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ticklishlasquadra · 27 days ago
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I NEED ALL OF THEM…..
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seoul-italybts · 5 months ago
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Recensione : RM Lo Rende Possibile | 03.07.24⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
RM Lo Rende Possibile
__ Uno sguardo ai diversi MV per Right Place, Wrong Person  __
__ di SEO SEONGDEOK | 03. 07. 2024
Twitter  |  Orig. KOR 
RM ha scritto Right Place, Wrong Person prima di iniziare il servizio militare, e poi l'ha rilasciato in corso d'addestramento. Per questo motivo, ovviamente, non è stato possibile vedere sue apparizioni alla TV o a programmi in diretta, men che meno scoprire i suoi pensieri e processi mentali relativi all'album. Invece, nel corso di un mese, è stata pubblicata tutta una serie di video performance e video musicali—sei in totale— L'album tratteggia il tipo di persona che RM è diventato oggi. Vorace amante della musica, RM ha tratto ispirazione da diversi generi e si è fatto aiutare da molteplici collaboratori al fine di portare alla luce la sua più sincera visione del mondo. Affiancato – in particolare – da San Yawn dei Balming Tiger, la super star dei BTS si è affidata ai propri gusti personali – invece che volgersi a nomi noti della musica – per creare la sua squadra dei sogni, composta da artisti coreani ed internazionali. Il risultato è qualcosa di più unico che raro, anche per quella fetta di idol K-pop che già si occupa in prima persona della propria musica. RM muove un ulteriore passo al di fuori delle aspettative, distanziandosi dal seguire una mera diramazione dei lavori e dello stile dei BTS – per addentrarsi, piuttosto, in un territorio musicale lui poco noto. Quest'album non è un progettino personale qualsiasi, ma un lavoro dalla produzione e le risorse tipiche dei rilasci su scala internazionale. RM ha dunque attinto dalla sua identità coreana – e, più generalmente parlando, asiatica - per esprimere il suo status di outsider agli occhi del mondo occidentale. E tutto questo è stato possibile proprio perché è un artista K-pop, è un membro dei BTS e si tratta di lui, RM. Come sicuramente già menzionato, la libertà espressiva e linguistica di RM non è solo o tanto un punto di forza, quanto una sua caratteristica identitaria.
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Chiaramente i diversi MV preparati per accompagnare l'album non possono che riflettere la personalità del progetto stesso. “Come back to me”, rilasciato come singolo prima dell'uscita dell'album, vede la regia di Lee Sung Jin, già autore della serie Netflix Beef (Lo scontro). L'anno scorso, Lee ha preso parte ad una conferenza che si è tenuta in Corea e ha condiviso come in passato, “Scrivevo preoccupandomi di come poter creare qualcosa che potesse piacere al pubblico americano”. Mentre ora, ha detto “Cerco di esprimere la mia identità, nei miei progetti.” Il cast principale apparso nel MV di “Come back to me” sono tuttə attori/trici coreanə o parte della diaspora coreana. Nonostante l'atmosfera vagamente aliena, le riprese in interno—esperta opera della direttrice artistica Seong-Hie Ryu—sembrano rappresentare un qualche spazio residenziale in Corea. Come si è visto in pellicole quali Parasite e Everything Everywhere All at Once—e, più recentemente, nelle famosissime serie TV The Sympathizer (Il Simpatizzante / HBO) e Shōgun (FX), d'ambientazione rispettivamente vietnamita e giapponese—è ormai assolutamente normale ed accettato seguire e concentrarsi su tali storie senza dover metter mano e trasporre il contesto linguistico e culturale d'origine.
In un'era in cui la musica coreana non è più sconosciuta è dunque forse possibile puntare a qualcosa di più che la semplice ambiguità culturale o un'estetica esotica, quando si tratta di video musicali? Sembrerebbe un quesito ed una possibilità condivisi da moltə dato che, mentre in passato il K-pop non si è quasi mai distanziato dall'iconografia tipicamente coreana – fatta, ad esempio, di uniformi scolastiche -, negli anni più recenti la scena si è sviluppata ed espansa fino ad includere elementi di cultura ed abbigliamento tradizionali — come l'hanbok— ed il folklore coreano. L'approccio adottato da RM, però, non spicca tanto per la sua modernità, quanto per la qualità cinematografica. Il non-detto è sufficiente a suggerire un'ulteriore e più profonda proliferazione di possibilità ancora inesplorate, e la struttura circolare esprime al meglio le tematiche narrate in quest'album, ovvero la dicotomia giusto/sbagliato, la contraddizione in termini del voler essere se stesso nonostante i dubbi identitari, ed il contrasto tra il desiderio di esplorare cose nuove e l'attenersi a ciò che già si conosce.
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Il video musicale di “LOST!” è stato diretto dal regista Aube Perrie. Perrie si è aggiudicato i premi Best New Director e Best Hip Hop/Grime/Rap Video (International) agli UK Music Video Awards 2021 per i MV di “Chemical” di MK e “Thot Shit” di Megan Thee Stallion e, successivamente, è diventato ancor più famoso grazie al contributo dato ai brani “Music For a Sushi Restaurant” e “Satellite” di Harry Styles. I video musicali di Perrie sono noti per il modo in cui sanno spingersi oltre i limiti dell'immaginario in scenari e situazioni ben precisi. Vi troviamo un collage di stili – tra cui, anche la clay animation (plastilina animata) – e set che ricordano miniature o studi televisivi d'epoca, il tutto mixato insieme in un labirinto escheriano di ripetizioni e paradossi temporali.
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I video di “Groin”, “Nuts”, “Domodachi” (feat. Little Simz) e “ㅠㅠ (Credit Roll)” sono usciti in un secondo momento e sono tutti opera della regia di Pennacky. Questo regista è noto e celebrato nella scena indie giapponese come pioniere dello stile rètro anni ’80s/’90s ed è celeberrimo per le sue collaborazioni con vari artistə asiaticə, anche al di fuori della scena giapponese, come il collettivo musicale coreano dei Balming Tiger, la band singaporeana dei Sobs ed il gruppo indonesiano dei Gizpel. Ma dire che opera unicamente entro i limiti della scena indie non è del tutto corretto, vista la sua partecipazione a progetti di artistə giapponesi famosissimi come le ATARASHII GAKKO! ed altrə appartenenti alla scena mainstream occidentale, quali i Phoenix. Lo stile tipico di Pennacky pervade i video diretti per RM. È evidente la predilezione per una certa estetica ed iconografia—la pellicola 16 mm, un approccio semplice e diretto ad effetti particolari ed affascinanti, cui attinge senza nascondere l'evidente sprezzatura—e la tendenza ad enfatizzare il gusto propriamente giapponese che caratterizza i suoi video, qualsiasi sia la nazionalità dell'artista o la scala del progetto cui partecipa – ad esempio la presenza costante di figure quali il personaggio del lavoratore salariato giapponese ed effetti speciali più vicini alla cultura e tradizione nipponica.
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Tra tutte le sue collaborazioni con RM, però, il video che accompagna la penultima traccia dell'album, “ㅠㅠ (Credit Roll)”, è forse il più degno di nota. RM siede di fronte ad una telecamera mentre il filmato viene riprodotto su una vecchia TV squadrata e, nelle sue immediate vicinanze, gente di diversa età ed origini siede a terra, attorno ad un tavolo tradizionale - bapsang, condividendo un pasto a base di pietanze che potrebbero essere coreane, sebbene sia difficile a stabilirsi. Questi personaggi chiacchierano animatamente senza mai voltarsi verso la televisione. Un gruppo di individui non coreani riuniti per consumare un pasto coreano – o anche solo asiatico, mentre RM si esibisce in TV—quale migliore rappresentazione del rispetto che RM si merita, di quanto dovrebbe esser fiero di se stesso, e del mistero che ancora cela ciò che gli riserverà il futuro? “ㅠㅠ (Credit Roll)” non è solamente un'umile traccia conclusiva in cui l'artista ci ringrazia preventivamente per aver ascoltato fino ai titoli di coda. Alcuni artisti si considerano e/o sono consapevoli d'essere piattaforme e mezzi espressivi di per sé. Right Place, Wrong Person presanta tematiche quali il sentirsi un estraneo, l'essere una star globale, l'approccio a percorsi ancora inesplorati e le difficoltà di adattamento—o forse l'inadeguatezza in genere. La vasta gamma di collaboratori di cui si è circondato RM per questo progetto non fa che arricchire la trama di questi brani e video fondamentalmente appartenenti alla sfera idol, espandendone i concetti e contenuti contestuali. E, come già detto, tutto questo è possibile solo perché si tratta di K-pop, si tratta dei BTS e si tratta di RM.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #264 - Fabrizio De André - Non Al Denaro Non All’Amore Nè Al Cielo, 1971
La piccola scelta di dischi ispirati a grandi romanzi non poteva che finire con questo disco. Senza dubbio è forse il primo che viene a mente riguardo al tema di un disco italiano che ha la caratteristica appena citata, e rimane uno degli episodi più significati della carriera, straordinaria, del suo autore. Fabrizio De André aveva appena pubblicato un disco che, in teoria, poteva benissimo rientrare nel tema principale di Febbraio: La Buona Novella (1970) infatti era un concept, tipologia molto cara all’autore genovese, che si ispirava ai Vangeli Apocrifi. Il Gesù di De André è profondamente umano, in una Palestina antica che in molti passaggi rimanda ai riflessi dell’Italia degli anni ‘70, in una sorta di porta incantata di quotidianità. Allora lo aiutarono Roberto Danè, produttore, paroliere, arrangiatore che proprio in quegli anni fondava la Produttori Associati (che pubblica il disco) e gli arrangiamenti di Giampiero Reverberi. Album toccante, ha una delle mie canzoni preferite di De André, il Testamento Di Tito. Proprio questa canzone fu registrata dal cantante Michele, nome d’arte di Gianfranco Michele Maisano, come lato b di Susan Dei Marinai, scritta dallo stesso De André nei cui titoli non appare, sostituito dal grande Sergio Bardotti. Il progetto iniziale di un disco ispirato ad uno dei libri più amati da De André doveva essere infatti un progetto curato dallo stesso trio De André, Darè e Reverberi per il cantante Michele, ma dissidi interni ruppero l’accordo, e Reverberi se ne va. A questo punto, De André riprende l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, il libro in questione, e ne inizia a ragionare con la sua amica Fernanda Pivano, colei che, su suggerimento di Cesare Pavese, per prima portò in Italia e tradusse questo viaggio sentimentale e particolare che Lee Masters fa dell’America di provincia, ancora più ricca di contraddizioni e storie marginali. Per chi non lo ricordasse, l’Antologia è una raccolta di poesie-epitaffio della vita dei residenti dell'immaginario paesino di Spoon River sepolti nel cimitero locale, pubblicato tra 1914 e il 1915 sul Reedy's Mirror di Saint Louis, che la Pivano tradusse e che Einaudi pubblicò  nel 1943 (prima edizione parziale) e nel 1945 (tutti i 212 epitaffi dei personaggi). De André collabora con un suo amico paroliere, Giuseppe Bentivoglio, con cui scrisse Ballata Degli Impiccati da Tutti Morimmo A Stento del 1968, per i testi e sceglie agli arrangiamenti un fresco diplomato del conservatorio, Nicola Piovani, al suo primo impiego importante di una carriera che lo porterà fino all’Oscar. Ad aiutarli una squadra di musicisti grandiosa:  il violista Dino Asciolla, Edda Dell'Orso, soprano, i chitarristi Silvano Chimenti e Bruno Battisti D'Amario, questi tre ultimi storici collaborato di Ennio Morricone, il bassista Maurizio Majorana, membro dei Marc 4, il violoncellista classico d'origine russa Massimo Amfiteatrof, il batterista Enzo Restuccia, il maestro beneventano Italo Cammarota e il polistrumentista Vittorio De Scalzi, membro fondatore dei New Trolls. De André compone 9 brani, partendo come Lee Masters da La Collina, il luogo dove sorge il cimitero dove riposano i defunti di Spoon Rivers. 7 brani sono divisi in due grandi categorie: uomini morti d’invidia, ovvero Un Matto, Un Giudice, Un Blasfemo, Un Malato Di Cuore e uomini di scienza, con le sue contraddizioni etiche, ovvero Un Medico, Un Chimico, Un Ottico. Rimane poi Il Suonatore Jones, l’unico che rimane con lo stesso titolo del libro, che chiude il disco, con De André che però gli “toglie” il violino e lo fa suonatore di flauto. Straordinario è il lavoro di rifacimento e di ricreazioni nei testi: per esempio ne Un Giudice, ispirato a Selah Lively, deriso per la sua statura, in Masters è 5 piedi e 2 pollici (=157 cm circa) e nel testo di De André diviene così: Cosa vuol dire avere\Un metro e mezzo di statura\Ve lo rivelan gli occhi\E le battute della gente. I personaggi dell’invidia sono il giudice che ha trovato nella vendetta la sua alternativa alla derisione di essere basso, il matto che è stato spinto dall'invidia a “imparare la Treccani a memoria” (anche qui splendido gioco di trasposizione, in Lee Masters è l'Enciclopedia Britannica), il malato di cuore che riesce a vincere l'invidia attraverso l'amore, nonostante muoia appena porge le sue labbra su quelle della ragazza di cui è innamorato, Un Blasfemo invece è la canzone più politica, essendo uno strale contro chi “non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato / ci costringe a sognare in un giardino incantato”. Degli uomini di scienza, un medico è costretto dalla sua benevolenza, cioè curare i malati gratis, a vendere pozioni “miracolose” essendo caduto in miseria, un chimico è invece una storia di disillusione sull’amore, di un uomo che non capisce le unioni imperfette degli uomini rispetto a quelle perfette delle sostanze chimiche, un ottico invece, che vorrebbe regalare ai clienti un paio di occhiali magici per vedere davvero la realtà, è l’unico che probabilmente non è morto, dato che parla al presente (unicità che è presente anche in Lee Masters). Chiude il disco Il Suonatore Jones, inno alla libertà, di chi non ha voluto chiudere la sua libertà lavorando nei campi ma “Finii con i campi alle ortiche\Finii con un flauto spezzato\E un ridere rauco\E ricordi tanti\E nemmeno un rimpianto”. Oltre la qualità immensa del lavoro testuale è la musica che stupisce: gli arrangiamenti orchestrali, gli sviluppi tematici (come nel caso del motivo principale dell’iniziale La Collina, in continua trasformazione), la sovrapposizione di parti in forma di suite (un Ottico, con evidenti echi progressive ad un certo punto), l’uso di strumenti classici come clavicembali e violini. Sulla copertina della prima edizione, quella che ho pubblicato anche io, c’è un evidente errore grafico, con l’errata accentazione di "né". L’errore fu aggiustato nelle edizioni successive, e nel disco era presenta una lunghissima e delicata intervista di Fernanda Pivano a De André sulla genesi di questo disco e sul libro di Edgar Lee Masters, e alcuni racconti dello scrittore americano erano inseriti all’interno della confezione. Disco memorabile, da riscoprire e che formerà con il successivo, l’amatissimo e criticatissimo Storia Di un Impiegato uscito appena un anno più tardi (ad inizio del 1973) una trilogia lucidissima e potentissima sull’Italia di inizio anni ‘70.
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bangtanitalianchannel · 1 year ago
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[TRAD ITA] 230825 TWEET DI BTS OFFICIAL:
“[#OggiBantang] #Suchwita EP.17 con #LeeKangin
Lee Kang-in dell’ “attuale” squadra nazionale della Corea del Sud, ha entusiasmato tutto lo staff e il gatto🐱! ✨
Per favore, prenditi cura della nostra alba in futuro 💜
#SUGADiOggi #Suga #MinYoongiYouTuberProfessionale #DiversiMaSimili #LAttaccanteLeeKanginCresceBene”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Sarah) | Trans ©BTSMalaysia
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cinquecolonnemagazine · 4 months ago
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Bordelands
Dal 7 agosto arriva nei cinema italiani Bordelands. Il film, ispirato alla nota e omonima serie videoludica, vede alla regia Eli Roth e conta un cast a dir poco stellare. Presenti nella pellicola, infatti, attori del calibro di Kevin Hart, Cate Blanchett, Jack Black, Édgar Ramírez, Ariana Greenblatt, Florian Munteanu, Gina Gershon e Jamie Lee Curtis. https://www.youtube.com/watch?v=Icnysn53neU Sinossi di Bordelands Lilith (Blanchett), una famigerata cacciatrice di taglie dal passato misterioso, è costretta a tornare, a malincuore, su Pandora, il suo pianeta natale che è il più caotico della galassia. La sua missione è trovare la figlia scomparsa di Atlas (Ramírez), il più potente figlio di p*****a dell'universo.  Lilith stringerà un’alleanza con un’improbabile squadra di reietti: Roland (Hart), un mercenario esperto, Tiny Tina (Greenblatt), una adolescente amante degli esplosivi e il suo muscoloso protettore Krieg (Munteanu), Tannis (Curtis), una scienziata pazza che ne ha viste di tutti i colori e Claptrap (Black), un robottino logorroico e saccente.  Insieme, questi strampalati eroi dovranno sconfiggere una specie aliena e pericolosi banditi e scopriranno uno dei segreti più incredibili di Pandora.  Il destino dell'universo potrebbe essere nelle loro mani, ma alla fine combatteranno per qualcosa di più grande: la loro amicizia.  Basato su una delle serie di videogiochi più vendute di tutti i tempi, benvenuti in BORDERLANDS. Ad agosto solo al cinema! Immagine di copertina: Eagle Pictures Read the full article
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agrpress-blog · 10 months ago
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Il grande attore americano, interprete di film come Invito a una sparatoria di Richard Wilson, Quiller memorandum di Michael Anderson, Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mike Nichols, Il gufo e la gattina di Herbert Ross, Un tocco di classe di Melvin Frank, California Poker di Robert Altman e molti altri, avrebbe novant’anni. Nato a Great Neck - nello Stato di New York - nel febbraio 1934 (è morto nel marzo del 2021) da genitori figli di emigrati russi, si diploma alla Columbia University e frequenta l’Actor’s Studio. Dopo alcune apparizioni televisive, esordisce al cinema all’inizio degli anni Sessanta in Giorni senza fine (1961) di Phil Karlson, con Ben Gazzara e Fredric March, e, nel ’62, fa parte del cast corale di Il giorno più lungo di Ken Annakin e Andrew Marton, tratto dall’omonimo saggio storico (1959) di Cornelius Ryan sullo sbarco in Normandia. Segue un’intensa stagione - che durerà per circa vent’anni - da comprimario e poi da protagonista, dal western psicologico - Invito a una sparatoria (1964) di Richard Wilson, con Yul Brynner - al film di spionaggio - l’ottimo Quiller memorandum (1966), scritto da Harold Pinter, diretto da Michael Anderson ed interpretato anche da Senta Berger e Max von Sydow); è un pittore nel drammatico-grottesco La nave dei folli (1965) di Stanley Kramer, con Simone Signoret e Vivien Leigh (al suo ultimo film); ottiene una nomination all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista per Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols, tratto dall’opera teatrale omonima di Edward Albee, ed interpretato da Elizabeth Taylor e Richard Burton. A prove drammatiche - Loving, gioco crudele (1970) di Irving Kershner - e di grande intensità - Il mio uomo è una canaglia (1971) di Ivan Passer - alterna commedie più indiavolate ed eccentriche come Il gufo e la gattina (1970) di Herbert Ross, con Barbra Streisand, Un tocco di classe (1973) di Melvin Frank, con Glenda Jackson, California Poker (1974) di Robert Altman, con Elliot Gould. Negli anni Ottanta e Novanta, sia pur continuando a lavorare a pieno ritmo, la sua carriera cinematografica si avvia verso il declino e Segal si orienta al film tv - Intrigo a Berlino (1984) di James Dearden ed alle serie televisive. Le sue apparizioni al cinema si orienteranno a ruoli di secondo piano, come ad esempio Senti chi parla (1989) di Amy Heckerling, con Kristie Alley e John Travolta, Giorni di gloria… giorni d’amore (1991) di Mark Rydell, Un orso chiamato Arturo (1992) di Sergio Martino, con Carol Alt, Senti chi parla adesso! (1993) di Tom Ropelewski, con K. Alley, J. Travolta e Elias Koteas, Caccia mortale (1993) di Vic Armstrong, Da morire (1995) di Gus Van Sant, Babysitter… Un thriller (1995) di Guy Ferland, Il rompiscatole (1996) di Ben Stiller, L’amore ha due facce (1996) di Barbra Streisand, con B. Streisand, Jeff Bridges, Lauren Bacall e Pierce Brosnan. Fra gli altri film ricordiamo Squadra di emergenza (1964) di John Rich, Qualcuno da odiare (1965) di Bryan Forbes, Né onore né gloria (1966) di Mark Robson, con Claudia Cardinale, Il massacro del giorno di San Valentino (1967) di Roger Corman, Addio Braverman (1968) di Sidney Lumet, Non si maltrattano così le signore (1968) di Jack Smight, con Rod Steiger e Lee Remick, Il suo modo di fare (1968) di Franco Brusati, Il ponte di Remagen (1969) di John Guillermin, La pietra che scotta (1972) di Peter Yates, con Robert Redford, Una pazza storia d’amore (1973) di Paul Mazursky, Roulette russa (1975) di Lou Lombardo, La volpe e la duchessa (1976) con Goldie Hawn e Marito in prova (1979) con G. Glackson entrambi di Melvin Frank, Rollercoaster - Il grande brivido (1977) di James Goldstone, con Richard Widmark, Henry Fonda ed una giovanissima Helen Hunt (al suo esordio cinematografico), Non rubare se non è strettamente necessario (1977) e Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa (1978), di Ted Kotcheff, Sfida alla vita (1985) di Michael Tuchner, Scherzare con il fuoco (1985) di Burt
Reynolds, Heights (2004) di Chris Terrio, 13 giorni a Las Vegas (2007) di Charlie Picerni, 2012 (2009) di Roland Emmerich, Amore & altri rimedi (2010) di Edward Zwick, Elsa &Fred (2014) di Michael Radford, con Christopher Plummer e Shirley MacLaine. Molto attivo, come già detto, anche in televisione, è apparso in vari film tv - Death of a Salesman (1966) di Alex Segal, Le piccanti avventure di Robin Hood (1984) di Ray Austin - ed in alcuni episodi di serie e miniserie - Channing (1963), La signora in giallo (1993), Just Shoot Me (1997-2003), circa centocinquanta episodi , Law & Order - Unità vittime speciali (2003), Retired at 35 (2011-13, oltre venti episodi), The Goldbergs (2013-21, oltre centosettanta episodi).
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Champions League, 3^ giornata: il Psg punisce il Milan, tracollo della Lazio con il Feyenoord
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Champions League, 3^ giornata: il Psg punisce il Milan, tracollo della Lazio con il Feyenoord. Feyenoord-Lazio (3-1) Nella Lazio riecco Immobile dal 1’ minuto, schierato al posto di Castellanos nel tridente con Felipe Anderson e Zaccagni. Si rivede titolare Vecino, preferito rispetto a Guendouzi, insieme a Rovella e Luis Alberto. Dietro Lazzari resta in panchina, con Hysaj che parte titolare, Casale e Romagnoli completano il reparto difensivo. Tra gli olandesi la certezza è Gimenez, affiancato nel tridente da Stengs e Paixao. Rispetto all'ultima vittoria in Eredivisie, si rivede Zerrouki in mezzo, mentre in difesa non cambia la coppia centrale formata da Geertruida e Hancko. Chiaro l'approccio dei biancocelesti, altissimi in pressione e raccolti nella propria metà campo quando il Feyenoord gestisce il pallone. Gli olandesi la sbloccano con l'autorete di Hysaj, sfortunato nella deviazione finita alle spalle di Provedel nel tentativo di anticipare Gimenez. Tutto annullato dal Var, per la posizione di fuorigioco del messicano sull'assist di Stengs. Al 31’, alla terza occasione personale, Gimenez non perdona. Wieffer trova un varco tra le linee e serve il bomber, bravissimo a difendere il pallone spalle alla porta e a girarlo alle spalle di Provedel. Il 2-0 del Feyenoord arriva prima dell'intervallo: Stengs sfonda a destra e mette a rimorchio per Zerrouki, che apre il destro dal limite dell'area e va in rete. La Lazio non riesce a reagire in alcun modo e prende un altro gol. Zerrouki apre per Jahanbakhsh al minuto 74, questi trova in area Timber: Provedel reagisce, ma sulla ribattuta va ancora a segno Gimenez. La rete del 3-1 arriva dagli 11 metri. Ingenuo Lopez a contatto in area con Castellanos. Penalty trasformato da Pedro. Primo ko nel girone di Champions per la squadra di Sarri. Gli olandesi scavalcano i biancocelesti a +2 in classifica.. Psg-Milan (3-0) Trasferta a Parigi per il Milan di Pioli, grande sfida con il Psg allenato da Luis Enrique. Tre i punti conquistati fin qui dai francesi, due quelli collezionati dai rossoneri, rispettivamente secondi e terzi alle spalle del Newcastle a 4 punti. Un girone infernale, dove anche il Borussia Dortmund, a quota 1, è ancora in corsa. Pioli ripropone il tridente Pulisic-Giroud-Leao. A centrocampo Krunic torna titolare in mediana, Musah e Reijnders mezzali. In difesa rientra Theo, con Kalulu preferito a Calabria sulla destra. Torna tra i pali Maignan. Luis Enrique risponde con il tridente tutto francese Dembélé-Kolo Muani-Mbappé, panchina per Goncalo Ramos e Lee. A centrocampo spazio per il 17enne Zaire-Emery, in difesa Hakimi e Lucas Hernandez sugli esterni, Marquinhos e Skriniar al centro. In porta Donnarumma, grande ex della partita. Il Psg, dopo 45 minuti di grande ritmo e qualità, va negli spogliatoi in vantaggio di una rete. Bellissimo il gol di Mbappé, abile nel controllo in area e nella conclusione che infila Maignan. Prima della rete molto equilibrio, con il Milan forte nel recupero palla ma ancora poco preciso negli ultimi metri. La squadra di Pioli fatica nella reazione, non riuscendo a creare pericoli per la porta di Donnarumma. Al 53’ arriva la rete di Kolo Muani. Corner battuto a sorpresa per Dembelé lasciato solo in area dalla retroguardia rossonera, conclusione di Kolo Muani che Maignan non riesce a trattenere: troppo facile per la punta mettere a segno il tap in vincente. Milan ora decisamente stanco: i rossoneri faticano ad alzare il pressing, con il Psg che controlla la partita con estrema facilità. Al minuto 89 altra percussione di Zaire Emery, cross basso al centro con Ramos che lascia il pallone a Kang-In Lee con un prezioso velo. Secco e imprendibile per il pallone che batte Maignan. Il Milan trova la prima sconfitta di questa Champions League. La squadra di Luis Enrique sfrutta al massimo le giocate dei singoli. Squadra di Pioli ora ultima nel girone, visto il successo del Dortmund sul Newcastle, ma qualificazione ancora aperta.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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completo-shark2-labisso · 1 year ago
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Shark 2 - L'abisso Film completo in italiano - Questo film mostra effetti e scene sorprendenti come inseguimenti in auto o spari che coinvolgono uno stuntman Questo genere di solito racconta del bene contro il male, quindi la guerra e il crimine sono argomenti comuni I film d azione di solito richiedono solo un piccolo sforzo per guardare, perché la trama è di solito semplice Ad esempio, il film Die Hard in cui c è un gruppo di terroristi che rilevano i grattacieli e chiedono il riscatto per gli ostaggi Dopotutto, un eroe salverà tutto I film d azione di solito non fanno piangere le persone, ma se il genere è mescolato al dramma, le emozioni saranno coinvolte Shark 2 - L'abisso film completo online ita Guarda Shark 2 - L'abisso streaming completo ita altadefinizione, Shark 2 - L'abisso 2023 Streaming sub ita
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streaming-shark2-labisso · 1 year ago
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ticklishlasquadra · 9 days ago
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shark2-labisso-2023 · 1 year ago
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readingoodbooks · 1 year ago
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"Brimstone" di David Niall Wilson & Patricia Lee Macomber
Il Dottor Rodney McKay non può credere ai suoi occhi quando scopre una luna che sta lasciando l’orbita del pianeta, andando in rotta collisione con il proprio sole. Desideroso di indagare, trova qualcosa di stupefacente sulla superficie della luna: una città Antica, uguale in tutto per tutto ad Atlantide.Ma la città non è abbandonata come crede, e presto la squadra del Colonnello Sheppard…
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seoul-italybts · 1 year ago
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[✎ ITA] Articolo : Weverse Magazine - Resoconto del Tour Mondiale " SUGA | Agust D ‘D-DAY’ | 10.07.23⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
Resoconto del Tour Mondiale " SUGA | Agust D ‘D-DAY’
__ Un diario liberatorio di SUGA, Agust D e Min Yoongi __
__ di SONG HOORYEONG | 10. 07. 2023
Twitter  |  Orig. KOR
Suga è stato il primo dei BTS ad avventurarsi in un tour mondiale solista, con il “SUGA | Agust D TOUR : D-DAY” (Che d'ora in poi chiameremo semplicemente “D-DAY”). Come suggerisce il titolo, questa tournée propone la Trilogia di Agust D, composta da Agust D (2016), D-2 (2020) e D-Day, rilasciato ad aprile di quest'anno. I concerti sono un resoconto della vita di SUGA nel corso degli ultimi 7 anni e più. Sono pagine di diario che riflettono candidamente la persona che è ora, nonché “esibizioni estremamente autentiche”, come da sue parole. Ora che non restano che i concerti encore, abbiamo compilato un resoconto del “D-DAY” tour, comprensivo di retroscena dettagliati e commenti dello stesso SUGA riguardo a come ha imbastito i suoi show.
1. Date del Tour
SUGA ha dato inizio al suo tour con due giorni di concerti a New York, il 26 e 27 aprile. Ha completato con successo 11 serate in 5 città del Nord America, per poi tornare in Asia e tenere altri 12 show tra Jakarta, Kanagawa, Bangkok e Singapore. Il tour si è chiuso con due concerti a Seoul, il 24 e 25 giugno, per un totale di 25 serate di successo in 10 diverse città. A dispetto dei tempi serrati tra uno show e l'altro, inclusi i voli di andata e ritorno tra le molteplici città coinvolte, SUGA ha aggiunto una data sia a Bangkok che a Singapore, riuscendo ad esibirsi tre serate a settimana per ognuna delle sue tappe asiatiche. Riguardo l'intenso calendario del tour, con le tante date da portare a termine in un lasso di tempo limitato, Lee Byung Eun, direttore delle performance – squadra 1 – presso la BIGHIT MUSIC, il quale ha lavorato alla direzione e produzione delle perfomance e delle coreografie per il tour, ci ha detto che questo rispecchiava solo “circa il 90% della volontà di SUGA” di “seguire l'onda e non spezzare il ritmo [dei concerti]”.
Il tour è particolarmente importante in quanto ha segnato il ritorno di SUGA nelle arene, dopo le tante esibizioni negli stadi insieme ai BTS. Ha Jung Jae, professionista senior presso lo Studio 1 della HYBE 360, che si occupa della produzione dei concerti e ha seguito anche questo tour, ci ha spiegato che il vantaggio principale dell'esibirsi nelle arene è quello di potersi avvicinare al pubblico, e ha poi aggiunto “le arene al chiuso permettono di allestire performance differenti (rispetto a quelle precedenti dei BTS).
“Le arene visitate per il tour sono luoghi in cui ero già stato almeno una volta, in passato, quindi hanno risvegliato in me molti ricordi”, ha commentato SUGA, aggiungendo, “Ho proprio percepito e realizzato, una volta di più, quanto ultimamente – e per diverso tempo, ormai – le cose ci siano andate bene”.
Il gran finale di questo lungo viaggio saranno i concerti aggiuntivi programmati per il 4, 5 e 6 agosto presso la KSPO Dome.
2. La Scaletta
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🎧 Playlist Apple Music | Playlist Spotify
“Attraverso questo tour, SUGA punta a disfarsi di tutti i vari alter-ego esistenti nell'universo artistico di sua creazione e a rinascere. Data questa premessa, “ 'D-DAY' può essere interpretato sia come la fine che come un inizio, è come un compleanno”. Secondo Ha Jung Jae, in 'D-DAY' “la fine e l'inizio coesistono”. La seconda VCR, “Kill Them All / Eliminali tutti”, presenta l'intreccio di relazioni che c'è tra SUGA, Agust D e Min Yoongi, fino alle scene in cui li vediamo uccidersi a vicenda, come metafora della conclusione della “Trilogia di Agust D”. D'altro canto, però, nei ringraziamenti dell'album 'D-Day', SUGA scrive “Per lungo tempo, le lotte interiori con cui ho dovuto fare i conti non hanno trovato una risposta definitiva, finché non sono rinato come il me stesso presente, ora, in questo D-DAY.” Motivo per cui Ha Jung Jae ha intitolato l'ultima VCR “Re Born / Ri-nato” e ha intenzionalmente piazzato “D-Day” come esibizione immediatamente successiva al video.
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“Ci tenevo ad allestire uno spettacolo lungo due ore che scorresse fluidamente dall'inizio alla fine, come se si trattasse di un'unica, coesa entità”, ci ha spiegato SUGA. Ha Jung Jae aggiunge che ha fatto tutto il possibile per selezionare ed includere solo le “canzoni assolutamente necessarie” ed arrangiarle di modo che fossero strettamente legate l'una all'altra, nella scaletta.
Shin Daye, responsabile della squadra 1 A&R presso la BIGHIT MUSIC – che ha curato l'arrangiamento della set list – spiega, “Nonostante fosse il suo primo concerto solista, aveva un repertorio sufficientemente ampio, dato che aveva già rilasciato tre album”, aggiungendo che l'organizzazione della scaletta è stata studiata di modo che “tutte le canzoni scorressero con fluidità e naturalezza”, nonostante lo sviluppo narrativo e musicale piuttosto drastico e suggestivo. Ha Jung Jae ci ha detto che la struttura della scaletta - che parte da “Haegeum” per poi concludersi con “The Last” - rispecchia un processo evolutivo dal D-100 (%) al D-0 (il D-Day), spiegando anche che “mentre la prima esibizione è al 100%, ovvero perfetta nella sua produzione, verso la fine dello show, l'atmosfera si avvicina sempre più allo zero (0) [*diventa più minimalista, n.d.t.].” Secondo Lee Byung Eun, è proprio questo il motivo per cui le esibizioni più spettacolari ed appariscenti – come, ad esempio, “Daechwita” - sono all'inizio del concerto, così da “mantenere la tensione e l'entusiasmo al più alto grado possibile, senza lasciar tregua al pubblico.”
Man mano che il concerto entra nel vivo grazie alla seconda VCR, “Kill Them All” e “dopo che sia il palco che le diverse personalità create in passato da SUGA vengono consumati dalle fiamme”, si passa ad una fase dello show pensata per mettere in risalto la sua voce e determinazione. Dopo “AMYGDALA”, che è l'ultima canzone prima del bis, SUGA si lascia cadere a terra sul palco ed è trascinato fuori dai ballerini. Secondo quanto ci ha detto Ha Jung Jae, questo passaggio è metafora della rinascita che avviene dopo aver cancellato tutto quanto ed aver accolto la morte; e, in tal senso, l'ultima VCR, “Re Born”, rappresenta un punto di svolta. Ecco perché i brani eseguiti come encore - “D-Day”, “INTRO : Never Mind” e “The Last”, sono essenzialmente canzoni in cui SUGA, ora rinato, “può condividere storie e pensieri personali con il solo, intimo ausilio di un microfono”.
3. Retroscena
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“Sia che si tratti di SUGA, Agust D o Min Yoongi, credo queste performance racchiudano in sé l'essenza della persona che sono.” Quando ne parla, SUGA definisce i suoi concerti come “la summa di tutti i dati e contenuti che ho accumulato fin da quando sono salito sul palco per la prima volta, 15 o 16 anni fa.” Considerato che la musica di Agust D è una sorta di resoconto della vita personale di SUGA, lo show non poteva che iniziare dalla “persona” che è SUGA. “Mentre ci preparavamo per questi concerti, ho avuto tante conversazioni con SUGA. Dovevo sincronizzarmi con SUGA dal punto di vista umano. Abbiamo rimembrato ricordi passati, discusso pensieri recenti e parlato del futuro”, svela Ha Jung Jae. Secondo Lee Byung Eun, “Era impossibile ed impensabile che la preparazione del palco, la produzione e la regia si muovessero separatamente” ed è per questo che tutto lo staff, SUGA compreso, “ha dovuto lavorare sempre a stretto contatto, fin dalle primissime fasi.”
Prima dell'inizio del primo brano, “Haegeum”, SUGA è sorretto dai ballerini, che lo conducono, in braccio, sul palco e dopo “AMYGDALA” si lascia cadere al suolo e viene nuovamente trasportato fuori dal palco.
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Secondo Ha Jung Jae, “tutto è iniziato perché volevamo uscire dagli schemi.” Lo stesso tour è stato un costante processo di rottura degli schemi. Ha Jung Jae ci ha spiegato le scelte compiute per la produzione di scena: “Nei concerti dei BTS, c'è questa regola implicita per cui il palco dev'essere ampio 17 metri e lungo 10 per accogliere, minimo, i 7 membri e 20 ballerini. Ma questa volta abbiamo pensato di eliminare la zona utilizzata per per le coreografie di gruppo.” A partire da “Give it to me”, una porzione del palco, inestricata di cavi metallici, inizia a sollevarsi verso il soffitto, e con l'andare del concerto, sempre più pannelli scompaiono dal suolo. A fine show, lo spazio rimasto è appena sufficiente perché SUGA vi si erga immobile. Lee Byung Eun spiega, “Le limitazioni per quanto riguarda le porzioni di palco disponibili hanno reso la progettazione delle performance un po' difficile, ma ho pensato di usare lo spazio sotto il palco – considerato che il pubblico ha una visuale a 360°.” Ecco perché, durante “Interlude : Shadow”, i ballerini si esibiscono sotto-palco e sfruttano questo piano più basso per creare una sorta di scenografia sdoppiata a miraggio tutto attorno a SUGA, durante “People Pt.2 (feat. IU).”
Tutto questo fa parte del viaggio verso la liberazione. Quando gli abbiamo chiesto come mai ha pensato di allestire il palcoscenico di modo che le sue grezze strutture metalliche fossero chiaramente visibili, dando un'impressione di incompletezza invece che una elegante e/o appariscente, Ha Jung Jae ci ha detto, “Volevo che il palcoscenico si adattasse in tutto e per tutto al concept del tour, che fosse un palco solo per necessità. Quando il concerto si avvia alla conclusione, volevo che fosse tutto distrutto, bruciato, che non restasse nulla, di modo che lo spazio fosse ridotto al suo stadio primordiale, allo 'zero (0).” E ha anche aggiunto che l'intervento dello staff, il quale prende a smantellare il palco durante le battute finali di “The Last”, è intenzionale, pensato affinché il pubblico veda e percepisca le strutture ed impalcature come “elementi innaturali, artefatti”, mentre ciò che questo tipo di produzione vuole suggerire è il desiderio di “eliminare tutto ciò che non è naturale e autentico.”
“Una produzione che vuole tagliare i ponti col passato”, come l'ha definita Lee Byung Eun, che rispecchia l'intenzione di SUGA di eliminare e liberarsi da tutti gli alter-ego creati in passato. Motivo per cui Ha Jung Jae paragona la storia narrata nelle varie VCR – in cui vediamo le diverse personalità di SUGA eliminarsi a vicenda – ad un vasaio “che ripete costantemente il processo di creazione e dissoluzione della sua opera.” Ad esempio, l'enorme mano legata a catene che vediamo muoversi sugli schermi alle spalle di SUGA, durante “Give it to me” appartiene al modello 3D dell'artista che compare in video durante “Agust D”, e ciò implica che c'è un altro SUGA che sta osservando il SUGA sul palco da fuori scena. Il significato di questa trovata è che tutto ciò che accade sul palco e fuori da esso è opera dello stesso SUGA.
Per quanto riguarda l'uscita di scena di SUGA, tranquilla, senza alcun saluto o commento finale, subito dopo “The Last”, Ha Jung Jae ha spiegato, “Nel momento preciso in cui il brano finisce, stacchiamo tutto ancor prima che SUGA esca dal palco. Non c'è musica di sottofondo e le luci si riaccendono immediatamente, spezzando ogni possibile emozione residua lasciata dalla performance. E quando SUGA si gira e se ne va, in quei tre secondi siamo di fronte al vero SUGA. Volevamo che, almeno per quei tre secondi, il pubblico, lo staff e SUGA fossero semplicemente se stessə, anche se per pochi istanti fuggevoli.”
Proprio quei “pochi istanti fuggevoli”, come descritti da Ha Jung Jae, sembrano incarnare una forma di liberazione dalla convenzione per cui una performance deve mostrare e trasmettere qualcosa. Solo a fine concerto, quando vediamo il SUGA presente nella magnificenza data dallo spazio vuoto, finalmente l'artista si guadagna un istante di liberazione in cui lasciarsi alle spalle tutti i nomi e le personalità create in passato e può dunque rinascere.
“Grazie al ‘D-DAY’ tour, ho potuto sprigionare tutta la passione e l'amore per le performance, repressi durante i 3 anni di pandemia. Penso il tour sia, di fatto, una sorta di rituale attraverso il quale posso perdonare tutti i me stesso del passato.”
4. ARMY
“Riesumare la musica scritta sette anni fa ed eseguirla di nuovo sul palco è stato possibile solo grazie all'amore ed al supporto di tutte quelle persone che mi stavano aspettando. È tutto merito loro.” Come dice SUGA, alcune delle canzoni facenti parte della sua set list - “Agust D”, “Give it to me” e “The Last” - risalgono alla sua mixtape del 2016, Agust D, e grazie a questo tour sono rinate a nuova vita. “Era da tanto che preparavamo questo tour, quindi non riuscivo a pensare ad altro, non vedevo davvero l'ora di iniziarlo”, ci ha detto SUGA, ricordando la sua trepidazione prima della prima data a New York. “È passato un sacco di tempo dall'ultimo tour. Uno dei motivi per cui ho intrapreso la carriera musicale è perché adoro esibirmi dal vivo. Dunque, volevo che il palcoscenico fosse al centro di tutto”, aggiunge, rispondendo alla nostra domanda sul perché ha scelto un tour come principale forma di promozione per il suo nuovo album, D-DAY.
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Durante “Life Goes On”, SUGA suona il “pianoforte marrone” con un'espressione serena, mentre canta “Fortunatamente, tra noi non è cambiato nulla / Salutiamoci non con un 'addio', ma con un 'ciao'.” Il “D-DAY” tour è l'occasione per SUGA di ricongiungersi con le/gli ARMY, di cui sente la mancanza sia in “Life Goes On” versione dei BTS che in quella cantata da Agust D. “Coloro che amano la sua musica sono venutə a vederlo, sebbene l'ultima volta che si era esibito lì fosse diverso tempo prima. È stata un po' la dimostrazione che l'ARMY è vivə e vegetə”, commenta Ha Jung Jae, ricordando l'atmosfera respirata a Jakarta.
“Ho pensato a quanto le/i fan dovessero aver desiderato vedermi, e, a mia volta, volevo mostrare loro tutto ciò per cui avevano atteso così a lungo”, ci ha detto SUGA. Instancabile, non ha fatto che girare per il palco, interagendo con le/gli ARMY, e su “Trivia 轉 : Seesaw” ha suonato la chitarra autografata dai membri. “Volevo mostrare loro quanto sono cambiato nel corso degli ultimi tre anni”, spiega SUGA, e l'ha fatto suonando “la chitarra che ho iniziato a studiare e suonare durante la pandemia.”
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SUGA ha poi menzionato la gioia che trae dalla “forte connessione che viene a crearsi col pubblico durante una performance.”
“Nel corso di questo tour, ho capito quanto sia importante che il pubblico si diverta e goda ogni momento. E perché ciò sia possibile, io devo fare del mio meglio, sul palco.” Lee Byung Eun l'ha definita come “una performance durante la quale sia il pubblico che SUGA si sono divertitə”, aggiungendo che riusciva a percepire l'allegria, la gioia ed il senso di libertà di SUGA , fin da sotto-palco.
“Prima dell'inizio del tour, eravamo preoccupatə riguardo le esibizioni delle tracce di Agust D, perché molte contengono storie estremamente personali ed un linguaggio privo di filtri. Ma dopo aver visto come il pubblico – pur provenendo da luoghi e culture diverse – si è goduto, a modo suo, quelle performance, ho realizzato che più della metà dello show è opera del pubblico stesso” Come detto da Shin Daye, durante i suoi concerti, SUGA canta le canzoni di Agust D, un alter-ego creato per esprimere le sue ansie e tumulti più profondi, ma con un sorriso ed insieme al pubblico. SUGA canta con passione brani contenenti storie estremamente personali, nel corso delle due ore di concerto, tuttavia non c'è traccia di tristezza o rabbia nel suo modo di porsi, ormai. Il SUGA del presente si tocca delicatamente la spalla, mentre canta “Mi sono distrutto la spalla in un incidente mentre lavoravo part-time come fattorino” (“The Last”) e poi esce tranquillo di scena come se niente fosse successo. Quando, a Suchwita, gli è stato chiesto quale parte della sua esistenza rappresentasse “D-DAY”, SUGA ha risposto, “Credo riguardi il presente”. Ed i commenti successivi riguardo la sua attuale condizione mentale ed emotiva sembrano suggerire che forse il tour mondiale “D-DAY” è la rappresentazione più fedele del SUGA di ���adesso”.
“Non mi sono mai sentito così sereno e soddisfatto. Sono semplicemente felice di potermi rilassare e divertire durante questi concerti, visto che posso passare un po' di tempo col pubblico e godermi lo show insieme a loro.”
5. +1
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Messaggio per le/gli ARMY, per essere venutə al concerto:
SUGA: Sono felice d'aver deciso di fare questo tour, sotto molti aspetti. Ricordo ogni momento con estrema chiarezza. Cerco sempre di ricordare ogni istante delle mie esibizioni, ma questa volta, specialmente, in ognuna delle città che ho girato, il pubblico è stato molto caloroso e mi ha accolto con grida fortissime. Ho fatto del mio meglio per restituirvi la stessa energia. Ogni volta che parte la base strumentale di “Haegeum”, la band inizia a suonare ed il pubblico grida, l'energia che ricevo è talmente tanta che mi sento una persona nuova. Credo sia questo il motivo per cui ricordo così chiaramente ogni istante.
Grazie infinite per tutto il vostro amore e supporto durante il tour. Ho provato ed imparato un sacco. Non vedo l'ora di tornare in tour tutti e sette insieme. Forse se chiudo gli occhi, quando li riaprirò saremo tutti e sette in tour insieme (ride). Per favore, aspettateci ancora un po', portando nel cuore i bei ricordi e la buona energia di questo tour. Mi rendereste davvero felice.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Dodicesima giornata di Serie A 2023/2024: il buio oltre la siepe
Ecco, parafrasando il famoso libro di Harper Lee potremmo adattarlo al Napoli di oggi. Un buio totale che parte da lontano e non certamente da questa dodicesima giornata di Serie A. Parte dalle ultime giornate del campionato scorso quando si è capito ampiamente che lo Spallettone scudettato non sarebbe più stato l'allenatore del Napoli Campione di Italia. Era allora quando anche il DS Giuntoli aveva chiesto di andare via. Dodicesima giornata di Serie A 2023/2024: la buia ora di pranzo azzurra Forse il presidente ha sottovalutato le perdite di due pedine importanti nello scacchiere azzurro. Il presidente, forse, contava di risolvere tutto da solo e bene ma non sempre le ciambelle riescono col buco ed il Napoli di oggi quel "buco" non lo ha. Anzi, per dirla alla napoletana: è un Tortano senza zonga (per i padani, sugna).Che significa? Letteralmente di qualcosa di brutto, scialbo ed aggiungere anche inutile. Garcia ci ha messo tutto il suo a fare una preparazione scialba e monca, priva di un organizzazione di gioco che oggi contro l' Empoli (che non è certo il Real Madrid) ha mostrato tutto le sue pecche. Assenza di linee di passaggio, nessun pressing, nessuna profondità di manovra, gioco assente in difesa, centrocampo e attacco. Fa strano dire queste cose visto che parliamo della stessa squadra che pochi mesi fa ha stravinto il campionato. Garcia… ora che si fa? Già qualche domenica fa ci eravamo espressi sul cambio allenatore ma oggi più che mai urge. Siamo per una serie di eventi fortunati ancora in lizza per il piazzamento Champions League ma non durerà per molto se non si inverte la tendenza. Non buttiamo a mare il bambino e l'acqua sporca visto che siamo ancora in tempo a riprenderci. Basta con un allenatore completamente nel pallone, non quello di calcio… ovviamente. Pertanto non daremo giudizi sulla prestazione odierna che dovrebbe essere da 3 in pagella per tutti ed aspettando come dice Eduardo "adda' passa' a nuttata". Soprattutto, caro Presidente, senza nulla togliere ai tuoi meriti ma fai il Presidente e non lo psicologo motivatore o l'allenatore. Ognuno al suo posto. Ad Maiora Read the full article
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agrpress-blog · 10 months ago
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Trent’anni fa moriva l'attore americano, interprete di film quali Il giardino della violenza e L’uomo di Alcatraz di John Frankenheimer, Il promontorio della paura di Jack Lee Thompson, La battaglia dei giganti di Ken Annakin, La vita corre sul filo e Joe Bass l’implacabile di Sydney Pollack, Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, I guerrieri di Brian G. Hutton, Città violenta di Sergio Sollima, Una ragione per vivere e una per morire di Tonino Valerii, Operazione Siegfried di Peter Duffell, e noto per la serie tv poliziesca Kojak. Nato a Garden City - nello stato di New York - nel gennaio 1922 da genitori emigrati dalla Grecia, dopo aver combattuto durante la Seconda guerra mondiale si laurea in Psicologia. Giornalista dell’Abc, arriva alla recitazione in tv alla fine degli anni Cinquanta. Al cinema esordisce due/tre anni dopo. E’ un tenente di polizia in Il giardino della violenza (1961) di John Frankenheimer, con Burt Lancaster, un detenuto amico di B. Lancaster nel carcerario L’uomo di Alcatraz (1962), anch’esso di J. Frankenheimer, tratto dal libro di Tom Gaddis The Birdman of Alcatraz ed interpretato anche da Karl Malden, un detective nel thriller Il promontorio della paura (1962) di Jack Lee Thompson, con Gregory Peck, Robert Mitchum, Polly Bergen e Martin Balsam, un militare in La battaglia dei giganti (1965) di Ken Annakin, con Henry Fonda e Robert Shaw, un folle fanatico nel celebre Quella sporca dozzina (1967) di Robert Aldrich, con Lee Marvin, Charles Bronson, John Cassavetes, Jim Brown, Donald Sutherland, Clint Walker, Richard Jaeckel, Robert Ryan, Ernest Borgnine, Robert Webber e George Kennedy, il capo dei banditi nel western Joe Bass l’impacabile (1968) di Sydney Pollack, con B. Lancaster e Ossie Davis, un militare in I guerrieri(1970) di Brain G. Hutton, con Clint Eastwood e D. Sutherland. Tuttavia, il vero successo arriverà solo in televisione, come protagonista della celebre serie poliziesca Kojak (1973-78, oltre novanta episodi). A partire da fine anni Settanta/inizio Ottanta lavora soprattutto per il piccolo schermo. Fra gli altri film ricordiamo Gangster contro gangster (1961) di Burt Balaban, La pelle che scotta (1962) di David Swift, Il piede più lungo (1963) di Frank Tashlin, Il granduca e Mister Pimm (1963) di D. Swift, con Glenn Ford, Johnny Cool, messaggero di morte (1963) di William Asher, Squadra d’emergenza(1964) di John Rich, A braccia aperte (1965) di Jack Lee Thompson, Gengis Khan il conquistatore (1965) di Henry Levin, La vita corre sul filo (1965) di Sydney Pollack (al suo esordio alla regia), Con le spalle al muro (1968) di Brian G. Hutton, Buonasera signora Campbell (1968) di Melvin Frank, Assassination Bureau (1969) di Basil Dearden, L’oro di MacKenna (1969) di J. L. Thompson, con Gregory Peck e Omar Sharif, Gangster tuttofare (1969) di Jim O’ Connolly, Bruciatelo vivo! (1969) di Nathan Juran, Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà (1969) di Peter R. Hunt, Una città chiamata bastarda (1971) di Robert Parrish, Il piccione d’argilla (1971) di Lane Slate e Tom Stern, I tre del mazzo selvaggio (1972) e Horror Express (1972) di Eugenio Martin, Operazione Siegrid (1975) di Peter Duffell, Killer Commando - Per un pugno di diamanti (1976) di Val Guest, Capricorn One (1977) di Peter Hyams, Amici e nemici (1979) di George Pan Cosmatos, L’inferno sommerso(1979) di Irwin Allen, Ecco il film dei Muppet (1979) di James Frawley, Border Crossing (1980) di Christopher Leitch, La truffa (1982) di Matt Cimber, Lacorsa più pazza d’America n. 2 (1984) di Hal Needham, Ipnosi morbosa (1994) di Fred Olen Ray, Backfire! (1995) di A. Dean Bell, uscito postumo. All’inizio degli anni Settanta lavora anche in Italia, diretto da registi come Sergio Sollima - Città violenta (1970) -, Alberto De Martino - L’assassino... è al telefono (1972), I familiari delle vittime non saranno avvertiti (1972) -, Sergio Corbucci - La banda J. & S. - Cronaca criminale del Far West (1972) -, Tonino Valerii
- Una ragione per vivere e una per morire (1972), con Bud Spencer e James Coburn -, Alfredo Leone - Lisa e il diavolo (1972) -, Silvio Narizzano - Senza ragione (1973). Fa anche un’esperienza dietro alla macchina da presa, dirigendo (e interpretando) Al di là della ragione (1977), con Diana Muldaur.Attivo anche in televisione, è apparso in vari film tv - Morte sui binari (1973) di Herchel Daugherty, La legge di Hellinger (1981) di Leo Penn, Donna di cuori (1984) di Rod Holcomb, Quella sporca dozzina - Missione mortale(1987) e Quella sporca dozzina - Missione nei Balcani (1988) di Lee H. Katzin, Hollywood Detective (1989) di Kevin Connor - ed in alcuni episodi di serie e miniserie - oltre al già citato Kojak, anche in Ai confini della realtà (1961), Indirizzo permanente (1963), Dakota (1963), La legge di Burke (1963-65, tre episodi), Gli inafferrabili (1964), L’ora di Hitchcock (1964), Bonanza (1965), I giorni diBryan (1965), Il virginiano (1966), Il transatlantico della paura(1979) di Douglas Heynes, Alcatraz (1980) di Paul Krasny, Il brivido dell’imprevisto (1981), Love Boat (1985
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