#lo blondo
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Changing things a bit, my drawing style had become somewhat complicated and I wanted to make it simpler, at least now it takes me less than 2 hours on a character!_______________________________________________
Cambiando un poco las cosas, mi estilo de dibujo se había vuelto algo complicado y quería hacerlo más sencillo, ¡al menos ahora me lleva menos de 2 horas hacer un personaje!
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Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi...
Ieri un blog che seguo, postando questa foto del giocatore del Napoli e della Nazionale Giovanni Di Lorenzo, ha scritto che è un Apollo.
L'aggettivo che si rifà all'estetica del Dio Greco vale in italiano giovane di grande bellezza, per lo più in frasi (talora ironiche) come essere un a.; parere, credersi un a. (e, più spesso con la maiuscola, essere, sembrare un Apollo), con riferimento alle raffigurazioni scultoree o pittoriche del dio (voce Apollo, Vocabolario Treccani).
Tolta la dimensione ironica, assente in quel post, mi è venuto in mente che rispetto ad Apollo, Di Lorenzo ha i capelli di un altro colore. Sembrerà un particolare strano, ma la Mitologia Antica ha nella dimensione tricologica un aspetto niente affatto secondario.
Partiamo da una tradizione comune: Apollo, che era molto più che il dio del sole, aveva i capelli neri, con riflessi viola (oggi diremmo corvini). Il mito della sua nascita è meraviglioso: figlio di Zeus e della titanide Leto (o Latona), fu concepito nell'ennesima avventura extraconiugale del Re degli Dei (il tono è volutamente divertito); Era, come sempre furiosa delle avventure amorose del marito, venuta a sapere che Leto fosse incinta di Zeus, proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, Leto vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo, perciò, Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo e la sua gemella Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto. Secondo i miti, Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e aiutò la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato: nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese. E appena nato, la testa del neonato fu poggiata su un cespuglio di violette, che trasferirono ai capelli del Dio quella sfumatura violetta, che gli sarà cara.
Il colore scuro dei capelli di Apollo era una rarità letteraria, poichè, per esempio, Omero descrive tutti gli dei con caratteristiche opposte: ci sono studi che descrivono come il rapporto tra divinità\eroi biondi e bruni sia 10 a 1, Afrodite è bionda, come pure Demetra. Atena è, per eccellenza, “l’occhicerulea Atena”. Il termine adoperato è glaukopis, che certo è in relazione anche con la civetta, sacra alla dea (glaux = civetta: occhi scintillanti, occhi di civetta), simbolo di saggezza. Oltre a ciò, altri leggendari eroi erano biondi: Menelao, Peleo, Achille e suo figlio Neottolemo, Meleagro, Radamanto, Clizio, Camerte. Si dice che persino Alessandro Magno fosse biondo.
Sappiamo con certezza dagli studi genetici sui resti nelle tombe che gli antichi greci e romani fossero molto più comunemente "di tipo mediterraneo", cioè pelle scura, occhi scuri, capelli scuri. Questa affermazione non vuol dire che non esistessero persone con i capelli biondi o gli occhi chiari, vuole dire che questi ultimi erano una minoranza genetica, almeno fino alla Roma Imperiale. Eppure l'essere biondi, essendo in minoranza, era considerato molto più affascinante. Pratica comune, tra le donne ricche, ma era pratica conturbante nei lupanari delle prostituite, era quella di colorare i capelli di biondo usando delle costosissime tinture allo zafferano o polveri colorate: le cronache del tempo ci dicono che richiedesse un grande sforzo per l'applicazione e avesse un odore ripugnante. Tra l'altro, la stessa parola biondo ha etimologia oscura: origine certa della parola è comunque l'antico francese blond (e il provenzale blon) da cui lo spagnolo blondo (poi sostituito nell'uso comune da rubio, dal latino rubeus, "rosso") e l'italiano biondo; i greci antichi per esempio usavano gli aggettivi xanthòs e xoutòs “biondo”, pyrrhòs “fulvo” e chrysoeidés “aureo”, riferiti ai capelli di uomini o Dei, aggettivi che corrispondono perfettamente al latino flavus, fulvus e auricomus; per descrivere le chiome lunghe e bionde usavano termini specifici come chrysokàrenos “testa bionda”, o chrysokóme “chioma d’oro”. E quest'eco rimane nella cultura occidentale, per esempio, nella ritrattistica medioevale e primo rinascimentale, dove è davvero difficile, se non in autoritratti, trovare una figura femminile simbolica che non sia bionda o dai capelli chiari.
Su questo fatto sono nate molte teorie: alcune sfiorano il razzismo, altre furono lo spunto per una certa storiografia mitteleuropea che vedeva già all'epoca greca antica caratteristiche dello spirito razionale dell'Europa centrale, dove si presume siano partiti per quelle terre i biondi (in pratica, una versione filo nazista della dicotomia nietzschiana apolinneo\dionisiaco), esistono inoltre decine di libri sull'origine "Indoeuropea" dei greci rispetto a quella levantina (che sarebbero i fenici, e le popolazioni del mediterraneo orientale).
Questa è L'Afrodite Cnidia: l'originale era opera di Prassitele, scolpita nel IV secolo a.C. Essendo perduta, rimangono alcune copie di età romana. È famosa non solo per la sua disarmante bellezza artistica, ma anche perché è il primo nudo femminile dell'arte greca e perché, secondo tutte le fonti, aveva i capelli biondi.
I poeti hanno amato e cantato per lo più donne pallide e dai capelli biondi; anzi fra tutti gli spietati imitatori del Petrarca, se non mai, certo difficilmente si ritrova chi abbia messo nello sbiadito lusso delle sestine, delle canzoni e dei sonetti a frasi bell'e fatte, una fanciulla che non avesse
��� i capei d'oro alla Laura sparsi
Corrado Ricci (1858 – 1934), archeologo e storico dell'arte italiano
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Tu cuerpo
Desde el prodigio de tus pies menudos
hasta el milagro de tu blondo pelo,
tus contornos, turgentes y desnudos,
fingen una visión tallada en hielo.
Una visión de soberana diosa
en que todo supera al arte griego,
desde tus plantas de color de rosa
hasta tus rizos de color de fuego.
¿En dónde están los mágicos cinceles
que tallaron perfectas esculturas?
¡Oh Fidias inmortal, oh Praxiteles!
Dejad vuestras sagradas sepulturas
y venid a arrojar vuestros laureles
ante la más cabal de las hechuras!
-Julio Flórez
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LA LUNA BAILA
La luna baila.
En las noches de luna, la luna baila.
Sobre los tejados, las azoteas.
Sobre los sicómoros, pinos, abedules.
Como un perfume de dalias, tulipanes, rosas.
Sol nocturno para un oculto girasol.
Como abeja de la noche,
música de las cigarras, cantar de gallos.
La luna baila y ríe y canta.
Haciendo mil pedazos las tinieblas
las estrellas le hacen corro;
coro de vocecillas cantoras; corrillo.
Baila la luna sobre un solo pie
y parece
que los coyotes la aclamasen
con sus aullidos y los lobos,
diciendo a una: “bien, bien”.
Como una inmensa sonrisa
la media luna flota
contra el firmamento.
Dos piquitos hacia arriba.
Una sonrisa. Silencioso “ji, ji, ji”.
Pálido rubor en sus mejillas, blanca.
La luna sonríe y nos mira,
pero no nos cuenta su alegría.
Silenciosa, nos mira, ríe y baila.
En plenilunio se hincha,
redondea, se hace una bolita;
gordita y mofletuda;
diminutos, imperceptibles ojillos picarescos;
como una naranjita, un limón;
su alegría es más grande que nunca;
lo muestra en su luz;
enorme luz, enorme;
hasta las estrellas detienen el corro
y se apagan, curiosas y asombradas,
para observarla atentamente
e intentar adivinar el motivo de su gozo,
mientras ella,
ufana, orgullosa, engreída,
gordita, redondita, cachetona,
danza, baila, ríe y juega,
sobre valles, témpanos, azoteas,
selvas, océanos, cordilleras,
y hace al mundo azul,
blanco, blando, blondo, albo,
tierno, frío.
Todo baila.
En el mundo todo baila y salta y ríe
porque sobre él
la luna baila.
Led Arty 1986
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En la ardua búsqueda de perfiles aptos se ha recopilado la siguiente información sobre Patrick James Thatcher; sabemos que tiene veintisiete años y viene desde Estados Unidos. Creemos conveniente dejar por escrito que sus datos han sido verificados y puede incorporarse a la Clasificación Sweven lo antes posible. Su aspiración ya ha sido incluida en los archivos privados, y hasta el día de la Presentación los colaboradores no conocerán más datos. Quedamos a la espera de la confirmación total. — Un saludo, el Comité Fundador de Sweven.
Tu formulario ha sido correctamente publicado y aceptado, SHEIK, oficialmente te damos la bienvenida a Sweven. Tienes un lapso de veinticuatro horas para hacernos llegar la cuenta de tu personaje. Si necesitas algo más ¡háznoslo saber!
INFORMACIÓN DE USUARIO.
Seudónimo: sheik.
Pronombres: él/elle.
Edad: veintiséis.
Trigger warnings: accidentes automovilísticos, non-con, incesto, trabajo sexual, hipersexualización m/m.
Faceclaim reservado: leo woodall.
DETALLES DEL PERFIL.
Nombre completo: patrick james thatcher. “pj”.
País de residencia: estados unidos.
Edad y fecha de nacimiento: veintisiete. 12 de octubre.
Pronombres: él/suyo.
¿Cómo se enfrenta a la clasificación?: es una persona bastante reservada, así que probablemente su estrategia sea mantenerse al margen hasta que, de ser el caso, llegue el momento de atacar. aún así es cauteloso y un poco envidioso, así que puede llegar a tener choques con quienes tengan personalidad dura.
Datos curiosos:
uno. hijo mayor de celeste y julien thatcher, una ex modelo popularsísima en los 90’s y un productor musical muy respetado en la industria. uno esperaría que desde el primer respiro, blondo fuese una joven promesa. se intentó, pero a corta edad ese papel se lo arrebató su hermanita menor, gale. desde infancia ella fue mucho más chispeante que él, que era un niño reservado y maduro, y prefería dejarle los reflectores a su hermana, incluso cuando él quería atención también. dos. creció con resentimiento hacia progenitores, notando que tenían preferencia por su hermana. siempre la escogían a ella— hasta su perro lo hizo. patrick se acostumbró a vivir bajo su sombra, y mientras ella se convirtió en una estrella de pop y protagonista en la pantalla grande, él se dedicó a ser la mano derecha (o algo así) de su padre, y ¿por qué no? a salir con las amigas de su hermana, de a poco volviéndose un serial dater. tres. aunque le gustaba la música, se rehusó a buscar abrirse camino en ello porque era más grande su miedo de, una vez más, verse opacado por gale. su orgullo le dice a todos que no le interesaba, y hasta creó una línea de ropa para convencer al mundo de que preferiría cualquier cosa antes que hacerse famoso a costa de su apellido y que papi le entregue las cosas en la mano (como considera que lo hizo su hermana). cuatro. en ocasiones se siente un poco inútil, creyendo que no encuentra verdadera pasión a pesar de intentar de todo (teatro, deporte, cocina) y que solo podrá ser una cara bonita y un thatcher, lo cual muchas veces le resta créditos fuera de su propio mundo.
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Do you get déjà vu, huh?
#Fleur is an a ORIGINAL CHARACTER from SEOUL HEIGHT’S.
☾ FICHA :
Nombre: Fleur → FMD2020
Faceclaim: Bahiyyih de Kep1er
Profesión: Encargada de la zona infantil de las instalaciones,la cuidadora.
Pronombres: She / Her ( aunque al fin al cabo responde ante cualquier llamado)
CURIOSIDADES:
Androide de edición limitada, solo una unidad fue creada con aquel molde. Se dice que fue una gran inversión y que gracias a esta accedieron a varias piezas de una prescindible calidad las cuales usaron en FMD2020.
Un modelo creado para una casa hogareña, su modos operandi va directo a la crianza y educación de la población infantil. No hay mejor lugar donde dejar a tus hijos que con FMD2020.
Sabe hacer demás tareas del hogar y claro que disfruta haciéndolas aunque no le pidas conducir un auto, su motor entra a niveles extremos de calor donde ocurre un apagón automático. Aún se está buscando formas de arreglar aquel fallo.
Tiene un modulador de voz provenientes de países bajos, la mejor calidad y el mejor timbre de voz. Dicen que podría cantar las mejores canciones de cunas y solo de oírlas cualquiera tomaría una siesta a gusto.
Como cualquier androide es una buena oyente pero solo puede hacer eso escuchar, las actuaciones, reacciones y sentimientos humanos respecto a los adultos son tan enredados, tal vez por eso su función están encaminando al ojo infantil.
El proyecto FDM2020, una androide femenina diseñada para desempeñarse como niñera. Esta creación ha sido posible gracias a la generosa financiación de un benefactor anónimo, quien deseaba una androide que no solo fuera funcional, sino estéticamente impecable.
Descripción FDM2020
Es una obra maestra de la ingeniera y el diseño. Su apariencia es tan humana que, a simple vista, es casi imposible distinguirla de una persona real. Su piel es suave y cálida al tacto, creada a partir de un material sintético avanzado que imita perfectamente la textura y elasticidad de la piel humana. Sus ojos, de un profundo color marrón, están equipados con tecnología de reconocimiento facial y pueden mostrar una amplia gama de emociones, desde la alegría hasta la tristeza, lo que le permite interactuar de manera más natural con los humanos.
Su cabello, de un tono blondo, está compuesto por fibras sintéticas de alta calidad que se sienten y mueven como el cabello real. Cada mechón ha sido cuidadosamente implantado para asegurar un aspecto natural y fluido. La única característica que delata su naturaleza androide es el pequeño LED en su sien, que cambia según su estado operativo.
Función y deber
FDM2020 ha sido diseñada específicamente para desempeñar como niñera. Su programación incluye un amplia base de datos de actividades educativos y recreativos para niños de todas las edades. Además, está equipada con protocolos de seguridad avanzados para garantizar el bienestar de los niños bajo su cuidado. Su capacidad para mostrar emociones y su apariencia humana lo hacen igual para crear un ambiente católico y acogedor, facilitando una conexión con los niños.
La combinación de su diseño estético, componentes avanzados y programación especializada hacen de FDM2020 un creación excepcional, lista para cumplir con las expectativas de su benefactor y proporcionar un cálido infantil de alta calidad.
[ EN PROCESO . . . ]
Mi dm siempre está abierto por si gustan pasarse y planeamos algo en conjunto.
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EL CANTO DEL ODIO
Hatred and Madness (L'odio/ quondo tu dormirai …)
Oil on octagonal canvas; 19 ½ x 19 ¾ in.; 49.6 x 50 cm.
P. Vucetic circa 1898/99
Imagén inspirada en el poema de 1877 'Il Canto dell'Odio (La balada del odio)' del poeta italiano Olindo Guerrini cuyo seudónimo era Lorenzo Strecchetti.
"Il Canto dell'Odio" (1877), de Lorenzo Stecchetti (alias Olindo Guerrini)
EL CANTO DEL ODIO
Cuando tú duermas sola y olvidada En un angosto féretro, Y la cruz del Señor sobre tu fosa Vele tu último sueño;
Cuando a caer empiecen tus mejillas Y gusanos hambrientos Hiervan entre las cuencas de tus ojos, Que tan hermosos fueron;
Será el reposo para ti martirio; Será martirio nuevo, E irá tenaz remordimiento horrible A morderte el cerebro.
Y aunque la santa cruz tu sueño ampare, Ese remordimiento Irá a tu fosa, donde duermes sola, A remover tus huesos.
Seré el Remordimiento. Iré a buscarte De noche, en el silencio; Como una hiena que del día huye Iré a turbar tu sueño;
Y con las uñas cavaré la tierra, Y por la ira ciego La cruz que marque tu postrer morada Arrancaré del suelo.
¡Cómo en tu corazón el odio antiguo He de saciar colérico!… ¡Y con qué gozo clavaré las uñas En tu cárdeno seno!
A tus lívidas carnes he de unirme, Y me uniré a tus huesos, Como sombrío espectro de venganza, O aborto del infierno.
Y a tus oídos, que en lejanos días Mis quejas desoyeron, Diré palabras que, cual hierro ardiente, Quemarán tu cerebro.
Y cuando tú me digas: «¿Por qué viertes En mí cruel veneno?» Yo te responderé: «¿Ya no te acuerdas De tus blondos cabellos?
¿No recuerdas la rubia cabellera Que fue cual manto espléndido, Y tus pupilas negras y profundas Con fulgores de incendio?
¿Ya olvidaste lo esbelto de tu talle, Las formas de tu cuerpo? ¿Ya no recuerdas tú cuan blanca eras, Y tu rostro cuan bello?
¡Y yo te amaba! Y a tus pies me viste Y cerraste tu pecho… ¡Y por una mirada de tus ojos Feliz hubiera muerto!»
¿Ríes? Escucha. De tu abierta fosa Levantaré tu cuerpo, Y en la picota lo pondré desnudo Como infamado reo.
Mis versos son picota en que a la burla De los hombres te entrego, Picota en que te entrego a la amargura De indecibles tormentos.
Morirás otra vez. Te daré muerte Con un martirio lento, Y tu vergüenza —la venganza mía— ¡Pondré en tu frente como estigma eterno!
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Zarpa (14 - 366)
Nunca conoció a su padre. Pero conservaba los dibujos que, durante la infancia, hizo de él. En ocasiones aparecía negro, el pelo blondo, dedos como alambres. Otros mamarrachos lo muestran muy alto y llevándola a ella, a su minúscula hija, dentro de un bolsillo raído. A veces tan gordo que sobrepasaba los límites de la hoja donde era pintado. No eran varios aspectos del padre. Eran padres…
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F - Fell In Love With a Girl by The White Stripes I - Impacto by Enjambre, Lo Blondo
S - Song About Me by TV Girl
H - Headlock by Imogen Heap
Open tags ! :3c
bored so i thought id do a tag game :)
rules are you have to pick a song for each we letter of you name and/or username if you don’t wanna use ur real name :)
T: Two Pills by TX2
Y: You’re gonna go far by Noah Kahn
L: Loving You by Thomas Headon
E: Enchanted by Taylor Swift
R: Rise and Grind by Noahfinnce
tagging: @riceandcurry3 @newsies-lodging-house @st0rmyseas @nosuchthingasdeadlanguages @misha-misha @bigmack2go @paralleluniversesfan @apairofnewshoeswithmatchinglaces
no pressure :)
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Hello Seahorse! - EL FINAL
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El Espíritu Nuevo, Leopoldo Lugones.
En un barrio mal afamado de Jafa, cierto discípulo anónimo de Jesús disputaba con las cortesanas.
-La Magdalena se ha enamorado del rabí -dijo una.
-Su amor es divino -replicó el hombre.
-¿Divino?… ¿Me negarás que adora sus cabellos blondos, sus ojos profundos, su sangre real, su saber misterioso, su dominio sobre las gentes; su belleza, en fin?
-No cabe duda; pero lo ama sin esperanza, y por esto es divino su amor.
FIN
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Pleasure and Pain
Nota: El fic lleva el mismo titulo de la canción, interpretada por Theatres des Vampires del disco del mismo nombre. Es mi primer fic de la pareja así que no creo haberlo hecho muy bien que digamos, fue muy difícil para mí de escribir (no podía empezar), y no pensaba que fuese a ser originalmente tan largo. Dedicado a Hikari en Navidad del 2008.
Abrió sus ojos lentamente, el punzante dolor en su cabeza era como una sensación totalizadora que le dificultaba aún más el poder enfocar su mirada. Emitió un suspiro con pesadez, observando las indistinguibles formas traer a la vida poco a poco un escenario desconocido y un tanto oscuro. Trató de levantarse, pero algo se lo impidió, no era solamente la sensación de no poder hacerlo, sino también la sensación de algo en su cuello que le estrangulaba cada vez que intentaba ponerse de pie.
Frunció el ceño antes de llevar su mano hasta sus sienes, para después descender al cuello. Sus dedos se cerraron con fuerza alrededor de aquel extraño objeto que se sujetaba a modo de collar a su alrededor. Maldijo en voz baja antes de tratar de deshacerse de aquel molesto artefacto sin mucho éxito. Ambas manos se cerraron alrededor de su cuello, jalando con fuerza, incapaces de romper la cadena que se cerraba alrededor de su garganta.
El sonido de una discreta risa le hizo girar su cabeza para encontrarse con una afilada mirada ambarina. Estrechó sus ojos antes de elevar su mentón, desafiante, retándole en silencio. Su mente procesó la imagen, era uno de los jueces de Hades el que le miraba y no sólo eso, ese hombre no era otro más que Wyvern, ese hombre al que había creído llevarse consigo el mismísimo infierno. Sin embargo ahí estaban ambos, respirando. Sólo una cosa era distinta, y eso era que el blondo sostenía en su diestra la otra parte de la cadena que se enredaba alrededor de su cuello.
Tosió con fuerza al sentir como el precioso aire no llegaba a su organismo, producto de la presión ejercida por el de ojos ambarinos, que ahora sonreía con cierto desdén entremezclado con cinismo. Una mano acariciaba su larga cabellera para después hacerle sentir un fuerte tirón, haciendo que de ese modo levantara su rostro. Jade enfrentando ámbar, un fuego de odio matizaba sus orbes que lentamente analizaban al espectro. Se le veía vestido con su sapuri, su expresión relajada pese a lo fiero de su mirada, sus labios permanecían torcidos en una cruel sonrisa. Mismos labios que en ese momento se acercaban a su oído con lentitud.
—Bienvenido al tártaro, caballero de Athena.
Una suave risa se hizo escuchar antes de que Kanon sintiera como su espalda iba a dar contra el frío piso, un pie enterrándose en su pecho, casi rompiendo su esternón por la presión. Intentó oponerse, tomando el pie del otro entre sus manos para quitárselo de encima, pero sus esfuerzos fueron infructuosos. Aquella escena solamente amplió la sonrisa del juez, quien le castigó aumentando el peso sobre su pecho.
—Anda, inténtalo caballero… trata de encender tu cosmos, porque no importa cuánto lo intentes, este es tu castigo y yo… yo soy tu verdugo y tu amo.
Una nueva risa, fría y metálica escapó de los labios del rubio. Antes de que pudiese decir algo, sintió el cuerpo del inglés sobre el suyo, la fría presión del sapuri contra su cuerpo provocó que un escalofrío recorriera toda su persona. Aquella pálida mano aferraba con fuerza su cabello, hasta sentir un ardor en esa parte, sus dientes se encajaban en sus labios, evitando de algún modo emitir sonido alguno mientras sus ojos continuaban chispeando ante la mala broma que le hacían los dioses.
Respiró con fuerza al sentir como el agarre desaparecía, mas el peso sobre su cuerpo permanecía ahí, indicándole que aquel dolor era real, que ese era su castigo y que su destino realmente estaba maldito y en manos del que había sido su último oponente. Éste por su parte, ladeaba su rostro antes de acariciar con su frío índice el rostro del mayor. Delineando con parsimonia las delicadas y varoniles líneas hasta descender al mentón griego, presionando con fuerza sus dedos alrededor de éste, sonriendo ante el evidente dolor que el géminis trataba de ocultar.
—¿Dónde quedó toda esa arrogancia Kanon?
Siseó antes de soltarlo con brusquedad para después ponerse de pie y alejarse. Sin soltar nunca la cadena enredada alrededor de su mano, en lugar de ello apretándola con mayor fuerza hasta hacer que el otro, con dificultad, se incorporase para casi arrastrarlo hasta el asiento que decidió tomar.
—Hasta que te veo como el perro que realmente eres…
Ante semejante insulto el orgullo del griego no pudo contenerse por lo que trató de aproximarse para estrangularlo con sus propias manos, pero sus movimientos fueron en balde, pues Radamanthys le esquivó con facilidad antes de tomarlo por el cuello, justo por encima de la cadena, apretando el cuello del peliazul con fuerza. Éste por su parte se removía observándole con sus ojos entrecerrados y sus labios torcidos en desdén pese al evidente dolor.
—Eres un bastardo hijo de perra…
Susurró Kanon antes de patear con fuerza al inglés, quien al recibir el impacto, a duras penas se movió de su lugar.
—Ya te dije que no ibas a poder contra mí, no ahora Kanon, ni nunca.
Carente de delicadeza alguna, tomó el brazo del griego para torcerlo, permitiéndose así tirarlo nuevamente en el piso; esta vez con su pecho enterrado en el piso y su espalda ligeramente curveada. Nuevamente le tomó del cabello, jalando su cabeza hacia atrás, acariciando con sus dedos el cuello del hombre debajo de él.
—Eres un maldito cobarde… sólo por esta maldita cadena…
—Oh vamos Kanon, si ha sido un regalo de los Dioses, ni yo puedo quitártela… ¿por qué no dejas de oponerte y mejor te portas bien? Después de todo, a partir de hoy eres mi… mascota.
Hate me And cut my flesh
Le miró un instante, presionando con fuerza su rodilla contra la espalda del heleno hasta escuchar un crujido. Sonrió ¿Acaso había roto algún hueso del griego?
—Quizás en vez de mascota deberías ser muñeca… —, sonrió con desprecio el inglés antes de torcer aún más la muñeca del otro hombre, deseando extraer un gemido de dolor por parte de éste. Cuánto deseaba que ese hombre debajo de él suplicara. El odio que encerraba su corazón era tal, que con gusto había aceptado ser quien castigara a esa alma traidora a la voluntad de los dioses.
—¿Sabes? Después de todo no eres tan débil, de haber sido yo un hombre cualquiera, probablemente habría salido volando… eres fuerte Kanon. Pero ya me encargaré de mostrarte que aquí no vales nada…
Espetó antes de acercarse a su víctima, recorriendo con su mirada dorada el cuerpo inmóvil del guerrero de Athena.
—No sólo serás mi mascota Kanon, serás mi perra personal.
Una suave risa que era seguida por los fríos dedos ingleses reptando por encima de la ropa que llevaba puesta el otrora tercer guardián. Ante aquellas palabras, Kanon no pudo evitar abrir sus ojos desmesuradamente, el entendimiento hundiéndose poco a poco por su mente, trayendo a sus labios una mueca de disgusto y repulsión.
—Aléjate de mí desgraciado. No pienso permitir que me sigas tocando con tus sucias y asquerosas manos…
Take me and feel My pain and scream
Un nuevo golpe le silenció, pero este había sido dirigido a su rostro, provocando que su cabeza se girara debido al impacto. Tosió, y un poco de sangre abandonó sus labios mientras su mirada reflejaba la impotencia del griego. Su puño crispado amenazante, sin poder hacer realmente nada.
—Mi paciencia es poca Kanon, y te la estás acabando…
Una de las cejas del rubio se arqueó a la par que le levantaba del suelo jalando de la cadena, profundizando la marca carmín alrededor del cuello del otro.
—¿O acaso te gusta que te traten así Kanon? ¿Es eso?
Rió nuevamente, deseando poder guardar en su memoria la mirada cargada de odio por parte del griego, porque en efecto eso era lo que él deseaba, eso era lo que tanto anhelaba. Deseaba destruir el orgullo del dorado, someterlo y mostrarle lo estúpidamente débil que era la gente.
Nuevamente sus manos comenzaron a acariciar el cuerpo del griego por encima de la ropa, trazando caminos serpenteantes antes de presionar con fuerza, como si deseara dejar su marca por cada parte del cuerpo del otro que tocase.
—Todos sabrán que eres mío Kanon, y no importa cuánto desees olvidarlo, este día va a quedar grabado en tu mente y en tu alma para siempre…—, pausó un instante sonriendo contra el cuello griego, — ¿y por qué no? También en tu cuerpo…
Se removió, intentando quitarse de encima al rubio sin éxito alguno, maldijo en voz baja, notando como parecía que ese hombre fuese una estatua de piedra encima de él. Maldijo a los dioses una y mil veces mientras cerraba los ojos, tratando de cerrase al mundo, tratando de evitar sentir aquellos fríos dedos meterse por debajo de la tela para acariciar con rudeza su cuerpo. Se mantuvo en silencio, mordiendo sus labios al tratar de evitar que sonido alguno abandonara sus labios, tan decidido como estaba a no mostrar reacción alguna al inglés. Y lo había logrado, pero al sentir como la diestra del rubio comenzaba a trabajar su pantalón, sus ojos se abrieron de par en par, a la vez que sus manos se dirigían a aquella parte, buscando detener al invasor.
Fuck me And tie me up
—Qué ternura Kanon…—, comentó divertido el juez— ¿Acaso es el pudor de una doncella? ¿Me dirás que no deseas que te vea? No seas niña Kanon… Ese ridículo pudor no te servirá de nada.
Tras aquella burla el juez recibió una mirada mortal, que de haber estado libre Kanon, hubiese pagado con algo más que sangre. Harto de aquella condición, Kanon se giró cuanto pudo antes de escupirle en la cara al juez. Éste por su parte, limpió con indiferencia aquella afrenta, para después dirigir sus fríos océanos cerúleos al griego.
—Eres un imbécil, sigue cavando tu propia fosa caballero…
Tomó con su diestra la cabeza del griego para después estamparla con fuerza en el piso, trayendo un hilillo carmín por el borde de ésta.
El dolor era intenso, casi punzante, tanto así que su visión se volvía un tanto borrosa. No trató de oponerse ya, ni de responder, estaba cansado, más anímica que físicamente. Mas no pudo evitar retorcerse al sentir de nueva cuenta aquella mano acariciando su piel por debajo de la tela, ni mucho menos encogerse al sentir aquel fuerte agarre sobre su miembro. Una fría mano, acariciando sin cuidado o pudor alguno sus miembro, presionando con fuerza la punta, mientras con sus dedos libres acariciaba la vena punzante, aplastándole hasta hacerlo doloroso, provocando que profundos jadeos escaparan de su boca, tratando de ganar oxígeno, como si ello pudiese hacer menos real aquella humillación.
—Perro infeliz…
Masculló mientras sentía como la sangre llegaba a su miembro, haciendo aún más doloroso aquello.
—Me estoy cansando de oírte Kanon… quizás sea mejor callarte de una buena vez…
Sin más, tomó un pedazo de tela cualquiera, para colocarlo sobre la boca del griego hasta que los dientes de este mordieron la misma. Después, su mano libre comenzó a acariciar el torso del griego para arrancarle la prenda que le cubría con el único fin de emplearla para atar las manos de éste.
Your hands on me I see your wrath
Sin decir más, se dedicó a acariciar con lenta crueldad el cuerpo de Kanon, hurgando en cada posible rincón con fría indiferencia, sólo una sonrisa déspota adornando sus labios mientras el cuerpo debajo de él se removía y despertaba ante sus caricias. Disfrutó en extremo sentir los gemidos ahogados de Kanon en el momento en que había presionado sus pezones, pero disfrutó aún más aquella expresión de acritud por parte de Kanon al haber detenido sus caricias, cuando estaba tan seguro de que éste estaba por correrse.
—¿Molesto Kanon? ¿Quieres terminar? Pues anda corresponde un poco lo que he hecho por ti y quizás te deje terminar…
Musitó el inglés antes de desatar la boca de Kanon, quien buscaba descansar sus mandíbulas un instante para después mirar cómo el juez tomaba asiento en un sillón, indicándole que se acercara.
—Ven…
Se puso de pie, pero un jalón de la cadena le tiró en el piso de nuevo.
—Así no, avanza a gatas…
Kanon escupió nuevamente antes de obedecer, sus orbes chispeantes de odio no se apartaban del otro, que con una expresión fría, simplemente sonreía mientras le veía acercarse.
—Ahora Kanon, ya sabes que hacer… levántame el ánimo… —, comentó con evidente sarcasmo y cinismo.
El aludido entendió, pero por su mismísima diosa que no pensaba hacer eso; por lo que se giró evadiendo la mirada del juez, negándose mudamente a aquella orden. Radamanthys simplemente apretó la cadena, esta vez extrayendo sangre de la herida alrededor del cuello del griego. Éste por su parte no tuvo más remedio que acercarse, tragándose su orgullo, nunca perdiendo su arrogancia innata.
Se arrodilló ante Radamanthys, haciéndose paso hasta el otro con resignación. Le miró un instante casi con repugnancia, preguntándose como cabría eso en su boca. Cerró los ojos, antes de sentir ese ya conocido jaloneo, la punta presionándose sobre sus labios.
—Abre la boca.
Esa fue la ronca orden proveniente del otro. Sintió cómo el inglés presionaba con fuerza su mentón, por lo que no tuvo opción más que obedecer, sintiendo aquella cálida y delicada piel entrando en su boca.
Abrió los ojos, mirándole con rencor, estrechando sus ojos mientras el juez sonreía ampliamente.
—Así se hace Kanon, ahora, usa tu magia…—, ordenó el juez con tranquilidad mientras acariciaba la larga cabellera del otro.
El dorado cerró los ojos, mientras comenzaba a succionar débilmente, utilizando su lengua. Por un momento pensó en morderlo, pero como leyendo su mente el rubio le amenazó.
—No pienses en usar tus dientes, te aseguro que si lo haces, ese lindo cuello tuyo será roto… y no morirás Kanon, sólo sufrirás hasta que la herida cure, porque esta es tu condena…
Pleasure and pain Blood and sin Lust and hate
Prosiguió con sus movimientos, entrelazando su lengua con el miembro del juez, succionando con fuerza, lamiendo y lengüeteando hasta sentir como las caderas de éste comenzaba a moverse, embistiendo suavemente contra su boca. Las manos de él acariciaban su cabello, presionándole aún más hacia su excitación. No supo cuánto tiempo pasó, así como también decidió tratar de ignorar aquella sensación, aquel cálido intruso en su boca, llegando hasta su garganta hasta casi asfixiarle.
—Tienes… talento Kanon… ¿Así son… todas las perras… del santuario?
Preguntó entre jadeos el juez, disfrutando profundamente las atenciones recibidas, sin dejar de ver, no obstante, con ardiente desprecio al otro hombre.
Recibió una afilada mirada, antes de sentir el más puro placer, vaciándose en el interior de aquella cálida cavidad. Una risa se hizo escuchar cuando el rubio se percató del tosido insistente por parte de Kanon, debido al semen que escurría por las comisuras de sus labios, incapaz como era de poder limpiar su boca al estar atado.
—Se te ve tan sensual así…
Se burló el juez, tomando con sus manos el cálido líquido remanente untándolo en los labios de Kanon, al igual que sus propios dedos.
—Anda, límpialo…
Presionó con fuerza su dedo sobre los labios de Kanon, forzándole a abrir su boca.
—Lame, y ten cuidado con lo que haces caballero…
Sex and death Kiss and scars
Death and screams Tears of blood for my lust
Sonrió amenazante antes de forzar su índice dentro de la boca de Kanon. Observando con frío interés la expresión tan ambigua del otro. Sin decir más, le tomó con fuerza del brazo hasta forzarlo a estar contra el suelo de nuevo, su pecho presionado al piso mientras se mantenía ligeramente elevado. Kanon recordó las palabras del juez y cerró sus ojos, detestándose por la anticipación que se apoderaba de su cuerpo.
—Estás goteando…
Susurró socarrón el rubio, antes de tomarle nuevamente en su mano, acariciándole de ese modo tan lascivo y brusco. Por su parte el griego trataba de cerrar sus ojos, intentaba de controlar su cuerpo, fallando miserablemente puesto que su piel y su miembro respondían al tacto del otro. Deseaba morir de nuevo, antes de someterse a esa tortura, a ese humillante acto.
—¿Quieres gritar Kanon? ¿Por qué no lo haces? Anda déjame escuchar esos sonidos tan sucios que haces, déjame escuchar tu voz de perra corriéndote…
Murmuró antes de cerrar sus dedos alrededor del miembro del griego. Sintió como de repente una de las manos del rubio se coló por debajo de su pantalón, logrando llegar hasta sus caderas, presionándolas con fuerza antes de deslizarse hasta su trasero, presionándole con fuerza.
—Bastardo… ¿a dónde crees que vas?
Siseó en medio de apagados jadeos el heleno, enfrentándole como podía.
—Déjame en paz, desgraciado.
Una risa fue la única respuesta que recibió. El aludido le soltó las caderas, sin dejar de presionar el miembro del otro, deleitándose en el color ligeramente azuloso que iba adquiriendo.
—¿Debe ser doloroso cierto? No te preocupes, espera un poco más… Pensaba ser más amable contigo, pero no lo mereces… después de todo esto es para pagar todos tus pecados.
Sin más le retiró el pantalón, presionándole hasta dejar sendas rojizas que seguramente dejarían marcas al día siguiente, como casi todo lo que le había hecho hasta ese momento. Su cuello sangrante, su rostro con las marcas de los golpes recibidos, así como su espalda y pecho.
Your pain is my addiction Your blood is in my veins Your pain is my obsession Your blood is in my veins
Un gemido ahogado llenó la habitación, fue en ese instante cuando el inglés penetró en el interior del heleno. Inclemente, así se había abierto paso dentro del dorado, viendo como incluso los ojos verdes de éste se volvían vidriosos; su mirada se tornaba difusa, perdida en el insoportable dolor. Una visión hermosa para el juez de Hades, quien disfrutaba enormemente de aquella sensación, no sólo del cálido interior del otro, sino también del dolor y del odio que había despertado en el dorado.
Era tan perfecto verlo así, reducido a un despojo. Le tomó de las caderas nuevamente hasta sentir que llegaba hasta lo más profundo de él. Kanon trataba de acallar el inmenso dolor que sentía en ese instante. Un ardor que llenaba su ser entero al igual que esa incómoda intrusión, tal y como si le partieran en dos.
—Maldito infeliz…—, masculló finalmente.
No pudo decir más, incluso respirar le resultaba doloroso, sus manos se crisparon en puños hasta dejar marcas rojas en sus propias palmas. Su cabeza permanecía gacha, cayendo al frente, buscando que su larga cabellera cubriera su rostro, impidiendo que su vergüenza e impotencia fuese vista por el juez. Como leyendo su intenciones, sintió aquella caricia por parte del rubio. Su cabello fue retirado del rostro, para poder ver esos ojos ambarinos, fulgentes irises que parecían devorarlo con odio.
Unas cuantas embestidas más, y el dolor fue imposible de callar. Decidió jadear con profundidad, tratando de que el oxígeno llegase a su cabeza, dado que el mareo se hacía consistente y más acentuado. Bufó cansado, el dolor aun invadía su cuerpo, cada músculo tensado. Deseaba olvidar, deseaba perder el sentido y así escapar de esa terrible realidad, pero el miembro del inglés seguía dentro de él y sus embates no disminuían de intensidad, antes bien el ritmo y profundidad se incrementaban.
Trató de alejarse, elevando sus caderas, pero ello fue aprovechado por el inglés para ahondar las embestidas. Era increíble el dolor que podría traer el sexo, lo increíblemente patético que se sentía en esos momentos. Deseó desvanecerse y olvidar las lágrimas que rodaban por sus mejillas, impúdicas y cálidas, más dolorosas que cualquier otras. No podía sentirse más sin vida.
Experimentó un ardor aún más insoportable al sentir como la cálida simiente del rubio llenaba su interior, sintiendo como su dolorosa erección era liberada. Su propio semen desperdigándose por su abdomen a la vez que su miembro recuperaba su aspecto normal, poco a poco el color azulino desvaneciéndose.
Hate me, cut me Prey me, fuck me
Harm me and lock me up On your mouth my blood Lick it up, rape me
No supo cuántas veces más lo hicieron, sólo estuvo consciente de que la segunda vez fue igual de dolorosa que la anterior. Sus músculos aún se encontraban tensos y sabía bien que al relajarse el dolor disminuiría, pero no deseaba entregarse al otro, eso era una violación, y si se relajaba y se dejaba tomar ¿qué sería entonces? Mordió sus labios, esta vez extrayendo sangre de ellos. El blondo lo notó, sonriendo con sadismo antes de girar el rostro de Kanon. Acercó su lengua, limpiando con lentitud los rastros carmín de los labios griegos. Sintió repentinamente el deseo de besar a su víctima; una humillación más quizás.
El dulce sabor de aquellos labios, entremezclado con el sabor metálico de la sangre e incluso un remanente sabor a semen en ellos; su propia esencia en Kanon. Sonrió al verlo destrozado y abierto para él, hundiendo sus manos en la cadera del joven griego, incluso presionando con mayor fuerza las muñecas atadas de éste. Había deseado lastimarlo, dejarlo malherido y ahora, su deseo había sido concedido.
Otra vez más, que resultaba igual de dolorosa. Su cuerpo respondía sin embargo a las caricias del rubio, traicionándolo vilmente, aunque no por ello dejando de quejarse por el trato tan inconsiderado del otro. Fue hasta la cuarta vez que algo distinto sucedió, parecía ser que el inglés había dado con ese punto, aquel que logró por primera vez extraer un gemido ronco por parte de Kanon.
And taste my lust Your hands on me I see your wrath
Era como si hubiesen tensado una cuerda dentro de él, aquel empuje causaba que su próstata fuese acariciada sin clemencia, produciendo un extremo placer en él. Deseaba callar, pero la sensación era imposible de controlar, haciendo que sus labios se abrieran y dejasen escapar incontables gemidos. Fue esa la primera ocasión que se sintió vaciar antes que el juez. No importaba ya la cuantiosa cantidad de sangre que resbalaba por sus piernas, ni el dolor que le entumecía de la cintura para abajo.
Después de la séptima vez sintió como todo su cuerpo se negaba a responderle, su interior habiendo cedido hacía mucho al ímpetu del otro. Sólo mostraba ya un pálido fantasma de lo que había sido el dolor inicial, mas sus ojos, rojos y cansados seguían difusos, dejando escapar aún alguna cálida y salina perla.
“Más vale que me encierres y que me ates bien Radamanthys, porque de no hacerlo… juro que te voy a volver a matar…”
Es fue lo último que pudo articular en su mente antes de perder el conocimiento entre las embestidas del juez y el amargo sabor de la lujuria y el dolor.
Al día siguiente despertó, su cuerpo en el piso reclamaba el maltrato del día anterior, cubierto de marcas debidas a golpes, rasguños, e incluso algunas mordidas que no deseaba recordar cómo habían llegado a esos lugares de su cuerpo. Gimió de dolor al tratar de moverse y ponerse de pie. Constató que la cadena seguía alrededor de su cuerpo, lacerando su pálida piel de modo cruel.
—No sabía que podías ser tan delicioso Kanon—, la suave voz de Radamathys era semejante a un veneno en su cuerpo.
Le miró nuevamente, cargado de odio, un odio más intenso que el de ayer. Quiso ponerse de pie y golpearlo, pero al intentar moverse, su cuerpo protestó, negándose a moverse para tal fin.
—Te dije que debías de dejar de ser tan necio…
El juez de Hades se le acercó, colocando su pie sobre el rostro de Kanon, enterrando una de sus mejillas en el suelo mientras la otra sufría bajo el peso de su pie.
—No querrás que tan lindo rostro quede desfigurado ¿cierto?
Su estómago se revolvió al sentir nuevamente la lengua del inglés invadiendo su boca, sus dedos acariciaban su rostro de modo doloroso. Se detestó al sentir como su piel se erizaba al sentir las caricias, siempre rudas, de su verdugo; aún más cuando su miembro despertaba al sentirse agarrado con brusquedad por esos mismos dedos, fríos y suaves pese a todo.
—Eres mío Kanon, te lo dije ayer y te lo repito hoy, hasta que en tu propia mente retumbe el hecho de que me perteneces…
Pleasure and pain Blood and sin Lust and hate Sex and death
Abrió sus ojos, sin saber a bien qué hora del día era, desde que había llegado ahí había perdido toda noción del tiempo. Realmente no le interesaba saber cuánto tiempo llevaba ahí, le bastaba saber que su cordura poco a poco se iba desvaneciendo. Había días en los que despertaba y no sabía su nombre. Solamente había algo claro, ese rubio, ese ser de fríos ojos cerúleos, le carcomía el cuerpo y el alma. Había veces en que ya no se reconocía como persona, era sólo un objeto más dentro de esa habitación.
Un sonido interrumpió sus pensamientos, era ese mismo hombre el que entraba y detrás de él, otro más. Éste tenía los ojos del mismo frío dorado, pero los suyos eran unos ojos aún más socarrones, más expresivos, mientras que su cabello era largo y más bien platinado.
—Radamanthys, desde que tienes esta mascota tuya ya no juegas conmigo—, recriminó con suave sensualidad el otro hombre que acompañaba al rubio, acariciando el pecho de éste con su índice, mirándole con hambre.
—Yo no tengo que jugar contigo ni entretenerte, ahora si me haces el favor, largo de aquí.
Sus palabras pese a lo groseras, eran dichas con fría indiferencia, a la par que caminaba hasta el lugar donde estaba el antes dorado.
—Eres tan cruel… anda, déjame entonces jugar con él, no seas envidioso Radamanthys.
—No, ahora vete…
Una sonrisa matizada con algo más, casi indescriptible, se dibujó en los labios del otro juez.
—¿Acaso no deseas que lo pruebe? ¿Qué es sólo tuyo? O…—, se aproximó a Kanon, mirándole de cerca, escrutándole con su mirar dorado,—¿me dirás que te has enamorado de tu perra?
Rió un momento antes de extender su mano en dirección del rostro de Kanon, dispuesto a acariciarlo, pero antes de que pudiese acercarse más, su muñeca fue cogida por el inglés.
—Te dije que no tocaras mis cosas.
Musitó con suavidad el rubio, soltando con desdén la mano del otro joven, quien al verse liberado, acarició su muñeca, mirándole con una mezcla de sorpresa, rencor y diversión.
—Qué mal carácter… pero anda, si no dejas que juegue conmigo tu mascota, entonces hazlo conmigo…
—No se me da la gana…
—¿No quieres o tu mascota te ha hecho impotente? Estoy seguro que dejas que te la meta cada noche ¿no es así?
Kanon observaba en silencio aquella conversación, por un instante simpatizaba con aquella socarrona manera de tratar al rubio por parte del otro, pero por otra parte, había algo en ese hombre que le desagradaba profundamente, algo que hacía que para él fuese aún más insoportable que Radamanthys. No deseaba tenerle cerca más, y por alguna razón, le molestaba verlo cerca del rubio.
—Eso, Minos, no es asunto tuyo, y con tan patéticos intentos no vas a hacer que quien te la meta sea yo…—
Replicó con cierta sorna el inglés antes de buscar alejarse, pero el otro le tomó del brazo, enredando sus brazos en el cuello de éste antes de robarle un demandante y apasionado beso que respondió el otro. Al ver eso, el peliazul se giró, deseando evitar ver semejante escena.
—Suéltame…—, musitó Radamanthys una vez que había dado por terminado el beso.
—Anda, vamos a pasarla bien…
Se giró un instante observando a Kanon, divertido antes de soltar repentinamente al blondo.
—¿Sabes? Tu perra nos ve de un modo, que no puedo evitar disfrutar su expresión… ¿cómo luce cuando se viene Radamathys, es igual de encantador?—.
—Vete ya, antes de que realmente me hagas enojar…
—Anda, sólo déjame verlos… además tienes ganas de follártelo ¿no es así? Te prometo que veré en silencio…
Slave of my pain Master of my flesh
Le miró con frialdad, sin embargo decidió ignorar al otro, acercándose hasta el heleno, pasando sus manos por la larga cabellera, para después dirigirse a los labios de éste, mordisqueándole sin clemencia hasta escuchar los suaves jadeos de Kanon, quien apretaba con fuerza sus puños, no estando dispuesto a brindar semejante espectáculo al otro juez.
—Aléjate infeliz…—, masculló antes de tratar apartarse.
—Mira qué interesante Minos… hacía un tiempo que no se resistía así…—, sonrió el rubio, divertido por las renovadas fuerzas para oponerse del otro.
Sin decir más palabras el inglés se dedicó a torturar al joven griego, extrayendo gemidos de éste, e incluso maldiciones en voz baja debido al maltrato mezclado con las caricias, extrayendo sangre de aquella pálida piel, dejando marcas con sus dientes y dedos en cada palmo del otro. Todas las sensaciones que le provocaba ese hombre le abrumaban hasta hacerle perder casi la conciencia. Su cuerpo respondía ante aquellas manos que tan bien habían llegado a conocerle; disfrutando de la sensación de aquellos brazos, incluso el dolor era placentero.
Cerró sus ojos con fuerza, tratando de olvidar la sensación de ser observado, tratando de ocultar su vergüenza ante semejante humillación. Había tratado de mantenerse inmóvil, callado, pero al fallar ruinmente, había decidido hacer lo contrario, gemir y entregarse al placer, pero siempre ignorando al otro juez. Porque no deseaba ver en esos ojos la verdad que con tanto esfuerzo había tratado de ignorar, de enterrar en el dolor y el placer de cada noche. Esa voz que retumbaba en su mente cada vez que el rubio le embestía con fuerza, dando con ese punto que podía arrancarle enloquecidos alaridos de placer orgásmico.
“Realmente es tu amo… y lo sabes, pero no sólo es eso. Es tu esclavo, esclavo de tu cuerpo y de tu sufrimiento. No son más que un juguete de los dioses, y sabes que no hay escapatoria…”
Cerró sus ojos al sentir aquella cálida esencia desbordarse en su interior, su propio semen escurría por su abdomen. No vio cuando Minos salió de la habitación, sonriendo. Ese ya no era un secreto.
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la respuesta que recibe no le sorprende, no porque el cubano sea arrogante, sino porque asume que el blondo debe tener buen verbo y con esa frase parece demostrarlo. "luan, ¿huh? qué lindo. yo soy prince," se presenta con comisuras alzadas, marrones fijos en celestes sin ningún problema. una nueva risita pica en su garganta cuando lo escucha hablar, de pronto sintiéndose envuelto por la actitud que el blondo parece emanar. es amable y encantador, y eso ayuda a que la vibra baja que prince cargaba de los últimos días comience a desvanecerse. "vale, vale— se te da bien," concede con una sonrisa amplia, colmillos asomándose en el proceso. "me gusta eso," asiente con la cabeza, observándolo. "suena... alentador. mucho," le hace saber que de hecho palabras tienen efecto en él; le gusta el pensamiento porque resulta entrañable. el gesto contra su brazo provoca que prince sonría con mucha más naturalidad, ojitos encogiéndose un poco cuando mejillas se elevan. "¿lo prometes?" pregunta no busca reafirmación como tal, pero le resulta hasta tierna la forma en que el ojiclaro lo reconforta. "entonces, luan, además de ser lindo y tener las palabras adecuadas, ¿qué otros talentos tienes, eh?" indaga mirándolo de costado, dientes blancos destellando en una sonrisa.
" me parece que tú no puedes llamarte nadie. esa carita también merece un nombre bonito— y un luan, se merece a un luan sobre todo. " quiere hacerse el pillo antes de ahondar entre líneas. conociéndose, pecoso caería en risas nerviosas y terminaría en dejes tímidos y tiernos. le ha pasado, se conoce. " bu-huh. a mi nada se me sube... quiero tener una razón para sonreír. así esté manchado, cansado y algo abrumado con este tema de nunca acabar. " ahora él se coloca a su lado, anatomía apoyándose de una pequeña escalera. quiere mirar bien a prince, y si tiene la posibilidad, transmitirle un poquito de energía. "¿no quieres sonreír conmigo? dicen que el cuerpo... cuando sonríes, no lo sé, se desestresa solo. como si la estuviera pasando bien. así lo entiende. " no sabe qué tan real sea eso, quizás ni funciona con los vampiros. pero es una teoría que le agrada. " lo intento. por hoy lo intento. lo bueno de los tiempos malos, es que sabes que pronto tendrán que mejorar. " entonces, con una brocha limpia, este le empuja despacito el brazo. aún lo mira con luz en los ojos y una sonrisa dulce. " anda, sin suspiros. te prometo que mejorará. "
#* . ´ 𝑻𝑯𝑬 𝑷𝑹𝑶𝑷𝑯𝑬𝑪𝒀 ﹕ diálogo.#xinmyvein#totalmente lo creo#de hecho voy a poner a sidney y prince a pelear por el amor de lu#mira mira como son las cosas...........
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You can tell I’m a patient person because I’ve been waiting six years for another Hello Seahorse! LP and I’m only now getting antsy.
#hello seahorse!#music video#music#Lo Blondo#denise gutiérrez#Gabriel Galván Bonnz#David Franco#rock en español
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