#letteraturanordica
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Autore: @elisanellastanzadisopra
Illustrazione: @alessandrawildcherry (instagram)
Il bosco di Eirin - L’alce
Eirin era solita passare i pomeriggi guardando fuori dalla finestra della sua camera: i gomiti sul davanzale e le mani sotto il mento a tener su la testa. Riusciva a immaginare che il campetto sotto casa fosse un bosco fitto di alberi incantati e abitato da curiose creature non umane. Per la maggior parte del tempo la sua mente era alla prese con simili pensieri, ma non per questo sfuggiva ai suoi occhi ciò che per lei era reale. Un pomeriggio si incamminò per un sentiero del suo bosco. Occhi in su a guardare fin dove arrivavano i rami degli alberi più alti e uno sguardo alle nuvole. Mentre saltellando contava i passi cercando di evitare le margherite e cogliendo di tanto in tanto un papavero rosso dai petali leggeri, qualcosa in mezzo all'erba attirò la sua attenzione. Smise di contare dimenticando dove era arrivata e si mise a contemplare un piccolo bastoncino di legno dalla forma particolare. «Devo averla già vista da qualche parte, forse in un libro». Quella forma le era familiare ma non ne ricordava il significato. Eirin credeva profondamente nel potere comunicativo che poteva esprimere il mondo intorno a sè.
«Se sai osservare, vedrai. Se sai ascoltare, sentirai» era il suo pensiero costante.
Tornò di corsa a casa per cercare tra le pagine dei suoi libri quella sagoma a forma di “zampa di gallina”. Sfogliò le prime pagine di un libro e arrivata a pagina quindici la vide, era proprio lei: la runa algiz che rappresenta protezione, difesa e aiuto. Una runa positiva che le si era palesata davanti in posizione dritta e che, secondo la mitologia, trova la sua rappresentazione nell'alce: simbolo di forza, coraggio e di una profonda spiritualità. Decise che l'indomani sarebbe tornata nel bosco a prendere quel pezzettino di legno, ma non riusciva a contenere l'eccitazione e l'entusiasmo per aver fatto caso ad un simbolo così potente. Sfogò la sua felicità su carta, prendendo una matita e cominciando a disegnare i palchi spessi dell'alce, il muso con una gobba all'ingiù, addormentandosi poi con la matita in mano e il foglio sulle gambe. Sognò di tornare nel bosco a recuperare la runa. Dopo averla presa in mano, si guardò intorno e in lontananza scorse l'alce. L'animale non si fece avvicinare, ma si lasciò guardare e riuscì a infondere una forte energia nel cuore di Eirin.
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Ho trovato "Victoria" di Knut Hamsun per caso, girovagando in biblioteca e trovando la trama interessante ho deciso di portarlo a casa con me. Il mio istinto, però, questa volta mi ha tradita e quella di questo romanzo di fine '800 norvegese non è stata una lettura del tutto piacevole. ⠀ ⠀ Nonostante i numerosi passaggi in cui mi sono persa ad ammirare la bravura di questo autore, la storia non mi ha particolarmente affascinata, lasciandomi indifferente ai numerosi avvenimenti che si susseguivano nelle poche pagine della narrazione. ⠀ ⠀ Il problema sono le troppe digressioni, la confusione della narrazione e la vacuità dei dialoghi, spesso inutili e senza un vero e proprio scopo. Ho trovato questa storia ripetitiva e irrilevante, se non per il modo in cui ci parla delle diverse sfaccettature dell'amore. ⠀ ⠀ Per me è un no, ma se volete dare un'occasione a questo premio nobel per la letteratura, Victoria é una delle opera da lui più apprezzate e il suo legame con la protagonista delle vicende é evidente, quindi sarebbe un ottimo punto di partenza per scoprire questo scrittore. ⠀ ⠀ ➡️ Vi lascio l'articolo completo linkato in bio, in caso voleste saperne di più! ⠀ ⠀ 🔹Autori nordici da recuperare? ⠀ La letteratura del Nord Europa per me è un mistero, però se avete qualche bel titolo da suggerire potrei pensare di recuperarlo! ⠀ ⠀ Romanzo preso in biblioteca, quindi #prendiloinbiblioteca e #amalatuabiblioteca by @adrenalibri é @libridimarmo⠀ ⠀ #Victoria #knuthamsun #premionobelperlaletteratura #edizionilindau #recensionelibro #classicinorvegesi #letteraturascandinava #letteraturanordica #indiebooks #ioleggoindipendente #leggodiverso #letteraturanorvegese #libriovunque #colazioniletterarie #ioleggoperché #librisulibri #letture #libriletti #libriindipendenti #lettureindipendenti (presso Venezia) https://www.instagram.com/p/B2QwLcHIUtI/?igshid=1ismkd3a2jcwg
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Credo che questo sia per me l'anno della lepre. O la vigilia di esso.
Qualcosa dentro di me è cambiato e, di conseguenza, anche ciò che mi circonda ha bisogno di una trasformazione. Radicale. Come Vatanen, che di punto in bianco decide di seguire una lepre ferita e...«torna subito a casa» «veramente pensavo di non tornare mai più».
Sono Elisa, benvenuti nella mia mansarda: la stanza di sopra. Da qui vi mostro cosa vedo dal mio lucernario e racconto la mia versione della realtà. Venite a farmi compagnia? Vi aspetto con una tazza di orzo e cannella e se riesco preparo anche dei biscotti :)
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Il bosco di Eirin - La farfalla bianca
Era mattina. Eirin se ne accorse perché la luce che filtrava dalla finestra le colpiva dolcemente gli occhi ancora chiusi. Invece di rigirarsi nel letto e voltare le spalle a quel gentile fascio di luce, si alzò e andò verso la finestra. Erano le 6.32, tirò su le pesanti tapparelle e capì immediatamente di aver fatto la cosa giusta. Per qualche secondo rimase senza fiato nel vedere un enorme sole rosso fuoco. Un sole caldo su cui posare lo sguardo e l'aria fresca che le accarezzava i capelli. Guardò di nuovo l'ora. Erano le 6.37 e già non riusciva più a guardare il sole che brillava di una luce accecante. Così tornò nelle coperte ancora calde pensando che quella notte ci sarebbe stata la luna piena. La fase lunare per eccellenza era alle porte. Questa volta, Eirin, riuscì a riposare ancora un po' senza provare quella sensazione di impazienza che conosceva fin troppo bene. Provava, invece, un senso di calma: il ciclo stava per arrivare a compimento, avrebbe visto la luna risplendere nel cielo illuminando il bosco nella sua perfetta rotondità. La giornata di Eirin trascorse tranquilla. Sentiva una sensibilità amplificata e poteva quasi percepire le emozioni sulla pelle. Nel tardo pomeriggio, guardò nuovamente fuori dalla finestra. Il fuoco del sole del mattino si era spento e lasciava pian piano spazio ad una pallida luna nel cielo del tramonto. Riusciva già a vederla e mentre, incredula, ne osservava la bellezza, una farfalla bianca le passò davanti distogliendo la sua attenzione dalla luna. Eirin sorrise e restò in attesa del buio.
Calò la notte ed Eirin si diresse verso la porta per uscire e andare nel bosco. L'aria fuori era frizzante. Tiepida, ma con un venticello fresco che le sfiorava il viso. Camminò lentamente per i sentieri del bosco, facendo un respiro profondo ad ogni passo e calpestando la terra sotto i piedi fino a sentirne le radici. Poi giunse in un luogo in cui finalmente si sentì pronta e guardandosi attorno non vide che sabbia nera. Si sdraiò per terra a pancia in su e aprì gli occhi. Ciò che vide le strinse il cuore per l'emozione. La luna piena esplodeva di luce e si stagliava nel cielo incorniciata da alberi lontani. Mentre Eirin osservava ogni dettaglio cercando di cogliere i crateri lunari, la farfalla bianca le passò davanti agli occhi. Aveva lo stesso colore luminoso e abbagliante della luna. Se ne accorse solo perché il battito d'ali creò un effetto di luci e ombre. Sembrava volesse passare inosservata, invece Eirin la notò e capì che era la stessa che aveva visto nel pomeriggio. Era lì, che insieme alla luna portava chiarezza nella sua vita e nei suoi pensieri. Era lì, e si faceva notare con il suo volo leggiadro senza attirare troppo l'attenzione. Ma era lì, ed Eirin sentiva che era il suo spirito che, leggero, sapeva dove andare e che sarebbe stato un bel viaggio. Mentre, distesa, Eirin si sentiva quanto mai radicata all'elemento terreno, la sua anima iniziava a sopraelevarsi lieve verso qualcosa che era più grande di lei, ma che non le faceva paura.
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Il bosco di Eirin - Il merlo
Eirin si svegliò con la sensazione di una nuova e rinnovata energia. Andò verso la finestra per guardare il cielo e cercare di capire se provenisse da lì quello slancio. Non notò niente di particolare ma decise che avrebbe aspettato la notte che le avrebbe dato una risposta. Il pomeriggio trascorse nuovamente lento. Sembrava che ad ogni fase lunare l'orologio avesse la tendenza a rallentare mentre l'impazienza di Eirin galoppava. Arrivò la sera e finalmente poté raggiungere il bosco. Nel buio del cielo si iniziava a intravedere una flebile luce, la luna iniziava a mostrare una piccola parte di sé: il primo quarto. Quel leggero bagliore di luna placò la sua irrequieta anima. Riuscì a farsi pervadere dalla calma e dalla tranquillità poiché si trovava finalmente nel posto in cui aveva desiderato essere durante tutta la giornata. Senza accorgersene, in quello stato di leggerezza, prese un sentiero diverso e si ritrovò in un uliveto. Alberi secolari la attorniavano ed Eirin si stupì di trovarsi nel suo bosco in un angolo che non aveva ancora esplorato. Si sedette con gli occhi chiusi cercando di prendere contatto con il terreno sotto di sé. Da qualche tempo aveva iniziato a sentire forte il richiamo di una più profonda connessione con la natura, con la terra, per arrivare ad una conoscenza spirituale di se stessa. Cercava di ascoltarsi, di ascoltare la voce dei suoi pensieri e trovare risposte che la conducessero sulla strada giusta. Si ricordò, in quegli attimi, dei desideri che con la luna nuova aveva avuto occasione di esprimere e cercò di portarli giù per terra, prima concentrandosi su di essi e portandoli nella sua realtà. Toccando la terra granulosa tentò di sentirli tra le mani per dar loro una forma, annusò le piccole zolle aride per dar loro un odore che fosse in grado di riconoscere, aprì gli occhi per poterne vedere il colore. Tutto questo per far sì che i desideri non rimanessero solo idee astratte ma potessero avere una concretezza che poteva percepire solo lei. A quel punto, mentre Eirin cercava di decifrare le risposte della luna, un merlo andò a farle visita. Le sue piume nero pece si confondevano nel buio del bosco ma il becco arancione risaltava al chiaro di luna. «Anche nel buio, c'è sempre una luce» disse Eirin scrutando il merlo e immaginando di poter avvicinare il volatile e accarezzare il suo morbido piumaggio. Durante i giorni successivi, Eirin si trovò spesso nella situazione di quella notte. D'improvviso le capitava di assentarsi completamente per fare un viaggio nella sua mente e portare qualcosa di concreto al di fuori. In quelle occasioni, si accorse che il merlo del bosco si mostrava sempre nelle vicinanze e lei sapeva che era lì per portarla sulla via della riflessione. Quando lo vedeva, sapeva di dover interrogarsi sul messaggio che voleva comunicare al mondo fuori, doveva riflettere su ciò che accadeva dentro di sé e, a costo di mettere in atto un cambiamento, doveva sempre dare ascolto al suo cuore.
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Il bosco di Eirin - La lepre
Era notte nel bosco di Eirin. Non riusciva a vedere la luna ma ne percepiva forte la presenza e l'energia. Così, fece dei veloci giri su se stessa guardando in su e con le braccia aperte come a voler accogliere l'infinito. Dopo tre giri si fermò e guardò di nuovo il cielo: era una notte di luna nuova. Rappresenta il momento di congiunzione e sovrapposizione tra sole e luna e, benché non sia visibile, costituisce l'inizio di un nuovo ciclo, l'occasione ideale per poter esprimere un desiderio. Quella notte Eirin, dopo aver contemplato il cielo, tornò a casa e andò a dormire con il cuore pieno di gioia pensando di poter osservare l'avanzamento della fase lunare e assorbire l'energia della luna nuova. L'indomani mattina, la giornata le sembrò scandita da un tempo lento. La voglia che giungesse la sera era così forte che le lancette dell'orologio rallentavano la loro corsa ogni volta che le guardava. Poi giunse la sera ed Eirin si precipitò giù per addentrarsi nel bosco. A gambe incrociate si accovacciò sull'erba accanto ad una betulla poggiando la schiena sul tronco. Chiuse gli occhi respirando profondamente e rivolgendo il capo verso l'alto per ascoltare il messaggio della luna invisibile. Rimase in quella posizione per un po', cercando di liberare la mente e allo stesso tempo focalizzando il pensiero sui desideri nascosti in un angolo buio del suo inconscio. Respirò ancora a fondo, inalando il vento tiepido della sera. Riaprì gli occhi e si voltò a sinistra udendo un fruscio nell'erba umida e vide una lepre che, non appena si accorse della presenza di un'umana, si immobilizzò. Eirin sorrise alla vista di quell'animale spaventato. Osservò a lungo la lepre che pian piano si abituò a lei. Poi, dopo qualche movimento titubante scappò via, lontano nel bosco. Le notti seguenti, Eirin tornò sistematicamente ai piedi della betulla e la lepre non mancava mai al loro appuntamento, tanto da iniziare a pensare che fosse un messaggio della luna. Eirin cominciò a preoccuparsi quando sparì per molte notti: il pensiero fisso della lepre assillava le sue giornate e i suoi sogni. Una notte andò nel bosco per cercarla e appena arrivata disse tra sé e sé «non devo pensare di vederla, altrimenti non si farà trovare». A quel pensiero, camminò silenziosamente tra gli alberi ed eccola lì, la lepre. Attendeva Eirin vicino la betulla dove si erano incontrate la prima volta. Poteva tirare un sospiro di sollievo, la lepre stava bene e non riuscì a trattenere una lacrima di felicità.
«So che vuoi dirmi qualcosa» disse ad alta voce voltandosi verso la lepre e incamminandosi per rientrare a casa.
Finalmente poteva dare un significato al loro bizzarro incontro: la lepre simboleggia un nuovo percorso di vita, un nuovo inizio, oltre ad essere legata alla luna e alle energie creative. Per questo, non era un caso che l'avesse incontrata durante la notte di luna nuova. Ogni tassello era al suo posto e, guardando la lepre e il cielo, sorrise alla vita.
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Autore: @elisanellastanzadisopra
Illustrazione: @oltrevioletto (instagram)
Il bosco di Eirin - La coccinella
«Cosa succede se ti guardi allo specchio e non ti vedi più?»
«Cosa succede se ti guardi intorno e ti circonda il nulla?»
«Succede che devi guardarti dentro» pensò Eirin ad alta voce.
Si svegliò pronunciando queste parole, ancora nel letto, al buio. Non era riuscita a dormire a causa delle domande che aveva in testa dalla notte precedente. Era già mattino, molto presto. Così decise di alzarsi e aprire la finestra. Era nuvoloso, lì fuori. E forse anche nel suo cuore c'erano più nuvole del solito. Eirin respirò nel vento che le servì un cocktail di emozioni contrastanti eppure così chiare. Si sentì estremamente libera e una sensazione di gioia pura le attraversò il corpo. Contemporaneamente sentì come un macigno che le si arrampicava pian piano al petto, sentendosi oppressa da un fantasma invisibile. Continuò a stare alla finestra per dare sfogo alle sue emozioni, per dare loro più spazio possibile e cercare di individuarne la prevalente e darle voce. Andò a fare colazione e, con la sua tazza di tè in mano, si avvicinò di nuovo alla finestra. Per la prima volta vide il bosco sovrastato dalle nuvole e un alone di tristezza annebbiò il suo volto. Doveva necessariamente guardarsi dentro, e non era affatto semplice. Contemplò il bosco e sentì il bisogno di vagare per i suoi sentieri. Decise che ci sarebbe andata al calar della sera. Passò la giornata a pensare e leggere un libro. Ogni tanto guardava fuori dalla finestra e, quando un raggio di sole faceva capolino illuminando le pagine del suo libro, Eirin sapeva che era la luce che le serviva per rischiarare il buio dentro.
Il buio arrivò nel bosco ed Eirin era pronta. Uscì e guardò subito il cielo: c'era ancora qualche nuvola che il vento non era riuscito a mandare via. Subito si accorse che la luna era nella sua fase calante: l'ultimo quarto. L'ultima quadratura tra sole e luna era in atto, e questo coincideva davvero con la fine del ciclo. O forse la fine di esso ne apriva uno nuovo. Eirin passeggiò nel bosco, per sentieri che le ricordarono gli strani incontri passati, imboccandone uno a ritroso. Si ritrovò a pensare a quello che era stato il suo viaggio nel bosco, a cosa aveva provato e imparato e immediatamente collegò la fase lunare alle sensazioni di quella giornata. Capì di avere a disposizione il necessario per andare avanti. Colse gli insegnamenti del bosco e cercò di custodirli come un prezioso amuleto.
Eirin camminò a lungo quella notte e ad un certo punto si ritrovò davanti alla betulla. Sorrise e si guardò intorno, ma c'era solo lei e sentiva il rumore del vento farle compagnia. Si voltò e vide un arbusto di rose senza fiori, si scorgevano appena le foglie nuove verde chiaro. Si chinò e ai piedi dell'arbusto scavò una piccola fossa, ma profonda abbastanza da poter contenere i suoi sogni. Chiuse gli occhi e si concentrò sui desideri che aveva espresso con la luna nuova e li sotterrò nella buca. Era la fine ma anche un nuovo inizio. Eirin ricoprì di terra scura i suoi sogni e su di essi si posò una coccinella.
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