#lo sembra ma il finale vi spiazza
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princessofmistake · 9 months ago
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Sei un narciso menefreghista di merda, tu odi tutti, non sei capace di amare gli altri se non come un riflesso di te stesso! Ed è quello che hai fatto anche con me. Quando hai capito che io ero un’altra persona e non una tua clonazione, hai cominciato ad avere problemi. Tu sei geloso di tutti, persino di mio padre!
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pleaseanotherbook · 3 years ago
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La rabbia di Paolo Giuseppe Alessio: uno scambio di opinioni
C'è una rabbia che ti porti dentro e della quale nessuno si accorge. Non se ne accorgono i tuoi amici, i tuoi genitori, tua moglie, il tuo vicino di casa. Non se ne accorgono nemmeno i tuoi nemici, caso mai ne avessi. Se ne accorge solo il tuo cane, se ce l'hai, perché gli animali hanno un istinto capace di sondare il profondo, come insegna la vicenda di Ulisse e del suo fidato Argo. Una rabbia che covi dentro per anni e che pian piano riconduce tutto a sé. A volte si accende all'improvviso, come per gli idrofobi, e non ti riconosci più.
Lo scorso febbraio è arrivato nelle file di libri che ogni giorno si accavallano negli store online e nelle librerie un romanzo breve intitolato La rabbia di Paolo Giuseppe Alessio pubblicato da Scatole Parlanti. Come ha raccontato lo stesso Alessio, complice qualche dita di Barbera questa storia è stata inviata all’editore con poche aspettative ma è giunta a noi anche grazie alla proposta di organizzare incontri e presentazioni per parlarne. E forse è un po’ questa la magia degli incontri in librerie e non con gli stessi autori, la possibilità di sfuggire ai confini delle pagine stampate e ritrovare in nuove vesti e con altri colori la stessa storia. Ho avuto la possibilità di assistere a ben due incontri il primo il 10 marzo alla libreria Binaria e il secondo ieri 27 marzo al Bar Pietro entrambi straordinariamente condotti da Amaranth del blog La Bella e il Cavaliere. Ieri Alessio ha ricordato come per Socrate “la scrittura sia uno straordinario atto di coraggio” e allora forse anche buttare giù queste righe lo è da parte mia.
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Della trama diremo lo stretto indispensabile d’altronde come raccontava Am se diciamo di più delle 66 pagine vi diciamo tutto.
“In una Torino notturna e cupa, l’ispettore Morganti si trova suo malgrado alle prese con una serie misteriosa e alquanto surreale di delitti efferati, imprevedibili, ma sicuramente commessi con la stessa incontrollabile rabbia. E mentre pensa a un modo per avvicinarsi alla soluzione del caso, aiutato da un sigaro spento e dall’ammirevole talento enigmistico di sua figlia Irene, l’istinto dell’omicida spiazza ogni sua previsione.”
Ma non è tanto appunto dei fatti che volevo parlare, ma delle suggestioni che dalle pagine stesse emergono. In un tentativo di ricostruire a posteriori le intenzioni dietro le frasi finite nella versione finale della storia, Alessio infatti in entrambe le presentazioni ha dato delle sue parole una immagine più grande e limpida. Da un lato c’è l’emozione che dà il titolo alla storia. La rabbia. Rabbia sentimento e rabbia malattia, che si insinua nei meandri della mente e della vita quotidiana e stravolge ogni equilibrio. L’omicida che si nasconde tra le pagine del libro si rivolta e in un raptus agisce senza controllo. Alessio ha raccontato che l’idea per il racconto gli è arrivata durante la pandemia quando il mondo intorno a noi sembrava preso da un senso spietato di impotenza e rabbia, per la situazione, per le decisioni incomprensibili, per l’impossibilità di fare nulla. Bloccati e accecati dagli stessi pensieri non c’è razionalità, solo istinto. La rabbia arriva un po’ come “La peste” di Albert Camus che Alessio ha riletto in pandemia e cita sempre, Camus infatti è una delle sue certezze letterarie.
Ma non c’è solo questo, dall’altra parte della barricata c’è chiaro e regolare lo sviluppo dell’indagine poliziesca, la trama gialla, che forse non traspare dalla copertina del romanzo, se non nel colore del titolo, che rispetta i canoni del genere e ne segna l’evoluzione. Ma l’ispettore Morganti che indaga non è solo la giustizia, è la rappresentazione di un percorso che si snoda tra citazioni letterarie, notti seduto in cucina a sorseggiare vino, la contrapposizione con le donne che lo accompagnano nella sua vita e le intuizioni che lo colgono. Se i protagonisti e i personaggi maschili sembrano sempre avvolti dal mantello della frustrazione per le donne, la moglie e la figlia di Morganti, sembra quasi esserci solo la dimensione della negazione: per la moglie l’assenza, lo scoppio d’ira, l’irraggiungibilità, per la figlia la scarsa considerazione lo stagnare in una stasi che diventa preludio dello scoppio.
I personaggi si muovono però per le strade di Torino, di cui il lettore può riconoscere luoghi reali e tangibili. Torino non è mai marginale, infatti Morganti che, come Alessio, ama passeggiare per schiarirsi le idee, è a tutti gli effetti una presenza che si percepisce con forza.
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(un momento della presentazione di domenica 27 marzo)
La parlantina di Alessio ricalca in pieno il suo stile lineare e pieno di rimandi che va dritto al punto senza perdersi e racchiudendo nel suo modo di raccontare molte sfumature della comunità e delle solitudini infinite che si rivoltano nei sogni infranti, nelle esistenze comuni e nelle fragilità umane che lasciano il lettore a chiedersi che cosa resta davvero. Cosa fa la differenza tra gli scoppi di rabbia e la leggerezza di esistenze piene e significative. Cosa ci spinge davvero avanti.
Le storie offrono sempre il pretesto per incastrare altre storie, altre pagine che possono mettere insieme altri ricordi. La magia delle presentazioni allora è anche questa ascoltare le domande curiose di altri lettori, le domande che restano incastrate in fondo alla gola, e la meraviglia di ascoltare una tua amica guidare un pubblico a scoprire un volumetto apparentemente innocuo che invece nasconde al suo interno tante ispirazioni diverse.
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viaggiatricepigra · 6 years ago
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Review Party: La Ex Moglie, di Jess Ryder
Benvenuti in questo grande Review Party dedicato al romanzo di Jess Ryder: La Ex Moglie, in uscita proprio oggi grazie a Newton Compton. Ve ne parleremo tanto anche domani, seguiteci per farvi un'idea più precisa sul romanzo in questione, sperando di stuzzicarvi l'interesse. Prima di tutto, vediamo la trama:
La vita perfetta di Natasha sta per essere sconvolta.
Suo marito e sua figlia scompaiono nel nulla.
L'unica che può aiutarla è Jen, la sua più grande nemica.
Natasha è fresca di nozze e la sua vita è praticamente perfetta: ha una casa da sogno, suo marito Nick è molto premuroso e ama alla follia la sua bellissima bimba di nome Emily. C'è solo una cosa che stride nel quadretto armonioso della sua vita: Jen, la ex moglie di suo marito. È una donna invadente e non sembra essersi affatto rassegnata all'idea di essere stata lasciata. Nick con lei è piuttosto accondiscendente, e Natasha finisce sempre per lasciar perdere perché si fida di suo marito e dei suoi sentimenti. Un giorno Natasha torna a casa e scopre che Nick e Emily sono svaniti nel nulla senza lasciare traccia. Persino le loro cose non ci sono più. Perché Nick avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Le ore passano e l'angoscia attanaglia la giovane donna che, mettendo da parte tutto l'orgoglio pur di ritrovare la sua bambina, si decide a chiedere aiuto all'ultima persona al mondo da cui vorrebbe un favore: Jen. Nonostante l'abbia sempre considerata invadente e si trovi a disagio a parlare con lei, la disperazione le suggerisce che forse la ex moglie di Nick potrebbe essere l'unica a sapere qualcosa in grado di aiutarla. Ma Natasha può davvero fidarsi delle sue parole?
Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo thriller. Una storia che fino a metà ti tiene incollato alle pagine, non capendo molto, ma che poi da una svolta improvvisa e...rimani di sasso, comprendendo che le poche teorie fatte erano completamente sbagliate. Dovendo ripensare a ciò appena letto, con una luce nuova. La seconda parte è a tratti prevedibile, come il finale, ma andiamo per gradi, perché è stata davvero interessante come lettura. Questo thriller gioca moltissimo sui sentimenti e l'empatia in situazioni che ci circondano nel quotidiano; oppure, anche se non per esperienza diretta, ne sentiamo parlare spesso. Abbiamo due donne, una giovane ed una con quasi il doppio dei suoi anni, entrambe in periodi diversi sposate con lo stesso uomo. Si chiamano Natasha e Jen. La cosa si complica quando scopriamo meglio i dettagli di questi matrimoni, perché l'uomo decide di lasciare improvvisamente Jen per Natasha, essendo lei incinta e volendosi sposare prima della nascita. Con questa premessa chiunque inizierebbe a farsi delle domande sul matrimonio precedente, su Nick, su Natasha,...insomma, "la donnaccia di turno rovina matrimoni" direbbero troppe male lingue. Ma complichiamo le cose. Dopo il divorzio, Jen tormenta la vita di Natasha, comportandosi sempre in modo irreprensibile e gentile, frequentando costantemente la famiglia di Nick (che la adora, come una figlia) e anche lo stesso ex marito, presentandosi spesso nella loro casa oppure chiamandolo a qualsiasi ora, per avere supporto da lui. Natasha non la sopporta, è lei la nuova moglie, ha dovuto rompere parecchi rapporti per questo matrimonio mettendo su famiglia, ma niente sembra andare mai bene per farla accettare. Il tutto cambia leggermente prospettiva, no? La "donnaccia" sembra essere la ex, che nonostante tutto non vuole cambiare vita e staccarsi dal precedente marito. E se vi dicessi che queste due donne, così diverse fra loro, si troveranno a dover collaborare? Oltre il loro passato e le diversità dei rapporti con Nick, le due donne si troveranno a doversi aiutare per qualcosa di inaspettato. Un giorno qualunque, senza preavvisi, segnali,...Nick rapisce Emily (la figlia che ha avuto con Natasha) portandola chissà dove, avendo soldi e mezzi per sparire dalla circolazione; e Jen si offre di aiutare questa madre, colei che le ha rubato il marito... Le domande si affollano, mentre il ritmo narrativo incalza e sentiamo pressare sempre di più il terrore di Natasha per la figlia. Rivuole solo lei, non le importa di un divorzio, di non avere alcun soldo o chissà cos'altro. Ed è disposta a tutto per riaverla con sé. Vediamo la legge non darle alcun supporto, poiché se è il padre legittimo non può "rapire" la figlia, non è contemplata questa clausula nella legge. Si può procedere per indagare, per farlo tornare,...ma la procedura è estremamente lenta e costosa. Ed anche questo è un tasto nolente. Natasha non è ricca, Nick si e molto. Questa disparità potrebbe farlo vincere facilmente, visto che può permettersi ottimi avvocati e chissà quali altre agevolazioni. Ed il patrocinio gratuito viene dato solamente in caso di violenza (in Inghilterra), o comunque situazioni gravi. Tutti fattori che di porteranno a riflettere oltre il romanzo, perché sono cose importanti a cui nessuno pensa finchè non c'è di mezzo. Ne compariranno altre, come il "donnacce" che ho anticipato sopra; odio questo termine (quelli ancora peggiori) e quello che lo circonda, perché niente è mai facile da giudicare a priori, sia da un lato che dall'altro, e questo romanzo ci da la possibilità di vedere queste sfumature. Ed è geniale in tutto questo! Un romanzo incalzante che lentamente, durante la narrazione, permette di scoprire attraverso flashback i retroscena delle due donne. Come abbiano conosciuto Nick e come abbiano finito per sposarlo. E, ovviamente, cosa sia poi successo dopo, portandoci a conoscere più punti di vista su ciò che sta accadendo. Jess riesce a tenere il lettore attaccato alle pagine, a chiedersi costantemente cosa sta succedendo (e come potrebbe proseguire la storia) e allo stesso tempo cosa sia successo nel passato per portare a dove sono arrivate entrambe. Domande su domande che affollano la mente, mentre le teorie più disparate si fanno largo cercando di azzeccare qualcosa...ma è davvero difficile. Ricco di colpi di scena, spiazza più volte il lettore per quello che viene rivelato, sempre nei punti giusti, obbligando a rielaborare la trama per cercare di indovinare come potrebbe finire. Purtroppo la seconda parte è più prevedibile della prima, ma non così tanto come immaginavo leggendolo. Ci sono davvero tanti dettagli che credi di sapere ed invece tutto si stravolge in continuazione. Il finale, ahimè, ci si arriva a capirlo, ma l'ultimissimo capitolo da il tocco geniale per chiudere il tutto alla perfezione. Molto molto bello. from Blogger https://ift.tt/2Hiwun9 via IFTTT
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viaggiatricepigra · 6 years ago
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Opinione: The Outsider, di Stephen King
La sera del 10 luglio, davanti al poliziotto che lo interroga, il signor Ritz è visibilmente scosso. Poche ore prima, nel piccolo parco della sua città, Flint City, mentre portava a spasso il cane, si è imbattuto nel cadavere martoriato di un bambino. Un bambino di undici anni. A Flint City ci si conosce tutti e certe cose sono semplicemente impensabili. Così la testimonianza del signor Ritz è solo la prima di molte, che la polizia raccoglie in pochissimo tempo, perché non si può lasciare libero il mostro che ha commesso un delitto tanto orribile. E le indagini scivolano rapidamente verso un uomo e uno solo: Terry Maitland. Testimoni oculari, impronte digitali, gruppo sanguigno, persino il DNA puntano su Terry, il più insospettabile dei cittadini, il gentile professore di inglese, allenatore di baseball dei pulcini, marito e padre esemplare. Ma proprio per questo il detective Ralph Anderson decide di sottoporlo alla gogna pubblica. Il suo arresto spettacolare, allo stadio durante la partita e davanti a tutti, fa notizia e il caso sembra risolto. Solo che Terry Maitland, il 10 luglio, non era in città. E il suo alibi è inoppugnabile: testimoni oculari, impronte, tutto dimostra che il brav'uomo non può essere l'assassino. Per stabilire quale versione della storia sia quella vera non può bastare la ragione. Perché il male ha molte facce. E King le conosce tutte.            
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  Ok, sono abbastanza confusa su come parlarvene.
Come voi sono stata in attesa di questo romanzo e non vedevo l'ora di poterlo leggere, curiosissima di scoprire quale nuovo incubo avesse in mente King per noi.
E, purtroppo, devo ammettere che mi ha deluso nel finale, come capita (ahimè) a tantissimi dei suoi romanzi. Un enorme peccato, perché l'inizio incanta il lettore.
  Parte tutto dal ritrovamento di un bambino. Il suo cadavere per essere precisi. Abbandonato e seviziato in modo atroce e brutale, che sconvolge la cittadina di Flint City iniziando una caccia al mostro che ha fatto questo.
Attraverso alcune testimonianze (portate a noi tramite verbali della polizia) scopriamo chi è l'indiziato numero uno della città, ovvero uno dei cittadini più impensabili: Terry Maitland, un insegnante e coach della squadra di baseball per i più piccoli. Per via dell'incredibile violenza dell'omicidio la polizia, con a capo il detective Ralph Anderson, decide di arrestarlo immediatamente davanti ad una folla immensa mentre si sta giocando la finale della sua squadra, quasi per sottoporlo a gogna pubblica davanti anche alla moglie e le figlie che ne escono devastate.
  Un gesto che possiamo capire ma non nella sua totalità, visto che dovrebbe esserci razionalità nelle forze dell'ordine. Questo infatti da inizio ad una crociata contro quest'uomo e la sua famiglia, presa immediatamente d'assalto dai media ed isolata da chi credevano amici.
Terry, capendo subito che nessuno lo avrebbe ascoltato chiede immediatamente di chiamare il suo avvocato ed amico, che si precipita subito in suo soccorso.
Basterà una chiacchierata fra loro in una stanzetta per far uscire l'avvocato col sorriso sulle labbra.
Terry infatti è innocente e ne hanno numerose prove, che la polizia non ha nemmeno considerato perché era così presa dalla smania di catturarlo da non aver indagato a sufficienza su tutte le piste.
  In questo inizio del romanzo vedremo come basti davvero poco per distruggere un uomo, presumibilmente innocente. La caccia dei media ha inizio, senza esclusione di colpi. Le voci corrono rapide e l'odio verso quell'uomo così buono scatta immediato.
Il tutto solo da un arresto, perché delle prove non ne ha ancora parlato nessuno. Ma non importa, la folla ha già giudicato a prescindere.
  Il lettore viene inizialmente sballottato e non capisce bene cosa sia dove stia la verità e chi la stia dicendo. Sicuramente empatizza con Terry e la famiglia (le due figlie piccole soprattutto, marchiate per sempre anche se lui ne esce innocente), eppure le prove ci sono, sia a carico che a discolpa.
I testimoni hanno visto Terry davvero? Le telecamere cosa hanno ripreso?
Era in città o altrove? E chi era l'altro uomo?!
  E' un gioco sottile che porta a chiedersi se non si sia sbagliato qualcosa, se possa essere colpevole e gli alibi siano stati fabbricati ad arte, oppure innocente e qualcuno lo sta incastrando per bene.
King apre con un thriller davvero intrigante e che spiazza completamente, mettendo curiosità a chi sfoglia le pagine in attesa di scoprire cosa sia accaduto quel 10 luglio.
  Purtroppo però, come già dicevo, il tutto inizia a crollare da metà romanzo circa.
Ritroveremo un personaggio già conosciuto, ma ciò non basta a dare pepe alla storia che, negli ultimi capitoli, frana disastrosamente e chiude in pochissime righe tutto, lasciando quasi seccati perché non sembra davvero un finale appropriato.
Io adoro King, ma rispetto ai primi capitoli, la strada scelta per continuare la narrazione poteva dare molto di più. Da un potenziale 5 stelle, sono crollata sulle 4 (perché comunque l'inizio è una bomba, e poi la scrittura resta eccelsa, nonostante tutto).
  Se amate il Re, prendetelo in considerazione per leggerlo.
Se siete dubbiosi, non vi consiglio di comprarlo subito. Potrebbe rovinarvi un potenziale ottimo rapporto con questo scrittore.
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