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Illumina Novembre: La Campagna di Sensibilizzazione sul Cancro del Polmone
La decima edizione di "Illumina Novembre" accende i riflettori sulla prevenzione e le nuove prospettive terapeutiche.
La decima edizione di “Illumina Novembre” accende i riflettori sulla prevenzione e le nuove prospettive terapeutiche. La campagna “Illumina Novembre”, promossa da ALCASE Italia, torna per il decimo anno consecutivo, confermandosi un appuntamento fondamentale nella lotta contro il cancro del polmone. L’iniziativa, parte delle attività internazionali del Lung Cancer Awareness Month, mira a…
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SCOPERTO COME CONVERTIRE LE CELLULE TUMORALI
I ricercatori dell'Università di Hokkaido, in Giappone, hanno scoperto un meccanismo per trasformare con successo le cellule tumorali in cellule staminali in sei diversi tipi di cancro umano.
Il composto Double Network Idrogel (fluido a doppia rete) sviluppato dal Cancer Center institute può riprogrammare le cellule tumorali differenziate del cancro al cervello, cancro uterino, cancro ai polmoni, cancro al colon, cancro alla vescica e sarcoma. I ricercatori hanno anche scoperto che le cellule di cancro al cervello producono recettori chiamati recettori del fattore di crescita, derivati dalle piastrine: aggiungendo un inibitore molecolare di questi recettori, sono stati in grado di colpire e sradicare le cellule staminali del cancro.
Il professor Shinya Tanaka dell'Università di Hokkaido ha spiegato che: “Le cellule staminali tumorali sono un obiettivo importante per i farmaci antitumorali, ma sono difficili da identificare perché sono presenti in numero molto ridotto nei tessuti tumorali. Aver compreso i meccanismi molecolari delle cellule staminali tumorali è fondamentale per lo sviluppo di migliori trattamenti contro il cancro”. Questo fenomeno di riprogrammazione indotta avviene in un lasso di 24 ore e “Poiché le cellule crescono molto rapidamente con questo sistema, potremmo decidere rapidamente come trattare il paziente utilizzando farmaci a bersaglio molecolare efficaci contro il tipo specifico di cancro”. Comprendere come si sviluppano le cellule tumorali può permettere di sviluppare terapie personalizzate per ogni paziente e per ogni singolo tumore.
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Fonte: Hokkaido University - 30 marzo 2021
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Il cancro inganna le difese del nostro sistema immunitario
Lo studio. Così il cancro corrompe il nostro sistema immunitario. La ricerca dell'ospedale Bambino Gesù di Roma e Università di Genova dimostra come il tumore eluda la reazione del nostro organismo nascondendosi alle cellule di difesa. Nuove armi contro il male. La colpa della corruzione? E’ tutta da ascrivere al Pd. Meglio, al Pd-1. Intendiamoci: nessuna implicazione politica; qui per corruzione si indica quella a scapito delle cellule sane del nostro organismo. E il Pd-1 non è una sigla partitica ma il nome della proteina che, quando “corrotta”, diventa un potente freno inibitore delle difese del nostro organismo che dovrebbero difenderci dal cancro, insomma un alleato delle cellule maligne. In condizioni normali, il Pd-1 controlla il nostro sistema immunitario: la sua funzione è infatti quella di impedire reazioni di difesa eccessive che possono danneggiare l’organismo e i tessuti, causando a volte malattie autoimmuni o anche violente reazioni infiammatorie: è quanto accaduto, per esempio, in tanti pazienti che hanno lottato con il Covid-19 e che si sono aggravati fino a ricorrere alla terapia intensiva perché la reazione dell’organismo all’aggressione del virus è stata eccessiva e quindi dannosa. Ora, il meccanismo che scatena questo falso comando, questo ordine ingannevole del tumore che frena le nostre difese e disarma le cellule che dovrebbero combatterlo, le “natural killer” (Nk), è stato scoperto. Merito dei ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e di quelli del dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova.
L'ospedale Bambino Gesù - Archivio Ansa Lo studio, sostenuto dalla Fondazione Airc, ha richiesto oltre due anni ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Journal of Allergy and Clinical Immunology”: svela la combinazione finora sconosciuta di citochine e cortisolo che, innescando la proteina Pd-1, frenano l’esercito a difesa dell’organismo, cioè le cellule “soldato”, i linfociti T e le “natural killer”. «Il risultato è che le Nk, fondamentali per le nostre difese, non riescono ad attaccare e a distruggere il tumore», dichiara Lorenzo Moretta, direttore dell’Area Immunologica del Bambino Gesù. «Scoprire il meccanismo con cui le cellule tumorali impartiscono quest’ordine, eludendo il controllo delle difese immunitarie – aggiunge Maria Cristina Mingari, dell’Università di Genova e direttore dei Laboratori di immunologia dell’Irccs Policlinico San Martino - può fornire un’arma in più per combattere e curare il cancro». Dunque è il cancro a impartire l’ordine alle nostre difese di esprimere la proteina Pd-1. Il tutto avviene nel cosiddetto “micro-ambiente tumorale”. «Un ambiente – spiega Linda Quatrini, ricercatrice dell’Area Immunologica del Bambino Gesù e vincitrice di una borsa di studio iCare-2 per il rientro dall’estero, sostenuta da Airc ed UE - creato dal tumore stesso, che “corrompe” le cellule normali alterandone la funzione a proprio vantaggio». Quando tre particolari citochine - denominate IL-15, IL-18 e IL-12 -, si combinano con il cortisolo, un ormone che viene prodotto in abbondanza dalle ghiandole surrenali in situazioni di stress, ma anche nel corso di malattie infiammatorie e di tumori, si forma una “miscela esplosiva”. Che inganna le Nk. «Abbiamo anche identificato il meccanismo molecolare di questo fenomeno – prosegue Quatrini -: il cortisolo interviene a diversi livelli della catena di montaggio della proteina Pd-1, agendo sulla trascrizione del gene e sulla traduzione della proteina». «Identificare il meccanismo patogenetico di una malattia e le varie molecole coinvolte a più livelli – evidenzia Moretta - può fornire nuovi bersagli, finora ignoti, per farmaci già disponibili. Del resto, che Pd-1 sia un bersaglio importante nella terapia di tumori molto aggressivi è testimoniato dai successi ottenuti con anticorpi che la bloccano nel melanoma e nei tumori polmonari. Non va poi dimenticato che farmaci analoghi al cortisolo, i glucocorticoidi, vengono utilizzati spesso nel corso delle terapie oncologiche. I nostri dati rafforzano il concetto che, quando possibile, il loro uso andrebbe limitato dato l’effetto negativo sulla risposta anti-tumorale». Read the full article
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Daiichi Sankyo Cancer Enterprise WCLC19, presenta i dati di DS-1062
Daiichi Sankyo ha presentato i risultati di sicurezza e tollerabilità del farmaco anticorpo-coniugato anti-TROP2 in pazienti con NSCLC a uno stato avanzato
Alla World Conference on Lung Cancer 2019, dopo la presentazione dei dati aggiornati sull’ADC U3-1402, Daiichi Sankyo ha presentato promettenti risultati di tollerabilità e sicurezza per il nuovo DS-1062, un farmaco anticorpo- coniugato anti-TROP2, in sperimentazione in pazienti non selezionati con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), ad uno stato avanzato, non resecabile, che sono refrattari o hanno avuto recidive dopo il trattamento standard o per i quali non è disponibile alcun trattamento standard. Altre analisi dei biomarker hanno inoltre dimostrato una relazione tra il livello di espressione di TROP2 e la risposta del paziente.
Barcellona, 11 settembre 2019 – Daiichi Sankyo ha presentato i risultati clinici aggiornati dello studio di fase I e nuove analisi biomarker per DS-1062, un farmaco anticorpo-coniugato anti-TROP2, in sperimentazione in 52 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), ad uno stato avanzato, non resecabile, pesantemente pre-trattati. I dati sono stati presentati in una mini sessione orale alla Conferenza mondiale IASLC 2019 sul cancro al polmone (# WCLC19) in corso a Barcellona ((Abstract #3854)).
Il TROP2 (trophoblast cell-surface antigen 2, antigene 2 della superficie cellulare dei trofoblasti) è una glicoproteina transmembrana che si esprime a livelli elevati in molti tumori solidi, incluso il carcinoma polmonare non a piccole cellule. I ricercatori hanno riconosciuto il TROP2 come promettente target molecolare per lo sviluppo di terapie in vari tipi di tumori maligni, incluso il NSCLC. La sovraespressione di TROP2 è stata associata all’aumento dell’aggressività del cancro e alla riduzione della sopravvivenza in numerosi tumori. Uno studio ha identificato un’alta espressione di TROP2 nel 64% degli adenocarcinomi non a piccole cellule e nel 75% dei carcinomi squamosi non a piccole cellule. Attualmente non è approvata alcuna terapia mirata anti-TROP2 per il NSCLC né per altri tipi di cancro.
DS-1062 è stato progettato utilizzando la tecnica DXd di Daiichi Sankyo per indirizzare e veicolare la chemioterapia all’interno delle cellule tumorali che esprimono TROP2 come antigene della superficie cellulare. La tecnica DXd offre la flessibilità per adattare il rapporto farmaco-anticorpo (DAR) o il numero di molecole DXd coniugate per anticorpo. Studi preclinici hanno dimostrato che il DS-1062 si lega selettivamente al recettore TROP2 sulla superficie di una cellula tumorale. L’intento è quello di veicolare il DS-1062 all’interno della cellula cancerosa dove gli enzimi lisosomiali scindono il legante a base tetrapeptidica, rilasciando il carico farmacologico DXd.
I risultati di efficacia aggiornati per 46 pazienti valutabili che hanno ricevuto DS-1062 a una delle otto dosi sperimentate (da 0,27 mg/kg a 10,0 mg/kg) hanno mostrato 12 risposte parziali (10 confermate, 2 precoci) osservate in modo dose-dipendente. Cinque delle risposte parziali confermate sono state osservate in sette pazienti (71,4%) trattati con DS-1062 a 8 mg/kg, la dose raccomandata per l’estensione. Gli altri due pazienti che hanno ricevuto la dose di 8 mg/kg hanno manifestato una malattia stabile e sei di questi sette pazienti stanno proseguendo la sperimentazione. I soggetti avevano ricevuto trattamenti precedenti tra cui inibitori del checkpoint immunitario (86,5%), inibitori dell’EGFR e inibitori dell’ALK. Trentacinque pazienti erano nello studio al 20 agosto 2019.
Trentacinque pazienti erano valutabili per l’espressione di TROP2 mediante analisi immunoistochimica (IHC). L’espressione di TROP2 è risultata più elevata nei pazienti che hanno manifestato una risposta parziale. L’analisi genica ha suggerito che l’espressione di SLFN11, precedentemente associata alla risposta agli inibitori della topoimerasi I, è stata più elevata nei pazienti con riduzione del tumore. Inoltre, i dati hanno mostrato una diminuzione del cfDNA nei pazienti che hanno manifestato una risposta parziale e una malattia stabile.
“Sono necessarie nuove opzioni terapeutiche per aiutare i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule ad uno stadio avanzato che continua a progredire se trattato con terapie standard, e questi risultati con DS-1062 in soggetti fortemente pretrattati sono incoraggianti”, ha spiegato, Rebecca S. Heist, MD, MPH, oncologo medico al Massachusetts General Hospital, professore associato di medicina all’Harvard Medical School e sperimentatrice dello studio – Continuiamo a osservare ulteriori risposte parziali a dosi più elevate, e ulteriori studi in più pazienti trattati con la dose di espansione raccomandata aiuteranno a valutare ancora meglio il potenziale anti-TROP2 di DS-1062 nel carcinoma polmonare non a piccole cellule.”
I dati aggiornati al 3 luglio 2019 su 52 pazienti valutabili per la sicurezza, hanno mostrato che DS-1062 era ben tollerato in dosaggi fino a 8 mg/kg, dose massima tollerata e dose raccomandata per l’estensione. Gli eventi avversi più comuni durante il trattamento (di qualsiasi grado, verificatesi nel ≥ 30% dei pazienti) includevano spossatezza (36,5%) e nausea (36,5%). Ventidue pazienti (42,3%) hanno manifestato almeno un evento avverso di grado ≥3 durante il trattamento. Tossicità dose-limitanti si sono verificate in due pazienti al dosaggio di 10 mg/kg (un’infiammazione della mucosa e una stomatite) e in un paziente al dosaggio di 6 mg/kg (rash maculopapulare). Il verificarsi di eventi avversi ha portato all’interruzione del trattamento in due pazienti (3,8%). Eventi avversi gravi sono stati riportati in 14 pazienti (26,9%) indipendentemente dal rapporto di causalità. Un paziente (1,9%) con progressione della malattia trattato con la dose di 6 mg/kg ha sviluppato un evento avverso polmonare di particolare interesse (insufficienza respiratoria, grado V). Ogni evento polmonare sospettato di essere malattia polmonare interstiziale (ILD) o polmonite è considerato evento avverso di particolare interesse ed è valutato da un comitato indipendente. Questo caso è stato stabilito non essere malattia polmonare interstiziale. Quattro potenziali casi di ILD sono stati segnalati dopo il cut-off dei dati e sono in attesa di giudizio: una polmonite di grado II [6 mg/kg], una bronchiolite di grado II [8 mg/kg], una polmonite di grado II [8 mg/kg] e un’insufficienza respiratoria di grado V in un paziente con progressione della malattia [8 mg/kg].
“Questi risultati indicano DS-1062 come potenziale terapia anti-TROP2 nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule, e rimarcano ulteriormente la forza e la flessibilità della nostra piattaforma ADC DXd, che consente a ciascuno dei nostri farmaci anticorpo-coniugati di essere progettato su misura per fornire potenzialmente un equilibrio ottimale tra sicurezza ed efficacia – ha dichiarato il ricercatore Eric Slosberg, Capo del Global Translational Development, Oncology Research and Development di Daiichi Sankyo. – Mentre lo studio prosegue, continueremo con la nostra ricerca traslazionale per aiutare a scoprire i fattori che contribuiscono alla risposta del paziente e ad identificare i pazienti che hanno maggiori probabilità di rispondere al DS-1062.”
Lo studio Lo studio di fase I, in aperto, primo sull’uomo, sta valutando la sicurezza e la tollerabilità di DS-1062 in pazienti con NSCLC ad uno stadio avanzato, non resecabile, che sono refrattari o che hanno avuto recidive a seguito dei trattamenti standard o per i quali non sono disponibili tali trattamenti. La prima parte dello studio (sull’aumento del dosaggio) valuta la sicurezza e la tollerabilità di dosi crescenti di DS-1062, al fine di determinare la dose massima tollerata e la dose raccomandata per l’estensione. La seconda parte dello studio (sull’estensione del dosaggio) valuterà la sicurezza e la tollerabilità di DS-1062 alla dose raccomandata per l’estensione e arruolerà altri 40 pazienti con NSCLC ad uno stadio avanzato. Gli endpoint dello studio includono sicurezza, farmacocinetica, percentuale di risposta obiettiva, durata della risposta, percentuale di controllo della malattia, tempo di risposta, sopravvivenza libera da progressione, sopravvivenza globale, analisi dei biomarker e immunogenicità. Lo studio attualmente sta arruolando pazienti con NSCLC ad uno stadio avanzato, non resecabile, negli Stati Uniti e in Giappone. Per ulteriori informazioni sullo studio, visita ClinicalTrials.gov.
I bisogni insoddisfatti nel carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) Il carcinoma polmonare è il cancro più comune al mondo e la principale causa di morte per cancro; nel 2018 sono stati osservati circa 2,1 milioni di nuovi casi di carcinoma polmonare in tutto il mondo e approssimativamente 1,8 milioni di morti. La maggior parte dei tumori al polmone sono diagnosticati solo allo stadio avanzato o metastatico. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) costituisce circa l’80-85% di tutti i carcinomi al polmone. Nel decennio scorso, l’introduzione di terapie mirate e di inibitori checkpoint, ha migliorato il panorama terapeutico per i pazienti affetti da NSCLC ad uno stadio avanzato o metastatico; tuttavia, per coloro che non sono eleggibili agli attuali trattamenti o per coloro in cui il cancro continua a progredire, sono necessari nuovi approcci terapeutici.
DS-1062 Incluso nel Franchise sperimentale sui Farmaci Anticorpo-Coniugati di Daiichi Sankyo Cancer Enterprise, DS-1062 è un ADC anti-TROP2 in fase di sperimentazione. Gli ADC sono medicinali antineoplastici mirati che veicolano una chemioterapia citotossica (“carico farmacologico”) alle cellule neoplastiche mediante un legante su di un anticorpo monoclonale che si lega a uno specifico bersaglio espresso sulle cellule neoplastiche. Realizzato con l’impiego della tecnica DXd di Daiichi Sankyo, DS-1062 è composto da un anticorpo monoclonale anti-TROP2 umanizzato legato al carico farmacologico di un nuovo inibitore della topoisomerasi I, mediante un legante a base tetrapeptidica. Esso è disegnato per portare in modo mirato la chemioterapia all’interno delle cellule neoplastiche e ridurre così l’esposizione sistemica al carico farmacologico citotossico rispetto ai meccanismi della comune chemioterapia. DS-1062 è uno dei tre ADC di Daiichi Ssnkyo in fase di sviluppo clinico per l’NSCLC, insieme a U3-1402 e [fam-] trastuzumab deruxtecan (DS-8201), quest’ultimo sviluppato a livello globale in partnership con AstraZeneca con cui sarà commercializzato. DS-1062, U3-1402 e DS-8201 sono in fase di sperimentazione e non sono ancora stati approvati per alcuna indicazione in alcun Paese. La sicurezza e l’efficacia non sono state ancora determinate.
Daiichi Sankyo Cancer Enterprise La vision di Daiichi Sankyo Cancer Enterprise consiste nell’applicazione di conoscenze e capacità innovative guidate da un pensiero non convenzionale per sviluppare trattamenti significativi per i pazienti affetti da cancro. L’azienda è impegnata a trasformare la scienza in valore per il paziente, e questo impegno è presente in tutte le sue attività. L’ obiettivo è quello di mettere a disposizione dei pazienti sette nuove molecole nei prossimi otto anni, dal 2018 al 2025, avvalendosi dei risultati dei suoi tre pilastri: il Franchise di Farmaci Anticorpo-Coniugati, quello dedicato alla Leucemia Mieloide Acuta e quello di ricerca focalizzato sullo sviluppo delle nuove molecole. I Centri di ricerca della Daiichi Sankyo Cancer Enterprise includono due laboratori di bio/immuno-oncologia e “small molecules” in Giappone e Plexxikon Inc. a Berkeley (California), e il centro di R&S sulla struttura delle “small molecules”. Tra i composti che si trovano nella fase cruciale di sviluppo figurano: [fam-] trastuzumab deruxtecan, un farmaco anticorpo-coniugato (ADC) per i carcinomi HER2-positivi della mammella, dello stomaco ed altri, il quizartinib, un inibitore orale selettivo di FLT3 per la leucemia mieloide acuta (AML) con mutazioni di FLT3-ITD di nuova diagnosi e recidivante/refrattaria, e il pexidartinib, un inibitore orale di CSF-1R per il tumore tenosinoviale a cellule giganti (TGCT). Per maggiori informazioni, consultare http://www.DSCancerEnterprise.com
Fonte: Daiichi Sankyo Italia
Daiichi Sankyo Daiichi Sankyo è un Gruppo attivamente impegnato nello sviluppo e nella diffusione di terapie farmaologiche innovative con la mission di migliorare gli standard di cura a livello globale e di colmare i diversi bisogni dei pazienti ancora non soddisfatti, grazie ad una ricerca scientifica e una tecnologia di prima classe. Con più di 100 anni di esperienza scientifica e una presenza in più di 20 Paesi, Daiichi Sankyo e i suoi 15.000 dipendenti in tutto il mondo, possono contare su una ricca eredità di innovazione e una valida linea di farmaci promettenti per aiutare le persone. Oltre a mantenere il suo solido portafoglio di farmaci per il trattamento delle malattie cardiovascolari, e con la Vision del Gruppo al 2025 di diventare una “Global Pharma Innovator con vantaggi competitivi in area oncologica”, Daiichi Sankyo è impegnata nella ricerca di nuove terapie oncologiche e in altre aree terapeutiche incentrate su malattie rare e disordini immunitari. Per maggiori informazioni visita il sito http://www.daiichi-sankyo.it
Contatti Daiichi Sankyo Elisa Porchetti Tel.+39 0685255-202 [email protected]
Valeria Carbone Basile Tel: +39 339 1704748 [email protected]
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Ridotta la mortalità per cancro del sangue: novità dal congresso di ematologia USA
(Nicola Simonetti) Da San Diego (Usa) l’American Society of Hematology (ASH) riunita per il “più importante evento scientifico dell’anno in materia”, afferma che, grazie alle nuove terapie, la mortalità per neoplasie del sangue risulta ridotta. Attualmente, la maggior parte di queste patologie presenta una diagnosi infausta ma, negli ultimi decenni, sono stati fatti passi da gigante nell’allungamento della prospettiva di vita e nel miglioramento della qualità di quest’ultima, grazie soprattutto all’introduzione di terapie di prima linea che vedono l’impiego di combinazioni di trattamenti classici (chemio) con l’immunoterapia. E fanno ormai testo i progressi, a livello biologico e terapeutico, in tema di linfomi, CAR-T cell, leucemie acute, leucemia linfatica cronica, mielodisplasie e mieloma multiplo. Se ne fanno portavoce anche gli oncoematologi italiani e stranieri di fama internazionale nel post-ASH di Bologna. Anche per gli oltre 33 mila gli italiani che, ogni anno, sono colpiti da un tumore ematologico, certezze e speranze a portata di mano. Numerosi studi hanno validato l’impiego di anticorpi monoclonali in associazione ai classici farmaci chemioterapici. L’uso della tecnica chiamata CAR-T, ancora su un numero basso di pazienti, ha aperto la strada – dice Pier Luigi Zinzani, professore ematologia, università Bologna che ne è stato uno dei primi utilizzatori presso l’ist. Seràgnoli” dell’università di Bologna - a una promettente strategia di cura che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di queste neoplasie maligne. Le risposte globali e complete sono soddisfacenti. “La CAR-T, acronimo dall’inglese Chimeric Antigen Receptor T-cell, si riferisce ad un procedimento che riguarda il prelievo dal paziente di alcune cellule del sistema immunitario (linfociti T), alla loro modifica genetica in laboratorio per addestrarle a riconoscere le cellule tumorali e poi alla reinfusione delle cellule, così istruite, nello stesso paziente. Queste cellule attivano la risposta immunitaria e distruggono il tumore. Confermata anche l’attività delle CAR-T nei linfomi ad alto grado il cui controllo dura anche dopo due anni di follow-up senza necessità di fare ulteriori trattamenti. Rilevati segni di efficacia nel mieloma multiplo con malattia ricaduta e refrattaria, e studi in corso per l’uso nel linfoma di Hodgkin, linfoma anaplastico e leucemia linfatica cronica. CAR-T in associazione ad altri farmaci che ne potenziano l’attività e talora riducono gli effetti collaterali” (prof. Paolo Corradini, università Milano e presidente Società italiana ematologia). Nei linfomi (diagnosi che include oltre 30 malattie diverse), che sono le più frequenti malattie oncoematologiche si è passati – dice Zinzani - dalla convenzionale chemioterapia a quella combinata con l’introduzione della chemioimmunterapia. “In questo ambito ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale l’anticorpo anti-CD20… Gli anticorpi monoclonali, inoltre, hanno dato buoni risultati anche nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T-linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Il nuovo approccio terapeutico rappresentato dalle CAR-T ha dato una svolta fondamentale nell’ambito dei linfomi diffusi a grandi cellule. Al congresso di San Diego sono stati presentati anche i risultati delle terapie per il linfoma di Hodgkin con un anticorpo “drug conjugate” anti-CD25 e la combinazione a tre farmaci con anticorpi monoclonali. Anche nell’ambito degli altri linfomi le combinazioni tra chemio terapie e immunoterapia con anticorpi monoclonali si sono mostrate efficaci”. La leucemia acuta e la linfoblastica – dice il prof. Fabrizio Pane, università, Napoli Federico II e presidente della Società - costituiscono l’ultimo gruppo di patologie neoplastiche del sangue che hanno iniziato a beneficiare dell’introduzione nella terapia dei farmaci biologici… Le novità presentate all’ASH riguardano, per la leucemia mieloide, farmaci a bersaglio molecolare intracellulare. Per la leucemia linfoide invece la fanno da padrone le immunoterapie. “Sono terapie basate su anticorpi monoclonali recentemente modificati rispetto a quelli già utilizzati in passato in modo da aumentarne l’efficienza. Numerosi studi - continua Pane - sulle tecniche di immunoterapia attiva che utilizza linfociti del paziente che sono modificati nella loro specificità antigenica e in grado di riconoscere antigeni espressi sulle cellule leucemiche (CAR-T). Hanno un’efficacia molto elevata anche in malati plurirefrattari a tutte le altre terapie. L’aspettativa di sopravvivenza con terapia intensiva e anticorpi monoclonali è superiore al 50%”. Il mieloma, malattia tuttora considerata inguaribile, fa registrare, negli ultimi 20 anni, ad aumento della sopravvivenza da poco più di 2 anni a medie vicine ai 7, anche nelle fasce di età avanzate. “Presentati, all’ASH, risultati molto interessanti, in termini di miglioramento della sopravvivenza libera da malattia, della terapia con un anticorpo monoclonale in associazione ai farmaci classici testati in prima linea di terapia in pazienti non candidabili al trapianto. I risultati di numerose nuove combinazioni di farmaci innovativi di 2° e 3° generazione, utilizzati sia in prima linea sia in pazienti ricaduti o refrattari, hanno permesso di carpire preziose informazioni per identificare i profili molecolari associati alla scomparsa del residuo minimo di malattia, da cui dipende poi la prognosi di ciascun paziente. Anche i trattamenti con la tecnica CAR-T sono risultati sorprendentemente efficaci in pazienti pluritrattati e non più controllabili con altri farmaci” (prof. Giovanni Pizzolo, università Verona). Le novità dell’ASH riguardano anche le malattie clonali che si sviluppano nelle cellule staminali ematopoietiche come la policitemia vera (PV), la trombocitemia essenziale (TE), la mielofibrosi (PMF). “Per queste malattie sono stati presentati studi sui nuovi metodi e criteri di diagnosi e prognosi – dice il Prof. Angelo Michele Carella (azienda ospedaliera Universitaria San Martino di Genova) . i trattamenti, in particolare per la mielofibrosi, prevedono l’uso di inibitori per bloccare quelle proteine mutare alla base delle malattie”. Read the full article
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Nel 2001 viene approvato per la prima volta l’imatinib, un farmaco costruito per agire su una precisa alterazione cromosomica che causa la leucemia mieloide cronica: è l’inizio di una nuova era nella ricerca e nella cura del cancro: quella dei farmaci a bersaglio molecolare. http://pic.twitter.com/jl5WItPYcg
— AIRC (@AIRC_it) December 4, 2017
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Cro, svolta nella cura del melanoma grazie a nuovi farmaci
AVIANO. Cambiano le prospettive di cura nel melanoma grazie alla positiva combinazione tra farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici, i primi in grado di neutralizzare specifiche alterazioni nei geni responsabili della crescita tumorale, i secondi per una risposta immunoterapica efficace contro le cellule della neoplasia.
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Illumina Novembre: Una Campagna di Consapevolezza per il Cancro del Polmone. Per il decimo anno consecutivo, ALCASE Italia accende una luce di speranza sulla lotta contro il cancro del polmone.
Con l’inizio di novembre, ALCASE Italia, la prima organizzazione italiana no profit dedicata esclusivamente alla lotta contro il cancro del polmone, lancia per il decimo anno la campagna Illumina Novembre.
Con l’inizio di novembre, ALCASE Italia, la prima organizzazione italiana no profit dedicata esclusivamente alla lotta contro il cancro del polmone, lancia per il decimo anno la campagna Illumina Novembre. Questa iniziativa, che si allinea con le attività di sensibilizzazione internazionale del Lung Cancer Awareness Month (LCAM), ha l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza su una…
#advocacy#ALCASE Italia#ALCASE missione#associazioni italiane#bianco simbolo del cancro del polmone#CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE#cancro del polmone#comunità locale#cura del cancro#diagnosi precoce#enti pubblici.#Fabrizio Priano#farmaci a bersaglio molecolare#farmaci innovativi#Filippo Lococo#fiocchi bianchi#Illumina novembre#Immunoterapia#IRCCS Policlinico Gemelli#Italia#LCAM#luci bianche#lung cancer awareness month#malattie croniche#malattie incurabili#malattie respiratorie#novembre mese della consapevolezza#Prevenzione#prevenzione sanitaria#Sensibilizzazione
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Madrid, Congresso Europeo di Oncologia Esmo, oggi diretta streaming Roma - Madrid
Un vero e proprio 'flash mob', tutti in piedi a braccia conserte, per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull'importanza della ricerca clinica contro i tumori. L'iniziativa si è svolta ieri pomeriggio al congresso europeo di oncologia Esmo a Madrid, che ospita 24000 tra oncologi e ricercatori. Tutti uniti, in appoggio alla Giornata mondiale per la ricerca sul cancro in programma il 24 settembre, per dire che "se ci fermiamo ora, entro il 2030 morirà di cancro una persona ogni due secondi". "La ricerca è fondamentale - recita lo slogan del flash mob - non rimanere a braccia conserte di fronte al cancro". Tra i promotori dell'iniziativa l'italiana Marina Garassino, dell'Istituto Tumori di Milano: "Importante che questo evento si faccia qua - spiega - dove siamo uniti medici e ricercatori, un congresso omnicomprensivo. Purtroppo assistiamo a uno scenario nettamente sbilanciato a favore della ricerca sponsorizzata, mentre lo Stato italiano è latitante. Si dovrebbe attivare per nuovi fondi, certo, ma anche per la creazione di infrastrutture adeguate". Le fa eco il biologo Alberto Bardelli, fresco di premio proprio al congresso Esmo per le sue pionieristiche ricerche sulla biopsia liquida: "Sì, in Italia la situazione è un pò triste. Non c'è spazio per la ricerca indipendente, eppure abbiamo scienziati e medici eccellenti. Congresso europeo di oncologia Esmo a Madrid Sono cinque giorni dedicati alle ultime frontiere della ricerca scientifica e alle terapie innovative. Senza per questo trascurare la qualità della vita e il coinvolgimento del paziente. Ma anche la sostenibilità delle cure, per ribadire una volta di più che il diritto alla salute non può passare per la dimensione del portafoglio. Fino al 12 settembre Madrid sarà la capitale europea dell’oncologia, ospitando il congresso della Società europea di Oncologia medica (Esmo) dedicato quest’anno all’integrazione tra discipline e tecnologie differenti. “Quella galassia di malattie che chiamiamo cancro è un campo sempre più complesso. L’oncologia corre veloce ed è sempre più multidisciplinare. Il congresso fornisce perciò una panoramica approfondita sullo stato dell’arte, in tutti i suoi aspetti” conferma Fortunato Ciardiello, presidente di Esmo. La ricerca riveste un ruolo sempre più importante. Lo dimostra il coinvolgimento dell’Associazione europea di ricerca oncologica nel comitato scientifico di Esmo. Una novità volta a sottolineare che, alla luce dei progressi nell’ambito della diagnostica molecolare e delle terapie innovative, il medico deve conoscere anche la biologia della malattia oncologica. “È questa la strada da percorrere per effettuare le migliori scelte terapeutiche: il cancro ora si può guarire, o perlomeno cronicizzare, è vero, ma a patto di mantenersi aggiornati sui progressi scientifici” prosegue Ciardiello. In particolare, c��è grande attesa per la presentazione dei risultati clinici relativi alla possibilità di dimezzare la durata della chemioterapia adiuvante nei pazienti operati di tumore del colon – attualmente di durata semestrale – eseguita per la prevenzione di recidive. Un vasto studio indipendente, che ha coinvolto oltre 10000 pazienti in numerosi studi clinici svoltisi pressochè in contemporanea in molti Paesi europei, Italia compresa. L’obiettivo è di fornire informazioni utili agli oncologi, per orientarsi nella scelta dello schema terapeutico adiuvante più adeguato. Quelli che sembrano dettagli di poco conto, visto che si tratta di terapie della durata di pochi mesi, permetteranno di abbattere l’incidenza di effetti collaterali che si trascinano ben oltre il termine del ciclo di cura. A tutto vantaggio della qualità di vita del paziente. Il congresso sarà anche l’occasione per valutare i risultati dei nuovi farmaci a bersaglio molecolare contro il melanoma e per quelli degli anti-Egfr di terza generazione che hanno come bersaglio il recettore del fattore di crescita dell'epidermide (Egfr), la cui mutazione può portare allo sviluppo del cancro al polmone. “Se i dati fossero confermati, potrebbero entrambi rivoluzionare la pratica” commenta Ciardiello, che sottolinea l’importanza di coltivare il rapporto tra operatori sanitari e le associazioni di pazienti. La percentuale di persone che guarisce o che convive con il tumore è in aumento: “Al 2016 erano 3 milioni gli italiani che, nel corso della loro vita, avevano ricevuto una diagnosi di cancro. Circa il 5% dell’intera popolazione. Dobbiamo lavorare affinché tutti possano essere reintegrati pienamente nella società favorendo per esempio il reinserimento nel mondo del lavoro”. Ma il cancro si cura combattendo anche le false notizie, le dicerie, le bufale che circolano sul web senza alcuna verifica scientifica. Per questo motivo, oggi alle ore 18 è in programma a Roma l’evento #piufortidelcancro. Una diretta streaming farà da ponte tra il congresso di Madrid e il Ministero della Salute, a cui potranno partecipare medici e pazienti del nostro Paese. Click to Post
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