#la strana storia di olga 'o'
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la strana storia di olga 'o' (1995) dir. antonio bonifacio
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Festivaletteratura Mantova 2020
Il 2020 non ci ha regalato delle belle sorprese, questo dobbiamo dirlo, ma ogni tanto qualche sprazzo di normalità in questo anno di caos emerge, fortunastamente. Alcune cose restano fortunatamente dei punti fissi nella nostra vita di lettori, e per me uno di questi punti è il Festivaletteratura di Mantova, la mia città. E sono lieta di annunciarvi che anche nel 2020 il Festivaletteratura ci sarà, e si terrà dal 9 al 13 settembre a Mantova, appunto.
Certo sarà un festival diverso, molto più ridotto, il programma "dal vivo", sarà solo un terzo di quello dello scorso anno, ma vitualmente sarà possibile ascoltare o vedere un sacco di contenuti interessanti e scoprire nuovi autori e nuovi libri
Parteciperanno al festival sia Sandro Veronesi (vincitore Premio Strega 2020), che Daniele Mencarelli (vincitore Premio Strega Giovani 2020), e molti autori stranieri saranno in collegamento streaming con gli ospiti dal vivo del Festival in vari eventi. Naturalmente diversi video saranno messi a disposizione sul sito del Festival,
Inoltre nascerà Radio Festivaletteratura, dove saranno presentati autori poco noti e intervistati autori già noti. Per poterla ascoltare sarà necessario collegarsi attraverso computer o dispositivo mobile al sito temporaneo FestLet2020. Sul sito saranno disponibili in forma di podcast tutte le puntate delle singole trasmissioni subito dopo la prima messa in onda
Vi lascio il link alla guida del Festival qui: https://www.festivaletteratura.it/it/racconti/guida-a-festivaletteratura-2020
Da parte mia non sto ad elencarvi tutti gli autori presenti fisicamente o vitualmente, mi limito a segnalarvi tre autori e tre libri presenti al Festival che a mio avviso meritano di essere letti:
L’architettrice
Melania Mazzucco
Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un'epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell'arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell'ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L'incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto piú di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l'arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l'impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.
Terra Alta
Javier Cercas
Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più importante della zona, le Gráficas Adell, vengono trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è assegnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo preferito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giustizia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimità della vendetta.
Guida sentimentale per camperisti
Erica Barbiani
Giuliano è stato abbandonato dalla moglie perché «lui e la noia sono una cosa sola». Per movimentare la propria esistenza, e quella dei suoi due figli troppo perfetti, si unisce a un gruppo di camperisti. Nella carovana c'è di tutto: vecchi pulmini Volkswagen, mezzi sovietici simili a carrarmati, roulotte con pizzi e merletti, e infine il Girolamo, un lussuoso prototipo albanese che Tito e Agnese, gli anziani e comunistissimi proprietari, dichiarano di avere vinto a una strana lotteria. Una scoperta inattesa nel freezer del veicolo trascina la comitiva in un'avventura piena di imprevisti e continui fuori rotta, di litigi e amori piú o meno consumati. Un'esperienza tenera e adrenalinica che, forse, legherà i suoi protagonisti per la vita.
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“Non essere nata animale è la mia più segreta nostalgia”. Clarice Lispector: i primi 100 anni di una scrittrice leggendaria
Dotata di un carisma indecifrabile e di un’opera di rara versatilità – cronista, narratrice, saggista, è stata autore al di là dei generi – Clarice Lispector (1920-1977) è riconosciuta come una scrittrice mitica, non solo per la grandezza della sua eredità letteraria, ma anche per chi riesuma e ricorda la sua figura, la bellezza inesorabile, la sensualità felina, la testardaggine, la resistenza alle convenzioni, la postura, allo stesso tempo carnale e poetica, con cui, piena di connaturata raffinatezza, si piantava nel mondo. Una particolarità che pareva strana pure a lei. “Clarice giunse da un mistero – tornò in un altro”, disse di lei il poeta Drummond de Andrade, per celebrare la sua morte. D’altronde, lei di sé aveva detto, “Sono talmente misteriosa da sfuggirmi”. E poi: “Non essere nata animale è la mia più segreta nostalgia”.
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Molti, naturalmente, ritenevano che la sua indole ribelle la rendesse una donna pericolosa. Lei lo sapeva, con certezza evidente. “Il mio dramma? Essere libera”, disse, una volta. Negli ultimi decenni la scrittrice ucraino-brasiliana è diventata un fenomeno di mercato e di moda, in tutto il mondo. Già figura centrale della letteratura brasiliana, dopo la morte è diventata popolarissima: il suo nome e la sua immagine sfolgorano sui souvenir che portano i turisti a Rio e i suoi libri sono venduti nei distributori automatici in metropolitana. Migliaia di persone vanno verso le spiagge brasiliane solo per far visita all’appartamento in cui è vissuta – tra Leme e Copacabana – o per fare tappa a La Fiorentina, il ristorante, residuo della bohème anni Sessanta, dove Clarice incontrava gli amici o si sedeva a scrivere, di fronte al mare. L’apparizione, nel 2009, per la Oxford University Press, della monumentale biografia di Benjamin Moser, Why This World: A Biography of Clarice Lispector (“Mi sono innamorato di lei”, ha ammesso lo studioso), non è estranea al fenomeno: il “New York Times of Books” ha dedicato la copertina a Clarice, primo scrittore brasiliano ad occupare un simile spazio. Uno dei suoi traduttori, Gregory Rabassa, ha detto di Clarice, “Se Kafka fosse donna e brasiliano, se Marlene Dietrich fosse scrittrice…”.
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Nata nel dicembre del 1920, la scrittrice fu concepita per curare la sifilide della madre: credevano che una gravidanza potesse guarirla. Non si perdonò mai – oltre ogni ragione – la morte, infine, della madre: la vaga colpa di non essere riuscita ad adempiere la sua ‘missione’ spiega in parte la profonda malinconia, la personalità estrema di alcuni testi. “La storia di ogni persona è la storia del suo fallimento. Fui colpevole della mia nascita, nata nel peccato mortale”. Da ragazza (“eravamo molto poveri – ma lo ignoravo”) giocava con le parole, perseguendo il prodigio nella costruzione della frase. Da grande, perse ogni speranza: “Scrivere non muta nulla, scrivo senza sperare che ciò che scrivo possa cambiare qualcosa. Non cambia nulla”. La famiglia arrivò in Brasile nel 1922. Clarice è cresciuta a Recife – lì è vissuta fino a 12 anni; a 15 il padre decise di trasferirsi a Rio de Janeiro. Dopo aver studiato legge e praticato come segretaria e giornalista, a 23 anni pubblica Vicino al cuore selvaggio, il primo romanzo, con cui vince il prestigioso premio “Grace Aranha” e raccoglie una serie di critiche lodevoli. Diceva di essere “una persona che sente in profondità e usa le parole per esprimere ciò che sente – poco, troppo poco”. Tuttavia, è da quel romanzo che comincia la sua leggenda.
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Un anno prima si era sposata con Maury Gurgel Valente, diplomatico, che avrebbe accompagnato per vent’anni nei suoi viaggi, fino al divorzio e il ritorno in Brasile con i due figli, uno dei quali schizofrenico. Nel 1933 capì di voler essere scrittrice; col tempo realizzò che scrivere era la cosa che le piaceva di più, “più di fare l’amore”. Nel 1976 atterrò in Argentina, alla Fiera internazionale del libro di Buenos Aires. Si era da poco instaurata la dittatura militare. “Mi sento come una star del cinema”, scrive sul suo diario. Morì a 56 anni, di cancro alle ovaie, alla vigilia del suo compleanno: come da bambina, anche negli ultimi istanti voleva giocare. “Facciamo finta che non stiamo andando in ospedale, che non sono malata, andiamo a Parigi!”, diceva all’amica, Olga Borelli, che la stava accompagnando in taxi, un attimo prima della morte. “Scrivendo mi libero di me stessa e mi posso riposare”: così, da anni, Clarice aveva vinto la morte.
Verónica Abdala
*L’articolo riproduce in parte – e leggermente modificato – quello pubblicato sul “Clarín” il 28 aprile 2020 come “Clarice Lispector nel centenario della nascita: l’impronta di una scrittrice leggendaria”
L'articolo “Non essere nata animale è la mia più segreta nostalgia”. Clarice Lispector: i primi 100 anni di una scrittrice leggendaria proviene da Pangea.
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