dicono quando Luchino Visconti la sceglie per l’assolo nella Sonnambula. Quella sera sul palco c’è Maria Callas, Leonard Bernstein dirige l’orchestra e l’entusiasta recensione avrà la firma di Eugenio Montale. Per Carla, diciannovenne, è l’inizio di una carriera luminosa e interminabile, iniziata dal tram di papà, che per accompagnarla si ferma davanti al teatro, anche se una fermata lì non c’è. «Andrà come andrà, Carlina», abbracciandola.
Carla emoziona, soprattutto per i rapporti e le relazioni che racconta. Tutte forti, durature e vissute senza risparmiarsi mai. Il legame fraterno con Rudolf Nureyev, il grande amore con Beppe Menegatti, l’amicizia nata a scuola con Ginevra, l’orgoglio e l’affetto di papà Luigi e mamma Santina...
Ancora pochi anni fa, nel 2018, in un’intervista con Diego Dalla Palma, Carla Fracci racconta con un emozionato sorriso che tutte le mattine, quando il suo papà passava sotto il teatro, suonava il campanello del tram, per salutarla, per farle sentire che era lì. Nel film, Beppe la raggiunge senza preavviso a New York, in camerino prima dello spettacolo, per farle la proposta di matrimonio. Nureyev, per il suo Schiaccianoci da preparare in cinque giorni, non ha in mente nessun’altra ballerina. «Vederti danzare è un regalo che tu fai a tutti noi, tu sei la danza stessa», le dice l’amica Ginevra, consolandola dopo un infortunio alla caviglia.
La forza della Fracci arriva tanto anche da loro. Da quella rete stretta e solida di affetti che la accompagnano per tutta la vita, rendendola ancora e sempre più integra, decisa e risoluta. Carla è la storia di Carla, e di chi, intorno, l’ha sostenuta, rendendola quel riferimento universale nel mondo della danza.
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micro961 · 2 years ago
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6:AM -“Mhm Mhm (AEIOU)”
Il nuovo singolo di 6:AM
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Mhm Mhm (AEIOU), è un brano che esprime stati d’animo dell’artista, non ha un argomento preciso per il semplice fatto che l’artista preferisce esprimersi di più con l’emozioni che con altro. La sonorità utilizzata è decisamente raggaettoneggiante ma tutta via resta leggero come groove e nel post ritornello usa la sua voce come strumento da fare compagnia al beat che esplode in sottofondo. Il mood ha qualcosa di francese, cioè, nella felicità delle note e delle parole, le tonalità delle top lines restano comunque in un modo o nell’altro malinconiche esprimendo cosi il sentimento di base per cui l’artista fa musica, la tristezza. Le influenze musicali sono definitivamente le vibes latine mischiate a hit estive ma contemporaneamente giocando con le top line in profondità non nella superficie.
 Albert-Michael in arte 6:AM, è un artista a 360 gradi, capace di fare una canzone da zero a cento in pochi minuti con una qualità del suono molto elevata. Le sue sonorità sono ispirate soprattuto ai luoghi dove ha vissuto nel corso degli anni (oltre 3 paesi) e mantiene uno standard molto europeo sennò mondiale con una musicalità che non bisogna per forza capire il testo per piacere la canzone. Nel suo passato musicale come producer ha collaborato con vari artisti di alto livello oggi giorno come Sfera Ebbasta, Fred De Palma, Lazza ancora prima della loro fama viaggiano assieme sugli stessi mood e sulle stesse note. Il management è gestito da LookUP! Music Staff.
 Etichetta: Orangle Srl - www.oranglerecords.com
Look Up Music staff - https://www.instagram.com/lookupmusicstaff/
 Spotify: https://open.spotify.com/artist/1VsYXoQxzHm4Qlm8ihCywf
AppleMusic: https://music.apple.com/de/artist/6-am/1501895363
Instagram: https://www.instagram.com/albertmichael_art
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCOFxb_u1veoYRTmGnm7PkIg
 l’altoparlante - comunicazione musicale
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tempi-dispari · 2 years ago
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Oto Mayumi, l'underground canta anche in giapponese
Questo nuovo singolo della cantautrice italo giapponese Oto Mayumi, Zenbu, fa ben sperare per un album energico e coinvolgente. La nostra è fautrice di un J-Rock di pregevole fattura. Ottime produzione ed interpretazione. Il cantato in lingua non risulta essere di ‘ostacolo’ considerando la potente musicalità della stessa. E Oto Mayumi sfrutta ottimamente questa potenzialità. Infatti una delle caratteristiche ma maggiormente balza all’orecchio è proprio l’estrema melodicità del testo. Questo non significa banalità, anzi. Vuol dire solo essere in grado di mettere la melodia in maniera perfetta.
La base rimane sempre piuttosto decisa. Siamo ben lontani dalle sonorità in stile Maximum the hormone, ma si resta in ambito hard rock, se vogliamo dare una caratterizzazione. Il lavoro della chitarra in tutto il brano è molto variegato. Da riff ad arpeggi distorti per arrivare a ritmiche piene. Il tutto con estrema fluidità. Nel brano non ci sono punti deboli. Tutt’altro. Così come non mancano cambi di passo. Diversi sono i frangenti in cui gli strumenti si zittiscono per dare spazio alla voce che introduce al ritornello. Pur se con una struttura classica, la canzone non risulta già sentita. Lodevole il solo di chitarra. Veloce ma contestualizzato e non barocco. Allo stesso modo più che azzeccato il break che lo segue. Il ritornello si ripresenta per condurre alla chiusura della canzone.
Il testo di Zenbu tratta del modo in cui viene percepita la vita e di come varia notevolmente a seconda della prospettiva da cui viene vista. Parla di come cambia il modo in cui ci si sente, il modo in cui si vive e il senso di felicità. L’autrice ha cercato di trasmettere questi concetti usando parole semplici, in giapponese (le traduzioni in italiano sono disponibili nei sottotitoli dei suoi videoclip su YouTube). Produzione, mix, master e chitarra sono a cura di Codadilupo dei Tafka, mentre un videoclip del brano è attualmente in fase di preparazione con il regista Pierluigi Patella, già direttore del precedente “Owl”.
Unendo quest’ultimo singolo ai precedenti, come detto in apertura, il disco completo di Oto Mayumi, si preannuncia interessante. Un lavoro che dovrebbe risultare dinamico, energico, caratterizzato da una voce particolare oltre che dal cantato in giapponese. Un ascolto consigliato a tutti gli amanti del rock in generale. Anche chi segue l’hard rock non rimarrà certo deluso. Un’autrice da tenere d’occhio.
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jamessixx · 1 year ago
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Under the Bridge: Immergiti nell'incantevole melodia dei Red Hot Chili Peppers con la loro iconica canzone 'Under the Bridge'. Questo capolavoro musicale incanta l'anima con la sua fusione di emozioni vibranti e melodie avvolgenti. Scopri il viaggio sensoriale che trasporta gli ascoltatori sotto il ponte, dove il riverbero delle note si fonde con l'atmosfera urbana.
Sospesi tra nostalgia e introspezione, i Red Hot Chili Peppers ci guidano attraverso le strade sonore di Los Angeles, con una performance magistrale che cattura l'essenza della città degli angeli. La voce graffiante di Anthony Kiedis si intreccia con il suono unico della chitarra di John Frusciante, creando un'esperienza musicale senza pari.
Attraverso le parole poetiche di 'Under the Bridge', la band ci trasporta in un viaggio emotivo, toccando corde profonde dell'animo umano. Le armonie avvolgenti diventano un ponte tra passato e presente, mentre la potente presenza del basso di Flea completa il quadro, regalando un'esperienza sonora completa.
Scopri il fascino eterno di 'Under the Bridge' dei Red Hot Chili Peppers, un inno alla musicalità e alla nostalgia che rimarrà inciso nel cuore di ogni appassionato di musica. Entra nell'universo coinvolgente di questa traccia leggendaria e lasciati trasportare dalle onde sonore che fluiscono sotto il ponte della tua anima musicale.
Esploriamo insieme l'affascinante universo di "Under the Bridge", la celebre canzone dei Red Hot Chili Peppers che ha incantato generazioni di appassionati di musica. Questo brano intramontabile è un viaggio emotivo attraverso le strade sonore della nostalgia e dell'introspezione.
**Sensazioni Avvolgenti sotto il Ponte della Melodia**
Sotto il ponte delle note incalzanti, il potente connubio tra la voce graffiante di Anthony Kiedis e le magistrali armonie strumentali crea un'esperienza musicale unica. La trama sonora di "Under the Bridge" si dipana come un dipinto emozionale, trasportando l'ascoltatore in un mondo di sensazioni avvolgenti.
**Viaggio Nel Cuore di Los Angeles con i Red Hot Chili Peppers**
Accompagnati dalla chitarra inconfondibile di John Frusciante, i Red Hot Chili Peppers ci conducono attraverso le strade pulsanti di Los Angeles. Ogni nota racconta storie di vita urbana, donando all'ascoltatore una prospettiva unica sulla città degli angeli.
**Il Potere del Basso di Flea: Fondamenta della Magia Musicale**
Il basso potente e distintivo di Flea funge da fondamenta solide, sostenendo l'intera composizione con una potenza che risuona nel cuore di chi ascolta. La sua presenza conferisce a "Under the Bridge" una profondità e una completezza che poche canzoni possono vantare.
**Nostalgia Intramontabile: Un Ponte tra Passato e Presente**
Le parole poetiche di Kiedis creano un ponte temporale, collegando le esperienze passate con il presente dell'ascoltatore. Questo inno alla nostalgia diventa un rifugio emotivo sotto il ponte della memoria, dove le emozioni si intrecciano con la melodia in un abbraccio indimenticabile.
In conclusione, "Under the Bridge" dei Red Hot Chili Peppers non è solo una canzone, ma un viaggio sonoro e emotivo che si snoda sotto il ponte della nostra coscienza musicale. Scopri il fascino senza tempo di questa traccia e lasciati catturare dalla magia di un capolavoro che continua a resistere alle prove del tempo.
Esploriamo insieme l'incantevole universo delle "cover song", autentiche gemme musicali che trasformano le melodie familiari in opere d'arte uniche e coinvolgenti. Le cover, vere e proprie reinterpretazioni creative, aggiungono un tocco personale e innovativo a brani iconici, regalando un'esperienza d'ascolto che va oltre le aspettative.
**La Magia delle Cover Song: Un Nuovo Vestito per Melodie Familiari**
Le cover song sono come abili sarti musicali, prendono melodie ben note e le ricamano con nuovi arrangiamenti, sfumature e interpretazioni. Queste reinterpretazioni trasformano canzoni familiari in opere d'arte rinnovate, aggiungendo un tocco personale che cattura l'attenzione dell'ascoltatore.
**Creatività Senza Limiti: L'Arte di Riscrivere la Storia Musicale**
Le migliori cover sono manifestazioni di creatività senza limiti, con artisti che osano riscrivere la storia musicale attraverso il filtro unico della propria espressione artistica. Ogni reinterpretazione è un viaggio affascinante, un'occasione per scoprire nuove sfaccettature di brani già amati.
**Un'Esplorazione di Stili e Generi: Dalla Popolarità alla Sperimentazione**
Le cover song attraversano confini di stili e generi, portando l'ascoltatore in un viaggio attraverso un vasto panorama musicale. Dai successi pop più popolari alle sperimentazioni di genere, le reinterpretazioni mettono in mostra la versatilità degli artisti e la diversità della scena musicale.
**SEO: Trova le Migliori Cover Song e Scopri Nuove Prospettive Musicali**
Alla ricerca delle migliori cover song? La nostra selezione curata ti guiderà attraverso le reinterpretazioni più coinvolgenti e innovative. Scopri nuove prospettive musicali, dai classici riarrangiati alle gemme nascoste che meritano di essere rivelate.
In conclusione, le cover song sono un viaggio affascinante attraverso la creatività e l'innovazione musicale. Scopri il mondo delle reinterpretazioni e lasciati incantare dalla magia di artisti che trasformano le note familiari in opere uniche e indimenticabili.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Cécile McLorin Salvant
https://www.unadonnalgiorno.it/cecile-mclorin-salvant/
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Il tema dell’identità è potente perché giustifica un sacco di cose terribili e un sacco di cose bellissime.
Cécile McLorin Salvant è una compositrice, cantante e artista visiva sofisticata e vulcanica.
Tra le vocalist più acclamate d’Oltreoceano, ha già vinto tre Grammy Award. La sua ricerca spazia tra vaudeville, blues, tradizioni popolari di tutto il mondo, teatro, jazz e musica barocca, portando alla luce canzoni raramente registrate e dimenticate, con forti narrazioni, colpi di scena inaspettati e umorismo. Molti suoi testi parlano di razza, femminismo e oppressione.
È nata a Miami il 28 agosto 1989, suo padre è haitiano e sua madre, francese della Guadalupa, è nata in Tunisia. L’ambiente multiculturale familiare le ha fatto sviluppare una curiosità quasi onnivora nei confronti della musica ma anche della letteratura, dell’arte e delle tradizioni orali.Ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni e canto classico a otto.
A 18 anni ha vinto una borsa di studio al conservatorio di Aix-en-Provence, in Francia dove ha studiato canto barocco e lirico e, nello stesso tempo, si è laureata anche in giurisprudenza.
In Francia è nato il suo amore per il jazz e per la prima volta si è esibita in pubblico.
Descrive il suo sound come jazz, blues, con elementi di folk e teatro musicale. Compone musica e testi che canta anche in francese, sua lingua madre, oltre che in spagnolo.Nel 2010, ha pubblicato il suo primo album Cécile & the Jean-François Bonnel Paris Quintet. Aveva 21 anni quando ha vinto la Thelonious Monk International Jazz Competition che includeva un contratto discografico con l’etichetta Mack Avenue Records, con cui ha pubblicato i suoi due album successivi, WomanChild del 2013, nominato per un Grammy Award 2014 nella categoria Best Vocal Jazz Album e For One to Love del 2015. Questo disco, che comprende brani che parlano di indipendenza e forza femminile, nel 2016, le è valso un Grammy per il miglior album jazz vocale. Due anni dopo, il suo album Dreams and Daggers, ha vinto un Grammy nella stessa categoria. La sua Ogresse è una favola musicale in forma cantata che fonde vari generi di cui ha scritto la storia, i testi e la musica. Esplora il feticismo, la fame, la diaspora, i cicli di appropriazione, la menzogna, l’alterazione e l’ecologia.Il suo settimo album, Mélusine, è stato pubblicato in digitale il 24 marzo 2023. Mélucine è la leggendaria donna che, per effetto di una maledizione si trasforma per metà in serpente, fino a quando non fugge in forma di drago quando viene scoperta dal marito. Cécile McLorin Salvant ne ha tratto cinque nuove composizioni e nove riletture di brani scritti tra il XII e il XVII secolo, cantati in francese, inglese, occitano e creolo haitiano. Ne ha anche tratto uno storybook con quadri coloratissimi, silhouette e parole, per dare forma a emozioni e pensieri.
Ogni suo disco o live set, rivela connessioni continue e rimandi che passano con naturalezza attraverso diversi stili musicali che toccano tradizioni popolari, passando per le arti visive e il teatro.
Cécile McLorin Salvant possiede una varietà timbrica e un controllo che hanno pochi eguali, associati a emozionanti doti interpretative che le permettono di affrontare ogni avventura musicale con una finezza nei dettagli palpabile e al contempo naturale.
La nota soprano Jessye Norman ha detto di lei che possiede una voce unica sostenuta da un’intelligenza e da una musicalità completa, che illuminano ogni nota che canta.
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hermioneblk · 2 years ago
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L'amore molesto 🎧 commento
AudioBook: L’amore molesto
Writer: Elena Ferrante
Narrator: Anna Bonaiuto
(primo ascolto)
È invidiabile una scrittura del genere, una trama non facile scritta in modo perfetto ma forse leggermente troppo intrecciato e questa volta sento che la seconda lettura è più che necessaria. Non sarei mai riuscita a scrivere una storia del genere o meglio non sarei mai riuscita a presentare una storia del genere in questo modo così artistico perché come sempre le trame non sono arzigogolate ma essendo realistiche restano semplici ma presentate con la complessità di una mente che le analizza.
Per ora assegno tre stelle proprio per la complessità estrema ma probabilmente con un secondo ascolto che avrei comunque garantito come sempre al team Ferrante avrò una visione più chiara della storia. Non che non abbia capito niente ma è stata presentata molto forse troppo intrecciata, il flusso di pensieri è realistico e dunque quello che lo rende perfetto allo stesso tempo lo rende imperfetto. Se non do subito il massimo delle stelle spesso mi capita di aggiungerne altre dopo il secondo ascolto proprio per la visione più chiara che raggiungo del tutto.
In questo caso c’è già pronto anche il film da vedere si tratta di storie scritte e recitate negli anni 90 di cui non sapevo niente.
Anna Bonaiuto come sempre enfatizza con la sua lettura teatrale la storia e la rende affascinante anche per la sua musicalità della sue parole che sanno catturarti.
Ci sono alcuni elementi ricorrenti come per esempio le scene al mare durante l’estate e le scene al cinema ma non ho mai trovato ripetitività. Altri elementi tipici del team Ferrante sono Napoli ovviamente ma anche le donne madri e lavoratrici ostacolate dagli uomini che si ritrovano al fianco.
Mi è piaciuta anche la scelta di tenere silenti le due sorelle della protagonista che vengono citate ma non prendono mai parte alla storia, sono presenti ma non dicono niente e dopo una fugace comparsa escono di scena. I protagonisti non sono molti ma sono molte le scene che li vedono partecipi con vari livelli di antagonismo nel presente che viene paragonato al passato più vicino e al passato dell’infanzia della protagonista.
Ho già iniziato il secondo ascolto e per ora non dico altro tranne che condividere questa citazione:
“L’infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all’imperfetto.”
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tulipanico · 4 years ago
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Il gatto salta sul letto e strofina il muso appuntito contro la mia mano, protesa verso di lui. Lui sa, lui sa sempre tutto. È l'unico ad ascoltare quando leggo ad alta voce la pagina di un libro o qualcosa che ho appena finito di scrivere, per cercare di capire se fila abbastanza, se possiede musicalità. Sicuramente è l'unico a sentire quando esprimo a parole le voglie che passano distratte per le vie della mente. Oggi, per esempio, gli confido che vorrei passare la giornata con un corpo nudo affianco al mio e seguire con l'indice, delicato come il pennello per gli ultimi ritocchi su di una tela, il tragitto delle sue vene. Seguire la strada che il sangue percorre dalla punta delle dita fino al cuore, e poi giù.
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merrowloghain · 4 years ago
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07.02.77 Bagno Femminile - Hogwarts
I soliti due anelli alle mani sono l`unico vezzo per lei, ora che quella collana le è sparita di dosso, e di cui si nota la mancanza come se avesse fatto parte della vita della Grifondoro più a lungo della sua stessa magia. Le palpebre calano un solo istante ora che raggiunge la porta del Bagno Femminile, ed avendo controllato che nessuno sia entrato prima e che nessuno entri dopo la Hazaar, eccola avanzare con la mancina e sospingere la superficie lignea, facendo ingresso con un sinuoso avanzare sicuro, il mento alto, i capelli acconciati in una sola treccia alla francese laterale che le ricade sul petto a sinistra, gli occhi affilati resi ancora più rapaci dall`eyeliner impeccabile e dal mascara, accompagnati quest`oggi da un rossetto effetto vernice, del più scuro dei colori, in perfetto accordo con tutto il resto. «Heaven, ma guarda un po`» voce impostata, melliflua e calda, terribilmente intima, mentre la mancina stessa richiude l`uscio dietro di sè e fa scattare la serratura non magicamente, preferendo tenere puntata l`attenzione sulla Serpeverde intenta a lavarsi le mani «Parliamo, ti va?» gentile, educata, addirittura la bocca si apre in un sorriso perfetto, molto diverso dai suoi storti e sghembi, rivelando tra le labbra truccate di nero, due file di denti bianchissimi e perfetti, dai canini solo vagamente più pronunciati «Come stai?» la fissa, il catalizzatore nella destra a monito che questo giro, si stanno vedendo entrambe, e che forse è questo che l`altra può capire: minacce sottili a cui, sta lei la scelta, se piegarsi o ribellarsi, nonostante non sia così chiaro come far l`uno o l`altro.
Le iridi chiare si spostano rapidamente dal proprio riflesso a Merrow, non appena varca la soglia del bagno. Si sofferma su di lei, per qualche istante, e la squadra dall’altro verso il basso, sorridendo quasi impercettibilmente alla sottile minaccia che il catalizzatore altrui già sfoderato costituisce. Sempre lungo lo specchio, passa in rassegna le vie di fuga da lì, in una valutazione preventiva, nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. Ma, per il momento, questa pare un’eventualità remota, almeno dalla calma che cerca in ogni modo di ostentare. Il respiro controllato va di pari passo alla tranquillità con cui chiude il rubinetto e si asciuga le mani, girandosi solo adesso a guardare l’altra direttamente negli occhi, senza che vi sia nulla a frapporsi. « Dimmi pure » le va di parlare, sì. E per quanto il tono mellifluo della Grifondoro non le sfugga minimamente, decide di mostrarsi ugualmente oltremodo disponibile, quasi sincera. Incrocia le braccia al petto in un tacito sottolineare che stia aspettando, proprio quelle chiacchiere di cui si è parlato, ma soprattutto mettere in chiaro che, da quella posizione, nasca una seconda eventualità remota, ovvero impugnare a sua volta la bacchetta. « Bene » e si stringe nelle spalle, come a dire “come dovrei stare?”, perché per lei non ci sono stati avvenimenti eclatanti, pubblici per lo meno. « Tu stai meglio? » e sembra quasi le interessi davvero.
La vede guardarla nel riflesso dello specchio, spostare lo sguardo, ma la Loghain è proprio dinnanzi all`unica uscita al momento, che ha ben pensato di chiudere tranquillamente, guardando l`altra con l`atteggiamento più disponibile del mondo. E la cortesia paga, a giudicare da come la Serpeverde le risponde, replicando educatamente con un inclinare del capo molto simile all`inchino di un Ippogrifo che diffidente continua però a studiare l`altra persona. Le chiede come sta, apparentemente genuina, calma, con quella voce che modulata a tale guisa pare tanto il canto delizioso e terribile delle Sirene «Bene?» domanda, apparentemente stupita dalla risposta altrui, sbattendo addirittura le palpebre un paio di volte, velocemente, in uno sfarfallio vezzoso che la rende troppo simile a sua Madre, in quel momento. Non che l`altra possa coglierlo, ma c`è una stoica compostezza che va al di là della semplice posa, in lei: qualcosa d`innato che ha riscoperto soltanto recentemente, un controllo che non sembrava in grado di possedere o esercitare, benchè questo si affacci sul suo viso sotto forma di fredda, glaciale e terribilmente sbagliata, calma «Meglio..» sembra valutare il termine usato dall`altra, vagamente meditabonda «No, non direi in effetti.» replica sempre educatamente, forse un poco civettuola, ma la musicalità nel timbro non pare minimamente un costrutto falsato «Però ecco, speravo tu potessi aiutarmi a sentirmi meglio.» annuisce vagamente «Dopotutto io ti ho aiutata una volta, no? Perchè non restituirmi il favore?» sorride, fa un passo in avanti, ma è totalmente in contemporanea al suo fare che le punta contro il catalizzatore, ruotando di 180° in senso orario il polso ed effettuando un piccolo fendente alla fine «Petrìficus Totàlus» il richiamo alla pastoia totale che nella sua mente è ben chiaro, visualizzando il corpo della Serpeverde irrigidirsi completamente, cedere ad una rigidità assoluta sotto la propria magia, canalizzata con precisione d`intento, verso ogni minimo muscolo presente in quel corpicino esile. Se ciò fosse riuscito, completerebbe i suoi passi fino a lei, con quell`ondeggiare di fianchi vagamente ipnotico «Facciamo vari tentativi, ti va?» dolce, dolcissima per come le parla, con le iridi grigio-verdi puntate in quelle di lei, che cominciano una serie di sentimenti caustici e vischiosi: catrame nero d`animo che sceglie di mostrarle senza nessun accenno di senso di colpa.
In ogni caso, sul fatto che Merrow l’abbia aiutata, a suo tempo, c’è solo un’ obiezione da fare. « L’ho fatto » il favore te l’ha restituito « ho fatto esattamente quello che mi hai chiesto » con un tono che fa sì che le sue parole sembrino una pura e semplice constatazione. « È inutile che te la prendi con me, quando sei tu a volere cose che non sai ges– » ed il riferimento a Xavier, o per lo meno all’incontro con lui che le aveva chiesto in cambio del sopraccitato aiuto, è lampante. Probabilmente avrebbe tanto altro da dire, come al solito, ma forse ha già parlato a sufficienza, trascurando totalmente, ed anche volontariamente, le reali intenzioni dell’altra. Di fatti è proprio su quell’ultima parola, un “gestire” lasciato a metà, che restano ferme le sue labbra, schiuse, immobili, un po’ come il resto del suo corpo, per quanto gli angoli siano leggermente rivolti verso l’alto, a denotare un atteggiamento decisamente atipico per una situazione di questo tipo. Gli occhi restano fissi in quelli dell’altra, ma in fondo non gli sposterebbe neanche se potesse.
Annuisce, l`ascolta, addirittura mette su un`espressione totalmente in accordo con le sue poche parole, finchè quel Pietrìficus non arriva a farla tacere «Si, no scusa, forse dovevo avvertirti del fatto che non me ne frega un ca**o.» annuisce, comprensiva alle sue stesse parole, stringendo le labbra tra loro come ad ammettere con il viso intero, quel suo errore di calcolo «Non mi interessa molto di quello che hai fatto con Xavier. Mi interessa di più che tu...» le arriva dinnanzi al volto, piegandosi appena in avanti giusto per inquadrarla meglio da quella dinoccolata altezza in cui svetta sopra la più piccola «...capisca.» l`intensità bruciante in quella singola parola, a cercare di piantargliela dentro in un affondare simile a quello d`una lama incandescente dentro ad un panetto di burro. Resta là qualche secondo in più, respirandole ad un soffio dal viso, le labbra serrate e solo le narici che s`allargano appena percettibilmente, squadrandola in fretta alla ricerca della bacchetta di lei che non vede «Dunque: il punto è, che tu hai aggredito alle spalle» schiocca la lingua al palato, disgustata nel riportare il fatto criptico «E ti sei messa in mezzo in qualcosa che nemmeno hai compreso. Ma non ti preoccupare, oggi io e te» le sorride, dolcemente «rimedieremo.». Le passa alle spalle, la mancina che si solleva a carezzarne con il dorso delle dita affusolate, il profilo della mascella che digrada nell`orecchio e poi nella nuca, delicatissima e terribilmente intima, facendo finire quelle bacchette d`avorio tra le ciocche dorate dell`altra, per spostargliele mentre s`accosta al suo padiglione destro, il respiro che si fa tremulo, carico d`un`anticipazione che le accellera via via il battito cardiaco, per mormorare un «Incarceràmus» dal sapore solo loro. Ecco perchè di nuovo le punta contro la bacchetta, effettuando un piccolo ma preciso nodo con il catalizzatore in sua direzione, tra lei e l`altra, evocando dalla sua mente delle spesse corde che vanno ad avvolgere nella quasi totalità, il corpo della Hazaar. Si vede le corde bloccarle le braccia nella posizione incrociata in cui già stanno, le gambe, impedirle i movimenti ed imbrigliarla, come una splendida farfalla in una gabbia fatta di dita di corda, concentrandosi sul numero 56 nel suo stesso livello d`azione, ad inspessire e rendere più forte ciò che va ad evocare. Spinge la magia dal catalizzatore d`Agrifoglio, e quasi le sembra di poter sentire il nucleo scalpitare e chiederle di più, implorarla di spingersi sempre un poco più in là, frenandosi solo per la riuscita che vuole perfetta, di tale incanto «Vedi Heaven? Io penso che comprendere l`importanza delle cose sia davvero vitale, per qualcuno come te, come me.» si paragona? Le accomuna? Se l`incantesimo avesse fatto il suo serrato lavoro, quindi, la mancina andrebbe a tirare fuori dalla tasca dietro dei pantaloni un rotolo di magiscoth argentato, facendo il giro nuovamente per inquadrarla da davanti «Urla e troverò il modo per farti tacere più a lungo che solo con questo, hm?» la fissa negli occhi, facendo pendere il rotolino dall`indice mancino proprio ad un paio di centimetri dal suo nasino perfetto, a monito concreto di come potrebbe andare avanti la cosa.
« Merrow » calma, pacata « ti sfugge una cosa » una cosa oltremodo importante, visto il modo in cui enfatizza la frase « a me non frega un ca**o di comprendere niente e ti assicuro » e qui è sincera in modo palese « che questo non è il modo giusto per farmi capire le cose » le stai solo dando delle solide fondamenta per far peggio, nel caso. « A me dispiace che tu sia così inconsapevole del peso delle tue parole » ancora tranquilla, come se quella a non poter far altro, oltre che parlare, sia Merrow, non lei. « Tu mi hai chiesto un appuntamento » in senso lato « con Xavier ed io te l’ho dato » un angioletto, come sempre « ti ho fermata prima che potessi andar via per non farti sprecare quell’occasione » pure altruista « vedi a differenza tua io ho fatto i miei calcoli » con tanto di sorrisetto soddisfatto nel dirlo. « Cosa pensavi che avrebbe fatto Xavier? » l’errore è stato proprio lì, dal suo punto di vista. « Pensavi ti avrebbe ringraziata o non so, fatto un regalo? » trattenendosi a fatica dal ridere per l’improbabilità di queste due cose. « Fossi in te mi prenderei le mie responsabilità » un po’ come fa lei, insomma « perché io posso averti aggredita alle spalle quanto vuoi » e non se lo rimangia, tantomeno sembra pentirsene, neanche in questa situazione « ma avevi solo bisogno di un pretesto per prendertela con me perché ti sto sul ca**o » questo diciamo che se l’è appena inventato « perché sapevi come si sarebbe comportato Xavier » e lo dà per certo, a questo punto del suo ragionamento. « Altrimenti sei solo una povera illusa » con gli occhi fissi nei suoi, a ricambiare quell’aiuto nella comprensione delle cose che le è appena stato offerto. « E quello ti consiglio di usarlo » con un piccolo cenno del capo in direzione del magiscotch « perché non mi sembri una a cui piace la verità »
E` quasi estasiata nel guardare la sua gabbia di corde, ed è palesemente deliziata nel momento in cui l`altra comincia a parlare. La fissa come se fosse il granellino di sabbia che, entrato nell`ostrica, comincia a trasformarsi nella meravigliosa perla che un giorno sarà, il tutto dinnanzi ai suoi occhi spettatori. La sente, si, ma il rapimento nelle iridi grigie-verdi della Loghain è tutto per Heaven, che resta là a fare l`unica cosa che le viene concessa fare: spiegare il suo punto di vista. E la Grifondoro concorda, annuisce anche, ponendo il braccio sinistro in orizzontale al busto, sotto il destro che si puntella sul polso opposto per poter andare a sorreggere con il pugno che ancora stringe il catalizzatore, sul quale s`accoccola il mento appuntito «Come sei Nobile, Hazaar.» le sussurra ammirata, con un filo di voce dal tono deliziato «Dovevano metterti tra le fila dei figli di Godric per il tuo animo così cavalleresco.» concorda ancora una volta con le sue stesse parole, sollevando solo ora la schiena, in una ritta colonna di vertebre che la fa svettare sulla terzina. Arriva persino a ridere, cristallina e femminile, quando l`altra l`accusa d`averla presa di mira perchè le sta sui cosiddetti «Al contrario, mia cara.» scuote il capo sempre ridacchiando «Tu mi piaci, ogni volta che ti vedo, sempre di più.» ammette con semplicità, in un piantarle le iridi nelle sue che si fa penetrante ancora una volta, rapace nell`animo «Per questo impiego il mio tempo in questo piccolo esperimento ludico...» le gira di nuovo attorno «ed educativo.» arrivandole ancora una volta alle spalle, per cominciare a carezzarle con cura i capelli che ha ben pensato di tenere fuori dall`intreccio delle corde, facendo scorrere i polpastrelli in quella chioma che, è evidente, viene curata al pari del visetto dalla pelle perfetta della Serpeverde «Il fuoco è un elemento meraviglioso, si...» comincia, come se tutto il discorso dell`altra non contasse nulla, riponendo il magiscotch nella tasca del pantaloni, così da avere la mancina libera di districarle le ciocche già lisce ed impeccabili «E` l`elemento della trasformazione, del cambiamento.» parla con lei, come se fosse una sorella maggiore che le racconta una fiaba prima di dormire, coccolandola con un`accuratezza che sfocia nell`inquietante «E` per questo che..» la presa della mancina si fa particolare, arrivando a far ruotare le dita della mancina nella chioma raccolta sulla schiena altrui, in un afferrare saldo che la vede effettuare tale presa proprio all`altezza delle scapole altrui, costringendola in un lieve inarcare di viso verso l`alto a seguire lo strattone che lei le procurebbe
 «io voglio aiutarti. Voglio vederti diventare una farfalla, Hazaar. Liberarti del peso che ti tiene ancorata a terra.» sussurra al lato del suo viso, prima di scostarsi appena, così da puntarle il catalizzatore ai capelli, spostandolo rapidamente da sinistra a destra, simulando il taglio netto che vuole effettuare, sentendo già nella sua testa, la tensione dei capelli venire meno, immaginandosi recidere quella chioma in una perfetta linea orizzontale, corta, molto più di quello a cui l`Hazaar è abituata, finendo per crearle, ad incanto riuscito, un caschetto che lascia mezza nuca scoperta e l`altra metà ancora al riparo da quel bellissimo oro che colora le sue ciocche «Diffìndo» preciso e secco, a levarla da quella velleità che non è altro che una stupida costrizione, a giudizio della Grifondoro stessa. Si muoverebbe quindi per poterla fissare in volto, con un soddisfazione tutta intima, in un pallido riflesso sul volto i cui tratti, ora che finalmente si affaccia a lei, si sono fatti più glaciali ed affilati, mentre gli occhi, sembrano piccoli portali per un mondo terribilmente buio, dove nulla sembra in grado di crescere o prosperare.
Fa schioccare la lingua sul palato all’ammissione altrui, facendo qualche passo in dietro, ovviamente metaforico in questo caso, su quanto appena detto. Non è ben chiaro se le faccia piacere o meno piacerle a sua volta, fatto sta che quel sorriso supponente va solo ad aprirsi, ancora ed ancora, fino a mostrare anche la propria di dentatura, dritta e bianca. « Allora mi sa che sei solo gelosa di Xavier che passa tutto quel tempo con me » un po’ come ha fatto per tutta la settimana, vista la punizione studiata ad hoc « però non preoccuparti » e lo dice lei a te, sì « possiamo dirglielo così posso stare un po’ di più anche con te » e sì, la presa in giro di fondo è piuttosto palese, ma lei prova ugualmente a lusingarla, aggiungendo anche uno sfarfallio di ciglia piuttosto insistente. In fondo leccare il cu*o è sempre stata la sua arma migliore. Quello che si ritrova a vivere in questo momento è un deja vu, con Merrow che le gira intorno. Un qualcosa che ha fatto anche lei, a suo tempo, e di cui conosce bene gli effetti, quali l’ansia e l’eventuale paura che una cosa del genere dovrebbe e potrebbe provocare. Motivo per cui, piuttosto che sulla filippica della Grifondoro, si concentra sul suo respiro, sul suo battito, in modo da non renderli mai irregolari, bensì sempre calmi e controllati. « In realtà penso di avere fin troppo spesso la testa tra le nuvole » come a dire che avrebbe davvero bisogno di qualcosa che la tenga con i piedi saldi per terra, più che del contrario. Non è chiaro se senta prima l’alleggerirsi del peso complessivo della sua testa oppure quell’unica parolina, indicativa di un incantesimo che conosce bene, e che irrimediabilmente collega ai suoi capelli, visto il modo in cui glieli tocca, che non è di certo passato inosservato. I capelli non ci sono più e c’è un attimo di smarrimento nei suoi occhi, sintomo di migliaia e migliaia di pensieri che si susseguono, uno dopo l’altro, nella sua mente, ad una velocità assurda, alla ricerca di quello giusto, della cosa migliore da fare. Il respiro adesso è ben lontano dall’essere regolare, allo stesso modo del battito cardiaco, motivo per cui è costretta a farne uno profondo, prima di fare la qualunque. Solo adesso ricambia quello sguardo, in modo un po’ criptico, che non è altro che il mix di rabbia, tristezza e forse tanto, tanto altro, ma ecco che sopraggiunge un elemento che stona da tutto il resto, per quanto abituale sul suo viso. Il sopracciglio destro si solleva. « Chi è superiore non ha bisogno di dimostrarlo con questi mezzucci » ti ricorda qualcosa, Merrow? In fondo sono parole tue, le stesse pronunciate quand’era lei a “prendersela” con qualcuno d’indifeso. « Se è una reazione che vuoi, non l’avrai » perché la bacchetta è ancora ben lontana dall’essere impugnata. « Non gioco una partita che so di aver perso in partenza » e ormai da perdere non ha molto altro. « L’esperimento ludico ed educativo è finito? » è libera di andarsene? « O vuoi farmi piangere e strillare? » rimarcando quel cipiglio curioso dettato dal sopracciglio ancora sollevato. « Il mio corpo lo farebbe, sì » in fondo sarebbero reazioni pressoché involontarie « ma da me non avrai niente » non più di quello che non è in grado di controllare, in sintesi. « E ti assicuro che tutto questo non è servito ad un ca**o » perché no, non ha capito quello che avresti voluto capisse « o meglio, per te » che può significare tutto come niente.
Ancora una volta la lascia parlare, tranquilla, portandosi dietro di lei a coccolarle la chioma «In effetti mi sento trascurata...» mormora un pochetto imbronciata, prima di procedere a quel taglio netto che vede la chioma della Hazaar, protagonista. Ne preleva una piccola ciocca e se la infila in tasca, mostrandole il resto con la stessa espressione che avrebbe uno Kneazle che porta un dono al padrone, fatto di viscere di topo enfatico o di cadavere di piccione. Le ultime frase della Serpeverde invece, riescono ad accendere una luce brillante in fondo alle iridi grigio-verdi altrui, di soddisfatta pienezza «Allora non mi sbagliavo, Heaven. Portarti via qualcosa a cui tenevi come è stato fatto a me, apre davvero gli occhi.» sorride, più genuina, sebbene composta e ferale «Se non otterrò nulla da te, vuol dire che sei già pronta a fare il passo successivo.» ridacchia appena, ma non pare volerla schernire «La crisalide non ti serve più.». La bacchetta è ancora alta, ed è con un calare veloce, scarto da sinistra a destra e l`immagine chiara di recidere quelle corde che la tengono ferma, pronunciando un distinto «Diffìndo» a simulare un taglio che possa sta volta, liberare l`altra definitivamente, senza più pastoia o costrizioni, porgendole con la sinsitra le ciocche che non appesantiscono più il suo capo «Se vuoi sfogarti fallo pure.» a lei non sembra importare «Anche se penso che invece, qualcosa, questo incontro abbia portato. » spallucce «Scegli tu se dire che ti hanno tagliato i capelli contro la tua volontà e che ti sei fatta sottomettere, o denunciare il tutto. Io posso dirmi completamente soddisfatta.» e quando rinfodera la bacchetta, è lì che sente un battere alla porta e delle voci al di fuori di essa, che al momento resta comunque chiusa «Toh, ospiti, Hazaar.» occhiata alla Serpeverde e sopracciglio sinistro inarcato. Che vogliamo fare? A te la scelta, Heaven.
Cose che perdono d’importanza nell’arco di due secondi, quelli che Merrow impiega a recidere nettamente i suoi capelli, e che permettono toni e modi ben diversi e lontani da quelli superficiali ed ilari adottati fino a questo momento di subentrare. Gli occhi volano al cielo, nel solito modo plateale, mentre le labbra si piegano in un sorriso, anche adesso, per quanto la connotazione di quest’ultimo sia totalmente amara. 
« La differenza » che, tra quello che è stato portato via ad entrambe, è sostanziale « è che io domani mi berrò una pozione per farli ricrescere » e ne è assolutamente convinta: è proprio in questa convinzione si trova l’unica cosa che le ha impedito perdere definitivamente la testa « ma tu quella collana non la riavrai mai più » con tutta la cattiveria che questa situazione merita, ben felice di infilare il dito nella piaga, nonostante tutto. 
Finalmente è libera di muoversi ma lei resta impietrita, lì sul posto, ad aspettare che sia Merrow la prima ad andare via, con nessunissima apparente intenzione di sfogarsi. Non adesso, non davanti a lei. Di fatti la stretta delle sue braccia intorno al petto rimane salda, a mostrarsi nuovamente impaziente, mentre l’idea di ricorrere alla bacchetta si fa, semplicemente, più lontana. Il battere sulla porta distrae anche lei, scacciando definitivamente la possibilità di uno scontro, per quanto quella di ricorrere al catalizzatore non sembra più così improbabile. Di fatti, dopo averlo estratto da una tasca magica del suo vestito, che torna ad essere invisibile subito dopo un rapido tocco della punta della bacchetta su di essa, la stessa viene puntata contro la porta, assieme ad un respiro profondo volto a ritrovare la concentrazione necessaria che serve per castare un «alohomòra» con tutta l’intenzione di far scattare la serratura e permettere a chiunque sia fuori di entrare. A questo punto, il suo approccio alla faccenda cambierebbe notevolmente – un grazie all’A.C.C.E.N.D.I.O. – ed i suoi occhi si fanno lucidi, al punto da lasciare che qualche lacrima le righi le guancia, che si tingono via via di un rosso intenso. 
« MI HA TAGLIATO I CAPELLI » lo strillerebbe, a pieni polmoni, come una disperata, con le lacrime che continuano a scorrere, imperterrite, e tutta la tristezza di chi, come lei, capisce bene quanto importante sia quella “velleità”. « E MI HA IMMOBILIZZATA, SENZA CHE IO POTESSI FARE NULLA » strillando nonostante il pianto singhiozzato « SOSPENDETELA » come biasimarla, insomma.
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