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Metamorfosi quotidiana #1
Arcilici e smalti su tela _ 100x100 cm_ 2019
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DALLA CINA UN MODO ALTERNATIVO NELL'UTILIZZO DEL CARBONE
di Redazione Ancora una volta la Cina in prima fila nella lotta contro la CO2 e in difesa dell’ambiente. Ma l’Occidente “democratico” e massocapitalista di Musk e soci cosa sta facendo? Nuove energia nello Xinjiang: carbone liquefatto e rinnovabile per alimentare il futuro 08:56:00 29-Nov-2024 ��Prefettura di Hami, Xinjiang, Cina nord occidentale La foto sopra presenta il più grande impianto…
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LA NATO ATTACCA
L’EUROPA
“Una squadra di sabotatori ha usato la Polonia come base operativa per far saltare i gasdotti Nord Stream che trasportavano gas dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico”: lo ha appurato una indagine ufficiale tedesca, riportata da The Wall Street Journal.
Gli investigatori tedeschi hanno ricostruito la rotta nel Mar Baltico dello yacht Andromeda, proveniente dalla Polonia, a bordo del quale hanno trovato tracce di HMX, esplosivo militare per la demolizione di infrastrutture sottomarine. Si aggiunge così un altro capitolo esplosivo all’inchiesta del giornalista statunitense Seymour Hersh “Come l'America ha fatto fuori il gasdotto Nord Stream”. Tutto ormai è provato. Nel dicembre 2021 viene convocata alla Casa Bianca una task force – composta da ufficiali della CIA, dello Stato Maggiore e del Dipartimento di Stato – con il compito di sabotare il Nord Stream. Nel giugno 2022, durante l’esercitazione NATO Baltops, incursori statunitensi e norvegesi, operando dallo yacht Andromeda inviato dalla Polonia, piazzano le cariche sottomarine. Tre mesi dopo, il 26 settembre 2022, un aereo P8 della Marina norvegese sgancia una boa sonar, il cui segnale fa esplodere le cariche.
Il Wall Street Journal lo definisce “uno dei più grandi atti di sabotaggio in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”. È una azione bellica compiuta da tre membri della NATO – Stati Uniti, Norvegia e Polonia – contro la Germania, membro della NATO, per impedire all’Europa di importare gas russo a basso costo.
Il Segretario di Stato Antony Blinken ha definito il blocco del Nord Stream “un'opportunità straordinaria per eliminare una volta per tutte la dipendenza dell’Europa dall'energia russa, un'enorme opportunità strategica per gli anni avvenire” e ha sottolineato che “gli Stati Uniti sono divenuti il principale fornitore di gas naturale liquefatto all'Europa”. GNL, ovviamente, molto più caro del gas russo. Ora arrivano alla conquista del mercato energetico europeo la Exxon, la Chevron e altre compagnie USA che “hanno registrato profitti record grazie all'impennata dei prezzi del petrolio”.
A causa del crescente prezzo dell’energia – scrive il Wall Street Journal – “l'Eurozona scivola verso la recessione, perché l'inflazione danneggia i consumi, e l'Europa è bloccata dall'equivalente economico di un lungo Covid”. In questa Europa è iniziato “il più grande dispiegamento multinazionale di forze aeree nella storia della NATO” con l’esercitazione “Air Defender” che si svolge in Germania sotto comando USA.
Di Manlio Dinucci.
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Se non fossimo che degli umili servi, dovremmo farci ripagare i danni e gli esborsi subiti
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🇷🇺 SERGEY LAVROV: un discorso perfetto, logico, a prova di scimmia. Chi non l'ha ancora capito (era facile, dai) sta al livello mentale dei platelminti delle paludi.
"Abbiamo firmato contratti a lungo termine con l'Europa. Rispettiamo sempre i nostri obblighi, a differenza dell'Europa o degli Stati Uniti.
Abbiamo lavorato per decenni durante l'era sovietica, a partire dagli anni '70, per sviluppare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa nella sfera della fornitura di gas.
È stato grazie al gas russo a prezzi accessibili che i settori energetici dell'Europa, e in primo luogo della Germania, e le loro economie nel complesso hanno avuto un andamento così positivo.
Il Cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato in un'intervista che è stata la Russia a tagliare le esportazioni di gas verso l'Europa.
Perché una persona adulta dovrebbe mentire? Tutti sanno cosa è successo.
Quando Angela Merkel era cancelliere, gli Stati Uniti impedirono alla Germania di lanciare i gasdotti Nord Stream 1 e 2 e di utilizzare il più costoso - molto più costoso - GNL americano.
Oggi l'Europa copre il suo fabbisogno energetico di base con il gas naturale liquefatto, compreso il GNL americano.
Ma se qualcuno volesse acquistare il nostro gas, ci rimettiamo ai nostri accordi.
Siamo vicini. Ci sono i gasdotti.
Sebbene siano state fatte esplodere tre tratte del Nord Stream, ci sono altri percorsi per i gasdotti, tra cui quello che passa per l'Ucraina e la Turchia, attraverso il Mare di Mezzo.
Se la cooperazione è reciprocamente vantaggiosa, perché darsi la zappa sui piedi? Che la bella Europa si dia la zappa sui piedi da sola.
Un anno fa, ho letto una dichiarazione del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, il quale ha affermato che le industrie in Europa, compresa la Francia, pagano l'elettricità quattro volte di più che negli Stati Uniti.
Questo è esattamente ciò che volevano gli Stati Uniti.
Cercano sempre di sbarazzarsi dei rivali.
Quando hanno visto la Russia come rivale, hanno creato un regime antirusso, russofobo e nazista in Ucraina e lo hanno messo contro il nostro Paese.
Anche l'UE era un rivale per gli USA. Non è più un rivale e non lo sarà mai, se interpreto correttamente le tendenze di sviluppo in Europa.
L'Europa si sta deindustrializzando.
Quando uno dei migliori asset della Germania - l'industria automobilistica - inizia a trasferire la produzione in altri Paesi e la Volkswagen chiude gli stabilimenti e licenzia migliaia di dipendenti, è suggestivo.
La burocrazia europea segue obbedientemente la strada tracciata dagli Stati Uniti.
Ma sempre più Paesi dell'UE si rendono conto che questo non è nel loro interesse, ma in quello del loro partner d'oltreoceano".
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Excerpt from remarks by Russian Foreign Minister Sergey Lavrov during an interview with Sky News Arabia, September 20, 2024.
Source: Ministry of Foreign Affairs of the Russian Federation
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"Nonostante le sanzioni, le esportazioni di petrolio russo a marzo sono salite ai massimi dall’aprile 2020". Lo scriveva due giorni fa l’Agenzia internazionale dell’energia – AIE – nel suo report mensile.
(Oltretutto) dal 5 aprile in poi, il greggio (...) russo scambia sistematicamente e strutturalmente sopra il cap di 60 dollari al barile. (...) Stranamente (..) è avvenuto dopo la decisione dell’Opec di tagliare la produzione.
Ovviamente, va tutto bene. L’Italia può contare sull’Algeria. Nonostante quest’ultima sia di fatto una dependance di Gazprom. O magari sarà il gas liquefatto Usa a salvarci, al netto di costi che già oggi giustificherebbero l’allarme in vista dell’autunno. Non fosse altro per la mancanza di rigassificatori. (...)
Il silenzio tombale che continua ad accompagnare il cross del rublo ma anche e soprattutto le dinamiche energetiche russe – strettamente correlati – ci dimostra come la pantomima sanzionatoria potrebbe presto rivelarsi per ciò che è: una pericolosa arma a doppio taglio. E se qualcuno avesse ancora dubbi sul cambiamento di direzione del vento, giova sottolineare come i media abbiano bellamente ignorato uno dei leaks più interessanti fra quelli trafugati e diffusi: in base a notizie di intelligence Usa, il Governo di Kiev nel solo 2022 avrebbe speso almeno 400 milioni di dollari giunti attraverso i grants statunitensi per acquistare diesel. Dalla Russia. A rilanciare la notizia Seymour Hersh, il giornalista Premio Pulitzer che ha svelato i retroscena del sabotaggio di Nord Stream 2. Senza che nessuno abbia potuto smentirlo con dati alla mano. Ma tranquilli, andrà tutto bene. Come col Covid.
via https://www.ilsussidiario.net/news/spy-finanza-le-notizie-nascoste-su-crisi-bancaria-e-sanzioni-a-mosca/2522504/
Putin mi fa skifo: proprio per questo, penso sarebbe ora di finirla di consegnargli opportunità di fregarci in modo facile. Ceterum censeo Biden esse delendum.
(Si, prima di fine '24 non ne veniamo fuori, anzi, proprio in fundo nel '24 mi aspetto l'arrivo del dulcis più amaro e cazzuto per noi. Il tutto con buona pace di quelli che bisogna dissociarsi - quelli che non leggono cosa succede alle pipeline di chi caga dubbi - link presente nell'articolo; non pensano che dissociarsi è un po' come licenziarsi: bisogna poterselo permettere).
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IL PRIMO TRATTORE ALIMENTATO CON LO STERCO DELLE MUCCHE
Un nuovo trattore prodotto dalla società italo-statunitense New Holland ha rivoluzionato il modo di alimentare il proprio motore, funziona infatti a metano liquefatto che può essere prodotto dalle deiezioni delle mucche.
Il biometano è contenuto in un serbatoio criogenico montato sul trattore che lo mantiene in forma liquida a -162°C, conferendo al veicolo la stessa potenza di un diesel ma con un notevole risparmio di emissioni. I sottoprodotti di scarto delle mandrie di mucche vengono trasformati in combustibile che viene compostato e stoccato nella stessa azienda agricola. “Il trattore alimentato a metano liquido T7 è una vera novità mondiale e un altro passo verso la decarbonizzazione dell’industria agricola globale e la realizzazione di un’economia circolare”, ha affermato Chris Mann il co-fondatore dell’azienda di ingegneria Bennamann che ha studiato il brevetto.
L’azienda sta anche approfondendo usi più ampi di questa tecnologia per caricare veicoli elettrici nelle zone rurali: per questo sta valutando l’uso delle emissioni provenienti da siti come aziende lattiero-casearie e impianti di trattamento delle acque reflue. “Se riusciamo a rendere la nostra industria agricola indipendente dal punto di vista energetico di fronte all’aumento dei costi dei fattori di produzione e alla volatilità dei prezzi dell’energia, riducendo al contempo le emissioni, allora possiamo fornire un enorme impulso economico alle comunità rurali, una maggiore sicurezza alimentare e andare verso lo zero netto”, ha detto Mark Duddridge presidente della Local Enterprise Partnership delle isole Scilly, in Inghilterra, dove si trova la Bennamann.
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Fonte: New Holland; Bennaman
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Lo stato della mia materia é correntemente liquefatto
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Come sempre ennesima dichiarazione demenziale, particolarmente allucinante l’idiozia del gas liquefatto USA che sarebbe “altamente inquinante” rispetto a quello russo, che si sa non inquina per nulla, anzi è magico, arriva con il teletrasporto…sul resto “guarda e passa, e non ti curar di loro…”🤡
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PARMENIDE dice:
Dovete saperlo che gli uomini invidiosi hanno fatto affari minosamente con diverse acque, brodi,pietre e metalli, cercando di ingannare voi tutti che aspirate alla conoscenza.
Lascia dunque tutto questo e crea il rosso bianco, da questo nostro rame,prendendo rame e piombo, lasciando questi rappresentano il grasso, o l'oscurità, estagno per la liquefazione. Sai,inoltre, a meno che tu non governi la Natura della Verità, e armonizzarsi bene insieme le sue carnagioni e composizioni, il consanguineo con il consanguineous, e il primo con il primo, voiagire in modo improprio e non effettuare nulla, perché le nature incontreranno le loro nature,seguili e rallegrati.
Perché in loro si putrefanno e si generano, perché
la Natura è governata dalla Natura, che la distrugge, la riduce in polvere, la riduce a nulla, e finalmente si rinnova esso, ripete e frequentemente produce ilstesso.
Quindi guarda nei libri, quello tu puoi conoscere la Natura della Verità, cosa lo putrefa e cosa rinnova, cosa assapora che possiede, quali vicini ha naturalmente e come si amano altro, come anche dopo l'amore l'inimicizia e la corla rottura interviene, e come queste naturedovrebbero essere uniti gli uni agli altri emessi in pace, finché non diventano gentile nel fuoco in modo simile.
Avendo, quindi, preso atto dei fatti in quest'Arte,metti le mani all'opera.
Se davvero non conosci la Natura diVerità, non avvicinarti al lavoro, poiché non seguirà altro che danno,disastro e tristezza. Considera, cifore,l'insegnamento dei Saggi, come lorohanno dichiarato l'intero lavoro in questodicendo: La natura si rallegra della natura, e la Natura contiene la Natura.
In questi parole che vi sono state mostrate intero lavoro.
Lascia, quindi, molteplicee cose superflue e prendi argento vivo, coagula nel corpo di Magnesia, in Kuhul, o in Zolfo Che non brucia; fare lo stesso natura bianca, e mettila sul nostro Rame, quando diventa bianco. E se cucini ancora, diventa rosso, quando se procedi alla cozione, diventa oro.
Ti dico che gira il mare stessa in rosso e nel colore dell'oro.
Sappi anche che l'oro non si trasforma nel rossore salvo per Acqua Permanente, perché la Natura si rallegra della Natura.
Ridurre, quindi, la stessa per mezzodi cucinare in un umore, fino a quando il appare la natura nascosta. Se, quindi,si manifesti esternamente, sette volteimpregnare lo stesso con acqua, cottura, infondendo e lavando, finché non diventi rosso. O quelle nature celesti, moltiplicando le nature della verità per il volontà di Dio! O quella natura potente, che vinse e vinse le nature, e fece gioire la sua natura e sii felice!
Questo, dunque, è quello natura speciale e spirituale a cuiil Dio di ciò può dare quale fuoco
non può. Di conseguenza, glorifichiamo e magnificare quella [specie] , di quale niente è più prezioso nel vero tintura, o simili nel più piccolo grado da trovare.
Questa è quella verità che amano coloro che indagano la saggezza.
Per quando è liquefatto con i corpi, il viene effettuata l'operazione massima. Se tu sapeva la verità, che grande grazie voi mi darebbe! Impara, quindi, che mentre tingi le ceneri, tu deve distruggere quelli che sono mescolati.
Perché vince quelli che sono mescolati, e li trasforma nel suo colore. E come ha visibilmente superato la superficie, persino quindi ha dominato l'interno. E se uno è volatile ma l'altro resiste il fuoco, uno unito all'altro resiste al fuoco. Sappi anche che se i vapori hanno imbiancato ilsuperfici, sicuramente sbiancano il interni. Sappiate di più, voi tutti cercatoridopo la Sapienza, quella conta oltre ne vengono quattro, e solo il nostro Zolfo consuma ogni cosa. La Turba risponde: Hai parlato molto bene, o Parmenide, ma non l'hai fatto dimostrato la disposizione del fumo ai posteri, né come lo stesso è sbiancato!
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Metamorfosi quotidiana #1
Arcilici e smalti su tela _ 70x70 cm_ 2019
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Il pupazzo di neve
La favola del pupazzo di neve Il pupazzo di neve di Andersen, una breve storiella metaforica del grande autore danese, celebre in tutto il mondo per le sue favole per bambini. Le storie intrattengono e insegnano; ci aiutano a goderci la vita e anche a sopportarla. Dopo nutrimento, riparo e compagnia, le storie sono la cosa di cui abbiamo più bisogno nel mondo. Philip Pullman Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe. Se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più. Albert Einstein Le storie sono la cosa più importante al mondo. Senza storie, non saremmo affatto esseri umani. Philip Pullman Hans Christian Andersen (2 aprile 1805 - 4 agosto 1875) è stato uno scrittore danese. Sebbene sia stato un prolifico autore di opere teatrali, diari di viaggio, romanzi e poesie, è ricordato soprattutto per le sue fiabe. Le fiabe di Andersen, composte da 156 storie in nove volumi e tradotte in più di 125 lingue, sono diventate culturalmente integrate nella coscienza collettiva dell'Occidente, facilmente accessibili ai bambini, presentano tuttavia lezioni di virtù e resilienza di fronte alle avversità anche per i lettori più maturi. Le sue fiabe più famose includono "I vestiti nuovi dell'imperatore", "La sirenetta", "L'usignolo", "Il soldatino di stagno", "Le scarpette rosse", "La principessa e il pisello", "La regina delle nevi, "Il brutto anatroccolo", "La piccola fiammiferaia" e "Pollicina". Le sue storie hanno ispirato balletti, opere teatrali e film d'animazione e live-action. Uno dei viali più ampi e trafficati di Copenaghen, che costeggia la piazza del municipio, all'angolo della quale si trova l'enorme statua in bronzo di Andersen, è chiamato appunto "H. C. Andersen Boulevard”. La storia del pupazzo di neve nasce da molto lontano e Bob Eckstein ha addirittura scritto un libro su di lui, The History of the Snowman, in cui racconta le sue origini. Il primo ritratto documentato risale al 1380, trovato in un antico Libro delle Ore e ora custodito in una biblioteca dell’Aia. Il Pupazzo appare poi in diverse stampe del Cinquecento, prima di essere celebrato da Hans Christian Andersen nel racconto pubblicato il 2 marzo 1861 in cui L’uomo di neve si innamora perdutamente di una stufa e finisce liquefatto da un vento caldo.
Negli anni ’50 l’editoria e la discografia americane rispolverano l’omino di neve e proprio il 14 dicembre 1950 esce Frosty the Snowman, la celebre canzone scritta da Steve Nelson e Jack Rollins e interpretata da Gene Autry - There must have been some magic in that old silk hat they found, for when they placed it on his head, he began to dance around! - (lo stesso che l’anno prima aveva portato al successo la canzone dedicata a Rudolph la renna dal naso rosso - Rudolph the red-nosed reindeer, had a very shiny nose. And if you ever saw it, you would even say it glows -) e in contemporanea viene pubblicato l’omonimo libro scritto da Annie Nord Bedford e illustrato da Corinne Malvern, dove il nostro eroe anziché sciogliersi per amore, all’arrivo del caldo se ne va per ritornare l’anno successivo. Il pupazzo di neve di Andersen rappresenta invece il simbolo della forza dell’inverno ed è indiscutibilmente legato al destino delle stagioni, e più in generale alla nascita e alla morte del ciclo naturale, con un evidente rimando all'amore, motore del nostro agire, per cui, senza scomodare Aristotele con la teoria del caldo e del freddo, possiamo concludere ricordando che l'essere umano pur essendo una macchina termodinamica ha anche uno spirito che va oltre la pura materia, e che la letteratura, così come la religione, ci aiuta ad interpretare, anche se per molti personaggi questa essenza non è altro che un freddo, se non gelido, spiffero di vento che nel giro di poco tempo è destinato a dissolversi tra le onde di polvere inquinata che agitano il nostro misero pianeta, e a queste povere anime chi ci penserà più? Tutto ciò che guardi può diventare una favola e puoi ottenere una storia da tutto ciò che tocchi. Hans Christian Andersen Limitarsi a vivere non è abbastanza. C'è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore. Hans Christian Andersen Dove le parole falliscono, parla la musica. Hans Christian Andersen C’era una volta, in una freddissima giornata d’inverno, un pupazzo di neve, che in tutto quel freddo stava proprio bene e mentre guardava il sole diceva: “Cos’avrà da fissarmi? Beh, non riuscirà a farmi sbattere le palpebre! Continuerò a tenere le tegole aperte, io!”. Diceva così perché i suoi occhi erano fatti con due pezzetti di tegola, mentre la bocca era un vecchio rastrello spuntato e per questo si poteva dire anche che avesse i denti.
La filastrocca del pupazzo di neve Il sole intanto volgeva al tramonto e la luna sorgeva, grande e rotonda nel blu del cielo, e il pupazzo di neve desiderava potersi muovere e andare a scivolare sul ghiaccio come i ragazzi che aveva visto nel pomeriggio, ma non sapeva come si faceva! E mentre faceva queste riflessioni, il vecchio cane legato alla catena, disse: “T’insegnerà il sole a correre! Come è successo a quello che c’era prima di te e a quello prima ancora! Bahu! Bahu! Uno alla volta se ne sono andati tutti”. “Non capisco, amico mio”, disse il pupazzo di neve. “Quello che sta lì sopra”, e indicava la luna, “mi dovrebbe insegnare a correre? È vero che è scappato via quando l’ho guardato dritto negli occhi, ma adesso è spuntato fuori dall’altra parte…”. “Non capisci un bel niente”, rispose il cane. “Anche se bisogna ammettere che sei ancora nuovo nuovo! Quella che tu vedi adesso si chiama luna, quello che se n’è andato era il sole che tornerà domani e vedrai se t’insegnerà a scivolare lungo il fossato. Tra un po’ il tempo cambierà: lo so perché la mia zampa sinistra dietro mi dà dei dolori…”. “Mah, non capisco proprio”, disse il pupazzo di neve. “Non so perché, ma sembra quasi che tu mi voglia dire qualcosa di spiacevole. Neanche quello di prima, che mi fissava e che si chiama sole, neanche lui deve volermi bene, temo”. Intanto il cane, dopo essersi rigirato tre volte su se stesso, si addormentò nella sua cuccia. L’indomani il tempo cambiò e un vento freddo cominciò a soffiare così che tutti gli alberi e le piante erano pieni di brina. Sembrava una foresta di perle bianche! Nel frattempo uscirono in giardino un ragazzo e una ragazza che stavano ammirando il paesaggio e il pupazzo di neve chiese al cane chi fossero quei due ragazzi! Il cane gli disse che loro erano due padroni e cominciò a raccontare la sua vita al pupazzo di neve curioso! E gli narrò che prima di essere messo in catene viveva nella casa della padrona, dove aveva un bel cuscino tutto suo e passava le sue giornate, quando fuori era tanto freddo, vicino ad una stufa che lui ancora si sognava tanto fosse bella! E mostrò al pupazzo di neve la stufa attraverso la finestra della casa!
Atmosfera natalizia Appena il pupazzo scorse, attraverso la finestra, la stufa, si sentì strano! Era una sensazione che non riusciva a spiegarsi. In cuore aveva come una nostalgia che non aveva mai provato, ma che tutti gli uomini conoscono bene, quando non sono fatti di neve. “Ma perché l’hai lasciata?”, chiese, che aveva deciso che doveva trattarsi di una creatura femminile. “Come hai potuto abbandonare quel posto?”. “Sono stato costretto!”, disse il cane. “Mi hanno buttato fuori e mi hanno attaccato qui dopo che mi capitò di mordere il più giovane dei padroni, perché aveva dato un calcio al mio osso! E così è finita la mia bella vita d’un tempo”. Ma il pupazzo non lo ascoltava più! Stava guardando fisso la stufa: “Che strana sensazione quella che provo! Mi riuscirà mai di incontrarla? Devo entrare a ogni costo, anche se dovessi rompere i vetri!”. “Bahu! Tanto non ci arriverai mai!”, disse il cane, “e poi, se ti ci avvicini sei finito, non lo sai? Bahu!”. “Già ora non mi sento affatto bene”, rispose il pupazzo di neve. Per tutto il giorno il pupazzo rimase a guardare la finestra: alla luce del tramonto la stanza sembrò diventare ancora più accogliente! La stufa, emanava un bagliore dolcissimo, più dolce di quello della luna, e anche di quello del sole. Se qualcuno apriva lo sportello, ne usciva una fiammella e una di quelle fiamme sembrò penetrare proprio il petto del pupazzo di neve. “Non resisto”, diceva lui. “Com’è carina, quando mette fuori la lingua”. Intanto i giorni passavano e il pupazzo di neve era sempre più triste perché gli mancava la stufa, ma il tempo stava cambiando e ben presto arrivò il vento tiepido che cominciò a sciogliere la neve e, dopo qualche giorno, il pupazzo crollò e al suo posto restò qualcosa che sembrava un manico di scopa dritto nell’aria. I bambini lo avevano usato per farlo reggere meglio. “Adesso capisco cos’era la sua nostalgia!”, disse il cane, “quel pupazzo aveva in corpo uno spazzolone per stufe! Ecco cos’era che lo turbava tanto! Bahu! Ma ora è tutto finito”. Anche l’inverno ormai era agli sgoccioli e nel frattempo i bambini in giardino cantavano: “Bel mughetto, da bravo, esci fuori, vedi che al salice spuntan già i fiori? Se non è marzo, qui è già primavera. Senti gli uccelli cantare alla sera! E insieme a loro io canto: Cucù, Fratello Sole, vien fuori anche tu!”. E al povero pupazzo di neve, chi ci pensava più?
Una storia di Natale Se amate il Natale, le feste e la letteratura potete anche leggere i seguenti articoli: Aforismi e citazioni sul Natale Aforismi divertenti sul Natale Barzellette sul Natale Aforismi di C.W. Brown sul Natale Pensieri e riflessioni sul Natale Una favola per Natale e non solo Numeri sul Natale Odio il natale (Umorismo) A Christmas Carol by Charles Dickens Other books by Charles Dickens Fairy tales and other stories by Hans Christian Andersen Best Christmas songs videos and karaoke Christmas markets in England
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.L'attuale inflazione in Europa è frutto della bolla speculativa sugli energetici e delle folli politiche green, che a cascata si ripercuotono su tutti i costi di produzione e di consumo. La politica monetaria della Bce non fa che aggravare la situazione spingendoci verso il baratro della recessione. Gli effetti delle (auto)sanzioni? Aver sostituito il gas naturale russo col più caro e inquinante gas liquefatto statunitense. La grande vittima di questo conflitto bellico è l'Europa, sempre più colonia americana e prigioniera di un'Unione Europea nemica delle sue stesse popolazioni.
Ilaria Bifarini
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Haiti, nel regno di Barbecue l'unica ragione è la violenza L’orario e il giorno vengono cambiati più volte. Al minimo accenno di attacco della polizia, l’appuntamento slitta. La conferma arriva all’ultimo. Si può andare. Ma solo in moto e a capo scoperto per essere ben identificabili. Il quartier generale del super-ricercato Jimmy Chérizier alias Barbecue si trova a Delmas 6, a non più di dieci minuti dal Palazzo presidenziale. L’edificio, su cui sono impresse le ferite del terribile terremoto del 2010, e gli uffici intorno sono rigorosamente vuoti. Impossibile raggiungerli per il nuovo premier, Gary Conille, e i nove esponenti del Consiglio di transizione incaricato di far uscire il Paese più povero dell’Occidente dalla catastrofe umanitaria e politica in cui si dibatte. Il centro di Port-au-Prince è il cuore della «Repubblica delle gang» cioè il loro regno. Haiti è il laboratorio perfetto della “neolingua” orwelliana. Per cinque anni è stata dilaniata da una “non-guerra” – agli occhi della comunità internazionale - che ha liquefatto il già fragilissimo Stato fino all’espulsione di fatto, a marzo, dell’allora primo ministro Ariel Henry da parte delle bande armate. Milizie private utilizzate a lungo come strumento di controllo sociale e cooptazione dall’esigua élite economica e dai suoi referenti politici, sono poi diventate così potenti da “mettersi in proprio”. Dopo essersi combattute per anni a suon di stragi indiscriminate di civili per accaparrarsi brandelli di territorio nell’indifferenza del mondo, lo scorso febbraio, si sono federate in Viv Ansanm (vivere insieme), sotto la guida di Barbecue. È lui il presidente della “Repubblica delle gang” , il re di un “non-Stato” che prolifera sulle macerie dello Stato ufficiale, privo di un leader dall’omicidio di Jovenel Moïse nel 2021 e di rappresentanti eletti. Contro questo simulacro di istituzioni, Viv Ansanm ha sferrato l’offensiva che, gli scorsi mesi, ha messo a ferro e fuoco la capitale, a partire proprio dal centro. In migliaia sono stati massacrati tra gennaio e giugno. Uno dopo l’altro, commissariati, tribunali e edifici governativi sono stati alle fiamme, il carcere distrutto e 4mila detenuti liberati, università e ospedali vandalizzati e occupati dalle gang, incluso l’Hopital general, l’unico pubblico, tuttora inagibile. Quasi 600mila persone hanno dovuto riversarsi sulle colline, meno coinvolte dagli scontri, e accamparsi in scuole, piazze, perfino nel ministero della Comunicazione. I campi profughi improvvisati sono almeno 111 e il loro numero cresce di settimana in settimana. Da Port-au-Prince non si scappa: gli accessi alla città sono bloccati dalle bande. Di fronte allo scempio, dopo quasi due anni di stallo, il 25 giugno scorso sono arrivati i primi duecento agenti kenyani della missione multinazionale di supporto alla polizia locale, guidata da Nairobi. A luglio se ne sono aggiunti altri duecento. Finora, però, sono rimasti chiusi nella base vicina all’aeroporto in attesa di rinforzi: fonti ben informate sostengono che si dovrebbe arrivare a mille uomini dei tremila ipotizzati entro settembre. Sarà un bagno di sangue, ha avvertito, più volte, Barbecue. «La violenza causa solo una violenza maggiore. Come possiamo non reagire quando veniamo attaccati? I civili, purtroppo, ci vanno di mezzo ma non posso evitarlo anche se mi dispiace. La colpa non è delle bande ma della violenza dello Stato e di chi dall’estero lo manovra: Usa, Francia e Canada. Proprio per ridurre le sofferenze degli haitiani ho chiesto al premier Conille di aprire un dialogo», afferma in creolo l’ex poliziotto 46enne che, nel 2019, ha lasciato la divisa e fondato la potente banda G9. Rifiuta, però, di definirsi un boss. Nemmeno il titolo di “presidente” della Repubblica delle gang gli piace. Sostiene di non essere interessato al potere anche se da tempo fa discorsi “politici”. «Non voglio far parte del sistema. Lo combatto. Combatto chi ha ridotto Haiti in questo stato: quel 5 per cento che si è accaparrato il 95 per cento della ricchezza nazionale con la complicità dei governi corrotti e di Francia, Usa e Canada, senza il cui sostegno, nessuna decisione politica viene presa. Chi è allora Jimmy Chérizier? Un difensore del popolo haitiano». O un “non-presidente”, un “non sovrano”in omaggio alla neo-lingua. Per raggiungere il suo “ufficio”, uno dei tanti, si attraversa un paesaggio spettrale: file di casupole vuote, spesso bruciate, con i muri crivellati di proiettili. Carcasse di auto e cumuli di rifiuti interrompono le strade su cui sono state aperte buche profonde a colpi di machete per ostacolare l’entrata della polizia. I tradizionali mercati all’aperto sono scomparsi sostituiti da lagune di liquami fuoriusciti dai canali di scolo intasati dato che nessuno li pulisce. Gruppi di ragazzi con in pugno armi nuovissime controllano gli accessi. Solo quando fanno una «V» con le dita in segno di via libera è possibile proseguire. In prossimità di Delmas 6, la vita sembra riprendere un minimo di pseudo-normalità. Almeno fino allo scontro successivo. Barbecue, fresco di doccia, accoglie "Avvenire" sulla soglia di una modesta casetta a due piani dopo una breve anticamera. I cinque giovani che montano la guardia sistemano le sedie di plastica sul marciapiede aiutati da qualche bambino, ansioso di offrire i propri servizi. Intorno i residenti osservano, a cauta distanza, mentre i passanti salutano con deferenza “o chef”, (il capo). «Li vedi? Sono persone che mi hanno chiesto aiuto, perché non potevano curare i figli o non avevano da mangiare o i mezzi per cominciare una piccola attività. E io gliel’ho dato», afferma, deciso a confutare la fama di gangster spietato, braccio armato del defunto presidente Moïse, sanzionato da Usa e Onu per il massacro di decine di oppositori a La Saline nel 2018, quando era ancora nelle forze dell’ordine. «Non c’entro né con quella vicenda né con Moïse. Solo dopo l’assassinio mi sono reso conto che era un politico con una visione: voleva lo sviluppo di Haiti, per questo ha cercato di smantellare il sistema di monopolio del commercio da cui deriva il potere dell’élite. Così lo hanno eliminato. Ora vogliono fare lo stesso con me. Hanno armato altri gruppi per uccidermi. Ma io sono riuscito a trovare un accordo e a riunire le bande. Ho chiamato i capi uno per uno e ho spiegato loro: «Dobbiamo smettere di farci impiegare come carne da cannone dei potenti. Invece di ammazzarci fra noi, combattiamo insieme contro il vero nemico: gli oligarchi e i governi corrotti”. E mi hanno dato retta». Barbecue sostiene di ispirarsi a Jean-Jacques Dessalines, tra i protagonisti della rivolta di schiavi da cui è nata, nel 1804, la prima Repubblica nera della storia. Mostra con orgoglio la schiena dove si è fatto tatuare il volto del padre dell’indipendenza dalla Francia. «Se fosse vivo, anche lui sarebbe considerato un criminale come chiunque denunci l’ingiustizia». In realtà, a differenza dell’altro eroe nazionale, l’illuminato Touissant Louverture, Dessalines è una figura controversa per i metodi brutali impiegati nella ribellione e le sofferenze inflitte alla popolazione. Oltre due secoli dopo la storia sembra ripetersi, in peggio. Il salto di qualità del conflitto ha paralizzato l’economia: metà della popolazione – 5 milioni di persone – è alla fame. La già rachitica classe media è scomparsa sotto i debiti contratti per pagare i sequestri, principale fonte di finanziamento delle gang, insieme alle estorsioni e al traffico di droga e di armi. Senza controlli della costa e dello spazio aereo, Haiti è il trampolino perfetto verso gli Usa per i narcos messicani. Barbecue non lo nega. «Ogni gruppo ha i suoi metodi» ma garantisce che la “sua” G9 funziona diversamente. «Ho degli amici dentro e fuori Haiti che mi aiutano perché credono nel progetto», risponde quando gli si domanda da dove prenda le risorse per acquistare fuoristrada, Ak-47, Ar-15, perfino Galil israeliani. «Le armi sono la nostra garanzia di libertà: lo Stato non ascolta chi manifesta pacificamente. Ma noi saremmo disposti a lasciarle se il governo si impegnasse per dare un’esistenza degna a quel 99 per cento di haitiani allo stremo. Con l’appoggio della comunità internazionale, che gli ha dato il comando, Conille ha i mezzi per agire. Potrebbe entrare nella storia se accettasse di dialogare e ascoltare le nostre richieste. È da criminali chiedere acqua potabile, assistenza sanitaria, scuola per tutti e case per chi vive nelle baracche di lamiera? Se sì, sono un criminale. E sono disposto a morire come tale». Sta costruendo un cimitero dove vuole riposare, insieme ai suoi “soldati”. Barbecue si alza e, scortato dalle guardie, si offre di mostrarlo. È poco più di una radura, a cinque minuti di moto dall’ufficio, dove gli sterpi ricoprono una decina di lastre di cemento. Solo su una, al centro, c’è una croce. Non è, però, un segno cristiano ma vudù. Nella religione portata sull’isola dagli schiavi africani, indica “Barón Samedí”, lo spirito dei defunti. «Sono le tombe dei miei ragazzi uccisi – conclude Barbecue -. Ancora è in questo stato ma piano piano lo stiamo sistemando. Abbiamo sempre troppo da fare». Del resto, per i morti della “non-guerra” di Port-au-Prince la sepoltura è un lusso. Le bande bruciano i corpi delle vittime nella discarica dietro all’aeroporto. Ieri è stata una notte tranquilla. La mattina dopo, fra l’immondizia, si contano “solo” tre crani.
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Il rigassificatore di Piombino, in sostanza una nave ormeggiata nel porto, è stato comprato lo scorso anno e messo in funzione in tempi più rapidi rispetto al previsto.
Con buona pace dei provinciali boccaloni terronizzati italici.
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Amaseno, liquefatto il sangue di San Lorenzo
Con due giorni di anticipo, si è rinnovato il prodigio della liquefazione del sangue di San Lorenzo ad Amaseno. Un flusso di pellegrini sta venerando, nella Collegiata di Santa Maria, il reliquiario con l’ampolla che contiene il sangue, per tutto l’anno raggrumato, ed ora, come avviene all’approssimarsi della festa liturgica del santo, rosso vivo come il sangue arterioso.
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