#mario giro
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ultimaedizione · 2 years ago
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Per un partito che faccia ciò di cui non si occupano né a destra né a sinistra - di Giancarlo Infante
Mario Giro ha commentato il recente sondaggio che raccoglie l’auspicio di circa il 25% degli elettori per la nascita di quello che è definito un “partito cattolico” . Un’espressione che sicuramente dev’essere corretta in “ispirazione cristiana” in modo da allontanare ogni rischio di far pensare che si voglia dare seguito alla nascita di un qualcosa di confessionale. Certamente colpisce il dato…
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falcemartello · 25 days ago
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GIORNO DELLA MEMORIA 2025
"Campi di sterminio per chi non si vaccina"
(Giuseppe Gigantino, cardiologo)
"Mi divertirei a vederli morire come mosche"
(Andrea Scanzi, giornalista)
"Se fosse per me costruirei anche due camere a gas"
(Marianna Rubino, medico)
"I cani possono sempre entrare. Solo voi, come è giusto, resterete fuori"
(Sebastiano Messina, giornalista)
"Vagoni separati per non vaccinati"
(Mauro Felicori, assessore)
"Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile"
(Stefano Feltri, giornalista)
"I no vax fuori dai luoghi pubblici"
(Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana)
"Potrebbe essere utile che quelli che scelgono di non vaccinarsi andassero in giro con un cartello al collo"
(Angelo Giovannini, sindaco di Bomporto)
"Stiamo aspettando che i no vax si estinguano da soli"
(Paolo Guzzanti, giornalista)
"Verranno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci"
(Roberto Burioni, virologo)
"Non chiamateli no vax, chiamateli col loro nome: delinquenti"
(Alessia Morani, deputato)
"Vorrei un virus che ti mangia gli organi in dieci minuti riducendoti a una poltiglia verdastra che sta in un bicchiere per vedere quanti inflessibili no-vax restano al mondo"
(Selvaggia Lucarelli, giornalista)
"I rider devono sputare nel loro cibo."
(David Parenzo, giornalista)
"I loro inviti a non vaccinarsi sono inviti a morire."
(Mario Draghi, Presidente del Consiglio)
"Gli metterò le sonde necessarie nei soliti posti, lo farò con un pizzico di piacere in più."
(Cesare Manzini, infermiere)
"Gli bucherò una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla."
(Francesca Bertellotti, infermiera)
"Provo un pesante odio verso i no vax."
(J-Ax, cantante)
"Se riempiranno le terapie intensive mi impegnerò per staccare la spina."
(Carlotta Saporetti, infermiera)
"Non siete vaccinati? Toglietevi dal cazzo!"
(Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna)
"Un giorno faremo una pulizia etnica dei non vaccinati, come il governo ruandese ha sterminato i tutsi."
(Alfredo Faieta, giornalista)
"Il greenpass ha l’obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli."
(Renato Brunetta, ministro)
"E’ giusto lasciarli morire per strada."
(Umberto Tognolli, medico)
"Prego Dio affinché i non vaccinati si infettino tra loro e muoiano velocemente."
(Giovanni Spano, vicesindaco)
"Bisogna essere duri e discriminare chi non si vaccina, in ospedale, a scuola, nei posti di lavoro."
(Filippo Maioli, medico)
"Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo."
(Giuliano Cazzola, giornalista)
"Mandategli i Carabinieri a casa"
(Luca Telese, giornalista)
"Gli renderemo la vita difficile, sono pericolosi."
(Piepaolo Sileri, Viceministro)
"E’ possibile porre a loro carico una parte delle spese mediche, perché colpevoli di non essersi vaccinati."
(Sabino Cassese, costituzionalista)
"Non sarà bello augurare la morte, ma qualcuno sentirà la mancanza dei novax?"
(Laura Cesaretti, giornalista)
"Se arrivi in ospedale positivo, il Covid ti sembrerà una spa rispetto a quello che ti farò io."
(Vania Zavater, infermiera)
"I novax sono i nostri talebani."
(Giovanni Toti, presidente regione Liguria)
"Sono dei criminali, vanno perseguitati come si fa con i mafiosi."
(Matteo Bassetti, infettivologo)
Da Canale Telegram del ComitatoFortitudo
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Sabato sera d'agosto in paese
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“Amare od aver amato, basta: non chiedete nulla, dopo. Non è possibile trovare altre perle nelle oscure pieghe della vita: amare è essere completi” (Victor Hugo)
“Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare” (Victor Hugo)
“Vivere è simile all’arte del disegnare, solo che si fa senza la gomma” (Victor Hugo)
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai.” (Gabriel Garcia Marquez)
“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo.” (Sigmund Freud)
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Era passata da poco la mezzanotte. Fra un po’ avrebbero finito la serata, nel pub della cittadina in cui anche Mario, rappresentante di commercio, era nato e dove tornavano ogni estate per le vacanze. Quello era decisamente il loro posto dell’anima. Lui suonava la chitarra, nel loro gruppo. Si ritenevano a buon diritto una “jazz band”, ma poi in pratica suonavano di tutto: oltre agli standard di jazz, eseguivano impeccabilmente brani rock dei gloriosi anni sessanta-settanta e canzoni italiane sempreverdi.
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Che poi alla fine erano queste ultime, quelle che facevano battere il piedino a tutti. Erano bravissimi: anche gli altri componenti della band erano tutti professionisti fuori sede da decenni. Un professore, un ingegnere, un poliziotto e un dermatologo. Uomini maturi che si riunivano puntualmente in paese nell'agosto di ogni estate. Tutto l’anno ognuno nella propria città si impegnava e proponeva spunti agli altri via web.
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Si scambiavano idee e brani, mantenendo così viva la loro grande passione per la musica. Accadde che quel sabato, verso la fine, durante una pausa, gli altri quattro membri della band erano già scesi dal palco: chi per andare a fare pipì, chi a bere una birra. Ma Mario invece era rimasto ancora un attimo seduto, con lo strumento in grembo. Perché gli sembrava di aver improvvisamente scorto, all’ultimo tavolo in fondo e nell’angolo buio del locale, il viso di Sonia.
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All’epoca, primi anni settanta, avevano entrambi diciott’anni. Lui aveva avuto in regalo in estate dai genitori una bellissima e fiammante motocicletta Gilera 124 con cui la portava in giro e grazie alla quale potevano appartarsi lontani dalla città. Di lei era innamoratissimo e anche Sonia sembrava ricambiarlo. Amavano entrambi il rock inglese: Yes, Genesis, King Crimson, Gong, Gentle Giant…
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Tra gli italiani, erano entrambi fan di Lucio Battisti; come tutti in quel periodo. E sulla moto ovviamente spesso cantavano a squarciagola “Il tempo di morire” (motociclettaa… dieci accappìììì…) e poi altre canzoni dell’epoca, quelle che oggi chiameremmo a buon diritto “evergreen.” Stettero insieme solo un altro inverno e la successiva estate, giusto il tempo di passare l’esame di stato. Lui era convinto che l’avrebbe sposata. Le aveva giurato amore eterno.
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Faceva nella sua testa mille progetti. Lei invece a settembre a bruciapelo gli distrusse il cuore. Dal juke box del baretto in cui si videro l’ultima volta prima di lasciarsi si sentiva “L’Aquila” di Lucio Battisti. Questo le diede il coraggio e lo spunto per farlo: gli disse perciò che lei si sentiva come un’aquila. Che era nata libera e perciò troppo costretta in quel paesello; voleva andarsene e avere molto di più, dalla vita. Infatti dopo qualche giorno si trasferì a Roma per frequentare l’università.
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Mario seppe in seguito che forse non era stato estraneo alla faccenda un altro giovane che l’aveva incantata a sua insaputa quando ancora stavano insieme. Stupido, ingenuotto, farlocco: non s'era accorto di nulla! Dopo aver rammendato - ma non curato - il suo cuore, anch’egli si iscrisse all’università. Nelle sue intenzioni da sempre avrebbe voluto anche lui scegliere Roma, ma per ragioni ovvie d’orgoglio preferì darci un bel taglio e scelse Pisa. Nessun dolore.
Tu mi sembri un po’ stupita - Perché rimango qui indifferente Come se tu non avessi parlato - Quasi come se tu non avessi detto niente
Ti sei innamorata - Cosa c'è, cosa c'è che non va? Io dovrei perciò soffrire da adesso - Per ragioni ovvie d'orgoglio e di sesso
E invece niente, no, non sento niente, no - Nessun dolore -Non c'è tensione, non c'è emozione - Nessun dolore
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E adesso nel pub quella lì in fondo era lei: ne era sicuro. Scherzava e rideva assieme ai suoi amici di tavolo. Forse uno di loro era suo marito. O forse no. Era la prima volta che la rivedeva dopo moltissimi anni e gli sembrava sempre bellissima. Gli venne spontaneo: rialzò il volume dell’amplificatore e piano, da solo iniziò a suonare “L’aquila”. Dopo un’era geologica fu la prima volta.
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Perché era un brano che categoricamente si rifiutava di suonare, coi suoi amici. Loro sapevano, capivano e lo rispettavano. Chi l’ha detto che dopo un po’ di tempo qualsiasi rancore sparisce: per la freddezza e l’egoismo con cui era stato liquidato, ancora dopo decenni provava soltanto un’intensa rabbia. Una pena sorda nel cuore. Eppure cominciò a suonare in modo dolcissimo.
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Erano, gli arpeggi iniziali, a loro modo inesorabili e penetranti: rimandavano a una canzone che era impossibile non riconoscere. Il timbro caldo che scaturiva dalle sue dita portava l’armonia in alto. Senza ancora la melodia vocale inconfondibile: un accompagnamento armonico nudo, scarno ma bellissimo. Lei si fece seria: di sicuro ora l’aveva riconosciuto. Le era tornato in mente il brano e quell’espressione della donna fu l’ultima che vide, perché subito dopo abbassò il viso e si concentrò sui tasti, sulla diteggiatura e sulla dinamica dell’esecuzione.
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Sentì appena la voce di lei che da lontano del pezzo iniziava a cantare le parole. Dapprima esitante, poi via via più decisa. Incredibile a dirsi, si fece silenzio nel locale, durante quell’esecuzione drammatica: si percepiva chiara la forte tensione emotiva tra i due. Lontani tra loro dieci metri e trent'anni. Eppure eseguivano il pezzo benissimo, incastrando la melodia della voce con l'armonia degli accordi.
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Lei man mano si avvicinò: dal tavolo raggiunse dapprima il centro del pub, più vicina al palchetto. Cantava con una tale intensità che qualcuno si commosse, persino. Aveva una voce stupenda e intonata; lui l’accompagnava e sottolineava le frasi con rara perizia nel fraseggio. Finito di suonare, insieme ma ancora lontanissimi, lei arrivò vicina alla pedana.
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Muta, lo fissò per tutto il tempo. Mario non alzò neppure per un momento lo sguardo. Ripose lo strumento nel suo fodero imbottito, che con un rapido movimento mise in spalla. Poi staccò la spina, prese con l'altra mano l’amplificatorino da pub che usava in quelle occasioni, si girò e senza dire una parola se ne andò.
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Disse appena ai suoi amici poco distanti e imbarazzati che si sentiva poco bene, che continuassero senza di lui: tanto all’una avrebbero comunque finito e mancava pochissimo. Tornato a casa fece una doccia, si infilò nel letto in silenzio insieme alla moglie che già dormiva serena da tempo.
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La guardò a lungo, ritrovò nel comodino, tra i calzini e i libri in perenne standby, un sorriso ancora pulito; le accarezzò i capelli pianissimo per non svegliarla. Si infilò sotto le coperte e finalmente si concesse due lacrime, prima di cadere nel sonno. Lei si girò e nel dormiveglia gli si strinse. Il suo cuore ebbe un lieve sobbalzo. L’amore da qualche parte in lui esisteva ancora, evidentemente.
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RDA
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fuorigelo · 7 months ago
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amica mi prende in giro perché guido con due mani sul volante è più comodo e mi sento in mario kart ooh
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armandoandrea2 · 13 days ago
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Il mio primo amore ed io stavamo seduti su una pietra grezza
in un terreno libero tra le nostre case. Parlavamo di cose stupide,
cioè, quello che pensavamo fosse sciocco,
come ogni scambio di confidenze tra bambini di cinque anni.
Bambini...
Sembrava che tra l'uno e l'altro non ci fosse ancora nemmeno la separazione dei sessi.
Fatta eccezione per l'immenso blu dei suoi occhi,
occhi che non ho trovato in nessun altro,
nemmeno il cane e il gatto di casa,
che aveva solo la stessa lealtà senza compromessi
e la stessa innocenza animale – o celeste –
perché l'azzurro dei suoi occhi rendeva il cielo più azzurro:
no, non importava quali sciocchezze dicessimo.
Desideravamo essere vicini, così vicini
che lì non c'erano solo due creature incantate
Ma un solo amore seduto su una pietra grezza,
Mentre i grandi passavano, ci prendevano in giro, ridevano, senza sapere
che avrebbero continuato a cercare qualcosa del genere per tutta la vita.
Mario Quintana
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questouomono · 4 months ago
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Questo uomo no, #140 - Deconstructing Rossano Sasso (per Federico Zappino)
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Le parole con le quali il deputato Rossano Sasso ha attaccato Federico Zappino e il suo insegnamento le trovate qui. Proviamo a capire insieme quanto il deputato avrebbe invece bisogno di seguire i suoi corsi. In tondo le sue parole, in corsivo i miei commenti.
Mi batto per una scuola migliore dice Sasso, quindi tanto per cominciare l'università non dovrebbe entrarci. Però è sbalordito del fatto che All’Università di Sassari esiste, da due anni, un corso di studi denominato “teorie di genere e queer”, tenuto da un ricercatore a tempo determinato della facoltà di Scienze Politiche, tale Federico Zappino, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqi. Qualcuno lo informi che corsi con questi argomenti se ne fanno da molti più anni in molte più università italiane, e che da altrettanti molti anni docenti italianə sono andatə in giro per il mondo a insegnare "teorie di genere e queer". Ah, e si fanno da decenni anche in molte scuole italiane, tanto per rimanere in argomento. Sasso, lei lo sapeva?
Vorrei sapere se il ministro avvalla che un insieme di teorie, prive di alcuna dignità scientifica, possano diventare una materia di esame, e se un ricercatore a tempo determinato, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqi, sia giuridicamente abilitato all’insegnamento. Sasso, se sono oggetto di corsi universitari la dignità scientifica l'hanno superata da parecchio, per questo le gerarchie ecclesiastiche si sono mosse con un contrasto politico inventato ad arte, come raccontato già un decennio fa da Sara Garbagnoli. E se Zappino è ricercatore in una università italiana non è perché estratto a sorte, ma dopo concorso pubblico per titoli ed esami. Certo che è giuridicamente abilitato all'insegnamento.
Continua Sasso: ma ciò che mi preme di più conoscere, è se il ministro condivida il fatto che sia stato elevato al rango di testo universitario, da studiare per poter sostenere l’esame, gli “Elementi di critica omosessuale” dello storico attivista Mario Mieli. Sasso, come chiunque frequenti i corsi di Zappino sa, quel libro è sostanzialmente la tesi di laurea di Mieli, sostenuta in una università giuridicamente abilitata e con relatore un professore giuridicamente abilitato. Quindi Sasso duole informarla che più testo universitario di quello non si può. Non si preoccupi, può evitare di saperlo dai corsi di Zappino: è scritto anche su Wikipedia.
Ah, tra l'altro Wikipedia contiene anche, papale papale, la frase che lei riporta come "prova" della pedofilia di Mieli, senza sapere né cosa significa quel passo né che ruolo ha nella sua costruzione teorica - né sa distinguere pedofilia, pederastia nel senso di Mieli e omosessualità. Potrebbe saperlo se frequentasse i corsi di Zappino, ma questa citazione così precisa fa nascere il sospetto che lei "Elementi di critica omosessuale" non l'abbia mai letto. E da insegnante questa cosa di parlare di libri che non si è letti per intero non si fa, vero Sasso?
Sarei curioso di capire come si svolgono le lezioni, se l’insegnamento, come temo, sia a senso unico. Chi mi garantisce che ci sia una pluralità di opinioni? Con soldi pubblici si divulga l’ideologia gender e teoria queer. Sasso, ma lei è mai stato in una università? Le lezioni non sono mica dibattiti, la pluralità di opinioni è garantita dall'ateneo, non dal singolo corso; infatti l'Ateneo ospita altri corsi sugli stessi argomenti, e con altri docenti, e con altre opinioni - come qualsiasi altro ateneo. I corsi, poi, non sono obbligatori. Zappino è lui a indottrinare gli studenti prima che lo frequentino? E come fa? oppure arrivano già indottrinati? E da chi? E, le ripeto: è da un pezzo che i soldi pubblici si usano per questi corsi, come dopotutto garantisce la Costituzione della Repubblica Italiana all'articolo 33. Sì, Sasso, è scienza. Perché se non è scienza quella di Zappino, non lo è neanche quella del Vaticano, ricordata sopra nell'articolo di Garbagnoli. Spiace.
Il film di Nando Cicero che ricordo sopra, nell'immagine, ha gli stessi anni del deputato Rossano Sasso. Forse dovrebbe concentrarsi su come quella visione della sessualità a scuola, e della scuola come luogo di una sola sessualità possibile, lo abbia involontariamente influenzato attraverso una cultura eterosessista. Nei suoi corsi Zappino si occupa anche di questo problema sociale molto grave. Gli farebbe molto bene frequentarlo.
Federico Zappino è un ricercatore fondamentale per gli studi superiori italiani, tra i pochi a occuparsi di creare un ponte tra un materialismo critico nei confronti di Marx e un pensiero queer che di materialismo ha molto bisogno per non farsi "acquistare" da un liberalismo dannoso e inconcludente. Non è obbligatorio essere d'accordo con lui, ma sono ben contento che le mie tasse concorrano a pagare il suo compenso. Quello di Sasso, meno. Questo uomo no. Qui una petizione che chiede alla ministra Bernini che Zappino rimanga dov'è, a fare il lavoro importantissimo che fa.
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stregh · 27 days ago
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Elena Di Porto, la “matta” di Piazza Guidia deportata ad Auschwitz
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Elena aveva un temperamento decisamente ribelle. Non temeva niente e nessuno e questo suo carattere impavido la portò a schierarsi in modo spontaneo e senza pensarci troppo contro le ingiustizie la prepotenza dei forti in difesa dei deboli.
Elena di Porto nacque a Roma l’11 novembre 1912. Era figlia di Angelo di Porto e Grazia Astrologo. Aveva sei fratelli, Pacifico, Giacomo, Amedeo, Alberto, Mario e Vitale. La sua famiglia era di umili origini, che negli anni visse momenti difficili a volte tragici. Elena era cresciuta nel ghetto di Roma. Era una ragazza allegra, spensierata e sicuramente un pochino strana. Le piaceva il calcio, fumava, e sicuramente non disegnava menare le mani quando era necessario. Si era sposata a 18 anni e soltanto tre anni dopo e due figli aveva già deciso di separarsi. Nel ghetto tutti sorridevano alle sue stranezze e anche dopo la sua morte di famiglia in famiglia ci si tramandava le sue stranezze. Era soprannominata Elenuccia “la matta”. Elena aveva un temperamento decisamente ribelle. Non temeva niente e nessuno e questo suo carattere impavido la portò a schierarsi in modo spontaneo e senza pensarci troppo contro le ingiustizie la prepotenza dei forti in difesa dei deboli. L’introduzione delle leggi razziali causò grandi cambiamenti nella vita di tutti gli ebrei del ghetto. Elena mal sopportava la nuova situazione, tanto che il suo comportamento non conforme alle nuove regole attirò l’attenzione della polizia e poi delle autorità fasciste. Venne forzosamente ricoverata per quattro volte nell’ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, Per tenerla lontana dalle vie del ghetto in cui esprimeva tutto il suo dissenso nei confronti dei soprusi del regime fascista. Veniva rilasciata quando i medici che l’avevano presa in cura ritenevano che fosse diventata ormai innocua. E così Elena ritornava nelle strade del Ghetto, indossava i pantaloni, prendeva la sua bicicletta e faceva il giro di cinema teatro e luoghi di ritrovo degli ebrei Romani, per avvisare in caso di arrivo dei fascisti. Era solita fare da collegamento tra il Ghetto, Piazza Venezia e Largo di Torre Argentina. Un giorno mentre era per strada vide alcuni fascisti intenti a schiaffeggiare un uomo ebreo. Elena non poté rimanere indifferente e immediatamente intervenne. Ne nacque una colluttazione con le camicie nere che causò il suo arresto. Elena venne così mandata al confino per anni, in diversi paesi del centro e del sud Italia. Le autorità la riconoscevano come “ebrea pericolosa e antifascista”. Tornò a Roma solo dopo la caduta del regime e nell’estate del 1943, quando i tedeschi arrivarono nella capitale ed Elena si sentì nuovamente in dovere di reagire partecipando alle prime forme di resistenza. Venne catturata il 16 ottobre di quell’anno, Ma anche in quel caso la sua vicenda ebbe un risvolto particolare. Mentre stava scappando per i tetti vide la cognata e i suoi tre figli caricati su un camion dai soldati nazisti. La nipotina la riconobbe e le chiese di non lasciarli soli in mano ai tedeschi. Elena non esitò, fermò il camion e si consegnò ai tedeschi, non pensando affatto che il suo gesto Le sarebbe costato la vita e che così avrebbe lasciato soli i suoi figli di soli 11 e 14 anni. Pochi giorni dopo venne deportata insieme agli altri ebrei catturati quel giorno ad Auschwitz e da lì non fece più ritorno. Finiva così tragicamente la vita di Elena di Porto, Elenuccia la matta del ghetto di Roma che con la sua sana follia aveva fatto di tutto per contrastare il regime fascista.
BIBLIOGRAFIA
– La matta di Piazza Guidia, Gaetano Petraglia, Giuntina 2022
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rideretremando · 2 months ago
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"Alcuni sostengono che la matematica sia solo una creazione umana, come il sanscrito e la cattedrale di Notre Dame.
In realtà anche il sanscrito e la Cattedrale non sono solo creazioni, perché la loro messa a punto ha dovuto rispettare certi vincoli intrinseci del mondo fisico, ma difficile immaginare che ci sia una realtà esterna a cui essi si riferiscano.
Diverso è il caso della matematica. Non possiamo parlare di realtà esterna, ma forse di oggettività si, nel senso che essa si riferisce a delle relazioni, anche se non delle sostanze, che valgono oggettivamente.
Le ragioni a favore di questa oggettività sono tre.
La matematica cinese è la stessa nostra, anche se la lingua è completamente diversa.
Quando si pongono certi assiomi e certe regole le dimostrazioni discendono senza possibilità di cambiarle. Gli oggetti matematici cioè appaiono ai matematici come oggettivi.
La matematica descrive in modo straordinariamente adeguato la realtà fisica.
Nessuno di questi argomenti è definitivo.
Resta però il fatto che se si vuole sostenere la tesi contraria, occorre una buona spiegazione di questi fatti."
Vincenzo Fano
"La matematica parla di relazioni (logiche, quantitative spaziali, e in particolare di numeri che sono relazioni di relazioni), e le relazioni sono del tutto oggettive. Una relazione sta lì, davanti a te, come una seggiola o una montagna. Siccome a differenza della seggiola e della montagna la stessa relazione si trova contemporaneamente in giro in molti esemplari diversi ( = è universale) possiamo discutere se esista fuori dalla sfera materiale, come pensa Platone, o solo in essa, come dice Aristotele, ma lì sta e non lha prodotta la nostra mente. Un certo ruolo nella costruzione della matematica ce l'ha anche l'uomo, ma solo nel senso che le relazioni in giro per il mondo sono infinite, e si tratta di distinguere, trovare e scegliere quelle giuste."
Mario Alai
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sorella-di-icaro · 4 months ago
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Io comunque, da un po', ho iniziato a capire super Mario che andava in giro a sbattere la testa contro i muri di mattone! 🚪🔨💣🧨😓
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carmenvicinanza · 10 months ago
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Laura Betti
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«Sono comunque un’attrice ed ho una necessità fisica di perdermi nel profondo degli intricati corridoi dove si inciampa tra le bave depositate da alieni, tele di ragno luminose e mani, mani che ti spingono verso i buchi neri screziati da lampi di colore, infiniti, dove sbattono qua e là le mie pulsioni forse dimenticate da sempre oppure taciute… per poi ritrovare l’odore della superficie e rituffarmi nel sole dei proiettori, nuova, altra».
Laura Betti è stata un’attrice talentuosa, vivace e intensa. La cattiva per antonomasia delle grandi dive del cinema italiano.
Ha recitato in circa settanta film, diretta dai più grandi registi e registe del Novecento come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, i fratelli Taviani, in capolavori come La dolce vita, Teorema, Sbatti il mostro in prima pagina, Nel nome del padre, Il grande cocomero e molti altri ancora.
Tra le interpretazioni più memorabili c’è sicuramente quella in Novecento di Bertolucci (1976) in cui ha interpretato Regina, personaggio dall’aria sinistra, quasi stregonesca, amante del fascista Attila, interpretato da Donald Sutherland.
Sul suo modo di esprimersi con le parole, il linguaggio, la voce roca e impastata, la fisicità, ci sono stati anche diversi studi accademici.
Artista a tutto tondo, ha recitato a teatro, cinema, televisione e lavorato a lungo come doppiatrice.
Soprannominata giaguara per la sua vitalità aggressiva e incontenibile associata a un passo felpato, quello con cui entrava in un film con un ruolo non da protagonista, per poi rubare la scena a tutti gli altri.
Nata col nome di Laura Trombetti a Casalecchio di Reno, Bologna, il 1º maggio 1927, ha esordito come cantante jazz, per poi passare al cabaret con Walter Chiari ne I saltimbachi. 
Nel 1955 ha debuttato in teatro ne Il crogiuolo di Arthur Miller, con la regia di Luchino Visconti, seguito poi da spettacoli storici come il Cid di Corneille, in coppia con Enrico Maria Salerno e I sette peccati capitali di Brecht e Weill.
Il recital Giro a vuoto, del 1960, realizzato in collaborazione dei più grandi talenti letterari dell’epoca che amavano riunirsi nella sua casa romana, a Parigi venne recensito positivamente dal fondatore del movimento del surrealismo, André Breton.
Al cinema ha esordito nel 1956, in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico. Le prime parti importanti sono state in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretava una giovane saccente che nella scena finale della festa si vede rovesciare un bicchiere d’acqua in faccia da Marcello Mastroianni.
Fondamentale è stato il sodalizio con Pier Paolo Pasolini, che l’ha diretta in diverse opere teatrali e cinematografiche, tra cui svetta Teorema, che le è valso la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia. 
È stata la sua musa, definita da lui “una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”. Meglio di chiunque, è riuscito a sfruttare la sua capacità di caratterizzare i personaggi con la sua fisicità intensa, il forte segno caratteriale, spesso aspro, e la sua voce dal timbro pastoso.
A partire dagli anni ’70 ha cominciato a interpretare soprattutto ruoli da cattiva, scomodi e sgradevoli che, seppur secondari, restavano impressi nella memoria del pubblico.
Dopo la morte di Pasolini, nel 1975, ha tentato in tutti i modi di fare giustizia all’amico, sporse anche denuncia contro la magistratura per come erano state svolte le indagini sull’omicidio, le cui cause ancora oggi, restano oscure.
Ha continuato a farlo vivere, ricordandolo, scrivendone, dirigendo documentari su di lui.
Con Giovanni Raboni, ha pubblicato, nel 1977 Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte seguito, due anni dopo, dal romanzo Teta Veleta il cui titolo è un riferimento a uno scritto giovanile del grande intellettuale.
Nel 1983 ha ideato e diretto il Fondo Pier Paolo Pasolini che per oltre vent’anni ha avuto la sede a Roma, poi spostato a Bologna, quando, nel 2003, ha creato il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, con oltre mille volumi e altro materiale relativo alle opere dello scrittore e regista.
Nel 2001, con Paolo Costella, ha diretto il documentario Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
È stata anche la protagonista del libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto, che evidenzia come lei sia stata la vera erede spirituale di Pasolini e incontrarla è come incontrare lo scrittore, perché rimasta plasmata e posseduta dalla sua vivida presenza.
In Francia, paese che l’ha adorata e riverita molto più dell’Italia, nel 1984 è stata nominata Commandeur des Arts et Lettres.
Laura Betti si è spenta a Roma il 31 luglio 2004.
Dopo la sua morte, il fratello, ha donato al Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini anche tutti i documenti personali della carriera della sorella, raccolti sotto il nome Fondo Laura Betti, inoltre la sua città di origine, Casalecchio di Reno, nel 2015, le ha intitolato il Teatro Comunale.
Del 2011 è il documentario La passione di Laura, diretto da Paolo Petrucci, in cui viene ripercorsa la carriera dell’attrice raccogliendo anche le testimonianze di registi e intellettuali come Bernardo Bertolucci, Francesca Archibugi, Giacomo Marramao e Jack Lang. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento del 2012 tra i migliori documentari.
Laura Betti ha concentrato la sua esistenza nella ricerca della verità. Nell’arte, nella vita, tra la poesia che ha frequentato, nella sua recitazione.
Aveva carisma e fascino, sapeva sperimentare e aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto. 
Ha avuto ruoli fuori dai canoni e per questo è stata difficilmente inquadrabile.
Ha saputo intrecciare linguaggi differenti come il cabaret, la canzone, il teatro, il cinema, la rivista.
Dipinta con tratti alterni, di sicuro ha saputo lasciare la sua impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.
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toscanoirriverente · 1 year ago
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L'incredibile storia del pastore sardo condannato all'ergastolo per tre omicidi a causa di testimonianze influenzate dai poliziotti. L'avvocato Trogu racconta cosa ha portato all'apertura del processo di revisione e alla sua liberazione
Trentadue anni in carcere da innocente. Il prossimo 19 dicembre, salvo sorprese, gli italiani verranno a conoscenza del più grave errore giudiziario della storia del nostro paese. Protagonista, suo malgrado, è Beniamino Zuncheddu, ex allevatore di Burcei (Cagliari) di 58 anni, di cui 32 trascorsi in carcere a causa di una condanna definitiva all’ergastolo per la cosiddetta “strage del Sinnai”: un triplice omicidio avvenuto l’8 gennaio del 1991, quando sulle montagne di Sinnai furono uccisi tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita.
Inizialmente le indagini non portarono a nessun risultato. L’unico superstite e testimone oculare, Luigi Pinna, riferì agli inquirenti di non aver potuto riconoscere colui che aveva sparato perché aveva una calza da donna sul volto ed era notte. Un pastore della zona disse invece di aver saputo di minacce da parte di Zuncheddu nei confronti di uno degli allevatori uccisi, ma di non aver mai assistito a queste. Tutto cambiò nel giro di un mese e mezzo. “Il cambio di versione di entrambi i soggetti avvenne a seguito dell’opera di convincimento da parte di un poliziotto”, racconta al Foglio l’avvocato Mauro Trogu, che nel 2016 ha preso in carico la difesa di Zuncheddu portando all’apertura di un processo di revisione. “Nel febbraio del 1991 – racconta – entrambi i soggetti cambiarono improvvisamente versione, dicendo a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro di aver visto in faccia chi aveva minacciato uno degli allevatori uccisi e chi aveva sparato: Beniamino Zuncheddu”. Zuncheddu fu condannato all’ergastolo. Ha trascorso gli ultimi 32 anni nelle carceri sarde di Badu ’e Carros, Buoncammino e Uta. 
Il destino del pastore sardo sembrava ormai segnato, fino a quando nel 2019 l’avvocato Trogu, attraverso le sue indagini difensive, è riuscito a convincere l’allora procuratrice generale di Cagliari, Francesca Nanni, ad aprire un processo di revisione per esaminare le nuove prove a sostegno dell’innocenza di Zuncheddu. “Nell’estate del 2019 la dottoressa Nanni giunse alla conclusione che gli omicidi erano collegati a un sequestro di persona che si era consumato in quella zona nello stesso periodo – spiega Trogu –. C’erano delle strane coincidenze spazio-temporali tra i due delitti. Questi elementi, per esempio il fatto che gli autori della strage apparivano essere più di uno, sarebbero risultati molto utili nel processo a carico di Beniamino, ma non vennero mai presi in considerazione”. 
Riaperto il caso, la procura autorizzò nuove intercettazioni ambientali nei confronti del superstite Luigi Pinna dalle quali emersero ammissioni e anche parziali pentimenti sull’accusa rivolta oltre trent’anni prima nei confronti di Zuncheddu. L’ammissione definitiva, tuttavia, è giunta lo scorso 14 novembre nell’udienza del processo di revisione. Pinna ha infatti riferito che all’epoca un poliziotto, Mario Uda, gli mostrò una foto di Zuncheddu prima di essere interrogato dal magistrato. “E’ lui il colpevole”, disse il poliziotto a Pinna, indirizzando le indagini. Pinna accusò così proprio Zuncheddu. 
Queste testimonianze hanno indotto la corte d’appello di Roma, dove si sta tenendo il processo di revisione, a concedere dieci giorni fa a Zuncheddu la sospensione provvisoria dell’esecuzione della pena. Dopo 32 anni di carcere, il pastore sardo è tornato in libertà, in attesa che il 19 dicembre i giudici mettano definitivamente la parola fine sulla sua incredibile vicenda giudiziaria.   
“Dopo la scarcerazione ho trovato Zuncheddu felice come non lo avevo mai visto”, rivela Trogu. “Le dico la verità. Tra luglio e agosto di quest’anno ho avuto molta paura per le sorti di quest’uomo, perché ha avuto un crollo psicologico preoccupante. In quel momento ho interessato la garante dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, anche perché far muovere il servizio sanitario in carcere non è mai facile. Ha vissuto dei mesi di grande pesantezza. Con la scarcerazione c’è stato un ribaltamento. Ora quando lo chiamo ride per un nonnulla, è proprio felice”. 
Trogu si dice “molto contento di vedere Beniamino così”, ma non si sente un eroe, anzi: “Continuo ad avere il rimorso di non essere riuscito a fargli ottenere la libertà prima. Ho chiesto la scarcerazione dal novembre 2020 e sento che gli sono stati rubati altri tre anni di libertà senza motivo”. 
Trogu aspetta comunque fiducioso la sentenza del 19 dicembre. Nell’ordinanza con cui hanno concesso la sospensione provvisoria dell’esecuzione della pena, i giudici hanno infatti scritto che sono ormai “realtà processualmente accertata” sia “il fatto storico dell’avere” il poliziotto “segretamente mostrato a Pinna la fotografia di Zuncheddu”, sia “l’aspetto dell’avere indotto Pinna a sostenere che quello era lo sparatore da lui visto in viso e a tacere che aveva già visto quella fotografia”. Insomma, i presupposti per vedere confermata la caduta delle accuse contro Zuncheddu ci sono tutti.
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gcorvetti · 1 year ago
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Che fatica.
Ieri siamo saliti sull'etna a 2000 metri, c'era una vagonata di gente, qualche sprazzo di neve, ma una giornata di sole stupenda, c'era solo un pò di vento ma niente di eccezionale. Siamo stati ai crateri (spenti) sul primo tutti, poi il secondo (vedrete dalle foto) è alto quanto un palazzo di 10 piani e siamo andati solo noi (io, mia figlia e il fidanzato) su per un pendio ripidissimo che ho fatto fatica a salire, poi abbiamo visto da sopra che c'era una strada meno ripida ma più lunga, allora l'abbiamo presa per scendere. Abbiamo mangiato al rifugio sapienza, posto storico, e poi piano piano siamo scesi in città. La sera eravamo troppo stanchi per anche solo pensare di fare un giro, tanto oggi era in programma il giro del centro con cicerone mia sorella. Quindi da programma oggi siamo scesi presto in autobus e fatta la seconda colazione ci siamo incontrati con mia sorella. Siamo stati al mercato del pesce, più per fargli vedere questo bazar ittico e non solo a cielo aperto, ho incontrato Mario Venuti, penso l'ultima volta che gli ho parlato sarà stato 30 anni fa, incontravo spesso Luca Madonia a Venezia, il dottore a quanto pare ha una casa in laguna, niente di particolare sono delle persone normali, Mario era col cane a fare la spesa, ma tutti gli vogliono bene naturalmente è sempre un artista apprezzatissimo e adottato dalla città, perché in realtà lui è siracusano. Poi siamo stati in alcuni posti dove non ero mai stato, sembra strano ma spesso noi italiani siamo così abbiamo delle cose spettacolari dietro casa e non le caghiamo, è un peccato perché c'è tantissimo da vedere in Italia. Siamo saliti su una chiesa da dove si vede un panorama a 360° della città, dentro la cattedrale per la prima volta nella mia vita e sotto la cattedrale dove ci sono delle terme romane, poi siamo passati dal museo dell'università e su per il mercato centrale che però era già tardi e stavano chiudendo quasi tutti i banchi, abbiamo comunque preso della frutta e mia figlia del pesce che aveva l'acquolina in bocca dalla mattina. Da li mia sorella ci ha lasciati e siamo andati a mangiare su un posto di cucina tipica romana, eh lo so ma volevamo mangiare della pasta e a quanto pare a pranzo molti dei locali catanesi sono chiusi, tanti non fanno pasta e quindi abbiamo optato per quello, molto buono e porzioni enormi, infatti non sono riuscito a finire la pasta broccoli e sarciccia (al finocchietto), mia figlia l'ha presa con l'aragostina e lo zito matriciana. Precedentemente siamo passati ad affittare l'auto, perché domani andiamo a Siracusa e con l'auto di mia madre è un pò rischioso, anche se siamo andati sull'etna, ma ho come l'impressione che loro vogliano fare anche qualche giro da soli, beh non sono piccoli, anche se guidare a Catania non è come guidare in Estonia dove tutti rispettano il codice e non ci sono problemi, qua come sapete è un delirio nelle strade, va bè spero non faccia casini che tanto poi li paga lui. Ora non so cosa facciamo, ma penso niente, quindi intanto mi scarico un pò di foto e vi scrivo sto mini papello.
Vi lascio qualche scatto
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patricia-von-arundel · 2 years ago
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Oh god, here we go again...
PEOPLE.
PEOPLE, ESPECIALLY MEN WHO APPARENTLY WANT TO MARRY VIDEO GAME CHILDREN -
Localization
is
not
censorship.
Censorship is, per the ACLU, "the suppression of words, images, or ideas that are 'offensive'." Is anything being suppressed here?
Per Merriam-Webster, to suppress something means
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(The rest are related to the medical use of the term.)
So...
Nothing has been "suppressed." You can quite easily find the game in Japanese, or videos of it, or fan translations. Nobody has prohibited either the support from being seen, or your ability to choose to buy and play the game in Japanese. You absolutely can do that, if you choose. Worst that will happen is a customs charge. But nobody is going to seize the game and come to your front door to beat you before dragging you off to work yourself to death in a gulag. You are in no way being prevented from reading, knowing about, or playing the game in Japanese. At all.
Changing the Corrin/Soleil support in Fates?
Not censorship.
Choosing for whatever dingdong reason not to localize all of the Fates DLC?
Irritating as hell, but not censorship.
Changing some names when localizing?
Not censorship, and I honestly appreciate not having to try to keep a straight face when discussing the Wood and Nn supports in Awakening. I mean... we got the better deal there. Admit it.
Localization always changes things. Always. It has to, in order to make sense. And it should.
Who here has read the translation of Battle Royale (book, not manga)? And in particular, did you read it before the "remastered" version was released a few years ago?
It is incredibly faithful to the Japanese. Too much so. Because some parts don't make any sense at all in English. They reference phrases, ideas, and colloquialisms that do not exist in English.
A good localization finds the closest equivalency that conveys the same meaning, even if the words, reference, and origin of the phrase are totally different. If a phrase means "hope you enjoy dinner" in Language X, but if translated exactly is "the cows eat best before the full moon," that phrase likely means nothing in language Y. But Language Y has "the more you stir the pot, the better to taste the soup." And it is often said before meals that you want someone to enjoy. A-ha! Same meaning, different words. This is always, always, always how a good translation or localization works. It is not "censorship" to replace one phrase with another equivalent, it is making the damn story make sense to another audience who speaks a different language. This should happen. This does happen. This is NOT FUCKING CENSORSHIP.
Let's have some fun with this and my shit-level Italian!
I'm still trying to wrap my head around [whatever].
Direct translation, uh... Sto provando... avvolgere... in giro...mia testa?
"I'm trying to wrap around my head."
Hmmm...
"Sto provando avvolgere mia testa in giro?"
Okay, yep, we have literally, word-for-word, translated "I'm trying to wrap my head around" from English to Italian.
...Now I bother @lysissisyl.
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Yeah. Direct translation is the same words, but it makes no sense. Response was, "I'm... confused." (And then I'm like, "I know I know I know, I'm not stupid, that's my point!" 🤣)
Sto cercando di capire: okay, yeah, this actually makes sense to say "I'm trying to understand," which means the same thing as the idiomatic "I'm trying to wrap my head around [whatever]."
But it's not a direct translation of the latter. Because sometimes, an exact, word-for-word translation, especially of an idiom, DOES. NOT. MAKE. SENSE.
Capeesh?
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Fine. Capisce?
😜
...Still not censorship.
Localization changes may also reflect what is seen as acceptable in a certain time and place for one society versus another. For instance, some Japanese games (especially those marketed directly to children) had references to alcohol (either in picture or text) changed by Nintendo of America. Even Mario and Pokemon did this. And I know a lot of you are too young to remember the controversy over Mortal Kombat in the early 90s, but it was bonkers. Kids will start slaughtering each other in the streets unless we change the blood to green! Uh... okay, then. In that case, the change was in the Japanese release of Mortal Kombat II.
Also keep in mind this innocence-gutting, banned, civilization-altering game that was going to instantly turn little Johnny from a straight-A student who rescued baby bunnies on weekends and every night went to the local nursing home to read bedtime stories for all the residents (when he wasn't curing cancer) into Ted Bundy 2.0 with a side of Pazuzu looked like... this:
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In 1992 (or anytime until the early 2000s), an argument could be made that it was censorship. It was much, much more prohibitively difficult to track down foreign copies of games then, especially before the internet, and while you might get lucky if you happened to live in San Francisco, or New York, or Paris, or wherever, if you were verge-of-evil little Johnny in Bumfuck Corntown, Iowa, good luck.
A lot of games then weren't even considered for international release. And in many cases, again, especially before the internet, how would you even know??? Consider the confusion over Final Fantasy - original release in 1987 in Japan, 1990 in the US, and everywhere else? Eh, whatever, you get nothin'. Then Japan has several more, up to Final Fantasy IV, and the US gets it as Final Fantasy II, and then Final Fantasy VI was Final Fantasy III, and when Final Fantasy VII came out, everybody and their dog was now completely confused about whatever the fuck was going on (except the Japanese, I guess). 😅 Fire Emblem was Japanese-only until Marth "just the tip" and Roy "master of gingers" got enough people interested to see a US and Europe release of... Fire Emblem VII, which had neither Marth nor Roy.
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Point being: yeah, translations, graphic and text changes, and access at all were very, very different beasts up until roughly 2000-ish (probably closer to 2005, but this is getting long and I need to go wash my hair and so I'm going to keep it simple, stupid 😘).
It wasn't always "censorship," in the sense that you would be prohibited from accessing or knowing of other versions, it was simply before finding out about the changes or easily getting your hands on a foreign copy (or finding fan ROMs and translations online) were possible for a lot of people. Many probably never even knew, at the time, that weird changes had been made. (With the exception of Mortal Kombat, which led to mass slaughter on playgrounds around the world, was a gateway drug to marijuana and then prostituting yourself at 13 to buy more of the devil's lettuce, and ultimately led to the death of all 3 billion adults in the world when Little Johnny emerged from hiding with his mecha senior citizens and army of bunnies. It was a rough time. Wouldn't recommend it.)
Anyway -
Point of all this? Localization makes changes. It often has to to make sense. That's not censorship.
Adjusting dialogue or plot points to reflect what is considered acceptable in another market? Also not censorship, unless you're somehow banned from accessing foreign copies. (Which reminds me of this glorious story I read a few years ago about some British teenagers going on the run from police to watch a contraband copy of... okay, I can't remember, one of the Video Nasties, I'll try to figure what it was later. It wasn't Douglas Ralston's book, that's all I know for sure. I don't read Douglas Ralston. Like him okay even if he can make me look self-controlled at times, have had some funny chats with him, do not like his style of extreme horror.)
Basically - I do not believe in blanket censorship. I don't want to play the new, hyper-realistic Mortal Kombat with fatalities to make S. Craig Zahler flinch; I don't want to watch Terrifier 2; I don't want to read 50 Shades of Grey. But I also don't want them censored. I'm not being tied down and my eyes forcibly kept open to make me watch things, a la A Clockwork Orange (which I still wasn't allowed to watch at, like, 16 years old 🙄), and it doesn't hurt me in the slightest for Cannibal Ferox, Postal 2, or the aforementioned books by Douglas Ralston to exist.
And back to the original point - do I want to marry an 11-year-old (or promise to wait until an 11-year-old is of age so my 17-year-old character can marry her) in a video game? Not particularly. Would I not play Fire Emblem if that had remained in in foreign/English versions? Nah - it's fiction. I wouldn't want to pursue that particular S-support, and yeah, it's pretty ew, but no actual 11-year-olds were hurt by it (and Monica Rial, who voices Anna in English in Engage, is very much an adult). I was also a little squicked out by some decisions made in FE games (and other games, to be fair) in the past. It happens. (I don't care what kind of monstrous Morgan I can produce, I am not S-supporting Robin and Nah. I don't judge those who do, but I'm not comfortable with it in my games. But I also know some people found Robin S-supporting the second gen, and the whole Byleth-and-students situation, to be uncomfortable, and that's their business, because it didn't bother me in the slightest.)
To circle back around to my original point: censorship comes with a generous side helping of suppression. And that's not happening here. The controversy flaired up (just as it did in Awakening, and Fates, and...) because people have ready access to different versions of the game. Including the ability to import. Or, honestly, play with a pirated copy and a fan translation patch. 🤷‍♀️ Until 20-ish years ago, the majority of players wouldn't have even realized what had been done, because accessing foreign copies was difficult, expensive, and often required a broker willing to act as go-between between you and another country. Things like the Mortal Kombat situation being discussed in mainstream news was an outlier, not the norm.
This isn't censorship. In either direction, you aren't required to like it. But you also cannot just redefine terms to suit your self-appointed righteous anger. Drop it already, non rompere il cazzo... 😝
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scienza-magia · 1 year ago
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Sviluppo nell'uso dell'AI in ambito medico per diagnosi e cura
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Intelligenza artificiale applicata alla nostra salute, dallo screening alla pillola: una nuova sanità. Giorgio Sesti, presidente Simi: prematuro pensare che possa sostituire un internista in una diagnosi, ma può accelerare la scoperta di molecole farmacologiche. Il tempo, breve, di mettere insieme le ricerche sparse nel mondo, verificare le prime sperimentazioni, analizzare i benefici accanto ai possibili danni e l’intelligenza artificiale in medicina è già realtà.  Quello che ci circonda è molto più concreto e fattivo di quanto si potesse immaginare solo poco più di un anno fa. La disponibilità di dati in ambito medico è cresciuta enormemente così come le fonti da cui essi provengono. Accanto ai dati tradizionali, dalle cartelle cliniche ai database genetici, sono sempre più disponibili quelli che arrivano da testi, immagini, suoni, sensori. «Gli algoritmi in ambito medico – spiegano gli esperti dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – sono usati per interpretare questa enorme mole di dati e per identificare possibili relazioni di causa-effetto tra i dati e le patologie di cui un paziente soffre. Il campo nel quale si sono fatti più progressi in termini di utilizzo dell’intelligenza artificiale come supporto per i medici è quello diagnostico. Un’altra area sulla quale si sta lavorando molto è quella legata ai sistemi di predizione, in grado di identificare possibili patologie ancora prima che queste si manifestino». La codificazione dell’uso della AI nel campo della salute, dunque, ha subito una brusca accelerazione. Dai laboratori, dagli spazi della sperimentazione è praticamente arrivata al letto del paziente. Tanto che l’Oms, in pochi mesi, da gennaio a ottobre, si è espressa oltre tre volte sulla materia. L’ultima, un paio di settimane fa: una nuova pubblicazione elenca le principali considerazioni normative sull’intelligenza artificiale per la salute. La pubblicazione mira a delineare i principi chiave che i governi possono seguire per sviluppare nuove linee guida o adattare quelle esistenti. Viene sottolineato che con la crescente disponibilità di dati sanitari e il rapido progresso delle tecniche analitiche gli strumenti di intelligenza artificiale potrebbero trasformare il settore sanitario. L'evoluzione
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Nuovi percorsi diagnostici, terapie e ricadute economiche vanno, ovviamente, di pari passo. La ricerca tenta di “armonizzarle” e noi speriamo lo faccia tenendo presente la tutela del paziente. Certo è che volano sia le sperimentazioni che il giro d’affari. In campo sanitario si stima che il settore dell’AI passerà dai 15 miliardi di dollari del 2023 a 103 miliardi di dollari entro il 2028. All’attivo, tra i successi, abbiamo, per esempio, progressi nella diagnostica predittiva, compresa quella precoce di un tumore come quello del pancreas. Ma anche la creazione di un antibiotico (la molecola è stata battezzata Halicin) efficace contro l’antibiotico-resistenza. Nonostante i risultati positivi tra i camici bianchi non si nasconde il timore che questa rivoluzione possa essere mal interpretata. Imboccata come scorciatoia sia diagnostica che terapeutica. Da qui la profonda discussione che ha voluto affrontare la Società italiana di Medicina interna (Simi), circa 5 mila iscritti, durante il recente congresso a Rimini. «L’AI – spiega il professor Giorgio Sesti, presidente della Simi – sta entrando prepotentemente nel campo della medicina. Ritengo però prematuro pensare che possa sostituire il medico internista nel porre diagnosi e consigliare la terapia più appropriata, ma potrà contribuire a perfezionare gli strumenti a disposizione per l’apprendimento, l’aggiornamento, la formazione sul campo tramite le simulazioni, la diagnostica avanzata. Le sue applicazioni possono accelerare la scoperta di nuove molecole farmacologiche e lo sviluppo di indagini per la diagnosi precoce di patologie croniche». La maggior parte di queste applicazioni sperimentali riguarda la radiologia (avanzate sono le applicazioni dell’AI alla mammografia, per lo screening oncologico), ma anche in medicina interna, oftalmologia e in ambito gastro-enterologico. «È necessario – aggiunge Sesti – formare una generazione di “medici cyborg”, cioè medici con competenze informatiche avanzate, per facilitare e avvicinare le nuove generazioni all’uso di certi strumenti. Negli Usa li chiamano “information specialist”. Sono questi i colleghi del futuro specialisti in AI in grado di dialogare con gli sviluppatori, di guidarli dando loro delle specifiche». L’intelligenza artificiale potrebbe, in tempi brevi, entrare in uso anche per prevedere chi è a rischio di arresto cardiaco improvviso: è stato sviluppato un prototipo da ricercatori francesi usando le cartelle cliniche elettroniche di 25.000 persone morte improvvisamente e di 70.000 persone ricoverate per arresto cardiaco che non sono morte a Parigi, in Francia, e a Seattle, a Washington. «La morte cardiaca improvvisa rappresenta dal 10% al 20% delle morti complessive. Prevederla è difficile e gli approcci usuali non riescono a identificare le persone ad alto rischio» spiega Xavier Jouven del Centro di Ricerca Cardiovascolare di Parigi. L’AI sta, inoltre, rivoluzionando molti campi dell’odontoiatria. «Si aprono nuovi scenari – fa sapere il professor Stefano Scavia, docente all’Università Bicocca di Milano – Arriveremo al punto in cui sarà possibile far leggere e interpretare a un algoritmo delicati esami diagnostici con una visione multi-disciplinare. Una diagnosi che non analizzerà più solamente il cavo orale ma lo stato di salute fisico complessivo del paziente». Attraverso complessi software, è possibile valutare con modelli virtuali e scansioni. «Vi saranno – aggiunge Scavia – prevedibili evoluzioni dalla diagnostica per immagini alla progettazione di ponti e corone o ancora ai trattamenti rigenerativi e alla cura della parodontite». Read the full article
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armandoandrea2 · 3 months ago
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Il mio primo amore ed io stavamo seduti su una pietra grezza
in un terreno libero tra le nostre case. Parlavamo di cose stupide,
cioè, quello che pensavamo fosse sciocco,
come ogni scambio di confidenze tra bambini di cinque anni.
Bambini...
Sembrava che tra l'uno e l'altro non ci fosse ancora nemmeno la separazione dei sessi.
Fatta eccezione per l'immenso blu dei suoi occhi,
occhi che non ho trovato in nessun altro,
nemmeno il cane e il gatto di casa,
che aveva solo la stessa lealtà senza compromessi
e la stessa innocenza animale – o celeste –
perché l'azzurro dei suoi occhi rendeva il cielo più azzurro:
no, non importava quali sciocchezze dicessimo.
Desideravamo essere vicini, così vicini
che lì non c'erano solo due creature incantate
Ma un solo amore seduto su una pietra grezza,
Mentre i grandi passavano, ci prendevano in giro, ridevano, senza sapere
che avrebbero continuato a cercare qualcosa del genere per tutta la vita.
Mario Quintana
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that-weirdo-thing · 1 year ago
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Husbandotober #1 Tu primer Husbando
Sé que es un reto para dibujantes, pero la verdad he visto este reto tanto que me dieron ganas de escribir un poco sobre mis propios husbandos, así que preparense, estoy atrasada pero eso no me va a detener, probablemente después los reescriba en inglés pero por ahora no quiero pensar tanto, solo quiero escribir. El defaut es femenino pero es porque se me es más fácil así en español.
Por cierto, al final pondre la foto del husbando en cuestión ;)
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Empezar a trabajar en el noticiero era bastante extraño, siendo una periodista especializada en la politica, terminar trabajando en 31 Minutos era algo inesperado. El noticiero no se caracterizaba mucho por tomar los temas políticos pero dado que el propio señor Manguera la había contactado, solo pudo aceptar.
Se preguntó si Patana tenía algo que ver, se habían hecho amigas en la U, cuando su amiga recíen había llegado de Titirilquen, recordaba emocionarse por lo que le contaba de trabajar en el noticiero, sobre las aventuras que vivía con su tío, el famoso conductor Tulio Triviño y sobre como le gustaría trabajar juntas algún día.
Inhaló y exhaló, intentando controlar sus nervios, estaba frente las puertas del edificio, era su primer día trabajando en el noticiero, por lo que su nuevo jefe le había explicado, ese día estaría viendo el ambiente y planeando que haría a continuación. Su primer paso fue ir hacia las oficinas donde esperadamente, Patana la estaba esprando con una sonrisa.
"¡Hola amiga! ¿Qué tal?" Le dijo la menor mientras la abrazaba con fuerza.
"Estoy bien, nerviosa," le contesto correspondiendo el abrazo.
Poco después, Patana la guío por el estudio contandole sobre un chisme y otro, estaban dirigiendose a donde sería su escritorio oficial, cuando un nervioso Mario Hugo las recibio hablando sobre la situación con los estudiantes.
"... no creo que llegue a algo más, ¿verdad?" Pronuncio al final, intentando aligerar el ambiente.
"No lo creó, creo que esto es solo el inicio de algo más grande, se siente un poco como la revolución pinguina," le refutó sin notar la nueva presencia cercana.
"La nueva tiene razón," dijo una nueva persona.
Cuando ella se giro, frente a ella estaba alguien a quien había admirado desde hace mucho tiempo.
"Los estudiantes han notado el problema y la gente también lo nota, no creo que quede mucho para que el pueblo unido luche contra la desigualdad," continuó él mirandolos a todos antes de mirarla directamente y sonreirle, "soy Juan Carlos Bodoque, un placer."
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