#mercato nero
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IN UCRAINA SERVE UN 25 APRILE ANTIFASCISTA CONTRO ZELENSKY/MUSSOLINI
di Redazione Dall’articolo di Fabrizio Poggi uscito su l’ANTIDIPLOMATICO traspare che una enorme quantità di ucraini non vuole la guerra con la Russia e vuole espatriare. Non vuole sacrificare la propria vita per una causa sbagliata. Ma fuggire dal proprio paese, a quanto pare non porta ai risultati sperati: la PACE. Forse sarebbe meglio per gli ucraini organizzarsi in brigate partigiane per la…
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#diplomazia#diserzione#Highgrove House#mercato nero#reclutamento forzato#residenza#servizio militare#terrorismo#Ucraina
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vivono in ospedali 5 stelle a spese dell'UNRWA...
Proprio non ce la fanno a non mettere il solito carico di palle odiose e vomitevoli.
A Gazan journalist documents Rafah's market today: the international aid that enters Gaza free of charge is sold in the market in the same cartons that it arrives in from aid organization abroad... they don't even bother to hide that...
There is no shortage
There is no hunger
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madonna raga che paese di merda comunque
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Comunque se per Nicolas mi sogno di notte i mocassini di Ted's per Damiano il felpone di Fendi
#4k € di felpone quando io 15€ al mercato e almeno mi tiene caldo ED È NERO#IO LO SO CHE LO VOLEVI NERO#fosse stata la camicia come Massimiliano avrei detto perché no
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PRIMA PAGINA Il Gazzettino di Oggi venerdì, 20 dicembre 2024
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Il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano
Da ultimo, come si è osservato in precedenza, gli sfollati [nelle Marche] rappresentano, in termini quantitativi, un segmento importante del corteo che attraversa le campagne della regione in cerca di asilo e ospitalità. Sul piano qualitativo poi, il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano e più in generale nell’evoluzione del…
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#1944#Ancona#bombardamenti#contadini#donne#ebrei#fascisti#guerra#Luca Gorgolini#Marche#mercato#nero#partigiani#prigionieri#sfollati#tedeschi
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Il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano
Da ultimo, come si è osservato in precedenza, gli sfollati [nelle Marche] rappresentano, in termini quantitativi, un segmento importante del corteo che attraversa le campagne della regione in cerca di asilo e ospitalità. Sul piano qualitativo poi, il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano e più in generale nell’evoluzione del…
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Il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano
Da ultimo, come si è osservato in precedenza, gli sfollati [nelle Marche] rappresentano, in termini quantitativi, un segmento importante del corteo che attraversa le campagne della regione in cerca di asilo e ospitalità. Sul piano qualitativo poi, il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano e più in generale nell’evoluzione del…
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Il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano
Da ultimo, come si è osservato in precedenza, gli sfollati [nelle Marche] rappresentano, in termini quantitativi, un segmento importante del corteo che attraversa le campagne della regione in cerca di asilo e ospitalità. Sul piano qualitativo poi, il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano e più in generale nell’evoluzione del…
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Il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano
Da ultimo, come si è osservato in precedenza, gli sfollati [nelle Marche] rappresentano, in termini quantitativi, un segmento importante del corteo che attraversa le campagne della regione in cerca di asilo e ospitalità. Sul piano qualitativo poi, il fenomeno dello sfollamento costituisce un momento centrale nella storia del mondo contadino marchigiano e più in generale nell’evoluzione del…
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LA FESTA DEL PAPÀ È DIVISIVA
Ma oramai non credo che esistano argomenti di condivisione comune sui quali poter fare affermazioni nette e aspettarsi che tutti siano d'accordo.
Il cielo è blu? Ma va'... il cielo è celeste! No, guarda che è nero ed è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari sull'atmosfera. Ti sbagli, è giallo! Sì, però togliti quel sacchetto dell'Esselunga dalla testa. Basta! Il cielo è marrone con radici che penzolano. Zitto tu che sei morto!
La scelta del giorno della festa del papà, poi, coincide con quel santo del calendario che credo abbia avuto il peggiore martirio fra tutti, cornuto, mazziato e ringrazia pure. Cioè, come papà sfigato il primo posto se lo prende di sicuro Darth Vader ma perlomeno aveva una spada laser e il suo arco di redenzione è stato più appassionante.
Insomma, la festa del papà è divisiva per due ragioni, una sociale e l'altra personale.
Da una parte, è una ghiotta occasione perché alcuni frignino che non esistono più i papà di una volta, tutti pipa e cinghiate, e che anzi, se andiamo avanti così non esisterano più nemmeno gli uomini, dall'altra è che al netto di tutto, i padri molte volte più che festeggiati spesso vanno perdonati.
Adesso come adesso, i papà sul mercato sono figli o nipoti del patriarcato, nel senso che difficilmente non avranno assorbito per osmosi familiare e sociale l'idea di quello che deve essere il ruolo di un genitore maschio all'interno della famiglia.
In sintesi il pater familias.
[maledetto genitivo ellenico ma sono cose mie]
Quando io e la mia compagna dobbiamo fare cose importanti che implichini decisioni tecniche, burocratiche, meccaniche, matematiche o notarili, il mio gesto preferito è questo
perché tutte le volte il venditore di auto parla rivolgendosi a me che distinguo le macchine solo per il colore, l'avvocato quando io risolverei tutto con il trial by combat e la commercialista dove io opterei per il baratto.
Io sarei il pater familias, quindi automaticamente il detentore delle decisioni familiari e è invece è la mia compagna quella che prende le migliori, senza spargimenti di sangue o una pila di conchiglie che l'enel non accetta come forma di pagamento.
Sì, vabbè... non sa accendere la motosega o da che parte si impugna un coltello da lanciare e se proprio dobbiamo dirla tutta non riesce neanche ad accendere il fuoco nel camino (cosa che le rimprovero sempre ricordandole che erano le vestali ad accudire il Fuoco Sacro del focolare domestico). Poi però c'è quell'altra che disegna tubi e motori idraulici usando termini strani tipo 'valvola di massima' o 'dislocamento positivo' e quell'altra ancora che snocciola a memoria le caratteristiche di ogni macchina o moto e parla per due ore di maderizzazione e di vendemmia in neve carbonica.
Questo per dire che i ruoli sono solo ruoli ed è solo questione di abitudine... le abitudini cambiano e ci si abitua al nuovo.
Quindi buona festa a quella persona alla quale dovrebbe essere solo chiesto, dopo la fornitura di migliaia di gameti scodinzolanti, di amare in modo vasto e profondo chi non ha mai chiesto di essere portato su questa spaventosa e bella terra, ricordando che amore non è mai possesso, conferma od orgoglio.
L'amore per i propri figli è essere partecipe della gioia che abbiamo insegnato loro a conquistarsi da soli.
E per concludere, si può essere padre amorevole pure senza aver mai partecipato con un singolo spermatozoo.
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Dall’eco-ansia all’eco-razzismo
Di Marcello Veneziani
L’angoscia si esprime oggi in due modi: ego-ansia ed eco-ansia. Siamo angosciati per l’io e per il pianeta; di tutto quel che sta nel mezzo – persone, famiglie, società, nazioni, popoli, culture, religioni, civiltà, umanità – ci interessa sempre meno.
L’eco-ansia è la patologia dei nostri giorni, una specie di infiammazione ecologica. I malati più acuti sono i ragazzi, poi vengono i media e tutti gli altri; ma ne patiscono anche alcuni ministri. La nuova linea di discriminazione tra i buoni e i cattivi, gli insider e gli outsider, è quella: se ti affibbiano il marchio di negazionista ambientale sei fritto, come il pianeta; hai perso ogni rispetto, non puoi coprire alcun ruolo, devi solo nasconderti.
Ma cos’è l’eco-ansia? E’ un fenomeno non solo italiano ma occidentale, trae suggestioni dal movimento di Greta Thunberg, però non nasce dal nulla: alcune emergenze ambientali e climatiche toccano reali alterazioni dell’eco-sistema. Quanto però queste dipendano dai comportamenti umani è da verificare: alcune di più (per es. la plastica nei mari), altre assai meno (i mutamenti nell’ecosistema). E poco dipendono da singoli stati e singoli paesi, di modeste dimensioni, come il nostro. L’eco-ansia è divenuto improvvisamente ossessivo, monomaniacale, con un giacobinismo ideologico e un fanatismo patologico.
Ma la sua motivazione originaria, la salvaguardia della natura in pericolo, è sacrosanta. Ed è più coerente con una visione del mondo conservatrice e tradizionale, in cui è un bene primario la difesa, il rispetto e l’amore per la natura, a partire dalla natura umana. Il legame profondo tra l’uomo e la terra, le sue radici, il suo habitat, i suoi luoghi originari e identitari sorgono non a caso in una concezione della tradizione, nei suoi legami spirituali e biologici, naturali e culturali. A lungo questa visione della natura ha trovato come suoi avversari il capitalismo e il comunismo, il mercato globale e la pianificazione statale socialista, figli entrambi della rivoluzione industriale, e legati entrambi a una visione utilitarista, produttivista e antinaturale. Alla fine degli anni ottanta, in Processo all’Occidente, analizzai questo scontro tra la difesa della natura e i suoi nemici ideologici, sovietici e mercantilisti.
Poi con gli anni è avvenuto qualcosa: da una parte l’insensibilità verso i temi della natura in pericolo da parte di una “turbo-destra” liberista e ipermercatista, dall’altra la sostituzione di madre natura con la maternità surrogata dell’ambiente, termine più asettico che può valere per qualunque habitat, anche una fabbrica. Da lì nasce il ménage à trois fra eco-ansia, progressismo radical e capitalismo “eco-sostenibile”.
Il risultato che ne è derivato è questo ambientalismo allarmato, antinatura, ideologico e funzionale al nuovo capitalismo globale e allo sfruttamento del business ambientale. Al massimalismo ideologico e al suo profitto politico si unisce così l’eco-speculazione. La strategia pubblicitaria delle grandi aziende alimentari non vanta più le qualità dei prodotti ma il fatto che siano eco-sostenibili; vantano la loro buona coscienza ecologica oltre alla buona coscienza ideologica (gli spot con dosi obbligate di mondo verde, ma anche nero, gay e arcobaleno). Il pregio principale del prodotto è che non nuoce all’ambiente ed è ideologicamente conforme; non conta la qualità del cibo ma i rifiuti e gli effetti ideologici derivati. All’industria del food eco-sostenibile si è aggiunta la cosmesi e la moda eco-sostenibile; grandi marchi vendono vestiari, scarpe, creme eco-sostenibili. L’eco-sostenibile leggerezza dell’essere… Ma il core business dell’eco-ansia è nei farmaci, nella sanità e nelle cure psicanalitiche. Viene monetizzata l’ansia. Per non parlare della riconversione verde dell’industria e delle case, dei trasporti e dell’energia. Un business enorme sullo spavento diffuso e sulle nuove norme obbligate da adottare.
Sulla nuova pandemia chiamata eco-anxiety e sul suo target giovanile, ho scritto nel recente libro Scontenti. L’eco-ansia investe la salute mentale; vi si accompagna un disturbo psichico chiamato solastalgia, generato dal cambiamento eco-climatico. I sintomi e gli effetti dell’eco-ansia sono: attacchi di panico, traumi, depressione, disturbi da stress, abuso di sostanze, aggressività, ridotte capacità di autonomia e controllo, senso d’impotenza, fatalismo e paura, spinta al suicidio. E un grande senso di colpa ambientale. Il popolo degli eco-ansiosi reputa il futuro “spaventoso”.
Gli eco-ansiosi sono considerati malati virtuosi, i loro disturbi sono ritenuti lodevoli perché denotano sensibilità green. I colpevoli invece sono quegli adulti che hanno così malridotto il pianeta e non patiscono eco-ansia. L’umanità viene nuovamente divisa in buoni e cattivi, e dopo i no-vax, i no-war, ecco i no-eco: da una parte le vittime gli eco-ansiosi, dall’altra i negazionisti, gli eco-mostri, che minimizzano il problema da loro creato.
La follia ulteriore di questa drammaturgia ambientale è che non produce effetti concreti sull’ambiente: una volta esaltata la minoranza benemerita degli eco-attivisti e vituperata la minoranza maledetta degli eco-negazionisti, non viene fuori alcun risultato pratico in tema di degrado ambientale. Si è solo usata un’ennesima discriminazione ideologica per sostenere un nuovo, manicheo eco-razzismo da cui trarre profitto politico. Allo stesso tempo l’eco-ansia dirotta il mondo dalla realtà: l’incubo è il clima, concentriamoci sul riscaldamento globale, il resto è irrilevante o meno urgente. Non pensate più all’economia e alla politica, alla società reale e all’economia, alla famiglia e alle ingiustizie, alla disumanizzazione e alla fine della civiltà; è in ballo il pianeta da salvare. Tra l’io e il pianeta c’è di mezzo il vuoto; di quello spazio se ne occupa la governance globale. Voi pensate al clima, agli animali e ai ghiacciai, e al vostro io angosciato. Il mondo si va disumanizzando, ma il tema su cui concentrarsi è il clima. L’importante è salvare il pianeta; e se l’umanità è di ostacolo, salviamo il pianeta anche a prezzo dell’umanità.
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Immagina che io ti scorga, per caso, dopo questa lunga assenza
ad un angolo di strada
o in un caffè
Immagina come io corra verso di te senza prestare attenzione ai negozianti
o ai passanti che proseguono il loro cammino
Immagina come io chiami e gridi il tuo nome in mezzo alla folla
Immagina come prenda la tua mano e la stringa
perché tu non mi abbandoni una seconda volta
Immagina come io posi il mio sguardo sui tuoi occhi e sui tuoi capelli
come annusi, inumidisca, senta, cerchi il tuo essere,
come ti abbracci a lungo
come io vada gridando in mezzo alla piazza del mercato
davanti a tutti
gli stranieri e i mercanti di tappeti
dicendoti: ti amo
Immagina, che camminiamo ancora insieme, le tue mani intrecciate
alle mie
Immagina come andremo verso un ristornate
sotto i portici della vecchia Medina
Immagina come ti toglierò il cappotto nero, ti libererò della sciarpa rossa
Come asciugherò le gocce di pioggia dai tuoi capelli
che si allargano liberi
Come ammirerò il tuo vestito e la tua eleganza, mia Signora
Apprezzerai le mie cure
Immagina che andremo, come nostra abitudine, a passeggiare nella notte,
senza meta, lungo le vie
finché mi dirai che non ci lasceremo più
e che la tua recente eclissi è stata solo un’assenza temporanea e fortuita
Immagina
che ci siamo persi nel dedalo della città
mentre mi leggevi poesie di Neruda che parlano d’amore
la città ne ripete l’eco, le mura e le grandi porte
Immagina di continuare il nostro cammino fino al termine della notte.
Parleremo delle nostre affascinanti scappatelle commesse in passato
E il nostro ardente desiderio di impegnarci ancora di più in futuro
Immagina di calpestare la terra con i piedi, di aprire le ali
nel cielo verde senza che gli altri se ne accorgano
E quando la notte finisce e le strade deserte si svuotano
Torneremo a casa nostra.
Mohamed Ghozzi
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Che vuol dire "metratura non esagerata" nel tuo commento a quella casa? Avere una grande metratura potrebbe essere un fattore negativo?
Solitamente su siti e riviste di architettura e design si tende a dare spazio a progetti con metrature molto ampie, ridicole nella maggior parte dei casi, o monolocali minuscoli che in modo "divertente" strizzano l'occhio al concetto delle tiny house (modo di fare che trovo un po' pericoloso e ingenuo perché non fa che avallare il malessere del mercato immobiliare che, soprattutto nelle grandi città, è chiaramente fuori controllo). Quindi riuscire a fare un progetto esteticamente interessante, per il mio gusto, con zona notte e zona giorno separate, living grande con cucina semi aperta, due camere da letto, due bagni (mancano i bidet ma in uno si potrebbe aggiungere) e lavanderia, in 79 mq, credo sia intelligente.
La grande metratura non è sempre indice di un buon progetto e di una casa funzionale. Poi, ovvio, se mi dicessero "ti faresti il caschetto nero per 5 anni di seguito per avere 50 mq di casa in più?" risponderei:
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PRIMA PAGINA Il Riformista di Oggi giovedì, 12 dicembre 2024
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Alle 16 e 37 del 12 dicembre del 1969, un giorno freddo e nebbioso, una bomba esplode nella Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, dove erano in corso le contrattazioni del mercato agricolo e del bestiame, causando 17 morti e oltre 80 feriti. Sono passati 54 anni da quella strage, che ha segnato l’inizio della “strategia della tensione” in Italia: un attentato di cui esiste – dopo anni di processi – una verità storica, ma senza che siano mai state accertate le responsabilità personali di esecutori, mandanti e depistatori. Proprio dal cratere scavato dall'esplosivo di Piazza Fontana prende il titolo il podcast e la serie di Flavio Tranquillo "Il Buco nero: storia critica delle strategie della paura", un viaggio dentro stragi, terrorismo e violenza politica del primo mezzo secolo del dopoguerra.
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