#la notte dei diavoli
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La notte dei diavoli (1972) - Italian poster
AKA Night of the Devils
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night of the devils, 1972
#night of the devils#la notte dei diavoli#gianni garko#gialli#giallo#horror#folk horror#italian horror#italian cinema
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amo immensamente bologna e mi manca, anche se i motivi che mi portano a frequentarla non sono piacevoli, anzi, la raggiungo forzatamente per questioni di salute. per questo ogni volta che arrivo penso a gentile budrioli, che è stata un'astrologa e fin troppo eccellente erborista, così brava che è stata incaricata di curare la figlia di ginevra sforza e di giovanni bentivoglio, signore di bologna. gentile e ginevra sono diventate amiche intime e questo le ha permesso di raggiungere un certo rango sociale. in seguito ha avuto occasione di riuscire a curare anche un altro figlio dei bentivoglio e così ha attirato i sospetti e le invidie dei bolognesi. nel 1489 è stata arrestata con l'accusa di stregoneria. in qualche testo viene scritto che sotto tortura gentile avrebbe confessato di aver causato le malattie di diverse persone per poterle curare e in fine di avere intenzione di attentare alla vita di giovanni bentivoglio, di rispondere ai comandi di 72 diavoli e di aver ceduto anima e corpo al demonio in cambio di ricchezza e che quindi questo le avrebbe donato la capacità di far ammalare e poi guarire le persone, in modo da arrichirsi e di assicurarsi una certa fama. è anche scritto che di notte avrebbe frequentato "nuda come nacque" il cimitero dei frati minori, scoperchiando le tombe per procurarsi teschi e membra dei defunti. il 14 luglio 1498 gentile budrioli è stata portata in piazza san domenico a bologna, proprio di fronte casa sua. è stato scritto che salì a rogo "con tanta franchezza e senza timore alcuno, che non è uomo che lo credesse, quindi fu abbruciata viva". nessuno dalla sua parte. neanche il marito, che invece sosteneva l'accusa di stregoneria, nè ginevra sforza che forse per paura di essere punita di consguenza, non parlò mai in sua difesa. durante l'esecuzione, però, non riuscendo a guardare si sarebbe ritirata piangendo proprio in casa di gentile. dopo essere stata bruciata viva non sono state recuperate neanche le sue ceneri, che invece sono state lasciate essere sparse dal vento. ginevra, poi, si è presa cura dei figli di gentile.
questa è la sua storia, a quanto pare era particolarmente bella e sicuramente di un'intelligenza sopra la media, di questo colpevole e per questo punita. così la disturbo e le rivolgo il pensiero quando arrivo nella sua città, quando arrivo proprio per cercare cura, quella che lei ha donato nella sua vita ricevendo in cambio una violenta morte. spero di incrociarla, nel vento, anche solo per una molecola e che faccia conoscenza in qualche modo della stima e dell'affetto che nutro nei confronti della sua figura.
(lunga vita alle streghe!)
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su Jaehwan:
senza lubrificante, senza protezione, tutta la notte, tutto il giorno, dal pavimento della cucina al sedile del water, dal tavolo da pranzo alla camera da letto, dal lavandino del bagno alla doccia, dalla veranda al balcone, in verticale, in orizzontale, quadratico , esponente al, logaritmico, mentre ansimo, urlo e vedo la luce, missionario, cowgirl, cow girl al contrario, alla pecorina, indietro, avanti, di lato, sottosopra, sul pavimento, nel letto, sul divano, su una sedia, trasportato contro il muro, fuori, in treno, in aereo, in macchina, in moto, sul pianale di un camion, su un trampolino, in una casa gonfiabile, in piscina, piegato, in nel seminterrato, contro la finestra, hanno il maggior numero di arricciamenti delle dita dei piedi, inarcamento della schiena, tremore delle gambe, pulsazione del cazzo, prima stretta, ronzio alle orecchie, sbavatura in bocca, stretta del culo, naso che tira su col naso, lacrimazione degli occhi, rotazione degli occhi, spinta dei fianchi, terremoto, presa delle lenzuola , schioccare le nocche, abbassare la mascella, strapparsi i capelli. jitterbug dei denti, blog mentale, rapimento dell'anima, iperstimolazione, vile, sciatto, che induce lamenti, straziante il cuore, formicolio alla colonna vertebrale, rottura della schiena, atroce, zampillante, cremoso, bestiale, mordersi le labbra, sfidare la gravità, mangiarsi le unghie, sudare, calciare i piedi, mente soffio, tremore del corpo, orgasmo, rottura di ossa, fine del mondo, creazione di un buco nero, distruzione dell'universo, subdolo, delizioso, sorprendente, delizioso, delizioso, incredibile, intorpidimento del corpo, corteccia degna, non riesco a camminare, annuire con la testa, evaporazione dell'anima, vulcano in eruzione, Sudore intenso, voce spezzata, tremore, lenzuola bagnate, capelli inzuppati, sbalordimento, bloccaggio delle labbra, desquamazione della pelle, rimozione delle ciglia, allargamento degli occhi, schiocco della figa, stravolgimento delle unghie, tagli alla schiena, spettacolare, distruzione delle cellule cerebrali, strappo dei capelli, interruzione dello spettacolo, magnifico , unico, straordinario, slanciato, fenomenale, bava alla bocca, paradisiaco, risveglio, tanghi di diavoli, potresti mettere una bomba nucleare dentro di me e ti cavalcherei comunque.
#the world after the fall#Jaehwan#Twatf#The world after the fall jaehwan#i love this man so much#underrated#webtoon#Jaehwan twatf#Jaehwan x reader#Jaehwan twatf x reader
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H&O; Chapter II
"L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui"
All’esterno dell’accademia, la vita gli era sempre sembrata diversa. In un certo senso, Helyas provava invidia verso l’umanità che, ignara di tutto il male che si annidava tra le ombre della notte, si limitava a vivere, a respirare, a ridere e a piangere… seguendo semplicemente l’istinto del momento, l’emozione guida di cui lui era sempre spoglio.
Fosse nato soltanto umano, Helyas sarebbe stato come loro, proprio come uno di quei ragazzi che se ne stavano con la schiena a ridosso della porta del locale, con una bottiglia tra le mani e il sorriso ben stampato alle labbra.
Il destino, però, aveva riservato a Helyas un'altra prospettiva, lui era il vigilante della notte, lui badava che tutta quell’umanità non si dissolvesse sotto la falce dei demoni e no, non poteva permettersi distrazioni.
Così, come accadeva di consueto quando non aveva missioni particolari da svolgere, Helyas si limitava a vagare per le strade e ad assicurarsi che il male dormisse un altro po’.
In quel vicolo in particolare, le tettoie alte dei palazzi gli impedivano di scorgere sprazzi di cielo, se non saltuariamente, e un po’ questo gli faceva mancare l’aria. Helyas portava su di sé il marchio della tempesta e la sua dimensione ideale era all’aperto, alla mercé della terra e del cielo – soprattutto – eppure in quegl’ultimi giorni, qualcosa stava cambiando.
Ad ampie falcate attraversò la strada e si ritrovò sul marciapiede opposto al locale, se ne allontanò a malapena, quanto bastava affinché una poderosa luna piena riuscisse a far mostra della sua argentea perfezione… e le iridi scure di lui si levarono a guardarla in tutta quella magnificenza.
Forse non si era mai accorto di quanto potesse essere bella, la luna, per cui fu costretto a fermarsi e a fissarne le sfumature impercettibili, e come ultimamente gli accadeva spesso, il marchio della tempesta cominciò a dolergli.
Helyas digrignò i denti e fu costretto a sollevare la manica del giubbotto: i contorni del marchio si erano arrossati, come se sotto vi pulsasse il fuoco, e bruciavano… tanto che fu costretto a premere la pelle lesa contro la stoffa della manica.
E poi, un vociare sospetto ne attirò l’attenzione, più avanti, in un vicoletto poco più buio, uno strisciare viscido e dei versi strani, si rivelarono appartenere a una creatura demoniaca, lì pronta a divorare la preda che aveva già perso i sensi.
- Hey, mostro!
Col braccio che non gli doleva, Helyas afferrò il calcio della pistola già carica di proiettili di adamantio e la estrasse dalla fondina, puntandola immediatamente alla creatura che, resasi conto della presenza scomoda alle sue spalle, si volse schiudendo le fauci ghermite di denti aguzzi e lingue biforcute…
Ma prima che il marchiato potesse aprire il fuoco, la creatura mormorò qualcosa in quel linguaggio oscuro e antico e, stranamente, Helyas riuscì a comprenderne perfettamente il significato “Senti il richiamo della luna, vero?…” Helyas aggrottò la fronte a quelle parole e per un attimo, uno soltanto, esitò… tenendo l’arma ancora tesa verso la creatura rivoltante che, approfittando di quel momento di smarrimento, scattò verso Helyas afferrando il braccio armato tra le lingue per disarmarlo.
@ophelia-northwood
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Ci sono tantissime congetture sul perché Glenn Danzig abbia lasciato i seminali Misfits. Per problemi di soldi, perché Glenn si stava più buttando sul blues-metal, per problemi di songwriting e perché (sempre a detta di Glenn) i ragazzi della band punk passavano poco tempo in sala prove. Al di là di ogni altro pensiero possiamo ben sentire cosa è successo nel passaggio di testimone fra Mistifs, Samhain e Danzig: un processo che dall’immaginario horror anni ’50 è approdato a quello degli anni ’80; una progressione musicale che, in nome della velocità e dell’imbastardimento ha di fatto solo indossato la maschera metallara quando in realtà a livello stilistico è successo ben altro. Danzig, col suo progetto solista, oltre che ad esser diventato il deus ex-machina di ogni scrittura e composizione fa un bel back-to-the-roots per quello che riguarda gli stilemi musicali da prendere ed elevare.
Dietro alla produzione bombastic di Rick Rubin (che all’epoca stava davvero macinando successi come Reign in Blood e South of Heaven degli Slayer o Blood, Sugar, Sex & Magic dei Red Hot o i RunDMC) e c’è la volontà di dipingere il lato più notturno di Los Angeles. Dopo aver lanciato un roster di artisti che ti parla di strade, di rapine, di malavita e di disagio sociale Danzig è il profeta della notte. Musicalmente non c’è più niente di punk mentre il lato horror è coadiuvato dalla reinterpretazione dei Black Sabbath, dei AC/DC e dei Led Zeppelin: un blues-rock mascherato da diavolo. Glenn abbandona qualsiasi pilastro punk-rock (neanche i Ramones né i Clash fanno parte più del suo background) per andare più indietro nel tempo ed attingere da Jim Morrison o addirittura da Elvis. L’unione di questo blues-metal lento e asciutto è il debut di Glenn Danzig, che vede la partecipazione di Chuck Bisquits (D.O.A., Black Flag) alle pelli e John Christ al suo tipico tocco blues. Tutti i brani sono puro rock’n’roll vecchio stile ma con la possente voce evocativa e magnetica di Glenn: ascoltate "She Rides" se non vi sembra la sorella malvagia di un brano dei Doors… "Am I Demon", "The Hunter" e "Evil Thing" riprendono tanti stilemi di Jimmy Page e soci imbastardendoli con quel quid in più. Il tutto, stando ben fuori da qualsiasi mondo o panorama heavy metal, anche se siamo in un momento storico in cui l’hard rock spinge molto di più sulla velocità e sulla batteria. Ma non è questo lo scopo di Glenn; il suo è un viaggio musical-spirituale intorno al rock, alle sue chimere e ai suoi diavoli.
#Danzig#Misfits#Samhain#punk#blues#D.O.A.#Black Flag#rock#rock'n'roll#AC/DC#Black Sabbath#Led Zeppelin#Doors#Jim Morrison#1988#Rick Rubin#american#horror
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HALLOWEEN
Non importa se ormai molta gente
porta scarpe vecchie e un po’ sformate,
che a Natale scorso non è arrivato niente
e Santa Claus non ha fatto qui fermate.
Non importa se i grandi hanno bevuto
con gli occhi bassi da cani bastonati,
bicchiere in mano per cercare aiuto
dopo i sogni anche quest’anno naufragati.
Questa sera finalmente ci appartiene,
e anche la notte, che sarà più nera
del temporale che rotolando viene
a flagellare i boschi a primavera.
Saremo streghe e diavoli sfrenati
tra le strade spaurite del villaggio,
urlanti in gruppo o silenti e sfigurati,
fantasmi intenti al loro lungo viaggio.
Del regno delle zucche siam sovrani,
e dovrete armarvi di coraggio
per questa notte, in attesa del domani.
Ma le vittime del fato o di gran torti
ci apran le porte e ci porgano le mani,
ché noi portiamo il confortar dei morti.
(Eraldo Baldini)
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La Notte Dei Diavoli AKA Night Of The Devils (1972), directed by Giorgio Ferroni.
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La notte dei diavoli (1972)
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la notte dei diavoli (it/sp, ferroni 72)
#La notte dei diavoli#night of the devils#georgio ferroni#wurdulak#gianni garko#agostina belli#teresa gimpera#Manuel Berenguer
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La notte dei diavoli 1972
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1972 (International Poster)
La notte dei diavoli
Also Known As (AKA)
(original title) La notte dei diavoli
Argentina La noche de los diablos
Brazil A Noite dos Dêmonios
France la nuit des diables
Greece (transliterated) I nyhta ton diavolon
Greece (video title) Dasos vrykolakon
Hungary (video title) Az éjszaka ördögei
Hungary Az ördögök éjszakája
Ireland (English title) Night of the Devils
Japan Akuma no hohoemi
Netherlands Demonen der nacht
Spain La noche de los diablos
Sweden Djävulens natt
USA Night of the Devils
Russia Ночь дьяволов
Release Dates
Italy 29 April 1972
France 10 April 1973 (Deuxième convention du cinéma fantastique)
Spain 25 June 1973 (Valencia)
Spain 23 November 1973 (Barcelona)
Spain 11 March 1974 (Madrid)
Directed by Giorgio Ferroni
Music by Giorgio Gaslini
Writing Credits
Eduardo Manzanos ... (screenplay /story) (as Eduardo M. Brochero)
Romano Migliorini... (screenplay)
Gianbattista Mussetto ... (screenplay)
Aleksei Tolstoy ... (short story 'Sem'ya vurdalaka') (as A. Tolstoi)
Filming Dates
December 1971
Filming Locations
Dear Studios, Rome, Lazio, Italy
Monte Gelato Falls, Treja River, Lazio, Italy
Odescalchi Castle, Bracciano, Rome, Lazio, Italy
technical specifications
Runtime 1 hr 31 min (91 min)
Cast
Gianni Garko ... Nicola
Agostina Belli ... Sdenka
Roberto Maldera ... Jovan (as Mark Roberts)
Cinzia De Carolis ... Irina
Teresa Gimpera ... Elena
Bill Vanders ... Gorca Ciuvelak (as William Vanders)
Umberto Raho ... Dr. Tosi
Luis Suárez ... Vlado
Sabrina Tamborra ... Mira
Rosita Torosh ... Nurse (as Rosa Toros)
Stefano Oppedisano ... Male Nurse
Maria Monti ... The Witch
John Bartha ... Sawmill Owner (uncredited)
Tom Felleghy ... Police Commissioner (uncredited)
Renato Turi ... Il Detective In Pensione (uncredited)
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La notte dei diavoli (Giorgio Ferroni, 1972)
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Pensavo fosse tristezza invece era solo settembre.
A settembre non dormo, è la prassi. Anzi no, peggio, dormo e poi mi sveglio, alle tre nel sottosopra. E nel mio sottosopra c’è la tristezza, ci sono scadenze, bollette, c’è pure da votare, c’è la paura di non esserci, di non arrivare, di non farcela, di non sorridere abbastanza, poi ci sono errori di ogni tipo, potevo, dovevo a lettere cubitali, una scritta “sei in ritardo” al neon, ci sono incomprensioni e lunghi discorsi che mi passano davanti nel buio come in un gobbo dei conduttori in tv e li recito a mente, lunghi monologhi per chi credo mi abbia mancato di rispetto o lunghe scuse che non chiederò mai. Visualizzo disgrazie così disgraziate che devo scuotere forte la testa per cancellare le tracce dello scempio mentale.
Ci sono le storie che vorrei scrivere ma sono troppo grandi, perché non le ho vissute fino in fondo e quindi scelgo storie più piccole perché mi sembra meno presuntuoso. Questo lo conosco, lo posso raccontare, non sto rubando il dolore o la felicità di un altro, non sto barando, è roba mia, può piacere o meno, ma è roba mia. Come il sottosopra.
Nel sottosopra ci sono i demoni, i diavoli. Diavolo è greco, diaballo, separare, dividere e in effetti l’inferno arriva quando tutto dentro va in frantumi. E quando tutto è frantumato e disarmonico alla fine hai bisogno di uno schieramento, di qualcosa che ti tenga insieme, che ti dica forse non sarai buono, ma sei giusto. Ma gli schieramenti non hanno mai ragione se non tengono conto delle singole persone. Se la battaglia non ce l’hai dentro non fai la guerra fuori, se sei in pace non hai bisogno di nemici.
L’inferno è vivere nella contraddizione e una piccola forma di contraddizione la viviamo tutti. Diciamo agli altri di staccare ma noi non riusciamo a staccare, mai, neanche di notte, da orizzontali, a fare capriole, tra il su e il giù. La contraddizione di invocare la rivoluzione senza sapere cosa rivoluzionare.
Allora mi rivolgo a te, a te che non dormi mai e ti dico che sono triste e tu mi dici che va tutto bene. “Arrenditi. Pensa a quanto ti sentiresti stupida a ritornare con la mente a stanotte, se le cose si mettessero improvvisamente male.”
Perché le cose purtroppo hanno la tendenza a peggiorare, è fisica, non è pessimismo, andiamo verso il disordine non il contrario, a prescindere dai programmi e dalle previsioni e dalle intenzioni.
“Ecco io non me lo potrei perdonare di essermi lamentato quando invece ero solo fortunato.”
E hai ragione.
Sei la trottola d’argento da far girare sul tavolo, le bollicine d’aria da seguire per tornare in superficie. Mi sdraio di nuovo, la tristezza è come una bambina capricciosa, a volte bisognerebbe solo abbracciarla, asciugarle le lacrime e darle la buonanotte. Quel poco di notte che resta ancora da dormire.
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“ La rivolta si è estesa ovunque, la repressione anche. I quartieri esclusi pronti alla battaglia alzano barricate nelle strade e accendono fuochi sui balconi dei palazzi. Giovani generazioni rimaste fino a oggi invisibili, bambini che fino a ieri giocavano e si rincorrevano nei terreni brulli e spelacchiati trasformati in discariche dagli abitanti dei quartieri inclusi, ora si muovono furtivi e consapevoli tra androni e cortili preparandosi per la resistenza. Nelle loro voci la rabbia, nei loro gesti la voglia di lottare, nei loro occhi la felicità di condividere il momento. Uniti, organizzano la vita. I quartieri inclusi, con i palazzoni di vetro e acciaio sventrati dalle bombe a ultrasuoni dei droni dell’esercito, cercano di mimetizzarsi fino a scomparire. Intere famiglie si rifugiano nell’ordine e nella disciplina igienica del vuoto. Non si sente un rumore, non si vede anima viva. Rintanate nei loro appartamenti, ammassano i mobili davanti alle porte e alle finestre delle loro case per trasformarle in bunker impenetrabili come loculi cimiteriali. Isolati, preparano la morte. Candido pedala, disperato, un dolore atroce nel corpo, le lacrime gli lacerano il viso, le urla gli muoiono in gola, afone. Pedala sempre più veloce, nella notte nera illuminata a tratti dai fuochi della guerra e dai lampi della distruzione. In lontananza, le altissime torri della Cittadella di Voltaire brillano e splendono di un’inquietante luce verdognola artificiale, sembrano occhi malvagi pronti ad annientare l’intera città, o quel che ne è rimasto. Il fumo nero che ancora si leva disegna una teoria di archi infernali sulla volta notturna del cielo, cancellando le stelle una a una. Candido pedala sempre più veloce attraverso le rovine. Non si tratta più di rimettere insieme i brandelli della città, né di cercare di ricostruirla, si tratta di riparare le anime dei suoi abitanti, per generare un mondo diverso sulle macerie di quello che è stato. Pedala sempre più veloce, fino a giungere in vista della fortezza, che si dispiega enorme nella sua magnifica potenza oscura. “
Guido Maria Brera con I Diavoli, Candido, La nave di Teseo (collana Oceani), 2021. [ Libro elettronico ]
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