#lineamenti
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amantedelfreddo · 1 year ago
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Andiamo insieme al cinema? È così bello condividere un interesse.
Girare lo sguardo e vederti mentre guardi il film con attenzione, per recepire tutti i dettagli.
Con i tuoi lineamenti del viso. Quanto sei bella.
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buscandoelparaiso · 5 months ago
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caso internazionale non si parla d'altro nel mondo, ma lui si stava solo facendo i fatti suoi al parco dormendo sul prato
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ipierrealism · 6 months ago
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Ebbene sì, son riuscito ad innamorarmi persino della mia consulente finanziaria
La prossima volta le chiederò se ha senso farmi un'assicurazione sulla vita ora che mi ha rubato il cuore (#cringe)
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Dio per favore Lara pigliatelo
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lumioluna · 21 days ago
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Ma come te lo immagini questo fidanzato quando lo sogni? 👀
ma in realtà è sempre senza volto, è una di quelle sensazioni strane che capitano nei sogni in cui i "personaggi" riescono a non avere un volto senza essere terrificanti lmao
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segaligno · 5 months ago
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Vi vedo, qui, così estremamente belle. E io mi sento così incompatibile che mi sembra di impazzire. È come se la vostra luce splendente fosse il riflesso di un mondo a cui non appartengo, un mondo fatto di bellezza intangibile, di armonia perfetta, di lineamenti che si intrecciano con la delicatezza di una melodia suonata dal vento. E io, in questa notte senza stelle, mi trovo a vagare nel buio della mia stessa esistenza, dove ogni pensiero si perde, si confonde, come un eco che svanisce nell’abisso dell’inquietudine.
Mi sembra che ogni vostro sguardo, ogni vostro sorriso, sia un universo a sé stante, un universo in cui non trovo il mio posto. Mi sembra di essere una nota stonata in una sinfonia sublime, una sfumatura di grigio in un quadro dove voi siete colori vibranti, vivi, pulsanti. Eppure, non posso distogliere lo sguardo. Non posso fare a meno di essere attratto da questa bellezza che mi consuma, da questa bellezza che mi sembra così irraggiungibile, eppure così vicina.
È un tormento dolce, questo. Un tormento che mi strappa via ogni certezza, che mi lascia nudo davanti all’immensità del vostro essere. E mentre vi osservo, mentre il mio cuore si perde nei vostri occhi, mi chiedo se mai ci sarà un momento, un singolo istante, in cui le nostre anime potranno sfiorarsi, in cui le mie insicurezze si dissolveranno come nebbia al sole, lasciando spazio solo alla pura essenza di ciò che siamo.
Forse, è proprio in questa distanza che risiede la nostra bellezza. Forse, è questo il segreto di ciò che ci rende umani: il desiderio incolmabile, l’attesa, la speranza che non muore mai, anche quando sembra destinata a non essere mai soddisfatta. Forse, è questo il modo in cui l’universo ci insegna a sentirci vivi: facendoci assaporare la bellezza dell’impossibile, facendoci desiderare ciò che non possiamo avere.
E mentre vi guardo ancora, in silenzio, sento che c’è qualcosa di sacro in tutto questo. Qualcosa che va oltre le parole, oltre i pensieri, oltre la ragione. C’è una verità nascosta nelle pieghe del tempo, una verità che solo i cuori più audaci possono comprendere: che è nell’incontro delle nostre fragilità, delle nostre paure, che si nasconde la vera forza. Che è nel riconoscere la nostra stessa vulnerabilità di fronte alla bellezza del mondo che diventiamo davvero umani, davvero vivi.
E allora, anche se mi sento così piccolo, così lontano, continuerò a cercare quel legame invisibile che ci unisce, quella scintilla che, anche solo per un attimo, farà brillare la mia oscurità. Perché in fondo, in questo grande teatro della vita, non è forse la bellezza di quel che sfugge, di ciò che non possiamo possedere, a renderci eterni sognatori?
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thebestofyourgirls · 6 months ago
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è come se il tempo si fosse fermato quando sei passato a pochi passi da me.
ho potuto ammirare di nuovo i marcati lineamenti del tuo viso, i tuoi movimenti e atteggiamenti.
l’abbiamo sentito entrambi che il nostro cuore ha smesso di battere per i secondi in cui abbiamo potuto vivere la presenza, e poi tutto è svanito.
tutto è scivolato via, una polvere bianca che si stratifica nel mio cuore.
-hsox
#me
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ragazza-whintigale · 9 months ago
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𝓨𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓐𝓽𝓻𝓮𝓲𝓭𝓮𝓼 𝔁 𝓻𝓮𝓪𝓭𝓮𝓻
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Dune
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, Fem reader, relazione tossica, matrimonio forzato (menzionato), tentato omicidio, avvelenamento, aborto, relazioni extra coniugarli, tradimento, utilizzo della voce, manipolazione psicologica, instabilità emotiva, ricatto, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3170
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I corridoi a quest’ora della notte erano quasi del tutto vuoti, fatta eccezione per i soldati di guardia e della figura leggiadra della bella donna chiamata (nome) Alithea e in futuro Atreides -se mai il matrimonio fosse andato a buon fine naturalmente-. La bellezza della figura meritava per certo il soprannome che gli era stato affidato quando era ancora una bambina. La principessa degli Alithea. Come unica figlia femmina fino ai suoi 12 anni era stata amata e adorata quasi al pari della contessa che una volta era stata sua madre.
La sua bellezza e purezza non era ancora caduta in disgrazia secondo il pubblico.
La sua bellezza, la sua educazione e il suo carattere mansueto avevano permesso tale nomignolo. Poco si potrebbe immaginare che dietro quella bella facciata si potrebbe nascondere una donna non più diversa.
Una donna fredda e crudele, cresciuta fino a riconoscere la sua unica utilità come scambio tra famiglie. Il nome e l’importanza degli Atreides per una donna fertile ed educata che avrebbe mantenuto alta la discendenza.
Si era quasi stancata di sentire tali voci venire dall’esterno, oramai quasi tutti i servi al servizio del Duca e della sua famiglia avevano familiarità con il caratteraccio della donna.
❝ Mia signora cosa ci fate sveglia a quest’ora? ❞ La donna si fermò barcollante nei suoi passi. ❝ Dovreste essere nelle vostre stanze a riposare. ❞ (nome) ha un aspetto malaticcio nei suoi lineamenti morbidi. Il colore della pelle è sbiadito quel tanto che bastava per farla sembrare tra la vita e la morte. I capelli (colore) scompigliati, sono sciolti dal solito complicato intreccio, permettendo così delle morbide onde ad accompagnare il suo viso. Il piacevole movimento delle ciocche seguiva il suo viso una volta che decise di poter onorare questa persona con le sue attenzioni.
Duncan Idaho era in mezzo al corridoio con aria solenne. La postura eretta e impeccabile è proprio qualcosa che ci si poteva aspettare da casa Atreides e da uno dei suoi fidati.
Lo sguardo dell’uomo affronta con sospetto il corpo gracile ea mala pena sostenuto della sua signora. Non c’è traccia di ostilità verso qualcuno, solo il suo solito io viziato. O almeno è quello degli ultimi 7 anni. Quando d’improvviso la dolcezza della bambina venne sostituita con il gelo caratteristico di casa Alithea.
Duncan non ha mai diffidato di lei. Non che potesse in qualche modo, è una donna talmente fragile e minuta che si poteva dubitare potesse ferire qualsiasi componente della famiglia Atreides. Solo non poteva che notare il cambiamento di carattere durante la sua crescita al fianco all’erede Atreides. Davanti agli occhi ha visto come qualcuno potesse sprofondare nell’oscurità poco a poco.
Lo sguardo affilato della donna cadde sul soldato, fidato agli Atreides e vicino a quello che sarebbe diventato suo marito. ❝ Niente di importante Sir, cerco solo di raggiungere il mio futuro marito nelle sue stanze. Mi ha chiesto di parlare in privato. ❞
Duncan dubitava che Paul potesse essere così dannatamente maleducato da scomodare la sua fidanzata che fino a qualche giorno fa era in letto di morte. Poi nessun -nemmeno Paul- gli aveva parlato di questo incontro e per quanto potesse essere un incontro tra innamorati, di cui dubitava molto, il ragazzo avrebbe comunque avvertito qualcuno della cosa.
In genere lady (nome) non era nemmeno una persona da incontri romantici al chiaro di luna, ne di una avventura in camera da letto. Quindi era ben presumibile stesse architettando qualcosa che avesse a che fare con Paul. Duncan sperava vivamente che questo non li avrebbe messi nei guai.
❝ In tal caso lasciate che vi accompagni.❞ Il suo onore gli impediva di lasciare la sua signora andare in giro per le sale di Castel Caladan alla ricerca del futuro marito, quando nemmeno riusciva a camminare correttamente.
Stava anche tremando a tratti sotto la stola in lama.
Lo sguardo della donna si assottigliò lasciando brillare le pagliuzze argentate annegate nel (colore) delle sue iridi. (Nome) era abbastanza furba da non tentare una discussione per una tale sciocchezza. Per quanto irrispettosa potesse essere, il tutto sarebbe diventato solo più sospettoso. ❝ Se è ciò che desiderate.❞ Duncan camminò fino a sorpassare (nome) e guidarla verso la sua destinazione.
La stanza di Paul non era molto lontana, di conseguenza il viaggio fu breve. La principessa bussò con eleganza alla porta e Paul rispose aprendo la porta. La sorpresa era palese dai suoi occhi verdi, ma si riprese l’attimo dopo aver notato anche Duncan. Salutó l’uomo con un cenno e poi si rivolge alla donna di Alithea ❝ A cosa devo la visita della mia signora? ❞ (Nome) ridusse la sua espressione a puro disgusto e entrò nella stanza lasciandosi alle spalle Duncan e la sua espressione disperata dai capricci e dalle bugie della donna. Paul non fece altro che un’espressione di scuse al compagno fidato chiudendo la porta intimandolo di continuare con i suoi doveri.
❝ Spero ci sia un motivo valido per disturbare il tuo riposo e Duncan. ❞ ❝ Non gli ho chiesto io di disturbarsi. ❞ Lady (nome) ha tralasciato le sue condizioni precarie mentre si fermava nel mezzo della stanza incrociando le braccia al petto. La stola e la vestaglia morbida annientava ogni curva che la donna potesse possedere. Un sospirò lasció le labbra di Paul mentre si avvicinava a lei per avvolgere le braccia intorno alla figura della donna, ❝ La vostra crudeltà non appassisce mai mia signora, nemmeno quando siete malata. E dire che quando eravate piccola possedevate una tale gentilezza. ❞ Il calore della loro pelle che si tocca era qualcosa che (nome) ha detestato, e sapeva che in futuro non gli sarebbe bastato questo da lei.
Si crogiolò segretamente nel tepore del loro abbraccio, forse avrebbe dovuto prendere una stola più pesante ma non è riuscita a trovarla da sola. ❝ Io inizierei a ritermi il colpevole di tale comportamento se fossi in te, Paul.❞ Il suo nome aveva una cadenza sprezzante ma L’Atreides, in qualche modo contorto, sembrò apprezzare. Paul stampa un bacio sul suo collo, incurante dello strato di capelli che si sovrapponeva alla pelle di (nome). Rabbrividì disgustata.
❝ In ogni caso non hai risposto alla mia domanda.❞ Si staccò da lei andando a sedere dall’altra parte della stanza. Si versò qualcosa da bere e lo stesso fece per lei. (Nome) sapeva fare di meglio che cedere a tali galanterie. Era considerata una bellezza a tal punto che in molti hanno cercato le sue attenzioni con trucchi meschini.
In realtà Paul sapeva perché era lì e da cosa era dovuto il suo turbamento. C’era una incrinatura nella sua solita corazza, lasciando intravedere spiragli di rabbia e nervosismo. Aveva letto attentamento i suoi movimenti e le sue parole. Come si soffermava su qualcosa troppo allungo, come teneva coperto il ventre con la stola e come si graffiava i polsi.❝ Devi lasciarlo andare. Lui non ha colpa.❞ ❝ mmh? ❞ Prese un sorso di bevanda tenendo gli occhi su di lei. Sapeva di cosa stava parlando, non c’è stato bisogno di avere conferme, eppure lui ha continuato a fingere di non comprendere. Se lady (nome) non lo conoscesse, avrebbe potuto dire che si stava divertendo a vederla così.
Paul la conosceva a sua volta abbastanza da sapere che: niente avrebbe potuto agitare la donna se non la consapevolezza di aver condannato qualcuno per un suo errore. Non era così crudele come tutti l’avevano dipinta, e Paul lo sapeva meglio di chiunque altro. Sapeva che probabilmente le occhiaie nere sotto i suoi occhi erano solo la causa delle notte insonne per il senso di colpa.
Senso di colpa.
Forse nessuno a parte lui sapeva che Lady Alithea era capace di provare simili emozioni. Era davvero brava a mascherare le proprie intenzioni dietro la sua freddezza, non sempre ma quasi, questo Paul glielo avrebbe concesso. Forse se non fosse per le sue abilità di Bene Gesserit nemmeno lui l’avrebbe notato. ❝ Non vedo perché dovrei, (nome), dopo quello che ti ha fatto.❞ ❝ È TUTTA COLPA MIA! LUI NON C’ENTRA-❞ L’urlo lasciò trasparire tutto il risentimento che aveva nei suoi confronti. Era uscito così spontaneo dalle sue labbra che è riuscita a fermarlo solo dopo aver sfogato in parte. Certamente si era fermata ad un certo punto e una parte di colpa andava allo sguardo che l’erede degli Atreides le ha rivolto. La turbava ancora, anche a distanza di anni e nonostante la loro differenza di età. ❝ … e tu hai utilizzato l'occasione a tuo vantaggio.❞
-Nemmeno i rivelatori di veleno erano riusciti a rilevarlo. Era stata attenta. Talmente attenta che quando il sangue iniziò a colare giù dal naso e dalla bocca una confusione generale riempì la stanza. Alcuni soldati si sono precipitati lì, altri hanno chiamato il dottore Yueh e di seguito arrivò anche Hawat. Era una delle poche volte che anche il Duca era presente, forse tutta quella confusione era dovuto anche a questo.
Nessuno era riuscito a scoprire chi fosse stato e meglio come avesse fatto. Ma Paul aveva un idea. Un’idea che si era rivelata più che giusta. Lo aveva visto chiaramente. -
Le braccia della donna scivolarono dritte lungo il corpo mentre stringeva il tessuto della vestaglia tra i suoi pugni. Non era ben chiaro se si fosse pentita di averlo urlato o se avesse solo temuto per lo sguardo di Paul. Ma il resto della frase è comunque stato ridotto ad un sommesso sussurro.
Forse si sentiva colpevole. Lui non l’aveva mai toccata prima senza il suo permesso. Non le aveva mai fatto del male. Eppure lei aveva agito contro di lui. Prima ha cercato di uccidere Paul mentre dormiva con coltello di fortuna, ma fu troppo codarda per portare a termine l’impresa e crollò tra le braccia di Paul. Non aveva detto una parole ne aveva mostrato paura. Poi aveva cercato di avvelenarlo… ma cambiò obiettivo. Forse ha sperato qualcuno contestasse la sua unione con Paul, forse non ritenendola all’altezza di diventare Duchessa e un’Atreides. Ma non accade. A Paul bastó immagazzinare le informazioni , analizzarle e valutare come risolvere al meglio la situazione. Il suo attentato al giovane Duca non fu mai scoperto, e il suo auto avvelenato fu solo deviato alla soluzione più semplice. Il ragazzo così vicino a Lady (nome) da averla avvelenata per gelosia.
Questo le fece pentire in primo luogo di averlo scelto e portato con sé su Caladan, di essersi compromessa con lui e di essere stata costretta ad abortire per conservare l’onore di entrambi. ❝ Forse avresti dovuto pensarci prima a coinvolgere qualcuno di esterno.❞ È stato stupido ma lo sapeva già. Non lo amava nemmeno come meritava.
Ed è abbastanza palese che Paul stesse giocando con questi sensi di colpa.
Non le avrebbe offerto uno scambio, lui non ne aveva bisogno per farle fare tutto quello che voleva. Non c’era modo che avessero parlato di scambiare la vita del ragazzo con qualcosa che andasse a vantaggio di Paul e Lady (nome) lo sapeva abbastanza bene.
❝In ogni caso ora non dovrai più temere di coprire quella gravidanza indesiderata e io non dovrò tenere un bastardo.❞ Un erede bastardo. Era qualcosa di ironico adesso, agli occhi del giovane Paul. Non gli ricordo minimamente sua madre, che diede al Duca Leto l’erede che tanto desiderava.
La donna era colma di rancore, colpe e imbarazzo, per questo non proferì altra parola. Non cercó di salvarsi o giustificare i fatti evidenti, lui era l’unico oltre a lei a saperlo e poteva dedurre fosse solo grazie alle sue predizioni. Nemmeno il povero Elias era a conoscenza dell’avere messo incinta la futura sposa di Paul. Forse era meglio così.
❝ Dovresti essere grata. ❞ La voce di Paul perse l’affetto e il rimprovero. Divenne solo fredda come se avesse perso la possibilità di provare sentimenti. Si avvicinò alla forma della sua signora prendendo a coppa il suo viso dai tratti morbidi tra le mani. La principessa si sentiva disgustata. ❝ Per cosa? ❞ ❝ Per non averti condannata con lui. ❞
In un lampo di rabbia (nome) spinse le mani sul petto del ragazzo, allontanandosi quel che bastava.
In primo luogo pensava glielo avrebbe concesso, nel suo stato attuale, lui era più forte di lei. Perciò la distanza era quella che lui gli aveva concesso a prescindere. ❝ Avrei preferito morire a causa del mio stesso veleno che rimanere qui con te. ❞ La principessa strinse i denti ad ogni crudele dichiarazione mentre si dirige verso la porta con l’unico intento di andarsene.
❝ Non uscire dalla stanza. ❞ (nome) si fermò nei suoi passi, con la mano sulla maniglia e un piede pronto a dare il primo passo per uscire. Sapeva che Paul era in grado di usare la voce, aveva sentito parlare della cosa molte volte da sua madre mentre si esercitavano. A riguardo c’era un tacito accordo. Lui non avrebbe dovuto usarlo su di lei.
Per quanto non fossero mai stati messi termini e condizioni lui lo aveva fatto solo una volta, esclusa questa. Forse è stata quella volta a convincerlo ad non utilizzarlo. Lei aveva dato letteralmente di matto, urlando e cercando di attaccarlo direttamente.
Nessuno ha saputo dare una risposta a tale comportamento e la situazione tacque in pochi giorni, lasciando un’alone di mistero sulla vicenda.
Lo sguardo della donna era intriso di rabbia e sanguinaria voglia di fargli del male. Paul la guardava a sua volta con una sorta di sfida nei suoi occhi. Sarebbe stata sopraffatta dalla voce o sarebbe stata rinchiusa per aver attentato alla vita di Paul?
Era quasi sicura che nella seconda avrebbe sofferto più lui che lei, per questo quando mosse i suoi primi passi verso il fidanzato lui socchiuse le labbra. Pronto a richiamare qualsiasi ordine l’avrebbe riportata al suo posto. Ma lei si fermò ancora prima di poter fare unaltro passo.
Lo sguardo di Paul era ancora su di lei. I suoi capelli ondulati ricadenti sulle sue spalle cadenti. La sua vestaglia argentata e la stola che era caduta dalle spalle e ora si reggeva solo alle braccia della ragazza. Una visione dannata e patetica proprio come era la sua signora quando nessuno poteva vederla a parte lui. L’orgoglio e la vanità erano scomparsi a favore della dolce disperazione e dai sensi di colpa. Ma in fondo l’Atreides non avrebbe potuto desiderare altro che essere l’unico spettatore di tale vista.
Nessuno avrebbe potuto ammirare la luce fioca e semplice di una donna, che aveva imparato a mantenere le apparenze di freddezza e nobiltà, sfaldarsi davanti a qualcosa che la stava mandando in frantumi poco a poco.
Paul era quella cosa ed entrambi lo sapevano.
I primi passi di lui furono intercettati dalla donna che indietreggiò per mantenere la distanza iniziale. Un sospiro tra l'esasperato e il divertito ha lasciato Paul mentre parlava nuovamente. ❝ Devi smetterla con queste scenate. Non ti serviranno a molto soprattutto se sono l’unico ad assistere.❞ I loro occhi erano fissi l’uno sull’altro. Niente sarebbe cambiato nel comportamento della donna, lo sapeva. Eppure i suoi occhi erano ancora attenti a qualsiasi cosa lui volesse fare di lei. Avrebbe mantenuto le parole eppure lei non era ancora disposta ad avvicinarsi. ❝ Spiegami come posso farmi ascoltare, senza per forza darti un ordine. ❞ Quel potere non era un semplice ordine! Se fosse stato solo un ordine lei avrebbe ignorato il tutto e poi sarebbe andata avanti per quello che credeva meglio. Ma in quei momenti il suo corpo smetteva di essere una sua proprietà e faceva ciò che quel coro di voci le diceva di fare. Cacciata e privata della sua stessa volontà. È così che si poteva descrivere.
❝ Non puoi. semplice, no? Basta solo che mi lasci stare, e che lo scagioni da quelle accuse, e per un po’ continuerò questa recita, per un po’.❞ Per un po’… Non significava per sempre. Non si sarebbe calmata e questo sarebbe solo qualcosa di temporaneo. Era come una pietra che colpiva il vuoto. Non faceva alcun rumore. Nessuno dei due aveva un discorso collegato con quello dell’altro eppure continuavano a parlare sulla medesima linea. Lei era lì per un motivo e poi avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile. Anche il fondo del mare di Caladan le sembrava più accogliente e invitante di quella stanza soffusa di luce. Mentre lui desiderava cercare di convincerla a rimanere, nella sua stanza e nella sua vita. Non che lei avesse quella gran scelta in questione ma lui desiderava ancora che lei lo volesse almeno un po’.
Fece un altro passo e poi un’altro e un'altro ancora, verso di lei, in silenzio. Ma lei si allontanava ancora, ancora e ancora. I passi erano traballanti e non si poteva escludere l’eventualità che potesse cadere. ❝ Sai davvero essere crudele mia signora… soprattutto con me. ❞ A Paul sembrava piacere evidenziare come le sue parole taglienti perdessero L’affilatezza in sua presenza, intrecciando le proprie parole con terribile sarcasmo. Lei inciampò su qualcosa e cadde seduta sul letto del ragazzo. Non poteva sapere cosa, ma ha immaginato fosse colpa di Paul. Era sempre colpa sua anche quando non lo era, ai suoi occhi.
Non sapeva esattamente come fosse finita lì, ad un'estremo della stanza, opposto a dove era. Quanti passi senza guardarsi attorno aveva fatto? Quando si era persa troppo in profondità negli occhi di Paul e dell'odio che provava per lui.
❝ Ti odio. ❞ Lui rise alla conferma delle sue parole. Questo era odio. Un odio patetico che gli si addice magnificamente. ❝ Lo so. ❞ Si avvicinò al suo volto, lasciando poco spazio tra loro, tanto che ogni respiro sfiorava le pelle del loro volto. Gli (colore) della donna erano spalancati in cerca di una soluzione, di un indizio o di qualche bagliore, negli occhi del futuro marito. Una qualsiasi scintilla ma niente. Lui era impassibile e illeggibile come lo era sempre stato, e questo l’ha terrorizzata. Come nei loro primi incontri, come nel loro primo incontro. ❝ Cosa vuoi in cambio? ❞ Dopo un lungo silenzio lady (nome) si decise a parlare. Di solito durante i loro scambi di parole non si parlava mai di scambi o mediazioni. Nessuno dei due avrebbe ceduto qualcosa per averne un altra. Specialmente (nome).
❝ Rimani. ❞ Era decisamente generica come risposta e la ragazza si trovava spazientita da tanta indulgenza. Se fosse stata solo una notte potrebbe anche essere un buon affare. Se fosse trasferire le sue stanze in quelle di Paul per il suo ultimo periodo qui a Caladan prima di tornare a casa per organizzare i preparativi per il matrimonio, era eccessivo ma ancora glielo poteva concedere. Aveva chiesto un prezzo molto alto in fondo, per quanto lei stessa non volesse ammetterlo. Ma se intende per tutta la sua vita era troppo. Lei per quando crudele e fredda potesse essere aveva sempre mantenuto la parola data e per questo raramente faceva promesse soprattutto quando non voleva o non poteva mantenerle.
❝ Tutto ma non questo. ❞
❝ Prendere o lasciare, (nome). ❞
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angelap3 · 2 months ago
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Nausicaa
Una delle figure più affascinanti e tenere dell’Odissea è quella di Nausicaa, la giovane figlia del re dei Feaci Alcinoo e di sua moglie Areta. La ragazza, poco più che adolescente, avrà un’importanza determinante nella felice riuscita del ritorno di Ulisse a Itaca. L’eroe acheo infatti dopo l’ultimo naufragio causato dal vendicativo Poseidone, nel quale aveva perso tutto il suo equipaggio, solo e disperato aveva raggiunto stremato la spiaggia dell’isola di Ogigia. Qui tramortito sul bagnasciuga venne trovato dalla ninfa Calipso e confortato con cibo e bevande. Affascinata dall’aspetto e dalla personalità di Ulisse la bellissima divinità marina gli offrì il suo letto e promise, se fosse rimasto con lei, di donargli l’immortalità e l’eterna giovinezza. Ulisse rimase sull’isola sette anni ma il richiamo della sua patria e della moglie Penelope che lo attendeva a Itaca erano troppo forti.
Atena, da sempre sua protettrice, approfittando di una momentanea assenza di Poseidone, chiese al padre Zeus di esaudire il desiderio del suo assistito e questi mandò Ermes da Calipso per ordinarle di lasciare partire Ulisse. Dispiaciuta, ma consapevole del fatto che non si poteva disubbidire al re del cielo, la dea diede al suo ospite i mezzi e gli strumenti per costruirsi una zattera e cibo per nutrirsi durante il viaggio. Sospettoso come sempre Ulisse temeva un tranello, ma rinfrancato dai giuramenti di Calipso, le diede un ultimo bacio e prese il mare. Avvenne però che Poseidone, di ritorno dall’Etiopia, si trovò davanti quella zattera che arditamente solcava il mare. Riconosciuto il navigante la collera del dio esplose in tutta la sua rabbia. Era proprio Ulisse, il perfido acheo che aveva accecato suo figlio, il ciclope Polifemo, spegnendogli per sempre l’unico occhio di cui disponeva.
Subito in mare si scatenò una tempesta e la minuscola zattera venne sconquassata da onde gigantesche. Ulisse sbalzato in acqua, pur essendo un abile nuotatore, più volte rischiò di essere inghiottito dai flutti finché nudo e stremato riuscì a guadagnare la riva dell’isola di Scheria e lì, essendo calata la notte, si addormentò esausto fra le canne. Era l’isola dei Feaci dove il re Alcinoo governava con saggezza donando al suo popolo leggi giuste e vita prospera. La giovane figlia Nausicaa, dai lineamenti dolci e delicati, viveva un’adolescenza felice alla quale erano ancora sconosciute le ansie e le palpitazioni dell’amore. La dea Atena, per aiutare Ulisse, entrò nei sogni della fanciulla prendendo le sembianze di una sua compagna che la rimproverava per non avere ancora provveduto ad andare al fiume a lavare la biancheria di tutta la famiglia.
Il mattino dopo la giovane, ottenuto il permesso dei suoi genitori partì, con le sue ancelle e una mula, diretta verso il fiume. Giunta sul posto, una volta fatto il bucato, nell’attesa che si asciugasse la biancheria, la principessa dei Feaci si intrattenne con le sue compagne a giocare con la palla. Gli strilli gioiosi delle fanciulle risvegliarono Ulisse che, in cerca di aiuto, si coprì di canne il corpo nudo e sporco e si avvicinò alle giovani. Spaventate le ancelle scapparono lontano, solo Nausicaa con imprevedibile coraggio non si mosse. L’uomo si inginocchiò davanti alla giovane e pronunciò dolci parole fingendo di scambiare la ragazza per una dea dell’Olimpo, dichiarandosi un povero naufrago e chiedendo aiuto e protezione. Commossa Nausicaa, memore del dovere di ospitalità caro agli dei, indicò allo sconosciuto la strada per giungere a palazzo, chiedendogli però di mantenersi nel cammino a distanza da lei e dalle altre ragazze per evitare che il suo popolo potesse dubitare della loro onestà.
Giunto a palazzo Ulisse venne accolto con ospitalità dal re Alcinoo tanto che, dopo avere per prudenza inizialmente nascosto la sua identità, decise di rivelarsi e di raccontare alla corte dei Feaci tutte le sue avventure dalla caduta di Troia in poi. Nausicaa ascoltava affascinata le gesta degli eroi che avevano combattuto, il coraggio e la forza di tanti principi e l’astuta trovata del cavallo di legno. E in cuor suo nasceva un sentimento per quell’uomo che gli appariva come un gigante dall’alto della sua autorevole grandezza. Pian piano crebbe in lei il desiderio di divenire sua sposa e Alcinoo, che sapeva leggere nel cuore di sua figlia, arrivò a proporre a Ulisse di accettare la mano della giovane. Ma il re di Itaca sognava solo di fare ritorno nella sua patria e, benché riconoscente e grato, dichiarò al re dei Feaci di avere già una moglie e chiese solo di essere aiutato a riprendere il mare.
Per Nausicaa fu un grande amore: il primo; e una grande delusione, ma non negò la sua amicizia e il suo affetto all’eroe, che da parte sua ricambiò con un tenero sentimento di devozione e riconoscenza. Alcinoo donò a Ulisse una nave e una scorta per il suo viaggio e, nel momento dell’addio, Nausicaa lo lasciò dicendogli: “Non dimenticarmi, perché ti ho ridato la vita”. Accompagnato da un gruppo di Feaci, Ulisse partì e finalmente raggiunse Itaca, ma Poseidone, irato per l'amichevole trattamento riservatogli da Alcinoo, trasformò in pietra la nave che faceva ritorno a Scheria e sembrava addirittura deciso a distruggere anche il porto dei Feaci. Il padre di Nausicaa si vide costretto a sacrificare al dio del mare ben dodici buoi per rabbonirlo e poi sussurrò a sua moglie Areta con profonda amarezza: “Impareremo dunque a non essere più tanto ospitali in futuro”.
Fonti:
- “I miti greci” di Robert Graves;
- “Nausicaa” voce su Mitologia delle Garzantine Garzanti;
- “Nausicaa” voce su Wikipedia.
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chouncazzodicasino · 7 months ago
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Stamattina in negozio è venuta una ragazza che aspettavo da un mese. Le stavo tenendo un pacchetto e dopo un mese mi ha chiamata scusandosi tanto perché causa trasferimento era impossibilitata a passare. Io quelli che vengono spesso a prendere i pacchetti me li ricordo bene e mi ricordo bene anche lei quindi le ho detto di non preoccuparsi, il pacchetto l'avrebbe aspetta qua.
L'ho vista palesarsi alla porta stamattina, bellissima, vestito rosa primaverile lungo, capelli sciolti neri sciolti tenuti poco con una mezzacoda accrocchiata, pochissimo trucco su un viso dei lineamenti rinascimentali. Ci siamo salutate, si è scusata tanto (è una ragazza educata e delicata, si vede), abbiamo parlato un po' del più e del meno, mi ha raccontato del suo trasferimento come fossimo vecchie amiche e poi nel momento dei saluti le ho detto "Beatrice, lasciatelo dire, oggi sei di una bellezza disarmante. Sei stata una visione su quella porta", mi è uscito così, di cuore, come lo direi ad una mia amica, sincero e spontaneo. Lei mi ha guardata, ha sorriso, le sono scesi due lacrimoni sulle guance e mi ha abbracciata dicendo "Non hai idea di quanto questa cosa detta da te mi faccia bene, proprio oggi".
Io ho capito perfettamente cosa intendeva. E ho capito che forse quel mio "esagerare" con la confidenza era stato fatto con la persona giusta. Poi subito dopo ho pensato "Ah vedi allora anche le dee hanno giorni in cui si sentono cesse, 'ste stronze".
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smokingago · 3 months ago
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L'autosabotaggio è un omuncolo dal corpo roseo e tremante. È talmente assuefatto alla vita di sempre da avvertire un mancamento al solo pensiero di cambiare qualcosa. Perciò conosce bene il nascondiglio in cui si annida il Desiderio guizzante: lo tiene d'occhio e si accerta che non possa fecondare la terra; se ciò accadesse, nuove piante e nuovi frutti ne sconvolgerebbero l'aspetto, rendendola irriconoscibile. Determinato a conservare un eterno presente, l'omuncolo si nasconde nell'ombra e si prepara a intralciare il cammino dell'Intraprendenza, a tirare le briglie del Talento, a schiacciare la crisalide del Cambiamento. Non è malvagio, ma ha la pessima abitudine di rendere infelici tutti coloro che gravitano intorno a lui.
Tuttavia, se viene preso per mano con un gesto sicuro e gentile, il suo tremore scema, i suoi propositi franano, le molte Paure che gli si aggrappavano alla schiena disserrano le chele e precipitano a terra. In un batter d'occhio i suoi lineamenti cambiano, si fanno più distesi, e dalle scapole ossute spuntano due piccole ali.
L'Autosabotaggio vola via, e già non è più la creatura che era, già il suo corpo rimpicciolisce, sulla pelle glabra spuntano delle piume: si sta trasformando in Coraggio.
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angela-miccioli · 4 months ago
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Il senso prese la forma
lei si rifiutò e poi cedette
ne nacque il pensiero
che aveva i lineamenti di tutti e due
(Karl Kraus)
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nonamewhiteee · 4 months ago
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i giorni ultimamente procedono più veloci ed un po' più pieni del solito: le case nei sassi, i bei tramonti rosa, il primo ruotino di scorta, città bianche con gli infissi blu. non mi sarei aspettato di farcela in mezzo ad una marmaglia di così tante persone ma forse non è stata del tutto una guerra persa. ho ancora un po' il sapore della terra, del vino rosso e dei mezzi drum un po' spenti dal vento e dagli altri corpi in movimento. la luna, dopo tante sere, è un po' stanca; proprio come me, immobile sul letto a fissare il buio. vorrei un filtro carta tra le labbra e le mie braccia intorno a dei lineamenti delicati: è bello vedere l'amore, ma vorresti che ce ne fosse un po' anche per te.
#me
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mybittersweet · 26 days ago
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Lui era lì, appoggiato al muro di pietra del vecchio ponte. L’aria era densa di pioggia imminente, e l’odore delle foglie bagnate sembrava avvolgerlo in una malinconia ineludibile. Sembrava scolpito dal tempo stesso, con i lineamenti decisi, i capelli scuri perfettamente in ordine. E quegli occhi insondabili, scuri come una notte senza luna, fissavano un punto lontano, forse un ricordo, forse il nulla. Il suo silenzio era una sentenza; la sua aura, un enigma che nessuno osava decifrare. Sembrava Ade salito dalle profondità del suo regno.
Camminavo sotto il cielo d’autunno, immersa nei pensieri. Non sono mai stata bella come le donne che attirano sguardi ovunque vadano e non avevo il fascino immortale che lui sembrava meritare.
Quando passai davanti a lui, sentii un brivido, come se l’aria intorno fosse cambiata. Si staccò dall’ombra e cominciò a seguirmi, silenzioso come un sussurro. Lo sentivo, il battito del cuore accelerato mentre rallentavo i passi. Poi mi fermai.
“Perché mi segui?” chiesi, voltandomi.
Lui si fermò a pochi passi, lo sguardo che mi trapassava come se volesse decifrarmi. “Non posso evitarlo,” rispose con un tono profondo, quasi doloroso. “C’è qualcosa in te che non mi lascia scappare.” La sua presenza era devastante, eppure dolce, come un fuoco che brucia e scalda allo stesso tempo. Mi si avvicinò, i suoi occhi scuri agganciati ai miei, ed io non potevo né volevo sfuggirgli.
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susieporta · 4 months ago
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SPERANZA / ARMONIA / AUTENTICITÀ / FIDUCIA / GENEROSITÀ
Una giovane donna, dai lineamenti delicati, versa nello stagno ai suoi piedi del liquido che esce da due anfore. Sul suo capo otto Stelle di cui una è più grande e rappresenta la "Stella del mattino", quella che annuncia la Luce.
La Stella incarna una realtà superiore che prende l'apparenza dell'umano, rivela la fede nell'uguaglianza delle cose: "come sopra, come sotto". Le stelle non fanno differenze quando brillano, e le preghiere che a loro rivolgiamo si riassumono nel desiderio di ognuna di svegliarsi più felice, di provarci ancora, di ritornare a un luogo iscritto in noi stesse come a quel destino ancora da compiersi di cui intravediamo la forma. Il destino futuro infatti non è l'emancipazione o la fuga dal luogo dove siamo, ma la pacificazione con esso; ovunque decidiamo di risiedere e sperare, l'Arcano esprime la ricongiunzione del mondo personale con l'universale. Con la sua luce illumina la via per l'abitabile. Come la Stella scende anche noi possiamo salire a lei: dobbiamo salire fino a lei per ricordare chi siamo.
QUAL È IL MIO POSTO NEL MONDO?
CHE COSA DEVO COLTIVARE?
IN QUALI ATTIVITÀ DEVO IMPIEGARE LE MIE ENERGIE?
COME POSSO CREARE ARMONIA DENTRO E FUORI DI ME?
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blacklotus-bloog · 12 days ago
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Nei baci...
... delle sue ferite mi dimentico. Dimenticarsi un attimo e poi riscoprire più nitidi i lineamenti amati. Risentire più acutamente l'odore della sua pelle. Ritrovarsi abbracciati dopo la lunga assenza dell'orgasmo...
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GOLIARDA SAPIENZA
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