#lirica profonda
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"Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto" di Alda Merini: Un viaggio poetico tra assenza, mistero e sacrificio. Recensione di Alessandria today
La poesia come labirinto di emozioni e simboli.
La poesia come labirinto di emozioni e simboli. La poesia “Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto” di Alda Merini è una delle sue composizioni più evocative, carica di simbolismi e immagini che trascendono il quotidiano per raggiungere l’universale. In questo componimento, Merini esplora temi come l’assenza, il desiderio e il sacrificio, intrecciando il reale e il metaforico in un…
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"I FIORI DEL MALE" (Les Fleurs du mal) di CHARLES BAUDELAIRE è una delle opere più celebri e influenti della letteratura francese, pubblicata per la prima volta nel 1857. Questa raccolta di poesie rappresenta un viaggio profondo e oscuro nell'animo umano, esplorando temi come la bellezza, la decadenza, l'amore, la morte e la ribellione.
Baudelaire utilizza un linguaggio ricco e simbolico per descrivere la sua visione del mondo, spesso caratterizzata da un senso di spleen, un termine che indica una profonda malinconia e noia esistenziale. Le poesie sono suddivise in sei sezioni principali: Spleen e Ideale, Quadri Parigini, Il Vino, I Fiori del Male, La Rivolta e La Morte.
Ogni sezione rappresenta una fase del percorso esistenziale del poeta, dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle esperienze nella vita degradata della metropoli, fino al desiderio di fuga nell'alcol e nelle droghe, e infine alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Baudelaire riesce a trasformare la corruzione e la volgarità della società contemporanea in arte, creando una bellezza che solo la poesia può realizzare. La sua capacità di vedere oltre le apparenze e di rivelare una realtà più profonda e autentica è uno degli aspetti più affascinanti della sua opera.
Charles Pierre Baudelaire nacque il 9 aprile 1821 a Parigi, figlio di Joseph-François Baudelaire, un funzionario pubblico e artista dilettante, e Caroline Dufaÿs. La morte precoce del padre e il successivo matrimonio della madre con il tenente colonnello Jacques Aupick influenzarono profondamente la sua vita e la sua opera.
Baudelaire fu educato al Lycée Louis-le-Grand di Parigi, dove iniziò a mostrare un interesse precoce per la letteratura. Tuttavia, la sua vita scolastica fu irregolare, caratterizzata da periodi di grande diligenza alternati a momenti di indolenza. Durante la sua giovinezza, Baudelaire iniziò a frequentare i circoli bohémien di Parigi, sviluppando un gusto per la vita dissoluta e per le esperienze estreme, che avrebbero poi influenzato profondamente la sua poesia.
Nel 1841, su pressione della famiglia, intraprese un viaggio in India, ma tornò a Parigi dopo pochi mesi. Questo viaggio, sebbene breve, lasciò un'impronta duratura sulla sua immaginazione e sulla sua opera. Al suo ritorno, Baudelaire iniziò a scrivere e a pubblicare poesie, guadagnandosi una reputazione come uno dei poeti più promettenti della sua generazione.
La pubblicazione de "I fiori del male" nel 1857 fu accolta con scandalo e controversie. L'opera fu accusata di oscenità e sei delle poesie furono censurate. Nonostante ciò, "I fiori del male" consolidò la reputazione di Baudelaire come uno dei più grandi poeti del suo tempo. La sua capacità di esplorare i lati più oscuri dell'esperienza umana con una bellezza lirica senza pari lo rese una figura centrale nel movimento simbolista e un precursore del modernismo.
Baudelaire trascorse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di salute precarie, afflitto da problemi finanziari e da una dipendenza crescente dall'oppio e dall'alcol. Morì il 31 agosto 1867 a Parigi.
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“Mettimi in controluce vedrai poesie. Attraversami nel buio. Vedrai la luce”
Ogni volta, come fosse la prima, la osservavo nelle sue cangianti sfumature.
Con gli occhi di un bambino e le brame di un peccatore, leggevo le parole non dette ma scritte sulla sua pelle.
Il suo corpo racchiudeva la lirica dell’essenza fatta di ombre rivelate e di luce nascosta. La attraversavo nel buoi dei suoi silenzi.
Invisibile agli occhi riuscivo a sentire il suo profumo e la sua presenza caratterizzata da una profonda passione e da un tormentato istinto.
Amava sentire quello sguardo solo per lei.
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OUT “L’immensità”, brano inedito interpretato da Lucia Rubedo sulle piattaforme digitali È uscito su tutte le principali piattaf... #candlestudio #fabriziocampanelli #gabrieleroberto #immensità #luciarubedo #orchestrasinfonica #out https://agrpress.it/out-limmensita-brano-inedito-interpretato-da-lucia-rubedo-sulle-piattaforme-digitali/?feed_id=7977&_unique_id=67330bb22ee25
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"Astor Piazzolla, melodie e parole al Teatro del Cestello"
Donatella Alamprese, sabato 20 aprile 2024,
ha proposto al Teatro del Cestello di Firenze lo spettacolo "Tango, una Favola Porteña : Astor Piazzolla e i suoi Poeti".
Questa rappresentazione, descritta da Donatella come una meravigliosa avventura, offre uno sguardo su un lato meno conosciuto del musicista argentino.
Sul palco, una voce narrante si accompagna a chitarra, bandoneon, due ballerini, e naturalmente, la splendida voce di Donatella che interpreta i classici di Piazzolla.
Donatella Alamprese, con una formazione classica, è una cantante estremamente eclettica che ha trasformato il suo repertorio canoro in una preziosa rarità nel panorama musicale.
È altresì riconosciuta come la regina italiana del tango, per le sue performance particolarmente apprezzate e coinvolgenti.
Astor Piazzolla, su cui si incentra lo spettacolo, è stato un compositore e bandoneonista argentino, visto come uno dei principali innovatori del tango. Nato nel 1921, ha rivoluzionato il tango tradizionale con il suo nuovo stile, il "tango nuevo", che incorporava elementi del jazz e della musica classica.
Lo spettacolo mette in luce le importanti collaborazioni volute da Piazzolla con vari poeti per creare il "tango canzone", uno degli aspetti distintivi del suo percorso artistico.
Queste collaborazioni hanno fuso la lirica poetica con la musica, creando opere profonde e cariche di emozioni.
Tra le collaborazioni più note di Piazzolla vi è quella con il poeta Horacio Ferrer.
Insieme, hanno creato alcune delle opere più emblematiche, come "Balada para un loco" e "Chiquilín de Bachín", che uniscono ritmo e melodia intensa tipica del tango con testi poetici che narrano storie di vita, amore e nostalgia.
Un altro poeta crucial per la carriera di Piazzolla è stato Jorge Luis Borges, con cui ha collaborato nell'album "El tango".
Questo progetto ha esplorato vari aspetti della cultura e storia argentina attraverso il tango, arricchendo ulteriormente il genere con una profonda dimensione letteraria.
Con determinazione e innovazione, Piazzolla e i suoi poeti hanno elevato il tango da semplice forma di danza a un'espressione artistica complessa e rispettata, dimostrando il potenziale del tango di trasmettere intense emozioni attraverso sia la musica che le parole.
Una sala piena, quella del Teatro del Cestello, con spettatori attenti e affascinati, che hanno sottolineato con lunghi applausi la bravura degli interpreti.
Domenica 21 aprile 2024, la meravigliosa avventura avrà una replica alle 16.45.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità I
Ruben Costanzo Simone Marini Marco Giacomini Giuliano Scarpati Arthur Murray Perla Collini Donatella Alamprese
Teatro Del Cestello
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Tempesta.
Luce in tempesta.
Già, tempesta.
"We are such stuff as dream are made on" scriveva Shakespeare nell'omonima commedia.
E sì, la luce in tempesta ci fa sognare perché c'evoca l'onirismo di cui noi stessi siamo intrisi.
La luce in tempesta di John Riley è uno steccato.
Icastico steccato, per come suo biancore staglia grafismi con veemente perentorietà.
In mirabile balenico contrasto con la densa corruscazione di sfondo e letto erboso.
Una prova di vibrante potenza espressiva.
La luce in tempesta di Erich Frey è una candida linea.
Linea da lago, di cui stempera abbacinazione.
Ancora gravidi sopra, i nembi.
Ma la tempesta è giù, con le corrugate saette che - più nervose delle spume - irrorano battigia.
Una prova di lirica, profonda, sensibilità.
Tempesta e luce.
Rivestono parole, John ed Erich.
Sublimi forgiatori in forma di concetti, loro.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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Gabriela Mistral
Gabriela Mistral, scrittrice cilena, è stata la prima latinoamericana a ricevere il premio Nobel per la Letteratura nel 1945.
Con uno stile e un ritmo narrativo unico e innovativo, nelle sue opere ha affrontato l’amore, la natura e la spiritualità, mostrando una profonda compassione per l’umanità e un forte senso di solidarietà verso le persone più deboli e bisognose.
Nata col nome di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga a Vicuña, in Cile, il 7 aprile 1889, aveva studiato da autodidatta, con l’aiuto della sorella insegnante, dopo aver lasciato la scuola alle secondarie.
A quindici anni già scriveva versi per un giornale locale e insegnava in una scuola rurale.
Nel 1914 ha vinto il suo primo premio letterario e adottato lo pseudonimo di Gabriela Mistral in omaggio ai suoi due poeti preferiti, Gabriele d’Annunzio e Frédéric Mistral.
Mentre la sua carriera scolastica progrediva, nel 1922 è stata invitata in Messico dal Ministro dell’Educazione, per partecipare a un piano biennale di riforma scolastica con l’intento di far decollare l’istruzione del Paese. Nello stesso anno, a New York, ha pubblicato la raccolta Desolación che le ha portato fama internazionale.
Nel 1923, dopo aver contribuito con suoi testi all’antologia Lecturas para Mujeres, ha ricevuto dal presidente del Messico Álvaro Obregón una borsa di studio di un anno che le ha consentito di viaggiare negli Stati Uniti e in Europa per tenere discorsi pubblici. Tornata in patria, le venne conferito il titolo accademico di Professoressa di lingua spagnola presso l’Universidad de Chile.
Nel 1924 ha pubblicato a Madrid Ternura, altra raccolta di gran successo seguita da un tour per l’America del Sud.
Ha rappresentato l’America Latina all’Istituto per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni, a Parigi.
Lasciato l’insegnamento, ha lavorato come giornalista e tenuto lezioni e conferenze in diverse università americane come la Columbia e l’Università di Porto Rico.
Dal 1932 fino alla sua morte, è stata console del Cile in diverse città come Napoli, Madrid, Petrópolis, Nizza, Lisbona, Los Angeles, Veracruz, Rapallo e New York.
Ha pubblicato centinaia di articoli in periodici e giornali di tutti i Paesi di lingua Spagnola.
Nel 1938, a Buenos Aires, grazie all’aiuto dell’amica e corrispondente Victoria Ocampo, ha dato vita a una nuova opera, Tala, il ricavato delle vendite venne devoluto agli orfani e orfane dalla Guerra Civile Spagnola. Il volume include vari poemi che esaltano gli usi ed il folklore del Sud America e dell’Europa mediterranea. La prima parte dell’opera è dedicata alla madre, morta nel 1929, da sempre figura chiave nella sua vita.
Il 10 dicembre 1945 è stata la quinta donna della storia e la prima di lingua spagnola a vincere il Premio Nobel per la letteratura per «la sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano».
Nel 1946, durante uno dei suoi viaggi, ha conosciuto la scrittrice statunitense Doris Dana, con la quale è nata una relazione sentimentale segreta e travagliata a causa della distanza. La corrispondenza fra le due scrittrici (1948-1956), raccolta nel libro Niña errante è stata pubblicata postuma nel 2009.
Nel 1947, Gabriela Mistral ha ricevuto la laurea honoris causa dal Mills College di Oakland, in California. Quattro anni dopo, in patria, le è stato consegnato il Premio Nazionale per la Letteratura.
Nel 1953 è nominata console a New York, dove è morta di cancro al pancreas a Long Island il 10 gennaio 1957. Quando i suoi resti sono stati traslati in Cile, il Governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
Durante la convivenza, quando era già malata, la sua compagna aveva iniziato a raccogliere la corrispondenza e le sue opere, più di 40.000 manoscritti e 250 lettere che sono stati donati al governo cileno e conservati nella Biblioteca Nazionale del Cile dal nipote Doris Atkinson, dopo la sua morte, avvenuta nel 2006.
Nonostante il rapporto conflittuale con la sua terra natia, dove era stata spesso discriminata per il contenuto dei suoi lavori che si distaccavano da quelli di una società “maschilista, centralista ed elitaria” mentre nel resto del mondo veniva osannata per il suo talento, Gabriela Mistral non ha mai dimenticato le sue origini e nel suo testamento ha disposto che i proventi delle vendite dei suoi libri in Sud America e i beni mobili o immobili di sua proprietà fossero donati ai bambini poveri di Monte Grande, quartiere in cui aveva trascorso la sua infanzia.
L’Organizzazione degli Stati americani ha istituito, nel 1979, il Premio Gabriela Mistral, «con lo scopo di riconoscere coloro che hanno contribuito all’identificazione e all’arricchimento della cultura tipica Americana e delle sue regioni o individualità culturali».
C’è un’università che porta il suo nome e ogni città principale del Cile ha una strada, una piazza, o una via, dedicata all’autrice.
La sua effige è apparsa nella banconota da 5000 pesos cileni a partire dal luglio 1981, sostituita con una nuova versione nel settembre del 2009.
Il 7 aprile 1991 il cerro Fraile, una collina situata a Monte Grande, è stata rinominata Gabriela Mistral, esaudendo un suo desiderio espresso nel testamento.
Il 15 novembre 2005 la Metropolitana di Santiago del Cile ha ricordato l’anniversario della premiazione del Nobel di Gabriela dedicandole un intero treno decorato con fotografie della poetessa.
Gabriela Mistral è stata una scrittrice girovaga e tormentata sempre da una profonda nostalgia del suo paese che non l’ha mai amata abbastanza. Un pilastro della letteratura sudamericana il cui nome ancora oggi riecheggia nei programmi scolastici e nelle antologie.
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Donne Eccezionali Attraverso i Secoli: Un Omaggio alle Leader Silenziose
Donne, pari opportunità e pari condizioni salariali.
La storia è ricca di donne straordinarie che hanno lasciato un’impronta indelebile. Queste figure hanno dimostrato che il valore umano e il successo non sono questioni di genere, ma di talento, impegno e innovazione. Saffo: La Voce della Poesia Antica Saffo di Lesbo rimane una delle figure più emblematiche della poesia lirica antica. Le sue opere, caratterizzate da profonda emotività e una rara…
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💙...
Bukowski ebbe numerose donne nel corso della sua vita, ma solamente una, Jane Cooney, fu in grado di rapirgli veramente il cuore. La morte della donna, che avvenne nel 1962 a causa della stessa malattia di cui soffriva anche Bukowski, ovvero l’alcolismo, lo sconvolse pesantemente, al punto che il poeta decise di riversare tutto il suo dolore in una serie di poesie sentimentali e malinconiche.
Tra le molte scritte da Bukowski, “Per Jane” rappresenta forse la poesia più toccante e significativa. Con questa profonda lirica, Bukowski si prodigò nel ricordare la sua amata, riuscendo nell’impresa di renderla immortale nonostante lo scorrere inesorabile del tempo.
...e così te ne sei andata
lasciandomi qui
in una stanza con la tapparella strappata
e l’idillio di sigfrido trasmesso da una radiolina rossa.
e te ne sei andata così in fretta
all’improvviso com’eri arrivata
e mentre ti asciugavo la faccia e le labbra
tu aprivi gli occhi più grandi che abbia mai visto
e dicevi: ���dovevo immaginarlo
che eri tu” .
e mi riconoscevi
ma non è durato molto
e un vecchio con le gambe bianche e sottili
nel letto vicino al tuo
diceva: ” non voglio morire” ,
e il tuo sangue usciva ancora
e io lo trattenevo nel catino delle mie mani,
rimaneva solo quello
delle notti, e anche dei giorni,
e il vecchio era ancora vivo
ma tu non lo eri più
noi non lo siamo più.
e te ne sei andata com’eri arrivata,
mi hai lasciato in fretta,
mi avevi già lasciato tantissime altre volte
quando pensavo che ne sarei stato distrutto
ma invece no
e tu tornavi sempre.
adesso ho spento la radio rossa
e qualcuno nell’appartamento vicino sbatte una porta.
la condanna è definitiva: non ti troverò per strada,
il telefono non squillerà, ciascun momento non mi
lascerà stare in pace.
non basta che ci siano tante morti
e che questa non sia la prima;
non basta che io possa vivere ancora chissà quanti giorni,
forse perfino chissà quanti anni.
non basta.
il telefono è un animale morto che non può
parlare, e quando parlerà di nuovo sarà
sempre la voce sbagliata d’ora in poi.
prima ti aspettavo e tu sei sempre tornata
alla mia porta. Adesso sei tu che dovrai aspettare me.
Charles Buk🖤wski
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[Bluets][Maggie Nelson]
“E se cominciassi dicendo che mi sono innamorata di un colore?” Così Maggie Nelson avvia la sua esplorazione lirica, filosofica e inesorabilmente sincera di un momento di profonda angoscia personale, rifratta attraverso il blu. Nel ricostruire l’ossessione di tutta una vita per questo colore – il suo sguardo che sempre lo cerca, i suoi sogni popolati di figure intrise d’azzurro – ecco che le…
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#2023#Alessandra Castellazzi#Andy Warhol#Billie Holiday#Bluets#Joni Mitchell#Leonard Cohen#LGBT#LGBTQ#Maggie Nelson#Nottetempo#poesia#USA#Yves Klein
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Note di poesia: le canzoni italiane più poetiche di sempre
Oggi vogliamo ricordare le canzoni italiane più poetiche di sempre. Il panorama della musica italiana, nella sua ricchezza, offre canzoni per tutti i gusti. Canzoni d'amore, d'impegno politico e sociale, capaci di farci divagare ma anche di riflettere. Alcune canzoni si ergono come vere e proprie opere poetiche, capaci di toccare le corde dell'anima. Immergiamoci, allora, nella bellezza della lingua e delle emozioni che solo la musica può suscitare. Il Cielo in Una Stanza Con "Il Cielo in Una Stanza", Gino Paoli cattura l'essenza dell'amore in un modo delicato e suggestivo. La canzone è un dipinto poetico che esplora la profondità delle emozioni amorose, utilizzando metafore evocative. La dolcezza della melodia completa l'atmosfera romantica e malinconica che caratterizza questo classico senza tempo. Quando Pino Daniele, maestro del blues partenopeo, ci offre una canzone intrisa di poesia e vitalità con "Quando". Il testo riflette sulla vita e sull'amore in un modo fresco e appassionato, mentre la melodia, arricchita dalla maestria chitarristica di Daniele, trasporta l'ascoltatore in un viaggio emozionale intenso e coinvolgente. La canzone, in ultimo, è la colonna sonora di uno dei film più iconici di Massimo Troisi: "Credevo fosse amore invece era una calesse". Rimmel Francesco De Gregori, noto per la sua abilità nelle tessere racconti, ha dato al mondo "Rimmel". La canzone è un dialogo intimo e poetico tra il cantautore e la vita stessa. Le parole, dense di significato, sono accompagnate da una melodia che cattura l'essenza delle esperienze umane. La Canzone del Sole "La Canzone del Sole" è una delle canzoni più rappresentative cantate da Lucio Battisti. La melodia soave e lirica si intreccia con versi che descrivono il ciclo della vita, trasportando l'ascoltatore in un viaggio tra le stagioni e gli stati d'animo. La magia di questa canzone risiede nella sua capacità di dipingere immagini poetiche che si fondono con le note, creando un sole luminoso di emozioni. Chi, da ragazzo non l'ha strimpellata almeno una volta con la chitarra? La Canzone di Marinella Fabrizio De André, maestro della canzone d'autore, crea un capolavoro poetico con "La Canzone di Marinella". La canzone narra, rigorosamente in rima, la storia di Marinella, una donna dal destino difficile. La prosa di De André offre un'immersione profonda nella vita di Marinella, con una combinazione di empatia e delicatezza che trasforma la canzone in una poesia cantata. L'Anima Vola Con la sua voce eterea e il testo evocativo, Elisa ci porta in un viaggio emozionale con "L'Anima Vola". Le parole affrontano temi di libertà interiore e di espansione dell'anima, rendendo la canzone un inno all'essenza umana. La melodia, delicata ma potente, si fonde perfettamente con il contenuto poetico del brano. Canzoni poetiche italiane: emozioni che arrivano a tutti noi Con questi esempi non possiamo esaurire il panorama delle canzoni poetiche della musica italiana; ne abbiamo dato solo un piccolo assaggio. Perché le consideriamo così poetiche? I testi trattano temi universali come l'amore, la libertà e la vita, toccando corde emotive con le quali chiunque può identificarsi. Inoltre, la scelta accurata delle parole e delle immagini crea dipinti vividi nella mente dell'ascoltatore, trasportandolo in un viaggio emotivo. Infine, la combinazione di melodia e testo crea un'esperienza completa, in cui la poesia della lingua si fonde armoniosamente con la bellezza della musica. In copertina foto di Ri Butov da Pixabay Read the full article
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"Canto alla luna" di Alda Merini: Un inno poetico all’amore e al destino. Recensione di Alessandria today
La luna, simbolo di vita, mistero e passione.
La luna, simbolo di vita, mistero e passione. La poesia “Canto alla luna” di Alda Merini, tratta dalla raccolta “Vuoto d’amore” (Einaudi, 1991), è un’opera che fonde immagini potenti e introspezione lirica, esplorando il legame tra il mondo naturale, la condizione umana e l’amore. Attraverso il simbolo eterno della luna, Merini racconta il dramma esistenziale e la bellezza struggente della…
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"I fiori del male" (Les Fleurs du mal) è una delle opere più celebri e influenti della letteratura francese, pubblicata per la prima volta nel 1857. Questa raccolta di poesie rappresenta un viaggio profondo e oscuro nell'animo umano, esplorando temi come la bellezza, la decadenza, l'amore, la morte e la ribellione.
Baudelaire utilizza un linguaggio ricco e simbolico per descrivere la sua visione del mondo, spesso caratterizzata da un senso di spleen, un termine che indica una profonda malinconia e noia esistenziale. Le poesie sono suddivise in sei sezioni principali: Spleen e Ideale, Quadri Parigini, Il Vino, I Fiori del Male, La Rivolta e La Morte.
Ogni sezione rappresenta una fase del percorso esistenziale del poeta, dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle esperienze nella vita degradata della metropoli, fino al desiderio di fuga nell'alcol e nelle droghe, e infine alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Baudelaire riesce a trasformare la corruzione e la volgarità della società contemporanea in arte, creando una bellezza che solo la poesia può realizzare. La sua capacità di vedere oltre le apparenze e di rivelare una realtà più profonda e autentica è uno degli aspetti più affascinanti della sua opera.
Charles Pierre Baudelaire nacque il 9 aprile 1821 a Parigi, figlio di Joseph-François Baudelaire, un funzionario pubblico e artista dilettante, e Caroline Dufaÿs. La morte precoce del padre e il successivo matrimonio della madre con il tenente colonnello Jacques Aupick influenzarono profondamente la sua vita e la sua opera.
Baudelaire fu educato al Lycée Louis-le-Grand di Parigi, dove iniziò a mostrare un interesse precoce per la letteratura. Tuttavia, la sua vita scolastica fu irregolare, caratterizzata da periodi di grande diligenza alternati a momenti di indolenza. Durante la sua giovinezza, Baudelaire iniziò a frequentare i circoli bohémien di Parigi, sviluppando un gusto per la vita dissoluta e per le esperienze estreme, che avrebbero poi influenzato profondamente la sua poesia.
Nel 1841, su pressione della famiglia, intraprese un viaggio in India, ma tornò a Parigi dopo pochi mesi. Questo viaggio, sebbene breve, lasciò un'impronta duratura sulla sua immaginazione e sulla sua opera. Al suo ritorno, Baudelaire iniziò a scrivere e a pubblicare poesie, guadagnandosi una reputazione come uno dei poeti più promettenti della sua generazione.
La pubblicazione de "I fiori del male" nel 1857 fu accolta con scandalo e controversie. L'opera fu accusata di oscenità e sei delle poesie furono censurate. Nonostante ciò, "I fiori del male" consolidò la reputazione di Baudelaire come uno dei più grandi poeti del suo tempo. La sua capacità di esplorare i lati più oscuri dell'esperienza umana con una bellezza lirica senza pari lo rese una figura centrale nel movimento simbolista e un precursore del modernismo.
Baudelaire trascorse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di salute precarie, afflitto da problemi finanziari e da una dipendenza crescente dall'oppio e dall'alcol. Morì il 31 agosto 1867 a Parigi.
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Jonathan Tocchini - “Libera Mente”
Il nuovo singolo del talentuoso artista sui principali stores digitali e nelle radio
Esce “Libera Mente”, il nuovo singolo dell’eclettico artista Jonathan Tocchini che conferma una maturità raggiunta acquisita dopo tanti anni di musica, pubblicazioni, concorsi e successi. Un traguardo raggiunto con questo brano estremamente attuale e dalle sonorità di tendenza pur mantenendo una profonda personalità, segno inconfondibile dell’artista. “Libera Mente” è sui principali stores digitali e nelle radio in promozione nazionale.
“Libera Mente affronta il tema del conflitto interiore creato dalla velata e intangibile prigione nella quale il nostro modello sociale ci rilega. L'opera porta l'ascoltatore a prendere contatto con il proprio io interiore imprigionato in questa illusione dorata, al quale parli, ma non ascolta, soffre ma non risponde e vuole invitarlo ad andare oltre i luoghi comuni, le apparenze che istituiscono questo grande inganno e di conseguenza liberarsene. Un enorme metafora che, con ritmi accattivanti ed incalzanti, affronta un tema molto attuale al quale tutti sono soggetti.” Jonathan Tocchini
L’artista si racconta
La passione per la musica, quella autentica e viscerale, non può farsi limitare da generi e categorie. Per questo la mia formazione artistica rappresenta un percorso a tappe, che si è ampliato sempre di più nel tempo. Un caleidoscopio di influenze e scoperte. Durante l’infanzia sono stato iniziato ai capisaldi della musica italiana e internazionale come i Pooh, i Beatles, e Frank Sinatra, che mi hanno fatto scoprire le basi della musica leggera, della melodia, e dell’intonazione. L’adolescenza l’ho dedicata alla sperimentazione e alla maturazione musicale: mentre passavo dal rock al metal, andando ad allargare le mie influenze in una dimensione più viscerale ed istintiva, muovevo i primi passi come musicista. All’età di 14 anni, infatti, mi sono unito alla prima band amatoriale, suonando cover dei gruppi rock più in voga, e cominciando a lavorare nel dettaglio sugli aspetti tecnici del mio percorso da interprete e sul timbro vocale. Nel corso degli anni, poi, le varie esperienze come musicista mi hanno portano a voler approfondire ogni genere, dalla musica classica, alla musica elettronica, passando per la lirica, per continuare ad arricchire il mio bagaglio e nutrire una passione vorace. Ogni novità, ogni nuovo sbocco stilistico, mi incuriosivano profondamente. Questo processo mi ha portato, dopo anni di esperienza e concorsi vinti, a diventare un artista poliedrico: capace di adattare l’interpretazione a stili, momenti diversi e di adattarsi ai più svariati ritmi, melodie, e contesti musicali, mantenendo comunque integra la propria cifra stilistica.
Facebook: https://www.facebook.com/tocchini.jonathan
Instagram: https://www.instagram.com/jonathantocchini/
Spotify: https://open.spotify.com/track/5Z69I4Y21u4QRQb5lbWBUd?si=dae8f92fa6d54eb8
YouTube: https://www.youtube.com/@jonathantocchini
TikTok: https://www.tiktok.com/@jonathantocchini
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Pesaro, l’AMAI Quartet in concerto nella Chiesa della SS. Annunziata
Pesaro, l’AMAI Quartet in concerto nella Chiesa della SS. Annunziata. “Romanticismo italiano vs Romanticismo tedesco” è il titolo del concerto dell’AMAI Quartet, in programma alla Chiesa della SS. Annunziata di Pesaro domenica 12 febbraio alle 18.00, organizzato da WunderKammer Orchestra in collaborazione con l’Assessorato alla Bellezza di Pesaro e Amat. In programma musiche di Puccini, Verdi e Brahms. La formazione d’archi è costituita da quattro giovanissime musiciste - un’albanese, due italiane e una austro-tedesca - Janela Nini primo violino, Chiara Siciliano secondo violino, Michaela Kleinecke viola e Anna Tonini Bossi violoncello, studentesse dell’Università per la Musica e le Arti interpretative di Vienna che nel 2021, in pieno secondo lockdown da Covid, si sono messe insieme per dar forma al desiderio di condividere la passione per la musica da camera. Il loro entusiasmo le ha portate ad ottenere importanti risultati in brevissimo tempo. A maggio dello stesso anno il quartetto viene selezionato per prendere parte ai progetti della Yehudi Menhuin-Live Music Now di Vienna; a giugno vince il terzo premio del Concorso Pakosky nella finale di Piacenza; a ottobre vince il primo premio e il premio del pubblico alla Prima Edizione del "Concorso per Quartetti d'Archi Pietro Marzani" di Rovereto. Da allora l'ensemble è stato invitato da prestigiosi festival e stagioni concertistiche italiane, come Settenovecento (Rovereto), Classiche Frome (Lecce), FFF Fortissimissimo Firenze Festival, Musica con Vista - Comitato Amur, Pianodrom (Tirana). Tra i prossimi impegni il Lingotto Musica di Torino e il Teatro la Fenice di Venezia. C’è più di un motivo dichiarato per la scelta del nome “Amai”: l’omonima poesia di Umberto Saba manifesto di un'idea di arte essenziale che porta la verità più profonda. Ma “amai” è anche il suono della parola giapponese che significa “dolce” e una voce del verbo amare in italiano. Attualmente il quartetto studia con il prof. Florian Schötz (Goldmund Quartett) e con il Quartetto di Cremona presso l’Accademia Stauffer. Nel dicembre 2021 è stato selezionato per entrare a far parte della rete de Le Dimore del Quartetto. Il programma propone un confronto inusuale sul comune terreno cameristico tra due italiani fra i più grandi rappresentanti dell’opera lirica occidentale e il compositore tedesco romantico per eccellenza. Si apre con “Crisantemi”, l’elegia per quartetto d’archi scritta da Giacomo Puccini in una sola notte, nel 1890, in seguito alla morte dell’amico Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Segue il “Quartetto per archi in mi minore” che Giuseppe Verdi compose a Napoli nel 1873, in attesa che “Aida” venisse rappresentata per la prima volta al teatro San Carlo con l’intento provocatorio di dimostrare che il genere operistico non fosse il solo in cui egli potesse eccellere. Il “Quartetto in la minore op. 51 n. 2” di Johannes Brahms, che chiude il concerto, fu completato nel 1873 dopo una lunga genesi. È uno dei soli tre quartetti per archi pubblicati in tutta la sua vita, pur avendone in realtà composti molti, almeno venti, le cui partiture però furono distrutte dallo stesso autore perché non ritenute all’altezza. Biglietti: Intero € 18,00; Ridotto soci Wko e Wko-Ada € 13,00; Ridotto under 18 € 5,00. Acquistabili nelle biglietterie del circuito AMAT/Vivaticket e presso Tipico.Tips Pesaro negli orari di apertura dell’esercizio e online sui canali Vivaticket. Info e prenotazioni: [email protected]; cell. 3666094910; wunderkammerorchestra.com ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Talora m'è dato in sorte assistere ad episodi raccapriccianti (celio nell'enfasi, intuibilmente).
Il sedicente amatore evoluto a suo pari:
"applico la regola dei terzi così la fotografia è giusta".
Risibile variante:
"applico la regola dei terzi così sono a posto".
Il semiprofano riferendosi ad altro sedicente amatore evoluto:
"mi ha fatto una testa così sulla regola dei terzi".
E, sapete, l'idea di dosar proporzioni si fa strada anche nella letteratura non fotografica.
L'allegato screenshot è tratto (nella traduzione di Guanda, 2008) da "l'uso sapiente delle buone maniere", del fine, profondo romanziere Mc Call Smith.
Ecco, la sezione aurea, la ratio tra lati.
Alla festa potremo invitare anche Fibonacci e la sua spirale.
Senza disdegnare Fidia, sennò s'offende.
Ma questo accade perché la questione è antecedente alla fotografica appropriazione.
Molti altri, molto prima - intendo - hanno vagheggiato la cosa.
Sì, vagheggiato.
Risponde ad una esigenza umana profonda.
Quella di trovare un generale senso.
Inseguendo equilibrio, armonia, bellezza, se proprio vogliamo scomodare lemmi il cui contenuto si riveste di poliforme semantica.
Con Francesco Federiconi il rischio della summentovata appropriazione - nel senso d'indebita, delittuosa - non si pone.
Ignoro se Francesco possiede griglie.
Magari ne ha una in giardino, d'acciaio per il barbecue.
Oppure nel computer, sovrapponibile all'inquadratura.
Ma è oltre, Francesco.
Perché non è schiavo di regole, Francesco.
Meglio:
le volge all'espressione, le regole, Francesco.
Perchè giostra con forze e pesi, Francesco.
Lo fa mosso dall'intento di assaporare e conferire vigore, Francesco.
Ecco, assaporare e rinvigorire.
Ha delibato una scena, Francesco.
Indi, mercè inquadratura, l'ha resa dinamicamente pregnante.
Ed è un dinamismo che non disconosce la lirica quiete della stasi.
Né l'icastico valore dei toni.
In corrusca atmosfera seggi danzano.
Le silenti sediole solidarizzano con le fosche - lo sono? - cogitazioni dell'unico occupante.
L'orizzonte pare indifferente al dramma - lo è? - ma suadentemente vi s'insinua al suon di spuma.
Vi sono direzioni, ma più ancora disposizioni.
E' l'umana ricerca di ruolo, che Francesco esprime infondendo poesia.
PregoVi, alfine:
non peritateVi appurare se la somma - e di cosa? - ammonta a unovirgolaseiunootto.
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Claudio Trezzani
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