#mi sentivo amata
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viiibess · 1 year ago
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avevo tanta paura di perderlo e adesso mi chiedo se veramente provassi qualcosa per lui
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mccek · 1 year ago
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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missrainworld · 1 year ago
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Per una piccola parte di me <3 0.1
La parte più difficile in ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo che qualche mese fa di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi son detta 'Ora o mai più'. Perché in fondo te lo senti che alcune cose puoi farle solo in un determinato momento e che non c'è altro tempo per viverle.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei rimasto.
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. Non hai neanche dovuto lottare per entrarci nella mia vita, perché ti avevo lasciato ogni porta aperta, era troppo tempo che non davo così tanta fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. E ci sono tutti gli ingredienti le farfalle, le palpitazioni, l'impazienza di essere tua.
Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa distruggermi e forse, per la prima volta, voglio correrne il rischio.
Probabilmente, anzi, sicuramente mi sono innamorata prima io ma come dovevo fare? Quando mi guardavi e mi parlavi di filosofia, di storia, cose che non mi hanno mai preso, ma che dette da te diventavano la cosa più interessante del mondo.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Non mi sono affezionata a te perché avevo bisogno di qualcuno che mi rendesse felice, ne perché stessi cercando qualcuno con cui stare.
In realtà, non cercavo proprio nessuno.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l'unica persona che mi restituisce tutto l'amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla, potremmo anche stare seduti senza dire nulla e guardare tik tok ed io non avrei ansia.
Siamo così simili ma in certi sensi così diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
E' bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Delle volte sono istanti piccolissimi a cambiarci la vita, momenti così insignificanti da non rendercene nemmeno conto, ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo ora se non ti avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici.
La maggior parte delle persone si limita al “mi piaci”, Kierkegaard invece scrisse: “Ti muovi costantemente sulle onde dell’intuizione; eppure, ogni singola somiglianza con te basta a rendermi felice. Perché? É a causa della ricca unità del tuo essere o della povera molteplicità del mio? Non é l’amare te, amare un mondo?”
D’altronde hai avuto tutto, prima ancora che te ne rendessi conto. Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato, tendo sempre a sopprimere qualsiasi cosa, penso perché da piccola venivo etichettata come “la bimba matura “e qualsiasi persona contava su di me ed io non avevo tempo di pensare a cosa realmente provassi.
Forse ho perso la testa, tu mi hai fatto perdere la testa, perché adesso non sento neanche di essere io, ho meno paura di tutto e provo cose talmente diverse che mi destabilizzano. Ti ho parlato di cose che non voglio ammettere nemmeno a me stessa, che portavo, e porto, come un peso, con vergogna, ma tu sei stato così paziente e mi hai ascoltato quando probabilmente quello che dicevo non aveva senso nemmeno per me.
Ti ho amata fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto, d’altronde sono un overthinker e mi son chiesta, che vuoto lascerà una persona del genere nella mia vita? Come mi faccio domande, mi do anche risposte e Tu lasceresti un vuoto enorme, incolmabile.
Oramai occupi tutto, tutto lo spazio che c'è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto.  Se conquisti la mia mente ci sarai sempre dentro.
Hai reso tutto pieno di significato, pieno d'amore e di timori. Per la prima volta ho davvero paura di perdere qualcuno, per la prima volta penso che non esista qualcosa che non farei per te, qualsiasi cosa pur di farti stare bene.
Non lo dico perché ti amo, ma lo dico perché sei una persona speciale. Meriti qualsiasi cosa di bello possa esserci, tutta la felicità che possa provare. Hai così tante cose dentro, che non dici e che non mi mostri. Ed io vorrei sapere tutto, conoscerti meglio di te stesso perché niente che ti riguarda mi è estraneo.
Ho capito che ero fottuta quando non mi sapevo dare una risposta al perché ti amassi, lo faccio e basta.
Ogni volta che dico di amarti significa che ti accetto per la persona che sei, e che non voglio trasformarti in qualcun altro. Significa che ti amerò e starò al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Significa amarti anche quando sei giù di morale, non solo quando è divertente starti vicino. "Ti amo" significa che conosco la tua persona e non ti giudico. Significa che ci tengo abbastanza da lottare per quello che abbiamo e che ti amo abbastanza da lasciar perdere, se ciò significa vederti felice. Vuol dire pensarti, sognarti, volerti e aver bisogno costantemente di te, e sperare che tu provi lo stesso per me.
Mi stai donando qualcosa che non potrò che inscrivermi nel cuore, quelle cose che ti porti gelosamente dentro, che sai di poter vivere solo con una determinata persona.
Alla fine, ogni cosa mi riconduce a te. Sei nei libri che sottolineo e nella musica che ascolto, in ogni film che mi segno, in tutte le parole che scrivo, persino in quelle che non scrivo ma che custodisco gelosamente dentro di me, tra l’anima e il cuore, in quello spazio che solo tu riesci a raggiungere e che vorrei non abbandonassi mai. É come se dopo un viaggio molto lungo tu mi avessi finalmente riportato a casa.
Mi hai dato talmente tanto che adesso sono piena di te e non potrei dimenticarti mai, seppur volessi.
Mi hai riempita di un amore che non credevo avrei mai provato, così forte che adesso fatico nello scrivere senza commuovermi, senza sentire quelle stupide farfalle, perché pensarti mi fa questo effetto.
Esattamente come quando ti guardo troppo a lungo, penso a quanto sei stupenda, a quanto sai farmi stare bene e mi escono dagli occhi tutte le parole che mi rimangono bloccate in gola. Non riesco a dirtelo mentre ti ho davanti, ma hai dato alla mia vita un valore aggiunto e che avrei milioni di parole da dedicarti se solo riuscissi a concentrarmi mentre mi guardi con quegli occhioni da cui non riesco a fuggire.
Quando mi guardi dimentico tutti i miei difetti ma allo stesso tempo ho paura che guardandomi troppo o standomi troppo vicina tu mi veda come mi vedo io.
Vorrei rivivere ogni ora passata insieme, per rendermi conto di quanti dettagli mi son persa, ma poterli assaporare tutti, coglierli e conservarli. Sei un regalo grandissimo, per il quale sarò per sempre in debito verso il destino. Non so cosa succederà un domani, non importa se un ti amerò esattamente come adesso, probabilmente di più, ma sarai sempre e comunque tu, niente ti renderà diverso di fronte ai miei occhi, adesso non vedo altro che la tua essenza. Non vedo l'ora di poterti baciare, mi manchi da morire e niente mi rende felice come averti accanto e poter sentire il calore di un tuo abbraccio che tanto ho desiderato. Sei ciò di cui ho più bisogno e che non voglio lasciar andare per nulla al mondo.
Ti amo, come non amo altro.
Tua, A.
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elperegrinodedios · 5 months ago
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Non era solo una bocca no, la sua bocca poteva essere una dolce fonte di vita o una sorgente di acque limpide, o un profumato giardino in fiore, o un vulcano in eruzione o un vortice e vertigini oppure un prezioso scrigno, pieno di meraviglie infinite. Una bocca sempre profumata per il suo parlare con grazia una bocca davvero modellata da labbra carnose, che proferivano suadenti e sensuali parole, anche senza parlare. Le vedevo muoversi ed io ormai ascoltavo anche le pause e i silenzi, e sentivo tutto quello che di più amavo, tutto quello che i miei desideri e tutti i miei sensi anelavano. Tutto quello che lei amava io l'amavo insieme a lei, tutto quello che lei desiderava io lo bramavo, tutto ciò che lei sognava, io l'avevo già fatto e nominato la mia insonnia. Lei parlava e io mi ripromettevo di esaudirla. Eppure lei parlava poco, ma le sue labbra calamitavano tutto di me e ugualmente ogni mia attenzione, la sua lingua mi estasiava. Il suo alito, profumava di cannella, e lei tutta emanava inebrianti aromi di mirra e di nardo. Tutto era dono naturale, si tutto era arte, semplicemente lei era spontanea ed era proprio per questo, che sprigionava forte sensualità ed erotismo. Lei era l'emozione, lei era la scintilla e la fiamma che arde, che brucia, e che ogni volta incendiava anche me, che di emozioni mi cibo. Lei era irresistibile, perchè era Donna. Con la D.
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Nel mio ultimo messaggio ti promisi e ti dissi: "E allora ti scriverò e seppure saranno scarabocchi, saprai tradurli e anche se li cancellerai tu saprai, che sei sempre l'unica pergamena sulla quale io desidero stendere la mia mano. Cosi viaggiare e sognare, poi vivere emozionarsi e godere di tale beatitudine. Ecco si, ti scriverò come ho sempre desiderato e ti amerò come ti ho sempre amata.
#dedicato
lan ✍️💌
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raccontidialiantis · 7 days ago
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Solo con te io vivo davvero
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Ti voglio. Ti penso tutto il giorno. Non riesco più a stare senza di te. Fino a pochi mesi fa ero solo una donna qualsiasi. Un po' spenta, forse anche insignificante: consumata dalla routine casa-lavoro-marito-figlia. E rari doveri coniugali, consumati di solito al sabato sera, solo per far venire veloce Alfredo e poi poter finalmente dormire un po’ di più all'indomani in santa pace.
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A questo mondo la mia anima non nutriva più nessuna aspettativa per il futuro; avevo nel cuore soltanto amarezza e poi soffocavo in silenzio i forti rimpianti per la mia gioventù sfiorita, le occasioni non colte, i doni del cielo che ho aspettato, cose per cui ho pregato tanto e che purtroppo non ho mai ricevuto. Negli ultimi anni ho sempre avuto in tutto il mio essere una crescente ma regolarmente frustrata voglia di essere compresa, coccolata. Amata, in definitiva. Era un bisogno assoluto di piacere veramente, brama di tenerezza e di una qualche vera, preziosa intimità. Senza però farmi più illusioni. Figurati: le cose belle succedono solo nei film.
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E invece sei arrivato tu, Adelmo: più giovane di me di quindici anni. Solo di qualche anno più grande di mia figlia tredicenne: a casa t'ha portato lei, perché voleva prendere lezioni di piano. E a scuola c'era quel tuo annuncio in bacheca. Il piano gliel'abbiamo comperato subito, sia pur con gran sacrificio; mio marito ha una merceria e io lo aiuto quando posso.
Quindi due volte a settimana - martedì e sabato - mi sono trovata ad aspettare il tuo arrivo di studente universitario squattrinato ma quasi diplomato al conservatorio. Scoprivo progressivamente in me stessa sempre di più una piacevole, malcelata impazienza. Ma tu guarda: alla mia età!
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Finita ogni lezione, due chiacchiere cortesi di pochi minuti, che però man mano diventavano sempre più lunghe. Poi ho preso a prepararti il tè, per poterti mangiare con gli occhi e per strappare alla tua vita fuori dalla mia casa un ulteriore quarto d'ora solo per me. Tu eri veramente deliziato; da studente fuori sede, divoravi i miei ciambelloni e gustavi con morsi famelici le crostate.
Bevendo il tè, mi guardavi fissa e io toccavo il cielo con un dito. Sciogliendomi dentro. Ero totalmente istupidita. Vederti lì, vicino a me, mi rimescolava il sangue dentro. Era bellissimo. Anche se non ero capace di ammetterlo neppure con me stessa. Finché un giorno, nel salutarti col solito bacino sulla guancia, ho sentito entrambe le tue mani poggiarsi dietro di me, sul mio vestito leggerissimo e palparmi il culo per bene, a lungo fino ad entrare nel solco!
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Non riuscivo a evitare di far battere forte il mio cuore… Imbarazzatissima che ero, ho fatto finta di nulla ma sono avvampata: sentivo di essere rossa in viso come un peperone. Ho solo detto improvvisamente il mio ciao a occhi bassi. Poi t'ho chiuso la porta in faccia e sono scappata in bagno. Stava succedendo e non sapevo che pesci pigliare. Piangevo.
E francamente non capivo bene se era per il rimorso nei confronti di mio marito, per la rabbia di essere stata toccata in modo improprio: “ma come cazzo s'è permesso, ‘sto stronzo di un pivello…” o invece piuttosto per la gioia di essere finalmente considerata sessualmente appetibile da un giovane, stupendo uomo e quindi per il grandissimo desiderio che tu lo rifacessi e osassi molto di più.
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Da quel momento non ho fatto che pensarti. T'ho scritto la sera stessa dopo cena, come niente fosse successo, con una scusa scema: chiedendoti qualcosa sui quaderni pentagrammati per gli esercizi di scrittura e su alcune partiture da acquistare. Tu, giovane ma assolutamente non stupido, m'hai risposto dritto dritto con un: "Ti desidero anche io, tantissimo." e quindi…
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"Basta adesso, Adelmo! Smettila immediatamente. Potresti essere mio figlio. Finiscila: per me sei solo l'insegnante di piano di Lucia. Oltretutto non sei il mio tipo, sai? (Mi fai morire, quando mi guardi. E poi quel tuo culo sodo! Che voglia di farti un pompino, poi sollevare le tue gambe e leccarti tra le chiappe a lungo!)"
"Mi vuoi anche tu, Adele. Lo so e non negarlo. Non ti sei opposta, quando t'ho massaggiato forte il culo. Non ho potuto proprio farne a meno e non mi scuserò per quello che ho fatto: il tuo profumo m'ha stregato. Ti adoro per come sei. Poi per dirla tutta: ti sei aperta subito, sotto il mio tocco. Il vestitino corto impalpabile che indossavi solo per me m'ha permesso per un secondo di sentirti chiaramente mentre divaricavi le natiche, per meglio godere del mio medio che premeva per entrarti dentro."
"È solo una tua falsa impressione. Non diciamo sciocchezze… non farti illusioni, ragazzino. Hai creduto di sentire qualcosa che invece non c'è stato. E non ti permettere mai più: ringrazia il cielo che come insegnante sei bravo, che Lucia progredisce, altrimenti… (Invece era tutto vero: mi sarei fatta inculare da te seduta stante! E pensare che a mio marito non l'ho mai permesso!)"
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"Altrimenti non mi guarderesti come mi guardi: con una palese voglia di mangiarmi; l'ho capito guardandoti fissa negli occhi, sai? So che è così."
"Basta! Vaffanculo: cazzo credi... Ho altro da pensare io. (Oddio: questo ragazzo mi legge l'anima!)"
Per la miseria, se aveva ragione! Ma… allora è sempre così evidente quando una donna è innamorata cotta? La settimana successiva, il pomeriggio del martedì ero vestita, profumata e truccata da vergognarsi. Mia figlia m'ha pure detto: “mammaaa… ma dove cavolo devi andare stasera?” E al solito momento del commiato, approfittando del fatto che Lucia era andata in camera sua per prepararsi a uscire con gli amici, tremante t'ho dato il solito bacetto. Ma tu maledetto m'hai stretta a te, infilandomi una mano sotto la gonna.
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Stavolta davanti. Sfrontato e adorabile bastardo: la mano tutta dentro le mutandine. Il medio dritto e senza esitare tutto nella fica… Ho allargato le gambe per soli cinque secondi senza più pudore ormai, per farti fare ciò che volevi. Non ho proprio saputo resistere. Ma poi te l'ho subito tolta via a forza, quella cazzo di mano santa! T'ho buttato fuori casa e dietro alla porta chiusa mi sono morsa le labbra… Messaggi dopo cena:
"È stato decisamente uno sbaglio, fartelo fare. Non si ripeterà più. Adesso chissà cosa penserai di me… Ti prego di credere che io sono una brava donna, timorata di Dio. Devi capire che non si induce in tentazione una tranquilla madre di famiglia. Non farlo mai più. In fondo, so che sei un bravo ragazzo… (Non desistere, ti scongiuro: non vedo l'ora di cedere. Ti voglio da non poterne più!)"
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" Ti voglio, Adele..."
"Si, buonasera! Guarda: tu sei solo un ragazzino. Che futuro pensi potrebbe avere una nostra storia, se non la completa rovina della mia famiglia? È questo ciò che ti prefiggi? Per il gusto di una scopata con una vecchia come me? (Si, si: dimmelo, che mi vuoi scopare, sfondare, inculare fino a riempirmi e farmi dire basta… Dimmelo che vuoi sentire le mie labbra ingoiare senza fare un fiato tutto il tuo cazzo… )"
"Macché vecchia: sei la femmina più sensuale, provocante e calda che io conosca. Ti voglio. Dimmi solo quando potremo stare insieme… non mi interessa altro. Non riesco neppure più a studiare. Ti prego: se non altro, fallo… per il mio profitto!"
"Non pensarci più, per favore. Neppure per un istante. (Ti prego: insisti! Mi desideri davvero, mi vuoi: Dio ti ringrazio per questo.)"
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"Ti voglio. Ti voglio… come te lo devo dire?"
(Dimmelo di continuo; in due o tre lingue, ti prego!) "Insomma: adesso basta. Non scrivermi più. (Non smettere mai di scrivere che mi desideri, ti prego! Leggo e rileggo di nascosto come una scema. Cerco di capire i significati reconditi di ogni tua sillaba.)"
"Ti voglio da impazzire..."
"Che il Signore mi perdoni: basta! Sabato pomeriggio prossimo, dopo la tua lezione, Lucia alle cinque andrà all'allenamento di basket. Mio marito chiuderà al solito il negozio alle otto e mezza e quindi prima delle nove entrambi non saranno a casa. Lo faremo una volta e poi dimenticheremo tutto, ok? Ti toglierai 'sto sfizio e vedrai che ti passeranno tutti i grilli per la testa, va bene? (Spero invece con tutta la mia anima che sia solo l'inizio di una nostra storia d'amore: impossibile, maledetta e segreta!)"
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Da quel giorno, ovviamente, è stata solo una bellissima, irresistibile discesa all'inferno del puro peccato; t'ho concesso tutto il mio corpo. Sei ormai il mio padrone assoluto. Vuoi il mio culo? Te lo do. Vuoi farti succhiare l'uccello? Fino a che non mi dici basta io non smetto. A costo di slogarmi la mascella. Vuoi divorarmi i seni mentre mi fai godere con il cazzo e la tua mano infilati nella passera e nel culo? Fallo quando ti pare.
Vuoi venirmi dentro? A tua completa disposizione. Non esiste droga più forte di qualcuno che desideri il tuo corpo. È la più potente lusinga che ci sia. Iddio sa quanto aspetto soltanto il momento in cui mi rompi il culo, quando il tuo glande si poggia sul mio ano. E come desidero e gusto ogni secondo della tua spinta. Lentissima ma inesorabile e poderosa, ad esplorarmi le viscere!
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E infine quanto mi piace sentirti felice mentre sborri liberamente dentro di me, quando gemi e sussurri al mio orecchio truci oscenità. In quei momenti sono solo una puttana. Niente altro desidero. Non so come finirà, ma per ora so che con te io godo, godo, godo e che sono… ringiovanita. Mio marito e mia figlia sono piacevolmente sorpresi, di questa nuova Adele. Jeanne Moreau ha detto che…
“La vecchiaia non protegge dall'amore ma l'amore, in qualche maniera, protegge dalla vecchiaia.”
Posso garantire che è così. Mi vesto solo per eccitarti. Quando mi vuoi, m'invento le scuse più assurde e corro immediatamente da te. Ci vediamo e ci amiamo nei posti più insoliti. Con te ho finalmente riscoperto la vera me stessa e il gusto dell'amore. Quello che ti fa diventare folle.
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arreton · 7 months ago
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In tutto questo ho parlato di società in termini di cazzo moscio e cazzo duro nel post precedente perché in verità volevo parlare del sogno che ho fatto questa notte e che riguardava il mio vecchio psicologo: nel sogno lui non era stato in grado di capirmi e proteggermi, io avevo subito non ricordo quale ingiustizia da parte di un gruppo di persone e lui non era stato in grado di fare niente. Mi sentivo tradita, incompresa, non amata e sofferente e la cosa era piacevole in maniera angosciosa.
Dopo questo sogno posso dire che per me amare significa soffrire, mentre essere amata non è contemplato.
E sono tornata a scrivere su tumblr perché ho bisogno di attenzioni e mi sento terrorizzata dal senso di solitudine.
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ituoigraffisullamiapelle · 30 days ago
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- L’hai amata, vero? -
Lui sospirò.
- Come posso risponderti? Lei era matta - sorrise, perso in qualche ricordo.
Si passò una mano fra i capelli:
- Dio, se era tutta matta. Ogni giorno mi svegliavo accanto a una donna diversa, una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Era mille donne, lei. Ma il profumo era sempre lo stesso, inconfondibile. Era quella la mia unica certezza.
Era il profumo dei viaggi che doveva ancora fare, mi diceva. Le chiedevo cosa volesse dire ma non me lo spiegava mai.
Mi sorrideva e sapeva di fregarmi, con quel sorriso. Perché ti giuro che quando sorrideva io non capivo più nulla, amico. Non capivo più nulla. Non sapevo più parlare né pensare.
Niente, zero. C’era all’improvviso solo lei.
Era matta - rise - tutta matta.
A volte si perdeva a guardare un mappamondo o un quadro, ci volevano ore perché tornasse in sé. E quella sua mania di mettersi sempre i pantaloni. Non l’ho mai vista con una gonna, sai?
A volte di notte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio.
Lei no. Lei si innervosiva a starmi vicino in quei momenti. Si vestiva e stava in giardino tutta la notte, e guai a raggiungerla. Mi ordinava di lasciarla sola. La sentivo piangere, ancora oggi sono convinto che parlasse con qualcuno, in quelle notti terribili.
C’era qualcosa in lei, amico mio. Non so che cosa, ma non era una ragazza normale.
C’era qualcosa in lei, o c’erano altre ragazze in lei, ancora oggi non te lo so dire.
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni. Era matta tutta matta. Ma l’ho amata da impazzire.
(Charles Bukowski)
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fiat500nelmondo · 2 months ago
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Una domenica perfetta con la mia Fiat 500 sul Lago di Como!
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Con la mia Fiat 500 d'epoca ho vissuto una giornata straordinaria: il raduno sul Lago di Como mi ha regalato una felicità senza pari, con un viaggio lungo 300 km (senza nessun problema)!
  Una domenica sul Lago di Como con la mia Fiat 500 d'epoca: 300 km di pura gioia Cari amici e appassionati di Fiat 500, voglio condividere con voi una grande emozione. Domenica 15 settembre 2024 ho partecipato al raduno "Giriamoci la Brianza", un evento dedicato a noi amanti del mitico Cinquino. Non era la prima volta che partecipavo a un raduno, ma questa volta è stato tutto diverso. La mia Fiat 500 d'epoca, che in altre occasioni mi ha lasciato per strada, dopo i lavori fatti dal mitico George, ha affrontato più di 300 chilometri senza alcun problema, una vera goduria! Il raduno: un viaggio tra amici e paesaggi mozzafiato Il raduno è iniziato a Vedano al Lambro, a Monza, dove dalle 8:00 alle 10:00 ci siamo ritrovati tutti, pronti per una giornata piena di emozioni. L’atmosfera era già magica: decine di Cinquecento d'epoca, ognuna con il suo stile unico, brillavano al sole del mattino. Tra chiacchiere e sorrisi, ho ricevuto la mia sacca con gadget ricordo, che conservo gelosamente.
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Alle 10:30, siamo partiti in gruppo per la prima tappa: Colico, una splendida località sulle sponde del Lago di Como. La mia 500 d'epoca ha affrontato la strada senza intoppi, e già da quel momento mi sentivo al settimo cielo!  La storia che vive al Forte Montecchio Nord Arrivati a Colico, abbiamo avuto la fortuna di visitare il Forte Montecchio Nord, una delle fortezze meglio conservate della Prima Guerra Mondiale. Per me, amante della storia, è stato un vero tuffo nel passato. Il forte, con le sue mura imponenti e l’atmosfera d’altri tempi, ci ha regalato momenti indimenticabili. È stato emozionante immaginare cosa dovessero vivere i soldati di un tempo, proprio lì dove ora stavamo camminando noi, circondati dalla bellezza del lago. Dopo la visita, in molti si sono fermati per un pranzo al sacco. (in realtà ho cercato una trattoria nei paraggi :-) Un viaggio che non dimenticherò mai Dopo il pranzo, siamo ripartiti per la seconda parte del nostro tour, circa 65 chilometri che ci hanno portato a Como. La strada si snodava tra curve e panorami meravigliosi, e la mia Fiat 500 continuava a darmi soddisfazioni, senza mai dare segni di cedimento. Per un'auto che spesso si è fermata in passato, percorrere tutti quei chilometri senza problemi è stato un vero trionfo!   A Como, ci siamo fermati per un’ultima sosta al supermercato Bennet, dove ci siamo salutati tra appassionati, ognuno felice di aver vissuto una giornata straordinaria. Tornare a casa, sapendo che la mia 500 ha superato questa prova, mi ha riempito di orgoglio e gioia. Totale: 330 Km di goduria con 0 problemi. Sono troppo contento!!!
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La mia Fiat 500 d'epoca: una compagna di vita e un amore profondo Quest'auto non è solo un mezzo di trasporto. Per me, e sono sicuro anche per molti di voi, è una compagna di vita, un'amica che, anche se a volte ci fa disperare con qualche guasto, riesce sempre a regalare emozioni incredibili. Ogni chilometro percorso durante il raduno è bellissimo. Sono tornato a casa stanco, ma con il cuore pieno di gioia. La mia Fiat 500 ha dimostrato ancora una volta di essere un’autentica fonte di felicità, capace di unire le persone e di farci vivere momenti unici.   E voi? Anche voi avete partecipato a raduni con la vostra Fiat 500? Avete mai provato la gioia di percorrere tanti chilometri senza un intoppo? Raccontatemi le vostre esperienze nei commenti, sono curioso di sapere le storie che avete vissuto con la vostra amata 500!
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sottileincanto · 10 months ago
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"I believe this heart of mine when it tells my eyes
That this is beauty
I believe this heart of mine when it tells my mind
That this is reason
I believe this heart of mine when it cries at time
That this is forever
I believe this heart of mine when it tells the skies
That this is the face of God"
Ecco io...ho sempre pensato che fosse questo l' amore. Come quella frase ne "Il corvo" (film cult per me e per altri milioni di adolescenti dell' epoca) "Madre è l'altro nome di Dio sulle labbra e nei cuori dei nostri figli", la persona amata è sempre stata per me oggetto di venerazione e profonda devozione. Questo in alcuni periodi della mia vita (devo ammettere quelli in cui mi sentivo più persa) mi ha causato non pochi problemi e una buona dose di confusione, perché non c'è nulla di più facile del trovare chi approfitti del tuo smarrimento. E ancora oggi non sono convinta che sia facile che una persona riesca a comprendere pienamente e ad accettare un simile modo di amare, giusto o sbagliato che sia, ma è una parte così profondamente costitutiva dell' essere che per me è impensabile chiedere a qualcuno di cambiare il proprio modo di farlo (tranne che non sia chiaramente lesivo e in quanto tale sbagliato). Il punto, lo sostengo da diverso tempo, non è soltanto amare una persona, ma amarla in un modo che sia in grado di comprendere e accettare, amarla nel modo in cui ha bisogno di essere amata, amarla in un modo che la renda più libera, leggera, più felice, più autenticamente se stessa. Perché in fondo amarsi vuol dire partire insieme per il viaggio alla scoperta di se stessi e dell' altro nel suo e nel proprio più autentico modo di essere. Senza vergogna, senza pudore e il più possibile senza paure.
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a-dreamer95 · 1 year ago
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Amore mi ritrovo qui a scriverti perché ne ho bisogno. Io voglio stare con te, ho bisogno di te ogni giorno per star e bene e questo dovresti già saperlo. Quello che voglio trasmetterti è che qualsiasi cosa succeda tu sarai sempre al primo posto nel mio cuore, sei il mio cuore. Io sto investendo in te, questo termine non mi piace ma è significativo. Ti fa capire che io ho calcolato il mio futuro con te. Io ho avuto altri ragazzi, è vero, ma tu sei la prima storia seria, anche per me ciò che stiamo vivendo è la prima esperienza di vita in due, in un certo senso. Non siamo più piccoli, siamo adulti e abbiamo molte responsabilità. Io mi sono innamorata di te per molti motivi ma soprattutto per come mi parlavi e come mi facevi sentire. Mi sentivo accettata nonostante i miei difetti e amata veramente da una persona. Una persona come te che, se ti chiede come stai, te lo chiede sinceramente e non per fare due chiacchiere. Tu mi hai dimostrato questo in molte occasioni. Te ne sono riconoscente per tutto quello che hai fatto per me e lo sarò sempre. Le cose non vanno sempre bene, anzi: a noi se vanno bene è un'eccezione spesso e volentieri, ma questo non deve smettere di farci sperare in un futuro migliore. Io sono arrivata a un limite di sopportazione della famiglia, così è sempre stato, io alla fine ho sempre fatto come mi pareva ma ho sempre ascoltato le loro parole e siamo perciò tutti influenzati dai genitori e tutti i fattori che contribuiscono alla nostra crescita. Io di errori ne ho fatti tanti tanti ma l'unica certezza che ho è che tu non lo sei. Tu sei il mio orgoglio, nonostante tutto. Sì, perché da un po' di tempo facciamo fatica anche ad andare d'accordo per un'ora. Si pensa che sia una cosa normale, boh ci sta, ma io soffro, tu uguale. Io prometto che cercherò di migliorare ulteriormente, cercherò di stare meglio anche in salute. Perché, se sto male fisicamente, sono nervosa e rispondo peggio perché mi sento male. Mi capita spesso di respirare male, mi sembra che i miei polmoni non riescano ad immettere adeguatamente ossigeno nel mio corpo. Dicevo che ormai siamo grandi e che, per questo, io vorrei distaccarmi dai "nidi". Io vorrei essere indipendente ma, purtroppo, economicamente non mi è possibile, quindi dobbiamo mantenere elevati i rapporti con le famiglie. Ma riconosciamo che questi rapporti ci stanno logorando molto spesso, se non sempre. Però so che dobbiamo riconoscere di essere fortunati, anche solo per il fatto che abbiamo l'acqua in casa. Il mondo va saputo vivere. Per vivere bene dobbiamo avere un carattere forte. Io me lo sto facendo: ora, come vedi, a me non importa nulla degli altri. Forse ora sono anche troppo stronza, ma io so di essere stata troppo buona in passato. Ho sempre cercato l'approvazione altrui, ma non ha nemmeno senso questa cosa perché io voglio vivere come mi pare e piace. Ho perso anche tante amicizie. L'amicizia finta dura finché si ride insieme e va tutto bene, poi diventa solo un peso. Ma io non voglio perdere la voglia di vivere che più o meno mi caratterizzava, la voglia di ridere insieme. Io sto bene con te. Amore mio io per te ci sarò sempre, smetti di metterlo in dubbio per favore! Sei il mio cuore, essenziale.
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elenascrive · 4 months ago
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Sarebbe potuto essere un lunedì come tanti, molti altri quello odierno ma sentivo che non sarebbe stato così. A cominciare dalla data, il 22, che da qualche anno a questa parte si sta rivelando essere un Giorno Speciale giacché portatore di cose inaspettate, sia nel bene che nel male. Stavolta infatti mi ha portato la visione Piena della Mia Amata Dea. E dire che la mattinata era cominciata in salita, dopo essere stata letteralmente schiacciata a bordo del bus più strapieno che mai, che per questo ha messo anche a dura prova il Mio spirito di sopravvivenza completamente avvolta da un odore di sudore eccessivo, che mi ha fatto mancare quasi il fiato. Fortuna che poi sono riuscita a scappare da tale morsa, tornando a respirare regolare. Non appena giungo al solito incrocio per intraprendere la strada che mi conduce a lavoro, ecco che m’appare di fronte: Lei, Sua Maestà, La quale era talmente luminosa ed immensa d’arrivare perfino a sembrare Sua Maestà Il Sole. Subito comincia lo stupore accompagnato dall’immancabile commozione. Di nuovo senza fiato ma stavolta per l’inarrestabile euforia. Come ogni mese, la Speranza di poterla ammirare era fortissima dentro di Me insieme alla paura che potesse non accadere. Esattamente come era successo il mese scorso quando a causa del maltempo, non era stato possibile provando per questo profondo dispiacere. Non questa volta. Ha sentito forte il Mio richiamo rispondendo immediatamente Presente, poiché quando ho bisogno Lei c’è. Non si manifesta mai a caso. Ecco perché, per l’ennesima volta, la commozione che ho provato è stata intensa e fortissima, poiché il Miracolo si stava compiendo di nuovo. Nonostante il tremore, di colpo presi il telefono tra le mani per immortalare tale attimo da brivido. Cominciai a scattare foto a ripetizione senza dunque fermarmi, augurandomi che tra queste ve ne fosse almeno qualcuna di accettabile. Sta diventando una vera e propria sfida quella di riuscire a fotografarla come si deve, che mi auguro di riuscire a vincere o prima o poi. Ci siamo accompagnate sino alla fine della strada e ancora una volta lo confesso, è stata dura salutarla. Avrei voluto rimanere un altro pò con Lei, per continuare a raccontarle a voce quel che il Cuore aveva già iniziato a fare, quando i Miei occhi l’avevano incontrata. Le cose che ho da dirle infatti sono sempre tantissime e lo sa. Tra queste gliene ho affidata una in particolare, quella di farmi da tramite per farmi sentire vicina a delle Persone Care ora distanti, per dire Loro quanto Io li stia pensando e quanto sono importanti per Me. So per certa che lo sta già facendo e non posso che amarla certamente di più.
Inutile aggiungere che pure il resto della Giornata poi è stata magnificamente leggera e spensierata, tanto d’avvertire la strana percezione che non fosse lunedì, non provando nemmeno l’odio per l’odiosa afa estiva. Questo magico incontro mi ha restituita come nuova, libera e meno pesante di prima.
Come se non bastasse, quando sono rientrata a casa ad attendermi vi erano altre due incredibili Sorprese: il prelibato croissant al pistacchio amorevolmente acquistato prima del Mio arrivo da quell’Angelo di Mio fratello ed un souvenir giunto da parte di un Amico rientrato oggi dalla propria vacanza, reo di essersi ricordato della promessa fatta prima di partire. Scoprire che entrambi mi hanno pensata mi fa ripiombare nuovamente nella commozione. Ad entrambi va il Mio più sincero e sentito riconoscimento.
Non mi resta che dire: alla faccia della pessima reputazione del lunedì… mi sa tanto che dopo questo dovrò cominciare seriamente a rivalutarlo.
@elenascrive
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listadellaspesaa · 1 year ago
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Vent'anni e non mi sono mai innamorata.
Il mio primo ragazzo, alle medie, minacciava di uccidersi quando litigavamo, tagliandosi le braccia e mandandomi le foto.
Il secondo mi ha lasciato dopo un mese con un messaggio:"ti lascio". Non ho mai saputo il perché; probabilmente non gli piacevo e si è lasciato convincere dai suoi amici, perché provava pietà. Lui mi piaceva, era un bravo ragazzo, arrossivo ogni volta che lo vedevo. Ma ovviamente non poteva chiamarsi amore, al massimo era una cotta.
Il terzo ragazzo mi ha fatto muovere qualcosa dentro, ed è l'emozione più forte che io abbia mai provato verso qualcuno: ancora una volta, però, non si trattava di amore. In più non era ricambiato. Magari avrebbe potuto diventare qualcosa di più, ma le mie speranze sono svanite appena mi ha detto che "non era pronto per una relazione".
Il quarto è stato il mio ragazzo per due anni. Mi sono fidanzata con lui perché mi sentivo sola e avevo un disperato bisogno di essere amata. Come è ovvio, la cosa non è andata bene: due anni di inferno, in cui ero convinta che piangere per le sofferenze che mi causava significasse piangere perché ero innamorata di lui. "Lacrime d'amore", amare perché quando "ami" qualcuno ci tieni e non vuoi che si arrabbi.
Il quinto non aveva nulla che non va: ero io ad essermi buttata a capofitto in un rapporto che non volevo perché non ero pronta. Ero solo sola.
Il sesto è stato un ragazzo che da me ha voluto un'avventura passeggera, che mi ha fatto capire cosa significasse essere usata solo per una notte. Non era male, ma poi ho scoperto che gli facevo schifo. Non gli piacevo, né fisicamente né caratterialmente, e l'importante era avere un buco per non rimanere "col cazzo in mano" (parole sue).
Vent'anni e non mi sono mai innamorata.
Grazie al cazzo, aggiungerei.
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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- L’hai amata, vero? -
Lui sospirò.
- Come posso risponderti? Lei era matta - sorrise, perso in qualche ricordo.
Si passò una mano fra i capelli:
- Dio, se era tutta matta. Ogni giorno mi svegliavo accanto a una donna diversa, una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Era mille donne, lei. Ma il profumo era sempre lo stesso, inconfondibile. Era quella la mia unica certezza.
Era il profumo dei viaggi che doveva ancora fare, mi diceva. Le chiedevo cosa volesse dire ma non me lo spiegava mai.
Mi sorrideva e sapeva di fregarmi, con quel sorriso. Perché ti giuro che quando sorrideva io non capivo più nulla, amico. Non capivo più nulla. Non sapevo più parlare né pensare.
Niente, zero. C’era all’improvviso solo lei.
Era matta - rise - tutta matta.
A volte si perdeva a guardare un mappamondo o un quadro, ci volevano ore perché tornasse in sé. E quella sua mania di mettersi sempre i pantaloni. Non l’ho mai vista con una gonna, sai?
A volte di notte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio.
Lei no. Lei si innervosiva a starmi vicino in quei momenti. Si vestiva e stava in giardino tutta la notte, e guai a raggiungerla. Mi ordinava di lasciarla sola. La sentivo piangere, ancora oggi sono convinto che parlasse con qualcuno, in quelle notti terribili.
C’era qualcosa in lei, amico mio. Non so che cosa, ma non era una ragazza normale.
C’era qualcosa in lei, o c’erano altre ragazze in lei, ancora oggi non te lo so dire.
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni. Era matta tutta matta. Ma l’ho amata da impazzire.
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Charles Bukowski
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raccontidialiantis · 28 days ago
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Letto di vedova
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A volte la notte mi sentivo sola, disperatamente. Avevo un disperato bisogno di essere amata, di sentirmi abbracciata stretta. Così stretta da non poter respirare. Stretta da dire "lasciami: mi fai male" e comunque non cercherei certo di divincolarmi, anzi! Mio marito purtroppo m'ha lasciata due anni fa e grazie a Dio almeno ho il mio negozio di intimo nel centro della cittadina dove vivo.
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Non potrei mai comperarmi una Ferrari, ma gli affari vanno discretamente: pago i conti, ho due risparmi, mangio e cerco di sorridere quando mi guardano con uno sguardo di compassione. Li ucciderei. Io invece voglio amore e rispetto. E vorrei tantissimo soltanto essere trattata per la donna piena di passione e desideri anche osceni che sono. Eccheccazzo!
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M'è capitata ultimamente tra capo e collo una storia indicibile, spudorata e proibita. La MIA storia, la NOSTRA storia! Neppure avrei mai pensato potesse accadere a una quasi bacchettona e cattolica praticante come me! Un paio di mesi fa è venuta in negozio questa ragazza, Albertina. Aveva bisogno di acquistare diversi capi: slip, calze, reggiseni e maglie intime.
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Percepivo istintivamente qualcosa di diverso in lei, di irrisolto. Infatti, era per me come un diamante grezzo che avesse bisogno di essere lavorato, rifinito. Vestiva in modo antico, anonimo e il suo aspetto era curato al minimo sindacale: acqua e sapone. Però era potenzialmente una di quelle giovani donne che se 'apparecchiate' per bene fanno girare la testa a tutti. Uomini e donne.
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Le ho mostrato naturalmente le cose secondo me più adatte alla sua età: perizomi, slip di pizzo ridotti all'osso, reggiseni push-up da urlo e le creazioni più alla moda, in fatto di lingerie. Poi maglie sotto-camicia o da mettere anche come sotto-giacca, con scollo a V molto profondo. Ma lei è arrossita e poi mi ha chiesto qualcosa di più pratico, coprente e tradizionale. Ho cercato di non mostrarle il mio disappunto, perché una cliente è sempre una cliente e va accontentata.
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Quindi ho tirato fuori le solite mutande ascellari, reggiseni della nonna e semplici T shirt bianche girocollo oversize. Roba comunque pratica. Le ho incartato gli articoli che aveva scelto. Però, prima di salutarla le ho detto che lei è una bellissima ragazza, che deve assolutamente valorizzarsi e che se avesse voluto, se fosse ripassata in negozio, l'avrei aiutata io. Sia con l'intimo che con opportuni consigli su trucco, taglio di capelli e capi d'abbigliamento più giusti per lei.
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È avvampata e con voce sommessa, a occhi bassi mi ha detto: "ma come si permette... lei non sa..." allora subito le ho chiesto scusa, imbarazzatissima. E mi sono rassegnata ad aver perso una cliente. Mi spiaceva, tantissimo. Dopo tre giorni però è tornata, quasi a orario di chiusura serale. Sempre a occhi bassi, mi ha chiesto se fosse sempre valida l'offerta di 'consulenza gratuita' sulla femminilità per una giovane donna. Naturalmente mi sono messa a sua disposizione.
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Non entrando più clienti, essendo ormai le otto della sera, ho chiuso la porta, abbassato le luci e potuto finalmente ascoltare la sua storia. A dodici anni, essendo rimasta orfana e non avendo parenti disponibili a prenderla in casa, il giudice aveva disposto l'affidamento presso le monache del locale convento poco distante dalla mia città.
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Dove era rimasta fino al compimento della maggiore età. A diciotto anni però, appena conseguito da privatista, assieme ad altre ragazze, il diploma magistrale nello stesso convento, in estate era passata direttamente sotto la custodia del parroco della locale chiesa, Don Alfredo. Stava cercando quindi con urgenza un lavoro per diventare finalmente autonoma e quindi voleva rendersi presentabile.
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Le storie degli esseri umani sono meglio dei programmi televisivi o di qualsiasi piattaforma web. Provavo una forte simpatia, per lei. Forse qualcosa di più. Le ho proposto allora di spostarci, di continuare la chiacchierata a casa mia e di rimanere per cena. Le brillavano gli occhi, dopo tante mortificazioni. Io volevo sinceramente solo fare del bene a un'anima acerba in difficoltà. Perciò, dopo messi in un paio di buste diversi articoli 'giusti' e della sua taglia che volevo vederle addosso, siamo andate a piedi alla vicina parrocchia.
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Personalmente ho chiesto a Don Alfredo se Albertina fosse potuta venire a cena e restare a dormire da me. L'indomani mattina presto sarebbe comunque tornata nella canonica, per poi andare dalle signore che avevano bisogno di lei per un aiuto in casa: stirare, pulire e altro, modo con cui iniziava guadagnare qualche soldo. Don Alfredo non si è opposto: lo conosco da una vita e ha anche celebrato il mio matrimonio.
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Anzi, vedendo la sua disponibilità, ho azzardato a chiedergli se fosse potuta restare da me qualche giorno: fatte salve le incombenze mattutine, per guadagnare qualche soldo, in casa delle parrocchiane. Nel pomeriggio magari avrebbe potuto darmi una mano in negozio. Il che non era una menzogna: mi serviva davvero un aiuto. Più che altro, ero ormai stufa di stare tutto il giorno da sola.
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E in negozio di cose da fare ce ne sono un milione. Tra l'altro, lei così avrebbe messo davvero seriamente e forse per la prima volta un piede fuori, nel mondo; a contatto con persone non necessariamente legate a doppio filo a cose di chiesa. Don Alfredo ha detto subito che andava bene. Evidentemente gli toglievo un peso dal cuore. Anzi: mi ha dato una caciottina, una latta d'olio e due bottiglie di vino che gli avevano regalato!
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Arrivate a casa, Albertina m'ha parlato per un'ora e mezza: prima, durante e dopo la cena. In lei c'era una giovane donna che premeva per uscire, un fiore che doveva sbocciare con urgenza. Aveva bisogno di buttare fuori le frustrazioni, le cattiverie, le speranze soffocate, tutti i tentativi di forzarla come novizia a cui aveva dovuto e saputo resistere sin da piccola. Capivo però che c'era anche altro. Non ho insistito. Finita la cena e rigovernata la cucina, le ho preparato il letto nella camera degli ospiti.
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Percepivo però che non era entusiasta: le ho chiesto il perché e mi ha detto che da sempre nel convento era abituata a dormire nella camerata. Con altre cinque ragazze, in compagnia. A fare chiacchiere, pettegolezzi sottovoce e sentendo il calore di altri esseri umani vicini. E che non vedeva l'ora di andare via dalla canonica, dove doveva dormire su una branda apparecchiata in cucina, con l'odore di fritto o bollito!
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Mi faceva sinceramente pena e le ho detto che quella sera l'avrei ospitata molto volentieri nel mio letto. Le si sono illuminati gli occhi. Ci siamo lavate e poi messe sotto le coperte; io con la mia solita T-shirt oversize e senza mutandine; lei col suo orribile pigiamone felpato. Si è stretta subito a me e mi ha detto mille volte grazie. Infine, non sapendo come esprimere ulteriormente ciò che provava, mi ha abbracciata infilando una mano sotto la maglietta e stampandomi un bacio forte su una guancia. Quel contatto della sua mano sul mio ventre nudo m'ha fatto bollire il sangue. E inumidire la fica, digiuna da tempo di carne estranea; inutile io cercassi di negarlo! Mi mordevo le labbra dalla voglia di leccargliela.
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Per un residuo di pudore, imbarazzatissima e col cuore a mille mi sono girata per dormire dandole le spalle. Però lei s'è nuovamente stretta a me. Io razionalmente avrei anche voluto ritrarmi, ma il mio corpo invece d'istinto l'ha accettata e le mie natiche si sono aperte su una sua gamba: il mio ano a contatto intimo con i calzoni del suo pigiama. Ma che cazzo stavo facendo? Lei poteva essere la figlia che non ho mai avuto! Ho finto di dormire, immobile e con un leggero russare simulato.
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Però, un po' per il caldo, un po' perché evidentemente anche a lei quel contatto piaceva, pian piano e senza muoversi troppo, s'è tolta il pigiamone e s'è rimessa in posizione. Nuda. M'ha nuovamente abbracciata e ha aggiunto la solita mano sfacciata sotto la mia maglia e posata sul mio ombelico. Ero completamente tesa. Fingevo un sonno profondo. E lei con la mano ha raggiuto il mio seno e lì l'ha posata dolcemente. I miei capezzoli si sono induriti. Poi quella meraviglia acerba s'è addormentata. E anche io, dopo essermi masturbata piano ed essere venuta pensandola tra le mie braccia.
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Mi sono dovuta masturbare anche perché sulla schiena potevo chiaramente avvertire i suoi seni sodi premere sfacciati contro la mia maglietta. Glieli avrei succhiati seduta stante. Mi sono morsa le labbra a lungo, prima di riuscire a prendere sonno. Il giorno dopo, colazione e ognuno al proprio impegno mattutino. Non riuscivo però a guardarla in viso. Durante tutta l'apertura antimeridiana del negozio non vedevo l'ora che tornasse a pranzo da me.
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Nella pausa avremmo provato i capi di biancheria e ritrovata l'intimità che stava evidentemente nascendo tra noi due. Avremmo anche potuto fare altro: di giovedì infatti c'è la chiusura pomeridiana settimanale. Io volevo ormai arrivare solo a una cosa: ero impazzita di desiderio per lei. Pranzo leggero, caffè e poi le prove. Nuda era semplicemente perfetta. I reggiseni e gli slip frou-frou le stavano tutti da Dio.
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Con un corpo da diciannovenne, puoi sfilare in passerella anche con indosso un sacco di plastica nero condominiale che saresti comunque una dea. Le ho detto che tutti i capi erano perfetti, su di lei e che me li avrebbe potuti pagare lavorando da me in negozio nel primo mese di prova. E a prezzo notevolmente ridotto, quasi al costo. La desideravo. Era senza parole. Mi guardava grata. Facendole indossare i capi, con nonchalance le toccavo quel minuscolo accenno di seno e vedevo i suoi piccoli capezzoli drizzarsi.
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Con la scusa di aggiustarle meglio il filo del perizoma tra le natiche, le passavo un dito su tutto il perineo, a volte fermandolo dritto sull'ano, altre volte lo lasciavo adagiato due secondi tra le labbra di quella dolce, agognata fica. La sentivo contrarsi e vibrare. Mi sono anche avveduta del fatto che avesse un assoluto bisogno di depilarsi. Con tatto gliel'ho detto e lei è arrossita: questo capitolo evidentemente in convento era tabù.
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In bagno l'ho fatta spogliare nuda, a gambe aperte, seduta sul bordo vasca. Con mio impegno invero professionale, le ho dapprima depilato le ascelle. Poi le ho fatto la ceretta alle gambe e infine la toelette intima completa. Lei per tutto il tempo ha guardato in alto, rossissima in viso. Non osava profferir parola. Sudava freddo. Ho cercato con battute e risate di metterla a suo agio. Poi le ho preparato un bel bagno caldo.
L'ho lasciata da sola a lavarsi, dicendole che preparavo l'accappatoio caldo e il letto matrimoniale, per asciugarla e poi spalmarla di una preziosa crema profumata. Era proprio ora che iniziasse a prendersi cura della sua bellezza e io le avrei insegnato tutto. Le ho anche detto che avrei fissato per lei un appuntamento dal mio parrucchiere e che glielo avrei pagato io.
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Uscita dal bagno con l'accappatoio indosso, l'ho massaggiata ovunque per asciugarla e l'ho fatta stendere sul letto a pancia sotto. L'ho spalmata ben bene di crema e ho iniziato a massaggiarla con scrupolo. Spalle, collo, schiena, gambe. Avendo cura di soffermarmi spesso nella zona tra le natiche. Stavo diventando una vera porca nell'animo.
Non mi sarei più confessata da Don Alfredo, sicuro. A un certo punto mi sono resa conto che ogni volta che ero nella zona anale lei gemeva un po', alzando i fianchi e allargando le natiche. Ho azzardato e ho iniziato a infilarle 'appena appena' giusto la punta del mio medio nell'ano, tanto per saggiarne le intenzioni: lei ha alzato di più.
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Gliel'ho infilato pian piano tutto: nessuna reazione di rigetto, anzi! Intensificava i suoi gemiti. Quella ragazza mi stava entrando nel sangue. Sempre da sopra, con il dito di una mano ben piantato nell'ano, con l'altra le ho massaggiato con cura anche la fica e lei ha allargato le gambe per agevolarmi. Si muoveva come fosse in estasi. Voleva che la penetrassi, era evidente.
D'un tratto, da sola ha preso l'iniziativa: s'è tolta le mie mani di dosso e sulle prime ho pensato di aver combinato un casino. Invece s'è girata sulla schiena, s'è messa a gambe larghe, fica aperta e colante per l'attesa e la voglia. Mi guardava fissa languida e a occhi socchiusi. Era bellissima. Una vera venere mi si offriva. Sfacciata, ha preso una mia mano e me l'ha messa proprio lì, ordinandomi con voce calda e bassa di continuare. Mi ha detto chiaramente: "fammi venire."
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M'ha confessato poi che uno dei motivi per cui l'avevano mandata via quasi il giorno dopo compiuti i diciotto anni, era che negli ultimi tre anni aveva suo malgrado intrattenuto una relazione clandestina con una suora quarantenne. Una donna ancora bellissima, che però aveva dovuto farsi monaca costretta dalla famiglia per evitare uno scandalo. Appena quindicenne infatti, lei - già molto smaliziata - aveva intrecciato una relazione con il fratello giovane di sua madre, suo zio.
Litigi, urla, schiaffoni. Convento. Aveva ovviamente zero vocazione; ma di fatto era un'amante straordinaria. E le aveva insegnato molto sulla vita, facendole giurare che mai si sarebbe lasciata convincere a farsi monaca. La loro relazione era sempre rimasta nascosta: non le avevano mai sorprese in modo eclatante, ma comunque lei s'era guadagnata i sospetti della reverenda Madre Superiora e delle sue aiutanti: delle monache sadiche, represse, implacabili e feroci.
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Tornando a noi, dopo il suo bagno profumato alla lavanda e il massaggio, capito come stava andando la cosa, mi sono spogliata nuda immediatamente anch'io e dopo averla fatta venire con le mani l'ho leccata a lungo. Ovunque. La volevo da impazzire. Non ero mai stata con una donna, ma la natura fa il suo corso d'istruzione rapidamente e quindi presto ci siamo baciate con assoluto e sbocciato amore.
La mia dolce puttanella m'ha infilato subito un dito e poi una mano intera nella fregna, facendomi venire da matti. Inutile dire che appena dopo aver fatto l'amore come due cagne in calore, siamo andate a prendere la sua poca roba da Don Alfredo e che Albertina è venuta a vivere e lavorare con me. La faccio godere molto, perché egoisticamente voglio che si senta assolutamente mia e non desideri scappare mai da me. La vesto come una fotomodella, ma quando facciamo una passeggiata in giro sono gelosissima degli sguardi e dei tentativi d'approccio dei giovani.
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Lei ride ma ha imparato a usare questa cosa come arma di ricatto. E da me ottiene tutto. T-U-T-T-O. Sono la sua padrona e la sua schiava. Desidero le sue labbra intime e il nettare che sanno distillare per me. Ogni momento. Se le gira, mi ordina di inginocchiarmi. Solleva la minigonna in vita, toglie il perizoma e me lo fa odorare: quasi svengo dal bisogno di averla. Poi allarga le gambe e incolla la vagina alla mia bocca. Mi intima di leccarla e farla venire. Io eseguo, avida di lei. Quell'odore, quel sapore mentre ingoio il frutto del suo orgasmo mi possiedono. Totalmente.
Il mio letto di vedova è finalmente occupato, ma... come mai avrei immaginato! E confesso di essere innamorata di lei: appassionatamente. Si, confesso che ogni tanto sento la nostalgia di un bel cazzo duro e del sapore dolce-aspro del seme maschile in bocca, mentre l'uomo padrone mi tiene la testa bloccata e vibra di godimento sborrando nel mio cavo orofaringeo. Penso però che alla fine le intesterò la casa. Poi il negozio. Mi rovinerò, per lei. Cadere in rovina, divenire una sua semplice schiava mentre invecchierò e la vedrò amare altre donne sarà dolcissimo. Questo è l'amore, per me.
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RDA
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d3viljack · 9 months ago
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Viaggio a Roma fantastico.
Veramente poco di perfetto.. ma quel poco ha reso perfetto il resto.
Qualche appunto:
Ho dormito con Ele. La prima notte giusto qualche mini coccola ma niente di particolare.. “aveva freddo” e io sono una stufa umana
La seconda notte.. anzi, partiamo dalla sera… le ho fatto i grattini tutta la sera prima di andare a letto per poi passare al coccolarla un poco poco, tenerle le mani perché le aveva veramente gelide con la sua testa che appena appena si appoggiava sulla mia spalla (che si è presa piano piano..) e infine dormire “vicini vicini”…
Lo so che può sembrare incoerente.. e buona parte di me lotta per non cedere.
Alla fine l’ho coccolata tutta notte. La accarezzavo dove le faceva male per via dei 25km di “passeggiata” per Roma. Si è del tutto lasciata toccare… anche al mattino. Mentre parlavamo di cosa fare nelle restanti ore. Mi ha lasciato la mano scorrere libera nel suo interno coscia… con la sua testa sempre vicina alla mia, appoggiata sulla mia spalla.
Di base non mi sono mai spinto così il la con lei.. ma perché non me l’ha mai permesso! Ogni altra minima occasione di contatto durava 5/10 minuti.. dove poi venivo allontanato. Stavolta parlo di una notte intera.. dalle 3 alle 10 del mattino.
Ok ok.. ho pensato di provare a spingermi un po’ oltre gli schemi dopo uno di quei famosi momenti da 5 minuti.
Il venerdì sera, al tiki bar nel momento di pagare, aveva le mani congelate.. le ho messo le mie mani davanti e.. HA MESSO LE SUE SOPRA!! 😂 e io che pensavo di sentire un vaffanculo o qualcosa… e invece, per qualche misero minuto, siamo rimasti così.. a guardarci.
Che poi magari erano 10 secondi ma per me è sembrato “parecchio tempi”
Altro punto. Il rientro in treno.
Da milano a Varenna si è seduta vicina a me… facendo scambio con uno della compagnia.
Ha tenuto il busto lontano da me ma teneva una gamba attaccata alla mia.. e ogni tanto la muoveva stile carezza (oppure era il treno?). Fatto sta che “dormiva” e le ho messo una mano sul ginocchio.. davanti a me J e mio fratello che mi guardavano 😂
Da lì.. ho iniziato ad accarezzarla un po’. Niente di zozzo eh! Tra timidezza e pudore sto messo na merda.
Anche quando si è svegliata mi ha lasciato fare.. ed ero tornato all’interno coscia come al mattino. Parlavamo tutti e 4 assieme.. e continuava a lasciarmi fare.
Altri punti interessanti anzi fondamentali per le mie vacanze romane:
Ho finalmente conosciuto dal vivo lei, la persona che mi ha salvato dall’oscurità che continuava a crescere dentro di me.
V sei davvero speciale… non mi sono mai sentivo così bene e tranquillo. Venerdì mi è sembrato di vivere in un mondo alternativo.
Ogni male sparito
Ogni casino scasinato
Ogni angolo buio sembrava illuminato
I tuoi occhi trasmettono così tanta sicurezza che invidio i tuoi pazienti.. pagherei anche io pur di stare qualche altra ora😂
Hai un posto nel mio cuore.. assieme al Trapizzino alla trippa che mi ha fatto piangere da quanto era buono😂 mai mangiato qualcosa di così divino. Anche lì… merito tuo che ci hai mandati li ❤️
Conclusioni:
Non ho intenzione di provarci con Ele. Le voglio davvero bene… ci sono sensazioni dentro me che dicono che ha solo bisogno di essere un po’ amata. Anche se lei non vuole.. a quanto pare. Parte di me pensa che ci sia qualcosa. Ha solo paura. È quando si sente al sicuro che si lascia andare
V è speciale e se potessi averla a portata di auto.. andrei a cercarla ogni sera. Per un caffè. Anche stare in silenzio andrebbe bene.. mi basterebbe tuffarmi nei suoi occhi un po’, sentirmi coccolato e apprezzato per quello che sono
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arreton · 9 months ago
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La difficoltà maggiore, nel non riuscire a ricordare bene e avere i ricordi confusi, è che si è incapaci di raccontarsi la propria storia e farlo in maniera cronologica, dove riesci a vedere gli sviluppi ed i cambiamenti, e di conseguenza si è incapaci di raccontarla agli altri. Ciò credo che potrebbe risultare complicato nella psicoterapia (soprattutto se fatta in centri pubblici, dove hanno una certa fretta): lo psicologo si ritrova un racconto confuso, disordinato, a tratti incoerente, ripetitivo e inaccessibile poiché subisce la confusione e la paura del paziente nel vedersi una nuvola nera che gli avvolge il cervello. Se da un lato è vero che lo psicologo "è lì per quello", dall'altro lato penso che... dipende. Credo che dipende dalla scuola di provenienza, dai protocolli seguiti, dal tipo di psicoterapia che segue. Col pubblico poi, hai una certa fretta: la psichiatra, che contrastava i miei impulsi di allora (dettati da una regressione depressiva), me lo disse chiaramente prima di iniziare che lo psicologo non era mio padre, che lì non si faceva psicoanalisi e che le tempistiche non erano così lunghe. Considero le mie due psicoterapie a tratti fallimentari ma non le stigmatizzo: sono contenta di averle fatte e mi hanno comunque lasciato degli spunti su cui riflettere, spesso non tanto sulla mia storia (che risulta ancora grossomodo inaccessibile a me e quasi del tutto inaccessibile a loro) ma più sul transfert che ho avuto nei loro confronti, chissà se loro hanno analizzato il loro controtransfert. Col senno di poi posso dire che lo psicologo in particolare riceveva da parte mia una forte pressione su più fronti: da un lato sono arrivata che gli chiedevo disperatamente (ma in maniera molto velata, che nemmeno io avevo notato) di essere amata e protetta perché mi sentivo totalmente smarrita al punto che volevo semplicemente smettere di esistere, gli chiedevo di amarmi da padre ma credo di averlo in un certo senso "sedotto" e avergli instillato il dubbio di provare un certo interesse da maschio nei miei confronti; dall'altro lato gli addossavo il carico della mia autoanalisi che al tempo contribuì a farmi sprofondare di più nell'angoscia, autoanalisi di stampo psicoanalitico quindi una scuola molto estranea a lui che era un cognitivo comportamentale. La psicologa invece credo che subisse da parte mia una certa repulsione: ho l'impressione di averla in qualche modo cacciata e tenuta distante, forse in quanto donna; ogni suo tentativo di mostrarsi in qualche modo amica era respinto da me (quei pochi momenti in cui ha confidato alcuni aspetti della sua vita, ad esempio, non sono stati da me accolti ma del tutto ignorati), credo che respingevo anche i nostri incontri dato che una volta sbagliai anche a ricordare l'orario di una nostra seduta prensentandomi con un ritardo di quarantacinque minuti; credo insomma che ci fosse una certa conflittualità da parte mia.
Al momento, anche se non sto seguendo nessuna psicoterapia, mi chiedo come potrei superare questo limite del linguaggio, questa falla linguistica che ho nel raccontare il mio passato ad un eventuale psicologo (meglio psicoanalista). Ma è una di quelle domande non solo inutili, ma ansiose di chi vuole controllare e prevenire. Bah.
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