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Riflessioni sulla Mostra di Animali Esotici al Palafiere Riccardo Coppo: Un Appello per il Rispetto della Natura
La scorsa settimana, al Palafiere Riccardo Coppo di Casale Monferrato, si è tenuta una mostra/mercato di animali esotici che ha suscitato profonde riflessioni tra i visitatori. Tra questi, Enrico Bruschi e Luca Servato, consiglieri comunali del Partito De
La scorsa settimana, al Palafiere Riccardo Coppo di Casale Monferrato, si è tenuta una mostra/mercato di animali esotici che ha suscitato profonde riflessioni tra i visitatori. Tra questi, Enrico Bruschi e Luca Servato, consiglieri comunali del Partito Democratico, hanno espresso preoccupazione per la condizione in cui vengono esposti questi animali e hanno proposto un approccio alternativo e più…
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MACERATA – I comuni maceratesi di Belforte del Chienti, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo e San Ginesio, sono i protagonisti fino al prossimo 21 luglio di “Appennino Foto Festival-Luce della Rinascita”, organizzato dal gruppo Phoonica3 per promuovere tramite la fotografia naturalistica ed ambientale, i borghi dell’Appennino marchigiano alle prese con la ricostruzione dopo i terremoti del 2016.
Terminato il primo fine settimana in cui si sono svolti l��inaugurazione e il taglio del nastro delle diverse mostre, si riparte oggi, gioved�� 11 luglio dall’Ostello di San Ginesio dove alle ore 21,15, il Prof Emanuele Tondi, responsabile della sezione di Geologia dell’Università di Camerino, racconterà “Appennino: una storia lunga 200 milioni di anni”, “scritta” sulle rocce del nostro stupendo Appennino.
Da venerdì pomeriggio fino a domenica 14 luglio, il fotografo naturalista Maurizio Biancarelli terrà un workshop che permetterà agli iscritti di vivere e fotografare la magia di uno dei luoghi più belli e affascinanti dell’intero Appennino: i Monti Sibillini. Dall’incanto del Piano Grande, con le straordinarie fioriture estive, alla bellezza nuda e solenne delle alte vette, dove la flora altoappenninica presenta le sue rarità che, in tutto il mondo, vivono solo sulle montagne calcaree dell’Appennino centrale. Un’immersione nella natura variegata del Parco Nazionale dei Monti Sibillini ma anche un’occasione di approfondimento sul modo di fotografare e sul ruolo della fotografia stessa.
Venerdì pomeriggio alle ore 17,00 a San Ginesio la BioArt Visual, l’associazione organizzatrice del concorso fotografico BioPhotoContest dedicato ai Biomi della Terra, presenta al chiostro di Sant’Agostino, la mostra “Praterie, steppe e savane” insieme al 5° volume fotografico edito da Daniele Marson Editore, con le immagini delle 80 opere fotografiche finaliste al concorso e i testi che descrivono gli ambienti e gli esseri viventi, per favorire la conoscenza e la tutela del Bioma delle praterie, steppe e savane.
Venerdì pomeriggio l’AFNI – Associazione Fotografi Naturalisti Italiani, presenta l’incontro “Come avvicinarsi alla fotografia naturalistica”. Alle 21,30 sempre San Ginesio ospiterà un grande evento: la Premiazione del XIII Concorso di Fotografia naturalistica promosso da “Asferico”, rivista edita dall’AFNI. A questa edizione hanno partecipato circa 800 fotografi di 54 paesi del mondo con quasi 19.000 immagini inviate. Verranno premiati i vincitori e i segnalati delle 8 categorie in concorso, Paesaggio, Mondo subacqueo, Mammiferi, Uccelli, Altri animali, Piante e funghi, Composizione e forme e Uomo e natura. Verrà inoltre proclamato il vincitore assoluto. L’appuntamento è alle ore 21,15 in Piazza Alberico Gentili.
Sabato 13 luglio alle ore 18,30 Jacopo Angelini, divulgatore scientifico delegato wwf Italia per la regione Marche, presenta a Camporotondo di Fiastrone l’incontro “Storia ed evoluzione degli ecosistemi appenninici e dei Monti Sibillini”. Sabato sera alle 21,15 a Camporotondo di Fiastrone, il fotografo naturalista Emanuele Biggi, collaboratore abituale di riviste di settore internazionali, esperto del mondo animale, ospite in vari programmi televisivi e attuale conduttore della trasmissione GEO su Rai3 insieme a Sveva Sagramola, presenta la conferenza “Predatori del Microcosmo”, argomento sul quale ha scritto anche un libro con Francesco Tomasinelli.
Il volume non è semplicemente una collezione di belle immagini ma un insieme di “racconti fotografici” con testi che mettono in evidenza le scoperte più recenti e gli aspetti più interessanti della biologia dei protagonisti, ovvero insetti, ragni, piccoli rettili e anfibi che, persopravvivere in ambienti molto competitivi, hanno messo a punto strategie di attacco, difesa e cooperazione molto varie e spesso più sorprendenti di quelle dei grandi predatori.
Domenica 14 luglio alle ore 18,00, mentre per “L’Appennino dei bambini” Maurizio Biancarelli condurrà i più piccoli alla scoperta della sua mostra “Fratello lupo”, ospitata nella scuola elementare di Belforte del Chienti, a Montalto di Cessapalombo verrà inaugurata la mostra permanente “Terra viva”- Montalto tra storia, natura e tradizioni, a cura di Matteo Vergari e Stefano Ciocchetti. Montalto è una piccola frazione facente parte del Comune di Cessapalombo, uno dei Comuni più provati dagli effetti del sisma del 2016 che ha aggravato il fenomeno dello spopolamento, con il rischio di perdere irrimediabilmente la storia e le tradizioni del paese, ricche di quello spirito legato al mondo dell’artigianato e dell’agricoltura.
Per valorizzare la bellezza degli scenari naturalistici, dove donne e uomini hanno vissuto e vivono ancora, i due giovani abitanti del luogo, hanno deciso di omaggiare questa piccola e simbolica frazione, realizzando una mostra fotografica permanente, visitabile solo percorrendo l’unica via principale. Un’esposizione composta da circa trenta fotografie di grande formato, stampate su materiale di alluminio, ideato per resistere alle intemperie ed essere duraturo.
Le stampe saranno collocate all’aperto, sulle pareti della casa comunale e su quelle delle abitazioni lesionate e non, con il più ampio consenso degli abitanti del borgo. L’inaugurazione sarà ospitata presso la “casetta” polivalente di Villa di Montalto. A termine dell’evento la popolazione del borgo offrirà, presso i ruderi del Castello di Montalto, una degustazione con prodotti del territorio.
Il ricco fine settimana termina proprio a Montalto di Cessapalombo con “Ritratti celesti” a cura di Cristian Fattinnanzi, che ha saputo unire la sua grande passione per l’astronomia a quella per la fotografia. Tra gli eventi del Festival previsto anche un collegamento dei 4 comuni in e-bike, le bici elettriche a pedalata assistita, accompagnati da Guide Mtb alla scoperta del Territorio.
Nel sito www.appenninofotofestival.com si può trovare il programma diviso per sezioni. Nutrita di informazioni anche la pagina https://www.facebook.com/appenninofotofestival/
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L'arte fotografica di Mario Giacomelli a Palazzo Merulana
di Licia Maione
--- Giovedì 29 novembre, in via Merulana 121, a Roma, presso la splendida cornice dell’imponente struttura in stile umbertino di Palazzo Merulana, si è tenuto, nella Sala delle Sculture, il primo del ciclo di incontri, dal titolo Sfizi fotografici, promossi dell’Associazione Faro Fotografia, in collaborazione con il Palazzo Merulana.
La giovane Associazione Faro Fotografia, la quale gestirà anche l’organizzazione del Mese della Fotografia a Roma, che si terrà durante tutto il marzo 2019 e durante il quale la fotografia verrà analizzata in tutti i suoi aspetti, con mostre, talk, photowalk, laboratori, è un’associazione senza scopo di lucro, che riunisce professionisti della fotografia, associazioni, circoli, gallerie, stampatori, docenti, scuole, spazi espositivi, librerie, negozi di fotografia e amatori, operanti sul territorio di Roma, con lo scopo di fare rete per promuovere e divulgare una nuova cultura fotografica attraverso un lavoro quotidiano sul campo.
© Licia Maione, 2018
Per l’apertura delle serate fotografiche è stato scelto uno dei più grandi maestri della fotografia italiana: Mario Giacomelli, in una “lezione” dal titolo: Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco (già titolo della mostra inaugurata a Palazzo Braschi, a Roma, nel 2016 e dell’omonimo libro, a cura di Alessandra Mauro, edito nel 2008 da Contrasto Editore), condotta dal fotografo romano Gilberto Maltinti, che ha esordito con le seguenti parole: «Ho scelto Mario Giacomelli, perché quando mi sono accostato per la prima volta alla fotografia, allorché avevo trent’anni, ho cominciato proprio da lui. È da lui che inizia tutto». L’incontro cade, quindi, a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa del fotografo di Senigallia, avvenuta il 25 novembre del 2000 e da poco celebrata, nell’ambito dell’evento commemorativo, organizzato dalla nipote dell’artista e curatrice dell’Archivio Mario Giacomelli – Rita Giacomelli, Katiuscia Biondi, svoltosi ad Ascoli Piceno, il 25 novembre 2018, nell’auditorium del Polo Sant’Agostino, presso la Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, dove il 15 settembre era stata inaugurata la mostra Mario Giacomelli. Nell’infinito, dentro la materia, visitabile fino al 6 gennaio 2019. Nell’evento sono stati proiettati il video di Antonio Rossi (intervista a Mario Giacomelli, in occasione della mostra Bando, XVII Biennale d’arte contemporanea di Alatri, 1999), e il film-documentario Mi ricordo Mario Giacomelli del regista Lorenzo Cicconi Massi, edito da Contrasto.
Da Ascoli a Roma, Giacomelli continua a stregare il suo pubblico che, accorso in massa anche a Palazzo Merulana, immerso nel fascino delle sculture e dell’opere d’arte del luogo, ha potuto godere della visione dei suoi celebri scatti in bianco e nero e delle appassionate spiegazioni fornite in merito, da Gilberto Maltinti. Il pubblico, neofita o esperto che fosse, è stato condotto in un viaggio, iniziato con i primissimi scatti di Giacomelli, tra cui la prima fotografia in assoluto, intitolata L’approdo, scattata il giorno della vigilia di Natale del 1953 con la sua prima macchina fotografica Comet Bencini, nonché i primi ritratti ai familiari: alla madre, alla moglie Anna, fatti mettere in posa, come attori e che ricordano per il realismo ritrattistico certe foto di Edward Weston, Henry Cartier Bresson e Tina Modotti, i nudi, le nature morte, dall’evidente influenza pittorica che rimanda a Morandi, Casorati, Monet e Modigliani e Cézanne.
Il percorso è poi continuato con l’analisi delle varie raccolte fotografiche, scelte secondo il gusto di Maltinti, senza la ricerca di una necessaria successione cronologica, ma semmai tematica; con un po’ di timore, per la crudezza delle immagini, sono stati mostrati gli scatti della serie Vita d’Ospizio (1954/56) (foto scattate presso l’ospizio Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, dove lavorava da giovane la madre dell’artista, rimasta vedova). Serie successivamente ripresa, con una seconda visita all’ospizio nel 1966/68 da cui nasce Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, da una poesia di Pavese, lavoro servito a Giacomelli per esorcizzare la sua paura della morte, della vecchiaia, del decadimento.
Mario Giacomelli, da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1966/1968 (© Eredi Mario Giacomelli)
Maltinti ha poi proseguito con altri “malati”: quelli di Lourdes, per i quali Giacomelli ricevette un vero e proprio incarico che, tuttavia, non riuscì a portare a termine, scattando solo tre rullini (sono i famosi lettini che salgono verso l’infinito o la distesa di malati che aspettano la benedizione). Il dolore di questi giovani, ancora pieni di speranza, sconvolse l’autore a tal punto da impedirgli di proseguire a fotografare il loro dolore sicché Giacomelli decise di andarsene, restituendo il compenso anticipatogli (ma ritornerà in seguito, riuscendo, finalmente ad avvicinarsi alla sofferenza e scattando dei primi piani di ammalati in carrozzella).
Maltinti ha sottolineato in questo lavoro la scelta dell’autore, poi spesso ripetuta, di utilizzare bianchi bruciati e neri bucati, un contrasto esasperato di vita e di morte, che ha reso Giacomelli così caratteristico. Questa tecnica, infatti, si fa particolarmente evidente nelle due sue serie più celebri: Scanno e Io non ho mani che accarezzino il volto, meglio nota, ai più, come Pretini.
Mario Giacomelli, da Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963 (© Eredi Mario Giacomelli)
Dopo essersi soffermato sui colpi di flash che Giacomelli dà sui suoi soggetti e sulla scelta di tempi lenti, per creare l’effetto del mosso e fare entrare la luce ambiente, nonché sull’ardua e affascinante tecnica della doppia esposizione, Maltinti ha sottolineato come, a quest’altezza, si assista alla consacrazione della fama di Giacomelli, dato che nel 1964 l’allora direttore del dipartimento di fotografia del MoMa di New York, Jhon Szarkowosky acquisì l’intera serie dedicata a Scanno e alcune foto dei Pretini e organizzò una mostra The photographer’s Eye, da cui nacque il volume Looking at photographs, sui cento fotografi più importanti nel mondo, tra cui appunto anche Mario Giacomelli. Il contrasto delle vesti nere dei pretini e la neve bianca, così come quello delle vecchiette abruzzesi vestite di nero che camminano per strade inesistenti, come fasci di luce, o del famoso bambino di Scanno avvolto da una sorta di aura, sono destinate ad entrare nel patrimonio collettivo di ognuno di noi.
Mario Giacomelli, da Scanno, 1957/1959 (© Eredi Mario Giacomelli)
Maltinti ha poi passato in rassegna tante altre serie: i credenti che passano la notte nel Santuario di Loreto in attesa dell’apparizione della Madonna; gli animali scannati di Mattatoio con i loro urli di dolore; Un uomo, una donna, un amore, che ritrae i momenti felici di una coppia di giovani che vivono spensierati il loro amore nel contesto agreste della campagna marchigiana; l’indagine sulla Puglia, con gli scatti quasi reportagistici, che risentono dell’influenza sociologica di Crocenzi e che, non per nulla, gli valse la richiesta di Vittorini del celebre scatto Gente del sud per l’edizione inglese di Conversazione in Sicilia per le edizioni Penguin Book; La buona terra, frutto dell’esperienza vissuta a contatto per tre anni con una famiglia allargata di contadini marchigiana, della quale ritrasse i momenti più salienti: il raccolto, la semina, la vendemmia, persino un matrimonio; i paesaggi marchigiani, sempre inerenti al rapporto con la terra, dapprima intitolati Storie di Terra o solo Paesaggi e solo successivamente Metamorfosi della terra e Presenza di coscienza sulla natura, sui cambiamenti avvenuti nella gestione della terra, non più caratterizzata dalla sistema di rotazione delle colture, ma dallo sfruttamento intensivo, in cui i paesaggi, scattati da una collina all’altra, come possibile per la verticalità della collina marchigiana, o dall’ aereo di un suo amico, divengono via via più astratti (Giacomelli giunse a chiedere ai contadini di arare in modo da creare determinati disegni e linee, allo scopo di raffigurare quasi dei graffi, impressi sulla superficie, ossia le ferite della Madre-Terra, violentata per mano dell’uomo.
Mario Giacomelli, Metamorfosi della terra, anni ’70 (© Eredi Mario Giacomelli)
Si tratta di un intervento che, per certi versi, è stato considerato simile a quello della moderna Land Art). La serie dei paesaggi è poi proseguita, spostandosi dalle colline al mare, con Il mare dei miei racconti, con fotografie aeree che immortalano i bagnanti sulla spiaggia, schiacciandoli fino a farli diventare delle semplici masse, con quella veste grafica e pittorica tipica dell’autore. Maltinti ha concluso l’incontro parlando delle serie L’infinito e A Silvia, espliciti omaggi all’amato poeta marchigiano, suo conterraneo, Giacomo Leopardi e ricordando che la serie A Silvia, che comprende fotografie scattate presso Casa Leopardi e in parte all’orfanatrofio di Senigallia, gli era stata commissionata con una vera e propria sceneggiatura da Crocenzi per la Rai, per il programma Telescuola.
Per tutto l’incontro, Maltinti ha accompagnato la visione delle fotografie con la lettura di brevi passi, molti dei quali tratti dalla fedele trascrizione che Simona Guerra ha fatto e poi raccolto nel libro La mia vita intera, della lunga registrazione audio (più di sette ore di conversazione), nella quale Giacomelli ripercorre la propria vita, raccontandosi, in occasione di quella che doveva essere la sua più grande mostra: quella a Palazzo delle Esposizioni, a Roma, tenutasi il 7 febbraio del 2001, all’indomani della sua morte: è stato come ascoltare direttamente la voce calda e i pensieri sognanti di Giacomelli.
In conclusione il relatore, pur non avendo ovviamente potuto approfondire l’intera produzione di Giacomelli, per la quale non basterebbero, forse, neppure i tre incontri successivi di questo ciclo di lezioni, è riuscito a cogliere e trasmettere al pubblico l’aspetto più importante dell’Autore, quello di un uomo semplice e singolare allo stesso tempo, che sfugge a qualsiasi etichetta: fotografo, artigiano, tipografo, pittore, poeta, contadino, in una parola, artista, con tutta la sua sensibilità e la capacità di riuscire a trasmettere le proprie emozioni come ebbe chiaramente a dire: «Per me è importante raccontare le cose che mi hanno dato un’emozione e che camminano parallele alla poesia, quelle che ho provato, quelle che ho sentito…Io non documento, ma racconto; non voglio documentare niente, tant’è vero che non mi interessa che le mie foto vengano capite, mi preme che vengano interpretate!…».
© Licia Maione, 2018
L’iniziativa di questo ciclo di lezioni fotografiche si inserisce nel più ampio progetto culturale, avviato in seguito alla recente riapertura di Palazzo Merulana, ex-Ufficio di Igiene, avvenuta lo scorso 11 maggio 2018, dopo un vuoto urbano di quasi vent’anni, grazie alla sinergia di forze e comunione di intenti tra la Fondazione Elena e Claudio Cerasi e CoopCulture. L’idea è quella di concepire il Palazzo, non solo come un semplice luogo espositivo, dove poter ammirare, nelle due sale poste al secondo e al terzo piano, i capolavori di De Chirico, Depero, Mafai, Donghi, Capogrossi, Balla, Sironi, Schifano, Scipione, Antonietta Rahaël e Fausto Pirandello, ma uno luogo, fucina di arte, in cui trovino spazio varie tipologie di eventi culturali, come: letture, presentazioni di libri, spettacoli, incontri con autori e scrittori, grandi personalità dell’arte contemporanea, mostre fotografiche ecc., momenti di formazione e di rivalorizzazione di un patrimonio artistico comune, che diventi occasione di incontro e dialogo tra i cittadini, da gustare, magari in compagnia di un buon caffè o, per gli amanti degli aperitivi, di frizzanti bollicine. Al quarto piano del Palazzo si trova, infatti, l’Attico, uno spazio che verrà deputato proprio a tali scopi, mentre all’ultimo vi è una terrazza panoramica.
Non resta che aspettare i prossimi appuntamenti a Palazzo Merulana che si svolgeranno ogni giovedì del mese dal 29 novembre 2018 al 7 febbraio 2019, dalle ore 18.00 alle 21, con il seguente calendario: il 20 dicembre Alex Mezzenga, con Fotoreportage e Street Photography, Differenze e similitudini, il 17 gennaio Maria Gianni Pinnizzotto, con L’architettura di un reportage - Come pensare, ideare e realizzare un reportage fotografico, il 7 febbraio Cristiana Valeri con Gordon Parks - Eve Arnold.
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Dodici donne, una per ogni mese dell’anno, tutte campane e legate alla terra. Sofia, Nanà, Maura, Mara, Antonella, Titta, Libera, Marialuisa, Mariapia, Paola, Alessandra e Doris sono le protagoniste di un progetto di resistenza contadina nato per divulgare la biodiversità della Campania e il ruolo fondamentale che ricoprono da sempre le donne in agricoltura. Sono le Donne di Terra.
Marialuisa Squitieri
“Il tutto è nato per gioco” afferma Marialuisa Squitieri, ideatrice del progetto “Volevamo trasmettere i valori che ci accomunano da sempre e abbiamo pensato che il modo migliore fosse quello di fare un calendario diverso, lontano dallo stereotipo di donne che tutti si aspettano in una pubblicazione del genere. Non siamo tutte contadine nel senso puro del termine, ma abbiamo in comune l’amore per la terra, che magneticamente ci attrae”.
Il calendario ha un’impostazione completamente diversa rispetto a ciò che si è visto in giro negli ultimi anni. Le dodici protagoniste mostrano i prodotti della loro terra, trasmettendo con l’intensità dei loro occhi la passione che hanno per il territorio.
Siamo forcone, trattore, zappa, viviamo forme concrete di rivoluzione. E invitiamo a ribellarsi al modello agroalimentare dominante
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Siamo le api e la vigna, alberi da frutta, animali da accudire, grano da mietere, piantine da seminare o raccogliere, siamo il formaggio, siamo le olive
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Noi siamo la cicoria, siamo milleunanotte, da bambine giravamo nei campi a piedi scalzi, siamo erbe spontanee
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Le immagini, realizzate da Alessandra Basile e Angelo Casteltrione, sono frutto di un lavoro lungo. Non è stato creato un set fotografico. Gli scatti sono stati realizzati nelle terre delle “contadine”, nei mesi rappresentati sul calendario, quindi un lavoro che ha impegnato un intero anno.
Una nota interessante riguarda la presenza, per ogni mese, del calendario lunare, con le fasi lunari, il ciclo siderale della luna rispetto ai pianeti, i giorni di luna ascendente e discendente e l’indicazione dei giorni in cui è preferibile dedicarsi maggiormente a piante da foglia, frutto, radice o fiore, come in biodinamica.
Le Donne di Terra non sono solo un calendario. Durante il 2017 saranno realizzati incontri, mostre fotografiche e spettacoli che porteranno in giro il messaggio di questo gruppo animato dalla voglia di far conoscere quanto sia importante il duro lavoro nei campi per salvaguardare la biodiversità e proteggere il futuro delle nuove generazioni.
Per conoscere le attività del progetto Donne di Terra, tra cui la vendita del calendario, è possibile collegarsi al sito donnediterra.wordpress.com, oppure seguire i profili Facebook e Instagram.
Donne di Terra: il calendario 2017 Dodici donne, una per ogni mese dell'anno, tutte campane e legate alla terra. Sofia, Nanà, Maura, Mara, Antonella, Titta, Libera, Marialuisa, Mariapia, Paola, Alessandra e Doris sono le protagoniste di un progetto di resistenza contadina nato per divulgare la biodiversità della Campania e il ruolo fondamentale che ricoprono da sempre le donne in agricoltura.
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ANCONA – Al via questo pomeriggio alle 15.30 alla Mole KUM! il nuovo progetto ideato da Massimo Recalcati, dedicato allo sviluppo del concetto contemporaneo di cura. L’iniziativa avrà cadenza annuale e si candida a diventare il principale Festival del settore. Tra gli ospiti del 2017 i sociologi Aldo Bonomi e Luigi Manconi, la filosofa Adriana Cavarero, il conduttore radiofonico Massimo Cirri, i giornalisti Gad Lerner e Stefano Bartezzaghi, il filosofo Bernard Stiegler. I vari protagonisti si alterneranno nelle tre giornate tra Lectio, con alcuni dei nomi più prestigiosi del pensiero italiano e internazionale, dalla filosofia alla psicoanalisi, dalla letteratura alla medicina; Dialoghi su grandi domande del mondo della cura; discussioni A tre voci sull’attualità e la quotidianità più bruciante, dalle migrazioni alla scuole, passando per il mondo dell’infanzia; Conversazioni su questioni aperte come il gioco d’azzardo o come si affronta la malattia; Ritratti su grandi pensatori; Aperitivi filosofici; Spazio cinema e Psicologia da tè, letture e pensieri sui grandi classici della psicoanalisi, davanti a una tazza fumante di infuso.
Oltre alla parte umanistica, c’è anche una sezione sperimentale e innovativa, KUM!Lab, divisa in tre parti. La prima è una sfida tra le otto ricerche più innovative nel campo salute e benessere che si stanno sviluppando nella nostra regione. Si chiama Science Factor e coinvolge i progetti vincitori del bando FESR Marche – POR 2014-2020 che si raccontano davanti a una speciale giuria, come se fosse un talent show di natura scientifica. La seconda è Walking along the chromosomes, laboratori aperti a tutti (prenotabili sul sito www.kumfestival.it), ma dedicati in particolare alla fascia 15-18 anni, che permettono di scoprire le nuove grandi prospettive della scienza e della medicina nell’era post-genomica. L’attività è realizzata da Cinzia Grazioli e da Lidia Pirovano di CusMiBio, il centro dell’Università di Milano per la diffusione delle bioscienze. L’ultima sezione si chiama Parole ingovernabili ed è un social contest.
La manifestazione è organizzata dal Comune di Ancona – Assessorato alla Cultura con la collaborazione dell’Assessorato ai servizi sociali – con il contributo della Regione Marche, della Fondazione Cariverona, e il coordinamento organizzativo dell’associazione culturale Esserci.
LE MOSTRE– Prosegue alla Mole la mostra Enzo Cucchi “Cinquant’anni di grafica d’artista”, che raccoglie la vasta, varia e straordinaria produzione dell’artista nel campo della grafica. La mostra, frutto della collaborazione con il Museo MAX di Chiasso, testimonia la coerenza e la fermezza del percorso artistico di Cucchi e della sua ricerca, sempre segnata da una forte impronta etica. Essa ripercorre, infatti, i passaggi fondamentali della ricerca grafica dell’artista e pone l’accento sul suo intero percorso creativo e sulle soluzioni, spesso sorprendenti, che egli adotta nel tempo.
I formati seguono regole imperscrutabili, fedeli alle immagini contenute. Spesso, diversi metodi di stampa convivono, i caratteri e le scritte a mano si alternano alle immagini di eroi delle campagne marchigiane, agli animali, alle colline e alle case. Cucchi ha sempre mostrato una particolare cura e passione per la grafica, e per l’oggetto libro-catalogo, e progetta un catalogo seguendo ogni passaggio della sua realizzazione. L’esposizione è immaginata dall’artista stesso con una “spina dorsale” costituita dai libri d’artista, e da una “dentatura” costituita dalle nuove serie di incisioni, il tutto fatto di carte, inchiostri, acidi e pietre, e arricchito da grafiche scelte appositamente per l’esposizione di Ancona.
La mostra è ospitata nelle sale della Mole che erano rimaste danneggiate a causa del terremoto. Sono state recuperate a tempo di record dall’Assessorato ai Lavori Pubblici che voglio ringraziare” ha infine precisato l’assessore alla cultura Paolo Marasca.
L’orario nel fine settimana: venerdì: 16-19; sabato e domenica: 10-19. Un biglietto unico, di 6 euro, permette l’ingresso alla Mostra e alla Pinacoteca Comunale per tutto il periodo dell’esposizione. La mostra è a cura di Alessandro Cucchi e Nicoletta Ossanna Cavadini. L’allestimento è curato dallo studio Brunetti & Filipponi.
E prosegue anche al Magazzino Tabacchi della Mole, fino al 10 dicembre, la mostra fotografica IN CIVITATE: LO SGUARDO DI CORRADO MAGGI SULLE OPERE URBANE DI TRUBBIANI, uno degli interventi previsti nel 2017 attorno alla figura di Valeriano Trubbiani, per il suo ottantesimo compleanno. Al progetto ha aderito anche il celebre poeta e scrittore anconetano Francesco Scarabicchi che ha composto una poesia per il Maestro. Il progetto del fotografo Maggi, sensibile e attento osservatore dei diversi luoghi e ambienti del capoluogo e artefice di numerose esposizioni su questi temi, è sapientemente focalizzato sulle opere urbane di Valeriano Trubbiani, tra i più grandi scultori italiani viventi, che ad Ancona vive e opera ormai da lungo tempo.
L’iniziativa scaturisce dall’ammirazione e dalla devozione del fotografo e della cittadinanza verso il Maestro che ha lasciato segni importanti e presenti nella quotidianità del capoluogo, basti pensare alla croce devozionale nella Cattedrale, al gruppo Mater Amabilis nel centro città e al sipario tagliafuoco al Teatro delle Muse. Il percorso fotografico si svolge lungo un tragitto che conta trentacinque foto inedite e diviso in tre reportage: il reportage nella città, il reportage nell’atelier e un altro nel viaggio emotivo e sensoriale fra le opere del maestro.
L’intero progetto, patrocinato e sostenuto dal Comune di Ancona e dalla Regione Marche, è della Galleria Puccini di Ancona, che idealmente esce dalle proprie mura per offrire alla città uno spazio espositivo diffuso, grazie a una collaborazione con istituzioni ed aziende private unite nel rendere omaggio al maestro Trubbiani attraverso le opere fotografiche di Maggi. Un’appendice della mostra è costituita dalle cinque fotografie esposte presso lo showroom Contemporaneo in piazza del Plebiscito, che ospita anche alcuni incontri a tema e video installazioni, a cura dell’arch. Anna Paola Quargentan.
SABATO 11 novembre in programma alle ore 17,30 “CINETRUBBIANI” proiezione dedicata al Maestro.Orari MOSTRA nel fine settimana: venerdì e sabato 17,30- 20 ; domenica 10-12 / 17,30-20. info: [email protected]
Fino al 30 novembre alla Pinacoteca Comunale “Francesco Podesti” la mostra “Tiziano&Tiziano, due capolavori a confronto”. Una di fronte all’altra, due splendide pale d’altare di Tiziano, concepite per gli altari maggiori di due grandi chiese di Ancona. La Pala Gozzi è la prima opera di Tiziano che porti la firma e la data. Commissionata da Luigi Gozzi, mercante di Dubrovnik, è stata dipinta nel 1520 per la chiesa di San Francesco in Alto. Per l’artista trentenne è il momento dell’affermazione non solo a Venezia, ma anche in altre città: la pala Gozzi si colloca nello snodo decisivo della vita e della carriera di Tiziano, che entra nella pienezza della maturità. Molti anni dopo, Tiziano riceve la seconda committenza da Ancona: la Crocifissione con San Domenico, dipinta nel 1558-59.
Il trentenne autore della Pala Gozzi è ora un riflessivo settantenne, lo sfondo storico è quello della Controriforma, il richiamo a una fede più intensa. Il contesto personale ci parla di un artista sempre pieno di energia, ma che sente gli anni trascorrere. Nella Pala Gozzi Tiziano si era confrontato con Raffaello, ora dialoga con Michelangelo: gli smaglianti colori della giovinezza si addensano in grumi sempre più scuri, in pennellate sfaldate, simili all’effetto del “non finito” delle sculture michelangiolesche.
Orari del fine settimana della Pinacoteca : venerdì ore 16.00- 19.00 , sabato e domenica ore 10.00 – 19.00. [email protected]
TEATRO- Fino a domenica 12 novembre al Teatro Sperimentale di Ancona è in scena la nuova produzione di Marche Teatro Enrico IV di Luigi Pirandello, adattamento e regia di Carlo Cecchi. Il Maestro della scena italiana, nelle vesti di Enrico IV sul palco con Angelica Ippolito (la Marchesa Matilde Spina), Gigio Morra (Il Dottor Dioniso Geroni), Roberto Trifirò (Il Barone Tito Belcredi) e con Federico Brugnone (Il finto Consigliere Segreto, Landolfo – Lolo), Davide Giordano (Il finto Consigliere Segreto, Bertoldo – Fino), Dario Iubatti (Il finto Consigliere Segreto, Ordulfo e Fraticello), Matteo Lai (Il finto Consigliere Segreto, Arialdo – Franco), Chiara Mancuso (La figlia della Marchesa, Frida), Remo Stella (Il giovane Marchese Carlo di Nolli).
Le scene sono di Sergio Tramonti, i costumi di Nanà Cecchi, le luci di Camilla Piccioni, assistente alla regia Dario Iubatti, assistente alle scene Sandra Viktoria Müller. Lo spettacolo dopo le date in prima nazionale ad Ancona sarà in tournée in molti teatri italiani fino a febbraio 2018. Dopo i successi di La dodicesima notte di Shakespeare, in tournée nelle due ultime stagioni teatrali, Carlo Cecchi – per la terza volta nella sua carriera – torna a Pirandello con uno dei testi più noti e rappresentati: Enrico IV.
L’opera è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica. L’opera porta in scena i grandi temi della maschera, dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà. Forse in “Enrico IV”, più che in altre tragedie, il pirandellismo vince i suoi schemi e attinge a una tensione interiore davvero universale. Carlo Cecchi è al suo nono spettacolo prodotto da Marche Teatro, il connubio con lo Stabile marchigiano è partito nel 2001 con il capolavoro dell’autore siciliano Sei personaggi in cerca d’autore .
Info e biglietti: biglietteria Teatro delle Muse 071 52525 [email protected] biglietti on line www.geticket.it ww.marcheteatro.it
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