#madonna ve asfalto tutti
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mangywayway · 3 days ago
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Not me starting this fine Sunday morning fighting on the comments of my town FB group with ppl that are clearly too old and closed minded to be on the internet
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thebeckhamrule-blog · 8 years ago
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Il Centenario ep.14
Quello di Oropa non è l’unico santuario che abita le montagne del Piemonte e della Lombardia. Dal 2003 infatti l’UNESCO ha inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità i Sacri Monti di questa parte prealpina del nostro paese. Il Sacro Monte è un percorso spirituale, e come ogni percorso spirituale che si rispetti, si svolge in salita. Non c’è bisogno che ve lo venga a spiegare io, la salita ci pone davanti ad un range particolarmente ampio di difficoltà che vanno da “quanti chilometri posso resistere andando ad una velocità superiore alla mia media?” fino al meno eroico “come posso fare per soffrire di meno senza scendere dai pedali?”, come sempre destinato a rimanere senza una risposta. E per questo motivo per quanto possano essere adrenaliniche le volate, per quanta leggenda possa essere contenuta nella polvere del pavè, per quanto perfetto possa essere il movimento dei cronoman, tutto quello che gli appassionati di ciclismo aspettano sono le salite. E quella di Oropa, per quanto arrivi dopo pochi (120 km, non tanti per dei professionisti) chilometri di pianura, è una salita vera, e la sua ascensione porta ai piedi del maestoso e meraviglioso santuario dedicato alla Madonna Nera.
Difficile pensare che in 131 chilometri si possa sintetizzare la storia del ciclismo, eppure quelli che dividono Castellania dal santuario di Oropa sono effettivamente chilometri che trasudano la storia di questo meraviglioso sport. A Castellania nacque il più grande di tutti, il campionissimo che sulle strade in Rosa ha scritto la sua leggenda, l’Airone Fausto Coppi. E ad Oropa il Giro è arrivato cinque volte prima di questa, ma è l’arrivo del 1999 che ha lasciato un segno indelebile nella nostra memoria. A otto chilometri e sette dall’arrivo Marco Pantani ebbe un grosso problema meccanico, lasciando il gruppo che volava verso la cima. C’erano esattamente 49 corridori davanti a lui. Ne passa uno, ne passa un altro, e arriva infine a superare Laurent Jalabert, campione nazionale francese, e a vincere la tappa, conservando quella maglia rosa che se ne sarebbe poi andata nella confusa e sconvolgente mattina di Madonna di Campiglio.
Oggi il Giro scrive una pagina importante della sua centesima edizione, sulla scorta di quella che è la storia che naturalmente domina questo asfalto piemontese.
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