Tumgik
#lampade fantasia
designmiss · 9 years
Photo
Tumblr media
Mr e Mrs Fantasia, curiose lampade personalizzabili https://www.design-miss.com/mr-e-mrs-fantasia-curiose-lampade-personalizzabili/ #Lampadepersonalizzabili con oggetti di uso domestico!
0 notes
Text
Tumblr media
Milano, 1913: Nasce Piero Fornasetti, un genio poliedrico che sconvolgerà il panorama del design del XX secolo. Pittore, scultore, designer, scenografo... non c'è campo che il suo estro non abbia toccato.
Primogenito di una famiglia benestante, era predestinato a seguire le orme del padre nell'import-export. Ma il suo animo ribelle anelava a ben altro: il disegno. Espulso dall'Accademia di Belle Arti di Brera per insubordinazione, Fornasetti si forma alla Scuola Superiore d'Arti Applicate.
Il successo arriva nel 1933 con i suoi foulard di seta stampata alle
Triennali di Milano. Incontra il maestro Gio Ponti, con cui collabora a stretto contatto, pubblicando le sue opere su riviste come Domus e Stile. Un sodalizio che darà vita a opere memorabili.
Le sue opere diventano inconfondibili: rigore, fantasia e ironia si fondono in oggetti, mobili, scenografie e costumi. Ma se c'è un elemento che urla "Fornasetti" a gran voce, sono i suoi volti.
Nel 1952, sfogliando una rivista, Fornasetti resta folgorato dal viso di Lina Cavalieri, cantante d'opera dalla bellezza abbagliante. In lei trova la musa ispiratrice: il volto ideale a cui dare forma alla sua arte.
Nasce così la leggenda: la serie dei volti di Fornasetti. Infinite variazioni su Lina Cavalieri, una bellezza classica che diventa protagonista di piatti, mobili, lampade e qualsiasi oggetto Fornasetti possa immaginare.
Fornasetti muore nel 1988 lasciando un’eredità senza tempo, un pioniere visionario che ha tracciato un solco inconfondibile nel panorama dell'arte e del design.
5 notes · View notes
cinquecolonnemagazine · 7 months
Text
Come arredare una casa con giardino
Il giardino è un'estensione della casa, un luogo dove rilassarsi, godersi il sole e l'aria aperta, coltivare le proprie passioni e trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici. Arredare un giardino con cura significa creare un ambiente confortevole e funzionale, in linea con lo stile della casa e le proprie esigenze. Sono, però, tante le variabili da considerare come le dimensioni dello stesso (un conto è un giardino con spazi grandi e un altro è con spazi piccoli), l’esposizione al sole per valutare se bisogna prevedere delle zone d’ombra, le esigenze di ciascuna persona (ad esempio un conto è avere i bambini, un altro è essere single e un altro ancora è vivere da solo) e, dulcis in fundo, lo stile della casa che dovrà essere, è meglio sempre non dimenticarlo, molto personale creando una sorta di linea di congiunzione tra lo spazio interno ed esterno.  Come organizzare la cucina Se si ama cucinare all'aperto, si può creare una cucina in giardino con barbecue, forno a legna, lavello e piano di lavoro. In questo modo è possibile preparare deliziose pietanze e gustarle in compagnia di amici e familiari. Attenzione alla scelta dei materiali che dovranno essere selezionati con cura per creare la migliore cucina all’aperto, optando per quelli resistenti alle intemperie come il legno, il metallo o la pietra. La disposizione degli elementi della cucina svolge, inoltre, un ruolo fondamentale poiché ne va della funzionalità e sicurezza della stessa. L’obiettivo è creare un'area di lavoro comoda e accessibile. Come organizzare il terrazzo Se la casa dispone di un terrazzo, si può arredarlo con divani, poltrone, tavolini e vasi di fiori per creare un'oasi di relax dove godersi la vista panoramica. O, se non si ha la fortuna di guardare il mare e le montagne, si può pensare a una organizzazione che miri al relax della persona, dopo le fatiche quotidiane.  Nella scelta dell'arredo per il terrazzo, si dovrà tenere conto delle dimensioni dello spazio a disposizione e dello stile della casa. Si può optare per un arredamento classico o moderno, a seconda dei gusti, e aggiungere un tocco personale con cuscini, tappeti e accessori. Come arredare il giardino Per arredare un giardino con stile, è fondamentale seguire alcune indicazioni come la creazione di diverse zone con differenti funzioni, tra cui una zona relax con divani e sedie, una zona pranzo con tavolo e sedie, una zona gioco per i bambini, un angolo per il barbecue, un orto o un giardino fiorito. Così come per la cucina, anche per il giardino la scelta degli arredi deve puntare sulla comodità e sulla resistenza. Senza, ovviamente, trascurare che un tocco di colore è quasi d’obbligo. Per quanto concerne l’illuminazione, le lampade da esterno sono fondamentali per creare un'atmosfera suggestiva e rendere il giardino fruibile anche di sera. Infine, piante e fiori non devono mai mancare: le piante devono essere adatte al clima della zona e fiorire in diverse stagioni per avere un giardino sempre colorato. In definitiva, nella scelta dell’arredo del giorno, bisogna tenere conto di dimensioni, esigenze e stile. Si possono trovare tante idee e consigli su favi.it, un sito web dedicato all'arredamento e al design. Favi.it offre un'ampia selezione di arredi da esterno per tutti i gusti e budget, dai divani e sedie alle lampade da esterno, dai vasi di fiori ai barbecue. Che colori usare per una casa con giardino La scelta dei colori è importante per creare un'atmosfera armoniosa in giardino. Se il giardino è piccolo, è meglio utilizzare colori chiari che lo faranno sembrare più grande. Se invece è grande, si possono utilizzare anche colori più scuri per creare un'atmosfera più intima e accogliente. Si può anche scegliere di utilizzare colori diversi per le diverse zone del giardino, in modo da creare un effetto più dinamico e personalizzato. Ad esempio, utilizzare colori caldi per la zona relax e colori freddi per la zona pranzo. Con un po' di fantasia e creatività, è possibile trasformare il suo giardino in un'oasi di relax e di bellezza, senza trascurare i propri gusti personali. Che, salvo casi particolari, devono essere alla base di ogni decisione. Image by suksao on Freepik Read the full article
0 notes
enkeynetwork · 10 months
Link
0 notes
sciatu · 4 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
CARTELLONI PER LO SPETTACOLO DEI PUPI SICILIANI
Mio padre mi raccontava che i Pupari, arrivavano al paese su un camion. Trovavano un magazzino, un frantoio, una vecchia casa dove montare il teatro ed esponevano fuori i cartelloni che raffiguravano scene fantastiche e immaginarie di paladini che lottavano tra di loro o contro mostri e terribili nemici. Quindi a sera, al lume delle lampade a petrolio, si entrava pagando un soldo e si prendeva posto davanti ad un teatrino con una tenda rossa. Quando lo spettacolo iniziava tutti zittivano e guardavano il piccolo palcoscenico finché una voce potente e impostata non introduceva il primo personaggio che faceva da prologo alla storia. Le storie erano tutte basate su i paladini di Carlomagno, sul loro onore o disonore, sull’amore e sui tradimenti, sui nemici onorevoli o su altri spregevoli, su mostri e donne guerriere o principesse bellissime.Per mio padre e i suoi amici, in un periodo in cui non c’erano cinema e televisioni, i pupi erano la fantasia, insegnavano le basi della socialità e dei rapporti con gli altri, e portavano su mondi lontani in cui tutto era chiaro e semplice, i buoni erano buoni ed i cattivi, terribilmente cattivi. Nulla di diverso da Star War, da Harry Potter o Il Trono di Spade. Il filo delle storie erano uguali, uguali gli eroi coraggiosi e sfortunati, eguali le principesse bionde, bellissime e irraggiungibili. Gli eroi morivano per una giusta causa e tutto alla fine si aggiustava con un lieto fine. Dai tempi di mio padre ad ora, la tecnologia ha sostituito il teatrino di legno e velluto ed il camion che lo portava fino al paese ora è stato sostituito dalla fibra di vetro e da internet. Le storie sono però sempre quelle perchè alla fine , l’animo degli uomini non è cambiato, è rimasto com’era, a sognare alti ideali e grandi amori, per dimenticare l’oscurità che circonda il piccolo teatro o schermo ce come bambini osserviamo sognando.
My father told me that the Pupari (the managers of the puppet theater) arrived in the village on a truck. They found a warehouse, an oil mill, an old house to set up the theater and displayed posters outside that depicted fantastic and imaginary scenes of paladins fighting each other or against monsters and terrible enemies. So in the evening, by the light of the oil lamps, one entered for a penny and took a seat in front of a theater with a red curtain. When the show started everyone would shut up and watch the small stage until a powerful and set voice introduced the first character who was the prologue to the story. The stories were all based on Charlemagne's paladins, their honor or dishonor, love and betrayal, honorable or other despicable enemies, monsters and warrior women or beautiful princesses. For my father and his friends, in a period in which there were no cinemas and televisions, the puppets were the imagination, they taught the basics of sociality and relationships with others, and led to distant worlds where everything was clear and simple, the good were good and the bad, terribly bad. Nothing different from Star War, Harry Potter or Game of Thrones. The thread of the stories were the same, the brave and unfortunate heroes were the same, the blonde princesses were the same, beautiful and unattainable. Heroes died for a good cause, and in the end everything worked out with a happy ending. From my father's time to now, technology has replaced the wooden and velvet theater and the truck that took it to the country has now been replaced by fiberglass and the internet. However, the stories are always the same because in the end, the soul of men has not changed, it has remained as it was, dreaming of high ideals and great loves, to forget the darkness that surrounds the small theater or screen that we observe as children dreaming. .
27 notes · View notes
nuvoleverticali · 4 years
Text
7/11
La sindrome di James Dean Sono stato in analisi per un anno, benché poco convinto. L’ho fatto accogliendo le insistenze di una persona a cui volevo bene. Riteneva avessi bisogno di aiuto per il controllo della rabbia. Dopo aver tentato di aggredire quattro hezbollah che mi avevano tagliato la strada in auto a Baalbek, nel Nordest del Libano, per la mia incolumità mi arresi. Lo feci anche perché vivevo a Beirut e potevo cercare uno psicoterapeuta all’università americana e parlargli in inglese. Usare un’altra lingua allontanava ogni storia da me. Non era più mia, diventava un racconto il cui protagonista era un’altra persona, qualcuno che avevo conosciuto in un altro luogo, parlando un’altra lingua. La giusta, benché immaginaria, distanza. Vedevo l’analista, un quieto professore cinquantenne, molto interessato a quel che gli narravo. Prendeva appunti su appunti e questo mi fece fantasticare di poter finire in uno di quei libri che i terapisti fortunati danno alle stampe. Il capitolo: Lo strano caso di GR, l’italiano con la sindrome di James Dean. È un’espressione che avevo inventato io, “la sindrome di James Dean”, e che lo aveva colpito. Stavolta però davvero non riguardava me, ma un amico. Anche se in questi casi è inutile insistere e prendere ulteriori distanze: nessuno ti crede. Eppure. Questo caro amico era sposato da cinque anni. In apparenza felicemente, di sicuro tenacemente. Condivideva con la moglie un passato inquieto e la promessa di non riprodurlo in futuro. Alla cerimonia, officiata tra montagne innevate da un celebrante inesperto quanto entusiasta, dopo aver pronunciato il sì lui era scoppiato in un pianto incontrollato, che lo aveva indotto a riparare dietro una colonna mentre lei lo guardava impassibile. “Devo andare a riprenderlo?” aveva sussurrato al celebrante. “Meglio se aspettiamo,” aveva risposto quello, improvvisamente saggio. Dopo un po’ lo sposo era tornato. Più che un adulto, sembrava un bambino deciso a farcela. I bambini, si sa, sono volubili. Incontrò un’altra donna, che gli riaccese la fantasia. Puoi aver deciso di fare la cosa giusta, ma è difficile scansare la cosa bella. Si videro una, due, tre volte, sempre in città diverse. Come accade in questi casi, la precarietà del momento e l’improbabilità dello scenario resero tutto favoloso. Ogni cosa accadeva fuori contesto, era una fuga delle più inebrianti perché in apparenza destinate a finire contro un muro chiamato realtà. L’amico mi venne a trovare con una valigia piena di dubbi. Provai a farglieli sparire con uno choc. Alle quattro del mattino mi avvicinai al letto in cui dormiva, gli rovesciai in testa un secchio d’acqua gelida, lo afferrai per i capelli e chiesi: “Quale delle due?”. Mi guardò spaventato e disse con un filo di voce: “Aiuto!”. Lo lasciai andare, gli gettai un asciugamano e provai con le buone. Presi una sedia e gli spiegai: “Hai la sindrome di James Dean”. Adesso era completamente sveglio. Continuava a guardare la porta alle mie spalle, ma mi ascoltò. James Dean, tutti lo conoscono, era un attore americano. Di lui, quel che ognuno sa è che è morto giovane. Dopo aver recitato in tre film. Uno si intitolava profeticamente Gioventù bruciata. Gli altri due, Il gigante e La valle dell’Eden. A mio avviso soltanto il primo di buon livello. L’ultimo naufragava nel tentativo di ridurre la complessità del capolavoro di John Steinbeck. Tre film, e addio. La fiammata che lo portò via fece di James Dean un mito. Era il falò delle promesse, l’eternità in cambio dell’effimero: un baratto conveniente se hai un disprezzo per la vita pari a quello di un fondamentalista islamico. E se James Dean non fosse morto giovane? A quel punto ci sarebbero state due possibilità. O la sua stella sarebbe implosa film dopo film e lui diventato qualcosa di simile a Matt Damon, un genio ribelle che finisce su Marte facendo perdere le sue tracce, oppure avrebbe brillato di folle luce sino a fare di lui un Marlon Brando di fine millennio. Non lo sapremo mai, resterà James Dean, l’incompiuta, lo scrigno chiuso. In definitiva: il rimpianto senza verifica. La stessa cosa sarebbe potuta diventare l’altra donna se il mio amico, per amore più che della moglie della propria stabilità, avesse interrotto la relazione sul nascere. Se avesse bruciato le cartoline di stanze impolverate a Venezia, pulviscoli di luce da una pesante tenda di velluto verde; terrazze al tramonto a Tangeri, l’Europa un disponibile miraggio; una sala d’attesa dell’aeroporto di Orly, dove uno dei due non aveva aerei da prendere o perdere, niente. Niente oltre questo, fine. Tornare alla vita di prima, ai film dalla prevedibile trama. Soffrire per non far soffrire. O soffrire per non scoprire di essersi sbagliati e poi soffrire ancora di più. Fuggire dalla rivelazione che indossa l’abito scuro della verità. Avere un tris e non andare a vedere la carta coperta. Poi fare della partita non finita la grande occasione perduta, la svolta mancata, le tre notti che rappresentano il vero matrimonio di una vita: James Dean. È così che ci si arrende al penultimo amore, rendendolo mestamente definitivo. Lo si fa per mancanza di fiducia nel futuro o in se stessi. Perché si è capito tutto ma si fa finta di no, come chi è entrato in una setta, ha visto il guru preparare i suoi trucchi, ma ormai è troppo lontano da casa per tornare indietro. Perché si vuole dimostrare agli altri di non aver sbagliato. O a se stessi. L’Everyman di Philip Roth sposa la giovanissima amante per dare un senso al fatto che a causa sua ha mandato “ogni cosa in frantumi” e gli sembra “logico” cercare di rimettere insieme i pezzi in una diversa apparenza, e a questa aggrapparsi. Invano. È la terza moglie, ma non può essere definitiva, solo penultima. La seconda moglie poteva essere l’ultima, ma non ha resistito alla spallata del desiderio. Inutile lottare, considerare la lussuria un’esca, è soltanto un segnale, indica un ponte verso la prossima relazione. Lì la strada può finire o ricominciare. Ai Ponti di Madison County la donna che ci vive si consegna alla sindrome di James Dean (anche se lui è Clint Eastwood). I quattro giorni vissuti con il fotografo di passaggio e da lui immortalati nell’album (“Quattro giorni da ricordare”) che sfoglierà postumo sono stati la più intensa esperienza amorosa della sua vita, ma ha scelto di non disgregare per questo la famiglia, di non lasciare il marito che l’ama senza saperla rendere felice e i figli a cui consegna la più preziosa delle eredità: la propria confessione. È così facendo che li salva dalla trappola del penultimo amore. E adesso tu sei lì, in una camera d’albergo anonima, che ti sembra il posto più speciale al mondo. Fuori potrebbe esserci Parigi o Pescasseroli, non farebbe differenza. Però c’è Parigi e questo rende la trama ineludibile. Le lampade mandano una luce dorata, le lenzuola sono morbide, lo specchio ti riflette radiosa. Niente di tutto questo è come ti appare, ma non fa differenza, la realtà non entra in questa bolla che vi siete costruiti con la scusa di un viaggio di lavoro. Lui è di là, sotto la doccia che scroscia. Lo immagini sovrapponendo alla fantasia il fresco ricordo. Accarezzi lo spazio accanto a te cercando l’impronta della sua testa. Guardi con tenerezza perfino il vassoio del room service dove giacciono i resti di un pasto consumato nell’intervallo. I calici sono orizzontali, soldati abbattuti. Non era una guerra, non sai se sia amore. È un paradosso soltanto apparente: a spaventarti davvero è l’ipotesi che lo sia. Questo è il vostro terzo incontro e vorresti fosse facile rinunciare al quarto, al quinto. Finirà al decimo, ti dici. Non oltre. Vorresti aver soddisfatto la smania con uno sconosciuto, un incrocio in ascensore la notte e un’ombra che fruscia via all’alba. Basterebbe un bagno caldo e torneresti a casa dopodomani, dal tuo distratto marito, dalle tue bambine innocenti, la più piccola un po’ spaventata, sul terrazzo che guarda le colline, un sorriso fuggevole sul bordo di un aperitivo non basterebbe a tradirti. Qui il rischio è che tradirsi diventi un desiderio inconsapevole. Per obbligarsi a scegliere. Oppure troncare adesso, appena tornerà nella stanza. Guardi la foto di famiglia sul display del cellulare, mandi un messaggio pieno di cuori e altri simboli sulla vostra chat, spegni. Perché sai che quando tornerà lo farete ancora una volta: “Era tardi, dopo la cena e tutte quelle chiacchiere sono crollata”. Deciderai domani, vorresti fosse lui a farlo, ma poi ti dispiacerebbe, vorresti sentirti appagata, capace di riprendere la tua strada. E ora ascolta: “Quand’era giovanissimo, pensava che l’amore fosse uno stato assoluto dell’essere a cui un uomo, se fortunato, poteva avere il privilegio di accedere. Durante la maturità, l’aveva invece liquidato come il paradiso di una falsa religione, da contemplare con scettica ironia, soave e navigato disprezzo, e vergognosa nostalgia. Arrivato alla mezza età, cominciava a capire che non era né un’illusione né uno stato di grazia: lo vedeva come una parte del divenire umano, una condizione inventata e modificata momento per momento, e giorno dopo giorno, dalla volontà, dall’intelligenza e dal cuore”. A parlare così è William Stoner, protagonista del romanzo di John Williams che porta il suo nome. Professore universitario, sposato, ha da poco incontrato la giovane Katherine, sua ex studentessa, che ha illuminato la sua esistenza sottraendolo a un matrimonio e a una carriera ugualmente opachi: “non aveva mai conosciuto nessuno con tanta intimità e fiducia, con il calore umano di chi si dona completamente a un altro [...]. Passavano dalla passione alla lussuria, fino a una profonda sensualità”. Lei è il suo James Dean. Arrivano a trascorrere insieme una meravigliosa vacanza sulla neve al cui termine lei dice: “Se non avremo nient’altro, avremo avuto questa settimana”. E abbandona una fede in una fessura tra il muro e il camino “per lasciare una traccia della nostra presenza, qualcosa che resti qui finché esisterà questo posto”. Al ritorno sono travolti dallo scandalo: la relazione diventa di dominio pubblico, le conseguenze si annunciano devastanti. Che fare? Fuggire insieme o separarsi? Accettare le conseguenze dell’amore o rinnegarle? È lui a decidere (o a credere di farlo). Non per la moglie, non per la figlia, non per la paura dello scandalo, ma per quella di “distruggere noi stessi”. Dopodiché: “Si abbracciarono per non doversi guardare in viso e fecero l’amore per non parlare. Si accoppiarono con la tenerezza e la sensualità di sempre, e con una nuova, intensa passione, legata alla consapevolezza della perdita”. Poi, lei si addormenta e lui esce dalla stanza senza svegliarla. Non si rivedranno mai più. Eccolo che torna, un asciugamano di foggia orientale legato intorno alla vita. Sorride come un attore di successo, ma tu non sai dire se sia Matt Damon o Marlon Brando: è soltanto James Dean, sospeso tra due precipizi. Così entriamo nel futuro: precipitando, a occhi chiusi e denti stretti, come prigionieri di un’accelerazione che non sappiamo controllare. Possiamo solo sperare di arrivare sull’altra sponda, che chiamiamo domani, per raccontarlo. Lo abbracci per non doverlo guardare, fai l’amore per non parlare. Poi deciderai, adesso ti aggrappi al momento, non c’è altro che ora e qui: la tua scarpa di vernice rovesciata che riflette un raggio di luce, il lenzuolo che si fa onda, i suoi capelli bagnati. È tutto facile e, più ancor che necessario, dovuto. Scegliere, scegliere, scegliere, il coraggio che serve per sbagliare, in qualunque modo. Ascoltami: dovunque precipiterai domani, la salvezza dipenderà in gran parte da te. Il distratto marito, le figlie innocenti, l’aperitivo in terrazza o l’ignoto dietro questa terza notte, a renderti felice sarà quello dei due a cui saprai dedicare momento per momento, e giorno dopo giorno, la tua volontà, la tua intelligenza e il tuo cuore. Gli indizi per la scelta migliore li saprai riconoscere soltanto più avanti, quando ti volterai indietro. Puoi sbagliare comunque, che ti butti di testa o di pancia. Ma puoi comunque azzeccarla. Avrai avuto queste tre notti, quattro giorni a Madison County, tutta la vita con il rimpianto o con l’ultimo amore. “La principale ragione di vita è la scoperta.” Chi l’ha detto? James Dean. Mica Barigazzi.
10 notes · View notes
stilledisangue · 5 years
Text
EXIT
...CONTINUA...
- Dolores passami la posta modellante per cortesia. La pupilla va fissata meglio di così
Walty è accovacciato con me sui gradini dell’altare della Chiesetta in cui una Madonna ormai allo stremo sta cercando di farsi forza silenziosamente con una mano al petto e la testa perennemente rovesciata contro un cielo assente.
- Ehi Walty: se le lasciassimo un solo occhio? Se la bendassimo tipo piratessa guercia?!
- Non lo so Lory - Walty mi chiama Lory- certo che ne hai di fantasia tu.
Istintivamente mi verrebbe di appioppargli un bacio affettuoso su quel cranio pelato. Il mio solo collega di rattoppi sacri è un vero timido. Invece mi limito a dargli un buffetto sul braccio grassoccio.
- Sta arrivando il freddo. Ho sentito dire dagli amici ai piani alti della Sovrintendenza che nel bosco si trova un casolare con un tizio che fa il taglialegna. Cioè oggi come oggi chi si prende la briga di far fatica? Sarà un poveraccio!
Scuotendo il cranio lucido come una palla da bowling, con l’occhio bionico della Madonna mi fa un cenno.
- Perché non ci fai un salto tu, eh, Lory? Qui serve fuoco per le stufe: mi rifiuto di lavorare in queste condizioni. Le Madonne qui son abituate ai sacrifici - fissa ironicamente l’Addolorata - ma noi stiamocene al caldo.
Quando lo ha detto mi è parso di cogliere un ulteriore segno di disperazione della Madonna.
O è stata la tenaglia che ho dentro? Meglio non pensarci. Come tutte le volte che decido di non pensare e mi occupo di cose concrete. Balzo sull’attenti, mi infilo guanti lunghi fino al gomito e rigiro una sciarpa intorno al collo più un giubbetto di finta pelle di qualcosa.
- Vado nel bosco Walty.
- Guardati dal luuupo o leprottin! - e sgrana gli occhi come se volesse divorarmi
- Piantala idiota!
A volte Walty mi ricorda mia nonna.
Mentre mi incammino di buon passo il giorno si squaglia veloce all’orizzonte lasciando una scia di graffi luminosi. Il profilo dei pini diventa evanescente come una sequenza musicale sospesa nell’aria.
Anche se ho osato scrivere a Lupo (perché alla fine ho osato scrivergli uno sciocco messaggio ecco) lui non ha mica risposto. No. Nessun segno. Insomma la verità è: ci sono rimasta secca. Da ingenua di prima categoria quale sono. Trent’anni son passati per qualcosa. Infilo il naso nella sciarpa e la lanugine calda mi dà sollievo. Sono capace di godere di sciocchezze. Se ci riesco significa che potrò continuare a sopportare di vivere in gabbia. Imprigionata da un uomo duro come il ghiaccio.
Dalla parte opposta del bosco, intanto, dietro spesse mura protettive, i coniugi de Lavallière vivono in una bolla tutta loro. Inès, sulla sua sedia a rotelle vaga sù e giù per i vialetti a quest’ora tarda brandendo un cosciotto d’agnello.
- Alphonse, va bene se cucino questo per cena?
Complici terrazzamenti lussureggianti e balze erbose, il marito, riesce a seminarla. O a far finta di non sentire. Il giardino è una successione di scene teatrali. Nella parte inferiore, due grandi aiuole di fiori spropositati e una quinta di limoni chiude il palcoscenico
Ho il pollice verde - borbotta Alphonse fiero della sua opera. Siepi che pota rigorosamente e in due direzioni: verticale e orizzontale, le sue linee di pensiero preferite.
Uhmmm. Quanto mi sono dannato per venire incontro ai suoi desideri. Tantissimo.
Rimane con le cesoie in aria, assorto.
(Follie. Inès pur di avere quella dannata Rosa Mermaid ha fatto il diavolo a quattro)
Rivolgendosi alla voce giunta sino a lui risponde senza convinzione
Bene il cosciotto! - purché mi lasci in pace- biascica sottovoce
Alphonse ripassa la scaletta dei desiderata.
Altalena per uccelli, potatura specie selvatiche, lampade-damigiana per creare effetti di luce notturni.
Sospira esasperato.
Il vero problema di Alphonse si chiama Inès.
(Varietà umana che non è potabile a suon di cesoie. Ora pretende una Jacaranda Mimosifolia! L’albero-ombra. Una stravaganza indegna! Ebbe a l’accontenterò. Basta che non mi ossessioni con le idiozie su Dolores. Adoro la natura: che colpa ne ho? Nostra figlia ha fatto una dannata scelta: si arrangi!)
Inès non fa che pensare a quelle splendide foglie variegate di grigio-azzurro, lilla e blu.
Alphonse si è fissato sulla varietà di rosa Gertude Jekyll, che cura con affetto smodato.
- Non permetterò a nessuno di distrarmi!
Così mugugna il vecchio professore quand’ecco un paio di ciabattine indiane si piazzano prepotenti sotto il suo naso.
- Toh: sono quelle che abbiamo comprato a Jaipur mia cara?
- Stasera patate alla cenere e basta. - replica asciutta Inès.
Impostato il comando “svolta rapida” si allontana di colpo stringendo nervosamente il cosciotto d’agnello.
Era Jodhpur, non Jaipur!!
La felicità è ordinaria: Inès non avrebbe rinunciato tanto presto alla straordinarietà.
...CONTINUA
Tumblr media
3 notes · View notes
Text
Le Voyage
Tumblr media
I
Per il ragazzo, amante delle mappe e delle stampe, l'universo è pari al suo smisurato appetito. Com'è grande il mondo al lume delle lampade! Com'è piccolo il mondo agli occhi del ricordo!
Un mattino partiamo, il cervello in fiamme, il cuore gonfio di rancori e desideri amari, e andiamo, al ritmo delle onde, cullando il nostro infinito sull'infinito dei mari:
c'è chi è lieto di fuggire una patria infame; altri, l'orrore dei propri natali, e alcuni, astrologhi annegati negli occhi d'una donna, la Circe tirannica dai subdoli profumi.
Per non esser mutati in bestie, s'inebriano di spazio e luce e di cieli ardenti come braci; il gelo che li morde, i soli che li abbronzano, cancellano lentamente la traccia dei baci.
Ma i veri viaggiatori partono per partire; cuori leggeri, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!
I loro desideri hanno la forma delle nuvole, e, come un coscritto sogna il cannone, sognano voluttà vaste, ignote, mutevoli di cui lo spirito umano non conosce il nome!
II
Imitiamo, orrore! nei salti e nella danza la palla e la trottola; la Curiosità, Angelo crudele che fa ruotare gli astri con la sferza, anche nel sonno ci ossessiona e ci voltola.
Destino singolare in cui la meta si sposta; se non è in alcun luogo, può essere dappertutto; l'Uomo, la cui speranza non è mai esausta, per potersi riposare corre come un matto!
L'anima è un veliero che cerca la sua Icaria; una voce sul ponte: «Occhio! Fa' attenzione!» Dalla coffa un'altra voce, ardente e visionaria: «Amore... gioia... gloria!» É uno scoglio, maledizione!
Ogni isolotto avvistato dall'uomo di vedetta è un Eldorado promesso dal Destino; ma la Fantasia, che un'orgia subito s'aspetta, non trova che un frangente alla luce del mattino.
Povero innamorato di terre chimeriche! Bisognerà incatenarti e buttarti a mare, marinaio ubriaco, scopritore d'Americhe il cui miraggio fa l'abisso più amaro?
Così il vecchio vagabondo cammina nel fango sognando paradisi sfavillanti col naso in aria; il suo sguardo stregato scopre una Capua ovunque una candela illumini una topaia.
III
Strabilianti viaggiatori! Quali nobili storie leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare! Mostrateci gli scrigni delle vostre ricche memorie, quei magnifici gioielli fatti di stelle e di etere.
Vogliamo navigare senza vapore e senza vele! Per distrarci dal tedio delle nostre prigioni, fate scorrere sui nostri spiriti, tesi come tele, i vostri ricordi incorniciati d'orizzonti.
Diteci, che avete visto?
IV
«Abbiamo visto astri e flutti; abbiamo visto anche distese di sabbia; e malgrado sorprese e improvvisi disastri, molte volte ci siamo annoiati, come qui.
La gloria del sole sopra il violaceo mare, la gloria delle città nel sole morente, accendevano nei nostri cuori un inquieto ardore di tuffarci in un cielo dal riflesso seducente.
Le più ricche città, i più vasti paesaggi, non possedevano mai gl'incanti misteriosi di quelli che il caso creava con le nuvole. E sempre il desiderio ci rendeva pensosi!
- Il godimento dà al desiderio più forza. Desiderio, vecchio albero che il piacere concima, mentre s'ingrossa e s'indurisce la tua scorza, verso il sole si tendono i rami della tua cima!
Crescerai sempre, grande albero più vivace del cipresso? - Eppure con scrupolo abbiamo raccolto qualche schizzo per l'album vorace di chi adora tutto ciò che vien da lontano!
Abbiamo salutato idoli dal volto proboscidato; troni tempestati di gemme luminose; palazzi cesellati il cui splendore fatato sarebbe per i vostri cresi un sogno rovinoso;
costumi che per gli occhi son un'ebbrezza; donne che hanno dipinte le unghie e i denti, e giocolieri esperti che il serpente accarezza.»
V
E poi, e poi ancora?
VI
«O infantili menti!
Per non dimenticare la cosa principale, abbiam visto ovunque, senza averlo cercato, dall'alto fino al basso della scala fatale, il noioso spettacolo dell'eterno peccato;
la donna, schiava vile, superba e stupida, s'ama senza disgusto e s'adora senza vergogna; l'uomo, tiranno ingordo, duro, lascivo e cupido, si fa schiavo della schiava, rigagnolo di fogna;
il martire che geme, il carnefice contento; il popolo innamorato della brutale frusta; il sangue che dà alla festa aroma e condimento, il veleno del potere che snerva il despota;
tante religioni che alla nostra somigliano, tutte che scalano il Cielo; la Santità, come un uomo fine su un letto di piume, fra i chiodi e il crine cerca la voluttà;
l'Umanità ciarlona, ebbra del suo genio, e delirante, adesso come in passato, nella sua furibonda agonia urla a Dio: «Mio simile, mio padrone, io ti maledico!»
E i meno stolti, della Demenza arditi accoliti, in fuga dal grande gregge recinto dal Destino, per trovare rifugio nell'oppio senza limiti! - Questo del globo intero l'eterno bollettino.»
VII
Dai viaggi che amara conoscenza si ricava! Il mondo monotono e meschino ci mostra, ieri e oggi, domani e sempre, l'immagine nostra: un'oasi d'orrore in un deserto di noia!
Partire? restare? Se puoi restare, resta; parti, se devi. C'è chi corre, e chi si rintana per ingannare quel nemico che vigila funesto, il Tempo! Qualcuno, ahimè! corre senza sosta,
come l'Ebreo errante e come l'apostolo, al quale non basta treno o naviglio, per fuggire l'infame reziario; e chi invece sa ucciderlo senza uscire dal nascondiglio.
Infine quando ci metterà il piede sulla schiena, potremo sperare e urlare: Avanti! E come quando partivamo per la Cina, gli occhi fissi al largo e i capelli al vento,
così c'imbarcheremo sul mare delle Tenebre col cuore del giovane che è felice di viaggiare. Di quelle voci ascoltate il canto funebre e seducente: «Di qui! Voi che volete assaporare
il Loto profumato! è qui che si vendemmiano i frutti prodigiosi che il vostro cuore brama; venite a inebriarvi della dolcezza strana di questo pomeriggio che non avrà mai fine!»
Dal tono familiare riconosciamo lo spettro; laggiù i nostri Piladi ci tendon le braccia. «Per rinfrescarti il cuore naviga verso la tua Elettra!» dice quella cui un tempo baciavamo le ginocchia.
VIII
"O Morte, vecchio capitano, è tempo! Sù l'ancora! Ci tedia questa terra, o Morte! Verso l'alto, a piene vele! Se nero come inchiostro è il mare e il cielo sono colmi di raggi i nostri cuori, e tu lo sai!
Su, versaci il veleno perchè ci riconforti! E tanto brucia nel cervello il suo fuoco, che vogliamo tuffarci nell'abisso, Inferno o Cielo, cosa importa? discendere l'Ignoto nel trovarvi nel fondo, infine, il nuovo.
Charles Baudelaire
3 notes · View notes
Text
Decorare un salone in stile vintage
Il design vintage comprende tutti quegli oggetti il cui valore aumenta con il passare degli anni. Questo termine ha rivoluzionato il campo del design, della moda e dell’arredamento. 
Ciò, però, non significa che dobbiate necessariamente andare a cercare l’arredo in negozi appositi. Ci sono dei materiali presenti in casa vostra che potrebbero esservi perfettamente utili in tal senso.
Volete decorare il vostro salone? È giunto il momento di cercare qualsiasi oggetto che possiate dipingere, restaurare o che sia semplicemente di colore vibrante o pastello.
L’importante è non trascurare alcun dettaglio: collane, pizzi, mobili, tende, assi, orologi, fiori, lampade, candele, forzieri, libri, luci, portaritratti o macchine fotografiche antiche… tutto ciò che vi viene in mente! Tutto ciò che evidentemente ormai non appartiene a quest’epoca ma che ha un aspetto spettacolare.
Il segreto risiede nel creare un ambiente armonioso, romantico ed accattivante, un po’ come mettere piede in casa della nonna.
Candele
Questo tipo di dettagli non possono mancare in una decorazione vintage.
La combinazione di colori vivi e l’accensione delle candele una volta calato il sole, darà un tocco romantico e tranquillo all’ambiente.
Fiori
Si consigliano anche in questo caso le tonalità pastello, naturali o artificiali.
Potete provare a metterli al centro della tavola, decorare con essi l’entrata o persino realizzarvi un arco.
Legno
È giunto il momento di riciclare quelle cassette di legno che ormai da tempo non utilizzate più.
Sono davvero carine quando le riempite di fiori, vi collocate delle luci natalizie o le utilizzate per mettere le bottiglie della festa o il vassoio con i dolci.
Altri le usano come base per lampade o candele.
Anche i pezzi di tronco possono essere una buona opzione in tal senso.
Tende
Per quanto riguarda le tende, avete varie opzioni: potete scegliere colori vibranti e semitrasparenti per decorare tavole o giardino.
Se però vi piacciono i colori chiari, scegliete una tonalità rosa pallido o crema.
Basterà collocare degli assi color pastello per rimarcare il contrasto.
Se volete, potete anche provare delle tende a fantasia o di pizzo.
Fotografie
È il momento di trasportare le vostre foto 20 anni indietro.
Con l’aiuto di portaritratti vecchi e stampe in bianco e nero, sembreranno risalenti all’epoca dei vostri nonni.
Cercate di far in modo che il fondo sia di legno.
Di fatto potete approfittare di piante e alberi se disponete di uno spazio all’aperto.
Usate fili, pinze e nastri per appenderle.
Bicicletta
Potete mettere su una vecchia bici un cartello di benvenuto e posizionarla all’ingresso affinché riceva gli invitati.
Se vi collocate delle decorazioni floreali, un paio di luci, cesti e persino delle candele all’interno di un contenitore trasparente, farete scalpore.
Perle
Queste pietre fanno pensare direttamente a scrigni pieni di antichità.
Un tocco femminile che attrae anche gli sguardi maschili.
In realtà a nessuno dispiacciono le perle.
Consigliamo di collocarle sul tavolo, attorcigliate ai fiori, senza perdere troppo tempo a sistemarle.
L’obiettivo è proprio quello di farle sembrare in disordine.
Stoviglie
Se non volete che il salone perda coerenza di stile, dotatevi di stoviglie appropriate.
Meglio optare per quelle con decorazioni floreali, tonalità pastello e che siano dotate soprattutto di tazzine da tè.
Gabbia
Non importa la dimensione: una gabbia aperta con candele, fiori o luci da un tocco di tranquillità e romanticismo.
Se volete che il vostro evento sia davvero indimenticabile, mettete almeno un elemento di antiquariato.
Ad esempio telefoni a spirale, giradischi, dischi in vinile, forzieri rovinati, ecc.
Lampade
Per quanto riguarda l’illuminazione, più tenue sarà la luce, miglior atmosfera otterremo.
Evitate di riempire il luogo di lampade e, se è chiuso, approfittate della luce naturale.
Ciò aiuta a rendere l’ambiente armonioso e permette di apprezzare la decorazione nel dettaglio.
Specchi
Infine, uno degli elementi che non possono mancare sono gli specchi.
Divertitevi a decorarli, dipingeteli con colori vistosi, collocategli attorno fiori o luci.
Potete anche cercare di dargli un tocco più rustico se ne attaccate alcuni pezzetti sul legno.
Ora disponete della lista degli accessori chiave per costruire uno spazio vintage.
Dovete solo mettere in moto la vostra creatività.
Non dimenticate che è meglio la qualità della quantità! Vi sono piaciuti i nostri consigli per un salotto in stile vintage?.
1 note · View note
designmiss · 10 years
Photo
Tumblr media
Lampade Memory Balloon https://www.design-miss.com/lampade-memory-balloon/ Le lampade Memory Balloon sono una collezione di luci da #soffitto e da #parete, dalla linea fresca, #moderna e singolare. #Fantasia, #stupore e ricordi dell’infanzia sono i motori della progettazione, firmata dal #designer Boris Klimek.
0 notes
barbaraspinozzi · 3 years
Photo
Tumblr media
🛶🇮🇹💖𝙏𝙝𝙚 𝙉𝙚𝙬 𝘿𝙤𝙡𝙘𝙚 & 𝙂𝙖𝙗𝙗𝙖𝙣𝙖 #DGCasa 𝙥𝙧𝙤𝙟𝙚𝙘𝙩. Una casa dalla grande personalità, dall'indubbio coinvolgimento scenografico ma soprattutto funzionale, pratica. Svelato a Venezia, in occasione dei grandi eventi tenutisi di #DGAltaGioielleria #DGAltaModa e #DGAltaSartoria, il nuovo progetto casa nel segno dell'artigianalità ed in particolare una casa ispirata alla natura e alla Sicilia presentata in esclusiva negli spazi della Scuola Grande della Misericordia. Una home couture che si sviluppa intorno a quattro temi iconici per il brand, facenti parte del loro DNA, ognuno dei quali presuppone un diverso modo di essere: l'animalier espresso nelle fantasie leopardo e zebra, il carretto siciliano ed il blu mediterraneo. ❤🧡💛💚💙💖 Il living dal design carretto esprime pura gioia di vivere: si resta letteralmente sedotti da questa atmosfera unica: quella del duo creativo Domenico Dolce & Stefano Gabbana un'immortale dichiarazione d'amore nei confronti di questa straordinaria terra che è la Sicilia. Una fantasia in cui sono presenti stampe tipiche carretto ma anche fantasie raffiguranti altre tradizioni folcloristiche come il teatro dei pupi: insomma, una sicilianità multicolore davvero irresistibile. Spiccano anche i lampadari, anch'essi multicolore, di grande impatto scenografico che conferiscono grande festosità in linea con il tema dell'ilarità, del godimento che deve trasmettere la casa. Qui con i bellissimi @anice_lam e @j_lamstagram che ci fanno vedere la favolosa poltrona stampa carretto, le lampade e l'arredo circostante. Bellissimi e super glam. #DolceGabbanaCasa #DGLovesVenice #DGFattoAMano #MadelnItaly #DGCarretto #DolceGabbana #Repost @anice_lam ... Me: I’m not extra 💁🏻‍♀️ Also me: … #dolcegabbanacasa #dglovesvenice (presso Venezia,Italy) https://www.instagram.com/p/CT3-CJasjsr/?utm_medium=tumblr
0 notes
thuthu220100 · 3 years
Link
Riciclo le conchiglie: 20 idee per creare con le conchiglie!
Si dice che le conchiglie contengano il mare, o quantomeno ne riproducono il suo suono quindi la loro poesia non solo è nella bellezza ma insita in tutta la loro essenza. Sebbene è meglio lasciarle in spiaggia e non raccoglierle è anche vero che i negozi di fai da te ne vendono di tutte le fogge e a prezzi bassissimi, quindi guardiamo insieme queste magnifiche creazioni in cui ci siamo imbattuti andando a zonzo per il web.
Tumblr media
Avvicinare una conchiglia all’orecchio vuol dire sentire il rumore delle onde, grazie al quale ci sentiamo magicamente trasportati su una spiaggia, distesi al sole, con la brezza marina a rinfrescare la nostra pelle.
Poi ci sono le menti creative che stravolgono tutto e all’interno delle conchiglie ci mettono della terra e…
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
  Non è follia, ma fantasia. Possiamo vederlo con i nostri stessi occhi cosa si può creare con una semplice conchiglia!
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Se vogliamo portare nella nostra casa di città un po’ di atmosfera balneare, in previsione delle vacanze estive oppure al nostro rientro ecco alcune idee semplici e carine da realizzare.
Tumblr media
Riciclo le conchiglie: 20 idee di elementi arredo con le conchiglie!
Da quelle più piccole a quelle più grandi: ogni tipo di conchiglia è adatto a trasformarsi in un vaso in miniatura capace di accogliere piantine grasse, altrettanto mini oppure arredare con semplicità un angolo della tua casa.
Tumblr media
I vasi conchiglia possono inoltre diventare calamite da attaccare al frigorifero o a qualsiasi altra superficie metallica. Per fare ciò potremo usare qualche goccia di colla a caldo e una calamita dalla presa forte.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Esistono molteplici varietà di conchiglie in commercio, facciamone un piccolo assortimento per poi metterci alla ricerca di diversi tipi di piantine grasse e creare una variegata collezione di conchiglie vaso da esporre sulle mensole, sui mobili o sul frigo.
Tumblr media
Portare in casa o nel nostro giardino un atmosfera marina ed estiva sarà semplicissimo con il riciclo ed il fai da te. Possiamo decorare di tutto dai vecchi vasi alle lampade da tavolo.
Tumblr media
.
Tumblr media
L’abbinamento tra terra e mare può essere gustoso in tavola quanto piacevole alla vista. È un modo per unire gli elementi naturali della terra e farne risultare un oggetto decorativo stupendo.
Tumblr media
Perfino chi detesta il mare in favore della montagna non potrà tirarsi indietro dall’adorare questi piccoli capolavori!
Immagini via Pinterest.com
Nguồn: https://www.pianetadonne.blog/riciclo-le-conchiglie-191-idee-di-elementi-arredo-con-le-conchiglie/ Xem thêm tại: https://thuthu220100.blogspot.com https://hocnauan.edu.vn Xem thêm tại: https://thuthu220100.tumblr.com https://hocnauan.edu.vn
0 notes
iltrombadore · 4 years
Text
“La tua leggenda, Dora!” La tormentata e simbolica esperienza umana dell’ artista che fu la succube modella di Picasso...
Tumblr media
Nel vasto salone al primo piano del museo Fortuny, tra le dovizie imbandite di quello scenario Art Nouveau con lampade, dipinti, tessuti ed abiti di seta e velluto che rivestono le pareti, nella primavera-estate del 2014 una serie di gemme visive sbucò con l’evidenza della rarità: erano le fotografie di Dora Maar, che visse un tormentato amore con Pablo Picasso subendone la personalità al punto di trasformarsi nel più disponibile, acquiescente e più famoso tra i modelli prescelti.
Le foto di Dora, riemerse dal suo archivio per merito della studiosa Victoria Combalìa, inaugurarono la mostra veneziana (“Dora Maar. Nonostante Picasso”) al merito di un’ artista dallo sguardo malinconico e penetrante, documentario e sognatore, fiorita nella Parigi tra le due guerre mondiali e pervasa dal clima incandescente della ‘rivoluzione surrealista’.
Tumblr media
Ecco, nelle stanze addobbate del Fortuny, sorgere il profilo inatteso di una storia individuale, l’ avventura di un’ artista con il suo occhio prensile e creativo, l’ espressività piena di pathos ed ironia delicata e attenta agli istanti drammatici della vita quotidiana, sismografo del tempo e dei suoi paradossi secondo le regole bene interpretate della ‘estraniazione’ surrealista.
Prima di conoscere Picasso, Dora Maar , alias Dorothea Markovic (1907-1997), franco- croata di origine ebraica (per parte di padre) era stata una fotografa di notevole qualità, emula di Man Ray e capace di stringere nell’ immagine una capacità di racconto e invenzione. Una volta entrata nella famiglia artistica di Montparnasse (  Breton, Eluard e tutti gli altri) si era accreditata come fotografa di moda e pubblicità, con ritratti e nudi di donna dalla scintillante individuazione fisiognomica e caratteriale (tra questi, oltre alla  indimenticabile ‘Nusch’ Eluard, c’è anche il ritratto in chiaro oscuro, ‘le visage posé sur la main’, di un mito androgino degli anni Trenta, la cantante saffica Suzy Solidor, che nel suo cabaret ‘La vie Parisienne’ attraeva tutto il milieu culturale di avanguardia: da Jean Cocteau, a Jean Louis Barrault, Tamara de Lempicka, la Duchesse de La Salle …).
Tumblr media
Di primo acchito appaiono alcuni piccoli e preziosi cammei. Ecco Dora, mentre ritrae l’amica ‘Nusch’ Eluard, ‘accoudée, les mains sur le visage’, per una posa attonita, dai lineamenti riflessi in uno specchio che riassume quell’ ideale disincarnato, etereo e onirico di bellezza ‘convulsiva’, della vocazione surrealista.
‘…Les sentiments apparents/ la légèrete d’approche/ la chévelure de caresses…’: così Paul Eluard raccontava di ‘Nusch’ già nel 1935 in un ‘fotopoema’ realizzato insieme a Man Ray; ma la delicata fantasia di Dora Maar avrebbe di lì a poco immortalato con altrettanta efficacia la felicità di quell’ amore integralmente laico grazie ad un’ immagine ‘entrelacée’ della coppia schermata da un frastaglio orizzontale di ombre e di luci.
Il poeta e ‘Nusch’ si trovavano allora a Mougins, sulla Costa Azzurra, nel 1937, mentre Dora viveva il suo idillio con Picasso, e si apprestava a posare nella parte della donna che in ‘Guernica’ urla di terrore e solleva col braccio una lampada accesa in mezzo al delirio di corpi devastati nel fragore del bombardamento. Dora fece la modella, poi fotografò le sequenze della esecuzione di ‘Guernica’ e le pubblicò sui ‘Cahiers d’Art’ appena il quadro venne terminato. Lei, però, non salì sul palcoscenico della fama. Picasso l’aveva incitata ad abbandonare la fotografia per tentare la pittura: lei aveva ubbidito, e lui non avrebbe risparmiato le sue acuminate frecce (‘..tanti segni per non dire niente…’).
Poi, erano sopraggiunte, giustificate o meno, le gelosie: verso la compagna precedente di Pablo, Marie Therèse Walther, che gli aveva dato una figlia, mettendo Dora di fronte alla sua non voluta sterilità (‘…l’aridità, il deserto, io sono il luogo dove si getta il seme e non fiorisce…’). Modella, preferì riconoscersi nei ritratti di donna che piange, con il gatto, il volto deformato da spigoli e diagonali (‘…sono la donna verde dei quadri del genio, sono l’idea stessa del dolore: il mio, il suo, il dolore del mondo…’).
Tumblr media
Dora era bella, con un ovale dagli zigomi orientali, due grandi occhi sempre spalancati, che tornano nei lineamenti della picassiana ‘Femme qui pleure aux chapeau’ ( e Picasso diceva di lei: ‘…per me è sempre stata la donna che piange…’).
Errante, erotica, eretica, Dora Maar: lo era stata con lui, e qualche anno prima con l’altro amante Georges Bataille, il mistico indagatore dell’ eros acefalo, che l’aveva accompagnata nei sobborghi di Barcellona e Parigi, in lunghe escursioni ai confini della realtà, per escogitare la magia delle cose viste, praticando il ‘surrealismo della strada’: una bambola appesa ad un chiodo su una staccionata, mendicanti, bambini emarginati dietro cancellate dirute, piccoli Jackie Koogan nelle baracche di Barcellona, Parigi e Londra, e ancora manichini, erme di ponteggi sulla Senna, e soprattutto fotomontaggi dettati dalla volontà di esaltare il lato spaesante della realtà.
Tumblr media
Il gusto per il dettaglio, un certo preziosismo dell’ impaginato, la tornitura affettiva dello sguardo, definiscono uno stile che si differenzia dal sintetico approccio compositivo del suo maestro Man Ray. Fotografie solarizzate, sovraimpressioni, fotomontaggi, non tolgono al linguaggio visivo di Dora un certo tono sentimentale che la rende partecipe della scena raffigurata, tanto che di fronte alle immagini pare anche di ascoltare la sua voce di commento, almeno come ce la ricorda lo scrittore americano James Lord, amico e biografo di Picasso, che ne restò incantato: ‘…aveva una bella voce, singolare, unica. Era come il gorgheggio del canto degli uccelli…’.
Molto limpide, le immagini, chiare e distinte e gravide di emotività: la stessa emotività che impedì forse alla Maar di reggere l’urto con la personalità onnivora di Picasso, e le procurò la depressione di cui soffrì lungamente dopo che lui, nel 1943, si distaccò per amare la più giovane Francoise Gilot, penultima compagna di vita. L’isolamento psichico in cui la donna si ridusse per quasi mezzo secolo (fino alla fine dei suoi giorni), i devastanti elettroshock, le sedute di psicoanalisi con Jacques Lacan, ebbero una causa scatenante nel convulso rapporto col trascinante malagueño (così ce la presenta la fama cinematografica che ha avuto lungo corso per il mid-cult divulgativo); ma è cosa certa che il temperamento malinconico e autodistruttivo di Dora traeva già la sua linfa speciale dall’ esperienza passata, da una inquietudine di donna nomade per destino e per carattere ( dal crollo austro-ungarico all’ emigrazione argentina e infine nella Francia dell’estenuato dopoguerra del Dada, dei Bardamu e degli Stawisky ) alle prese con l’ansia di smarrita identità. Picasso se ne era innamorato incontrandola seduta ad un tavolo dei Deux Magots, pronubi gli amici ‘Nusch’ e Paul Eluard, mentre sfidava la sorte e si feriva lanciando un  coltello tra le dita aperte della mano inguantata (lui, allora, le tolse il guanto di poco insanguinato, e se lo tenne come pegno del loro incontro…).
Tumblr media
Di questa ribelle e introversa fragilità, dal fondo masochista, è testimone l’opera fotografica di Dora come anche la sua vita, compresa la decisione di assoggettarsi alle peripezie artistiche del suo uomo, dedizione da intendere primaditutto come un altrettanto personale ‘comportamento estetico’ (l’abbandono, l’annullamento totale di sé, il divenire totalmente ‘altro’ secondo il motivo surreal-rimbaudiano: ‘Je est un autre’). Così che se fu vittima, Dora fu certamente consenziente, ancorché sofferente…
Nel secondo dopo guerra, perduto Picasso, perduto il padre, oltre il tempo delle crisi psicotiche, Dora recuperò lentamente una traccia di vita interiore, una meditazione che la portò ad abbracciare la fede cristiana: divenne cattolica fervente di stampo tradizionalista secondo i precetti di Dom Jean de Monleon, l’ultimo dei suoi padri spirituali, fino a quando non morì, a Parigi, nel 1997. Non usciva né aveva più il piacere di curiosare tra le cose viste per la strada, continuò però a dipingere (in forme sempre più stilizzate) e a fotografare, si concentrò sul repertorio del suo archivio fotografico, vide solo pochi intimi amici (Cocteau, la de Noailles, Oscar Dominguez) e attenuò tutto il rancore che aveva pubblicamente dichiarato nei confronti di Picasso, la passione perduta.
Tumblr media
Si sarebbe così venuta attenuando la dicotomia di un comportamento nevrotico sintetizzato nei due poli della biografia amorosa (l’ invito alla ‘dépense’  della vita messa in gioco secondo le ispirazioni del primo amante, Georges Bataille; e la soggezione totale ad una sorta di ‘signoria sadiana’ di cui Pablo Picasso sarebbe il segno personificato) che potrebbe fungere da paradigma simbolico per le tipiche vicissitudini sentimentali e umane toccate alla condizione femminile nel XX secolo: nella perdita e l’abbandono della identità tradizionale, il sentimento consapevole di una presente differenza, il sopravvento ansioso di una liberazione intellettuale e morale nella pervasiva e sempre irrisolta contesa di potere e amore-attrazione per l’altro sesso.
Tumblr media
E tanto viene da pensare osservando l’opera di Dora: dalle foto di strada, ai ritratti, alle nature morte surreali, le architetture ribaltate, gli oggetti controluce, così come le pose da ‘modella picassiana’ che ce la restituiscono per tagli di zigomi, larghi occhi scompaginati, ritagli di visione angolare e prospettica, come un caleidoscopio di forma entro una sintetica, e incisiva, costituzione d’ immagine.
Metafora della femminilità turbata che attraversa il XX secolo, il volto e l’anima di Dora Maar si presentano come l’ inchiostro simpatico da decifrare una volta messo a contatto col reattivo giusto: così la eccentrica biografia dell’ inquieta nomade, ribelle e sottomessa, capace di intensa dedizione e di altrettanto impenetrabile isterismo psichico, si può tradurre in emblematico paradigma di una crisi spirituale.
Tumblr media
Sembra occasionale notare (ma ci sarà pure un valore, in tale concomitanza di ‘segni’) come quel suo diminutivo di ‘Dora’ (da Dorothea) non sembri quasi appartenere più alla singola esistenza di cui fu il segno, raccordandosi per simbolica omofonìa ad altre ‘Dora’ che furono oggetto di  attenzioni vaticinanti il dissidio tra i due sessi a contrassegno del moderno ‘disagio della civiltà’.
E toccò precisamente ad un’ altra inquieta ‘Dora’ (o Dorothea), sorella del socialmarxista austroungarico Otto Bauer, rigettare l’analisi cui l’aveva sottoposta Sigmund Freud nei primi anni del ‘900 dopo il tentativo di interpretarne i sogni quale ‘caso di isterìa’ che alla fine si rivelò come trauma psicologico causato dall’ esperienza diretta della ‘crisi familiare’ (gli adulteri, le avances degli amici paterni, eccetera). La vicenda fallimentare del caso Dora Bauer servì egualmente a Freud per le sue teorie sul ‘transfert’. Gli sfuggì tuttavia di sicuro il significato di quella insorgenza come sensibile ‘rivolta femminile’ a tutto un sistema di valori e convenzioni fondato su pregiudizio e rimozione del corpo delle donne.
Tumblr media
Non diversamente, ma forse con maggiore acume, sarebbe andata qualche decennio più tardi (tra il 1928 e il 1939) al compagno di simbolici ‘senhals’ di Eugenio Montale, l’amico Bobi Bazlen che incaricò il poeta di comporre versi in omaggio ad un’ altra ‘Dora’ (o Dorothea?) la fantomatica e inaccessibile Dora Markus, come traccia della quale aveva solo potuto mostrare una foto delle gambe dal ginocchio ai piedi contornate da un lembo di gonna plissettata…
Anche in questo caso l’ esistenza della donna evocata per accenni è negata nella sua pienezza: e pure da quel profilo senza volto, e senza identità, se ne ricava la poesia di una femminile inquietudine, di un’ esiliata dalla propria terra e dalla propria vita che sembra affidare la salvezza all’incantesimo di un piccolo portafortuna (‘…forse/ ti salva un amuleto che tu tieni/ vicino alla matita delle labbra,/ al piumino, alla lima:/ un topo bianco, d’avorio;/ e così esisti…’ .
La figura controluce di Dora Markus, che dal porto di Ravenna indica una ‘sponda invisibile’ della patria lontana con il cuore immerso in un ‘lago di indifferenza’, sembra il contrassegno di una metaforica coincidenza tra destini coevi: come quello dell’ altra Dora, la sofferente e docile modella di Picasso, paradigmatica figura di donna identificata nell’ incontro capitale della vita, fatto di magiche corrispondenze e premonizioni, per il desiderio di amare e di essere amati, per l’esistenza che si fa sogno e arte, secondo la regola della bellezza di Andrè Breton (‘la bellezza convulsiva sarà erotico-velata, esplosivo-fissa, magico-circostanziale, o non sarà’).
Anche nei versi di Eugenio Montale, il dramma dell’ambiguità tra arte ed esistenza si riconoscerà nell’esperienza ‘convulsiva’ dello scambio identitario di analoghe e distinte figure, associando la memoria di un premonitore ‘Carnevale’ della amica Gerti (‘…in un mondo soffiato entro una tremula bolla d’aria…’) alla comparsa del nome vagheggiato della indefinibile Dora (Markus), anche lei d’origine israelita e mitteleuropea, ‘oggetto ansioso’ della immaginazione, che mima il desiderio di fermare la fuga del tempo, parabola della sofferenza umana sullo sfondo di storiche (s’annunciava la guerra mondiale) e sempiterne catastrofi imminenti: ‘…La tua leggenda, Dora!/ Ma è scritta già in quegli sguardi/ di uomini che hanno fedine/ altere e deboli in grandi/ ritratti d’oro e ritorna/ ad ogni accordo che esprime/ l’armonica guasta dell’ ora/ che abbuia, sempre più tardi…’.
0 notes
enkeynetwork · 2 years
Link
0 notes
stillucestore · 4 years
Photo
Tumblr media
Camaleonte, sostantivo maschile:⁣ 1. Nome com. dei Rettili arboricoli dei Camaleonidi, viventi in Africa (Madagascar incluso), nell'Asia sud-occid. e nell'Europa merid.; hanno occhi capaci di muoversi in qualsiasi direzione del tutto indipendentemente l'uno dall'altro (caso unico nel Regno Animale)...possono cambiar colore col mutare delle condizioni ambientali (temperatura, luce, ecc.) o interne (stato di salute, ira, paura, ecc.) e gonfiarsi, immettendo aria negli enormi polmoni, se molestati.⁣ ⁣ 2. Persona facile a mutare opinione, spec. in politica; opportunista.⁣ ⁣ 3. Linea di lampade ispirate al mondo animale ideata da Marcantonio per Seletti 😍⁣ ⁣ Realizzata nei minimi dettagli in resina bianca, in tre versioni; un'idea regalo ricca di fantasia e vivacità, per stupire con ironia senza essere mai banale. Con un bel "Tap" sulle immagini la puoi vedere più da vicino🦎⁣ ⁣ Ci vendiamo da Stilluce Store 🤗⁣ #StilluceXmas #NataleZeroStress #Marcantonio for #Seletti (presso Stilluce Store) https://www.instagram.com/p/CH0MiHEhgVK/?igshid=ycm2w126mffq
0 notes
Photo
Tumblr media
Gli ingredienti perfetti per un regalo originale Vetro e led creatività e fantasia... Lampade personalizzabili! basta desiderarlo,e da noi puoi REALIZZARLO... ...just want it, and you can REALIZE it.. The perfect ingredients for an original gift Glass and LED creativity and imagination ... Customizable lamps! #led #ledlights #regalioriginalissimi #Thetimecreatoritalia #vetro #regalioriginali🎁 #regalinatale #edv #edv2019 #shoppingonline #photography #homesweethome #decorcasa #glasses #glassart #creatività #fantasy #likeforlikes #rimini #santarcangelodiromagna #handmade #madeinitaly #frasi #parole #immaginazione #complementidarredo #homedecor (presso Rimini, Italy) https://www.instagram.com/p/B6XlpQqotir/?igshid=1909au6gnrvup
0 notes