#la signora delle camelie
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Francesca Bertini e Gustavo Serena in La Signora delle camelie (Gustavo Serena, 1915)
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"Difficile riportarvi in tutti i particolari la nostra nuova vita, un gioco di piccole cose care per noi, ma insignificanti per chi dovesse sentirne il racconto. Sapete cosa significa amare una donna, come questo renda brevi le giornate e con quale amorevole indolenza ci si lasci andare verso il domani, conoscete quell’obliare di ogni cosa generato da un violento amore condiviso. Ogni creatura che non sia la donna amata appare come inutile nel grande disegno divino. Si rimpiange di aver buttato via porzioni del proprio cuore per altre donne e non si crede possibile di poter stringere altra mano di quella che, in quel momento, è racchiusa tra le nostre"
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Non un feuilleton, ma l'intenzione era quella.
Alexandre Dumas figlio narra e fa appassionare il lettore per una vicenda in se usuale.
Tra le righe a volte si intravede un certo biasimo per lei, per lui, per loro (la vicenda ha tratti autobiografici, si sa).
Il continuo rimando alle cambiali, ai debiti da saldare, velatamente mostra anche i limiti di una vita sociale che si vuole per forza vivere, anche al di sopra delle proprie possibilità.
Ma di fondo rimane il desiderio di salvezza, di pulizia.
Chiudo come le parole dell'autore
"La storia di Marguerite è un'eccezione, lo ripeto, perché se fosse stato il contrario non sarebbe valsa la pena di scriverla".
#LaSignoraDelleCamelie
#AlexandreDumasFiglio
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Alto Bordo
Come mi ero promesso, ogni trimestre sto recuperando un classico in lettura. Martedi ho finito di leggere La Signora Delle Camelie di Alexandre Dumas Figlio. Pubblicato nel 1848, capolavoro della letteratura dell'Ottocento, Dumas racconta la storia d'amore tra Marguerite Gautier e Armand Duval, un affresco incredibile, e dai tratti molto moderni (soprattutto per quanto riguarda il carattere e le idee di Gautier, tanto che all'epoca fece scandalo e trascinò il romanzo ad un tumultuoso successo) di quel demi monde del tempo, cioè un ambiente sociale corrotto e che ostenta gli atteggiamenti propri di un ceto elevato (lo stesso Dumas scrisse una commedia nel 1855 dallo stesso titolo, e fu lui l'inventore di questo termine).
Più che la storia, celeberrima anche perchè Dumas ne ricavò un'opera teatrale in 5 atti e Giuseppe Verdi ne musicò una versione su libretto di Francesco Maria Piave, La Traviata (1853 la prima rappresentazione) considerata il suo capolavoro e che fu tratta direttamente dalla trasposizione teatrale di Dumas e da allora una delle opere liriche più famose e rappresentate del mondo, c'è un particolare meno noto.
A fine libro Dumas scrive: "...scrissi questa storia esattamente come mi era stata raccontata. Essa ha un solo merito che le sarà contestato, quello di essere vera". Non è solo un espediente narrativo, ma è davvero la realtà: Dumas infatti si ispirò alla sua relazione con Marie Duplessin per il personaggio di Marguerite. Eccola in un bellissimo quadro dell'artista Édouard Vienot
Nata poverissima in Normandia, fu presto abbandonata dalla madre. Il suo vero nome era Alphonsine Rose Plessis, e quando arrivò giovanissima a Parigi, lavorando come sarta, un negoziante, per cui lei lavorava, nel 1839, quando ha solo 15 anni, diviene il suo primo amante. Inizia così una scalata sociale incredibile, in pochi mesi diviene l'amante di personaggi sempre più illustri e la protagonista delle serate mondane parigine. Cambia nome in Marie Duplessis, in cui l'aggiunta del du al cognome d'origine, conferisce un tocco aristocratico, impara non solo a leggere e scrivere (arriverà ad avere una biblioteca enorme) ma anche a suonare il pianoforte, diviene l'amante di uno dei più potenti aristocratici parigini, e fece scandalo incredibile la sua relazione con Agénor de Gramont duca di Guichem, che innamorato pazzo di lei si fa vedere ovunque con Marie, tanto che la famiglia, scandalizzata dalla frequentazione di tale personaggio, gli impone di lasciare Parigi. Con Dumas, ebbe una relazione di circa un anno, dal settembre 1844 all'agosto 1845. Alexandre e Marie trascorrono un periodo insieme in campagna a Saint-Germain-en-Laye, un piccolo comune dell'Ile de France a poca distanza da Parigi (episodio che verrà replicato identico nel libro, quando Armand e Marguerite vanno a Bougival, paesino che diventerà una sorta di mito dei dintorni di Parigi per il romanzo e perché buen ritiro dei maggiori pittori impressionisti). Dumas la lascia con una famosa lettera, che esiste ancora, dopo l'ennesimo tradimento. Tra gli amanti famosi, anche il compositore Franz Listz, il conte svedese von Stakelberg, ambasciatore a San Pietroburgo e il conte Édouard de Perrégaux col quale convola a nozze a Londra nel 1846. Travolta dai debiti e soprattutto debilitata dalla tisi, muore il 3 febbraio 1847. Ai suoi funerali partecipa una folla enorme e la vendita all'incanto dei suoi beni, disposta per risarcire i numerosi creditori, vedrà i partecipanti strapparsi di mano, con morbosa attrazione, gli oggetti andati all'asta, e tra i pezzi forti le opere prime di famosi romanzi dell'epoca firmati per lei dai più grandi autori (anche questo fatto ripreso pari pari nel romanzo). Aveva passione per i gioielli, per le stole di pellicce, per i cavalli e soprattutto per le camelie, sempre presenti nel suo appartamento: spesso rosa e bianche, rosse quando non poteva ricevere i suoi amanti.
Marie Duplessis è la più famosa delle lorette: il termine fu coniato dal giornalista Nestor Roqueplan in un articolo del 20 Gennaio del 1841 su uno dei primi giornali autoprodotti, una cosiddetta Nouvelles à la main, che aveva indicato le cortigiane con un certo gusto e stile con questo termine, preso in prestito dalla Chiesa della Madonna di Loreto (Notre Dame De Lorette, nel IX arrondissement.
Lì si radunavano le giovani donne con stile, che si contrapponevano alle grisette (le sartine), che popolavano il quartiere latino, che erano ragazze che vivevano fuori dalla famiglia che accettavano regali dagli uomini di ceto sociale più elevato, senza necessariamente prostituirsi: grisette deriva da quello di una stoffa adatta da lavoro, con la quale si confezionavano vestiti di basso valore, spesso di colore grigio. È interessante come dei toponimi indicassero in maniera elegante un mestiere che sebbene all'epoca niente affatto scandaloso, veniva "nascosto" perchè in società non si poteva dire.
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È stata Marguerite Gautier ne “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio, e Violetta Valery ne “La Traviata” di Giuseppe Verdi: tutti nomi che il mondo dell'arte le ha dato.
La storia però la ricorda come 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗲 𝗗𝘂𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝘀.
Ma in realtà neppure così si chiamava: alla nascita, il 15 gennaio del 1824, era Alphonsine Rose Plessis. Intorno ai sedici anni, quando si affacciò nel demi-monde parigino, volle cambiar nome: il Plessis venne “nobilitato” con il prefisso “du”, e i due nomi di battesimo furono sostituiti da Marie. Erano nomi da cameriera, racconterà più tardi a uno dei suoi amici, e poi Marie è più elegante.
Alphonsine fu fin da piccola affascinata dal demi-monde parigino, a metà tra la borghesia e l’ambiente aristocratico.
Nata a Nonant-le-Pin, un paese della Bassa Normandia, era figlia di Marin Plessis, un commerciante ambulante, violento, alcoolizzato e sempre a corto di soldi; ma anche un vizioso sempre in caccia di donne ammaliate dal suo rozzo fascino. Tra le vittime del suo discutibile fascino vi era stata la madre, Marie Deshayes: di origine nobile, essendo figlia di Anne du Mesnil d'Argentelle, ma la sua famiglia era da tempo decaduta. Per sfuggire alla brutalità del marito, affidò a una sorella le figlie Alphonsine e Dauphine, andò a servizio presso una nobildonna inglese e morì a Ginevra nel 1830.
Appena adolescente, Alphonsine trovò lavoro come cameriera d'albergo a Exmes, poi in una fabbrica di ombrelli a Gacé, sempre nelle vicinanze del paese d'origine. Decise però di andare a cercar fortuna a Parigi, dove inizialmente cercò di mantenersi con lavori umili. Forse ancora quattordicenne, divenne l'amante di un commerciante; iniziò così la vita da mantenuta, passando per vari altri uomini ammaliati da quella giovane donna dall’aspetto esile ma elegante, spontanea ma dotata di temperamento passionale.
In poco tempo imparò a leggere e fu abile nell’assorbire la cultura che le servì a frequentare salotti bene, in cui conobbe Balzac, Thakeray, Dickens List e tanti altri maitre-à-penser.
Sessualmente disinvolta, Alphonsine era coinvolgente, spesso sfacciata, e riusciva a farsi notare a primo impatto, grazie al suo innato gusto per gli abiti eleganti ma senza sfarzo, che la rese modello di eleganza e savoir-faire.
Molti uomini dell’élite parigina erano ammaliati dalla sua fresca bellezza, dal suo spirito arguto e dalla sua vivacità. Riuscì ad introdursi sempre più spesso nei posti frequentati dalla migliore società, e si fece persino ritrarre dal pittore più alla moda: Édouard Vienot, il cui studio era frequentato dal bel mondo parigino.
Legandosi a uomini dell’aristocrazia, spesso si smise in urto con le loro famiglie, che non accettavano che i loro rampolli fossero soggiogati dal fascino di questa raffinata cortigiana. “Senza amanti – scrisse di lei Dumas – il tedio la uccideva”.
Delle tante relazioni di Marie, diede scandalo soprattutto quella con Agénor de Gramont duca di Guiche, rampollo di illustre famiglia che sarà un uomo politico di primo piano nella Francia di Napoleone III; tanto che la famiglia allontanò Agénor da Parigi per mettere un freno all’ondata di pettegolezzi che stava umiliando il casato, visto che lui esibiva Marie al suo fianco in tante pubbliche occasioni.
Frequentando uno dei salotti la Duplessis conobbe il già celebre scrittore Alessandro Dumas, il cui omonimo figlio si innamorò follemente di lei; la loro relazione durò un anno, dal settembre 1844 all'agosto 1845.
Alexandre e Marie vissero per un breve periodo insieme in campagna a Saint-Germain-en-Laye, piccolo comune dell'Ile de France a poca distanza da Parigi; con i ricordi di questo periodo Alexandre scriverà la sua opera più nota: “La signora delle camelie” (La Dame aux Camélias).
Le camelie: ormai baricentro del demi-monde parigino era proprio lei, Alphonsine Duplessis, nota a tutti come “La signora delle camelie” per il vezzo di presentarsi in società con alcune camelie intrecciate nella folta capigliatura bruna.
La relazione con lo scrittore finì quando lui la troncò con una lettera in cui le diceva che la loro vicenda così coinvolgente era divenuta per lui una sorta di tormento.
Ma non lo rimpianse a lungo: si gettò tra le braccia del compositore Franz Liszt, ma poi ammaliò il conte Édouard de Perrégaux suggellando la loro relazione con il matrimonio celebrato a Londra nel 1846. Aveva ventidue anni, Marie, e da piccola prostituta qual era stata al suo arrivo a Parigi circa sette anni prima, era diventata una contessa.
Presto però il matrimonio si rivelò un fallimento; Londra le parve luogo ostile, e decise di rientrare a Parigi gettandosi in una vita sempre più tumultuosa e disordinata, come se ogni giorno fosse l’ultimo della sua vita; la tisi che l’aveva colpita da qualche tempo avanzava inesorabile, minandola nel fisico e nello spirito.
Marie non era più in grado di frequentare salotti, con il petto scosso dagli attacchi di tosse. Il male la stava consumando, e si ritirò in un appartamento sul boulevard de la Madeleine. Era il 3 febbraio 1847 quando il suo tormento ebbe fine; dei suoi tanti ammiratori solo due le furono accanto nelle ultime ore: il conte svedese von Stakelberg e il marito conte de Perrégaux.
Ma ebbe ancora un po’ di celebrità: ai suoi funerali partecipò una gran folla di ex ammiratori e di curiosi.
Alla sua morte la signora delle camelie aveva lasciato una gran mole di debiti; per risarcire i numerosi creditori, fu stabilita una vendita all’asta di tutto ciò che fu trovato nella sua casa. Il manifesto che annunciava l’asta per il venerdì 27 febbraio 1847, ad appena ventiquattro giorni dalla sua morte, elencava mobili, gioielli, argenterie, un intero guardaroba con capi lussuosi, carrozza e cavalli.
Morbosamente attratti, i partecipanti fecero a gara per assicurarsi gli oggetti andati all'asta: la breve esaltante vita di Marie fu smembrata in una mattinata.
(testo di Dedo di Francesco)
#lasorgentedellemuse
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🎨 Dipinto di Joseph-Désiré Court (non è un ritratto di Marie Duplessis)
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Guarda "gigi proietti la signora delle camelie" su YouTube
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Che mignotta...e mignotta resterà 🤣🤣🤣🤣🤣
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Luciano Pavarotti - Giuseppe Verdi - Bella figlia dell’amore - Rigoletto - 1851
Giuseppe Verdi, nato suddito di Maria Luigia di Parma, studiò al Conservatorio di Milano grazie al supporto di Antonio Barezzi di cui sposò la figlia Margherita fino alla morte nel 1840.
La conoscenza con la cantante Giuseppina Strepponi e l’impresario Merelli permise a Verdi di debuttare, senza successo, alla Scala con Oberto nel 1839, ma soprattutto di avere il libretto del Nabucco da mettere in musica con cui raggiunse la fama nel 1842 e le relazioni, nel salotto di Clara Maffei, con i patrioti italiani. Nel 1849 Verdi scrisse La battaglia di Legnano e conobbe Mazzini.
Le sue opere sono ricche di personaggi che meritano di essere ricordati:
- simboli dei sentimenti risorgimentali, il popolo degli Ebrei nel Nabucco e I Lombardi alla prima crociata;
- i personaggi shakespeariani (Macbeth, Otello, Falstaff)
- per quanto rimasto dopo la censura, Rigoletto (1851, dal Roi s’amuse di Victor Hugo), buffone e deforme, ma pieno d’amore per la figlia Gilda insidiata dal seduttore Duca di Mantova (“La donna è mobile”, “Bella figlia dell’amore”);
- la prostituta Violetta della Traviata di Verdi, ispirata a La Signora delle Camelie di Dumas, che muore tisica rimpiangendo l’amore per Alfredo;
- l’Aida wagneriana.
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è mancata Agata Maugeri in Mangiola
è mancata Agata Maugeri in Mangiola Ne danno il triste annuncio il marito Domenico Mangiola, i cognati Mangiola: Giacomo con la moglie Teodora Vitale, Maria con il marito geometra Antonino Battaglia, Stefano, la cognata Francesca Enrico ved. Mangiola, le famiglie: Zavettieri e Nucera i nipoti e parenti tutti. Un particolare ringraziamento alla signora Carmela Nucera, alle gemelle Katia e Giuditta e l’infermiera Valentina per le loro amorevoli cure. I funerali avranno luogo oggi 28 c m alle ore 15:30 nel Santuario Maria di Modena. La camera ardente della cara Agata è allestita presso Hospice Via delle Stelle in via delle Camelie in RC. Read the full article
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Francesca Bertini e Gustavo Serena ne La signora delle camelie (Gustavo Serena, 1915)
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"Ho capito che mi amate per me e non per voi, mentre gli altri mi hanno sempre amata per loro stessi."
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Albert Lynch (Gleisweiler, 26 September 18/60 - Principality of Monaco, 25 March 19/50) was a Peruvian painter, born in Germany but always lived in France.
He is therefore considered a French painter.
In fact, Lynch always spent his life in Paris, initially studying at the "School of Fine Arts" under the guidance of William Bouguereau, then in the ateliers of Jules Noël, Gabriel Ferrer and Henri Lehmann.
He then took French citizenship and, in October 18/96, married Maria Anna Victoria Bacouel.
He had numerous participations in the Salon of French artists, where he received awards in 18/90 and 18/92.
Finally, at the Expo of 19/00 he was awarded the gold medal.
Lynch painted mostly female portraits and genre scenes of French life, but the protagonists of his paintings are always female.
He made little use of oil paint on canvas, preferring instead tempera, pastel and watercolor.
His pictorial nourishment was the spirit of the Belle Époque that often transpires from his works, but the subtle vein of melancholy romanticism that emerges in many portraits of him should not be forgotten.
He also illustrated several books of great fame and success, such as "The Lady of the Camellias" by Alexandre Dumas fils, "Le père Goriot" by Honoré de Balzac, "La Parisienne" by Henry Becque.
From 19/30 he moved to the Principality of Monaco, where he lived until his death in Avenue de la Gare (now Avenue Prince Pierre).
He died in 19/50, at the age of ninety.
Albert Lynch (Gleisweiler, 26 settembre 18/60 – Principato di Monaco, 25 marzo 19/50) è stato un pittore peruviano, nato in Germania ma sempre vissuto in Francia. È considerato, pertanto, un pittore francese.
Lynch, infatti, trascorse la sua vita sempre a Parigi, studiando, all'inizio, presso la "Scuola di belle arti", sotto la guida di William Bouguereau, poi negli atelier di Jules Noël, Gabriel Ferrer e Henri Lehmann.
Prese quindi la cittadinanza francese e, nell'ottobre del 18/96, sposò Maria Anna Victoria Bacouel.
Numerose furono le sue partecipazioni al Salon degli artisti francesi, dove ricevette dei riconoscimenti nel 18/90 e nel 18/92.
Infine, all'Expo del 19/00 gli fu assegnata la medaglia d'oro.
Lynch dipinse in massima parte ritratti femminili e scene di genere della vita francese, ma i protagonisti delle sue pitture sono sempre femminili. Impiegò poco la pittura ad olio su tela, preferendo invece la tempera, il pastello e l'acquarello.
Il suo alimento pittorico fu lo spirito della Belle Époque che traspare spesso dalle sue opere, ma non va dimenticata la sottile vena di malinconico romanticismo che affiora in molti suoi ritratti.
Illustrò anche diversi libri di grande notorietà e successo, come "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas figlio, "Le père Goriot " di Honoré de Balzac, "La Parisienne" di Henry Becque.
Dal 19/30 si trasferì nel Principato di Monaco, dove abitò sino alla morte in Avenue de la Gare (oggi Avenue Prince Pierre). Morì nel 19/50, a novant'anni.
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Il cuore mi batté quando seppi che era lei; e i due anni passati senza vederla, e il risultato che pareva aver avuto quella separazione, sembrarono svanire nella nebbia al solo contatto della sua veste.
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Quando entrai nel palco, Margherita rideva, rideva forte. Avrei preferito vederla triste.
La signora delle Camelie, A. Dumas
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Io avrei voluto soffrire per Marguerite, temevo che mi accettasse troppo presto e mi concedesse con troppa sollecitudine un amore che avrei voluto pagare al prezzo di una lunga attesa o di un grande sacrificio. Ed è una fortuna che l'immaginazione restituisca ai sensi tanta poesia e che il desiderio fisico lasci spazio ai sogni dell'anima.
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Se mi avesse dato una coltellata mi avrebbe fatto meno male.
- Alexandre Dumas, La signora delle camelie
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