#latrant
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qliphoth-missile · 4 months ago
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Latrantes Trapezoid
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fanon-got-an-account · 3 years ago
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I just realized I can send you weird nonsense in Latin now!
feles vult libros legere. flamma flammam non habet. nemo scit columbae latrant. versipelluistine e fenestra?
Ooo! Weird stuff in Latin!! Google translate is bad with this stuff but I got the general vibes!!
I don't know any cool languages, but hello Goddess! ^^
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vento-del-nord · 4 years ago
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Sono venuto perché
in prosa avrei voluto dirli,
questi versi.
Sono venuto
perché i tuoi mille giorni non smettono
di galopparmi in petto.
Sono venuto a vedere
se i tuoi occhi non cambino colore,
quando così a lungo restano
senza guardare i miei.
Se ancora indossi,
sopra e sotto la pelle,
le parole di quel nostro poeta:
e quando, e perché, semmai.
Se mai ascoltasti
ciò che potei suonare,
senza neppur saperlo,
che per te sola lo facevo.
Sono venuto, sì,
per udire la tua voce che trema,
per morire infine lì,
tra la lingua e il cuore.
Sono venuto
a vedere cosa rendesse al tuo respiro
l’aria che fuggiva
quando la mia mancava.
Sono venuto
a spiare se i tuoi occhi
fuggano i miei quesiti
che dalla bocca erompono
come muta latrante
che il tuo minuscolo orecchio insegua.
Sono venuto
a farmi immaginare quanto
saremmo potuti vivere altrove
se il mio logoro orgoglio
si fosse mai vestito a festa.
Sono venuto
a cercare la mano
senza cui la mia brancola e annaspa:
di molto danno e miseria
così recando al mondo
e a me medesimo.
Sono venuto
per sapere se l’acqua della mia vita
avrà mai la sua coppa di carne odorosa,
o giace dai giorni di quel giugno
sparsa a seccare sulle assetate sabbie
di un tempo che ignoravo già morente.
Se ancor giacciono intonsi,
e prossimi ai tuoi riposi,
i nostri dèmoni da biblioteca.
E non certo per riscuotere
promesse vecchie di monili
e care icone, venni:
sono venuto, sì,
per saperlo infine,
se fossi ancora vivo,
o solo a recitarmi,
da quel settembre pallido
come il mio sangue stesso
fino ad un marzo ignavo
che a te più non sa giungere.
Davide Piovesan
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corallorosso · 5 years ago
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Presidente Conte, mi sembra una brava persona quindi le do un consiglio: si dimetta! Caro Presidente Conte, mi duole accodarmi al coro latrante di chi vorrebbe la sua testa, ma sento di doverlo fare: si dimetta! Subito. E non sto scherzando. Dovrebbe prendere tutte le sue belle carte, rassettare le sue stanze a palazzo Chigi, congedarsi dai suoi collaboratori e salire al Colle. E tanti saluti a tutti. Da buona figlia della seconda Repubblica, capirà che non provo nessun tipo di empatia per l’attuale classe politica. Ma Lei, presidente Conte, mi sembra una brava persona. È per questo che glielo dico: si dimetta. Le abbiamo consegnato un Paese scassato, rattoppato alla bell’e meglio, rabberciato, claudicante. Un Paese talmente martoriato da decenni di mala politica, lassismo e indifferenza che altre cinque legislature non basterebbero a rimetterlo in piedi e a ridargli una parvenza di dignità. Abbiamo scoperto all’improvviso che in Italia la burocrazia non funziona. Che la sanità è stata falcidiata da anni di scelte scellerate. Che la sicurezza ha i suoi intoppi, che la giustizia consente scappatoie, che le imprese sono devastate da grattacapi, che la povertà esiste, che la macchina statale è lenta, che l’immigrazione non è il problema principale di questo Paese, che gli slogan sono idee vuote, che troppi amministratori sono incompetenti, che l’informazione non è incolore, che le conquiste tecnologiche sono lontane. Eccetera, eccetera, eccetera. E pretendiamo che Lei faccia fluire tutto alla perfezione. Che semplicemente cancelli una pagina e ne scriva una nuova, subito. Che riaggiusti in due mesi un Paese che, per azzopparlo, ci hanno messo mezzo secolo. Non ho visto nessun suo predecessore essere bersagliato sistematicamente in questo modo. La accusano di tutto e del contrario di tutto. Di essere troppo timoroso e troppo decisionista. Di parlare troppo e troppo poco, di essere poco chiaro e troppo specifico, di essere un dittatore e uno zimbello, di essere confuso e di avere le idee troppo chiare. La accusano di aver attentato alla Costituzione, di aver esautorato il Parlamento, messo agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani – e di goderci pure – e di avere il ciuffo sempre a posto. Si presenta in Parlamento e se ne sta seduto per ore, in rispettoso silenzio, ad incassare la mole straordinaria di insulti che piovono sia dai banchi dell’opposizione che di certa maggioranza. Ma perché lo fa? No, sul serio: chi glielo fa fare? Lavorare giorno e notte con una pistola puntata alla testa, consapevole che da ogni sua decisione dipende il futuro di 60 milioni di persone. Chi glielo fa fare? Dover dribblare avversari che spuntano a caso, giorno dopo giorno. Evitare gli sgambetti di chi dovrebbe darle una mano e invece cerca di pugnalarla alle spalle. Sopportare l’arroganza di chi non aspetta altro che un passo falso per affondare ancora di più il coltello. Perché non gliela dà vinta? Una firma e basta. Una firma e l’incombenza di trascinare il Paese fuori dalla crisi spetta a loro. A quelli che sanno tutto, che hanno già pronte tutte le soluzioni. Lasci fare a loro. Riapra tutto. Tutto: cinema, ristoranti, parchi, piscine, palestre, bordelli. Lo faccia davvero il populista, ci liberi dalle nostre prigioni e consegni le chiavi del Paese a chi sa davvero come gestirlo. Si dimetta, presidente. Così potrà tornare a casa, rivedere suo figlio, spaparanzarsi sul divano e dormire 14 ore al giorno. C’era chi diceva che saremmo usciti da questa crisi come persone migliori. Io penso invece che siamo stati capaci di dare il peggio di noi stessi senza nemmeno aspettare la fine dell’emergenza. Viviamo nell’era del tutto e subito, del click che asseconda in un istante tutti i desideri. Ma la vita reale non è questo e lo abbiamo capito a nostre spese. Vorrei che Lei si dimettesse, con tutto il cuore. Perché mi sembra una brava persona e le brave persone, in questo Paese, non hanno un futuro roseo davanti. Ma non credo che voglia farlo e per questo, a malincuore, la ringrazio. di Serena Verrecchia
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gregor-samsung · 7 years ago
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La radio si ridestò quasi inviperita: in quella stazione del Texas le notizie di un'inondazione erano annunciate con una tale rapidità da dare l'impressione che l'annunciatore stesso corresse pericolo di annegare. Un altro annunciatore su un tono più alto discorreva di bancarotta e disastri, mentre un altro ancora parlava della rovina che minacciava una capitale, di gente che si aggirava per strade buie ingombre di macerie o correva a frotte di migliaia verso i rifugi nelle tenebre lacerate dalle bombe. Come Hugh conosceva bene quel gergo! Tenebre, disastro! Come il mondo ci si ingrassava sopra! Nella guerra a venire i corrispondenti avrebbero assunto un'importanza senza precedenti, si sarebbero precipitati nelle fiamme per somministrare al pubblico le sue porzioncine di escrementi disidratati. Una voce latrante improvvisamente avvertì di un calo dei valori di borsa, o di un rialzo anormalmente forte, parlò dei prezzi del grano, del cotone, dei metalli, delle munizioni. E intanto i disturbi continuavano a friggere perennemente sullo sfondo sonoro, spiriti folletti dell'etere, claque dell'idiozia!
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano, (traduzione di Giorgio Monicelli), Feltrinelli, 1966 (1ª edizione: New York, 1947); pp. 163-64.
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novalistream · 5 years ago
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Presidente Conte, mi sembra una brava persona quindi le do un consiglio: si dimetta! Caro Presidente Conte, mi duole accodarmi al coro latrante di chi vorrebbe la sua testa, ma sento di doverlo fare: si dimetta! Subito. E non sto scherzando. Dovrebbe prendere tutte le sue belle carte, rassettare le sue stanze a palazzo Chigi, congedarsi dai suoi collaboratori e salire al Colle. E tanti saluti a tutti. Da buona figlia della seconda Repubblica, capirà che non provo nessun tipo di empatia per l’attuale classe politica. Ma Lei, presidente Conte, mi sembra una brava persona. È per questo che glielo dico: si dimetta. Le abbiamo consegnato un Paese scassato, rattoppato alla bell’e meglio, rabberciato, claudicante. Un Paese talmente martoriato da decenni di mala politica, lassismo e indifferenza che altre cinque legislature non basterebbero a rimetterlo in piedi e a ridargli una parvenza di dignità. Abbiamo scoperto all’improvviso che in Italia la burocrazia non funziona. Che la sanità è stata falcidiata da anni di scelte scellerate. Che la sicurezza ha i suoi intoppi, che la giustizia consente scappatoie, che le imprese sono devastate da grattacapi, che la povertà esiste, che la macchina statale è lenta, che l’immigrazione non è il problema principale di questo Paese, che gli slogan sono idee vuote, che troppi amministratori sono incompetenti, che l’informazione non è incolore, che le conquiste tecnologiche sono lontane. Eccetera, eccetera, eccetera. E pretendiamo che Lei faccia fluire tutto alla perfezione. Che semplicemente cancelli una pagina e ne scriva una nuova, subito. Che riaggiusti in due mesi un Paese che, per azzopparlo, ci hanno messo mezzo secolo. Non ho visto nessun suo predecessore essere bersagliato sistematicamente in questo modo. La accusano di tutto e del contrario di tutto. Di essere troppo timoroso e troppo decisionista. Di parlare troppo e troppo poco, di essere poco chiaro e troppo specifico, di essere un dittatore e uno zimbello, di essere confuso e di avere le idee troppo chiare. La accusano di aver attentato alla Costituzione, di aver esautorato il Parlamento, messo agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani – e di goderci pure – e di avere il ciuffo sempre a posto. Si presenta in Parlamento e se ne sta seduto per ore, in rispettoso silenzio, ad incassare la mole straordinaria di insulti che piovono sia dai banchi dell’opposizione che di certa maggioranza. Ma perché lo fa? No, sul serio: chi glielo fa fare? Lavorare giorno e notte con una pistola puntata alla testa, consapevole che da ogni sua decisione dipende il futuro di 60 milioni di persone. Chi glielo fa fare? Dover dribblare avversari che spuntano a caso, giorno dopo giorno. Evitare gli sgambetti di chi dovrebbe darle una mano e invece cerca di pugnalarla alle spalle. Sopportare l’arroganza di chi non aspetta altro che un passo falso per affondare ancora di più il coltello. Perché non gliela dà vinta? Una firma e basta. Una firma e l’incombenza di trascinare il Paese fuori dalla crisi spetta a loro. A quelli che sanno tutto, che hanno già pronte tutte le soluzioni. Lasci fare a loro. Riapra tutto. Tutto: cinema, ristoranti, parchi, piscine, palestre, bordelli. Lo faccia davvero il populista, ci liberi dalle nostre prigioni e consegni le chiavi del Paese a chi sa davvero come gestirlo. Si dimetta, presidente. Così potrà tornare a casa, rivedere suo figlio, spaparanzarsi sul divano e dormire 14 ore al giorno. C’era chi diceva che saremmo usciti da questa crisi come persone migliori. Io penso invece che siamo stati capaci di dare il peggio di noi stessi senza nemmeno aspettare la fine dell’emergenza. Viviamo nell’era del tutto e subito, del click che asseconda in un istante tutti i desideri. Ma la vita reale non è questo e lo abbiamo capito a nostre spese. Vorrei che Lei si dimettesse, con tutto il cuore. Perché mi sembra una brava persona e le brave persone, in questo Paese, non hanno un futuro roseo davanti. Ma non credo che voglia farlo e per questo, a malincuore, la ringrazio. di Serena Verrecchia
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lmv-h · 7 years ago
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La nature aboie (latrare), elle ne “parle” pas (dicere), le réel n’est pas pourvu du sens que seuls l’imaginaire et les institutions symboliques ou sociales des hommes qui parlent entre eux nouent dans le guet terrifié du son. Ce qu’énonce la nature est, au-delà de la plainte ou de l’intensité agressive, un son en effet cynique, un son de chien : un son non sémantique qui nous précède dans notre gorge même. Latrant, non loquuntur : “Ils aboient, ils ne parlent pas.” Le son zoologique précède et fait d’abord, avant tout sens, sauter le coeur. L’aboi de l’aboie, c’est le brame.
La haine de la musique - Pascal Quignard
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restlessmuseum · 8 years ago
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hypomnemata
For ours is a world
latrant "of dogs and
prairie wolves", we worship cats
to plunder the horrific
names when all has been dim dug.
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edufoleto-blog · 8 years ago
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Canes timidi vehementius latrant.
Canes timidi vehementius latrant.
Qual o significado de “Canes timidi vehementius latrant.” ? Cão que ladra não morde.
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qliphoth-missile · 7 months ago
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