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#morbidezze
il-gualty1 · 9 months
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Morbidezze...
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iosognatore · 5 months
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...morbidezze...🌹
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fashionbooksmilano · 5 months
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Moda di carta
Isabelle de Borchgrave a Villa Necchi Campiglio
Giorgio Verzotti
Skira, Milano 2016, 98 pagine, 104 ill.a colori, 24x28cm, brossura, ISBN 9788857234168
euro 26,00
email if you want to buy [email protected]
Pubblicato in occasione della mostra milanese in collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, il volume illustra la storia della moda e dello stile attraverso una selezione di abiti realizzati interamente in carta con l’inconfondibile talento creativo dell’artista Isabelle de Borchgrave: un originale excursus che parte da un sontuoso abito di corte di Elisabetta I per arrivare agli eleganti vestiti da ballo di Worth, agli abiti in stile orientale delle sorelle Callot fino alle inconfondibili creazioni di Coco Chanel e ai tailleur di Dior.
Non solo vestiti, ma anche scarpe e accessori che ci mostrano come da un materiale così semplice possa uscire una tale opera d’arte: “Si parte sempre da un foglio di carta – dice Isabelle de Borchgrave – ma poi la pittura, le mani, l’acqua, la straordinaria padronanza e la fantasia nell’uso dei materiali riescono a produrre effetti di velluto e di seta, spessori e morbidezze alla vista e al tatto, lucentezze d’oro e di perle e impalpabili preziosi merletti che ricordano la perfezione dei maestri fiamminghi”. Moda di carta presenta le riproduzioni delle più grandi marche, dal classico tailleur di Dior agli abiti da sera di Lanvin e Poiret, ai tradizionali capi di Chanel, oltre alle minuziose riproduzioni di abiti-icona che hanno rivoluzionato il nostro modo di vestire come l’abito Delphos, disegnato da Mariano Fortuny ispirato dalle tuniche delle sculture greche che rappresenta una radicale innovazione nell’abbigliamento femminile, poiché confortevole, privo di busto, e di facile realizzazione.
09/05/24
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dottssapatrizia · 2 years
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Mi ha insegnato ad amare lo specchio... mi ha portato a fissare i tuoi occhi in quello specchio... ha mosso le mie mani con le sue...su un corpo di donna, le sue curve, le sue morbidezze, le sue umidità.. Ha usato il tempo per sentire quel pulsare, mi ha detto "guardati"...mi ha sussurrato "toccati"... è stato un viaggio incatenata al suo sguardo di uomo...
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catsloverword · 1 year
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Coccole time...
Morbidezze di mamma😁
Attenzione!
Contenuto ad alto livello emotivo
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asmodeo1972 · 3 months
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Ruvide morbidezze
Approssimarsi lentamente e sentire le consistenze. Offro le mani per poggiarti.
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10lustri · 2 years
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Haiku #1133
Conosci tutte quelle mie morbidezze in cui far casa.
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cartacei · 1 year
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Pensa cosa sarebbe la vita se non ci sovrastassimo vicendevolmente per futilità. Sarebbe colma di tutte le morbidezze e meraviglie. Scivoleremmo sugli arcobaleni dopo ogni pioggia durante il giorno e ammireremmo le lucciole nelle escursioni notturne per raggiungere spazi di coesione. Staremmo nei punti d’osservazione delle specie migratorie nel piacevole silenzio, attendendo avvistamenti e sguardi reciproci di complicità. Riusciremmo a fare nuovamente nostri i luoghi conosciuti a memoria. Ci abbracceremmo in segno di rispetto e amore stretto, sempre come se fosse la prima e l’ultima volta. Parleremmo senza filtrare i contenuti e senza remore. Sarebbe come leggere Chandra Candiani facendo attenzione non a proteggere il libro ma a capirne il contenuto.
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il-gualty1 · 1 year
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Morbidezze ...
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iosognatore · 2 months
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Morbidezze...
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silviascorcella · 10 months
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Romeo Gigli a/i 20: i colori nascono dal sogno, i materiali dall’innovazione
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Il segreto per evitare il tranello e godere appieno il piacere del risultato è racchiuso nell’approccio. Mettersi all’affannosa e speranzosa ricerca di Romeo Gigli, l’autore ineguagliabile della propria maison ed elegante rivoluzionario della moda dell’ultima tranche del secolo scorso, dentro le attuali collezioni della label Romeo Gigli plasmate dalla cura creativa di Alessandro De Benedetti, sarebbe un’impresa per certi versi vuota e di certo fuorviante: perché il bello della bravura non è saper citare a modino, ma è saper bilanciare in un lucido gioco d’equilibri la coerenza con la propria personalità, che è unica per natura, e il rispetto per il valore grande dei codici di stile che hanno reso altrettanto unico il mondo Romeo Gigli.
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Dunque, il segreto è accostarsi alle creazioni Romeo Gigli silenziando il pregiudizio, cioè l’istinto a sovrapporre la storia passata con il racconto di stile che prosegue nei nuovi capitoli scanditi dalle ultime due stagioni, e affidarsi alla bravura di Alessandro De Benedetti. Alla sua abilità a bilanciare l’eredità importante della storia con la propria personalità: che nella passione per l’indipendenza delle espressioni creative come il cinema d’essai, la musica gotica, la femminilità vestita di un’apparenza sartoriale sofisticata mentre svela un’allure quasi surreale -come le donne firmate dal Thierry Mugler con cui ha mosso i primi passi professionali nella couture e quelle di Mila Schön con cui l’ha proseguita- fa risuonare la forza gentile eppur potentemente scardinante della visione indipendente e alternativa che ha sorretto e guidato l’unicità di Romeo Gigli.
E se tra le suggestioni allacciate a Romeo Gigli c’era il sogno, oggi è proprio nel sogno che Alessandro de Benedetti trova l’appiglio istintivo da cui ha tratto il fil-rouge creativo col quale ha costruito la collezione a/i 2020-21: “The Lysergic Side of Dreams”. Niente di forzatamente poetico, anzi: la suggestione si arricchisce di concretezza, perché è davvero nella libertà surreale della dimensione onirica che l’inconscio ha tracciato i bozzetti della visione della collezione, come risposta alla missione di rendere giusto omaggio alla memoria del Romeo Gigli e una giusta interpretazione contemporanea attraverso gli abiti.
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Accade così: tutto inizia dai colori, che nel Romeo Gigli di allora erano intensi, sempre inaspettati e diversi lungo le stagioni, ed ora attraverso il sogno si fanno ancora più intensi, più inaspettati e vividi, perché l’energia onirica intensifica tutto quel che incontra, e i colori li rende irreali, pressoché lisergici.
Nuance acide, come il giallo lime, il verde roulette, l’azzurro evidenziatore sottolineano rigori e morbidezze delle forme, giocano sulle fasce che intrecciano gli abiti al corpo, si fondono alla profonda esattezza sartoriale che costruisce capi che aspirano a stupire, certo, ma anche ad essere senza tempo. Accadono dunque sinergie stupefacenti tra immaginario in technicolor e maestria modellistica: come nel completo tinto di un giocoso rosa caramella, e assemblato con un serissimo sistema di 5 metri di crêpe tagliati a spicchi per creare micro ruote incastonate nella giacca e nel pantalone. Come nella breve serie dei gessati: frutto di combinazioni ingegneristiche dal punto di vista modellistico che consentono alle righe di combaciare perfettamente.
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Tra le suggestioni allacciate a Romeo Gigli c’era anche l’innovazione: che oggi si rinnova attraverso i materiali in un’opera di sperimentazione importante che si aggiunge alla sinergia di colori e sartorialità di cui sopra, e dà vita alla coppia trench e maxi-chiodo, entrambi tinti di verde giava, entrambi realizzati in un tessuto speciale, da una parte gommato anti-pioggia e dall’altra in misto cachemire, un materiale dalla doppia faccia molto tecnica e molto morbida realizzata in esclusiva con aziende tessili italiane.
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L’innovazione materica da vita anche al contenuto della micro-capsule “Oh Romeo”: qui i colori fluo ricolmano i maxi-piumini gonfi per ricordare la celebre forma a uovo, reversibil, doppiati in moiré e nylon stampato, e colorati con uno speciale enzima fluo che ravviva le vibrazioni cromatiche. Sempre qui sono raccolte le maglie rigorosamente fatte a mano in Abruzzo da artigiane abili al punto da realizzare la versione contemporanea, pixellata e fluorescente, di quegli antichi mosaici bizantini preziosi che Romeo ricreava nei suoi indimenticabili jaquard. 
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La dichiarazione d’intenti è lodevole: un prêt-à-porter scandito da 66 pezzi, costruito con capi che invitano ad essere amati, indossati, sfoggiati e custoditi senza alcun timore del tempo che passa, delle mode che rotolano veloci tra i capricci del gusto, di scadenze imposte dall’esterno. Perché il cuore che batte per la bellezza ha sempre ragione, e non ha scadenze di stagione.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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quellodeiborghi · 1 year
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LE DEGUSTAZIONI DI BORGHI D’EUROPA: L’ANTEPRIMA BAROLO DOCG PICHEMEJ 2019 DI MARRONE
Il fiorente Piemonte vinicolo, precisamente le Langhe in zona La Morra, torna ad essere protagonista delle degustazioni mirate di Borghi d’Europa, dove oltre al vino, si cerca di comunicare il territorio.
Questa volta parliamo dell’Anteprima Barolo Docg 2019 “Pichemej”, ovvero più che meglio, che è una delle due punte di diamante della produzione dell’Agricola Marrone, cantina di spessore a conduzione familiare, che vanta anche una cucina interna.
L’Anteprima 2019 del Pichemej ha un colore rosso granato e colpisce molto per l’intensità e la complessità del naso: emerge infatti un ventaglio di note, che vanno dalle confetture di lamponi e mirtili a note più balsamiche e speziate come liquirizia e vaniglia e anche sentori di erbe aromatiche come timo e origano.
Il sorso in bocca è caldo e rotondo e oltre alla grande struttura rivela anche una buona sapidità, dettata dalla gioventù del vino: il tempo giocherà a favore delle morbidezze, rendendo il Pichemej ancora più austero, elegante ed armonico.
Borghi d’Europa lo ha provato a tavola durante uno stage d’informazione con un carrè di agnello al forno accompagnato da asparagi verdi arrostiti: abbinamento azzeccato perché  la struttura e il tannino ancora un po’ ruvido del Barolo va a pulire perfettamente il palato,
In alto i calici!
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______Marte Boneschansker, ph Ramona Deckers
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perpassareiltempo · 3 years
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La carne ci vuol poco a soddisfarla. È il cuore a essere insaziabile, il cuore che ha bisogno di amare...
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stralci · 2 years
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Ci abbracciamo senza più sapere chi sta sopra e chi sotto, perché d’un tratto lo spazio non ha più direzione. Siamo soltanto corpi, con zone asciutte e zone umide, con zone calde e zone ruvide, con pelosità e levigatezze, con gusti acidi e rannosi, con morbidezze e tumefazioni. Ci mordiamo l’un l’altro, ci attanagliamo a vicenda, entriamo e usciamo l’uno dalle cavità dell’altro, ci perdiamo nel buio e ci ritroviamo, sempre più madidi di sudore e più accaldati, dopo che le nostre dita aperte sul nulla e fuori del tempo toccano altre dita, o una pianta, o una spalla, o i capelli, o la bocca o le ciglia dell’altro, per dirigersi là e accostarcisi e toccare.
Solenoide, Mircea Cărtărescu.
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fashionbooksmilano · 3 years
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Moda di carta
Isabelle de Borchgrave a Villa Necchi Campiglio
Giorgio Verzotti, Lucia Borromeo Dina , fotografie di Guido Taroni
Skira, Milano 2016
euro 26,00
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Mostra Milano , Villa Necchi Campiglio 20.10.2016 - 31.12.2016
Mostra a cura di Angelica Guicciardini
Pubblicato in occasione della mostra milanese in collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, il volume illustra la storia della moda e dello stile attraverso una selezione di abiti realizzati interamente in carta con l’inconfondibile talento creativo dell’artista Isabelle de Borchgrave: un originale excursus che parte da un sontuoso abito di corte di Elisabetta I per arrivare agli eleganti vestiti da ballo di Worth, agli abiti in stile orientale delle sorelle Callot fino alle inconfondibili creazioni di Coco Chanel e ai tailleur di Dior.Non solo vestiti, ma anche scarpe e accessori che ci mostrano come da un materiale così semplice possa uscire una tale opera d’arte: “Si parte sempre da un foglio di carta – dice Isabelle de Borchgrave – ma poi la pittura, le mani, l’acqua, la straordinaria padronanza e la fantasia nell’uso dei materiali riescono a produrre effetti di velluto e di seta, spessori e morbidezze alla vista e al tatto, lucentezze d’oro e di perle e impalpabili preziosi merletti che ricordano la perfezione dei maestri fiamminghi”. Moda di carta presenta le riproduzioni delle più grandi marche, dal classico tailleur di Dior agli abiti da sera di Lanvin e Poiret, ai tradizionali capi di Chanel, oltre alle minuziose riproduzioni di abiti-icona che hanno rivoluzionato il nostro modo di vestire come l’abito Delphos, disegnato da Mariano Fortuny ispirato dalle tuniche delle sculture greche che rappresenta una radicale innovazione nell’abbigliamento femminile, poiché confortevole, privo di busto, e di facile realizzazione.
30/01/22
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