#monetina
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10° giorno
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#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#inktober#inktober 2023#disegno#disegnare#disegnini#fortune#fotuna#portafortuna#cornetto rosso#quadrifoglio#monetina
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ora lancerò una monetina per decidere se andare in palestra o se stare anche oggi nel letto ad ammuffire
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“Ti diranno che tutto passa. Ti diranno che tutto passa ma non ti diranno dove. Passerà nelle vene, nelle ossa, tra i contorni del tuo viso, in ogni muscolo, in ogni goccia di sangue, tra i tuoi sorrisi, nelle tue lacrime, attraverso quel vuoto che scaverà nello stomaco. E passerà senza pietà, senza chiederti il permesso. E passerà, e ti cambierà. E resisterai, e passerà. Avrai nuovo inizio, un’altra vita. Ma nelle giornate no, in un momento di crisi, in un attimo di debolezza… beh, solo una cosa ti tornerà alla mente. Un segno sul cuore, una cicatrice rimarginata ma mai guarita. Il desiderio più grande, una stella cadente, la monetina lanciata nella fontana, le striature bianche nel cielo. Un nome e un paio d’occhi. Perché, ragazzo mio, alcune cose finiscono. Ma altre, semplicemente… finiscono di meno. E saranno l’eco assordante del silenzio con cui fingerai non ne sia mai valsa la pena. Vedrai la tua stessa casa bruciare, senza poter far nulla per salvarla. Ti sentirai stupido quando ascolterai le stesse vecchie canzoni, quando avrai paura del buio e ancora di più della luce, quando piangerai in mezzo alla gente con gli occhi asciutti. Ma proprio in quelle giornate no, in quei momenti di crisi, in quegli attimi di debolezza… quando vivere non ti basterà più, allora ricorderai. E scaverai nel tuo passato, e ti farai del male. Lo farai. Dovrai. Perché dimenticare è impossibile. E ricordare è il solo modo che esiste per imparare a non farlo più.”
#anime and manga#anime#anime boy#frasi belle#anime art#animation#love boys#anime fanart#gif animation#giappone#bakugou kastuki#izuku midoriya#bakudeku#i love him
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Situazione finanziaria attuale: ⬇️👇🏼⤵️
Magari la fontana di Trevi mi lancerà qualche monetina 😂🤣🫣.
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QUEL POST CON CUI EMPATIZZERANNO IN TRE (ME COMPRESO) Parte 1
Non è una storia triste, non ci sono plot twist né morali strazianti per cui togliete pure il secchio da sotto la sedia ché i testicoli rimarranno al loro posto (figura retorica gender-inclusiva).
L’altro giorno @der-papero ha rebloggato un mio post in cui c’era l’immagine di una mazza ferrata per ‘resettare’ un pc dicendo ‘Non fare male ai computer che sono stati i miei unici amici per tanti anni! (o qualcosa del genere) ed è a quel punto che io ho pensato la stessa cosa, anche se in modo più specifico e meno informatico del suo.
Dal 1979 a oggi ci sono stati degli ‘amici’ che sono diventati una sorta di pietra miliare temporale a cui posso tornare con la memoria in modo microscopico e con una precisione quasi eidetica, al punto che li posso usare come una personalissima radiodatazione al carbonio per conoscere gli eventi contestuali occorsi in un dato periodo.
Quando ero piccolo ho sempre creduto che tutti giocassero ai videogames, sia con la propria console a casa che nei bar o nelle sale giochi e invece ho lentamente scoperto che non solo quasi nessuno aveva un console per videogames a casa ma che anche i cabinati che erano nelle sale giochi o nei bar per molti non erano affatto un’attrattiva.
Beh... per il sottoscritto le cose andavano in modo molto differente.
Alle console che ho posseduto dedicherò la seconda parte di questo post ma ora vi dico che sul viale pedonale principale di Viareggio (quello del carnevale, per intenderci) c’erano due sale giochi ENORMI (posso confermarlo a distanza di anni che non era solo lo sguardo di bimbo) e mio nonno paterno lavorava li vicino, ragion per cui mi bastava mendicargli mille o duemila lire, cambiare tutto in monete da 200 lire (i gettoni dovevano ancora arrivare) e giocare come se non ci fosse un domani.
Io non so se la seguente descrizione possa avere un senso per la maggior parte di voi ma dovete considerare quanto fosse ENORME il trip sinestesico nell’entrare in uno di quei luoghi: prima di tutto passavi dalla luce del sole a una penombra che assomigliava molto a un buio luminoso, poi le tue orecchie venivano sopraffatte da parecchi decibel di musichette a 8 bit che si mescolavano a formare un meraviglioso cachinno eustordente e infine l’odore di sigaretta che permeava ogni centimetro cubo dell’ambiente con una coltre di fumo in cui lampeggiavano gli schermi dei cabinati come finestre su altri mondi.
(in effetti a posteriori posso capire perché la mia passione non fosse così condivisa)
Ho parlato del 1979 perché quello fu l’anno in cui da flipper, biliardini e altri giochi analogici (che io schifavo) si passò al primo videogame completamente elettronico a grafica vettoriale: ASTEROIDS.
Ora, siccome sono ben consapevole che la maggior parte di voi non ha la minima idea di cosa io stia parlando, sappiate che quando parlavo di finestre su altri mondi era proprio quella la sensazione che allora si provava: dalla visione passiva di un programma televisivo su tubo catodico passavi a poter FARE COSE SULLO SCHERMO, un qualcosa che pochi fra voi possono capire quanto fosse pazzesco.
E quello per me segnò un altro modo di considerare lo scorrere del tempo.
Per esempio, nell’Agosto del 1983 giocai per quindici giorni a Moon Patrol nel piccolo bar dell’Isola del Giglio dove andai in vacanza coi miei genitori
mentre al Bar Sombrero del mio quartiere nell’inverno del 1984 a Mag Max e Kung Fu Master, quest’ultimo a scrocco perché avevo imparato come accedere al sensore che veniva toccato dalla monetina e dava 1 credito
la stessa estate, nella sala giochi in pineta, scoprii e finii Bubble Bobble (l’intro musicale mi dà ancora i brividi) mentre il Juke Box mandava in loop una canzone che dopo ho scoperto essere Sweet Dreams degli Eurythmics.
Trojan nel bar Moreno sotto a una tenda minuscola, R Type al chiosco sul viale dei tigli, Tiger Road al bagno Aretusa, Circus Charlie nel bar della stazione vecchia vicino al biliardo dal panno verde consumato e segnato dalle sigarette, Knuckle Joe in un hotel in Val d’Aosta per la gita di terza media, Wiz nel bar vicino casa di mia nonna materna, Bomb Jack al maneggio dove Diego con 200 lire giocava tutto il giorno e regalava crediti, Bank Panic al bar del cinema all’aperto e New Zeland Story in quello del palazzetto dello sport mentre mangiavo un Paciugo all’amarena, prima Green Beret e poi Iron Horse nella pasticceria sotto casa di mia nonna paterna con l’odore di sfoglie alla crema, Robocop e Xain’d Sleena al bar del liceo, finiti entrambi a memoria prima che suonasse la campanella, i tornei di Dark Stalker con i miei amici al bar della stazione nuova e poi ancora X-Men e Avengers.
Centinaia di giochi che meriterebbero decine di post perché con mille lire potevo andare in un mondo dove non ero più il ciccione sfigato che non sapeva giocare a pallone... ero quello che poteva sconfiggere i nemici e alla fine vincere, sempre.
L’ultimo arcade cabinato a cui giocai - e poi dopo quella data praticamente scomparvero per essere sostituiti dalle Slot Machine - fu Metal Slug, in data 1997, dopo aver lasciato Figlia Grande all’asilo nido nel piccolo ritaglio di tempo prima di andare nello studio medico dove avevo appena cominciato a lavorare.
Naturalmente lo finii ma finì anche col chiudersi quella parentesi durata appena vent’anni ma lunga una vita intera.
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Chi di voi è abbastanza vecchio da capirmi?
@axeman72? @renatoram? @ilnonnodiinternet?
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JANNIK SINNER E LA PRESENZA MENTALE ovvero IL QUI E ORA
(dalla pagina AlchimiaEpica)
Una cosa stra-ordinaria che questo ragazzo ci insegna con il suo modo di fare naturale è il QUI e ORA.
Più volte mi è capitato di vedere Jannik raccogliere la moneta lanciata dal giudice di sedia all'inizio dell'incontro per stabilire chi dovesse iniziare a servire.
Perché è così importante osservare che Jannik raccoglie la moneta?
In quei momenti si rischia di rimanere intrappolati nel proprio rimuginio mentale delle emozioni e di perdersi ciò che succede intorno a noi.
Jannik invece è ciò che è perché è sempre connesso con ciò che è intorno a lui.
C'è una monetina per terra? La raccolgo!
C'è uno spettatore sugli spalti colpito da malore? Gli faccio recapitare una bottiglietta d'acqua.
Piove e la ragazza che mi tiene l'ombrello si sta bagnando? Le chiedo di sedersi vicino a me sotto l'ombrello che tengo io.
Un giudice di linea viene colpito da una pallina di servizio? Prima di proseguire il gioco chiedo come sta.
Prometto a Matteo Berrettini (lo scorso anno) "La prossima Coppa Davis la vinciamo insieme?" Mantengo la promessa anche se sono arrivato logoro da una stagione piena di successi e impegnativa psicologicamente.
Vinco la finale di coppa Davis? Invece di festeggiare sguaiatamente, vado nell'angolo degli avversari e gli stringo la mano ad uno ad uno.
C'è da alzare la coppa Davis? Mi defilo lateralmente e lascio ai miei compagni l'onore di farlo perché io di trofei ne alzerò a decine e loro forse no...
Molti identificano questi gesti principalmente come atti di gentilezza e umiltà.
In realtà c'è molto di più.
Jannik è connesso, in ogni momento, sulla cosa giusta da fare che è quella più semplice.
Jannik è un campione che gestisce la COMPLESSITÀ restituendo SEMPLICITÀ.
È questo il superpotere alchemico del ragazzo imparato da chissà quante vite passate dalla sua anima millenaria.
Quello che ci colpisce del ragazzo è che non si incarta nel suo rimuginio mentale emotivo auto boicottante ma è sempre connesso con l'ambiente che lo circonda.
Jannik è un alchimista naturale che non solo sa trasmutare il piombo in oro (le minacce in opportunità) ma lo fa con una naturalezza che per noi umili mortali è inarrivabile.
Jannik è padrone delle sue emozioni, del suo sentire.
Jannik emana una luce e una aurea capace di illuminare tutto ciò che avvicina, grazie al potere più grande che ha e che trasmette:
IL BUON ESEMPIO.
Caro Jannik è un piacere immenso osservare il tuo sorriso e soprattutto il tuo viaggio dell'eroe.
Con affetto
Gabriel Darn
#JannikSinner #campione #umiltà #CoppaDavis #alchimia #gentilezza #Leader #tenniss #psicologia #crescitapersonale #spirituality
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𝗗𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗔𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼
𝟱 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
Caro diario,
questa mattina la giornata si è aperta sotto grandi auspici.
Mentre mi avviavo per un vicolo deserto per raggiungere il centro cittadino, avevo un appuntamento di lavoro per me importante, ecco che noto per terra una banconota da cinquanta euro.
Cinquanta euro. Il mio primo pensiero è stato quello de "sarà sicuramente un facsimile, una di quelle banconote false che dietro riportano una pubblicità di un possibile sconto e bla, bla, bla"
Mentre il "bla, bla, bla" riecheggiava nella mia mente mi chino con molta goffaggine a raccogliere la valuta cartacea.
Si goffamente, perché io di avere la fortuna nel trovare banconote per terra non sono abituato. Mica sono Gastone Paperone cugino del più sfortunato Paperino.
Dopo averla raccolta, avendola controllata bene, mi accorgo che quella è una banconota autentica. La piega che portava mi ha fatto comprendere che era stata tenuta in un portafoglio o in una tasca.
Mi guardo attorno con aria di colpevolezza, come a voler trovare a tutti i costi il proprietario di quella banconota. Nessuno.
Alzo la testa per vedere se qualcuno, da qualche finestra, abbia visto la scena; pronto a scusarmi con un "l'ho trovata per terra, mica l'ho rubata". Nessuno.
Quella banconota mi spetta quindi di diritto, un po' come a dire "chi la trova se la tiene". Cose da asilo Mariuccia per intenderci.
Ripongo la banconota in tasca e mi avvio al luogo dell'appuntamento. Mentre cammino ripenso alla mia fortuna con il denaro. A parte qualche monetina, spiccioli in lire o centesimi, l'unica volta che trovai una consistente cifra di denaro fu... all'interno di un corposo portafoglio.
Quindici marzo millenovecentottantanove, al ritorno da San Siro dopo una partita di Coppa Campioni, così si chiamava l'attuale Champion League, passeggero in auto di un amico ci fermammo al casello autostradale di Milano per rientrare a casa. Notai qualcosa per terra dal lato passeggero e senza pensarci, mentre il conducente prelevava il biglietto, aprii la portiera e acciuffai al volo il malloppo.
C'era dentro tutto, oltre a circa ottocento marchi tedeschi, i documenti che davano un nome e un cognome al proprietario. Anche la foto del suo gatto.
Per restituire il tutto, denaro compreso, dovetti fare dei salti mortali. Neanche i Carabinieri, a cui mi ero rivolto, mi assicuravano che il denaro sarebbe arrivato a destinazione. Così rintracciai il proprietario da solo, farmi dare le sue coordinate bancarie e dopo aver versato la valuta sul mio conto fargli un bonifico. Il tutto stando attento al cambio valuta. Non volevo che gli mancassero dei soldi.
I documenti, foto del gatto compresa, glieli feci arrivare tramite un pacco assicurato con una società di spedizioni.
Tutta qui la mia fortuna.
Nel tardo pomeriggio, rientrato a casa, trovo figlio numero due sull'orlo della disperazione.
Gli chiedo cos'è successo, con gli occhi arrossati e tanta rabbia mi racconta che aveva messo da parte del denaro per comprare il regalo di Natale alla sua Rebecca. Ma una volta arrivato in negozio gli mancavano dei soldi, aveva perso cinquanta euro. Non sapeva né come né dove. Ha lavorato alcune sere per metterli da parte.
Lo rassicuro, può capitare un attimo di distrazione, e guarda caso fuori dal nostro cancello di casa ho trovato una banconota da cinquanta euro tra le foglie secche degli alberi. Mimetizzata. Ma che l'occhio vigile del papà l'ha notata. Recuperandogliela.
Mi guarda incredulo, ma ancora più incredulo è il suo sguardo quando dalla mia tasca estraggo la banconota. Lui sa che io non giro quasi mai con del denaro in tasca. Tra App per i parcheggi e i pedaggi, oltre alle carte per gli acquisti, ho sempre le tasche vuote.
Mi abbraccia, tira un sospiro di sollievo, rimette la banconota con le altre del "budget Rebecca" e mi promette che starà più attento. Così domani andrà di corsa in negozio a comprarle il regalo, prima che finisca.
Questa mattina era iniziata sotto un buon auspicio, questa sera è finita con un'aspettativa più grande. Quella di aver donato la serenità a mio figlio. Non avrei potuto utilizzare meglio quel denaro.
A fine giornata dunque non mi sono ritrovato "più ricco", ma "molto più felice". Perché convinto che chi ama si preoccupa di dare e non di ricevere.
#libero de mente#racconto#diario dell'avvento#avvento#Natale#figli#denaro#pensieri#frasi#fortuna#amore
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se l'inter avesse avuto un senso dell'umorismo avrebbe messo chalacoso capitano per rendere il lancio della monetina più interessante per dire
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Tre squilli di un telefono.
Poco più in là, un profilo in penombra, scorge il filo di un telefono, legato a lui un cuore sospeso, appeso ad fiume di parole, di intenzioni, malinconie e qualche semplice ironia. Dall'altra parte un orecchio atteso all' ascolto, cercato pensato, voluto pronto per l'urgenza di un saluto, di un pensiero acceso come un epifania, che sconvolge il momento apatico di un proposito. E allora, compongo il numero, e aspetto, si perché nell'attesa c'è quell' allenamento alla pazienza a cui tanto aspiro.
"il mio mestiere è fatto di attese si aspetta sempre. Tutto il resto non è difficile"
e allora mi alleno, ripongo in una monetina e nella pazienza pochi secondi e ascolto tre squilli, ma chi lo ha detto che tre poi, è il numero perfetto?! Aspetto che tu abbia la mia stessa urgenza, orecchio attento, cuore sospeso, e volenterosa accoglienza, perché chiamo te per dare un po' di vento alla tua giornata, per scuotere la noia, per farti sapere che devi sapere. Per raccontarti il mio stupore bambino, il mio realismo cinico, la mia felicemente inquieta malinconia. Tre squilli ancora, e poi riattacco, magari riproverò più tardi. Ed eccolo qui, in una monetina, il mio cuore appeso, il mio pensiero sospeso, te lo racconterò appena mi risponderai.
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#marcello mastroianni#marcellomastroianni#best actor#original photographers#mastroianni marcello gif#racconti al telefono#telefono#telefonamitra20anni#federico fellini#latin lover#lovers#i love him#cinema italiano#biografy#biografia#movies#la notte#michelangelo antonioni#de sica
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Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
l'hanno persa e danno la colpa a te,
se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
o guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
e piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
e rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
e perdere, e ricominciare daccapo
senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
a sorreggerti anche quando sono esausti,
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!"
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
o passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
e - cosa più importante - sarai un Uomo, figlio mio!
(Se, Rudyard Kipling)
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🍄Gnomi in festa🍄
Prendi la strada che porta nel bosco
Seguila sempre di più
Cerca tra i rovi, i cespugli la strada
Che di sicuro vedrai
E se qualcuno smarrisce la via
Niente paura!
La ritroverà
Grazie agli gnomi, agli elfi e folletti
Voi canterete con noi
Col ditino
Sul nasino
Faccio un piccolo girino
Il ditino
Che prima era sul nasino
Ora oooo
Indica il giusto cammino
Gnomi
Elfi
E folletti
Venite a noi a piccoli passetti
Non temete per la nostra presenza
Perché siamo qui per farvi la riverenza
Monetina
Monetina
Fa che colui che cammina
Ritrovi
La giusta stradina
Il fiore
Sotto al pino!
La scritta
Sul taccuino!
Gira gira il pentolone
Apri su il coperchio
Fuoco fuoco (brucerà)
Le streghe fan così
Anche voi
Piccoli di ieri
Bimbi lunghi
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#collage fotografico#moodboard#fate#elfi#folletti#gnomi#streghe#magia#fantasia#il piccolo popolo#eterna bambina#forever young#festa internazionale degli gnomi#festa degli gnomi#gnomi in festa#burattini#filastrocca#i guardiani dell'oca#compagnia degli sbuffi#il bosco incantato#nani
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Livello sottonaggine: ho fatto m'ama non m'ama per tre volte con tre margherite e mi è sempre uscito 'non m'ama ' allora sono andata fino al pozzo fortunato e ci ho buttato una monetina dopo averla baciata ed aver chiesto a chiunque lassú o laggiù si occupi di far avverare i desideri di farlo innamorare di me
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E pure se posso sembrare bipolare, sono il palese esempio di come in realtà un piccola decisione, la forza di correre un rischio soprattutto quando forza non ne hai, possa illuminarti la vita. A distanza di mesi dall ultimo post che parla di me e in cui se all esterno andava tutto bene, la mia testa era un macello.. posso dire che un solo secondo in cui dici SI a te stessa, può risollevarti la vita. Grazie a quel giorno di mesi fa, in cui decisi di mandare tutto a monte,( la strada perfetta studiata di testa e che non complicava il mio mondo interiore già in subbuglio, ma che mi insoddisfaceva a momenti) ora sono forse nel periodo più bello della mia vita. Vivo quotidianamente del lavoro che amo, senza cui avevo smesso di respirare; quello che la sera mi fa piangere dalla stanchezza ma sentire completa e la mattina mi fa svegliare con il sorriso e la voglia di fare, la determinazione che mi ha sempre caratterizzata, quello che mi fa sempre dubitare di me e poi dinuovo apprezzare, quello che mi fa crescere fino a volare. Concomitanze esterne mi avevano strappato l'anima, ridotto la mia personalità in poltiglia.. un po ne sono uscita disillusa, i miei complessi aumentati ma grazie al mio lavoro ho ritrovato la gioia delle piccole cosa: Un cliente (lavoro in albergo) che ti dice che ritornerà, uno che ti cerca per lasciarti un pacchetto di cioccolatini con la scritta grazie, ma soprattutto i SORRISI e i loro "siamo stati davvero bene", quelli detti con il cuore credetemi si capiscono. Grazie a me ho ritrovato la mia gioia, quella che ti inebria nonostante le imperfezioni. Grazie al non rinunciare mai, al non arrenderti quando puoi accontarti del galleggiare.. grazie a quello sono dinuovo felice. Certo non smetto di soffrire nel mio modo amplificato e penetrante quando riaffiorano certi temi, ma credetemi da ora se guarderete dalla mia parte vedrete due occhi carichi di vita e farò in modo sia così per sempre. Se guarderete verso di me troverete una mano tesa, che sia ad attendervi al banco di una reception o in segno di aiuto... perché io so che si può fare.
Ricordate sempre chi siete, sempre, perché ognuno di noi infondo lo sa. La decisione sta là, quella giusta, il moto la spinta, la follia giusta...quando lanci la monetina sai cosa vuoi che esca è quello chi siete.. perché siamo fatti per vivere di prove,fallimenti,vittorie, cambi rotta, capacità ri reinventarci e reagire. Vi prego non lasciate che la paura, l apatia vi prenda... reagite, vi prego non fate in modo che la depressione distrugga anche voi come sta facendo con la persona che amo e stava facendo anche con me.
Vi prego.
Non sono una psicologa certo, ma se volete qualcuno con cui parlare...potrò essere la vostra receptionist di fiducia...e credetemi i receptionist, quelli che lo fanno davvero con amore, per quel momento vi ameranno sempre come il più bel gioiello.
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La misura della vacuità
Siamo costantemente bombardati da immagini, simboli, suoni che richiamano alla nostra memoria inevitabilmente qualcosa da perseguire. Dobbiamo restare sempre sul pezzo, alla moda. L'avventura anacronistica non ci è concessa. Eppure, regalarci un attimo da questo frastuono social chic, probabilmente ci gioverebbe, per comprenderne la misura della vacuità. Trasponendo lo stesso concetto su Marcello, pensando a lui, possiamo essere tranquillamente traghettati sulle musiche di Nino Rota in sotto fondo e Anita che lo chiama a se, con un ormai un inflazionato, 'Marcello come here" il richiamo alla dolce vita è servito. La potenza di questa immagine, di quel luogo, di quella battuta, di quella musica ha segnato epoca e carriera. Ancora oggi, ci riscopriamo tutti social al cospetto di tanta bellezza della fontana di Trevi e con gli occhi pieni di quelle immagini, monetina alla mano, et voilà, anche per noi la dolce vita è servita. Mettiamo da parte per un attimo questa iconografia di Marcello Deus machina del sex symbol, spogliamolo dalla divisa divistica della "dolce vita" e immergiamolo nei panni di Gabriele ne "una giornata particolare", noteremo una certa contrapposizione, inevitabilmente sentiremmo mancarci qualcosa. Visivamente più dimesso, in abiti più borghesi, e sebbene la sua voce sia più calda, profonda, non risulta sensuale e ammiccante, come nel film caposaldo della sua carriera. Non gli si attribuisce iconografico erotismo in divisa. Gli si riconosce merito. È questa la misura della sua vacuità, la capacità di essere icona nel suo spazio, di riempirlo in ogni modo con qualunque cosa, prescindendo la potenza evocativa di un'immagine, nonostante il ruolo, nonostante lo scorrere del tempo.
#telefonami tra vent'anni#marcello mastroianni#telefonamitra20anni#mastroianni marcello#marcellomastroianni#mastroianni marcello gif#best actor#original photographers#film photography#movies#federico fellini#latin lover#moviegifs#sex symbol#una giornata particolare#la dolce vita#icon aesthetic#tumbrl#storytelling
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