#mostri mitologici
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Itinera ac Mirabilia
miti, mostri, viaggi, commercio e potere
Achille Lodovisi
Introduzione di Valerio Massimo Manfredi. Fotografie di Vincenzo Negro.
GruppoBancaItalease, pubblicato da CV Export, Bologna 2006, 144 pagine, 22,5x28,5cm, ill.a colori
euro 27,00
email if you want to buy [email protected]
Questo volume propone una variegata e curiosa rassegna di antiche rappresentazioni grafiche : animali, disegni fantasiosi di mostri mitologici ed il meglio di quanto i bestiari e gli erbari medievali sono stati in grado di produrre e tramandare fino ai giorni nostri.
19/04724
#Itinera ac Mirabilia#rappresentazioni grafiche#animali#mostri mitologici#erbari medievali#bestiari medievali#fashionbooksmilano
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Oggi Eva Giannakopoulou ha incontrato per il progetto “La scuola elementare del teatro e della danza” una classe delle medie di Saludecio. Con loro ha attraversato il suo progetto Ichthyolatry. A hybrid performance by waters Deities ripercorrendo dei collage digitali creati dall’artista stessa che vedono nella stessa immagine momenti delle sue residenze creative nei paesi attraversati (Portogallo, Grecia e Italia) sovrapposti a immagini scaricate da internet raffiguranti creature marine, mostri mitologici e altri esseri sovrannaturali o fotografie di parti del corpo come occhi e mani.
Dopo essere entrati in questo immaginario onirico e misterioso i ragazzi e le ragazze hanno partecipato a un workshop durante il quale hanno prodotto disegni ispirati da ciò che avevano appena visto e sentito della ricerca creativa di Eva.
Il telo che hanno disegnato insieme, e che domani sarà completato dagli interventi grafici delle partecipanti al workshop “La notte di Santa Lucia, la più lunga che ci sia” entrerà a far parte della performance sia come scenario che come frammento dei costumi delle performers in scena.
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Today Eva Giannakopoulou met with a middle school class from Saludecio for the project "The Elementary School of Theater and Dance." With them she walked through her project Ichthyolatry. A hybrid performance by waters Deities through digital collages created by the artist herself that see in the same image moments of her creative residencies in the countries she crossed (Portugal, Greece and Italy) superimposed on images downloaded from the Internet depicting sea creatures, mythological monsters and other supernatural beings or photographs of body parts such as eyes and hands.
After entering this dreamlike and mysterious imagery, the boys and girls were invited to participate in a workshop during which they produced drawings inspired by what they had just seen and heard about Eva's creative research.
The cloth that they drew together, and which tomorrow will be completed by the graphic interventions of the participants in the workshop "The Night of Saint Lucia, the Longest There Is" will become part of the performance both as a scenery and as a fragment of the costumes of the performers on stage.
𝑇𝑎𝑛𝑑𝑒𝑚 #5 | 𝐵𝑟𝑖𝑑𝑔𝑖𝑛𝑔 𝑡ℎ𝑒 𝐺𝑎𝑝
#stronger peripheries#Eva Giannakopoulou#Ichthyolatry#Performing Arts#la scuola elementare del teatro e della danza
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Hai lasciato un cuoricino sotto il mio post, quindi ora ti faccio delle domande:
Quali creature fantastiche (umane, animali, vegetali) ti affascinano di più?
Secondo te sono più intriganti i licantropi o i vampiri?
Se fossi una fata, quale sarebbe il primo incantesimo che vorresti provare?
Grazie mille per il tuo tempo ✨
buona sera, scusa se rispondo solo ora ma essendo un periodo un po' così a volte mi passa la voglia di interagire con le persone. le creature fantastiche che più mi affascinano credo siano i mostri mitologici in generale(soprattutto mitologia romana e greca), i draghi(le viverne più che altro) e tipo tutte quelle che si vedono in Spiderwick(non so se conosci) onestamente non saprei, i vampiri vengono usati talmente tanto in film, serie ecc che quasi quasi sono diventati "noiosi", i licantropi sono lupi per cui per me vincono a mani basse(ma vi prego basta porcate come Twilight) non saprei, credo sarebbe il farmi crescere le ali o non so, tipo fermare il tempo(?) grazie a te!
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Perchè il simbolo della Trinacria rappresenta la Sicilia?
Nella bandiera siciliana campeggia in bella mostra il simbolo di una testa femminile con tre gambe piegate (triscele) e mosse direttamente dal capo. In araldica questa raffigurazione prende il nome di trinacria.
La testa rimanda chiaramente alle gorgoni, mostri della mitologia greca di aspetto mostruoso, ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli. Esse erano tre e rappresentavano le perversioni: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa (la più famosa, unica mortale tra le tre e custode degli Inferi) la perversione intellettuale.
Anticamente il nome della Sicilia era quello di Triquetra o Trinacria. Questo perchè, a differenza della classica forma tonda di tutte le altre isole, la Sicilia ha una configurazione geografica strana. E' caratterizzata da tre promontori, Pachino, Peloro e Lilibeo e tre vertici che quasi istintivamente rimandano al triangolo. Ed è probabilmente in epoca ellenistica che la cultura greca, colma di dei, semidei e mostri mitologici, coniò il simbolo della gorgone con tre gambe attaccate direttamente alla testa associandolo piano piano alla nostra terra ed i misteri che la avvolgevano (se non sbaglio un tempo la fine del mondo con tanto di colonne d'ercole erano molto più vicine alla Sicilia di quanto possiamo oggi immaginare).
Ma dove trae origine questo simbolo? Ce ne sono mai stati di simili nella storia dell'uomo?
In questo gli studiosi sono concordi nel ribadire che la trinacria sia un antico simbolo religioso orientale che rappresentava il dio del sole nella sua triplice forma di primavera, estate e inverno. Remote monete (del VI e IV secolo a.C.) lo testimoniano. Esse provenivano quasi tutte da città dell'Asia Minore, come Aspendo in Panfilia, Olba in Cilicia, Berrito e Tebe nella Troade.
Il simbolo si sarebbe quindi diffuso in occidente attraverso i greci che con le tre gambe marchiavano diverse monete (a esempio quelle di Atene del VI sec a.C., ma anche successivamente nelle urbe di Paestum, Elea, Terina, Metaponto e Caulonia).
In Sicilia, invece, pare essere stato Agatocle (in Siracusa) ad usare il simbolo sulle monete e forse (questo dato non è certo) come sigillo personale.
E' solo in epoca romana che la trinacria perde il suo intrinseco significato religioso per diventare esclusivamente il simbolo geografico della Sicilia.
In quell'epoca a Palermo la gorgone con tre gambe appare nel suo aspetto definitivo sulle monete. Ma al posto dei serpenti, la testa della gorgone è decorata con tante spighe. Spighe di grano che tributavano alla Sicilia il suo ruolo di granaio dell'antico impero romano. Sicilia sinonimo di fertilità e prosperità.
Ma perchè è stata usata la testa di una gorgone?
La domanda che alcuni di voi potrebbero porsi è: ma perchè, se il significato religioso della trinacria non c'era più, si continuò ad usare una immagine mistica come quella della gorgone?
La gorgone, amici miei, è un dettaglio tipicamente siciliano.
In tutte le altre rappresentazioni, le gambe erano legate tra loro attraverso un cerchio o un punto.
E la "Trichetria" è fortemente legata alla mitologia greco orientale. I nostri avi erano soliti decorare tempi, vasi e case con maschere e raffigurazioni pittoresche per scongiurare, allontanare o annullare influssi maligni. Proprio come il gesto delle corna che noi usiamo per esorcizzare il male.
Per il siciliano doc, religioso e superstizioso per tradizione familiare, la trinacria è un talismano portafortuna.
Vogliamo concludere questo articolo spiegando anche il perchè del giallo e del rosso presenti nel vessillo ufficiale della regione Sicilia.
Il giallo ed il rosso stanno a rappresentare rispettivamente il coraggio delle città di Palermo e poi di Corleone, che per prime si sollevarono contro i francesi durante i vespri siciliani del 1282.
Autore | Viola Dante;
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Il Castello di Vincigliata e il fantasma di Bianca degli Usimbardi
Vicino a Fiesole, circondato da un bosco, si trova il Castello di Vincigliata. La struttura originaria del castello risale al 1030, e venne costruito dai Visdomini; passò poi agli Usimbardi e agli Albizi. Questo Castello, nel corso di ottocento anni, è stato venduto o perso al gioco dalle famiglie più importanti di Firenze. Nel 1840 ormai era quasi un rudere e si prospettava per lui la fine di molte altre costruzioni fortificate, ovvero un ammasso di pietre sconnesse rimaste lì, testimoni silenziose di un tempo che fu.
In questo caso invece, il Castello attirò l’attenzione di un Lord inglese, John Temple Leader, che durante una passeggiata si imbatté nel rudere e ne rimase affascinato. Cominciò ad osservarlo, ad aggirarsi per quegli ambienti, con un senso di meraviglia e di eccitazione; probabilmente, chissà, con la fantasia riusciva ad immaginare scene di vita di quel passato così lontano ma così presente. Rimase per ore estasiato tra quelle mura, quasi in trance e quando cominciò a fare sera, tornando sui suoi passi, prese una decisione: il castello doveva essere suo.
Lo acquistò e nel giro di una dozzina di anni lo ristrutturò, sicuramente conferendogli un aspetto ben diverso da quello che doveva essere in origine: la ristrutturazione fu eseguita secondo il gusto dell’epoca, e quello che alla fine venne fuori fu un castello di stile gotico. Si favoleggiava che il castello avesse passaggi segreti, trabocchetti, stanze misteriose ed altre diavolerie che la fantasia romantica aveva attribuito al medioevo. Pur se “fantasiosa”, la ristrutturazione fu particolareggiata, seguita dall’architetto Fancelli e dai più famosi artigiani, scultori, scalpellini e pittori fiorentini. Oltre al Castello, anche i terreni circostanti vennero curati, provvedendo a rimboschire là dove era necessario e scegliendo con cura i tipi di piante adatti al terreno roccioso. Vennero scelti cipressi, pini e lecci e collocati nei punti più emergenti. Acquistò anche l’antica Cava delle Colonne, che doveva questo suo nome al fatto che le pietre qui estratte erano servite per costruire le colonne della Cappella dei Principi in San Lorenzo, e trasformò questo luogo in un romantico laghetto-piscina, a cui l’acqua arrivava dal torrente Mensola. Il bosco è pieno di tortuosi sentieri che attraversandolo incontrano ponticelli, muretti, statue di mostri mitologici e una grotta ninfeo. Il classico giardino romantico.
In un posto del genere, non poteva mancare il classico fantasma del castello. E John Temple Leader non ebbe neanche bisogno di far ricorso alla fantasia: il fantasma c’era davvero! La leggenda narra la storia di Bianca degli Usimbardi e del suo amore infelice. Quando il castello era possedimento della casata degli Usimbardi, il capo famiglia, Giovanni, aveva una figlia bellissima, Bianca. Bianca aveva 17 anni, quando Giovanni scoprì che, nonostante le sue premure e la stretta vigilanza, la ragazza aveva una relazione con Uberto del Mazzecca, figlio di una famiglia nemica degli Usimbardi. Ovviamente Giovanni vietò quella relazione clandestina, ma il destino gioca sempre un suo ruolo primario in ogni vicenda e in questo caso fu dalla parte degli innamorati e, quando scoppiò la guerra tra Firenze e Castruccio Castracani, signore di Lucca, il padre di Bianca fu costretto a partire per combattere. Al suo fianco c'era costantemente un cavaliere che lo proteggeva come un angelo custode. Un giorno questo impavido combattente salvò la vita di Giovanni rimanendo ferito per difenderlo. Solo in quell’occasione il padre di Bianca scoprì che il suo salvatore era Uberto del Mazzecca, l'amore segreto della figlia. Read the full article
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I sacro bosco di Bomarzo, dove tutto è possibile, magia e misticismo avvolgono questo posto da molto tempo, Esotouring organizza gite anche per i più piccini all’interno del sacro bosco, visite guidate anche in lingua.
Eso Touring l’ideale per i vostri viaggi di conoscenza e cultura!
Si tratta di un parco naturale ornato da numerose sculture in basalto risalenti al XVI secolo e ritraenti animali mitologici, divinità e mostri. L'architetto e antiquario Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini progettò e sovraintese alla realizzazione, nel 1547, del parco, elevando a sistema. Non si conosce l’originario scopo con cui il parco è stato costruito, molte le ipotesi, la più probabile quella che vedrebbero il luogo come un “percorso iniziatico”.
Visitare il “Parco dei Mostri” "o Bosco Magico di Bomarzo anticamente conosciuto come Bosco delle Meraviglie" di Bomarzo, ideato da Pier Francesco Orsini in memoria della defunta moglie Giulia Farnese e realizzato da Pirro Ligorio, equivale a compiere un vero e proprio viaggio metafisico, stimolato dalle numerosissime suggestioni ermetico-alchemiche, negli abissi dell’interiorità umana.
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Circe di Madeline Miller
"Ebbene?" chiedevo. "Perché non dici niente?"
"Ti sto ascoltando" rispondeva.
"Visto?" dicevo una volta terminata la storia. "Gli dèi sono esseri orribili."
"Noi non siamo il nostro sangue" rispondeva "Questo mi ha detto una maga, una volta."
“Circe” è il secondo dei retelling di Madeline Miller, la cui edizione italiana è uscita lo scorso febbraio edita dalla Sonzogno. Definirlo retelling probabilmente è improprio, ma questa è la storia di una delle maghe più famose di tutti i tempi, ammantata di un alone negativo che difficilmente riesce a togliersi di dosso. La Miller però ce la restituisce in una veste inedita, scavando nel suo passato, ricostruendo un legame tra la dea e la sua parte umana, tra gli incantesimi e gli affetti. E io me ne sono follemente innamorata.
Nella casa del dio Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Per queste sue eccentricità, e a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull'isola di Eea, dove affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni dei principali eroi della mitologia classica: l'inventore Dedalo e il suo figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l'avventuroso Giasone e la tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di lui Telemaco e la moglie Penelope...
Quando si affrontano personaggi tanto famosi c’è sempre una certa trepidazione, perché inevitabilmente si deve fare i conti con l’immaginario collettivo, la tradizione consolidata, i mille tentativi di rappresentazione più o meno riusciti. Circe poi è un personaggio controverso e complicato che non si conquista certo un bel posto nelle preferenze dei lettori, soprattutto per quell’immagine inquietante della maga che trasforma gli uomini in maiali presa da una rabbia feroce e irrefrenabile. Eppure la Miller riesce in un’impresa meravigliosa, prendere Circe e trasfigurarla, in una donna, in una figura femminile forte, consapevole, intelligente, umana. Circe è una di quei personaggi che alla fin fine odi perché non la conosci fino in fondo, uno di quei ritratti che devi approfondire per dire di averlo compreso fino in fondo. Circe è figlia di Elios e di una ninfa, una ragazzina poco aggraziata, la voce da umana e un cespuglio di capelli indisciplinati, non assomiglia per nulla alla figlia del dio del Sole, che si muove sul suo carro in giro per il firmamento. Circe è una intrepida, che non si lascia piegare dalle regole dettate dai titani e dagli dei dell’Olimpo e preferisce tracciare da sola la propria strada. E quando si innamora solitamente perde la testa. Ed è questa la sua forza, la sua capacità di mettersi in gioco sempre, di farsi toccare profondamente dalle persone che incontra, dal suo essere fedele alla famiglia, ma soprattutto dal suo amare con tutta sé stessa. Sono molti i personaggi mitologici o meno che si mettono sulla sua strada, tutti più o meno condizionati da un destino crudele, da una vita infelice, intessuta dalle difficoltà di superare invidie, deliri di potenza e indecisioni. Circe si muove con un temperamento tenace, con la forza di chi sa che è sola, ma non si lascia definire completamente dalla sua solitudine. Esiliata come una sorta di criminale sull’isola di Eea, la dea maga deve fare i conti con le sue piccole e grandi meschinità, con il desiderio di essere felice nonostante sul suo cammino si pongano ostacoli enormi. Conosce Dedalo, il genio del labirinto di Cnosso, incontra Medea, sfida Scilla, ma soprattutto deve fare i conti con il fascino indiscusso di Odisseo, uno degli eroi della guerra di Troia, l’inventore del cavallo, che viaggia per mare da anni, stanco, spossato, con l’equipaggio dimezzato. Odisseo viene rappresentato come un manipolatore intransigente, un affascinante affabulatore, che travolge tutto ciò che incontra pur di raggiungere i suoi scopi, accecato dalla voglia di conoscere, di viaggiare, di scoprire, di avere tutti ai suoi piedi. Il ritratto della Miller non è troppo lusinghiero, un po’ come accade ne “Il canto di Penelope” della Atwood in cui Odisseo è un dispotico astuto ma anche disposto a tutto, indifferente a chi incontra sul suo cammino, diverso ancora anche dal personaggio che incontrano Patroclo e Achille ne “La canzone di Achille”. Circe comunque è una donna che sa bene cosa significa sacrificio, che non si lascia spaventare neanche dalla rinuncia, che fa di tutto per proteggere le persone che ama compreso perdere il sonno e la ragione, sfidare mostri e creare nuovi incantesimi. Eea è il suo regno ma anche il suo rifugio, un posto ma anche una coperta, un’isola che racchiude un intero universo, un’intera personalità, una potenza unica. Non è mai solo un luogo è sempre un ingegnoso spazio in cui diventare se stessi e acquisire conoscenza.
Il particolare da non dimenticare? Dei fiori gialli…
Circe è la somma delle proprie scelte, dei propri sentimenti, dei propri incantesimi. È l’emblema della maga, ma è anche una donna appassionata e passionale, che vive tutte le sue battaglie con coraggio e amore. Questa è la storia di una dea maga, ma è soprattutto la storia di una donna alle prese con tutto il caleidoscopio di esperienze che la rendono umana.
Buona lettura guys!
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Orlando Furioso, I Pupi Siciliani - Sicilian Marionettes.
I pupi toccano l’anima con fili invisibili, solleticando i nostri mondi nascosti con le loro storie d’arme e d’amor. Carlo Magno, Orlando, Rinaldo e Angelica, buoni e cattivi, eroi e vinti, cristiani e saraceni, mostri mitologici e figure magiche. Essi ra
I Pupi Siciliani – Sicilian MarionettesPupi Siciliani – Sicilian Marionettes Prezzo di listino €14,90 Tasse incluse. + 3 Euro Spedizione in Italia.17,90 € Autore: Alfredo MauceriFotografo: Alessandro Saffo, Antonino BartuccioIllustratore: Giulia MasiaTraduttore: Richard Sadleir Lingua: Bilingua Italiano e IngleseFormat: Softcover, 16×21 cm, 160 pagineISBN 978-88-99180-58-4 Gesta e amori di…
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#Alessandro Saffo#Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità#carlo magno#cavalieri#Giulia Masia#ITALIA#ITALY#Mauceri#new#Nino Bartuccio#Patrimonio dell&039;Umanità#Richard Sadleir#Sicilia#SIRACUSA#Travel#UNESCO
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Bomarzo è conosciuto per il celebre Sacro bosco dei mostri, anche chiamato “Villa delle meraviglie”, nato, a metà del 1500 dall’idea del principe Pier Francesco Orsini, allo scopo di “sol per sfogare il core” spezzato per la morte della moglie Giulia Farnese. Un luogo magico, creato in un parco naturale che, tra migliaia di piante, anche rare, è ornato da numerose sculture in basalto che ritraggono animali mitologici, divinità e, appunto, mostri. Frequentatissimo nella bella stagione dalle famiglie che ne vanno matte, non sempre ci si sofferma a visitare anche il bellissimo borgo. A una ventina di chilometri da Viterbo, vale assolutamente un viaggio. Il paese, che conta meno di duemila anime, si trova proprio nel cuore della Tuscia, nell’ampia vallata del Tevere, al confine con l’Umbria. Una zona bellissima. Dai ritrovamenti nell’area gli storici fanno risalire la sua origine al periodo Etrusco e poi Romano. Restano ancora un acquedotto, una piramide etrusca e le necropoli. Il borgo @123rf L’abitato è dominato da un imponente edificio visibile a distanza: si tratta di Palazzo Orsini, sorto anch’esso nel ‘500 e ampliato nel corso dei secoli, prima dalla famiglia Lante della Rovere, a cui appartenne nel 1600, e poi dai Borghese, a partire dall’800. A parte la sua grandiosità, è all’interno che nasconde il meglio di sé, con le bellissime sale riccamente affrescate da artisti della scuola di Pietro da Cortona. Oggi è sede del municipio. Un altro edificio degno di nota nel piccolo borgo è quello che viene chiamato “Duomo” ovvero la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, con la sua torre campanaria, eretta su una struttura di origine etrusca Chi ha fortuna di visitare Bomarzo il 25 aprile può assistere al Palio, una gara contesa tra i cinque rioni del paese, che sono poi le zone da visitare, perché ognuna ha la propria particolarità e la propria chiesa. Il Nobile Rione Dentro corrisponde alla parte più antica del borgo e comprende il centro medievale, il Duomo e Palazzo Orsini. Palazzo Orsini @123rf L’Antico Rione Borgo è il secondo rione per antichità: iniziò a svilupparsi intorno al XVII secolo lungo la principale via d’accesso al centro. La sue chiesa è quella della Misericordia. Il Regale Rione Poggio rappresenta il collegamento tra la zona antica e quella moderna del paese. Situato su un’altura, la sua parrocchia di riferimento è la Chiesa della Madonna delle Grazie. L’Arcigno Rione Croci è una zona forse meno interessate dal punto di vista turistico, essendo di recente urbanizzazione: è anche il rione più esteso e popolato. La chiesa dedicata a Cristo Risorto è moderna. Anche il quinto rione, il Rapace Rione Madonna del Piano, è moderno e periferico, da lì in poi inizia la campagna. Il nome deriva dall’omonima chiesa. Il borgo si trova in prossimità della Riserva naturale provinciale Monte Casoli, un’area naturale protetta che attira anch’essa tantissimi turisti appassionati di escursionismo. Insomma, che siate appassionati di parchi e giardini, di luoghi curiosi, di borghi o di natura, che vi spostiate da soli, in coppia, in famiglia oppure con gli amici, sono tanti i motivi per cui visitare Bomarzo e le sue meraviglie. I vicoli del centro @123rf https://ift.tt/371dqD8 Il borgo laziale di Bomarzo è tutto da scoprire Bomarzo è conosciuto per il celebre Sacro bosco dei mostri, anche chiamato “Villa delle meraviglie”, nato, a metà del 1500 dall’idea del principe Pier Francesco Orsini, allo scopo di “sol per sfogare il core” spezzato per la morte della moglie Giulia Farnese. Un luogo magico, creato in un parco naturale che, tra migliaia di piante, anche rare, è ornato da numerose sculture in basalto che ritraggono animali mitologici, divinità e, appunto, mostri. Frequentatissimo nella bella stagione dalle famiglie che ne vanno matte, non sempre ci si sofferma a visitare anche il bellissimo borgo. A una ventina di chilometri da Viterbo, vale assolutamente un viaggio. Il paese, che conta meno di duemila anime, si trova proprio nel cuore della Tuscia, nell’ampia vallata del Tevere, al confine con l’Umbria. Una zona bellissima. Dai ritrovamenti nell’area gli storici fanno risalire la sua origine al periodo Etrusco e poi Romano. Restano ancora un acquedotto, una piramide etrusca e le necropoli. Il borgo @123rf L’abitato è dominato da un imponente edificio visibile a distanza: si tratta di Palazzo Orsini, sorto anch’esso nel ‘500 e ampliato nel corso dei secoli, prima dalla famiglia Lante della Rovere, a cui appartenne nel 1600, e poi dai Borghese, a partire dall’800. A parte la sua grandiosità, è all’interno che nasconde il meglio di sé, con le bellissime sale riccamente affrescate da artisti della scuola di Pietro da Cortona. Oggi è sede del municipio. Un altro edificio degno di nota nel piccolo borgo è quello che viene chiamato “Duomo” ovvero la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, con la sua torre campanaria, eretta su una struttura di origine etrusca Chi ha fortuna di visitare Bomarzo il 25 aprile può assistere al Palio, una gara contesa tra i cinque rioni del paese, che sono poi le zone da visitare, perché ognuna ha la propria particolarità e la propria chiesa. Il Nobile Rione Dentro corrisponde alla parte più antica del borgo e comprende il centro medievale, il Duomo e Palazzo Orsini. Palazzo Orsini @123rf L’Antico Rione Borgo è il secondo rione per antichità: iniziò a svilupparsi intorno al XVII secolo lungo la principale via d’accesso al centro. La sue chiesa è quella della Misericordia. Il Regale Rione Poggio rappresenta il collegamento tra la zona antica e quella moderna del paese. Situato su un’altura, la sua parrocchia di riferimento è la Chiesa della Madonna delle Grazie. L’Arcigno Rione Croci è una zona forse meno interessate dal punto di vista turistico, essendo di recente urbanizzazione: è anche il rione più esteso e popolato. La chiesa dedicata a Cristo Risorto è moderna. Anche il quinto rione, il Rapace Rione Madonna del Piano, è moderno e periferico, da lì in poi inizia la campagna. Il nome deriva dall’omonima chiesa. Il borgo si trova in prossimità della Riserva naturale provinciale Monte Casoli, un’area naturale protetta che attira anch’essa tantissimi turisti appassionati di escursionismo. Insomma, che siate appassionati di parchi e giardini, di luoghi curiosi, di borghi o di natura, che vi spostiate da soli, in coppia, in famiglia oppure con gli amici, sono tanti i motivi per cui visitare Bomarzo e le sue meraviglie. I vicoli del centro @123rf Conosciuto per il Bosco dei mostri, è anche un bellissimo borgo da vistare, con rioni, chiese, palazzi e persino una riseva naturale.
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Che cazzo vuol dire ragazze instagram/tumblr ahahahah
Credo intendesse ragazze che hanno profili su Instagram e Tumblr, non mostri mitologici mezzi donne e mezzi social network. Ma in soldoni credo mi chiedesse di linkare dei profili di ragazze che avrebbero potuto dargliela al 100%
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Ormai più che trentenne, per un weekend nella Tuscia viterbese, ho proposto alla mia famiglia una visita al Parco dei Mostri, ascoltando la voce della bimba che è ancora dentro di me. Ecco che cosa può essere un viaggio esperienziale:un tuffo indietro… a 20 anni fà!
Il parco si trova nei pressi del paesino di Bomarzo, borgo del Lazio alle falde del Monte Cimino. Il principe di Bomarzo si dedicò personalmente alla progettazione del “ fantastico” bosco del parco e fece realizzare nei massi di peperino, affioranti dal terreno, enigmatiche figure di mostri, draghi, soggetti mitologici e animali esotici, che alternò a una casetta pendente, un tempietto funerario, fontane, sedili e obelischi il tutto corredato da motti e iscrizioni. (Continua a leggere sul Blog di Brickscape)
#brickscape#turismo italiano#turismo esperienziale#bomarzo#lazio#tuscia#tuscia viterbese#viterbo#parco di bomarzo#parco dei mostri#mostri#Vicino Orsin#mario praz#viaggiare#viag#italian stories#what italy is#sharewood#Claude Lorrain#goethe#Gigante Ercole#giardino allegorico#allegorie#rinascimento#barocco#tourism#aph italy#italian#italy travel#travel blog italy
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TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE. DAMIEN HIRST. . . 🎥@palazzo_grassi: "Damien Hirst “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”. From April 9th, at #PalazzoGrassi #PuntaDellaDogana, Venice. . . Da Milano andiamo a Venezia dove è in corso la mostra dedicata all'opera visionaria raccontata e rappresentata di @damienhirst . Una storia incredibile, il ritrovamento di un tesoro sommerso negli Abissi. Mostri mitologici e personaggi surreali riemergono dalle acque degli #Abissi azzurri con addosso gli elementi della #Natura marina. Una storia incredibile e surreale resa reale. Un ritorno ancestrale alle origini divine, all'essenza sublime dell'impossibile. Fantastico. #mediterraneomag #wonderfulworld . . #DamienHirstTreasures #Venice #Venezia #DamienHirst #ContemporaryArt #Art #igersitalia #igersveneto #igersvenezia #designgram #designlovers #artlover #archidaily #architects #architecturelovers #vscodesign #vscoart (presso Palazzo Grassi - Punta della Dogana)
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da “L'Umbria. L'anima delle città e dei paesaggi” di René Schneider
📕 Per il ciclo #tiLeggoCortona l’archeologo Andrea Mascelli ci legge e contestualizza un passo tratto da “L'Umbria. L'anima delle città e dei paesaggi” di René Schneider, del 1904. 👨🏻 René Schneider fu professore di storia dell’arte in due università francesi, quella di Caen e quella della Sorbona di Parigi. 📖 “I musei delle cittadine italiane rappresentano il loro passato ancora visibile e presente. Il museo di Cortona è sempre Etruria, tutto è etrusco nel Pretorio, tranne il palazzo stesso. Sulla scalinata si affaccia l’Accademia etrusca, fondata nel 1726 e che gode di buona fama. Al piano superiore coabitano, per mancanza di spazio, biblioteca e museo e in fondo ai ripiani ecco un’accozzaglia di ciste funerarie, di vasi dipinti, di ex-voto di bronzo, di fibule, di specchi e soprattutto gioielli”. ⚱ “Le terrecotte, ispirate all’arte ellenica, rivelano il gusto di questa razza, ed una facilità di imitazione che ha qualcosa della banale industria. I gioielli mi colpiscono per la loro varietà, il loro peso, la loro ricchezza. Quelle collane, quegli anelli li ho già visti modellati in terracotta nelle effigi dei sarcofagi. Lusso orientale abbastanza barbaro in cui la materia prevale sulla lavorazione”. 🐆 “Ma ecco la meraviglia, che fa la gloria del museo di Cortona, si tratta di un lampadario a sedici becchi con al centro una testa di Gorgone e tre cerchi concentrici in cui si vedono degli animali che si affrontano: leopardi o pantere, delfini sulle onde e otto satiri con il fallo, alternati a otto sirene”. 😝 “Avevo visto tutto ciò su fotografie e cartoline ostentate nelle vetrine di via Nazionale, perfino nelle camere dell'albergo. L'opera merita due volte di essere vista, sia come soggetto che come esecuzione. L’irsuta Gorgone, dal ghigno contratto in una smorfia e che tira fuori la lingua, è uno dei motivi preferiti di questa strana arte che ha il gusto dei mostri mitologici: furie, meduse, arpie e demoni infernali. L'hanno messa sulla chiave della porta di Falerii e l’ho ritrovata in rilievo su molte tombe, in tutte le camere del sepolcro dei Volumni vicino a Perugia”. 🐬 “Quei delfini, quei leopardi e quelle pantere affrontate sono, con le sfingi e i grifoni che ho visto così spesso, degli elementi presi a prestito dall’Oriente, la cui lontana eredità sembra pesare sulla razza. Infine quei satiri dal fallo impudentemente eretto, che suonano la siringa, sono espressione di un naturalismo e di una sensualità che rimandano immediatamente all’arte cinese”. 🖋 Nel momento in cui Schneider scrive “L'Umbria. L'anima delle città e dei paesaggi”, ovvero i primi del ‘900, gli etruschi erano tornati, o meglio, erano balzati alla ribalta delle cronache internazionali in seguito ad una serie di importantissimi eventi che si erano succeduti. 🏛 Per citarne solo alcuni, potremmo prendere ad esempio la grande mostra del 1837 organizzata a Londra dalla famiglia Campanari, a Pall Mall. La famiglia Campanari portò in Inghilterra tutta una serie di suppellettili etrusche provenienti dall’Etruria meridionale, in particolare da Vulci e da Tuscania, organizzando i contesti funerali, ricostruendo le tombe come erano state ritrovate. Tanto grande fu l'importanza di questa mostra e tanto fu l'apprezzamento che il British Museum acquistò gran parte dei materiali. Poco dopo, sempre nel 1837, Papa Gregorio XVI creò il Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano. Nel 1870 nascerà a Firenze il Regio Museo Archeologico. A Roma nel 1889 nascerà il Museo Archeologico di Villa Giulia. 📗 Proprio il 1889 segna una data fondamentale per l’etruscologia, perché fu pubblicato il primo trattato organico di storia dell'arte etrusca, in lingua francese, ad opera di Jules Martha. È un'opera fondamentale ancora oggi perché ha il grande merito di aver storicizzato il popolo etrusco, anche se possiamo leggere in essa l'eredità dei secoli precedenti che vedeva il primato indiscusso nell’arte antica affidato all’arte greca. Quindi, ancora una volta, possiamo leggere in quest'ora di Jules Martha che l’arte etrusca sarebbe un’arte di non grande conto che altro non fece che imitare pedissequamente l’arte greca antica. 📘 Questo è fondamentale per comprendere bene quello che andremo a leggere, la descrizione di René Schneider del Museo di Cortona, una descrizione che a un archeologo ricorda moltissimo l’opera di George Dennis che nel 1848 scrisse “The Cities and Cemeteries of Etruria” cioè “Le città e le necropoli dell’Etruria”, viaggiando proprio per gli scavi allora in corso, nelle antiche città etrusche e relazionando sullo stato di conservazione dei materiali che venivano fuori. 📌 Ti Leggo Cortona: professionisti e buoni interpreti leggono brani di racconti e romanzi in cui è protagonista il patrimonio culturale cortonese 📚 testi tratti da diari di viaggi o romanzi contemporanei sono i protagonisti di questa rubrica.⠀ #MAECcortona #MuseiChiusiMuseiAperti
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Decine di migliaia di mostri, tra creature leggendarie, esseri mitologici, animali fantastici, maschere da incubo, abitano i soffitti degli Uffizi.
Sono i protagonisti delle grottesche che ornano le volte del corridoio al primo piano della celebre galleria, decine di campate per centinaia e centinaia di metri quadrati di affreschi.
Le decorazioni del #museo “a grottesca”, effettuate nella seconda metà del ‘500 ( Il primo corridoio degli Uffizi, quello sul lato Est del primo piano, fu dipinto fra il 1579 e il 1581 da Antonio Tempesta, inizialmente, poi da Alessandro Allori e dalla sua bottega) recuperavano tratti e stilemi dall’antichità romana.
I soggetti degli affreschi sono apparentemente sfuggenti, ma ricchi di simbologie complesse e di episodi curiosi, protagonisti dei quali sono figure appunto buffe, bizzarre, mostruose, appunto grottesche. Il tutto, però, raffigurato con un grande rigore ed equilibrio compositivo e geometrico.
Per la prima volta la storia, la genesi e la tecnica di queste suggestive e misteriose pitture, molto in voga nel Rinascimento, viene raccontata in un libro, ‘Le Grottesche degli Uffizi’ (Giunti , 416 pagine).
Curato dalla studiosa Valentina Conticelli con un contributo di Francesca De Luca, il volume, ricco di dettagli e di immagini inedite a grande formato, ripercorre la storia della decorazione del complesso architettonico e rivela i segreti significati di ogni campata, conducendo il lettore in un mondo immaginario, sospeso tra realtà e mitologia.
‘Le Grottesche degli Uffizi’ verrà presentato sabato pomeriggio alle ore 16 nell’auditorium Vasari della Galleria: oltre all’autrice interverranno all’incontro il direttore del complesso Eike Schmidt, l’ex ministro dei Beni culturali ed ex direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci e la storica dell’arte Sonia Maffei.
Immagini rappresentate:
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 22
Imprese Medici Cappello con divinità del cielo
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 26
Amicizia
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 27
Fatica con Atlante che regge il cielo e la terra
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 29
Pecunia
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 43
La Melanconia e la sua cura
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Alessandro Allori (1535-1607) e aiuti
Veduta della campata 46
Armonia e Virtù, Fato e Fortuna
1581
Corridoio di Levante, Gli Uffizi
Le immagini sono state fornite dagli organizzatori dell’evento, ad esclusivo utilizzo collegato alle esigenze di Ufficio Stampa dell’iniziativa medesima. La possibilità di utilizzare queste immagini è riservata unicamente al fine di corredare con le stesse servizi, articoli, segnalazioni inerenti la mostra cui si riferiscono. Qualunque diverso utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge ad iniziativa di ogni avente diritto.
Tutti i mostri nei dipinti sui soffitti degli Uffizi Decine di migliaia di mostri
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