#locandine
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pristina-nomine · 11 days ago
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L’amica geniale posters through the seasons 💛
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akalpiace · 1 year ago
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1, 2, 3.
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marcos123socram · 2 years ago
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Mare fuori 🌊 Sono tanti ma tutti importanti! E fuori insieme! @marefuoriofficialserie @mare.fuori.fan @marefuori_serietv @marefuorinews @realraiz @carolcrasher @domenicocuomo_ @carminerecanoofficial @valeromani @nicolas_maupas @giacomogiorgioreal @massimo_caiazzo_official @matteopaolilloofficial @artemwog @serenaltair @vincenzo_ferrera_ @raiplay_official 🌊 🌊 🌊 #marefuori #marefuori3 #marefuoriedit #marefuori2 #marefuori🎬 #marefuori2🎬❤️💙🌊🌊 #rai #raiplay #raifiction #marcofiorenzaart #illustration #locandine #locandinefilm #fiorenzaemaipiusenza #marcomix #lartedimarcofiorenza #marefuoriart #art #artistsoninstagram #artgallery #marefuoristagione #marefuorifiction #marefuoriconfessioni (presso Napoli) https://www.instagram.com/p/Coe9u59IGrt/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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giuseppenaso · 2 years ago
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I #matrimoni sono sempre momenti magici e se a sposarsi sono cari #amici di vecchia data l'emozione è ancora maggiore. Antonio e Francesca hanno pensato a tutto, organizzando il loro #giornospeciale alla perfezione, affinché fosse memorabile per loro ed i loro invitati. A me hanno chiesto una mano per la parte #grafica ed ho realizzato per loro #librettinuziali #segnatavoli #tableaumarriage #portascintille e #promemoria per vincere l'emozione del momento, tutto #coordinato secondo loro precise indicazioni. Loro sono rimasti contenti e per me è stato davvero un piacere contribuire alla loro gioia con il mio piccolo apporto. Missione compiuta quindi e ancora auguri agli sposi! 💞 Ti è piaciuto quello che hai visto? Allora lascia un ♥️ e segui i miei #profili #social per rimanere sempre informato sulle ultime novità! Non esitare a contattarmi per la tua #progettazionegrafica realizzo #bigliettidavisita #locandine #brochure #cartaintestata #menú ma anche #illustrazioni #tradizionali o #digitali ed ancora, per #compleanni #party e #cerimonie #inviti #segnaposti #segnagusti #fondali e tutto quello che hai visto in questo post! Trovi tutti i contatti nel link in bio, che aspetti? #seguilamatita✏️ https://www.instagram.com/p/CnezfkNNihr/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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grefe93 · 1 year ago
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"Mi raccomando non farlo uguale al mio"
"Si, tranquillo cambio alcune cose" 😏
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lordfederico · 1 year ago
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Miss Zevo-Fournier fu tra le poche donne il cui nome apparve centrale sulla locandina di uno spettacolo di magia. Specializzata nella riproduzione illusionistica dei fenomeni occulti, era celebrata come "mnemonista" (ma oggi diremmo "mentalista").
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enzji-graphic · 1 year ago
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designmiss · 12 years ago
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Vintage Penguin-style covers for Tarantino movies https://www.design-miss.com/vintage-penguin-style-covers-for-tarantino-movies/ Il graphic #designer Sharm Murugiah ha realizzato le locandine dei film di Quentin Tarantino come fossero delle copertine di libri Penguin. Da Kill Bill a Django, dalle Iene a Pulp Fiction e a Bastardi senza gloria. Potete guardare tutta la collezione delle sue illustrazioni sul sito. Via creativebloq.com
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ach-thebrother · 3 months ago
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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Illumina Novembre: La Campagna di Sensibilizzazione sul Cancro del Polmone
La decima edizione di "Illumina Novembre" accende i riflettori sulla prevenzione e le nuove prospettive terapeutiche.
La decima edizione di “Illumina Novembre” accende i riflettori sulla prevenzione e le nuove prospettive terapeutiche. La campagna “Illumina Novembre”, promossa da ALCASE Italia, torna per il decimo anno consecutivo, confermandosi un appuntamento fondamentale nella lotta contro il cancro del polmone. L’iniziativa, parte delle attività internazionali del Lung Cancer Awareness Month, mira a…
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frenchcurious · 13 days ago
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Publicité pour les bouillottes Pirelli, 1953, dessin de Raymond Savignac - Source Vecchie pubblicità-locandine ecc.
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pristina-nomine · 2 years ago
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Wuthering Heights (1992)  Sinead O’Connor as Emily Brontë and Ralph Fiennes as Heathcliff
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akalpiace · 4 months ago
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Locandina di Ghostbusters - Minaccia glaciale, 2024.
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marcos123socram · 2 years ago
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Piedone l’africano @budspencerofficial @marco_fiorenza_official #enzocannavale #budspencer #piedone #piedonelafricano #napoli #forzanapoli #carlopedersoli #marcofiorenzaart #abruzzogravity #abruzzofumetti #marcomix #fiorenzaemaipiusenza #lartedimarcofiorenza #napolidavivere #locandine #locandinefilm #locandineadarte #art #artist #artistsoninstagram #arte #artistic #artista #instacinema #tuttialcinema #cinematography #filmitaliani (presso Napoli) https://www.instagram.com/p/CpNbmrAIEj4/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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viendiletto · 10 months ago
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Nel ricordo di Marinella… Una scelta di volontariato
“Mi aggiravo tra la folla, attratta da quella moltitudine vociante, dalle bandiere e dai labari delle nostre città istriane, fiumane e dalmate. Era il 1997, si ricordavano nella piazza principale di Trieste i 50 anni dall’esodo, anche i miei cinquant’anni essendo nata nel 1947. Ma il mio pensiero era fisso su mio padre. Vedi – gli dicevo col cuore gonfio – finalmente parlano di noi. Ma lui era mancato qualche tempo prima senza smettere di sentirsi fuori dal coro, un alieno…” 
Fu così che, durante quell’esperienza pubblica, Fioretta Filippaz, nata a Cuberton, esule a Trieste dal 1956, si rese conto di sapere ben poco della propria storia e del destino di tanta gente che come lei era stata costretta all’esodo dall’Istria.
Decise così di fare la volontaria?
“Quel ’97 fu per me uno spartiacque importante, i miei genitori non c’erano più ma le domande che avrei voluto rivolgere a loro, erano veramente tante. Allora presi informazioni e mi ritrovai all’IRCI che allora aveva sede in P.zza Ponterosso, nell’ufficio di Arturo Vigini, con lui c’era anche la figlia Chiara. Mi presentai e dissi che avrei voluto rendermi utile, partecipare dopo tanto silenzio. Non cercavo un lavoro di concetto, mi bastava anche semplicemente imbustare e affrancare gli inviti per le numerose iniziative dell’ente o per spedire la rivista Tempi&Cultura. Così ho cominciato”.
Una “volontaria”, oggi una del gruppo che segue l’attività dell’IRCI in via Torino, accoglie i visitatori delle mostre che si succedono numerose durante l’anno a cura di Piero Delbello e con il supporto del presidente Franco Degrassi, raccontando un esodo per immagini, attraverso i suoi personaggi, a volte famosi, a volte sconosciuti…
“Viene sempre tanta gente, chiede informazioni, racconta la propria storia, queste sale diventano un contenitore di tante vicende mai emerse, di tante storie familiari mai portate alla luce. Molti arrivano con fotografie, locandine, documenti per il museo. Per noi volontari è una responsabilità, ma anche un profondo desiderio di condivisione. Vede, questo documento alle mie spalle nell’ambito della mostra ‘Come ravamo’ è quello della mia famiglia, è lo storico dell’anagrafe dal quale hanno cancellato Marinella…”.
Chi è Marinella? È una delle storie emblematiche dell’esodo, quella di una bambina che non ce l’ha fatta, in quell’inverno polare del ’56. Aveva appena un anno e una polmonite se la portò via, “morta di freddo” sentenziarono i medici dell’ospedale che non furono in grado di salvarla.
“Ero già grandicella e Marinella me la portavo in braccio, le davo il biberon, la cambiavo, me ne occupavo per alleviare il lavoro di mia madre che doveva pensare a tutta la famiglia, al marito e ai cinque figli. I suoi occhi erano per me, con i sorrisi e i primi borbottii, una gioia infinita: non sono mai riuscita a dimenticarla, a farmene una ragione”.
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Per quanti anni siete vissuti in quella baracca?
“I miei genitori dodici anni, finché io e mio fratello non siamo riusciti a terminare le scuole nel collegio dove eravamo stati trasferiti per poter avere un’istruzione e migliori condizioni di vita”.
Vita?
“Quando la famiglia vive separata tutto è molto duro. Mio padre a Cuberton era un bravo contadino, da esule poté fare il manovale, la qualifica di profugo non era servita a nulla. Aveva sperato di entrare in fabbrica, ma nessuno ci aiutò. Ricordo che spesso diceva con convinzione, non sembrava neanche un lamento ma una semplice constatazione: ‘noi ne vol, proprio noi ne vol’ e così continuò per anni sentendosi fuori luogo, forse sconfitto. Quando ebbi diciannove anni, ci diedero una casa comunale, una sessantina di metri per la nostra famiglia numerosa, ma era comunque un miglioramento. Andai a lavorare alla Modiano”.
In che veste?
“Alle macchine per la stampa, ci ho lavorato fino alla pensione. All’inizio vista con sospetto, la nostra presenza di esuli a Trieste veniva ancora considerata un peso, ma noi istriani siamo lavoratori, disciplinati, vivaci, con il tempo mi sono conquistata le simpatie delle persone che hanno saputo apprezzare il mio impegno”.
E la famiglia?
“Mi sono sposata a 25 anni, per qualcuno era quasi tardi, per me anche troppo presto, vista la tragedia che avevamo vissuto in famiglia, non mi sentivo pronta”.
Non era solo per Marinella?
“Soprattutto per lei il cui sguardo non ho mai smesso di cercare, ma anche per tutto ciò che avevo visto al campo di Padriciano: la gente si lasciava morire, di disperazione, per mancanza di qualsiasi prospettiva, in quelle baracche dove non si poteva accendere un fuoco per scaldarsi. La mia casa era rimasta a Cuberton. Ci sono tornata per andare al cimitero. L’ho vista da lontano, diroccata, non ho avuto il coraggio di avvicinarmi”.
Nessuna assistenza psicologica in tutti questi anni?
“Nessuna. E ce ne sarebbe stato bisogno”.
Che cosa ha rappresentato il Giorno del ricordo?
“La possibilità di parlare, andando nelle scuole, fornendo testimonianza sui giornali, le televisioni. Gli italiani hanno iniziato a conoscere squarci della nostra vicenda. Ogni anno mi invitano a Cremona, in Umbria, nel Veneto, con le docenti è scattata un’amicizia importante. Dopo che Simone Cristicchi ha raccontato di Marinella nel suo spettacolo Magazzino 18, l’interesse è diventato maggiore, mi chiedono di raccontare. Lo faccio per i miei genitori, per restituire dignità a tanta gente, per rivivere il ricordo di Marinella, doloroso, ma necessario. I ragazzi delle scuole mi hanno omaggiato dei loro lavori di gruppo che custodisco gelosamente. È incredibile con quanta pietas abbiano saputo raccontare le nostre vicende, anche quelle più difficili. Mi fanno tante domande”.
E Padriciano?
“Ho accolto le scolaresche per tanti anni insieme a Romano Manzutto, finché l’associazionismo ha deciso di formare dei giovani perché raccontassero la nostra storia”.
In maniera più asettica?
“Certo hanno avuto modo di studiare, approfondire, possono rispondere a tante domande, non certo a quelle sull’esperienza diretta che rimane di chi l’ha vissuta veramente, ormai non siamo tantissimi, il tempo decide per noi”.
Dal campo di Padriciano molti partirono per gli altri continenti…
“Avevamo considerato anche questa ipotesi, ma cinque figli piccoli a carico erano una condizione che non favoriva il giudizio dell’emigrazione. Mio padre era una persona di grande cuore, certo avrebbe fatto fortuna, ma era convinto che nessuno avesse compreso che non eravamo venuti via se non perché fosse impossibile rimanere. Questa sensazione non lo abbandonava mai e forse gli toglieva la forza di tentare altre strade. Non ne abbiamo mai parlato successivamente. Ma mi accorsi del suo dolore quando giunti al cimitero di Cuberton, al momento di decidere di andare a mangiare qualcosa insieme, mi pregò di riportarlo velocemente oltre confine. La paura non li aveva ancora abbandonati e non l’avrebbe mai fatto fino alla fine”.
Di cosa avevano paura?
“Di restare e di tornare. In Istria tutto era cambiato e quindi non ritrovavano più la loro dimensione, c’era stata la dittatura che aveva spaventato tutti. In Italia avevano dovuto imparare a vivere il quotidiano, in Istria pagavano le tasse e basta, non erano abituati ad andare per uffici, fare domande, ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Quando Marinella morì nessuno venne a manifestare la propria solidarietà, non fecero che cancellare il suo nome dal nostro stato di famiglia”.
Quale spiegazione riesce a darsi oggi?
“Lo dico spesso e l’ho anche scritto: fummo accolti con fastidio e indifferenza, eravamo un corpo estraneo che tentava di inserirsi in un tessuto sociale che non voleva intrusioni”. Dire che la storia si ripete è anche troppo ovvio.
Intervista di Rosanna Turcinovich Giuricin a Fioretta Filippaz per La Voce del Popolo, 5 gennaio 2020
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fashionbooksmilano · 10 months ago
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Bemberg e l'arte di Gruau
Progetto e realizzazione Milano Comunicazione
Testi di Benedetta Barzini
Bemberg, Milano 1995, 126 pagine, 24x30cm, cofanetto in cartoncino nero, Testo bilingue italiano/inglese
euro 180,00
email if you want to buy [email protected]
Edizione originale di questa rassegna celebrativa per i 75 anni della ditta Bemberg. Ricostruzione storica diacronica dei filati più celebri - Cupro e Ortalion - via la produzione grafica ideata da Gruau per la Bemberg
A partire dal 1955 inizia la collaborazione dell’azienda con il famoso grafico René Gruau, pseudonimo di Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate (Rimini, 1909 – Roma, 2004), che crea delle locandine  per i prodotti Bemberg nei loro prioritari settori di impiego.
Bemberg era ormai diventato un affermato brand in ambito tessile, il sodalizio con René Gruau, ne consacrò il mito. Dalla sua matita nacquero una serie di raffinati manifesti pubblicitari che rendevano unici e riconoscibili i manufatti Bemberg grazie anche alla sua inconfondibile firma formata da un G con in cima una stella. Gruau è stato un maestro di eleganza e di stile, un grande protagonista nella storia della pubblicità e della moda. 09/02/24
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