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#macedonie
dlyarchitecture · 2 years
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nineteeneighty4 · 1 month
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Da bambini era tutto più semplice. Le estati duravano mesi. Iniziavano a giugno e terminavano con le prime piogge di agosto. C’era la voglia di stare insieme, parlare , ridere e condividere. Bisognava sempre aggiungere qualche posto in più a tavola,perché capitava che qualche amico o parente partecipasse al pranzo/alla cena all’ultimo momento ed era una gioia dato che l’invitato era ben accolto da tutti con sorrisi e abbracci spontanei. Poi c’erano le feste di paese/zona , le stesse di tutti gli anni ma alle quali si era affezionati al punto tale da non poterle saltare perché era tradizione darsi appuntamento in un certo posto. Io e i miei cugini ci volevano un bene che oggi non so spiegare. Cantavamo insieme sul terrazzo , senza annoiarci mai. Alle pareti di casa ho ancora affissa una cornice di cartone assemblata insieme un anno in cui decidemmo che avremmo incorniciato tutti i momenti più belli della nostra vita a partire da allora. C’era la voglia di diventare grandi poiché a far vacillare le paure bastavano i sogni ad occhi aperti e la fiducia nelle persone che volevamo diventare. Ricordo le nuotate al largo con mia nonna che provava a spiegarmi come tenere i palmi in acqua , l’odore delle macedonie di frutta nei pomeriggi assolati profumati di salsedine e fiori, i balli in riva al mare quando mi convinsi di essere una sirena. Rammento le vetrate del “Twist” dalle insegne al neon colorate che sapevano di cose vere , semplici , vintage. Di un vintage che adesso cerco dappertutto perché era umano , alla portata di chiunque e più mi volto indietro meno riesco a comprendere il presente. Tutto questo affannarsi , voler primeggiare , tutto questo osteggiarsi sino al punto da instaurare la violenza nei gesti come nelle parole. Questo volersi isolare per non vedere , né sentire che agli altri denota forza e a me fragilità non fa altro che pormi di fronte a un’evidenza: abbiamo fallito, nonostante io continui a rincorrere il vento (come allora).
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crazy-so-na-sega · 11 months
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Moebius
Siamo stati Greci. Siamo stati Macedoni. Siamo stati Romani. Siamo stati Franchi, Normanni, Borgognoni, Spagnoli, Austriaci, Francesi, Italiani, Tedeschi. Fino a oggi però non eravamo mai stati deboli.
-Il Millennial Dissidente
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abatelunare · 7 months
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Macedonie in tv
Io sono uno ostinato. Difficilmente mi arrendo. Perché, appunto, sono ostinato. Sto guardando la prima puntata della quarta edizione di Only Fun. Nella speranza di vedere qualche comico capace di farmi quanto meno sorridere. Debbo dire che le mie aspettative non sono rimaste deluse. La solita macedonia fra Zelig e Colorado. I comici di Zelig non mi facevano ridere. Quelli di Colorado mi facevano sorridere (a volte anche ridere). Non vi dico cosa ne sta venendo fuori. Perchè è meglio.
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nonamewhiteee · 2 years
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ha piovuto per due giorni, stamattina è quindi piacevolmente fresca. Battiato nelle cuffie mi narra delle gesta degli Afghani, di una vecchia bretone o di contrabbandieri macedoni, l'odore fitto delle pizzette e dei pizzi appena sfornati mi stuzzica l'idea di fare una colazione salata mentre il vento fresco mi batte sulla faccia, il mio abbigliamento da taglialegna lappone non sembra avermi protetto dal mal di gola o forse è stata la mia noncuranza stanotte. il treno ha proceduto con il suo solito andare lento e ondulatorio, tanto da farmi appisolare. è già lunedì.
#me
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nonsaremodellestar · 1 year
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Però qui per Gravina, il migliore amico di Marotta, andava bene.
DIECI CENTO MILLE MACEDONIE
PEZZI DI MERDA
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buscandoelparaiso · 11 months
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Secondo quanto anticipato dalla Gazzetta dello Sport, venerdì, per il doppio spareggio con Nord Macedonia e Ucraina, il ct Azzurro punterà su due nuovi nomi che stanno facendo bene nei loro club: Buongiorno e Colpani.
L'Inghilterra è già qualificata, mentre il nostro obiettivo è oggi il secondo posto. Una lotta a tre con l'Ucraina che attualmente ha 13 punti, l'Italia con 10 e la Macedonia del Nord, ancora nella corsa, a 7. Se sconfiggiamo i macedoni, ci ritroveremo in uno scontro diretto con l'Ucraina con un vantaggio, in quanto abbiamo vinto il primo incontro 2-1: ci sarà sufficiente un pareggio. Se invece dovessimo frenare contro i macedoni a Roma, saremo obbligati a vincere sul campo neutro di Leverkusen. Altrimenti, affronteremo i playoff.
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stranotizie · 20 days
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L’antica Roma, una delle più grandi potenze della storia, ha incontrato numerosi nemici durante la sua espansione e dominio. Questi conflitti, che spaziano dall’età della Repubblica fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, hanno segnato profondamente la storia militare e politica di Roma.Roma iniziò la sua ascesa confrontandosi con i popoli vicini sulla penisola italiana. Le prime guerre furono contro le tribù latine e gli Etruschi, seguite dalle guerre sannitiche (343-290 a.C.) contro i bellicosi Sanniti. Questi conflitti consolidarono il controllo di Roma sull’Italia centrale e meridionale. Successivamente, i Romani affrontarono una minaccia ancora maggiore: i Celti. Nel 390 a.C., i Senoni, una tribù gallica, saccheggiarono Roma, un trauma che rimase impresso nella memoria collettiva romana. Nonostante la devastazione, Roma riuscì a riprendersi e a sconfiggere i Galli in successive battaglie, consolidando il proprio dominio sulla regione. Uno dei nemici più temibili di Roma fu Cartagine, una potente città-stato situata nell’attuale Tunisia. Le tre guerre puniche (264-146 a.C.) furono tra i conflitti più decisivi della storia romana. Durante la seconda guerra punica, il generale cartaginese Annibale inflisse a Roma una delle sue peggiori sconfitte nella battaglia di Canne (216 a.C.), ma non riuscì mai a prendere la città stessa. Infine, Roma riuscì a sconfiggere Cartagine e a distruggere completamente la città nella terza guerra punica, assicurandosi il controllo totale del Mediterraneo occidentale. Con la fine delle guerre puniche, Roma rivolse la sua attenzione verso l’oriente, affrontando il Regno di Macedonia. Le guerre macedoniche (215-148 a.C.) portarono alla sottomissione della Grecia e alla sua integrazione nell’Impero Romano. Questi conflitti segnarono l’inizio del dominio romano nel Mediterraneo orientale e consolidarono Roma come la potenza dominante. Nel corso dei secoli, Roma dovette affrontare nuove minacce provenienti dalle tribù germaniche. Le invasioni dei Cimbri e dei Teutoni alla fine del II secolo a.C. e le successive incursioni di Goti, Vandali e Unni misero a dura prova la resistenza dell’Impero. La battaglia di Adrianopoli (378 d.C.), in cui l’esercito romano fu devastato dai Goti, segnò un punto di svolta che accelerò il declino dell’Impero d’Occidente. Nonostante i tentativi di difesa, nel 410 d.C. i Visigoti di Alarico saccheggiarono Roma, un evento che segnò simbolicamente l’inizio della fine. La caduta definitiva avvenne nel 476 d.C., quando l’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, fu deposto da Odoacre, un capo germanico. I nemici di Roma, da Cartagine ai Goti, da Annibale ad Alarico, hanno costantemente sfidato il suo dominio. Tuttavia, la straordinaria capacità di Roma di adattarsi, recuperare e combattere, le permise di mantenere la sua supremazia per secoli, lasciando un’impronta indelebile nella storia mondiale.
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suprasl · 2 months
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Kilka zdjęć z pielgrzymki na Bałkany.
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W dniach od 24 czerwca do 1 lipca br. z błogosławieństwa Jego Ekscelencji Biskupa Supraskiego Andrzeja, odbyła się pielgrzymka wiernych parafii św. Jana Teologa przy Monasterze w Supraślu, na Bałkany.
Głównym celem pielgrzymów było zapoznanie się z miejscami świętymi oraz historią Czarnogóry, Kosowa i Macedonii.
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Pierwszego dnia wyprawy, pielgrzymi razem z duchowym opiekunem o. ihumenem Serafinem, uczestniczyli w świętej liturgii w Monasterze świętego Symeona Dajbabskiego. Po liturgii, zostaliśmy zaproszeni przez gościnnego ojca Symeona na mały poczęstunek i rozmowę.
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Naszym przewodnikiem był ojciec Konstantyn Dojic. Razem z ojcem Konstantynem, robimy sobie zdjęcie przed niedawno wybudowaną, piękną katedrą metropolitalną w Podgoricy.
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Wszyscy modlimy się w Monasterze świętego Bazylego Ostrogskiego, najbardziej znanego świętego Czarnogóry.
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Przy cerkwi w Kotorze.
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Odbudowany z ruin Monaster Stanjevići, imponuje swoją bogatą historią. W życiu Cerkwi i miejscowej społeczności, Monaster jest jednym z duchowych centrów, gdzie ma miejsce wiele duchowych wydarzeń.
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Kosowo wita nas burzami i pochmurną pogodą. Mimo wszystko słynne serbskie Monastery Pećka Patriarsza i Gracanica, robią na nas ogromne wrażenie.
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Pierwszego dnia w Macedonii, uczestniczymy w pięknej Liturgii w Monasterze świętego Dymitra Sołuńskiego, niedaleko od stolicy kraju Skopje. Służący w tym Monasterze o. Atanazy poświęcił nam wiele czasu, goszcząc wszystkich, a przede wszystkim zapoznając nas z historią ziemi Macedońskiej. Naszą przewodniczką była pani Mirella, etnolog i antropolog ziemi macedońskiej.
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W Macedoni odwiedzamy kilka Monasterów, zwiedzamy imponujące centrum Skopje, a docelowo jedziemy do świętych Klemensa i Nauma Ochrydzkich. Obydwaj Święci byli uczniami św. Cyryla i Metodego. Po śmierci swoich nauczycieli, kontynuowali ich misję i pracę nad rozwojem słowiańskiego języka początkowo w Presławiu, a potem w Ochrydzie. Obydwaj Święci w swoich czasach byli ogromnymi autorytetami. Zostawili po sobie zarówno wielu uczniów, a także ogromny dorobek piśmienniczy, duchowy i kulturowy.
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Jezioro ochrydzkie zaskoczyło nas swoimi niemal rajskimi kolorami.
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Dnia 30 czerwca trafiliśmy całą naszą grupą do cerkwi w mieście Bitola, gdzie odbywały się uroczystości pod przewodnictwem patriarchy Serbskiego Porfiriusza. W czasie Boskiej Liturgii został dokonany akt kanonizacji nowej świętej ziem serbskich i macedońskich, prepodobno-męczennicy Stefanidy.
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Ostatniego dnia, po drodze na lotnisko, zajechaliśmy pokłonić się dla świętego Dymitra Sołuńskiego. W tym mieście, oddał życie Bogu, również nasz święty - prepodobno-męczennik Antoni Supraski.
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Po 8 dniach pełnych wrażeń i spotkania z duchowym klimatem; ze Świętymi i z historią ziem Bałkańskich, pielgrzymi szczęśliwie powrócili do swoich domów.
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cerentari · 3 months
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Metamorfosi di Nataša Sardžoska
Nataša Sardžoska (Skopje, 1979) è una delle principali voci macedoni della poesia contemporanea.  Un giorno sarò liberadai miei compiti. Germoglierò come un cactus nel deserto,oppure sboccerò attraversoi boccioli dei fiori selvatici. Anche se non ho radici,sono legata come un ricordo. Se mi chiedono chi sono,dirò loro che ho dimenticato tutto.Non ho memoria, e neppure un paese.Non ho tempo né…
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scontomio · 5 months
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crazy-so-na-sega · 2 years
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più che un rischio una certezza....
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già me lo vedo... faremo la fine di quel Filippide che per annunciare la vittoria sui macedoni corse ad Atene, gridò "Nenikékamen!" (abbiamo vinto!) e cadde stramazzando per terra......;-)
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lamilanomagazine · 6 months
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Bolzano. Banditi macedoni fuggono all’alt: speronano la “ Volante” e feriscono 4 agenti. Arrestati dalla Polizia ed Espulsi dal Questore
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Bolzano. Banditi macedoni fuggono all’alt: speronano la “ Volante” e feriscono 4 agenti. Arrestati dalla Polizia ed Espulsi dal Questore. Alle ore 2,30 circa della scorsa notte, durante il normale servizio di pattugliamento e di controllo del territorio, un equipaggio della Squadra “Volanti” della Polizia di Stato notava giungere ad alta velocità un veicolo in contromano che da via Piave si immetteva su via Portici. In considerazione della situazione i Poliziotti decidevano di bloccare l’autovettura per sottoporla ad un controllo di Polizia; gli occupanti del veicolo, tuttavia, invece di aderire all’invito degli Agenti di fermarsi acceleravano ulteriormente, fuggendo a folle velocità per le vie del Centro cittadino per poi riuscire a raggiungere la Statale 12 in direzione nord. Gli Agenti, messi subito all’inseguimento coadiuvati anche da un’altra pattuglia delle “Volanti”, fatta confluire sul posto dalla Centrale Operativa della Questura, dopo essere riusciti ad affiancare i fuggitivi venivano speronati ripetutamente ad alta velocità, senza tuttavia demordere nella loro azione. Anche l’altro equipaggio, nel frattempo intervenuto in ausilio dei colleghi, durante la manovra di accerchiamento e di interposizione, effettuata sempre ad altissima velocità e finalizzata a bloccare la corsa della BMW in fuga, veniva a sua volta speronato nel tentativo dei criminali di liberarsi degli inseguitori. Nonostante ciò i Poliziotti non demordevano e, all’altezza di Ponte Gardena, al Km 451 della Statale, riuscivano a bloccare il veicolo e ad immobilizzare gli occupanti. I due fuggitivi – tali N. M e E. I., entrambi cittadini macedoni, entrambi 26enni ed entrambi con a proprio carico precedenti di Polizia per spaccio di stupefacenti – venivano quindi trasferiti presso gli Uffici della Questura, mentre tutte le vetture coinvolte nell’inseguimento dovevano venire recuperate dal carro attrezzi. Sia i 4 Agenti che i due soggetti fermati dovevano ricorrere alle cure sanitarie e, quindi, medicati al Pronto Soccorso per le ferite conseguenti all’inseguimento ed agli speronamenti. I quattro membri degli equipaggi delle “Volanti”, nello specifico, venivano giudicati guaribili con prognosi variabili tra i 5 ed i 10 giorni. Al termine degli Atti di Polizia Giudiziaria, i due fermati venivano dichiarati in arresto e messi a disposizione della Procura della Repubblica di Bolzano. Il Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori, in considerazione di della gravità dei fatti e dei numerosi precedenti a loro carico, parallelamente all’evolversi dell’iter giudiziario ha emesso nei confronti di costoro un Decreto di espulsione dal Territorio Nazionale. “Ancora una volta Agenti di Polizia hanno dovuto subire una violenta reazione, subendo ferite e lesioni con conseguente messa in pericolo della propria incolumità da parte di pregiudicati intenzionati a sottrarsi ad un controllo di Polizia - ha messo in evidenza il Questore Sartori -. Non è ammissibile che chi rappresenta lo Stato, nel fare rispettare la legge, debba subire sistematicamente insulti e violenze. Per questo motivo è stato deciso di procedere all’arresto ed all’allontanamento dal nostro Paese di chi ha dato una gravissima dimostrazione, con violenza e disprezzo, di non rispettarne leggi ed Istituzioni”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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archivio-disattivato · 9 months
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I CAMPI ROM DI PISA E LA NASCITA DELLA “BIGATTIERA”
Dal documento L'esclusione scolastica tra il diritto d'istruzione e il diritto di sicurezza. Il caso dei minori rom del campo "La Bigattiera" di Pisa. (pagine 68-73)
IL CAMPO ROM DELLA “BIGATTIERA”
2.2. UNO SGUARDO D’INSIEME: IL PASSATO E IL PRESENTE DELLA “BIGATTIERA”
2.2.1. I CAMPI ROM DI PISA E LA NASCITA DELLA “BIGATTIERA”
Grazie a una piccola cronistoria effettuata dalla Fondazione Michelucci nel rapporto “Case Casette Baracche e Roulotte”124, è possibile ricostruire la parte “storiografica” della situazione abitativa dei rom a Pisa.
I primi campi sosta a Pisa sorsero a metà degli anni Ottanta. In quel periodo su tutto il territorio comunale, vivevano due tipi di comunità diverse: una sinta e una di rom macedoni, serbi, bosniaci e croati.
La comunità di romanì provenienti dall’Est Europa diede vita al primo insediamento sul territorio di Pisa, più precisamente nella località di “I mortellini”, in via Aurelia. Lo spazio utilizzato per il campo era molto vasto ma mancante di corrente elettrica, acqua e servizi. Nel 1988, grazie alla legge emanata lo stesso anno a tutela delle comunità [romanì], il Comune diede l’avvio al trasporto scolastico per i minori del campo, attraverso una convenzione con la Pubblica Assistenza. I disagi interni alla vita del villaggio però non si estinsero, perché a causa del carattere abusivo del campo, gli abitanti erano sottoposti a continui controlli da parte delle forze dell’ordine. Tutto questo portò pian piano allo spostamento di piccoli gruppi rom, verso case abbandonate su terreni comunali o demaniali in aree più periferiche, per rendersi meno visibili. Nel 1989 furono presentati due progetti per la costruzione di altri due campi sosta, uno a sud di Ospedaletto per i sinti italiani e uno a La Vettola per i nomadi dell’Europa orientale.
Un anno più tardi vennero ordinati degli sgomberi a tutti gli insediamenti rom abusivi presenti nel territorio pisano, con eccezione per quello sito a I Mortellini. Sette mesi dopo la Regione Toscana offre un contributo al comune di Pisa per la costruzione di almeno uno dei campi.
124 Cfr. Fondazione Michelucci, rapporto, Case, casette, baracche e roulotte. Le politiche per l’abitare dei gruppi Rom e Sinti in Toscana oltre i campi nomadi, Toscana, gennaio 2006.
Nel frattempo, i cittadini della zona di La Vettola, cominciarono a protestare contro l’apertura del campo e causando la scelta da parte dell’amministrazione comunale, di spostare la costruzione del villaggio in zona Paduletto e a rinunciare all’istituzione di quello a Ospedaletto.
Tra il settembre e novembre del ’91 il campo sito a I Mortellini fu sgomberato in seguito a dopo diverse segnalazioni effettuate dall’USL, sulla precarietà delle condizioni igieniche presenti nell’area. In compenso viene approvata dalla Giunta Municipale la realizzazione del villaggio rom a Tombolo (zona Pauletto), in una zona non visibile dalla via Aurelia. La costruzione di questo campo però ha sollevato diverse critiche da parte dei cittadini gagè che sfociarono in alcuni atti vandalici (scritte provocatorie e svastiche) nell’area in costruzione.
Dei piccoli insediamenti, sorti dagli sgomberi effettuati durante quel periodo, si formarono in diverse zone sparse nel territorio: sotto un tratto autostradale sopraelevato in località “Biscottino”, alle porte di Stagno, all’estrema periferia di Livorno, in prossimità di raccordi autostradali e in altre aree periferiche e distanti dalla città e i suoi servizi.
Sempre durante l’anno 1991 e nell’anno 1992, la Regione toscana ha stanziato diversi contributi al comune di Pisa per la realizzazione o il completamento dei campi rom, tra cui quelli di sola sosta destinati ai giostrai e quello di Coltano.
Tra l’inizio e la metà degli anni Novanta, il numero dei rom a Pisa subì un forte aumento. Ciò accadde soprattutto a causa dello scoppio della guerra nell’Ex Jugoslavia e delle persecuzioni perpetuate nei confronti dei rom su tutto il territorio Balcanico, che condizionarono l’immigrazione di circa 189 sfollati a Pisa.125
I maggiori Paesi di provenienza erano: Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia. Nel ’94, il dirigente del servizio Anagrafe annunciò di non voler concedere la residenza ai profughi arrivati, in quanto dichiarati tali dalla Questura e non in carico, per legge, al Comune.
Intanto, nell’aprile dell’anno successivo, la Regione Toscana approva la Legge Regionale n. 73, con cui viene proposta l’istituzione di un’accoglienza per i rom, che ipotizza anche vere e proprie soluzioni residenziali, attraverso interventi di recupero abitativo e di ristrutturazione di edifici pubblici e privati.126
125 Il numero dichiarato, è frutto dei censimenti fatti durante quegli anni, ma è incerto in quanto, si sono riscontrate diverse difficoltà nell’effettuare le stime.
Allo stesso tempo, viene ufficialmente aperto l’unico campo autorizzato del periodo, ancora oggi identificato come il “campo di Coltano” e finanziato con i fondi della Legge dell’88, ormai superata.127
La legge in questione raccomandava ai Comuni di realizzare dei campi rom in aree non isolate, e che non fossero situate a diretto contatto con arterie di grande traffico, ma si può osservare come il campo non risponda a questa caratteristica perché si trova presso un crocevia di strade di grande comunicazione, molto lontano dal centro urbano e dai servizi.128
Nel frattempo cominciarono anche le attività di sgomberi di tutti gli altri insediamenti dichiarati abusivi, attuate attraverso l’emissione da parte del Comune, di diverse ordinanze per la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico del territorio.
Negli anni compresi tra il ’95 e il ’98 furono effettuati interventi e controlli in tutti i villaggi o nelle aree in cui venivano segnalati postazioni di camper o roulotte: nel campo abusivo di Tombolo, nell’area ex Genovali (presenza di nomadi non autorizzata), a Ospedaletto (presenza di nomadi in area non autorizzata), in Via Maggiore (insediamento non autorizzato), in Via Emilia (segnalazione roulotte), in Via Meucci (segnalazione roulotte e camper), a La Tabaccaia (segnalazione roulotte), a Paduletto (campo abusivo) e a Pian degli Ontani (campo abusivo).129
Data la situazione molto precaria dei rom e sinti già presenti sul territorio pisano in quel periodo, il Comune ha preso la decisione di procedere anche con la politica del “numero chiuso” con cui si stabilisce un tetto massimo di presenze rom considerate “tollerabili” per il territorio.
Gli sgomberi dei vari campi costrinsero coloro che li subirono a trasferirsi negli altri campi siti nel territorio, andando a causare situazioni di sovraffollamento.
Uno degli sgomberi più incisivi fu stato quello di Pian degli Ontani, i cui abitanti (circa un centinaio) andarono a rifugiarsi da parenti e amici stabilizzatisi nel campo di Coltano. Il degrado del sovraffollamento in questo campo, determinò una successiva presa di decisione da parte del Comune nel 1999, che decise di ordinare lo sgombero anche in questo luogo. Ne seguono manifestazioni e opposizioni da parte dei rom che vi abitano e che, grazie alle loro proteste, riuscirono a far sospendere l’ordinanza.
126 Manca C., Il paese dei campi. La presenza rom a Pisa e il progetto “Città sottili”, tesi di laurea, Facoltà di Scienze per la Pace, Pisa, 2012-2013, p. 57.
127 Ibidem. 128 Ivi, p. 58. 129 Fondazione Michelucci, rapporto, Case, casette, baracche e roulotte. Le politiche per l’abitare dei gruppi Rom e Sinti in Toscana oltre i campi nomadi, Toscana, gennaio 2006, p. 16.
Nell’anno 2000, la Regione Toscana ha approvato la Legge regionale n. 2 “Interventi popoli rom e sinti” che si propone di trovare soluzioni abitative stabili. Gli interventi da attuare per riformare la situazione alloggiativa dei rom sono:
«a) aree attrezzate per la residenza con i requisiti indicati agli artt. 3 e 4; b) interventi di recupero abitativo di edifici pubblici e privati previsti dall'art. 5; c) l'utilizzo degli alloggi sociali come previsti dalla Legge 6 marzo 1998, n. 40 "Disciplina dell'Immigrazione e norme sulla condizione dello straniero";
d) il sostegno per la messa a norma e/o la manutenzione straordinaria di strutture abitative autonomamente reperite o realizzate da rom e sinti;
e) la realizzazione di spazi di servizio ad attività lavorative di carattere artigianale.».130
L’art 3. della legge indica alcune condizioni da attuare sui nuovi sistemi abitativi:
«[…] b) collocazione delle aree attrezzate, preferibilmente su terreni di proprietà comunale o di altri enti pubblici, al fine di contenere i costi e accelerare la realizzazione delle opere;
c) la localizzazione deve garantire l'inserimento in contesti di vita attiva dotati degli elementi essenziali per rendere l'esistenza quotidiana degli abitanti organizzata e interrelata con il tessuto abitativo e sociale circostante, con l'organizzazione dei servizi socio-sanitari di zona e con la rete degli istituti scolastici.
3. Le aree attrezzate per la residenza, in ragione delle famiglie destinatarie, del loro stile di vita, delle risorse disponibili, del contesto urbano, possono essere composte da strutture abitative integrate in uno spazio comune o da attrezzature fisse di servizio a roulotte, case mobili o strutture prefabbricate.
130
6. Le aree attrezzate per la residenza possono essere ricomprese nei piani di zona per l'edilizia economica popolare di cui alla legge 18 aprile 1962, n. 167 "Disposizioni per favorire l'acquisizione di aree fabbricabili per l'edilizia economica e popolare". […].».131
Per attuare la normativa, nello stesso anno e con il finanziamento della Regione, il Comune diede l’avvio all’ambizioso progetto di “Città Sottili”. Il progetto prese vita definitivamente nel 2002 ed era destinato ai rom censiti “in quanto presenti” nella Provincia di Pisa. Lo scopo principale del progetto consisteva nel superamento delle precarie condizioni d’abitazione nei campi e la ricerca d’inserimento dei rom in soluzioni abitative alternative. Quattro anni dopo l’avvio del progetto, un dossier di “Africa Insieme” rileva che:
«circa un quinto delle persone censite nei campi nomadi nel 2002 è stata alloggiata in casa: si tratta di un risultato non trascurabile, che ha consentito, per esempio, di smantellare il campo nomadi di Via S. Biagio, di sottrarre alla baraccopoli di Coltano quasi la metà dei suoi abitanti, e di ridurre del 20% le presenze nell’insediamento di Calambrone. Certo, sono passati quattro anni ed era forse lecito aspettarsi qualcosa di più: eppure, chi conosce le enormi difficoltà di accesso al mercato abitativo per i Rom sa che si tratta di risultati non scontati. Oggi, più di 40 famiglie dei campi hanno trovato una casa, pagano un affitto e possono legittimamente sperare di inserirsi nel mercato del lavoro».132
In effetti, il progetto “Città sottili” ha colto nelle sue fasi iniziali, il carattere innovativo della Legge regionale che ha sottolineato alcune caratteristiche importanti che le aree attrezzate devono possedere. Una delle innovazioni più importanti che vennero attuate, fu quella di decidere di porre gli alloggi rom in prossimità dei centri abitati, al fine di rendere l’esistenza quotidiana delle comunità romanì con il tessuto abitativo e sociale circostante, correlata con l’organizzazione dei servizi socio-sanitari di zona e con la rete degli istituti scolastici.
131 Ivi, art. 3. punto 2. 132 Associazione Africa Insieme, Vite di scarto. Marginalità sociale e marginalità abitativa dei migranti a Pisa, Bozza, 4 giugno 2006, p. 25.
Quando il progetto è cominciato, il campo della Bigattiera ancora non esisteva. La sua nascita avvenne nel dicembre del 2004 a causa degli spostamenti delle famiglie sgomberate dagli insediamenti di Calambrone e San Biagio. In tali località abitavano diverse persone che avevano ottenuto la casa dal Comune intorno al 2000. Nelle abitazioni composte da ex colonie italiane, si contavano circa una cinquantina di persone e 15 famiglie. Questa gente è poi stata spostata al campo, dove il numero è progressivamente aumentato133.
La Bigattiera nacque in quel preciso momento, con lo scopo di divenire una semplice area di transizione. La chiusura di “Città Sottili” ha però condizionato la sua principale caratteristica transitoria, rendendola una soluzione definitiva.
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colorfulprincewombat · 10 months
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CLEOFI, CAPO GUERRIERO.
Nel 326 a.C. Alessandro Magno partì alla conquista della valle dell'Indo (oggi tra Pakistan e India) dove si stabilirono gli Asvaka, un popolo fieramente indipendente. Quando gli Asvaka videro che i macedoni avanzavano minacciosamente, radunarono un grande esercito per contenerli, ma dovettero soccombere alla spinta falangista. Le truppe sopravvissute fuggirono rapidamente per rifugiarsi nella città di Massaga, il cui sovrano era un giovane re di nome Asaac. Quando i Greci iniziarono ad assediarlo, questo monarca fu ucciso e gli successe Cleofis, che secondo la storia era sua madre. Cleophis immediatamente dopo aver preso il comando organizzò e ordinò la difesa della città. Alla testa dei suoi difensori, dove oltre ai soldati c'erano anche centinaia di donne da lei reclutate, resistette per diversi giorni contro Alessandro. Ma vedendo che giorno dopo giorno la fortezza crollava a causa del gran numero di morti e feriti e della mancanza di rifornimenti, Cleofis fu costretta a deporre le armi e parlamentare con il re macedone che le permise di mantenere il suo status di regina e ritirarsi. con i sopravvissuti da lei scelti. La storia racconta che Alessandro successivamente distrusse Massaga.
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nonsaremodellestar · 1 year
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DIECI CENTO MILLE MACEDONIE
EVVIVA TRAJKOVSKJI
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