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#la salvaguarda
gehennarp · 7 months
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Donde las criaturas sobrenaturales se alzan con el poder, se creen por encima de todo hay humanos que aún están dispuestos a pelear, que ven el horror y la monstruosidad, que saben que deben erradicarlos por el bien de toda la humanidad. Pelean, arriesgan su vida desde la fragilidad para tener una oportunidad, un futuro. Infiltrados en casi todas las zonas de Viena, a excepción de la Corte Élfica y las Catacumbas, esperan su momento para llevar a cabo otra carnicería. 
La Salvaguarda
Viena se volvió turbulenta, peligrosa y llamó la atención de La Salvaguarda. Un antiguo grupo de cazadores escindidos de la vía eclesiástica y originarios de Italia y España, que solo han buscado sin descanso erradicar a los brujos y los demonios de la tierra. Criaturas corruptas, criaturas que deben ser eliminadas. Formados por cinco familias, sus enseñanzas pasan de generación en generación. Rechazando la magia con fuerza, viendo el pecado en cada uno de los brujos sin importar qué tipo de magia profesen.
Los Grigori
Nadie sabe exactamente cómo han surgido o de dónde. Más letales, más sanguinarios que La Salvaguarda y sin absoluta piedad con ninguna raza. Han visto lo que han hecho con su ciudad, lo que podrían hacer con el mundo entero. La sentencia está clara para ellos: Ninguna criatura debe vivir en un mundo que pertenece a la humanidad. 
Empezaron a surgir hace un año, en el inicio de las hostilidades. Criaturas que perecían ante un grupo, que si bien no organizado empezaba a ser fuerte. Primero se dijo que fue la arrogancia de algunas criaturas, creyéndose superiores, lo que les llevó a caer. Los rumores dijeron que era cuestión de números, eran muchos. Pero la realidad es que hay algo mucho más perturbador: son más fuertes, son más rápidos. Fueron dos hermanos que lo perdieron todo cuando se arrasó la Zona Norte. Un demonio les salvó la vida, también les enseñó lo frágiles que eran frente a otras criaturas. Y le dieron muerte fruto del pánico, bebieron su sangre buscando ser más y lo fueron. Consumir la suficiente sangre de demonios o ángeles les dio poder, les dio más fuerza y, una vez comienzas ese camino, no hay vuelta atrás. Crearon una rebelión, una forma de defenderse de las criaturas, de aquellos que querrían aplastarles. 
Sin misericordia o piedad, todos deben morir porque la Tierra es de los hombres y si para ello deben cercenar a cientos de ángeles y demonios lo harán. Ahora es la fuente de su seguridad, es como una droga que ya no pueden abandonar.
Notas
Todos los cazadores son humanos mortales, solo en el caso de los Grigori tienen capacidades ligeramente mejoradas.
Para ser parte de La Salvaguarda se deberá tomar uno de los cinco apellidos de las familias fundadoras. Además tendrán pjs canon.
Los Grigori y La Salvaguarda pueden residir en cualquier lugar de Viena haciéndose pasar por humanos comunes, a excepción de las Catacumbas y la Zona Norte perteneciente a los elfos.
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ross-nekochan · 1 year
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Soffro di eco-ansia.
Penso da sempre, però negli ultimi tempi si era fatta più stringente. L'ho capito quando ero a Rovigo: mi era comparso un reel in cui una ragazza diceva di aver provato ansia per l'uso del condizionatore e io in quel periodo chiudevo spesso i caloriferi perché per me non ce n'era bisogno.
Ancora ne soffro: ogni notte sudo sette camicie in questa terra dall'umidità asfissiante eppure accendo il condizionatore solo se mi sveglio durante la notte e non ne posso più. Tutti gli altri lo hanno fisso acceso 24/7 anche a 20 gradi senza nessun senso di colpa.
Mi fa molto ridere quando leggo tantissimi post sul cambiamento climatico e leggo i commenti di italiani giustamente apprensivi che fanno del loro meglio dichiarando di accendere l'aria condizionata poche ore al giorno, di fare la raccolta differenziata ecc.
Rido perché non sanno che sono formiche nell'oceano. L'Europa sta (almeno in parvenza) cercando di attuare qualche strategia per la salvaguarda dell'ambiente.
Ma in Asia se ne sbattono grandemente il cazzo tutti, nessuno escluso. Si capisce dai pochi esemplari di indiani che sono qui che nel loro stato la parola "raccolta differenziata" è come parlare una lingua diversa. Qui non è molto diverso: a parte lattine di alluminio, bottiglie di plastica e indifferenziato, si brucia tutto. L'aria condizionata è parte integrante della vita di tutte le case, di tutti gli uffici e dei supermercati 24/7 a temperature per cui io spesso ho bisogno di una giacca addosso tanto è il freddo.
Il sole sorge alle 4:00 del mattino e tramonta alle 18:30 in estate eppure non è mai venuto in mente a nessuno di cambiare l'ora per risparmiare elettricità. Che ce ne fott.
Qualsiasi organizzazione governativa e non, sostiene della necessità di un consumo saltuario di carne. In questo spicchio di nazione sovrappopolato non esiste un solo piatto tipico o tradizionale in cui non sia presente la carne e la stessa cosa penso accada nei paesi vicini.
Per questo rido. Perché forse in Europa, seppur in maniera un po' ipocrita, pensiamo ancora che con l'impegno possiamo avere qualche chance, quando invece in Asia a malapena si conosce la parola e la responsabilità individuale (seppur minima) nelle abitudini non è assolutamente contemplata.
Nel frattempo, ancora indossano la mascherina per paura che il covid possa tornare per sterminarci tutti. Sono così stupidi e arretrati che manco se ne accorgono che si stanno sterminando da soli... continuate pure così, in nome dell'avanzamento e del progresso che giustamente avete finalmente raggiunto e che non vi volete perdere. Tanti auguri.
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leregirenga · 6 months
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Rompe con todo aquello que nos quiere separar, con lo que nos quiere mantener alejados y fuera de nuestro mundo.
Rompe cadenas, distancias, miedos, temores e incertidumbre.
Salvaguarda con ternura y gran cariño las caricias que te regalo, mis besos y el amor que te obsequio con total adoración.
Finalmente une tu abrazo al mío y unifiquemos esto que nos une, no dejemos que nadie destruya lo que tanto nos amamos, lo mucho que nos cuidamos.
Leregi Renga
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t-annhauser · 2 years
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L'antiquato Platone
Nella sua genuinità di antico greco Platone riteneva la demagogia una forma di corruzione della democrazia, tuttavia in caso di governo corrotto aggiungeva anche che la demagogia è comunque la forma preferibile di corruzione, soprattutto rispetto alla tirannide e all'oligarchia, perché almeno salvaguarda la libertà. Chissà cosa direbbe oggi Platone assistendo allo spettacolo di questa specie di oligarchie che gestiscono democraticamente il potere facendo largo uso di argomenti demagogici. Tutto si è corrotto, la purezza degli antichi in primis, non ha più luogo d'essere, Platone parlava sub specie aeternitatis, sotto l'aspetto dell'eternità (i concetti puri sono slegati dall'accidentalità del mondo empirico, sono iperuranici e quindi perfetti, il concetto del cavallo rappresenterà sempre un cavallo, mai un asino). C'è anche il fatto che oggi, in piena guerra contro le dittature che minacciano la democrazia, fare questioni di lana caprina sul grado di democraticità delle nostre democrazie è considerato sospetto e controproducente, tuttavia mi domando se a forza di sospendere il senso critico per motivi urgenti, alla fine, di urgenza in urgenza, la democrazia non rischi di tramutarsi sotto il nostro naso in qualcosa d'altro, qualcosa di meno democratico. Per Platone, va da sé, la democrazia si muta inevitabilmente in dispotismo, ma Platone, abbiamo visto, è ormai antiquato, noi moderni siamo troppo avveduti, troppo conoscitori della storia per non accorgerci di quel che accade.
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rideretremando · 1 year
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"Io lo spot della pesca dell’esselunga non l’ho visto, ma sulla questione separazione della quale tutti parlate posso dire due cose- sia a livello personale sia a livello lavorativo: i figli soffrono la separazione fino ad un certo punto. Ciò che soffrono di più è il costante litigio dei due genitori: per questo è necessario mandare giù rospi grandi come case e salvaguardare i rapporti tra l’altro genitore e figlio.
Chi non salvaguarda questo rapporto coprendosi dietro alla volontà del figlio di non vedere più l’altro crea problemi micidiali, una sofferenza indescrivibile ma non solo all’ex coniuge, ma al figlio stesso. Ho visto e sentito tante di quelle cose in tal senso che sforano nella vera e propria alienazione parentale che dovrebbero solo concludersi in un avvocato che prende il genitore rancoroso e gli urla in faccia: ma la pianti, cretina?
( femminile non a caso, solitamente la gestione principale è’ affidata alla madre)"
Francesca Kowalsky
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Biodiversidad y glaciares: peligros y consecuencias del cambio climático
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La alerta climática hace volver la mirada hacia los gigantes de hielo y su rica biodiversidad que vemos desvanecerse ante nuestros ojos. Greenpeace alienta la lucha por su conservación y salvaguarda, que una vez más, está en manos de cada acción de cuidado llevada adelante por cada actor social. 
Es una triste noticia saber, de modo científico, que los bellos e imponentes glaciares de todo el planeta están menguando de modo alarmante año tras año. Esto no sólo es triste desde el punto de vista contemplativo, ya que los glaciares son estéticamente admirables y majestuosos, sino que además, ellos desempeñan un papel crucial en la vida de toda la humanidad. 
La función natural principal de los glaciares es la de actuar como reservorios de agua monumentales . Estas moles de hielo son las que guardan y atrapan el agua que cae sobre su estructura en forma de nieve durante las estaciones húmedas y que luego, van liberando poco a poco como agua de deshielo en las temporadas más secas. Al proceder de este modo, los glaciares abastecen de agua a los ríos que, por ellos, pueden regalar en su cauce abundante y constante suministro de agua a lo largo de todo el año. 
Muchas personas ignoran que los glaciares, además de ser bellos y alegrar el alma de quien los contempla, son parte integral de la actividad industrial, de los medios de vida, de la naturaleza y del clima en todos los continentes del planeta en donde se encuentran. Y,sobre todo,que son cruciales a la hora de sustentar la vida en algunas de las regiones del planeta más densamente pobladas y con un ritmo rápido de expansión.
La vida del hombre y su dependencia de los glaciares
Las personas que habitamos esta tierra dependemos más de lo que nos imaginamos del agua que proviene de los glaciares. Por ejemplo, esto se da de modo vital en el caso de la producción de energía hidroeléctrica para el riego,para las actividades ganaderas, y también para la producción y el sector del transporte.
Pero , ocurre que el delicado equilibrio que ha mantenido en pie a los glaciares ha entrado en crisis a nivel global desde hace ya un largo tiempo .Este desbalance o desajuste ha provocado la disminución de su volumen a una velocidad que , lamentablemente, va en progresivo aumento.
Ahondar en esta problemática y comprender la celeridad con la que el planeta se está quedando sin sus glaciares, posibilitará en gran medida su protección y ayudará en el futuro, a las personas que dependen de ellos para la vida de un modo más estrecho a tomar medidas de ajuste en sus actividades y estilos de vida.
Índice de vulnerabilidad de los glaciares
Si se evalúan datos, como ser, el grosor de los glaciares, su precipitación o rompimiento, la capa de nieve que cubre su superficie y, en conjunto, todo ello vinculado a las demandas de agua requeridas por parte de la agricultura,las poblaciones cercanas, las industrias y la que necesita la naturaleza aledaña para subsistir se lleva a un índice evaluador muy útil. Arthur Lutz, geógrafo , físico e investigador de la Universidad de Utrecht en Holanda, creó con todas estas variables un índice de vulnerabilidad de los glaciares.
A este índice de vulnerabilidad se lo asoció a una región del planeta puntual, pudiendo individualizar así, cada índice o “torre de agua”, con una región particular. De este modo, los científicos identificaron 78 “ torres de agua” en la que cada “torre” se identifica con un conjunto de glaciares,ríos y cadenas montañosas que se consideran como un grupo compacto de estudio . También cada “torre de agua” recibe el nombre de un río del planeta para su identificación.
Así, los científicos pudieron demostrar la importancia vital de cada torre de agua para su particular región del planeta. Luego, utilizando sistemas de predicciones sobre las poblaciónes y las industrias, y su curva a futuro, se pudo llegar a conocer qué tan vulnerables serían al cambio climático en el corto y largo plazo.
Las torres de agua del Ganges y del Asia Central 
Algunas regiones del mundo, por ejemplo donde se ubican las torres de agua del Ganges y del Indo y , en Asia Central, las torres de Amu Daria y de el Sir Daria obtienen puntuaciones de vulnerabilidad muy altas», indicó Lutz.
«Eso sucede porque estas torres o sistemas poseen grandes cantidades de agua almacenada en formaciones glaciares y también abundantes capas de nieve. Además, la demanda de agua río abajo es muy grande y los valles, la fauna , la flora y las personas que viven en esas regiones dependen en extremo del agua de la montaña».
De modo similar, la región que conforma la torre del Indo en Pakistán y el noroeste de la India, abastecen el sistema de riego más grande e importante del mundo. Poblaciones compuestas por miles de millones de personas necesitan de modo vital de esta cuenca proveedora de agua como sustento para sus fuentes de alimento y para el desarrollo de sus economías. 
El valor económico de los glaciares
El Producto Bruto Interno (PBI) que se produce en las cuencas del Ganges-Brahmaputra y del Indo dependen del agua de deshielo de los glaciares que en 2000 alcanzó un valor de alrededor estimado de US$420.000 millones y US$295.000 millones, respectivamente.
Pero, se estima que para el 2050, las poblaciones de Pakistán, India y Bangladesh se expandirán de modo significativo y las economías de estos países se acelerarán de modo veloz. En cifras esto arroja como resultado que el PIB producido en esas cuencas hídricas, aumentará a US$5 billones y US$2,5 billones, lo que representa un aumento de 11 y 8 veces su valor, ubicándose en el primer y tercer lugar en la lista de vulnerabilidad de Lutz y sus equipo.
Estas cifras, sólo dejan ver en ejemplos concretos, cuán necesarios son los glaciares para el desarrollo de la vida de innumerables poblaciones alrededor del mundo. La ventaja de contar con un índice de vulnerabilidad posibilita tomar conciencia y accionar en pos de mayores y significativos cambios para lograr su conservación. Ello implica accionar de modo concreto para evitar el aumento de la temperatura del planeta. También, lo que evidencia el índice de vulnerabilidad de los glaciares es la crucial importancia de comprender de modo cabal la velocidad con la que estamos perdiendo a este maravilloso recurso de la naturaleza y accionar en consecuencia.
Originally published at http://accionbiodiversidadblog.com/ June 29, 2023.
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kneedeepincynade · 1 year
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Another blow to the Americans,another sign that the west opinion is not so important anymore
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ SOSTENERE LO SPIRITO DI SHANGHAI PER COSTRUIRE UNA COMUNITÀ DAL FUTURO CONDIVISO ⚠️
🇮🇷 Ieri, 04/07, la Repubblica Islamica dell'Iran è ufficialmente entrata nell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai 🥳
🇨🇳 Il Presidente Xi Jinping ha preso parte all'evento insieme agli altri Presidenti dei Paesi membri, e ha dichiarato che Pace, Sviluppo e Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) sono tendenze inarrestabili dello Spirito dei Tempi: «Il Mondo, oggi, sta subendo sia trasformazioni che sconvolgimenti, e l'umanità deve affrontare sfide senza precedenti: unità o divisione, pace o conflitto, cooperazione o confronto. La mia risposta è questa: il desiderio delle persone per una vita felice è il nostro obiettivo» 😍
😉 La Via per la Felicità, lo Sviluppo e la Cooperazione è intrinseca alla Nuova Via della Seta, e il Presidente Cinese ha invitato i 149 Paesi partecipanti a lavorare uniti per la Costruzione di una Comunità dal Futuro Condiviso 👩‍❤️‍👨❤️👩‍❤️‍👨
📈 Accordandosi con lo Spirito dei Tempi, e andando di pari passo con la direzione del progresso dell'umanità, la Cina è convinta che la SCO crescerà sempre di più:
💬 «Il Popolo Cinese si è legato al Partito Comunista Cinese per perseguire la Modernizzazione Cinese. La Cina spera di condividere nuove opportunità di sviluppo con i Paesi SCO e con tutti i Paesi del Mondo attraverso i suoi risultati nella Modernizzazione. [...] Una giusta causa trova grande supporto, e un grande viaggio con molti compagni ci permette di andare lontano» ❤️❤️
😍 I Paesi SCO hanno seguito la meravigliosa tradizione dello stare insieme nella buona e nella cattiva sorte, come passeggeri della stessa barca, ha dichiarato il Presidente Xi Jinping, focalizzandosi sul Rispetto Reciproco (相互尊重) e sul reciproco sostegno degli interessi fondamentali di ogni Paese 😉
 
☑️ I Paesi SCO, legandosi al concetto di Sicurezza Comune, hanno accolto le reciproche preoccupazioni di sicurezza, e hanno salvaguarda la Pace, la Stabilità e la Tranquillità nella Regione 🕊
⭐️ Un Paese avanzato deve avere una Filosofia di Sviluppo che sia avanzata, e la sinergia tra la Nuova Via della Seta e le strategie di sviluppo nazionali e regionali hanno promosso e promuoveranno ulterioremente la cooperazione nello sviluppo economico 📊
💬 «I Membri della SCO hanno sostenuto l'equità, e si sono opposti ad atti egemonici e prepotenti, costruendo partenariati basati sul Dialogo piuttosto che sul confronto, sulla Cooperazione piuttosto che sull'alleanza contro Paesi terzi», ha dichiarato il Presidente Xi Jinping 🇨🇳
☑️ Cina e Paesi SCO dovrebbero rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza, ha affermato il Presidente Cinese, reprimendo congiuntamente le pericolose forze terroristiche, separatiste ed estremiste, come quelle del Movimento jihadista del Turkistan Orientale, del Partito Islamico del Turkistan e dell'ISKP 🤧
💕 La Cina si congratula con l'Iran, e spera che anche la Bielorussia possa completare il prima possibile il processo di adesione, per salvaguardare la Pace, la Stabilità, la Tranquillità e il Buon Vicinato 😍
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⚠️ SUPPORT THE SPIRIT OF SHANGHAI TO BUILD A COMMUNITY WITH A SHARED FUTURE ⚠️
🇮🇷Yesterday, 04/07, the Islamic Republic of Iran officially joined the Shanghai Cooperation Organization 🥳
🇨🇳 President Xi Jinping took part in the event together with the other Presidents of the member countries, and declared that Peace, Development and Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢) are unstoppable tendencies of the Spirit of the Times: «The World, today , is undergoing both transformation and upheaval, and humanity faces unprecedented challenges: unity or division, peace or conflict, cooperation or confrontation. My answer is this: people's desire for a happy life is our goal» 😍
😉 The Road to Happiness, Development, and Cooperation is intrinsic to the New Silk Road, and the Chinese President has invited the 149 participating countries to work together for Building a Community with a Shared Future 👩‍❤️‍👨❤️👩‍ ❤️ 👨
📈 In accordance with the Spirit of the Times, and going hand in hand with the direction of mankind's progress, China is convinced that the SCO will grow more and more:
💬 ′′ The Chinese people have linked up with the Communist Party of China to pursue Chinese Modernization. China hopes to share new development opportunities with SCO countries and all countries of the world through its achievements in Modernization. [...] A just cause finds great support, and a great journey with many companions allows us to go far» ❤️❤️
😍 SCO countries have followed the wonderful tradition of being together through thick and thin, as passengers in the same boat, said President Xi Jinping, focusing on Mutual Respect (相互尊重) and mutual support of each country's core interests 😉
☑️ SCO countries, by binding themselves to the concept of Common Security, have welcomed each other's security concerns, and have safeguarded Peace, Stability and Tranquility in the Region 🕊
⭐️ An advanced country must have a development philosophy that is advanced, and the synergy between the BRI and national and regional development strategies has promoted and will further promote cooperation in economic development 📊
💬 "SCO Members advocated equity, and opposed hegemonic and overbearing acts, building partnerships based on Dialogue rather than confrontation, Cooperation rather than alliance against third countries," said President Xi Jinping 🇨🇳
☑️ China and SCO countries should strengthen cooperation on security, said the Chinese President, jointly cracking down on dangerous terrorist, separatist and extremist forces, such as those of the East Turkistan Jihadist Movement, the Turkistan Islamic Party and the ISKP 🤧
💕 China congratulates Iran, and hopes that Belarus too can complete the accession process as soon as possible, to safeguard Peace, Stability, Tranquility and Good Neighborhood 😍
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Ejemplo de plantilla y guión para shifting
Ya hay muchos modelos de guiones y plantillas por ahí en internet, pero sigo viendo muchos comentarios de gente que no tiene ni idea de por dónde empezar, así que voy a compartir uno de los míos por si les sirve de ayuda.
Ésta es la estructura de mi plantilla de Boku no Hero Academia, he elegido ésta porque es la más extensa y detallada que tengo, pero, recordemos, ¡NO ES NECESARIO rellenarlo todo ni incluir todos los detalles! Mi plantilla de mi RD de fantasía es super minimalista, porque ya tengo las cosas claras en mi cabeza desde hace muchos años (y también quiero que me sorprenda y no planificarlo todo). De igual forma hay muchas cosas que no suelo poner y otras personas sí las ponen o las hacen más detalladas (por ejemplo hay gente que pone una ficha de cada miembro de su familia), puedes quitar o añadir todo lo que quieras, poner imágenes, ¡hazlo a tu gusto!
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Realidad deseada: (nombre de tu RD, o descripción en pocas palabras si no tiene nombre, como “versión mejorada de mi RA” o “mi mundo de fantasía”) Datos básicos: Nombre: Edad: Cumpleaños: Género: Orientación: Ocupación: Idiomas:
[ Específico de Boku no Hero Academia o realidades con superpoderes ] Alias: Descripción del superpoder: Debilidades: Traje de héroe: (descripción o imágenes)
Apariencia: (puedes hacer ficha detallando cosas como color de pelo, color de ojos, altura... una a una, pero yo prefiero escribir una descripción general en forma de párrafo) Vestimenta: (descripción del estilo de ropa, prendas concretas que quieras tener...)
Familia y trasfondo: (igual que antes, puedes dividirlo en secciones, hacer una ficha de cada persona... o escribir un párrafo dando una visión general; también describo mi casa o el lugar donde vivo en esta sección)
Relaciones: (algunas personas hacen también una sección de amigos, parejas y relaciones con otras personas importantes en su vida, pero yo no lo tengo, en mi caso prefiero hacer amigos al llegar a la UA y ver con quién me llevo mejor o peor en vez de guionizarlo de antemano)
Otros datos: (aquí tengo una lista en plan cajón desastre con todo lo que se me ocurre, desde aficiones, talentos, particularidades, objetos concretos que quiero tener... hasta pequeñas cosas para hacer mi experiencia más agradables, como que soy inmune a que se me enrede el pelo o que siempre me gusta la comida del comedor; también puedes incluir aquí que tienes la LIFA App)
Especificaciones: Ratio de tiempo entre RA y RD:  Clave para saber que he llegado a mi RD (olor, sonido...):  Palabra clave para regresar a mi RA: Cuánto tiempo quiero estar en mi RD: Otros detalles: (por ejemplo que cuando vuelva a shiftear volveré al mismo momento donde lo había dejado, etc)
Salvaguardas: (datos de seguridad, como que no puedo morir en mi RD, que siempre logro salir de situaciones peligrosas o soy salvada por mis aliados, y otras cosas que hagan mi experiencia más segura)
Guión:  Parte 1: (en qué momento y circunstancias vas a despertar al llegar a tu RD) Parte 2: (cosas concretas que quieres que pasen en tu RD; pueden ser generales, o ir siguiendo toda la historia y poner qué haces en cada momento, o poner sólo momentos muy concretos que quieres vivir sí o sí, como una cita con tu crush)
Ejemplo: Parte 1: Es mi primer día de curso en la UA. Despierto en mi habitación, en mi casa de Musutafu, con tiempo de sobra para prepararme y llegar a tiempo a la academia. Parte 2: Las chicas de la clase 1-A hacemos piña desde el primer día, y quedamos después de clase para ir a un karaoke y a tomar unas pizzas. En el festival deportivo formo equipo con Todoroki y quedo en tercer puesto. Hago las prácticas con Hawks.
También me gusta poner al final la frase “soy feliz, estoy protegida, me voy a acordar de todo lo que pase porque es real”. Se la oí a una youtuber que no recuerdo quién era cuando estaba haciendo mis primeros guiones, me gustó la idea y se la copié, pero evidentemente es opcional.
De nuevo, esto es sólo cómo lo hago yo, y debes hacerlo como te resulte más cómodo y práctico, pero espero que sirva como guía general o para dar algunas ideas. Os recuerdo también este post que escribí hace tiempo con ideas de cosas específicas que suelo poner en mis plantillas. ¡Feliz viaje entre realidades!
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jgmail · 1 year
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Los tentáculos de Heidegger: derecha no alineada y derecha indefinida
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Ismael Carvallo Robledo
Con motivo de los trabajos de Víctor Farías Heidegger y el nazismo y Heidegger y su herencia. Los neonazis, el neofascismo y el fundamentalismo islámico,de reciente aparición este último, en edición de Tecnos, Madrid 2010
«Es evidente que lo que se juzga no es a un funcionario muerto, profesor en Friburgo en los años 30 y 40, sino a este mismo funcionario en cuanto autor de un sistema filosófico de amplia y profunda influencia que, entre otras cosas, tuvo que ver, al menos desde un punto de vista etic, con lo que, sobre todo en Francia en los años 40 y 50, se llamó existencialismo y tiene que ver con lo que, en los años 80, se llama, sobre todo desde Italia, postmodernismo. En general, se trata de una concepción filosófica muy definida de nuestro siglo y que su autor presentó (y muchos lo han recibido) como la única alternativa a las dos grandes concepciones actuales –vinculadas con la ciencia y la tecnología planetaria del presente– del mundo y de la historia: el positivismo y el marxismo.» (Gustavo Bueno, «Fascismo y filosofía, Sobre Víctor Farías, Heidegger y el nazismo, edición española, Muchnik Editores, Barcelona 1989», El Basilisco, 2ª época, nº 1, 1989.)
I
No fue hace mucho cuando a mis manos llegó la convocatoria en la que se daba cuenta de la organización de un singularísimo encuentro, presentado como Día Cultural, enmarcado en las actividades conjuntas a un Foro Mundial de Educación (FME) que, imagino, habrá tenido lugar muy recientemente en las instalaciones de una universidad pública de la Ciudad de México.
El Día Cultural en cuestión tenía como título de su convocatoria el rótulo siguiente: «Palestina a nuestro alcance». En la explicación de motivos, los organizadores consignaban que el objetivo principal es (era) «poner en contacto a la comunidad mexicana con la mayor cantidad de objetos, gente, comida y ambiente en general –día cultural, en efecto, podríamos muy bien decir, IC–, propio de Palestina no sólo en tiempos difíciles, sino realmente tomar la esencia de su gente y costumbres. Al dar a conocer la historia y situación actual en Palestina –continúan los convocantes– pretendemos, además, mostrarle a la población los aspectos culturales, religiosos y místicos que acerquen y atrapen a todos los que asistan y motivarlos a conocer y seguir todos los eventos hasta el FME.»
Dentro del programa de actividades, estuvo contemplado la realización de una Mesa redonda, titulada «Aprender viviendo: Diversas visiones de mexicanos en Palestina», una Muestra fotográfica, una Conferencia sobre la «Importancia de Palestina para el Islam y los Musulmanes», y una segunda Conferencia, en este caso impartida por Omar Weston, inglés fundador del Centro Cultural Islámico de México, titulada «Islam y el mundo de los Musulmanes». A las 20:15 habría de tener lugar una llamada a la Oración Adhan, «Iftar», y, luego, de 20:45 a 21:00 horas, la Oración misma. ¿Pero cómo es posible que nadie haya dicho nada ante la celebración de esta ceremonia de oración musulmana en una institución de educación superior pública y en una Estado laico respecto de cuya salvaguarda todo mundo se desgarra las vestiduras? ¿Qué hubiera pasado si la Iglesia católica hubiera querido llevar a cabo una misa habitual en las instalaciones de esta universidad? Pero sigamos.
Tenemos pues, en todo caso, como se ve, una convocatoria que muy bien podría ser catalogada dentro del rubro de los movimientos sociales, en este caso de los movimientos sociales que enarbolan y se solidarizan con la causa palestina en el marco de tan compleja, complejísima y, sin duda –no lo negamos–, dramática aunque oscura situación actual en oriente medio. Movimientos sociales en todo caso que, desde un punto de vista gnoseológico, pueden muy bien ser acogidos, estudiados y alimentados, nutridos, conceptual, disciplinaria e ideológicamente desde la Facultad de Ciencias Sociales y Políticas, o de Humanidades, o de Antropología, de cualquier universidad convencional, bien sea pública, como ya vemos, o, quizá, incluso, privada.
Pero hubo algo que, dentro de la sorpresa y desconcierto que de suyo nos produjo la convocatoria a semejante encuentro «cultural» –¿qué puede tener de interés un llamado a la Oración Adhan para un ateo materialista católico como el que suscribe?, ¿qué pasaría de hecho con un ateo materialista declarado en un mundo islamizado?, me preguntaba yo, entre otras muchas cosas–; hubo algo, decimos, que incrementó notablemente el descuadre de nuestro gesto: el hecho de que, en el final de la convocatoria, el mensaje terminaba como remate con la consigna de que el evento en cuestión habría de tener lugar en las instalaciones de una universidad, de domicilio céntrico y conocido, con sede en «México Tenochtitlán».
¿México Tenochtitlán? ¿De qué se estaba tratando? ¿De conjugar acaso la reivindicación indigenista con la reivindicación islámica? ¿El mundo musulmán revitalizado en alianza con el mundo prehispánico «originario» rescatado? ¿Una alianza entre «pueblos originarios» prehispánicos y «pueblos árabes» musulmanes, confraternizados con el resto de los pueblos del mundo contra la Dominación de su Otredad y de su mismidad esencial? ¿En función de qué tercer variable podría acaso darse semejante ecuación? ¿Pero cómo puede ser esto procesado?
Obvio es decir que el asunto estaba por entero presentado con la parafernalia, la retórica, la estética y la «sensibilidad» de «la izquierda». ¿Pero cómo puede alguien que se considere «de izquierda» tener interés que no sea el estrictamente antropológico, histórico o filosófico-teológico, pero nunca vivencial o existencial, es decir, que «se la crea» y permita «ser atrapado», en cuestiones religiosos o místicas del Islam?
En esos momentos recordé el panfleto que hace algunos años a mis manos llegó, con el título «La sociología como arma de la revolución», de un sociólogo/activista entiendo que chileno –el panfleto lo traía alguien que regresaba de un viaje a Chile– en donde, entre otras ocurrencias de bobo solemne, hacía la propuesta delirante de que la resistencia global contra El Capital a escala global tenía dos líderes fundamentales, a saber: Osama Ben Laden y el Subcomandantes Marcos.
Ahí estaba la conexión otra vez: indigenismo posmoderno y globalizado articulado con el fundamentalismo islámico, situados ambos en la plataforma de los Nuevos Movimientos Sociales anti-globalización estudiados en las facultades de ciencias sociales, en alianza contra El Capital y, podríamos decir, Occidente, en manos de un adolescente izquierdista infantilista radicalizado (como diría Lenin) y pseudo-revolucionario (como diría también Lenin; véase Fraseología pseudo-revolucionaria).
¿Pero qué pasa aquí?
Tiempo después me fui a cruzar en una librería con el recientísimo libro de Víctor Farías, autor, como se sabe muy bien, del polémico libro Heidegger y el nazismo, editado por primera vez en francés en 1987, y en español en 1989, y quien en esta ocasión nos ofrece, bajo el sello de Tecnos España, en edición de 2010, una continuación de aquélla pormenorizada investigación con el no menos polémico y también no menos escandaloso título Heidegger y su herencia. Los neonazis, el neofascismo y el fundamentalismo islámico.
Ya había yo comprado hace años el libro primero de Farías, en edición de Akal y el Fondo de Cultura Económica (2ª edición aumentada, impreso en Santiago de Chile en 1998), pero, por razones de tiempo y acumulación de lecturas y trabajo, no lo había leído aún.
Pues bien: había llegado el momento de hacerlo, pues la aparición del segundo libro en el contexto del encuentro islámico en México Tenochtitlán y de la estúpida ocurrencia del sociólogo chileno (igual de estúpida que la de referirse a la ciudad de México como México-Tenochtitlán, para ser parejos y con perdón), seguidor, el sociólogo-activista, suponemos, de Marcos y Osama Ben Laden en su lucha ética –la de Marcos, Osama y el chileno– contra El Capital, hacían ya dramáticamente urgente incorporar a nuestro trabajo las aportaciones de Farías a efectos de soportar y corroborar nuestros análisis críticos sobre la cuestión, desbordando los límites gnoseológicos de las ciencias sociales y de los movimientos sociales anti-globalización, para tratar de rastrear determinaciones filosófico-ideológicas, ontológicas, de tan churrigueresco amasijo, de ese totum revolutum de consignas y banderas políticas y sociales «otro mundo es posible».
Y es que la cuestión es que Farías, con fundamento en su primer libro, tiene realizado en el segundo el fichaje pormenorizado de ese amasijo enredado, un amasijo en el que ecologismo radical, el neofascismo europeo, el antisemitismo recalcitrante, el etnologismo racista indigenista, el chavismo bolivariano (sobre todo por sus vínculos con Norberto Ceresole y su furibundo antisemitismo) y el fundamentalismo islámico, se nos ofrecen en una enredadera ideológico-filosófica sostenida, amarrada por un mismo tentáculo: el tentáculo de Martín Heidegger.
Todas estas consignas y solidaridades, muchas de ellas animadas acaso por un voluntarismo sincero (y tanto peor cuanto mayor sea esa sinceridad), cobran ahora, al advertir la red de tentáculos de la que participan, los colores del más lóbrego radicalismo irracional y contradictorio. A mil leguas ya, nos parece, de cualquier posición de izquierda racionalista, por más izquierdistas que sean los atuendos, los sentimientos éticos y el voluntarismo psicológico de quienes, emic, participan en manifestaciones aquí y allá contra Israel, El Capital y Estados Unidos, o contra la guerra, Occidente y George Bush. Y no se trata ya de consignar a tales posiciones en el rubro de las izquierdas indefinidas (según podríamos hacer ateniéndonos a los criterios de El mito de la izquierda de Gustavo Bueno), sino de situarlas ahora en las casillas correspondientes a la derecha no alineada y a la derecha indefinida (según las coordenadas de El mito de la derecha, del profesor Bueno también).
La clave podría ser acaso –aquí podría estribar la cuestión– que uno de los dispositivos –si no es que el dispositivo maestro mismo– en cuya virtud hubo de operarse la deriva desde las unas hacia las otras (es decir, de la izquierda definida a la indefinida y de ésta a la derecha extravagante e indefinida), es, precisamente, la obra de Martín Heidegger.
Esta podría ser, por lo menos, una primera aproximación a las dos obras de Víctor Farías: Heidegger y el nazismo (París, 1987) se inscribiría en ese primer momento de configuración de la derecha no alineada fascista o nazi, acaecido fundamentalmente tras la derrota de Alemania e Italia en la Primera Guerra Mundial y al compás dialéctico del acenso de la revolución soviética de 1917 (contra la que, en buena medida, se organizaron) –véase El mito de la derecha–; Heidegger y su herencia. Los neonazis, el neofascismo y el fundamentalismo islámico (Madrid 2010) se inscribiría en un segundo momento de configuración política e ideológica de una derecha ya indefinida, emergente ya en un contexto nuevo en el que el fascismo y el nacionalsocialismo habrían sido liquidados tras las Segunda Guerra Mundial, en tanto que, correspondientemente, el comunismo del bloque soviético habría sido liquidado ya también tras la guerra fría y la caída de la URSS.
Y esto no implica que, en nuestro análisis, nos mantengamos dentro del dualismo maniqueo izquierda/derecha dentro del que, de manera general, hubo de darse la dialéctica político ideológica global en función de la cual tuvo lugar la transformación del Antiguo Régimen en el Nuevo, una transformación llamada a desembocar, tras la caída de la Unión Soviética, en la delicuescencia misma del Antiguo Régimen; y no lo implica porque esa disolución histórica significa, entre otras cosas, que esa dicotomía de izquierda contra derecha ha quedado ella misma desbordada o superada, diluida en nuevos antagonismos cuyas coordenadas sólo pueden ser ya apreciadas desde una escala filosófica, ontológica, y no ya, como hemos dicho, sociológica o politológica. Porque el asunto aquí no es saber quién es más de izquierda o de derecha, o qué tanta sensibilidad y apertura espiritual son necesarias para dejarse atrapar por la mística del Islam dentro de los límites de la experiencia religiosa o cultural (da pena ajena, por lo demás, advertir cómo personas adultas hacen convocatorias y eventos de tal naturaleza y cursilería), sino en detectar y bascular la escala de racionalidad de esa religión frente a otras, como el catolicismo, dentro de los límites de la teología y la filosofía, o en lograr entender, en ese mismo plano, las razones –e implicaciones– por las que tanto Heidegger como sus epígonos neonazis –o de la llamada Nueva Derecha– apelan a un neo-paganismo anti-cristiano y anti-judío, al considerar al cristianismo y al judaísmo como la plataforma dentro de la que hubo de darse la racionalidad y el individualismo modernos (y que tomen nota de esto los anticlericales «modernos» de hoy, que siguen sin lograr entender que el individualismo, el laicismo y el propio pensamiento moderno, considerando que en tal término pueda encontrarse algún sentido, fueron solamente posibles dentro y gracias al cristianismo).
Dice el profesor Gustavo Bueno, en la página 291 de El mito de la derecha, comentando el estudio de Michael Torigian sobre los fundamentos de la nueva derecha francesa con relación al grupo GRECE (Groupement de Recherche et d’Etudes pour la Civilisation Europeenne), comandado por el mismo Alain de Benoist que tan amplia y detenidamente estudia Farías en Heidegger y su herencia, que
«GRECE atribuye al cristianismo la responsabilidad, junto con el judaísmo, de haber creado un ultrarracionalismo en donde todos los aspectos de la vida humana están sujetos a numerosas prescripciones, leyes y prohibiciones. Por su universalismo católico los cristianos no tienen patria, sólo la tierra prometida por Dios: Su búsqueda de la salvación individual, en tanto que fruto de su preocupación por el porvenir en el más allá, les lleva a desmarcarse de sus vínculos con la comunidad étnica (a la que pertenecen) que era sacralizada por las religiones paganas y como consecuencia, legitima un ideal social opuesto radicalmente a la idea clásica de la tradición, la jerarquía y el corazón…»
Dice por su parte Farías, páginas 153 y 155 de Heidegger y su herencia:
«La superación del Judaísmo, esto es, el advenimiento del Paganismo como la nueva religión de Europa, debe ser fundada entonces en el pensar heideggeriano del ser, el tiempo y el Pueblo… (p. 153)… Alain de Benoist no sólo es entonces –para bien o para mal– sólo un divulgador de Heidegger. Puesto frente a la pregunta fundamental de cuál deberá ser la religión de Europa, aquello en que se decidirá trascendentalmente su ser histórico-político y espiritual, postulando que ese nuevo espíritu debe ser el Paganismo, encomienda a Heidegger la tarea «titánica» de destruir el desastre que son el Judaísmo y el Cristianismo… (p. 155)»
En todo caso, y como ya vemos, la implantación político-ideológica de la filosofía de Heidegger cobra entonces, sin duda, un interés fundamental en el contexto de los debates actuales sobre el estado político e ideológico del mundo contemporáneo, sobre todo en virtud del prestigio atribuido a Heidegger en multitud de frentes académicos, políticos e intelectuales; un prestigio que por cierto, en el caso de ciertos círculos de intelectuales, es utilizado muy comúnmente por farsantes (intelectuales sociológicos… es decir, intelectuales) y frívolos literatos (los halbwissende literati caracterizados por Carlos Marx en La sagrada familia) que no dejan nunca escapar la oportunidad, llegada la ocasión en la comida o cóctel social-cultural de turno (la presentación de un libro, el estreno de una película, la boda de la hija del político poderoso), para, sin soltar el vaso de whisky, decir con aplomo, afectación existencialista, dolor por el Ser y la mirada proyectada en el horizonte de la Nada, que, ‘como dice Heidegger’, lo fundamental en la vida es el «aquí y el ahora». ¿Sabrán estos cretinos petulantes y sensibles intelectuales progresistas existencialistas que Heidegger, durante años, según consigna Farías, iniciaba y terminaba sus clases con el ¡Heil Hitler! que muy simpática y existencialmente se usaba en el régimen nazi?
Y con esto no queremos decir en absoluto que haya que dejar de estudiar, entre muchas otras, y con todo el rigor y seriedad a nuestro alcance, la obra de Martín Heidegger. ¡Todo lo contrario! ¿Cómo obviar la lectura de alguien que con tanta fuerza ha influido, para bien o para mal? La cosa es no hacerlo desde la posición del frívolo poeta o intelectual sociológico (es decir, el intelectual) que va por la vida de profesional literario de la desesperación (y lo decimos porque conocemos a uno que otro).
Pero continuemos con el asunto, que es el da la ruta recorrida por la crítica ontológica a occidente.
II
Ya José Manuel Rodríguez Pardo, en su artículo del número 101 de El Catoblepas (julio 2010), ‘Del Apóstol Santo Tomás a Evo Morales. Genealogía de la derecha extravagante hispanoamericana’, establece la ruta genealógica que conduce a la génesis clerical del indigenismo hispanoamericano, presentado en efecto como derecha extravagante con arreglo a los criterios del materialismo filosófico (ver El mito de la derecha y El mito de la izquierda, de Gustavo Bueno), consignando en el parágrafo 6 la manera en la que ya Enrique Dussel, en artículo de 1965, utiliza categorías heideggerianas para referirse a la cuestión: ‘Europa es el ser-ahí y América el no ser, un ser en el mundo desvelado por los «europeos» que ya era preexistente’.
Sexta década del siglo XX. Pocos años después, la antropología y la etnología cobran fuerza inusitada en la Universidad occidental, desplazando las coordenadas tradicionales, clásicas en algún sentido, desde las que la política había estado operándose: economía política, teoría política, filosofía política, derecho. Marcuse, Freud y Simone de Beauvoir desplazan a Maquiavelo y Cicerón o, en otro plano, a Lenin o Rudolph Hilferding, que tenían todos ellos la mirada puesta en los problemas políticos pero vistos a la escala del Estado, en tanto que figura fundamental de la política, y su dialéctica histórica.
Después del Mayo del 68, nuevas disciplinas se consolidan ya con toda su fuerza y vigor al compás de la configuración de nuevas realidades socio-políticas: psicoanálisis, feminismo, ecologismo, etología y, en efecto, etnología y antropología, centrándose no ya tanto en el Estado y sus morfologías políticas cuanto en el sujeto, la subjetividad, la identidad. Y después vendrá la vertiginosa aberración (que produce vértigo) conocida como «etno-psicoanálisis».
Un Malraux, un Hobsbawm, quedan totalmente fuera de lugar, pertenecen a otra época: ‘Usted cita la frase de «la imaginación al poder». ¡Pero bueno, ¿es una broma?! ¿O acaso vamos a olvidar, nosotros que sabemos lo que es una verdad política, vamos a olvidar todo lo que ha sido nuestra vida? No es la imaginación la que toma el poder, son las fuerzas organizadas’, dice Malraux al periodista en entrevista para Der Spiegel en 1968.
Por cuanto a nuestro admiradísimo historiador marxista británico (que consideramos como de esa clase de personas que sencillamente no deben morir), dice Fernando Muñoz, en «La autobiografía del historiador Hobsbawm» (formidable artículo de El Catoblepas 16, junio, 2003), lo siguiente:
«Hobsbawm, presente tanto en EE UU en el 67 durante el punto álgido de la protesta contra la guerra de Vietnam y en París en mayo del 68, escribiría al año siguiente un artículo poco comprensivo hacia los «movimientos de protesta»: «Revolución y sexo.» Por lo demás, tenía plena constancia del carácter mitológico de la liberación cultural: «En sí mismas, la rebelión cultural y la disidencia cultural son síntomas, no fuerzas revolucionarias. Cuanto más prominentes son –como resulta evidente en EE. UU.– más seguros podemos estar de que lo importante no está ocurriendo.» (Años interesantes, p. 76)»
Un sustrato doctrinario comienza cada vez más a definirse como viga que atraviesa, trabándolas, el aparato crítico de todas y cada una de las nuevas disciplinas, que comenzarán a adjetivarse, en seminarios y en la matrícula de las Facultades, como «críticas» o «sociales» (teoría crítica, filosofía política crítica, economía política crítica, antropología social, psicología social), y que luego habrán de tratar de coordinarse desde la perspectiva de la interdisciplinariedad: la Dominación vinculada con la técnica y la racionalidad del hombre moderno estaban llevando al planeta entero a un abismo oscuro y decadente. ‘El hombre moderno ha querido dominar a la naturaleza a través de la técnica, la venganza de la naturaleza es el placer’, dicen Adorno y Horkheimer en Dialéctica de la ilustración. La bomba atómica es la corroboración del cataclismo de la racionalidad moderna.
La norma, toda norma (en la familia, en la escuela, en el Estado, que no es otra cosa que la cúspide del Poder), antes que edificar o determinar constitutivamente a la persona humana –o al sujeto, como comenzará a decirse– reprime, castra, discrimina, y entonces se grita: ¡prohibido prohibir! Es la vuelta a la barbarie desde un neo-anarquismo. Es preciso diseñar filosofías de la liberación, eróticas de la liberación, pedagogías del oprimido y de la liberación, políticas de la liberación, éticas de la liberación. La cuestión es emanciparse. ¿Pero emanciparse de qué y en qué dirección? La teología de la liberación responderá: de la cultura occidental, en cuyo seno anida la pulsión de dominación. La negación del Otro. El problema es la modernidad occidental, eurocéntrica, falocéntrica, machista, esquizofrénica. No se trata ya tanto de una dialéctica de formaciones históricas de producción (esclavismo, feudalismo, capitalismo, socialismo, comunismo), en el sentido del materialismo histórica clásico, sino de una dialéctica de culturas: ‘el primer hombre moderno no es ni Descartes ni Kant, es Cristóbal Colón, pues con él inicia la Dominación moderna’, dirá, precisamente, Enrique Dussel en 1492. El encubrimiento del otro. Hacia el origen del mito de la modernidad. Es cuestión de tiempo –unas cuantas décadas nomás– para que la lucha por la liberación desborde los límites antrópicos y se extienda a los animales y, luego, a la tierra.
La técnica, la economía y la americanización de la vida en todos sus estratos, ése es el problema. Occidente, occidente es el mal. La crítica de Heidegger encaja geométricamente: ‘Rusia y América son ambas lo mismo: el mismo delirio desesperado de la técnica desencadenada y de la organización extrema del hombre corriente’, diría en un curso de 1935 (Farías, Heidegger y el nazismo, pág. 447 de nuestra edición de Akal/FCE, 1998).Se trata de una crítica a occidente pero desde occidente mismo. Bien.
En 1978 tiene lugar la revolución iraní. Cuenta Víctor Farías en Heidegger y su herencia, citando el artículo de Amir Taheri (filósofo iraní), «La filosofía de los Mullahs», lo siguiente –póngase mucha atención–:
«Una de las primeras medidas del nuevo régimen fue la de clausurar todas las universidades por un período de dos años. Entretanto debían ser transformados todos los libros en textos compatibles con el Islam y debían ser expulsados, sigilosamente, todos los profesores y estudiantes indeseables. Para llevar a cabo esta tarea, el Ayatolah Khomeini fundó en 1980 una corporación que se denominó «El Congreso Supremo para la Revolución Cultural Islámica». Ella debía estar formada por numerosos Mullahs y algunos pensadores, entre los cuales destacaba el legendario profesor de filosofía Ahmed Fardid. Mientras el consejo supremo por un lado depuraba prolijamente las universidades, fue promovido por otro una suerte de Club Filosófico formado por Mullahs y filósofos no teólogos. Uno de estos grupos se denominó «Los heideggerianos», sacaron su nombre del filósofo nazi alemán Martin Heidegger, el fundador del existencialismo. Fardid, quien se confiesa «compañero de ruta de Heidegger», era la estrella del grupo. El joven discípulo de Fardid, Riza Davari, por su parte, se encargó de difundir y divulgar las convicciones y opiniones de Fardid y los heideggerianos, en los medios masivos de la joven República Islámica. Un pequeño grupo disidente y que quiso ofrecer una alternativa, se autodenominó «los Popperianos», en honra del filósofo inglés Karl Popper, que dedicó su vida a luchar contra el totalitarismo[…] La tarea fundamental que asumieron los islamistas «heideggerianos» fue comenzar a denuncia toda forma de democracia como algo absolutamente incompatible con el Islam y la Filosofía [...] Hasta 1989 los «heideggerianos» fueron la fuerza filosófica dominante en la organización creada por Komeini […] Durante un tiempo muy breve les fue posible a los «popperianos» revertir en algo las relaciones del poder, pero cuando Mahmud Ahmadinejad conquistó la presidencia de la República Islámica la suerte de «los popperianos» quedó sellada. El nuevo presidente era él mismo un miembro activo de los seguidores de Fardid y Heidegger.» (Farías, Heidegger y su herencia, pp. 243, 244, 245 y 246).
A los pocos años, prácticamente una década después, cae la Unión Soviética. La pinza de la crítica ontológica a occidente está por cerrarse.
El Ayatolah Khomeini envía un mensaje a Gorbachov, en carta del 1 de enero de 1989, en donde, extendiéndose, le comparte algunas consideraciones generales. Le dice, entre otras cosas, según extraemos del Apéndice de Exportar la libertad, de Luciano Canfora (Ariel, Barcelona 2007, pág. 99 a la 109), lo que sigue:
«En el Nombre de Dios, el Clemente, el Misericordioso, Excmo. Sr. Gorbachov… aunque es posible que sus nuevas reflexiones y decisiones sean solamente un nuevo método para resolver disputas partidistas y, paralelamente, algunos de los problemas con los que se enfrenta su pueblo, incluso de ser así sería merecedor de elogio el coraje que ha puesto de manifiesto al cuestionar una ideología que ha aprisionado durante muchos años a las juventudes revolucionarias del mundo detrás de barrotes de acero. Pero si su pensamiento se eleva por encima de esta contingencia, el primer factor que seguramente contribuirá a su éxito será el hecho de replantearse la política de sus predecesores, que ha conducido a la extirpación de Dios y de la religión de la sociedad, lo que ha supuesto sin duda para el pueblo soviético el más grave de los perjuicios que le han sido infligidos. Puedo asegurarle que ésta es la única fórmula concebible para abordar con realismo los acontecimientos de este mundo… Excmo. Sr. Gorbachov, hemos de abrir los ojos a la verdad. El problema esencial de su país no radica en la propiedad privada, la economía y la libertad. Su principal problema es la ausencia de una verdadera creencia en Dios, el mismo problema que ha arrastrado o arrastrará a Occidente a un callejón sin salida, a la nada. Su problema fundamental reside en su dilatada lucha contra Dios, fuente de la existencia y la creación. Excmo. Sr. Gorbachov, nadie duda de que de ahora en adelante habrá que buscar el comunismo en los museos de la historia política mundial, ya que el marxismo no puede dar respuesta a absolutamente ninguna de las necesidades reales del hombre. Se trata de una doctrina materialista y con el materialismo no es posible sacara a la humanidad de la crisis provocada precisamente por la falta de creencia en lo espiritual. Es éste el peor de los males que afligen a la sociedad humana, en Oriente como en Occidente… El líder chino asestó el primer golpe al comunismo y usted infligió el segundo y, al parecer, último. Hoy no existe ya en el mundo nada llamado comunismo. Pero le pido fervientemente que, al abatir los muros de las ilusiones marxistas, no se deje atrapar por la prisión de Occidente y del Gran Satán… Al conceder una libertad de culto parcial en algunas repúblicas soviéticas, usted ha dado muestras de que ya no cree que la religión sea el opio del pueblo. A propósito, ¿es el opio de la sociedad la religión que ha hecho de Irán un país sólido como una roca frente a las superpotencias? La religión que quiere llevar la justicia al mundo, que quiere liberar a los hombres de las miserias materiales y psíquicas, ¿es quizá el opio de la sociedad? Sí que es el opio de la sociedad una religión instrumentalizada para poner a disposición de las potencias, grandes o pequeñas, los recursos materiales y espirituales de los países islámicos y los demás, una confesión que propugna la separación de política y religión. Pero ésa no es la religión verdadera, sino una religión que el pueblo llama «americana». Para concluir, declaro sin ambages que la República Islámica de Irán, el bastión más sólido del Islam en todo el mundo, no tendría dificultad alguna en colmar el vacío ideológico de su sistema. Sea como fuere, nuestro país, como en el pasado, cree en las relaciones mutuas de buena vecindad y siente por este principio el más profundo respeto. Que la paz sea para quienes siguen al Guía. Ruhollah al Musawy al Jomeini.»
La crítica a la modernidad judeo-cristiana y a sus engendros ideológico-políticos, el liberalismo y el socialismo, su derivación lógica, fue a encontrarse, tras el derrumbe soviético, en una franja filosófico-ontológica en donde ha venido a darse una convergencia de múltiples líneas ecuación de cuyas trayectorias tienen una misma doble constante: Martín Heidegger y el anti-norteamericanismo genérico. Desde el fascismo de entre-guerras hasta el Islam post-revolución iraní del 78, pasando por el indigenismo anti-eurocéntrico y anti-moderno (en tanto que se mira a la modernidad como Dominación de la que hay que emanciparse), la Nueva Derecha europea y el ecologismo radical anarquista, todo un cuadrante ideológico político se repliega tras la trinchera de la crítica ontológica al occidente moderno técnico-racionalista e individualista y capitalista/socialista (en tanto que sometidos ambos a la racionalidad económica); se trata de una verdaderamente desconcertante alianza anti-moderna y anti-judeocristiana entre el neofascismo neopagano, el indigenismo anti-eurocéntrico y el fundamentalismo islámico. ¿A dónde puede llegarse con semejante compañía?
¿Y qué pasa si, dicho todo esto, volvemos a leer la convocatoria del «encuentro cultural» islamista a tener lugar en México Tenochtitlán? ¿Atrapar a los asistentes es el objetivo han dicho? ¿Pero con qué propósito?
En la lectura del segundo libro de Víctor Farías, editado muy recientemente por Tecnos España en 2010, Heidegger y su herencia. Los neonazis, el neofascismo y el fundamentalismo islámico, pueden encontrarse muchas claves de por dónde pueden ir los tiros. Vale la pena estar atentos.
El capítulo I se titula Alemania: «Allesgrossestehtimsturm». Heidegger en la lucha de los neonazis y neofascistas alemanes por la hegemonía en Europa; el capítulo II se organiza con el propósito de seguir los rastros de Martin Heidegger en el neofascismo francés; en el III hace lo propio para Italia: Martin Heidegger en el fascismo y neofascismo italiano; el IV está dedicado al Islam: Martin Heidegger y el islamismo fundamentalista; el V vaya que nos concierne a los hispanoamericanos, pues en él se rastrean los pasos de Heidegger en América Latina: el nazi-hedieggeriano Norberto Ceresole, el nacional-bolchevique Heinz Dietrich y el populista antisemita Hugo Chávez.
Y por cuanto a la manía de querer barnizar siempre todo cándidamente con el rótulo de la Cultura, como si con ello en automático quedara todo despojado de cualquier mala intención o perversidad, dejamos constancia para terminar lo que Thomas Mann dijo en su obra maestra DoktorFaustus (y nunca mejor traído a colación):
«La cultura no es otra cosa que la devota y ordenadora, por no decir benéfica, incorporación de lo monstruoso y de lo sombrío en el culto de lo divino.»
Ciudad de México Agosto, 2010
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whencyclopedes · 1 year
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Los fantasmas en el antiguo Japón
Los fantasmas (obake o yurei) aparecen en el folclore y la literatura japonesa antigua, normalmente en cuentos con una moraleja pensados tanto para advertir como para entretener, pero también eran un elemento importante del culto a los antepasados. Si no se honraba a los miembros fallecidos de una familia, podían causar estragos en la vida cotidiana de quienes los habían olvidado. No había mucho que se pudiera hacer para evitar a los fantasmas, demonios y duendes, y la única salvaguarda contra el daño era rezar o confiar en la protección de los dioses sintoístas o Buda. Sin embargo, estos espíritus no siempre son malignos y sus poderes pueden anularse; a veces incluso pueden convertirse en buenos si se les somete a los hechizos y rituales adecuados.
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gehennarp · 1 year
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La Salvaguarda
La Salvaguarda, una congregación con raíces en las históricas quemas de brujas tanto en Europa como en América. Originalmente formada por hombres eclesiásticos que se especializaron en encontrar y destruir cualquier rastro de magia en el mundo, un odio acérrimo hacia los brujos. Atrocidades amparadas bajo el nombre de Suma Inquisición, torturas y hogueras que tuvieron su fin definitivo en el siglo XVIII. 
Sin embargo, las brujas nunca iban a desaparecer, seguirían entre nosotros y eran un peligro. No podían dejar que la magia siguiese corrompiendo el mundo, así que la decisión fue clara: desvincularse de la iglesia. Tomar las riendas de la quema de brujas y jurar proteger el mundo de su magia. Así La Salvaguarda se terminó de constituir como una organización de cazadores de brujas y brujos que se expandiría por todo el mundo desde su sede en Roma.
Entrenados para encontrar la magia, sirviéndose de algunos amuletos y reliquias que les han ido permitiendo detectarla, así como someterla. Son los únicos poseedores de los llamados collares de inhibición. Un artefacto modificado con el tiempo que colocado en el cuello de cualquier brujo o bruja inhibe totalmente su magia, actualmente el artefacto también se ha convertido en un método de tortura ya que además de inhibir la magia da una descarga eléctrica a su portador en respuesta a cualquier intento de usar la magia. 
Con estos collares en su arsenal, La Salvaguarda, ha refinado sus métodos de caza y, mientras antes solo estaban conformados por humanos descendientes de las primeras familias o huérfanos recogidos por algún miembro, en los últimos 50 años pusieron en práctica las Capillas de Tremeres. Grupos de brujos de entre tres y cinco, cazados y sometidos por los collares que deben infiltrarse en las ciudades para localizar grandes aquelarres y permitir que La Salvaguarda los erradique. Han sido desprovistos de toda magia y solo pueden hacer hechizos simples de localización. 
En Viena lleva habiendo una Capilla desde hace tres años y La Salvaguarda ha empezado a impacientarse, muchos de sus miembros por orden de Amadeo Messina, líder actual de La Salvaguarda, han acudido a la ciudad para solventar el problema de la proliferación de brujos y brujas.
Salvaguarda
Formado solo por humanos adiestrados en la caza y el asesinato de los brujos y brujas. Rechazan la magia viéndolo como algo antinatural, una deformación horrible de la humanidad. Curiosamente, no tienen problemas con otras razas ya que no son capaces de verles como humanos. A lo largo de la historia ha solido pactar habitualmente con vampiros y demonios en su caza indiscriminada de la magia corrupta. Todos ellos son descendientes de una de las cinco familias o han sido adoptados por algún miembro de estas familias: Messina, Giordano, Grimaldi, Moncada y Salazar. 
Nota: Todos los miembros de la Salvaguarda deberán llevar uno de estos apellidos. 
Tremere
Brujos, tanto elementales como oscuros, que han sido atrapados en algún momento por la Salvaguarda y han sido esclavizados por medio de un collar de inhibición. Privados de su magia solo pueden realizar hechizos simples de localización y algunos tónicos. Obligados a convivir en pequeñas Capillas infiltradas en distintas ciudades de no más de cinco miembros en la búsqueda incansable de otros aquelarre o brujos solitarios para señalarlos como presas. Muchos de ellos han sido torturados para obtener su participación o chantajeados. No tienen permitido tener ningún tipo de arma y deben responder a cualquier miembro de la Salvaguarda.
Nota: Solo habrá 4 cupos de Tremere correspondiente a 4 arquetipos.
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nyct0ph1le · 2 years
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Demasiado joven para... ¿Para qué, exactamente?
Marcel es, definitivamente, el centro de mi universo. No existe atisbo de arrepentimiento en todas aquellas decisiones que nos condujeron a encontrarnos aquí, el uno al lado del otro. Ningún arrepentimiento. Ni aquél fugaz y mal llamado primer amor, ni los cortos veintiún años que tenía al enterarme de que se encontraba ya presente en mi vida.
Marcel es por quién me encuentro de pie hoy en día. Quien con su mirada expectante y repleta de amor me ha empujado, inconscientemente, a luchar. Luchar por él y por mi, por un futuro juntos, contra prejuicios y dinero, contra todo quien quiso separarnos; ya sea por mi naciente juventud o por lo que decían era "lo mejor para él". ¿Pero quién mejor para estar a su lado?
Mi maternidad fue siempre deseada. Por más que los años fuesen pocos, y el amor finito y adolescente. No fue una decisión precipitada, porque no me considero una mujer impulsiva. Por el contrario, me tomó una temporada de cuestionamientos llegar a la conclusión. Y, por supuesto, fue meditado más allá de lo que era mi relación durante ese tiempo.
— ¡Adiós mamá!
La voz de Marcel es mágica. Me trae de vuelta a la realidad de forma suave e instantánea. Nunca había sido tan fácil dejar de lado aquél remolino de pensamientos que hago llamar mente.
— ¡Nos vemos a la salida, no te olvides!
— ¿Cómo podría hacerlo, mi amor? —le respondo con una cálida sonrisa, reservada únicamente para él. Su risa se escucha flotar en el aire y decide irse de la mano de su maestra para adentrarse en los pasillos de su colegio.
Me quedo de pie observando el camino por el cual ha desaparecido segundos atrás. Mis manos sujetan fuerte la cinta del bolso que cuelga de mi hombro, como si ese solo gesto me mantuviese de una sola pieza. Es que nunca es fácil despedirse, porque aunque tenga certeza de que lo veré dentro de unas horas más, la memoria del cuerpo le gana a la realidad... Recuerdo cuantas veces temí despedirme de él quizá por última vez.
— Mírala que joven es, seguro fue madre adolescente...
El murmullo mal escondido de unas madres a unos metros atraviesa mis oídos. Como lo decía, la memoria del cuerpo es poderosa y me es fácil ignorar los crecientes comentarios entre ellas. Después de todo, he aprendido con los años. Me giro de un movimiento, respiro profundo y me decido a caminar, desde el bolso mismo saco mi teléfono a medias y enciendo la pantalla para poder ver la hora. Ocho y treinta de la mañana.
Cuento con una hora para poder llegar a mi trabajo, quizá decida tomar el camino largo y atravesar el parque a dos calles de la oficina a la que tengo que asistir. Allí podría comprar un chocolate caliente a aquél dulce caballero de avanzada edad, cuyo carrito con brevajes salvaguarda a los traseúntes del frío. Sí, un chocolate suena bien...
A medida que camino y escucho mis botas hacer crugir la poca nieve de las calles, me siento agradecida. Agradecida de Marcel, de vivirlo a plena juventud. Agradecida de no haber dudado nunca de él, desde la decisión de tenerlo hasta la de luchar para que se quedase a mi lado. Agradecida de agotar hasta la última instancia, para ahora poder vivir juntos y tranquilos.
Agradezco, sobretodo, nunca pensar en ser demasiado joven. ¿Demasiado joven para re-comenzar en un nuevo país? Para nada. ¿Demasiado joven para tener a un pequeño de siete años? La mejor decisión de mi vida. ¿Demasiado joven para involucrarme en juicios de custodia? Jamás.
Me detengo en un semáforo en rojo. El parque se encuentra tan solo cruzando la calle, oigo al caballero del chocolate anunciar lo que tiene para el día, el vapor de su puesto de cafés se pierde en contraste con el blanco nieve del paisaje. La mirada la tengo clavada en la señalética en rojo, pero mi mente se encuentra kilómetros más allá. En aquél primer día llegando a esta nueva ciudad, la mano de Marcel sosteniendo con fuerza la mía mientras ambos nos quedamos de pie en la puerta de nuestro nuevo hogar. ¿Qué se supone que una madre diga en un momento como ese?
"— Mamá... —me llamó desde mi lado. Bajé la mirada en seguida, como siempre lo encuentro ya observándome, para mi sorpresa hay una pequeña sonrisa en sus labios.— ¿Puedo dormir contigo hoy?
Antes de poder procesarlo, estoy agachada de frente a él. Sonrío también y procedo a abrazarlo con fuerza.
— Claro que sí, ahora siempre que quieras.
Desde ese momento en adelante, teníamos la posibilidad de dormir juntos siempre que quisiéramos."
La luz cambia a verde y me descubro a mi misma sonriendo. Cruzo en medio de una brisa que desordena mis cabellos, llego donde el caballero del chocolate, le pido de sus vasos más grandes y él me queda viendo unos segundos antes de dedicarse a mi pedido.
— Un chocolate para la jovencita con la mirada llena de experiencia.
Parpadeo varias veces, confundida por unos breves instantes. Después una carcajada traidora escapa de mi, acabando con una suave risa. Le agradezco, le doy algo de propina y sigo mi camino.
Será que con los años se me notan los pensamientos, o que he bajado la guardia. De todas formas, este día, a aquél hombre le agradezco más que el chocolate.
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necromancercoding · 2 years
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Hola Necro! Perdona que te moleste, pero ¿hay alguna forma de indicar el grupo al que pertenece un usuario en el perfil de un post? ¿Cómo una variable que funcione? Porque no encuentro nada que funcione en los mensajes y no quería tener que recurrir a crear otro campo de perfil para eso. Gracias!
¡Hola anon! El javascript te podría ayudar aquí, pero antes de ofrecerte un código más complejo... creo que usar los rangos es la manera más fácil de hacer eso. Supongamos que tienes un personaje que pertenece al grupo de Gryffindor y otro al de Ravenclaw. Vamos a poner sus rangos así, respectivamente:
<i class="groupgry"></i>Estudiante de Gryffindor. <i class="grouprav"></i>Estudiante de Ravenclaw.
La clase de ese i va a ser la clase que usemos para el post. Vamos con el JS (Temas):
$(function(){ $('.pprank i').each(function(){ var clase = $(this).attr('class'); $(this).parents('.post').addClass(clase); $(this).remove(); }); });
A modificar: .pprank (donde tengas el rango del personaje en viewtopic_body) y .post (el envoltorio de cada uno de los posts).
Por último, simplemente ponemos este CSS como salvaguarda para que el i no aparezca mientras el JS carga:
.pprank i { display:none; }
¡Y listo! Espero que te sirva 😊
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leregirenga · 1 year
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Rompe distancias, rompe miedos, rompe cadenas y yugos.
Salvaguarda mis caricias, mis besos y mi amor.
Une tus brazos a los míos en un abrazo sin fin, hagámonos uno con la ternura y sin cordura.
Que todos nos una, que nada nos separe y que por fin el amor sea contigo y conmigo, juntos...
Leregi Renga
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ochoislas · 2 years
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DESPEDIDA
¡Adiós, alegre, animada ciudad, adiós! Ya escarba mi jaca con pie retozón; recibe el saludo de mi último adiós. No viste tristeza jamás en mi faz, tampoco has de verla a la hora de partir. ¡Adiós, alegre, animada ciudad, adiós!
¡Adiós, jardines de intenso verdor, adiós! Ya bajo el arroyo de plata fugaz y vasto resuenan los ecos mi voz; pues nunca me oísteis de pena un cantar, no os brindo ninguno al dejaros atrás. ¡Adiós, jardines de intenso verdor, adiós!
¡Adiós, amables muchachas de allá, adiós! ¿Por qué me miráis retrecheras, decid, regando las flores de aquel ventanal? Me vuelvo y saludo como hice una vez, mas grupas mi jaca ya no volverá. ¡Adiós, amables muchachas de allá, adiós!
¡Adiós, mi sol, si te vas a acostar, adiós! Ya veo el fulgor del lucero guiñar. ¡Estrellas del cielo qué caras me sois! Cruzamos el mundo por cada confín, y fiel salvaguarda doquiera nos dais. ¡Adiós, mi sol, si te vas a acostar, adiós!
¡Adiós, ventana de tenue fulgor, adiós! La dulce penumbra de tu íntima luz a la cabañuela parece invitar. Crucé tantas veces delante de ti ¿será ésta por fin la postrera ocasión? ¡Adiós, ventana de tenue fulgor, adiós!
¡Adiós, estrellas, velaos de gris, adiós! No valen los astros del cielo sin fin la luz mortecina del turbio velón. ¿Pararme no cabe? ¿tendré que partir? ¿Acaso consuelo dará vuestra fe? ¡Adiós, estrellas, velaos de gris! ¡Adiós!
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ABSCHIED
Ade, Du muntre, Du fröhliche Stadt, Ade! Schon scharret mein Rösslein mit lustigem Fuß; Jetzt nimm meinen letzten, den scheidenden Gruß. Du hast mich wohl nimmermehr traurig gesehn, So kann es auch jetzt nicht beim Abschied geschehn. Ade, Du muntre, Du fröhliche Stadt, Ade!
Ade, Ihr Bäume, Ihr Gärten so grün, Ade! Nun reit’ ich am silbernen Strome entlang, Weit schallend ertönet mein Abschiedsgesang; Nie habt Ihr ein klagendes Lied gehört, So wird Euch auch keines beim Scheiden beschert. Ade, Ihr Bäume, Ihr Gärten so grün, Ade!
Ade, Ihr freundlichen Mägdelein dort, Ade! Was schaut Ihr aus blumenumduftetem Haus Mit schelmischen, lockenden Blicken heraus? Wie sonst, so grüß’ ich und schaue mich um, Doch nimmermehr wend’ ich mein Rösselein um. Ade, Ihr freundlichen Mägdelein dort, Ade!
Ade, liebe Sonne, so gehst Du zur Ruh’, Ade! Nun schimmert der blinkenden Sterne Gold. Wie bin ich Euch Sternlein am Himmel so hold; Durchziehen die Welt wir auch weit und breit, Ihr gebt überall uns das treue Geleit. Ade, liebe Sonne, so gehst Du zur Ruh’, Ade!
Ade, Du schimmerndes Fensterlein hell, Ade! Du glänzest so traulich mit dämmerndem Schein Und ladest so freundlich ins Hüttchen uns ein. Vorüber, ach, ritt ich so manches mal Und wär’ es denn heute zum letzten mal? Ade, Du schimmerndes Fensterlein hell, Ade!
Ade, Ihr Sterne, verhüllet Euch grau! Ade! Des Fensterleins trübes, verschimmerndes Licht Ersetzt Ihr unzähligen Sterne mir nicht; Darf ich hier nicht weilen, muß hier vorbei, Was hilft es mir, folgt Ihr mir noch so treu! Ade, Ihr Sterne, verhüllet Euch grau! Ade!
Ludwig Rellstab
di-versión©ochoislas
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just-one-rat · 2 years
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Este es el diseño de Asriel Dreemurr de mi Au de Undertale: "Broken Monarchy". Asriel es el segundo rey del inframundo, tomo el trono a una edad temprana tras la muerte de Asgore a manos de Chara y el destierro de Toriel. El se encarga de la parte diplomatica y la caridad de su reino, tambien es la unica persona que puede mantener bajo control la ira de Chara. El trata de mantener la paz con los mounstruos de la recistencia y los humanos que caen al subsuelo, tras la enminente caida de nuevos humanos, Asriel creo una ley que salvaguarda la seguridad de aquellos humanos que no matan a nadie, mientras que los que asesinen a alguien seran encarcelados y porteriormente ejecutados. Es un rey clemente y compasivo, pero no dudara en pelear por proteger a su pueblo y su familia.
Nombre: Asriel Dreemurr Genero: Masculino Edad: desconocida Estatura: 1.98 metros Estatus: Segundo rey del subsuelo Relacion con Chara: Usa tu imaginación 7w7 Relacion con Toriel: buena Relacion con Sans: neutral Relacion con Papyrus: buena Relacion con Undyne: conflictiva Relacion con Alphys: Neutral
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