#marinella fiume
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Frammenti di Tempo
a cura del Comune di Ameglia, 1988, 96 pagine, 84 fotografie, 21x70cm
euro 25,00
Libro con fotografie del comune di Ameglia, Bocca di Magra, Monte Marcello, Marinella e tre fotografie del concorso organizzato dal Comune di Ameglia
04/11/23
#Frammenti di Tempo#Ameglia#Bocca di Magra#Monte Marcello#Marinella di Sarsana#fiume Magra#photography books#fashionbooksmilano
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La vera storia dietro "La canzone di Marinella"
Quella di Marinella è una storia vera, ambientata a Milano. Non tutti sanno che la celebre canzone di Fabrizio De André, scritta nel 1964, non è frutto della fantasia dell'autore, ma si ispira a un dramma reale: la vita di Maria Boccuzzi, una giovane ragazza arrivata dal sud Italia con il sogno di diventare ballerina.
Un sogno spezzato
Maria Boccuzzi nacque nel 1920 a Radicena, in provincia di Reggio Calabria. La sua famiglia si trasferì a Milano quando lei era ancora bambina, alla ricerca di un futuro migliore. A soli 14 anni, Maria si innamorò di uno studente universitario e, contro il volere della sua famiglia, scappò con lui per vivere in una soffitta. Tuttavia, la relazione durò appena un anno, lasciandola sola e disonorata.
Dopo aver lasciato il suo lavoro in una ditta di lavorazione del tabacco, Maria decise di inseguire il suo sogno: diventare ballerina. Iniziò così a esibirsi nei piccoli teatri d'avanspettacolo sotto il nome d'arte Mary Pirimpo, ma senza mai raggiungere il successo sperato.
In questo periodo conobbe Luigi Citti, un uomo affascinante e frequentatore di locali notturni, che le promise di aiutarla a sfondare nel mondo dello spettacolo. Fu lui a presentarla a Carlo Soresi, un impresario che, in realtà, era un protettore. Maria si ritrovò coinvolta in un mondo pericoloso e finì per strada a soli 20 anni, ma continuava a coltivare la speranza di una vita diversa, sognando di aprire un negozio e di ricucire i rapporti con la sua famiglia.
Purtroppo, questi sogni non si realizzarono mai. Maria fu uccisa con sei colpi di pistola e gettata nel fiume Olona, dove il suo corpo venne ritrovato il 28 gennaio 1953.
Un mistero senza risposta
I principali sospettati furono Luigi Citti e Carlo Soresi, ma entrambi riuscirono a dimostrare la loro estraneità ai fatti. Nonostante l'ampia copertura mediatica, le indagini si arenarono e l'omicidio di Maria rimane ancora oggi un mistero irrisolto.
La sua tragica storia è stata resa eterna da Fabrizio De André, che ha saputo trasformare il dolore di una vita spezzata in una delle sue ballate più celebri: "La canzone di Marinella".
Fonte Web Univers
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La canzone di Marinella
L'immagine di una sconosciuta ha dato vita a una delle canzoni più popolari del 20°secolo.
Lei è Marinella, quella di Fabrizio De André.
Anni '30, Maria Boccuzzi, una ragazza senza storia emigra da Reggio di Calabria a Torino insieme alla famiglia in cerca di fortuna. Un ambiente chiuso retrogrado quello famigliare, a 15 anni scappa con un ragazzo che la lascia poco dopo. Impossibile tornare a casa, orgoglio e dignità compromessi. Così passa da un amore all'altro, prima come ballerina di 3a fila poi finendo sulla strada protetta da tale Carlone.
Nel 1953 Maria ha 33 anni viene ritrovata nel fiume Olona vicino Milano, nei polmoni poca acqua ma sul corpo sei fori di pallottole. Un omicidio con poche righe in cronaca, forse un cliente, forse un monito per una ribellione al giro di prostituzione.
Nel 1953 De André ha solo 13 anni, poca voglia di studiare e una passione per gli animaletti feriti che raccoglieva per strada, dieci anni dopo rilegge la cronaca di Maria Boccuzzi e così nasce La canzone di Marinella con pochissima fortuna finché non viene cantata da Mina e i proventi (600.000 £) rincuorano De André a continuare sulla strada cantautorale.
Ecco questa di Marinella è la storia vera che scivolo nel fiume a primavera... Come disse Fabrizio anni dopo, non potendo addolcirle la vita ha provato ad addolcirle la morte.
fonte Il Grande Rock italiano
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"Donne di carta in Sicilia. Itinerari sulle orme delle scrittrici" di Marinella Fiume (Il Palindromo, 2024)
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questa di marinella è la storia veraaaaa che scivolò nel fiume a primaveraaaaaa
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No detail in Italian is necessary, I think, about Luana D’Orazio. This beautiful girl (22) died on May 3 in the factory where she worked near Prato, Italy, a district well known for its intensive, ruthless and dangerous (when unprotected) textile industry.
Luana was mangled by a blind, pitiless machine and although her death is the umpteenth accident at work, it will be hard to know the truth. She made me think of the delicate song La Storia di Marinella, by Fabrizio de André, in what was sweetly similar and it what is desperately different, like reality is different from a fairy tale, which is, however, dedicated to her.
MUSIC CAN DO MAGIC, SO STEP INTO THE SONG, GIRL:
Di Luana non sapremo la storia vera
Sappiamo solo
che un amore aveva,
il piccolo figlio,
ma che sola era
quando scivolò, non nel fiume, e però era
fuori già crudelmente
primavera.
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La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. https://ift.tt/2WNmkSl Le spiagge più belle di Trapani e dintorni La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. Trapani e i suoi dintorni sono un territorio spettacolare, dominato da spiagge meravigliose e contrasti tra acqua e zone deserte tutti da assaporare.
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Dicono poi che mentre ritornavi
Nel fiume chissà come scivolavi
E lui che non ti volle creder morta
Bussò cent'anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
#faber#fabrizio de andre#fabrizio de andré#de andré#la canzone di Marinella#marinella#art#artist#arte#cantautorato
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Lettere a Maria Occhipinti, a cura di Fulvia Toscano, edizioni Arianna, recensione di Daniela Domenici
Lettere a Maria Occhipinti, a cura di Fulvia Toscano, edizioni Arianna, recensione di Daniela Domenici
Mi è stato fatto dono di questo libro che ho divorato in un soffio e che mi ha emozionato a tal punto da volervelo raccontare subito, appena letta l’ultima pagina.
Questa raccolta nasce, come si legge in quarta di copertina, da un concorso di scrittura epistolare intitolato “Da questo luogo, da questo tempo”, dedicato, di anno in anno, a una donna siciliana e destinato alle studentesse e agli…
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Fabrizio De André - La canzone di Marinella
youtube
Da un efferato omicidio di una giovane prostituta, una ballerina col nome d'arte Mary Pirimpò, nacque la canzone di Marinella. De Andre rimase molto turbato da quel delitto, la ragazza (vero nome Maria Boccuzzi) fu trovata morta nel fiume Olona, a Milano, vittima della brutalità di un assassino mai identificato, tra i primi festini a base di sesso, alcol e droga negli anni 50. La storia, le atmosfere cupe, la scena lugubre del delitto, inquietarono molto l'allora giovane De Andre che per onorare la giovane ragazza assassinata e dipingere con i colori dell'amore la sua morte violenta, cambiò la storia trasformandola in una fiaba tragica e romantica. Il mostro diventò un principe e il loro incontro una poesia. ...“Questa di Marinella è la storia vera che scivolò nel fiume a primavera ma il vento che la vide così bella dal fiume la portò sopra a una stella…”
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Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno di un amore
Ma un re senza corona e senza scorta
Bussò tre volte un giorno alla tua porta
Bianco come la luna il suo cappello
Come l'amore rosso il suo mantello
Tu lo seguisti senza una ragione
Come un ragazzo segue l'aquilone
-Fabrizio de André 'La canzone di Marinella'
Ah l'amour...
Pentesilea
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la fiat 126 rossa e le canzoni imparate a memoria nei tragitti. le strade di collina con gli smottamenti perenni, l’autostrada per il mare e il solito autogrill in cui fermarsi per prendere un caffè. i vinile, le cassette registrate dalla radio con le canzoni del momento e l’impianto stereo che occupava mezzo salotto. l’internet che era ancora lontano, i ventidue volumi dell’enciclopedia, le foto da sviluppare e i negativi da tenere per farne copia. genova piena di ricordi e di emozioni. il ponte e alcune persone che non ci sono più, l’insalata di mare della zia, il vino rosso per la pressione e le nottate a sant’ilario. le strade strette e in salita, i suoni del porto, la musica del mare, la tartaruga e l’immenso giardino in cui perdersi a giocare. le spiagge senza sabbia, le case arroccate sulle montagne, il nido di vespe e lo svincolo per l’aeroporto. le birre e i bagel, il sottopasso della ferrovia, la passeggiata lungomare, il caffè in centro, la focaccia piena d'olio, la sigaretta fumata dalla finestra e i gradini della chiesa. bocca di rosa che metteva l’amore sopra ogni cosa mentre marinella scivolava nel fiume a primavera. le canzoni imparate a memoria senza mai averle ascoltate. tutto torna ininterrottamente a fior di cuore: canzoni, immagini, profumi, sensazioni, treni che partono e che non tornano più, parole andate a male. la memoria di faber che è un pezzo di quello che sono e di quello che sarò e la direzione, ostinata e contraria, di mettere ancora l’amore sopra ogni cosa, nonostante tutto. #houstonmiarrangio #40estati #codardiconlamoredeglialtri #saturnocontro #faber #ierioggidomani (presso Porto Antico di Genova) https://www.instagram.com/p/BsfRRo2AykF/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=slw4flhlwdlw
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Presentazione del libro “Una famiglia radicale”(Rubbettino) di Eugenia Roccella
Sabato 1 aprile 2023
Museo Regionale interdisciplinare di Messina, ore 17:00
Sabato 1 Aprile un imperdibile appuntamento organizzato da Naxoslegge, in un luogo magico, quale il Museo Regionale di Messina: la presentazione del nuovo libro di Eugenia Roccella, ora Ministro della famiglia, le pari opportunità e la natalità. Con la Roccella, a fare gli onori di casa Orazio Micali, direttore del Museo e il Sindaco della città metropolitane di Messina, Federico Basile. La presentazione è affidata a Marinella Fiume, scrittrice e storica delle donne, e a Mariangela Preta, archeologa e direttrice del Polo Museale di Soriano Calabro. Conduce l’incontro Fulvia Toscano, direttore artistico di Naxoslegge che dichiara “siamo liete di chiudere ufficialmente la III edizione del nostro festival, partito come La Sicilia delle donne, diventato nella II edizione La Calabria delle donne e in questa III edizione L’Italia delle donne, con questa presentazione di un “romanzo”, che proprio dalla Sicilia trae il suo incipit, con cui Eugenia Roccella non declina solo un “lessico famigliare” ma ci consegna uno straordinario affresco di un’altra Italia, quella delle generazioni che hanno immaginato un’altra Italia e che, aldilà delle diverse appartenenze politiche, pur nella breve distanza di tempo che rende spesso difficile la serenità di giudizio, restano, a nostro avviso, gli ultimi presidi di una gioventù in lotta, visionaria e sentimentale, crudele come spesso è e deve essere l’amore”. La presentazione del libro si inserisce nel percorso che Naxoslegge compie come anteprima della nuova edizione, la XIII , che, come di consueto, sarà realizzata nel mese di Settembre, e che per questa edizione sarà dedicata al tema “Poein/Fare”.
Un incontro importante che si prospetta ricco di spunti di approfondimento tra storia, politica e dimensione privata ed esistenziale, in un serrato confronto con la Storia recente del nostro Paese di cui la famiglia Roccella è stata ed è protagonista.
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Festival delle donne, omaggio alla scrittrice Elvira Uva Pedatella
https://www.cosenzapage.it/media/2022/03/Battistiol-Lauria-DAula-1200.jpg - #CosenzaPage Un festival unico nel suo genere, nato in Sicilia e da quest’anno diffuso anche in Calabria dove eroine letterarie e scrittrici sono nate o morte, dove hanno lasciato testimonianze del loro pregevole talento. L’evento – ideato da Fulvia Toscano e Marinella Fiume, direttrici artistiche di Naxos Legge – con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, […]
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La bolgia delle eretiche, di Marinella Fiume, recensione di Daniela Domenici
La bolgia delle eretiche, di Marinella Fiume, recensione di Daniela Domenici
Appena riemersa da “la bolgia delle eretiche” sento l’esigenza impellente di parlarvene perché l’opera più recente di Marinella Fiume, ex Sindaca di Fiumefreddo, docente e scrittrice mi ha affascinato e commosso profondamente.
Fiume immagina di trasformare la coppia Dante e Virgilio in Alda, una personaggia che è un mélange della grande poetessa Merini e dell’autrice stessa. Alda immagina di…
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