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Note
Che mi dice del post partum perché avviene?. Cosa spinge a una madre a uccidere il proprio figlio perché non riesci a dormire?dicono che non bisogna giudicare, ma io lo trovo contro natura...
Credo tu intendessi la depressione post partum e comunque, prima di spiegarti come e perché avviene il fenomeno, ci tengo a dirti che all’essere umano non conviene mai usare il termine ‘contro natura’ perché dalla natura possiamo sì trarre delle ottime spiegazioni sulle nostre origini ma anche degli ottimi insegnamenti su cosa è meglio non fare più, tipo – chessò – gli stupri di gruppo dei delfini maschi sulla femmina meno disponibile o la leonessa che si fa ingroppare consenziente dopo che il nuovo maschio le ha appena sbranato sotto gli occhi i cuccioli nati dal matrimonio precedente.
Intanto tecnicamente hai ragione: secondo natura, la femmina della specie umana deve stare 24 ore su 24 col proprio neonato attaccato al seno mentre gli altri diciassette figli scorrazzano in giro autoselezionandosi con vari pericoli mortali, tutti in attesa del capofamiglia che porti la carcassa di qualche animale da cucinare MA VISTO CHE saremmo anche più avanti di questa linea etologica – evoluzionisticamente parlando – la femmina umana si autodetermina come individuo anche attraverso altre cose che non comprendano il solo procreare e accudire prole.
Questo significa che nella società del cazzo in cui viviamo la donna che diventa madre deve fare i conti non solo con le badilate di merda ormonale che mancano improvvisamente dopo l’espulsione del bimbo e quelle che arrivano a valanga con l’allattamento ma anche con uno stress familiare e sociale che la colpisce nel momento di maggiore fragilità fisica ed emotiva.
Se la donna sta abbastanza bene a livello psichico, si limiterà a fare quello che fanno tutte le mamme, cioè essere lacerate tra l’amore infinito per il proprio figlio e il desiderio di lanciare dalla finestra quel vampiro urlante che le ruba vita e sonno, ma se la madre ha già un disagio psichico pregresso, un mancato supporto del compagno e la pressione sociale di dover essere una mamma da manuale, allora non è impensabile che possano avvenire tragedie come quelle di cui ogni tanto si legge.
E invece sì, bisogna proprio giudicare ma non lei…
Sono da giudicare tutte le suocere impiccione, le amiche ‘un po’ per uno’, i mariti insensibili, i nonni pretenziosi, i vicini inquirenti prima e indignati poi ma soprattutto le donne che non ricordano e gli uomini che non hanno mai avuto interesse a capire.
Troppo facili il neutro (fin lì) titolone di giornale e i talk show in cui invitano al confronto la Venere di Willendorf ed Erode, quando l’unica vittima è la madre, da cui tutti hanno solo preteso come in un vecchio testamento qualsiasi.
P.S
CHE QUELLA RAGAZZA BEN SPECIFICA CHE SO IO E CHE CREDE DI VEDERSI DESCRITTA NON OSI PENSARE CHE LA COSA RIGUARDI LEI, SENNÒ M’INCAZZO COL TURBO… CAPITO RAGAZZA BEN SPECIFICA CHE SO IO?
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