#metafonia
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Leggendo un post del gruppo spiritualista di cui faccio parte da poco, ho compreso la differenza tra anima di fiamma e anime gemelle. Soprattutto l'idea che l'anima di fiamma sia una e le anime gemelle possano essere tante, mi ha dato grande soddisfazione. È un gruppo in cui si parla di bambini indaco, s'interroga il palo santo e si fanno canalizzazioni tramite metafonia, per rendere l'idea. 😀
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adamoparanormal · 2 months ago
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metafonia libera
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drpamelaplowden · 5 months ago
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Sono la Parapsicologa Sensitiva Dr. Pamela Plowden.
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sensitivadrpamelaplowden · 5 months ago
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focusilmisterodellavita · 1 year ago
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ILDE GENOESE Sabato 28 ottobre 2023 ore 21,30“Metafonia: voci e riscontr...
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illunaparkdelleemozioni · 4 years ago
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💢 Domani sera ore 23:00 , sabato 31-10-20 💢 Nella notte di Halloween, tutto può succedere ,il vecchio Jack Burton e DJ Alex entreranno in un'altra dimensione, apriranno una porta verso l'aldilà? Ci saranno entità dal mondo dei trapassati? Collegati con @radiocantu89.6 💥 FM 89.600 💥 radiocantu.com ☀️ Usa le app gratuita. E lo scoprirete.. In foto il bellissimo dipinto di Władysław Wankie (1860-1925), #Sensitivi #paranormal #ghost #metafonia #ectoplasma #Entity #noisevoice #spetri #aldilà #precognizione #halloween2020 #radiocantu #latuacittàaportatadiradio #onair #misteri #Salem #oltretomba #halloween #lanottedihallowen #brianza #listen https://www.instagram.com/p/CG-lfQLDs7M/?igshid=1qmzchjgly2cv
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fondazioneterradotranto · 4 years ago
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Vocalismo e consonantismo nel dialetto salentino
di Gianmarco Simone
Il dialetto salentino conosciuto e parlato al giorno d’oggi ha avuto un secolare  processo di nascita e di affermazione durante il quale ha assorbito nella sua struttura linguistica i tratti tipici delle parlate e delle lingue delle diverse popolazioni che hanno abitato ed occupato la penisola salentina. Da madrelingua salentino, alcune delle domande che mi sono sempre posto erano pure curiosità: da dove nasce la mia lingua? Perché la pronuncia leccese non è uguale a quella brindisina o gallipolina? Quali sono i tratti tipici del dialetto salentino e come si sono originati? A queste domande cercheremo di dare una risposta lungo l’arco di questo articolo e per farlo bisogna iniziare a guardare un po’ indietro nel tempo.
Un dato certo è che il dialetto salentino deriva dal latino volgare, ovvero quella variante latina parlata dalla gente (vulgus) che si contrapponeva al latino classico utilizzato dai grandi oratori e poeti nella sua forma puramente scritta. Per intenderci, il latino classico era la lingua dei dotti utilizzata per la scrittura a cui si affiancavano le numerose lingue volgari del vastissimo Impero Romano utilizzate soprattutto dalla plebe per lo più analfabeta per parlare.
Il processo di romanizzazione e latinizzazione[1] della penisola salentina inizia nel 90 a.C, anno della Guerra Sociale tra i Messapi[2] e Taranto che ne sancì la loro sconfitta e la conquista del Salento da parte dei Romani. Come per qualsiasi altra lingua volgare, anche nel Salento il processo di latinizzazione dovette far fronte a forti resistenze dal punto di vista fonetico e fonologico dovute alle influenze dalle parlate pre-esistenti, quali quelle dei Messapi di base greca, e quelle che invece si erano già diffuse prima dell’arrivo dei Romani, ovvero le parlate osche[3]. La latinizzazione durò molti secoli ma è partire dalla caduta dell’Impero Romano nel 476 d.C che il sistema fonetico-fonologico del dialetto salentino comincia a mutare e ad assumere le caratteristiche che lo compongono. Infatti, dapprima con i Bizantini e successivamente con i Normanni, il sistema vocalico della penisola salentina subisce un imbarbarimento dovuto alle innovazioni linguistiche portate dalle genti provenienti dalle terre straniere.
  Vocalismo tonico
Le innovazioni a cui faccio riferimento prendono il nome di “metafonia” e “dittongazione”. La prima è un fenomeno linguistico che modifica il suono di una parola per l’influenza della vocale postonica su quella tonica, invece la dittongazione è un fenomeno simile alla metafonia ma che si manifesta attraverso i dittonghi ié,ué, in base alla vocale postonica. In seguito vedremo gli esempi. Pertanto, questi due fenomeni linguistici che subentrarono in un’epoca post-romana sono, per così dire, i responsabili della tripartizione del sistema vocalico tonico del dialetto salentino come noi oggi lo conosciamo. Ci siamo mai chiesti perché si pronuncino sia oce che uce (it. voce) sia nuéu che nou (it. nuovo), sia ucca che occa (it. bocca)? La risposta risiede proprio nel mutamento metafonetico e nel fenomeno della dittongazione.
A questo punto, vediamo la suddivisione del sistema vocalico tonico del dialetto salentino nelle sue varianti linguistiche (Mancarella,1974: 10)[4]:
Sistema napoletano: zona del Salento settentrionale
Ī > i ; Ĭ,Ē > e,i ; Ĕ > e,ié ; Ā,Ă > a ; Ŏ > o,ué ; Ō,Ŭ > o,u ; Ū > u
 Cerchiamo di rispondere a delle domande che inevitabilmente possono sorgere. Partendo dalla denominazione, perché si definisce sistema napoletano quando, effettivamente, stiamo parlando del dialetto salentino? Il nome si deve al fatto che questo sistema vocalico si ritrova anche nel napoletano. In generale, quando si studiano i fenomeni linguistici di una lingua o un dialetto, un alleato molto utile per capire alcuni fenomeni è proprio la storia. Infatti, anche Napoli, come tutto il Meridione, è stato dominato per molti secoli sia dai Bizantini sia dai Normanni, i quali si imposero nei territori e inevitabilmente diffusero le loro parlate lasciando tracce nella tradizione linguistica. Continuiamo. Quali sono i limiti geografici del salentino settentrionale? Su questo punto potremmo dire che i territori dove si utilizza questo sistema sono: i territori del brindisino, Oria e Nardò. Dove troviamo nello schema i fenomeni linguistici? La metafonia si ha in Ĭ,Ē > e,i[5] ed in Ō,Ŭ > o,u[6] mentre la dittongazione condizionata si ha in Ĕ > e,ié[7] ed in Ŏ > o,ué[8]. Vediamo alcuni esempi: HĪLU > filu, PĬLUS > pilu, PĬRA > pera, TĒLA > tela, SĒRA > sera, STĒLLA > stedda, PĔDEM > pete, MĔRUM > miéru, APIS > apu, RŎTA > rota, FŎCUS > fuécu, CŎRIUS > cuéru, NŎVUS > nuéu, BŎNUS > buénu, CŌDA > cota, VŌCEM > oce, SŌL > sole, SŌLUS > sulu, BŬCCA > occa, VŬLPE > orpe, CRŪDUM > crutu.
Sistema di compromesso: zona del Salento centrale
Ī,Ĭ,Ē > i ; Ĕ > e,ié ; Ā,Ă > a ; Ŏ > o,ué ; Ō,Ŭ,Ū > u
 Anche qui cerchiamo di dare delle risposte. Innanzitutto, questo sistema viene definito di “compromesso” in quanto trovandosi nel mezzo tra quello settentrionale e quello meridionale prende tratti vocalici sia da uno sia dall’altro sistema. Il sistema vocalico centrale si può incontrare nel leccese e a differenza di quello settentrionale non presenta casi di metafonia, bensì casi di dittongazione condizionata in Ĕ[9] ed in Ŏ[10]. Alcuni esempi sono: HĪLUM > filu, PĬLUS > pilu, PĬRA > pira, TĒLA > tila, SĒRA > sira, STĒLLA > stidda, PĔDEM > pete, MĔRUM > miéru, APIS > ape, RŎTA > rota, FŎCUS > fuécu, CŎRIUS > cuéru, NŎVUS > nuéu, BŎNUS > buénu, CŌDA > cuta, VŌCEM > uce, SŌL > sule, SŌLUS > sulu, BŬCCA > ucca, VŬLPE > urpe, CRŪDUM > crutu.
Sistema siciliano: zona del Salento meridionale
Ī,Ĭ,Ē > i ;  Ĕ > e ; Ā,Ă > a ; Ŏ > o ;  Ō,Ŭ,Ū > u
La zona del salentino meridionale comprende tutti i territori all’interno della linea immaginaria che va da Gallipoli-Maglie-Otranto fino al capo di Santa Maria di Leuca. Questo sistema si definisce di tipo “siciliano” per la sua vicinanza al dialetto siciliano, anch’esso costituito da 5 vocali e privo di fenomeni linguistici. Inoltre, prima di procedere con l’esemplificazione, è bene sapere che tale sistema è fonte di grande interesse da parte degli studiosi, i quali ritengono che proprio la presenza del sistema penta vocalico nelle zone del estremo Salento, nel centro Calabria e in alcune zone della Sicilia, possa essere la prova di un’antica unità linguistica del Meridione. A tal proposito, Parlangeli afferma che “il dialetto salentino continua una fase arcaica di una comune unità linguistica meridionale in quanto si è sviluppato in una regione d’antica romanizzazione” (Mancarella, 1974: 70).  Il sistema di tipo arcaico, così come definito, deriverebbe da una koiné dialettale[11] originatasi dall’antica lingua osca che era ben diffusa in tutto il centro-meridione prima dell’arrivo dei Romani. Il fatto stesso che la zona del Salento meridionale abbia conservato questo sistema confermerebbe l’idea che le innovazioni linguistiche portate dai Bizantini e dai Normanni si infiltrarono gradualmente dal nord fino alla zona centrale del Salento, lasciando così il Meridione isolato da tali cambiamenti (Mancarella, 1998: 280-281).Vediamo alcuni esempi: HĪLUM > filu, PĬLUS > pilu, PĬRA > pira, TĒLA > tila, SĒRA > sira, STĒLLA > stidda, PĔDEM > pete, MĔRUM > meru, APIS > ape, RŎTA > rota, FŎCUS > focu, NŎVUS > nou, BŎNUS > bonu, CŌDA > cuta, VŌCEM > uce, SŌL > sule, SŌLUS > sulu, BŬCCA > ucca, VŬLPE > urpe, CRŪDUM > crutu.
 Vocalismo atono
 Un altro aspetto dell’analisi sul vocalismo salentino verte su quello atono. Per vocalismo atono si intende il comportamento delle vocali atone (quelle su cui non ricade l’accento) sia in posizione iniziale, intertonica e finale. Per capirci meglio, ci siamo mai chiesti perché nel brindisino si dica lu pani, invece nel leccese lu pane?. Ecco, quindi, che per comprenderne la differenza dobbiamo analizzare il vocalismo atono. Vediamo di seguito i diversi sistemi:
Zona del Salento settentrionale
Ī,Ĭ,Ē,Ĕ > i ; Ā,Ă > a ; Ŏ,Ō,Ŭ,Ū > u
Dallo schema possiamo vedere come tutte le vocali atone latine in Ī,Ĭ,Ē,Ĕ danno come risultato i. Ad esempio: FORĪS > fori, PĀNIS > pani, SEMPĔR > sempri, FACĔRE > FARĔ > fari, MĂRĔ > mari, VĪCĪNUM > vicinu, FĔNESTRA > finešša , NĔPŌTIS > nipute.
Zona del Salento centrale
Ī,Ĭ,Ē,Ĕ > e ; Ā,Ă > a ;  Ŏ,Ō,Ŭ,Ū > u
 Per quanto riguarda il vocalismo atono del salentino centrale possiamo notare la differenza con quello settentrionale nel comportamento di Ī,Ĭ,Ē,Ĕ. Infatti, le vocali latine danno sempre e. Ad esempio: FORĪS > fore, PĀNIS > pane, SEMPĔR > sempre, FARĔ > fare, MĂRĔ > mare, VĪCĪNUM > bbešinu, FĔNESTRA > fenešša, NĔPŌTIS > nepute.
Zona del Salento meridionale
Ī,Ĭ,Ē,Ĕ > i,e ; Ā,Ă > a ; Ŏ,Ō,Ŭ,Ū > u
Generalmente nel sistema vocalico atono del salentino meridionale le vocali latine Ī,Ĭ,Ē,Ĕ possono dare sia i sia e. Tuttavia, un tratto abbastanza diffuso in questa zona è quello di pronunciare le stesse vocali in a. Per esempio: PĔNSABAM > pansava, FĔNESTRA > fanešša, NĔPŌTIS > napute.
Consonantismo
L’ultimo aspetto fonetico-fonologico del dialetto salentino riguarda le consonanti e la loro pronuncia. Anche in questo caso, siamo di fronte ad un panorama abbastanza variegato e pieno di casi particolare. Tuttavia, seguendo lo studio condotto da D’Elia ne Ricerche sui dialetti salentini (1957) in Mancarella (1974: 109-118), è possibile avere una panoramica dei diversi fenomeni consonantici che occorrono nelle diverse zone del Salento:
Occlusiva velare sorda –C- ([k]): si mantiene nel Salento meridionale e settentrionale (ĂPŎTHĒCA > putèca), mentre scompare in quello centrale (putèa).
Occlusiva velare sonora – G- ([g]): si pronuncia k se seguita da a,u nel salentino meridionale e centrale (GUSTŬS > kustu, GALLŬM > kaḍḍu), mentre in quello settentrionale se in posizione iniziale e seguita da a si converte in i (GALLŬM > iaddu), se invece è seguita da o,u cade (it. GUARDO > wardu).
Occlusiva dentale sonora –D- ([d̪]): in posizione intervocalica si pronuncia come sorda [t] (PĔDEM > pete).
Gruppo –LL: si pronuncia come cacuminale ḍḍ ([ɖ]) in tutto il salentino centrale e meridionale, ad eccezione di quello settentrionale dove il suono è una dentale dd (CĂBALLUS > cavaḍḍu / cavaddu). Tuttavia, troviamo casi particolari di pronuncia cacumiale nel neretino.
Gruppo –TR: il suono è cacuminale [ṭṛ] nel salentino centrale e meridionale, mentre nel salentino settentrionale è una dentale [tr] (PĔTRA > peṭṛa/petra).
Gruppo –STR: nel salentino centrale e meridionale è molto frequente la palatalizzazione in šš ([ʃ:]) mentre nel salentino settentrionale questo fenomeno è abbastanza irregolare (NOSTRUM > noššu/nuéstru).
Gruppo –ND- y –MB: si tratta di due gruppi ai quali l’assimilazione è alquanto irregolare. In alcuni casi si mantengono (QUANDŌ > kuandu, PLUMBUM > kiumbu), in altri si assimilano entrambi (QUANDŌ > kuannu , PLUMBUM > kiummu).
Gruppo: BR: generalmente si mantiene però in alcuni casi si pronuncia vr o r (BRACHIUM > bracciu/ vrazzu/razzu).
Gruppo CR: generalmente si mantiene però, soprattutto nel salentino centrale e meridionale, è possibile che la occlusiva [k] cada (CRASSUS > crassu/rrassu).
Gruppo GR: si mantiene nel salentino meridionale e settentrionale, mentre dà solo r nel salentino centrale (GRĀNUM > granu/rranu).
Gruppo ALC: nel salentino settentrionale dà –aṷč– mentre in quello centrale e meridionale troviamo diverse soluzioni come –ṷče– ğğe – š – ṷğğe– (CALCEM > kaṷče, kağğe, kaše, kaṷğğe).
Gruppo NG + E,I: può sia rimanere sonoro sia prendere il suono [č] (MANDŪCĀRE > it. mangiare > mančiare).
Conclusioni
Dall’analisi condotta è stato possibile rispondere ai quesiti posti all’inizio dell’articolo e in particolar modo si sono potuti osservare i tratti tipici del dialetto salentino in tutte le sue varianti. E’ stato possibile avere un quadro generale di come il nostro modo di parlare si diversifichi in base alla zona geografica in cui ci troviamo e capire che il perché di tali differenze è da ricercarsi molti secoli addietro. Inoltre, vorrei esortare i lettori a non prendere quest’analisi come un qualcosa di totalmente fisso ed invariabile. Per intenderci, gli schemi rappresentano i tratti generali dei tre sistemi nelle rispettive zone linguistiche ma ciò non esclude il fatto che si possono incontrare dei casi in cui i tratti di una zona linguistica si ritrovino anche in quella limitrofa. Inoltre, quando si trattano temi riguardanti i dialetti italiani, bisogna sempre tenere in considerazione la componente della lingua italiana che ha una fortissima influenza sui parlanti, soprattutto tra i più giovani, e ciò ha provocato un ulteriore, permettetemi il termine, imbarbarimento del vernacolo, modificandone così non solo i tratti fonetico-fonologici ma anche quelli lessicali. In definitiva, gli esempi presentati sono utili per spiegare i fenomeni generali di ciascuna delle zone linguistiche osservate e servono ad affermare che il dialetto salentino è figlio del latino volgare.
Bibliografia
Mancarella, G.B.,(1974), Note di storia lingüística salentina, Lecce, Edizioni Milella.
Mancarella, G.B., (1998), Salento. Monografia regionale della Carta dei dialetti Italiani, Lecce, Edizioni del Grifo.
[1] Per romanizzazione si intende il processo mediante il quale i Romani, una volta conquistato un determinato territorio, importavano la loro cultura e religione diffondendole in maniera non coatta. In un certo senso era un orchestrato ricatto psicologico in quanto non si forzava la popolazione vinta ad aderire alla cultura romana però solo chi decideva romanizzarsi poteva godere dei benefici sociali, mentre chi si rifiutava rimaneva ai margini della società. Per latinizzazione, invece, ci si riferisce prettamente al processo linguistico di diffusione della lingua latina per scopi puramente ufficiali, cioè come mezzo per poter controllare dal punto di vista politico e militare le innumerevoli provincie.
[2] Gli antichi abitanti del sud della Iapigia, insieme ai Peucezi al centro e i Dauni al nord.
[3] La lingua osca era una lingua italica diffusa nel centro-meridione prima ancora del latino.
[4] G.B. Mancarella ,(1974), Note di storia lingüística salentina, Lecce, Edizioni Milella
[5] Danno e quando la vocale postonica è A-E-O, mentre danno i quando è I-U.
[6] Danno o quando la vocale postonica è A-E-O, mentre danno u quando è I-U.
[7] Danno e quando la vocale postonica è A-E-O, mentre dittongano in ié quando è I-U
[8] Danno o quando la vocale postonica è A-E-O, mentre dittongano in ué quando è I-U.
[9] Danno e quando la vocale postonica è A-E-O, mentre dittongano in ié quando è I-U
[10]Danno o quando la vocale postonica è A-E-O, mentre dittongano in ué quando è I-U
[11]Dal greco κοινὴ διάλεκτος “lingua comune”.
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lucatimoteo · 5 years ago
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Il Libro dei Mediuma Cap 10 natura delle comunicazioni..cap 11 sematologia e tiptologia da par.133....a par.145
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cacopenna-blog · 7 years ago
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Você lembra o que é METAFONIA? Veja como esse conceito está DIRETAMENTE relacionado com sua fala cotidiana. #cacopenna #provadeportugues #português #dicasdeestudo #dicas #dicasdeportuguês #fonética #metafonia #pluralmetafônico #plural
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theophagie-remade · 2 years ago
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No ma qualcuno mi deve dire uno come non dovrebbe avere difficoltà a preparare questo esame del cazzo quando ogni frase è una cosa tipo "per quanto riguarda la sesta classe dei verbi forti a partire dal proto indoeuropeo fino ad arrivare all'antico inglese c'è un avanzamento dalla vocale posteriore media a quella anteriore bassa per quanto riguarda il grado apofonico forte caratterizzante l'infinito e il presente" e roba così, cioè ma hello buongiorno buonasera io voglio tagliarmi le vene le consonanti le vocali i dittonghi le classi la metafonia i sistemi di scrittura in faccia me li do
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nadia762 · 3 years ago
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Una sconosciuta energia è il misterioso legame che ci unisce all’Universo che ha spazio infinito e dove il tempo non esiste Da alcuni anni gli studiosi del paranormale si occupano con grande interesse, del fenomeno delle “voci elettroniche”, meglio conosciuto come metafonia o psicofonia. Marcel Proust scrisse  “un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi“. Secondo alcuni ricercatori che lo hanno sperimentato, questo fenomeno consentirebbe di entrare in contatto con persone defunte e “l’aldilà”. Si tratterebbe di entità che sono in una dimensione diversa dalla nostra in cui viviamo. Queste entità intelligenti interagirebbero alle domande che vengono loro poste. François Brune, religioso francese, ha condotto personalmente esperimenti ed è giunto alla conclusione che esiste una vita oltre la morte fisica. #vitanellaldilà #mistero #spaziocosmo #defunti #italy #ibraimcelikkol41 #ibrahimçelikkol #rome #istagram (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/CcGyA31qZ8R/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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adamoparanormal · 9 months ago
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Metafonia Si lei è su!
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drpamelaplowden · 5 months ago
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sensitivadrpamelaplowden · 5 months ago
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Sono #pubblicizzata sulla più grande #piattaforma di #marketing in #Italia, questo è per me grande motivo di orgoglio. Grazie #bakeca per la #fiducia #professionalita e #serietà conferitami.
Ringrazio anche chi ogni giorno mi da fiducia nel contattarmi al 370/1349094 per ricevere un supporto senza precedenti e eguali di parapsicologia e veggenza.
Un abbraccio d'anime, la vostra PhD. Pamela Plowden 💚
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Sabato 30 settembre 2023 ore 21,30“Metafonia: voci e riscontri dall’Oltr...
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spiritismo-italiano · 3 years ago
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Vita Nuova LA METAFONIA: DIFFICOLTA', PERICOLI E LIMITI
La Metafonia, cioè la registrazione su nastro di voci presumibilmente di trapassati, è un fenomeno ampiamente riconosciuto e una tecnica largamente seguita da chi cerca di stabilire un contatto e mantenere aperta una comunicazione.
Essa prende piede e si diffonde principalmente perché si ritiene, a
torto o a ragione non ha importanza, che una comunicazione ottenuta con un mezzo meccanico o elettronico, in ogni caso diverso dalla mano che sostiene una penna, sia più attendibile di una pagina scritta manualmente, sia cioè scevra di quelle interferenze personali che possono, a volte, alterare o inficiare una comunicazione scritta.
Ciò è vero soltanto in parte, perché la mente dell'uomo ha poteri
solo parzialmente conosciuti e, così come può arrivare ad
impressionare una lastra fotografica, può arrivare ad imprimere un
pensiero su un nastro magnetico.
Avvicinarsi alla metafonia, quindi, richiede la stessa serietà, la stessa preparazione, la stessa onestà di fondo di qualsiasi altra ricerca
sperimentale. In più richiede un profondo senso critico, richiede il
coraggio di scartare tutto ciò che si ottiene e che può non essere sicuro.
Ovviamente, queste sono considerazioni di carattere generale, che ci consentono appena di gettare un primo sguardo sulla
complessità dell'argomento.
La letteratura in merito è abbondante e non staremo qui a ripetere ciò che è stato diffusamente trattato e con maggior competenza tecnica da altri, più qualificati di noi.
In effetti, la registrazione delle voci non è difficile in se stessa.
La difficoltà sta nell'ottenere registrazioni che abbiano un senso compiuto, tali cioè da poter essere usate a fini pratici, etici.
o filosofici; ottenere poche parole è soltanto un passatempo più
o meno alla portata di tutti.
Per raggiungere risultati soddisfacenti è quindi necessaria-una
apparecchiatura capace di convogliare l'onda pensiero del
comunicante in modo continuo, che non si limiti cioè a captare
risonanze che potrebbero anche essere casuali. Riassumendo,
l'apparecchiatura deve essere in grado di raccogliere, convogliare
e tradurre il pensiero in una frequenza percepibile al nostro
orecchio.
Le ipotesi che sono state fatte per spiegare il fenomeno sono varie.
Assai interessante, a nostro avviso, quella presentata dal ricercatore
Felice Masi al Congresso di Arezzo nel 1985, e precisamente che il
messaggio psicofonico ottenuto possa essere multivalente, e cioè
che il contenuto del messaggio possa essere rivolto alle diverse
persone che ascoltano il nastro in modo diverso e personalizzato
per ciascuna di esse; con un'unica incisione magnetica è possibile parlare diversamente alle varie persone, correlando il discorso e il messaggio agli specifici interessi e necessità di ognuno.
Per intenderei, il Masi sostituisce al modello psicocinetico (PK)
Tradizionale (per cui l'incisione avverrebbe direttamente
e completamente ad opera delle Entità interessate) un modello
PK + ESP + PK, costituito da tre fasi diverse e successive.
Nella prima fase PK le Entità determinano l'incisione non di parole precise, chiare e univalenti, bensì di un'idea grezza
e multivalente di messaggio, destinata a svilupparsi in successive
fasi ed azioni.
La seconda fase è di natura ESP e si attua al momento dell'ascolto,
anzi, attraverso ripetuti ascolti: l'ascoltatore dispiega nella propria mente il messaggio grezzo comprendendolo, solo mentalmente però, nella sua completezza di parole precise e di messaggio conchiuso e, in particolare, secondo il senso del messaggio personalizzato a lui specificatamente indirizzato.
La terza fase è nuovamente di natura PK e avviene in fase di
riproduzione, non più ad opera delle Entità ma ad opera della
forza psichica inconscia dell'ascoltatore: questi, che ora ha compreso il messaggio nella sua interezza e chiarezza, riversa automaticamente, per PK, tale messaggio così chiarito glisi sul nastro; in tale azione PK la mente operativa del vivente ascoltatore non fa altro che attuare automaticamente, prestando le proprie energie psichiche, il messaggio suggeritogli dalle entità e che lui, nella seconda fase, ha captato per ESP.
Secondo il Masi, dunque, si tratta di azioni operate in collaborazione, in piena corrispondenza empatica fra le Entità e l'ascoltatore nei vari momenti della registrazione, dell'ascolto e della riproduzione.
Questa collaborazione e corrispondenza empatica è chiaramente
avvertibile e riconoscibile in quello stato di concentrazione
e immedesimazione dell'ascoltatore che è condizione necessaria e indispensabile per poter udire le voci.
Sulla stessa linea Paolo Presi, che pone la figura dell'operatore al
centro del fenomeno, focalizzando l'attenzione sulla precisa
correlazione tra situazione interiore dell'operatore e risultati
sperimentali, per cui le voci si potrebbero formare all'atto
dell'ascolto della registrazione purché l'operatore abbia
l'intenzione di ricevere le voci (ascolto intenzionale).
Le voci dunque nascerebbero come diretta conseguenza
di una potenzialità di natura ignota insita nell'operatore, in correlazione con una particolare disposizione spirituale interiore.
Fatte queste premesse, vorremmo dare e spiegare le indicazioni che, in merito, hanno fornito a più riprese gli spiriti istruttori di Vita Nuova. Indicazioni che potranno apparire superflue a chi da tempo si dedica a questo studio, ma che potranno servire da guida, speriamo, a chi non vuole affrontare il fenomeno con superficialità,
abbandonandosi al caso, accontentandosi di "incontri" più o meno fortuiti.
L'accento è stato posto con forza su alcuni fattori reputati
assolutamente imprescindibili, quali l'ambiente, la catena, la
sperimentazione pratica.
L'ambiente in cui si opera e che possiede un suo "magnetismo"
è la base su cui poggia qualsiasi sperimentazione seria. Che cosa si intende per magnetismo ambientale?
Un luogo che, avendo assorbito un certo tipo di radiazione, ne è
diventato esso stesso ricco. Il termine "radiazione" non è,
probabilmente, il più esatto, ma è forse più vicino alla nostra
capacità di comprensione che non quello di "magnetismo". Per noi
infatti quest'ultimo termine è principalmente legato al concetto di
attrazione, mentre l'altro, radiazione, è più legato a quello di emissione.
In effetti si tratta di due termini inesatti che dovrebbero essere
usati in modo complementare.
Se vogliamo analizzarli nella loro specifica applicazione, possiamo
dire che ogni essere, animato o inanimato, ha una sua forza di
attrazione che, innanzitutto, consente a se stesso di continuare ad
essere, tenendo uniti atomi, molecole e tutte le particelle che lo
compongono, altrimenti è la disgregazione.
La radiazione, o irraggiamento, è esattamente il contrario del
magnetismo.
Risaliti così alla sostanza delle parole, nel senso che viene loro
solitamente attribuito, osserviamo il diverso fenomeno che tali due stati possono provocare.
Una persona definita magnetica è una persona con un forte potere di attrazione.
Una persona radiante è una persona con un forte potere di
emissione. L'ambiente ha un suo potere di attrazione più o meno forte a seconda dei materiali e un suo potere radiante, anch'esso più o meno forte.
Un uomo consapevole di tali poteri, li può controllare, almeno in
parte, con la volontà. Un essere privo di volontà, come può essere
una stanza, un oggetto, un mobile, provvisto di una sua forza di
attrazione naturale, assorbirà le radiazioni emesse, arricchendosi.
Se le radiazioni emesse sono di segno negativo, l'ambiente assorbirà e quindi emetterà radiazioni di segno negativo; se le radiazioni sono di segno positivo, l'ambiente assorbirà ed emetterà radiazioni positive, che eserciteranno un influsso equilibratore sulle persone e cose presenti.
Coloro che entrano in tale ambiente, inconsapevoli della situazione,
possono involontariamente alterare tale equilibrio.
Coloro che ne sono consapevoli, invece, dovrebbero sempre agire
in modo consono, per non alterare tale equilibrio.
Qualsiasi esperimento deve essere condotto in modo che l'ambiente eserciti la minor influenza possibile. Tanto è vero che spesso gli esperimenti di fisica vengono condotti nel vuoto, vale a dire in un ambiente neutro. Nel caso che ci interessa, si tratta di creare un ambiente speciale, ossia un ambiente che favorisca la riuscita dell'esperimento, in modo che possa essere usato, per così dire, nella pratica quotidiana.
Sempre la fisica ci insegna che dalla sperimentazione in vuoto si
possono Trarre le leggi generali che poi vengono applicate, calcolando le opportune variabili, alla quotidianità.
Lo stesso vale per la registrazione delle voci.
Un ambiente neutro otterrà determinati risultati che consentiranno di ricavare la legge generale. Un ambiente ostile determinerà l'ottenimento di risultati scarsi e non validi, in quanto non probanti. Un ambiente favorevole consentirà di ottenere risultati che, al di là della loro validità scientifica, possono essere praticamente usati.
La catena le registrazioni sono una captazione di energia. Tutto il mondo è costituito da energia ed ogni energia svolge la sua funzione ed ottiene un lavoro. E certo però che difficilmente si riuscirà a registrare il suono di un seme che germoglia. La registrazione di un qualsiasi suono è possibile grazie alla frequenza delle onde che esso mette in movimento. Il pensiero, energia sottile, emette delle onde che possono essere captate sotto forma di pensiero. E il caso della telepatia, che è trasmissione e ricezione di onde ad una frequenza diversa da quella percepita dall'orecchio umano.
Infine, ci sono frequenze che sono percepibili dagli animali e non
dall'uomo, così come ci sono frequenze percepibili dagli uomini e
non dagli animali. Tornando a noi, un buon allenamento, una buona
preparazione della volontà e della sensibilità individuale consente di avvertire e captare il pensiero e lo stato d'animo altrui.
Per costruire la catena è dunque necessario armonizzare' questa
volontà e sensibilità individuali, potenziandole al punto da costituire un unico magnete. Ma non siamo soli. Insieme a noi ci sono coloro che sono chiamati ad esprimersi e che devono avvalersi degli strumenti messi a loro disposizione. Se è relativamente facile parlare direttamente alla mente di un individuo perché le energie chiamate in causa sono abbastanza simili, diverso è esprimersi attraverso un mezzo strumentale, con una sorgente energetica diversa da quella del suono propriamente detto. La frequenza delle onde emesse dalle entità con le quali si vuole comunicare è troppo diversa da quella emessa dal nostro pensiero. Ecco dunque la necessità dell'armonizzazione, vale a dire del lavoro di mutuo scambio necessario ad operare con le frequenze giuste, che consentiranno il funzionamento più o meno soddisfacente dell'apparecchiatura.
La sperimentazione
La sperimentazione pratica va iniziata non appena possibile,
compatibilmente con la ragionevolezza, perché è soltanto
attraverso di essa e grazie ai risultati che saranno ottenuti che sarà
possibile da un lato perfezionare l'apparecchiatura e dall'altro
arrivare ad una perfetta armonizzazione della catena, anche in
funzione dell'apparecchiatura di cui si dispone.
La presenza di un medium che lavori in sintonia con una determinata entità è un aiuto prezioso. In certo qual modo eserciterà la funzione di up "ponte radio", accelerando i risultati.
E tuttavia meglio fare prima dei tentativi, delle prove, per arrivare ad una taratura dell'apparecchiatura quanto più precisa possibile.
Non è certo con la fretta che si ottengono dei risultati validi,
univoci nell'interpretazione e ripetibili.
E necessario quindi creare una solidità di fondo, capace di
esprimere la forza necessaria a convertire eventuali segnali
in una frequenza udibile. Non è tanto una questione strumentale,
quanto una questione squisitamente tecnica. Se viene inviato un
segnale, supponiamo, da 5000 Hertz ad uno strumento tarato,
tanto per fare un esempio, per una frequenza inferiore, lo strumento non lo potrà captare; viceversa, se è tarato per una
frequenza superiore, il segnale sarà troppo debole per essere
intelligibile. Pertanto, il compito delle persone che insieme operano
per riuscire a captare tale segnale è di convogliare e unire le loro
forze a quelle dell'eventuale entità comunicante per esprimere
insieme il segnale adatto all'apparecchiatura disponibile.
Poiché di tratta di impulsi, è evidente che essi devono, in certo qual
modo, essere resi omogenei. La frequenza fra picco e picco non deve essere troppo diversa, si deve arrivare ad una frequenza di intensità presso ché costante, in modo che i risultati siano uniformi.
Ecco perché è necessaria molta pazienza, molta costanza, sia nella preparazione personale sia nella sperimentazione, senza
dimenticare mai che, elaborazioni particolari a parte, l'apparecchio
di cui si dispone è fondamentalmente un registratore.
A monte di tale apparecchio c'è l'eventuale entità, con la sua volontà di comunicare. Poi, in cascata, ci sono gli sperimentatori, con la loro volontà di essere strumento efficace.
Si potrebbe dire che gli sperimentatori costituiscono una batteria
di condensatori e stabilizzatori. Fino a quando non saranno
veramente una "batteria" capace di funzionare, difficilmente i
risultati saranno soddisfacenti.
Infine, c'è il registratore vero e proprio che raccoglie una vibrazione
non percepibile all'udito umano, per tradurla in onda sonora
percepibile e comprensibile.
Tutto questo in effetti pare adombrare la reale possibilità di quanto accennato all'inizio, e cioè che nel caso della registrazione
delle voci non si tratti soltanto di un fenomeno PK, bensì di un
fenomeno PK + ESP + PK.
È un'ipotesi che potrebbe essere dibattuta per intere sessioni di
congresso senza mai arrivare a una risposta definitiva.
Perché? Perché è una cosa che può succedere, ma non è una cosa
che succede sempre.
Ciò naturalmente sottrae peso scientifico ad ogni affermazione.
Restano come al solito le ipotesi e queste devono essere dimostrate.
In merito possiamo soltanto dire che, ove sia possibile eliminare
ogni possibilità di interferenza esterna, cioè di captazione di segnali provenienti da altre emittenti che non siano psichiche,
resta sempre la possibilità di captazione dell'onda mentale
di viventi, vale a dire la possibilità di un fenomeno psicocinetico
prodotto da un vivente. E già questo sarebbe un grosso successo verso la dimostrazione della possibilità di trasmissione e ricezione della forza dell'energia mentale.
Soltanto quando sarà stato dimostrato che la registrazione non è
stata determinata da un vivente, si sarà fatto un passo avanti verso
la dimostrazione che le voci registrate non dico ancora provengono, ~a possono provenire da un'altra dimensione.
L'esame strumentale delle registrazioni non può essere considerato
probante, in quanto esclude semplicemente che una certa voce
provenga dalle corde vocali di - un vivente. Non prova, cioè, che
provenga dal piano spirituale.
Restano sempre aperte le due eventualità cui accennavo prima:
energia psichica del vivente o energia psichica del trapassato.
Credo che soltanto quando i messaggi saranno tali da consentire
non solo una indagine strumentale ma una discussione a livello
intellettuale elevato, potremmo essere in grado di trarre delle
conclusioni, non assolute come un postulato, ma accettabili
almeno dal punto di vista razionale.
È possibile dunque che le voci si formino sul nastro non al momento della registrazione bensì al momento dell'ascolto?
Questa possibilità esiste ed è la più perniciosa, in quanto toglie
credibilità a ogni dimostrazione. L'idea globale dell'entità
comunicante viene impressa sul nastro e viene percepita
dall'ascoltatore che, in certe condizioni di concentrazione, prima la recepisce e poi, esteriorizzando la propria forza pensiero, incide a sua volta il nastro. Ovviamente, la nuova registrazione risente delle condizioni e delle capacità di comprensione dell'ascoltatore e quindi il messaggio può risultare, come si esprime il relatore del congresso cui ci siamo riferiti, personalizzato. Se gli ascoltatori sono più di uno, e ciascuno possiede una capacità sufficiente, può verificarsi il caso di diversi messaggi personalizzati.
In certo qual modo ciò si verifica nel caso di qualsiasi comunicazione, sia essa pure un articolo di giornale. L'interpretazione non è mai univoca, ciascuno coglie l'elemento che gli è più congeniale e lo intrepreta secondo il proprio stato d'animo, la propria personalità, la propria preparazione, dando maggior rilievo a certe condizioni o a certe espressioni, a certi concetti piuttosto che ad altri.
La stessa situazione si verifica nella comunicazione verbale fra
incarnati che traggono una diversa interpretazione dallo stesso
messaggio, a seconda della propria formazione culturale, a seconda della propria disposizione mentale. ,
E possibile ovviare a tutto ciò?
In parte, ma purtroppo soltanto in parte. Innanzitutto con la
creazione e l'armonizzazione della catena. Quanto più la catena
è potente, robusta, armonizzata, tanto più l'eventuale messaggio
risulterà chiaro ed univoco. La forza posta in essere difende l'entità
che desidera comunicare da possibili interferenze, in quanto la mente di ciascun partecipante alla catena, trovandosi in uno stato
particolare di non-pensiero, di non-elaborazione mentale, sgombra il passo da interferenze, drammatizzazioni e azioni psichiche
individuali.
In secondo luogo con la presenza di un medium. In teoria, un medium non dovrebbe essere necessario. Trattandosi di una registrazione strumentale, dovrebbe essere sufficiente la forza della catena per ottenere la registrazione. E, come ho già accennato, la sperimentazione iniziale dovrebbe avvenire senza medium, proprio per consentire la strutturazione di una catena capace di esercitare la forza necessaria e poi, in un secondo tempo, di aiutare, sostenere e proteggere il medium. Se le registrazioni possono avere luogo anche senza la presenza del medium, a cosa serve quest'ultimo? Lo dice il nome.
li medium è lo strumento, il veicolo attraverso il quale si manifesta
l'entità evocata.
Trattandosi di un individuo particolarmente educato, preparato e
disponibile, soltanto con la sua interposizione fra entità comunicante e apparecchiatura sarà possibile, grazie alla forza congiunta, ottenere una comunicazione tale da poter essere definita soddisfacente dal punto di vista del contenuto, del livello intellettuale, del senso compiuto, della possibilità di ulteriore approfondimento e discussione.
Ho detto "individuo educato, preparato e disponibile". Esistono infatti molti medium spontanei, ma costoro non offrono sufficiente garanzia di continuità per poter esserne proficuamente adoperati in sperimentazioni del genere.
Infine, lo abbiamo già detto, l'ambiente, che deve essere tale da favorire l'incontro. Mai lasciare le cose al caso, bensì lavorare perché il complesso degli elementi costituenti diventi un tutto armonico e funzionale.
Conclusioni
Le conclusioni che si possono trarre da quanto precede sono valide a carattere generale e coinvolgono tutti coloro che vogliono avviare una comunicazione con piano spirituale, di qualsiasi mezzo essi si servano.
È stato detto più volte che è necessaria la posizione mentale giusta,
il giusto stato d'animo. Questo stesso concetto è poi stato trattato
svariate volte, anche se non in un contesto specifico, quando
abbiamo parlato, sulle pagine di questa stessa rivista, di meditazione, di controllo del pensiero, di educazione della
volontà, di calma mentale.
Perché questo invito costante, pressante, insistente?
Perché si lavora a livello di energia, di forze non ancora conosciute
e che possono sfuggire al nostro controllo. Se non vogliamo essere semplicemente degli apprendisti stregoni, dobbiamo prima
metterci nelle condizioni di controllare tali forze. Abbiamo già
accennato ad una legge di attrazione, ad una simpatia capace
di attirare e quindi anche di allontanare da noi certi tipi di energia.
Cercheremo di approfondire questo concetto per quanto concerne
più direttamente la comunicazione con il piano spirituale.
Come spesso succede, per meglio comprendere ciò di cui si tratta,
è necessario portare la funzione al limite, avvalersi cioè dell'esempio estremo, costituito, probabilmente, dal desiderio lacerante, assolutamente umano, arriverei a dire materiale di mettersi in comunicazione con un figlio.
Perché alcuni ci riescono ed altri no? È difficile spiegare ad una madre, a un padre che, se la comunicazione non si instaura, la ragione va ricercata in noi stessi, nella nostra incapacità di aprire, va ricercata nella barriera che noi costruiamo con il nostro dolore, con il nostro rifiuto, con la nostra agitazione.
Questa barriera che ci costruiamo intorno, ci isola e ci esclude, ci
impedisce di ascoltare e, se ci pare di sentire qualcosa, questo
qualcosa è spesso il nostro stesso dolore, il nostro stesso rifiuto, la nostra stessa agitazione.
Rimanendo nell'esempio, queste persone ritengono che il ricorso a
un mezzo esterno, impersonale, anonimo, incapace di emozioni
come un registratore, possa essere la strada per raccogliere la
parola che è nell'aria e che altrimenti potrebbe andare dispersa.
Ciò che posso dire è che quella parola, a volte chiara a volte soltanto intuita, può essere un'illusione, un'illusione che la nostra
fantasia accarezza, coltiva, esalta.
Tutti sanno che la registrazione delle voci richiede un tempo enorme di ascolto e di valutazione, posto naturalmente che ci sia qualcosa da ascoltare e valutare. È proprio in questo momento che, nell'intensità della concentrazione, possiamo noi stessi registrare, imprimere la bobina e contribuire inconsapevolmente e involontariamente all'illusione.
Per non parlare di un altro pericolo, e precisamente che l'energia che noi stessi emettiamo si combini, per quella legge di attrazione cui abbiamo fatto cenno, con una energia analoga, di eguale o simile intensità. Spiriti, entità ancora molto legate alla terra che
approfittano dell'occasione loro offerta per esprimersi, arrivando
talvolta a sconvolgere un equilibrio già precario.
Risulta quindi evidente che per porre in essere una comunicazione
con il piano spirituale, a qualsiasi livello essa avvenga e di qualsiasi
mezzo si avvalga, è necessario creare una corrente armonica, una
sorta di ponte transitabile in entrambe le direzioni. Ed è necessario
essere forti, attenti, prudenti, altrimenti è il caos. Da un lato si
precipiteranno sul ponte tutti coloro che, per le ragioni più svariate e non sempre encomiabili, vogliono fame uso, e dall'altro il ponte
potrebbe non reggere.
Consigli. Di consigli potrebbero essercene a iosa, ma forse possono
Essere riassunti in uno solo.
Mai accostarsi alla comunicazione medianica, di qualunque mezzo
essa si avvalga, quando il nostro stato emotivo non è sufficientemente solido da affrontare con lucidità la situazione,
da poterla controllare con sicurezza, ragionevole
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