#la vita dentro di me
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eyesofthesea · 2 months ago
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scritti-di-aliantis · 3 months ago
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Amo il disordine che porti nella mia vita. Perché ha l'odore sacro e il fascino irresistibile del sesso più sporco e coinvolgente che io abbia mai fatto. Casa mia ormai è un letamaio, grazie a te. Ma va bene così. Il caos mi parla di te. Sei imbranata, non fai sport o alcun'altra attività fisica. Non presti attenzione a nessuna delle cose che ti dico. Mi sminuisci. Lavori da anni dietro al banco di un fast food senza troppo impegno. Mangi solo hamburger, patatine e schifezze, per risparmiare. Per poi comprarti... scarpe costosissime che non sai portare. E che non sono assolutamente adatte a te e alla tua roba da mercato dell'usato.
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Perché poi vesti sciatto: non hai gusto, non hai mai addosso un paio di calze che non siano sfilate. O una maglia che non abbia un buco rammendato. Abbinare i colori, o la stessa idea di sobrietà, di classe, sono concetti ignoti ai tre o quattro neuroni che hai in testa. Sei veramente stupida, molto volgare: nei modi, nel linguaggio e nella sostanza delle tue azioni, dei tuoi pensieri da presuntuosa. Ti ritieni molto intelligente, ma... lasciamo stare. Sei proprio una stronza permalosa che ha un cervello dalla mentalità molto ristretta. Guardi film demenziali, soap argentine degli anni ottanta e leggi vecchi romanzi rosa di nessun valore. Stai sempre incollata al cellulare.
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O parli per intere ore di cazzate assurde con le tue amiche. Che alla fine ormai conoscono nei particolari più scabrosi tutto ciò che fanno a letto due lesbiche, cioè io e te! Non sai tenerti nulla. Sei la peggiore pettegola. Loro godono, a sentirti. E tu lì a fare la protagonista, a vantarti di essere l'amante dell'avvocata importante più vecchia di te ma tua sottomessa. Scema che altro non sei. Se le incontro, divento rossa e loro sorridono, salutandomi con eccessivo calore. Però non potevo proprio sfuggire, al ciclone che è piombato nella mia vita. Dovrei odiarti visceralmente, invece mi sono innamorata di te. Ti adoro e sono proprio cotta. Devo essermi bevuta il cervello.
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Ti penso di continuo, ti messaggio ogni ora. Sono gelosa. Cerco solo il sapore delle tue labbra al ketchup e desidero leccare le tue dita sempre unte di olio fritto, prima di chinarmi, al tuo ordine, sulla tua passera o tuffarmi con la bocca e la lingua avide nel tuo culo a natiche alte e aperte, con l'acquolina in bocca. Per giunta, tutto il giorno ormai penso solo a nuove varianti per farti venire. Perché tu vuoi solo essere masturbata, soddisfatta, leccata ovunque abbondantemente, però tu non vuoi leccare me. Devi comandarmi, darmi ordini e ti incazzi pure se non eseguo subito. Appena vieni a casa mia, mi devo inchinare a te e leccarti i piedi.
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Mi violenti il culo con un vecchio mattarello unto. Neppure con un fallo di gomma. Dici che quando eri ragazza, l'hanno fatto a te e perciò devi farmi provare dolore. Quanto ti amo, quando lo fai: mi fai soffrire, mi fa un male bestia. Tanto male. Ma devo stringere i denti. Devo soffrire muta. Perché mentre me lo agiti dentro e io piango di dolore, magari per un po' di sangue che inizia a uscire dal mio sfintere, tu ti sgrilletti fino ad avere l'orgasmo, grazie alla pena che provo. Mi tratti come una sgualdrina da quattro soldi. E io: anni di studio, rispetto dei colleghi e dei giudici guadagnato sul campo, dozzine di casi complicati risolti, parcelle di notevole entità guadagnate ogni anno, invece di mandarti affanculo, voglio solo quello! Voglio solo te.
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Ti desidero. Bramo la tua durezza, la tua ignoranza brutale, sicura e le tue assolute violenze da denuncia sul mio corpo. Poi, ho bisogno delle tue fortissime scudisciate sulle natiche, dei miei capezzoli pinzati senza pietà. Sei una vera e sadica puttana: sono comunque tua, tua, tua. Non posso stare una notte senza servirti, senza baciarti la fica e leccarti il buco del culo. Quando spegnamo la luce esauste, prima di dormire mi baci in bocca e mi dici che mi ami, che sono la tua troia, che sono l'amore, per te. Che rappresento tutto, per la tua vita. E quindi mi sento ripagata di tutto il dolore provato. Mi accarezzi tenera e torno bambina.
Aliantis
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lady--vixen · 2 months ago
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ieri una vecchietta mi ha fatto piangere
Ieri mattina. Farmacia. Entro. Una signora anziana con addosso la pettorina di plastica dei volontari per non so quale causa, mi ferma. Il primo pensiero: oh che rompicoglioni, dai, che ho fretta. Mi dice che è la giornata della raccolta del farmaco per i poveri. Mi dà un volantino. Io fingo di dare un'occhiata, vedo che c'è un QR code. Penso: ok, dirò che farò una donazione da casa e poi, forse, ci penserò. Lei mi spiega, senza insistere, in cosa consiste l'iniziativa. Per i più poveri, dice, e lo fa non mettendo pietà in quella parola, ma dignità. Vado al bancone. Prendo uno sciroppo antinfiammatorio per quella cretina della gatta dei miei, che si è rotta un dito da sola. 20 euro. Entra un'altra persona. Sento alle mie spalle l'anziana volontaria che ripete le cose che ha appena detto a me. È impegnata. È distratta. Sarebbe il momento giusto per pagare e uscire senza sensi di colpa. Chissenefotte dei poveri! Li vedo tutti i giorni davanti alla mensa. La fila sempre più lunga. Dovevate pensarci prima. Chissà che scelte avete fatto nella vita per essere lì a mendicare un pasto caldo. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, no? No? O forse no... Da due mesi ci sono sempre più donne in fila. Ce n'è una col cane. Assomiglia a me. Anche il suo cane somiglia al mio. Anche il suo cappotto. Ho paura che, se la guardo bene, scopro di essere io. Che ne sai come vanno a finire le cose? Essere al di qua o al di là di un muro è solo questione di fortuna. E tu lo sai. Non sei sottoterra mica per merito. Come lo cambi il mondo se non fai la tua parte?
Sono viva, ho pagato le tasse che mi hanno pagato la chemio. Ho appena speso 20 euro per una gatta rintronata. La senti la fortuna di essere ancora viva? Lo senti che sei ancora qui per uno scopo? Apri quel portafoglio. Dai l'esempio! E dico alla farmacista che voglio prendere qualcosa per l'iniziativa. Lei passa il codice, prende il medicinale e lo mette nel cesto della signora. Saluto la farmacista e mi volto per uscire.
È qui che la signora allunga un braccio e mi ferma. Dice grazie, ma lo dice come se la povera fosse lei. Lei, infagottata nella plastica della pettorina dei volontari. Come se con un gesto tanto semplice (ma che, a giudicare dal vuoto della sua cesta, facciano in pochissimi) possa salvare qualcosa dentro di lei. Dice un grazie così sentito, che io mi sento una merda per averci ricamato sopra una storia, per non aver dato di più, per non essere anche io lì in piedi da ore a fare la volontaria. Rispondo solo: Grazie a lei per essere qui. E la voce mi si rompe subito. Chissà perché la gentilezza mi colpisce sempre in faccia come un pugno. Perché riesco a piangere solo per cose come questa? La signora mi sta accarezzando il braccio. Lo fa come faceva mia nonna. Gentile. Grata. Cristo, fatemi uscire da qui. Scappo fuori. Non voglio veda le lacrime. Non le voglio vedere nemmeno io. Metto gli occhiali da sole. Tiro su col naso. Vado via.
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raccontidialiantis · 3 months ago
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E poi ci si perde così, semplicemente: stupidi!
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Lasciamo scorrere scioccamente intatti minuti, ore e giorni. Sprechiamo anni e mesi preziosi. Tutto tempo gettato via; spicchi di vita che avrebbero potuto essere impiegati amando, amando, amando. Ed essendo amati in cambio. Perché non c'è null'altro che valga veramente la pena fare se non denudare l'anima, tacere e iniziare ad accoppiare cuori e corpi. Se è vero purtroppo che “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” (Carl von Clausewitz) per fortuna il sesso è il meraviglioso e necessario proseguimento dell'amore delle anime con i mezzi della carne.
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Quindi non c'è atto più nobile, bramato e giusto che infilare la lingua, il proprio pene in una donna, ovunque lei voglia. Ovunque tu voglia. E non c'è nulla di male, anzi, nel desiderare ardentemente accogliere un uomo nella propria bocca, nel culo o nella propria vagina. Che sono stati fatti apposta: riprodursi, mangiare ed espellere sono compiti secondari. E poi godere e gioire nel gustare il suo seme. O il nettare della propria donna. Solo chi non ha mai amato ignora cosa vuol dire vivere una vera passione, cosa sia l'incomprimibile bisogno di isolarsi accoppiati in una bolla fatta di segreti, ritagli di tempo, peccato.
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E poi: sforzo fisico, sudore, odori misti a sorrisi e orgasmi ogni volta diversi e ogni volta più soddisfacenti. Infine, semplicemente mangiare un trancio di pizza o un gelato insieme. Oppure semplicemente continuare a sfamarsi ancora di baci. Perché amarsi non basta mai.
"Dio come ti odio: come… come fai a essere così stupida, così distratta, così stronza, così… irresistibile, così bella, così… vieni qui che ti desidero."
"Ma... Ancora?"
"Si: ancora."
"Eccomi: vieni dentro di me. Riempimi di te."
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RDA
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der-papero · 2 months ago
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Aumentano, per mia enorme felicità, i momenti in cui io e Lilly siamo da soli, seduti sul divano o mangiando una torta insieme in una Bäckerei, e parliamo di quello che sentiamo, cosa ci rende felici, cosa ci rende tristi, cosa sogniamo, cosa temiamo, quei discorsi che tanto avrei voluto fare con una figlia, e che adesso non mi rendo conto manco io di come sia stato possibile che diventasse il mio presente.
Proprio l'altra sera, mentre eravamo immersi nei nostri discorsi, mi lancia una domanda complicatissima:
Sei il mio ultimo papà? O dovrò andare di nuovo via quando sarò grande?
Modulo sempre il mio comportamento con chi ho di fronte, perché gli adulti elaborano, quasi sempre la versione opposta a quella che avevi in mente, perché bisogna dimostrare di essere più intelligenti e furbi di chiunque, ma lei per fortuna non è una adulta, e le ho detto l'unica verità possibile, ovvero che se merito di essere suo padre non avrà alcun bisogno di andare via, sceglierà lei chi la rende felice, e potrà restare con me finché vorrà, e che spero sia quanto più a lungo possibile.
Caso voglia che questa domanda sia arrivata proprio la sera di quella giornata dove ho incontrato il suo vero padre, un ragazzo di circa 25 anni che ha avuto Lilly quando ne aveva 20, mi ha raccontato tutto quello che gli è successo negli ultimi 4 anni, non aveva la più pallida idea di cosa fare e ha preferito dimenticare quella scelta perché non si sentiva pronto. Dove mi ha stretto il cuore è stato quando mi ha raccontato di tutte le volte che Lilly cercava un suo abbraccio e lui si è girato dall'altra parte, oltre all'immagine pesante in sé da gestire è stata la prova del perché io ho impiegato tantissimo tempo a costruire la mia fiducia con lei, per mesi mi ha rifiutato, era come se fossi trasparente ai suoi occhi, nonostante tutti i miei sforzi di cercare un contatto con lei, quando il vero motivo era che aveva semplicemente perso fiducia in quello che per lei rappresentava l'idea di padre, e si era rassegnata all'idea di non averne uno, forse pensava di non meritarlo. Dico queste cose senza alcun giudizio verso questo ragazzo, ho il doppio dei suoi anni e sto imparando solo adesso cosa voglia dire prendersi cura in modo profondo di qualcuno, non oso nemmeno immaginare la sensazione di panico che possa aver provato all'epoca e che l'ha portato a scappare via, a non cercare più per tanto tempo un contatto con la propria figlia, al punto tale che non ha più ricordi di lui (sarà un casino organizzare il suo primo incontro), e che adesso che ha scelto di rivederla, a maggior ragione che la legge tedesca non gli perdona questo errore e non si torna più indietro, si rende davvero conto di cosa abbia perso.
E forse questa è l'unica cosa che mi rende diverso, non migliore, è che io di persone importanti nella mia vita ne ho perse, a ragione o a torto, per scelta o per caso, e mi ricordo di ognuna di queste, ognuna mi ha lasciato dentro una cicatrice, e la somma di tutte loro è il filo che mi lega a questa bimba di quasi 5 anni.
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molecoledigiorni · 6 months ago
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Lettera a me
E poi penso a te, che coltivi i tuoi sogni con calma. Che misuri lo spazio intorno e osservi il peso delle cose, il peso delle parole, per dare un senso ai giorni. A te che affondi dentro la vita e cerchi il significato delle emozioni, per dare un senso al tuo cuore. Un senso al cuore di chi prova ad amarti, che fa un pezzo di strada con le tue paure. Provando a proteggerti dalle contraddizioni e dall'insensatezza del mondo.
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iimsc · 3 months ago
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odio le condoglianze ai funerali. qualche giorno fa stavo guardando un funerale dalla finestra, tante persone, tante accorse perché si tratta di un suicidio violento, inaspettato per i più. tutti i funerali che passano di qui, se sono in casa e posso, li guardo. non partecipo, assisto alla scena. solitamente mi succede anche con la vita. assisto sempre, non partecipo mai, né alla vita né alla morte. anni fa ascoltavo parlare uno psichiatra in un documentario, raccontava di un suo paziente che una volta gli disse "lei è mai morto? no, perché la morte non esiste, è tutta una recita, le bare sono chiuse perché dentro non c'è niente!". me le porto ancora dietro le parole di quel pazzo, che aveva più ragione che malattia. la morte non esiste. la morte riguarda più i vivi che i morti. e infatti il dolore stava tutto intorno alla bara, ma non dentro. la bara veniva trascinata lentamente nell'auto funebre, e il meccanismo che mette in moto questa distanza è elettronico, neppure umano, rendendo l'addio più inesorabile, più irreparabile. nel frattempo, per dare le condoglianze, una calca di gente si è frapposta tra il morto, che tanto è morto, e i parenti, che però sono vivi. queste cinque persone hanno dovuto accogliere il dolore o presunto tale degli altri, hanno dovuto aver cura di porgere la guancia per ospitare due baci, hanno dovuto stringere mani e ringraziare. ecco cos'è un atto violento per me, non il suicidio; impedire ai sofferenti di tenere gli occhi incollati su chi sta andando via sempre di più, anche se già è troppo silente. impedirgli di trattenerlo ogni attimo il più possibile. di bere le ultime gocce di connessione. o di dedicargli un pensiero, un saluto, un perdono, un rammarico, un sorriso, un grido interiore, di chiedere scusa, di chiedere perché. invece il morto è scivolato più lontano, mentre qualcuno, di poco importante, come un'ombra, stazionava fra le due energie, rompendo la delicata connessione, eclissando il morto, sequestrando i raggi dei figli e la moglie. ecco perché odio le condoglianze nel momento del funerale. si potrebbero dare in qualsiasi altra circostanza. in qualsiasi altro giorno. ci si potrebbe stringere ai parenti addirittura anche appena dopo il funerale. perché invece si fa proprio quando i due mondi si separano per sempre? trovo crudele che sia lecito
#sm
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mccek · 11 months ago
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Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto, 
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci, 
per me sono state eterne, mi sentivo inerme, 
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata, 
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo, 
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,  
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti, 
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere, 
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere, 
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti? 
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto, 
tuo figlio é sempre quello di un tempo, 
un concentrato di ansie e incertezze, 
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno, 
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino, 
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie  trasportate dalla burrasca,  
di idee negative succubi di voci “cattive”, 
ti chiedevo “Mamma? 
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo, 
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso, 
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno, 
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti, 
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente, 
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”, 
io non ne conosco di altri motti, 
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente, 
io invidio il tuo essere, fragile e tenace, 
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango, 
cambiavi l’atmosfera, 
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare, 
a ogni tuo passo il mio cuore accelera, 
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate, 
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori, 
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa, 
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare? 
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione, 
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore, 
quelle che nessuno vede, 
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”, 
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
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libero-de-mente · 16 days ago
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Oggi sono venti anni, Gabriele. Sembra ieri che festeggiavamo il tuo passaggio alle due cifre, i dieci anni, poi i diciotto, e ora eccoci qui, a oggi, hai raddoppiato quel tempo, e con te io ho raddoppiato tutto. Non sei solo mio figlio, sei il figlio del raddoppio. Con te sono diventato padre due volte, con te ho diviso il cuore in due perfette metà, una tua, l’altra di tuo fratello, con te e ho moltiplicato gli sforzi per proteggere chi porta sul suo volto i tratti dei suoi avi.
Oggi non ti chiamo con l’ironia che spesso uso, quel “Eric Draven” che fa sorridere sui social, ma con il tuo nome, forte e vero… Gabriele.
Pensando a te, mi risuonano in testa parole che rubo ai Litfiba, a “El Diablo”, ma con un twist che è solo nostro:
“Giro di notte con le anime perse,
sì, della famiglia io sono il ribelle,
ma con un mio abbraccio ti mando alle stelle.”
Sei tremendo, ribelle, testardo a volte, un muro che si alza per nascondere le tue insicurezze e le tue paure. Ma io ti vedo, sai? Ti capisco. Porto pazienza, anche quando dentro mi struggo, e le affronto a una a una, quelle fragilità che tieni nascoste. Le prendo con le mani, le trasformo in certezze e te le restituisco. È uno dei compiti dell’essere tuo padre, credo, e lo faccio con una naturalezza che viene dall’aver imparato a convivere con le mie di insicurezze. Le conosco, so dove trovarle, so come domarle. Non sempre, ma mi impegno molto.
Tu sei della generazione dei tatuaggi, segni sulla pelle che raccontano chi sei. Io vengo da quella delle sbucciature, dei graffi tra i rovi, cicatrici di un tempo diverso. Ma in fondo, Gabriele, siamo uguali portiamo i nostri segni, dentro e fuori.
Ti auguro di affrontare la vita di petto, come sai fare, ma ti prego proteggi il tuo cuore. Non lasciare che qualcuno lo ferisca. E se accadrà, perché la vita sa essere crudele, abbi pazienza. Aspetta che la ferita si chiuda, poi fallo battere di nuovo, con più cura. Un cuore malandato soffre troppo, soprattutto quando ama. Un consiglio, se mi è permesso, per proteggere il tuo cuore impara a non far male ai cuori altrui.
Il regalo che vorrei farti oggi, con tutto me stesso, è la speranza. Speranza nel tuo futuro, nei tuoi sogni, ma anche in questo mondo che a volte mi fa dubitare. Mi chiedo spesso se averti dato la vita, in un posto così caotico, sia stata la scelta giusta. Poi ti guardo, vedo il tuo sorriso, e ogni dubbio svanisce. Quel sorriso è la tua risposta, che diventa la mia certezza.
Buon ventesimo compleanno, Gabriele. Sei il mio ribelle, la mia stella. E io sarò sempre qui, con un abbraccio pronto a spingerti in alto.
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 7 days ago
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I pochi rimasti, che conosco da tempo e che mi seguivano su s-a-f-e-w-o-r-d prima che venisse chiuso, forse capiranno... Perché io ci ho provato a ricominciare... Mi sono rimboccata l'anima per tornare a splendere... Ma forse il cielo ha chiuso gli occhi... Ha finto di non vedere... Non mi ha guardata rimettermi in piedi e tornare a vivere... In più di un anno non ho ripreso nemmeno un quinto dei lettori che prima avevo in soli 6 mesi... Probabilmente non sono più la stessa di allora... Probabilmente ciò che scrivo non ha più lo stesso impatto su chi legge di prima... Forse sono troppo poco tormentata per dare vita a pensieri interessanti... Che sappiano coinvolgere le persone. Me ne farò una ragione... Non tornerei a quei momenti... I più brutti della mia vita... I giorni in cui digitavo parole con gli occhi pieni di lacrime avvolta nella paura e nella solitudine... Quei giorni in cui il vuoto che avevo dentro mi divorava l'anima... E non avevo la forza nemmeno di vestirmi se non andavo al lavoro... Riuscivo solo a scrivere.... Scrivere... Mettere in un post tutto il mio dolore... Tutta la mia tristezza... Tutta la mia paura di non essere abbastanza... La vita mi ha insegnato una dura lezione... E non gliel'avevo nemmeno chiesto... In un anno mi ha tolto tutto... Ripartire da zero non è poi così male... Peccato che i ricordi restino... E le ferite pure... Sto continuando a parlare... Ma non lo faccio più a parole... Adesso ho messo via il nero e ho comprato i colori... Dipingere fa meno male... Almeno per ora... Poi chissà... Ho talmente tante cose da dire che magari troverò un'altro modo ancora per farmi sentire... Soprattutto a me stessa... Perché sono veramente io, la persona più importante da ascoltare...
~ Virginia ~
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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(Foto: birdasaurus)
Mi piace scrivere: nel produrre frasi e concetti mi spingo spesso molto oltre i comuni concetti di 'normalità' e 'moralità'. Ciò che scrivo non sono io. Si: forse in alcuni post magari c'è qualcosa, di me. Molto più di frequente però si tratta solo di mera immaginazione, di desideri o fantasie. Anche molto perverse. Paure. Mi disarmano la banalità e i luoghi comuni. Rifuggo dal buonsenso, che è sempre e soltanto pigrizia mentale. Spesso ho pagato duramente, per questa mia personalità.
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(Foto: tremare3)
Mi spaventano le persone ipocrite, quelle che s'aggrappano con le unghie ai propri princìpi: quattro vecchi stracci di roba oggi completamente obsoleta che comunque le tiene al riparo dal nuovo, dal cambiamento. Dall'espandere la propria mente. Mi fa paura chi parla di famiglia tradizionale, che è un concetto sconosciuto, in natura. Chi chiede la censura per il rapper che nei suoi brani descrive sparatorie e stupri. Semplicemente, non mi piace e non lo ascolto. E penso che influenzi zero i ragazzi. Che sono molto più maturi di quanto li dipingano. Chi è schiodato, comunque, non lo è certo per la musica.
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(Foto: prematurata-come-se-fosse-antani)
Domanda: perché non c'è lo stesso sentimento di disapprovazione per Dario Argento, il quale dubito che vada in giro a squartare persone, o per Philip Roth, Martin Scorsese con le sue strade violente e il suo tassista schizzato. Oppure i fratelli Cohen e Bardem con la pistola ammazza-maiali, David Hamilton e le sue ninfette. O magari Coppola con il suo odore del napalm al mattino. Eccetera, eccetera. Avete mai sentito di uno che abbia visto Il Gladiatore e a seguire abbia infilzato il suo vicino? Mi fa più paura Sanremo, francamente.
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(Foto: katniss-lady)
Tumblr mi consente un po' di sana evasione. Vi ho conosciuto bellissime persone. Per il resto, penso di essere soltanto un uomo con molta esperienza alle spalle. No: non è un vanto. Semplicemente, le cose te le porta dentro l'età. Sono uno che più va avanti, più si meraviglia di quello che gli succede. Come un bimbo di pochi anni che scopra il mondo ogni giorno di più. Che dovrebbe essere lo spirito giusto per affrontare il caleidoscopio della vita. Almeno credo... Cheers. 😎
Aliantis
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(Foto: 500px)
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angelap3 · 9 months ago
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“Ho sempre mantenuto una grossa discrezione sulla mia vita privata. Da anni ormai vivo a Londra con mia moglie Carla e Penelope, nata nel 2010. Pochi mesi dopo essere diventata mamma decisi di trasferirmi in Inghilterra, non ci sono leggi in Italia che mi garantiscono cosa succederebbe a Penelope se me ne andasssi in cielo. Lì sono rispettata nei miei diritti umani di mamma. Durante la gravidanza fui inondata di critiche, la decisione di diventare madre a 54 anni non fu apprezzata dall'opinione pubblica. La Bibbia parla di madri a 70 anni. Se Rod Stewart fa un figlio a 65 nessuno dice nulla. Invece con me si parla di questo e non della mia musica. A mia figlia, oggi 14enne, ho dedicato numerose sue canzoni e in una lettera dedicai a lei queste parole: Ti chiamerò Penelope perché mi hai aspettato tanto prima di nascere. Hai aspettato che fossi pronta. Per tre volte non lo sono stata, ma oggi lo sono. Tu, il più grande amore della mia vita, arrivi dopo il dolore profondo e lo shock. Ma ci ho creduto pienamente, e ho sentito la forza per riuscirci, e ti ho desiderata così tanto che oggi, mentre ti scrivo, ti ho dentro di me. Pochi mesi dopo la nascita di Penelope, decisi di trasferirmi a Londra, dove tutt'ora vivo. Ho scelto di vivere qui perché così mia figlia cresce senza preconcetti. Non mi sentivo tutelata dallo Stato e da qui nacque la mia scelta di lasciare l'Italia. Dopo l'unione civile con Carla, adottai le pratiche per la stepchild adoption, la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio naturale o adottivo del partner. Questo è l'unico nucleo famigliare di cui posso fidarmi.”
Gianna Nannini
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Definisci l'amore
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Mi hai chiesto di dirti che cos'è l'amore per me. Ti ho risposto che è un po' come sentirsi lontani dal proprio quartiere, stando seduta a sera su una panchina di legno in un sobborgo anonimo di un'altra città. In un'altra nazione. Vedi gli altri che procedono tranquilli, camminando per i fatti loro: chi mano nella mano, chi chiacchierando animatamente e ridendo a tratti. Altri guardandosi in silenzio negli occhi, mentre sgranocchiano patatine. 
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E tu ti senti stringere il cuore: sola, lontana dai tuoi cari e dalle mani che t’accarezzavano da bambina. Poi t'alzi e t'incammini. Svolti l'angolo e... vedi casa tua! Non te lo saresti mai immaginato. Assurdo ma vero! Casa tua... in un’altra nazione. Ecco: l'amore è una gioia improvvisa, impossibile da prevedere e da realizzare, se solo provi a costruirlo con razionalità. Un tuffo al cuore in un mare di estrema malinconia. Un vero e proprio, improbabile ufo nella tua vita.
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E come hai fatto tu a portare casa mia dentro il mio corpo, inaspettatamente, senza nessuna logica o razionalità, solo Dio lo sa. Ho partorito il primo figlio da neppure un mese. Ho un marito che mi adora, non vediamo l'ora di veder crescere il nostro bambino e invece tu mi sei entrato in testa, nel cuore e da stasera direttamente anche nel culo: l’hai voluto fortemente come prima cosa. Non ho saputo dirti di no. Tutto dopo una corte brevissima ma irresistibile. E mi piaci da morire. Mi sento molto in colpa.
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Ma paradossalmente, soprattutto perché a mio marito, mio fidanzato da quando avevamo quindici anni, il culo non l'ho mai dato e a te invece... E quindi adesso eccomi qua: immobilizzata sotto il tuo corpo possente, in questo ritaglio di tempo rubato alla mia famiglia esemplare e perfetta. Da me già tradita dopo neppure un anno di matrimonio. A cercare di allargare le natiche un po' di più, per farti entrare meglio e darti più piacere nell’incularmi.
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La mia prima volta nel culo... con un perfetto estraneo! Non ci posso credere! Ma godo, godo, godo. Come una troia che risponda solo ai suoi istinti. Senza alcuna morale o principio. Respiro l’odore forte e prepotente del tuo sudore e mi piace che entri nei miei polmoni: lo aspiro fortissimo, come se fossi in un parco d’autunno dopo la pioggia. Mi pervadi, mi possiedi. Sono la sposa di un altro. Penso al mio povero marito ignaro, che mi ama da impazzire e bacia la terra su cui cammino. Per me lui fa veramente tutto. Mi vizia. Mi riempie di cure e doni.
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Ha ogni giorno un nuovo pensiero per me. Senza sapere che sto iniziando da oggi a dare tutto il mio corpo anche a un altro uomo, conosciuto da meno di una settimana! Godo come una puttana. Perché forse in fondo in me già c'era, senza saperlo: tu hai solo saputo farla arrivare in superficie. Ma ora non far caso ai mei scrupoli. Perché più mi sento in colpa, più godo nel mettergli le corna. Baciami il collo e la schiena. E poi spingi di più. Con una mano stritolami un capezzolo, strapazzami un seno e usa l’altra per torturarmi la fregna. Sgrillettamela, allargamela. Fammi male, fammi espiare. E poi sborra pure dentro di me quanto vuoi, liberamente. Fammi sentire la puttana che oggettivamente sono.
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RDA
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elperegrinodedios · 4 days ago
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Durante la mia vita ho commesso tanti errori quanto i passi di un cammino e non sempre ho camminato in rispetto e secondo le regole della vita. Mi sono cibato di emozioni e ho fatto ciò che più mi è piaciuto. Ho sognato e sogno ancora di realizzare e vivere tutti i miei desideri. Il mio corpo è segnato ormai da un passato intenso e vissuto senza rimpianti, ma, il mio spirito è come vino frizzante e ricco di futuro. Non sono più un saggio giovane, ma un uomo esperto che solo adesso realizza quante e che tipo di orme ha lasciato dietro di sè. Avrei potuto far di più e meglio. Già, ho amato nella carne e anche più nello spirito anteponendolo a tutto il resto. Ho avuto da sempre un prima e un dopo, fino al passaggio dal convinto ateo al sincero credente soltanto perchè un giorno mi è stato presentato un impavido fuorilegge, un ribelle verace senza menzogna e senza macchia, un uomo fatto di coraggio, di forza, di grazia e di verità ed io gli ho creduto e l'ho seguito. Lui non sta qui con me, lui sta dentro di me, come tutte le persone che amo, che dimorano e vivono dentro il mio cuore. Libero e ribelle, messaggero carnale, testimone spirituale, discepolo e amante fedele.
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Ogni cosa mi è lecita ma non ogni cosa è vantaggiosa ogni cosa mi è lecita ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna dice la scrittura. (1 Co. 6:12) Cosi è e cosi sia!
lan ✍️
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libero-de-mente · 28 days ago
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Ieri era la Giornata della Felicità, e ovviamente me la sono persa. Me lo sono proprio dimenticato tra le mille cose che avevo da fare. Non che cambi molto, anche se me ne fossi accorto, cosa avrei potuto fare? Intendo proprio ieri che non possa fare oggi, domani e dopo domani. Ieri avrei potuto celebrare la #giornatadellefelicità con un balletto sotto la pioggia per sentirmi vivo. Non pioveva, c'era un sole brillante. E ballare sotto il sole, a meno che non fossi stato su una spiaggia deserta, non ha molto senso. O magari avrei potuto scattarmi un selfie, con il set di filtri "Miracolo a Lourdes", per convincermi che sto bene? La verità è che la felicità non aspetta calendari, eppure eccoci qui, a rincorrerla come se fosse il famoso treno che passa una sola volta. Il 20 di marzo per l'esattezza.
Tanti pensano che l'essere felici stia nella differenza tra l'essere scelti, oppure respinti. Questo concetto, secondo me, ci trasformerebbe in margherite che camminano su due gambe, dove nella nostra testa il "mi vuole, non mi vuole" deciderà se essere felici o meno. Mai lasciare la nostra felicità nelle mani, o nelle decisioni, di un'altra persona. Io l'ho fatto, credetemi è una sofferenza enorme mista a umiliazione. Anche quei piccoli ostacoli quotidiani che si trasformano in montagne russe emotive, il "ci penso domani" dei sentimenti, il rimandare le attenzioni a noi stessi mentre la vita passa, inesorabile.
La felicità, però, ha una spia luminosa, ed è su di un ipotetico cruscotto ovvero il nostro viso. La spia che si accende con la felicità, però, non è il sorriso ma sono gli occhi. Sta negli occhi. Puoi sfoggiare il sorriso più smagliante del mondo, ma se gli occhi sono spenti, è solo una recita. Marco Aurelio lo aveva capito quando disse: "La felicità della tua vita dipende dalla qualità dei tuoi pensieri". Non è là fuori ma dentro di noi. È un germoglio che cresce solo se lo annaffi e ne hai cura. Non fatevi ingannare a chi vi vende la felicità con delle promesse di successo, amore o di una vita perfetta. La felicità vera sta nei dettagli come un gesto, una presenza, del cibo cucinato apposta per te come si deve. Il cibo come una metafora, può essere sia l'alimentazione per il corpo come il nutrimento per l’anima; e saperlo gustare è ciò che ti salva nei giorni negativi. Nutrite l'anima leggendo, più che potete.
Il problema è che la felicità va afferrata al volo, ma in troppi hanno la stessa prontezza con cui capiscono l'ironia. Cioè zero. E così restano lì, a mani vuote, chiedendosi perché la spia nei loro occhi non si accende mai. Non aspettate il prossimo 20 marzo per celebrare questo sentimento di gioia, cercatelo e celebratelo tutti i giorni dell'anno. Io ci provo e ammetto che non è per nulla semplice, ecco perché cerco di circondarmi di anime nobili. Sono isole in mezzo al mare del qualunquismo e, se riesco, cerco di far accendere più spie luminose negli occhi di chi incontro. La felicità va condivisa.
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 5 months ago
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Ultimamente non mi aspetto più niente da nessuno... In un certo senso è una grande liberazione... Mi permette di vivere liberamente senza stare ad attendere un gesto... Un messaggio... Mi permette di non rimanere male se non trovo riscontro ai miei sentimenti... Ai miei desideri... Mi permette di non vivere la vita sempre in attesa... Il rovescio della medaglia è un po' triste invece... A volte mi sento indurita... Sento che qualcosa dentro di me è cambiato... L'innocenza e svanita... Quella capacità di sognare... Il riuscire a toccare le nuvole con la punta di un dito è sparito... È arrivato il disincanto... È un po' tutto ha perso colore... Ha perso valore... È un po' come smettere di credere alle favole... La mia parte bambina è parecchio delusa... Parecchio incazzata... Perché la verità fa male... E a volte, crogiolarsi in un sogno è più facile... Sapere di poter contare solo su di te per essere felice... È una grande responsabilità invece...
~ Virginia ~
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