#lastoriadiradici
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Una storia non del tutto inventata
CAPITOLO 1 "progetti"
Ore 19:15 solito aperitivo “vetrina” dove i più si guardano in giro fingendo di aspettare qualcuno o rileggono i messaggi di whatsapp per mostrarsi occupati. Mi annoio, da quando è nata questa cosa degli aperitivi forzati il mercoledì e ogni sera del weekend, la cosa del trovarsi con gli amici ha perso un po’ senso, spesso non abbiamo niente da raccontarci e finiamo col criticare questa o quella persona. <Hey Matte! ti ho mai parlato dell’idea dell’ex macello?> <No Nico, mi ricordo che mi avevi parlato di costruire una palafitta in golena…> <Ah si! beh, quella era un’altra idea che prima o poi si farà ! no, no, quindi non ti ho mai detto del collettivo?! sarà una cosa figa!>.
CAPITOLO 2 "tanti progetti"
Giro in bici. Quanto è bella la nostra terra?! In dieci minuti passi da strade asfaltate a caradoni ghiaiati (strade bianche) con solchi di 30 centimetri scavati dai trattori. <Ohi Fabri, non sarebbe bello creare una rete di ciclabili che passano per il Po e uniscono l’Emilia alle altre regioni?! un po’ come nella zona del lago (per lago noi intendiamo quello di Garda)> <è si Nico! però sai quanti traffici bisogna fare? poi siamo in Italia…> <si ok! bisognerebbe parlare con qualcuno del comune o un’urbanista…> <Nico, e l’idea della zattera?!> <è si, il progetto l’ho disegnato ma devo trovare collaboratori> .
CAPITOLO 3  "non è vero che non ricordo. Ricordo anche il nome del pub! ma non ha importanza…"
Serata tranquilla di un weekend tranquillo. Decidiamo di spostarci in un altra città par evitare i soliti due pub e per non vedere le stesse facce. <ohi Nico, io vorrei scrivere, cioè, scrivo già ma vorrei fare qualcosa, un blog o una rivista.> <Ah si sere?! spiegami.>.
CAPITOLO 4  “Si fa!”
Tum Patum-za Tum, Padova, capodanno 2017 e Reggaeton, la mezzanotte è passata già da un po’ e ora si balla e si beve per inerzia, alcuni ballano e si fanno foto con lo spumante magnum di Pier… <Nico, spiegami, allora fate una rivista te e la Sere?!> <Si Verdi!! sarà figo! e non sarà solo una rivista, coinvolgeremo tanta gente!> la vedo, mi guarda come si guarda uno che straparla. E infatti <Tu Nico hai sempre mille progetti!> non le do torto… < si, Ma stavolta SI FA!>.
La Sere non è sintetica quindi lo sarò io ;)
Grazie a chi c'è stato, a chi c'è e a chi ci sarà !
Di Nicolò Artoni
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Un’idea, ed è tutto.
Da quando ho imparato, scrivere è un modo di esprimermi che ho sempre privilegiato e soprattutto che ho scoperto sola soletta, non avendo genitori con questa passione.
Tra le prime cose che ho scritto, c’è una poesia per mia madre “mia allegra mamma” che ormai so a memoria perché incorniciata in casa.
Tra le altre cose, agli inizi, c’è anche un racconto horror scritto nelle profonde Marche (che non trovo horror) un giorno d’estate in vacanza, sollecitata da mio fratello. Un racconto che sono certa non ritroverò mai, non saprei se per fortuna o per sfortuna.
Comunque tornando alla scrittura, forse è proprio questo che me l’ha fatta amare  dal primo momento, il fatto che rappresenti qualcosa di mio, un’espressione che ho trovato da sola, ascoltando quello che avevo da dirmi, faticando a parlare.
Ora, la premessa era necessaria ma è anche necessario arrivare al punto perché ahimè, lo spazio è limitato. Dicevo che scrivere è una cosa che amo e aggiungo, che anche leggere è una cosa che amo, perchè come dice Pennac “leggere dilata il tempo per vivere” (Pennac amo anche te).
Un’altra cosa che amo tantissimo (poi ho finito con l’elenco) è la cultura che considero ricchezza, nel senso che mi fa sentire ricca anche se non ho soldi (dato di fatto). Mi sono sempre detta che avrei dovuto fare qualcosa, costruire uno spazio dove farla scorrere, la cultura, l’espressione di quello che siamo. Così una sera al pub (che Nico non ricorda) io ho guardato a Nico come all’amico che poteva capire quello che avevo in mente. Qualche anno dopo… sì perché siamo stati un po’ lenti, Nico è diventato Nico “il grafico” (io sono rimasta solo Sere, “la Sere”) un grafico di cui ho scoperto davvero le potenzialità guardando il primo incredibile Radici. Quel numero uno, il punto di partenza che mi ha fatto capire la cosa più importante: eravamo sulla strada giusta. Anche se non sapevamo dove ci stava portando.
Ebbene: la scrittura ha trovato la grafica ed è nata Radici. Nick & Sere da qui direste che ce l’hanno fatta. E invece no. Perché nonostante il primo numero stampato (200 copie autofinanziate) c’era una cosa di cui non avevamo tenuto conto, una sola: la legge. Da piccoli bravi anarchici (si fa per scherzare).
Radici dal primo istante doveva essere uno spazio felice e aver agito travolti dalla creatività senza calcolare la burocrazia ci aveva regalato un risultato cartaceo, concreto, che ci ha reso più semplice non arrenderci di fronte alle mille difficoltà sopraggiunte, magari non mille, ma comunque tante e una dietro fila. La prima, la ricerca di un giornalista che ci facesse da direttore (Lore grazie per averci supportato da subito) poi sono arrivati i viaggi inconcludenti in tribunale per raggiungere l’ufficio di R. il nome di un fiore ma un’unica spina nel fianco per noi.
Comunque, devo arrivare al punto nonostante non abbia il dono della sintesi, dicevo: 200 copie, stampa inconsapevolmente clandestina, trovato Lorenzo quindi trovata la salvezza, ma non ancora perché ci attendeva il tribunale.
Passate tutte queste fasi, SI. Radici è davvero diventata una rivista anche per gli altri. Ed eravamo solo all’inizio. E siamo solo all’inizio. E’ passato un anno, i progetti aumentano, le difficoltà rimangono ma abbiamo incontrato tante belle persone che ora fanno parte di tutto questo e niente, noi non ci fermiamo.
Io e Nico, se ci guardate è facile dirlo… siamo timidi, ma questa è stata la nostra rivoluzione. La rivoluzione dei timidi.
Di Serena Caramaschi
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