#la nostra storia
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illsadboy · 1 year ago
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Mi ricordo che ti facevi la coda per farti più bella, per farti la coca, per farmi una pompa. Ma amavi le droghe tu vivi per farti, non hai bisogno d’amore perché non hai un cuore al suo posto hai una pietra di crack e ti sei dimenticata di tutte le volte che ti tenevo quei capelli mentre vomitavi nella tazza del cesso.
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a-transparent-girl-blog · 2 years ago
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Io ti voglio nella mia vita..
Sei tu a non volermi nella tua.
- ♧
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solocanzoninelleorecchie · 10 months ago
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e tu adesso mi mandi i messaggi, tu guarda: ora che ce l'ho fatta. "Ne ero certa", mi dici, bugiarda. È passata la nostra occasione, però grazie per l'ispirazione; che dalla nostra storia c'è uscita la strofa per questa canzone.
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io-pentesilea · 2 years ago
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(Vorrei che tu non raccontassi di me, di noi, alla tua nuova amante - o alle tue donne... 'di passaggio'.
Ma se proprio devi - vuoi, perché in realtà non ne hai alcun bisogno - vorrei che perlomeno tu fossi sincero.
E che dicessi che siamo stati insieme 5 anni e mezzo, e non che una volta ti sei fatto Pentesilea.
Vorrei che raccontassi di essere stato felice e che ti facevo stare bene, al punto che persino tua moglie e tua madre si insospettirono perché sorridevi troppo. 'Non avrai mica l'amichetta?' come ti disse 'mammà'.
Vorrei che dicessi che ti sono stata vicina senza aspettarmi nulla, sapendo che non avevamo un futuro, noi due. Senza mai chiedere nulla, se non quello che potevi darmi. Senza lamentarmi mai per gli impegni annullati o farti pesare i programmi cambiati all'ultimo momento. 'Dai, capisco, non ti preoccupare' perché ero cosciente che prima di me c'era tua moglie, ma soprattutto tuo figlio.
Vorrei che spiegassi che nel 2019, dopo avermi lasciato per un banale fraintendimento - forse perché ti pesava la mia 'celebrazione' del nostro terzo anno insieme... - tornasti dopo un mese, chiedendomi di non parlare del nostro riavvicinamento con amici e parenti - cosa che feci.
Vorrei che dicessi che successe lo stesso nel 2020; i mesi allora furono 3, ma tornasti da me - pur continuando a frequentare (scopare con, è più corretto) due altre donne.
Vorrei anche che specificassi che, sapendo allora di una sola di loro due, ti dissi che non importava, 'ti perdonai'.
Vorrei che raccontassi di come, avendo capito che il tuo interesse per me andava scemando, non volendo rinchiuderti in una noiosa routine, ti proposi di rimanere amici, chiedendoti, semmai avessi incontrato un'altra donna, di essere sincero.
Vorrei infine che raccontassi come, quel 19 gennaio del 2022, quando lei casualmente - casualmente? - scoprì della nostra relazione, incappando nei miei post, decidesti di sparire senza neanche un vaffanculo, senza darmi una possibilità di chiederti scusa per non averti ascoltato, senza lasciarmi spiegare, preferendo mantenere l'amicizia - perché di questo si trattava, almeno così sostenevi. 'Non c'è niente, lei è innamorata, ma non me la sono scopata' dicevi, e io ti credevo - di una ragazzina piuttosto che quella di una donna che ti aveva dato tutto ciò che chiedevi. Condividendo i tuoi giochi, facendoti vivere le tue fantasie. Cercando di non romperti i coglioni con i suoi problemi e mettendoti al centro dell'universo. Ascoltandoti, tranquillizzandoti, calmandoti. Cercando insomma di alleggerirti la vita e le giornate, come fa una brava amante.
Ecco, se proprio dovessi parlarle di me, di noi, vorrei solo che fossi onesto.
Tutto qui.
Barbara)
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dominousworld · 4 months ago
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POSSIAMO SCRIVERE LA NOSTRA STORIA?
POSSIAMO SCRIVERE LA NOSTRA STORIA?
a cura di Ottava di Bingen “Tutto ciò che accade tu lo scrivi���,disse.“Tutto ciò che io scrivo accade”,fu la risposta. POSSIAMO SCRIVERE LA NOSTRA STORIA?
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campadailyblog · 6 months ago
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Cosa Nostra: Storia e Impatto sulla Sicilia
La Cosa Nostra, nota organizzazione criminale siciliana, ha radici nel XIX secolo. Inizialmente, proteggeva nobiltà e latifondisti, reprimendo rivendicazioni dei contadini. Dopo l’unificazione italiana, si è infiltrata in politica ed economia, sfruttando voto di scambio e legami istituzionali. L’emigrazione verso gli Stati Uniti nel XX secolo ha creato organizzazioni mafiose anche là. Queste…
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pazzoincasamatta · 10 months ago
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le tradizioni europee
Ecco un esempio estremo tratto dalla nostra preistoria: le linee evolutive di Homo sapiens e Homo neanderthalensis si sono separate circa 600000 anni fa. Le due specie si sono evolute separatamente, finché, 50000 anni fa, Homo sapiens è arrivato nei territori dei Neandertal e tutti hanno fatto sesso con tutti. Lo sappiamo perché abbiamo sequenziato il genoma dei Neandertal. Se siamo europei, possediamo del DNA di chiara derivazione neandertaliana che è stato introdotto in noi a quell’epoca.
Umani: La nostra storia di Adam Rutherford
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vividiste · 6 months ago
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"SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI :
La nostra generazione era tollerante.
E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l’omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles...
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer...Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l’effetto contrario."
Gisella Ambrogetti🌻
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Fonte fb
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scritti-di-aliantis · 18 days ago
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Normalmente sono una donna di ferro: al lavoro risolvo tutti i vari problemi e i casi di mia competenza. Poi, gestisco sia i disastri che le cose routinarie di ogni giorno in famiglia: figli, marito, genitori anziani di entrambi. Sono un giudice di corte d'appello e devo essere imparziale e imperturbabile, obiettiva, nel mio comportamento. E nelle decisioni.
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Irreprensibile sotto ogni punto di vista. Solo con te divento molle come un budino. Sei il mio segreto e disdicevole peccato. Diverrei ricattabile, se scoprissero la nostra storia. E la mia carriera finirebbe. Ma non saprei dirti di no neppure se volessi. È una cosa molto più forte di me. Che non so controllare. Con te, balbetto e divento rossa in viso, come una scolaretta.
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Se m'arriva un tuo messaggio, sbarello. Non appena ti vedo, la mia passera e il mio ano tremano di desiderio. I miei capezzoli svettano, desiderano il tuo tocco e la tua lingua. Il cuore accelera. La mia bocca sussurra, avida, il tuo nome. Ti consento di fare di tutto, al mio corpo. E mi predispongo ad accoglierti naturalmente, senza che tu neppure parli.
Aliantis
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nomeutenteerrato · 9 months ago
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« Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su sé stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose, primavera del '24, primavera del '44, proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.
Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.
Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana. »
- Antonio Scurati
Monologo (censurato dalla Rai), ma qui per condividerlo perché: antifascismo sempre!
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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Milano, la “banlieue” di Corvetto
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Sono stati i Carabinieri. Basta un attimo a trasformare un quartiere in un’esplosione di rabbia. Una “rabbia spontanea”, come dice Il Corriere della Sera, che però sembra più che altro indotta, voluta, cercata. Indotta dal “Sistema per uccidere i popoli“, come lo definì Guillaume Faye, d’altronde “come designare questa vasta impresa planetaria di massificazione e spersonalizzazione?“. Voluta dagli sponsor del villaggio globale, da quella società liberale che si persuade di aver costruito un mondo di prosperità, di liberazione e di progresso mentre la realtà sociale lascia trasparire un ambiente anorganico: morto, senza vita interiore, più simile ad un macchinario che ad un organismo in crescita. Cercata da loro, i “maranza”, i “subalterni” – come li chiamano a sinistra della sinistra – gli agenti attivi di un dinamismo conflittuale che esiste schiacciato dentro i quartieri pentola, sempre pronta ad esplodere appena tolto il coperchio del quieto vivere. Sono anni che si ripete come anche le periferie italiane – in questo caso milanesi – possano diventare da un momento all’altro lo scenario delle banlieue parigine. Quelle dell’Odio e di Athena. Quelle che abbiamo visto solo in televisione. L’integrazione tanto agognata è finalmente realtà, con un ribaltone però: l’Italia si è adattata all’altro, non il contrario. Abbiamo uomini che occupano spazi morti, residenti che si situano su una scacchiera; il loro “indirizzo” non ha nulla di un luogo, sono piuttosto coordinate cartesiane dello smarrimento. Città dormitorio perennemente in affitto, centri storici trasformati in bomboniere turistiche, quartieri campi profughi. Ci siamo integrati perfettamente al non-luogo globale. E come tutti i popoli “delocalizzati” che hanno perduto il senso del tempo e della storia, siamo condannati a perdere la nostra terra. Un Corvetto alla volta.
-Kulturaeuropa
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falcemartello · 6 months ago
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Cosa si può imparare dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio 2024?
Sono sempre stato riluttante a criticare l'Occidente "da fuori".
Credevo, e lo credo, che la maggioranza delle critiche all'Occidente, o all'Europa, provengano da criteri o valori di natura occidentale.
L'Occidente è cioè per sua natura autocritica, e messa in discussione.
Tuttavia, credo che negli ultimi dieci anni qualcosa in più sia accaduto.
Vedo la dissoluzione di una intera civiltà come neve al sole.
Vedo il dominio del brutto, dell'osceno, del cattivo gusto.
Vedo la tracotanza estetica del male.
E la vedo esprimersi senza pudore, senza vergogna, a cielo aperto, dinanzi a capi di stato - che non dicono nulla - a vescovi - che in pochi dicono qualcosa - a giornalisti - che dicono tutto per il potere.
In confronto alla presentazione di ieri, Hunger games sembra un'esibizione di misura e di umanità.
Una società che profana il bello, che educa all'osceno, non può che essere una civiltà di guerra, di nichilismo, di ingiustizia.
Una civiltà di odio.
Quanto odio c'era ieri sera?
Quanto odio si voleva diffondere ai miliardi di persone che guardavano quella "cerimonia".
Ci sarebbero molte domande da fare.
Se una civiltà crolla in così poco tempo, significa che aveva dei problemi strutturali.
E poi ci sarebbe da interrogare la storia e il destino della Francia.
Sul piano culturale, il loro continuo voler scandalizzare, essere originali, spararla grossa, decostruire e poi post-decostruire, ha fatto danni immensi, non tanto alla cultura tradizionalista ma al filone critico.
Lo ha sottratto dalla realtà.
Un continuo "Épater la bourgeoisie", che oramai non scandalizza se non gli ultimi, i poveri, i bambini.
Cosa è che oggi realmente scandalizza? Lucio Dalla scriveva che oggi è difficile essere normali.
A me non piace il termine normale. Diciamo che oggi scandalizza la potente realtà dell'umano, il suo mistero abissale e semplice, l'umiltà di un fiore, l'esistenza di una donna e di un uomo, la verità ferita della nostra anima.
Insomma, scandalizza la bellezza, che non è che lo sprigionarsi della verità. Ecco, questo realmente scandalizza il potere, non quella buffonata oscena.
Quella di ieri è una cerimonia reazionaria, un rito di difesa dello status quo.
L'anticonformismo delle oligarchie, questo è stato. Il vero anticonformismo siamo noi.
Ecco, verrà un tempo, in cui si stabiliranno nuovi criteri di giudizio, severissimi, in cui ci sarà un esercito della bellezza, totalmente non violento, ma che manifesterà civilmente contro episodi del genere.
Perché non c'è nulla di più antidemocratico che la bruttezza diffusa come strumento pedagogico. Non c'è niente di più antisociale, e antirepubblicano di quella "cosa" che abbiamo visto ieri.
Non è una questione di estetismo ma di difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Ma in quella patria se ne sono dimenticati, sommersi da un cumulo di pseudoprogressismo e laicismo instupidito.
Gabriele Guzzi
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 2 months ago
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Suona le tue melodie per me... Ispirati sulla mia pelle... Annusando il mio profumo... Tremando di piacere sotto i miei baci. Lasciati trasportare dal ritmo dei miei sospiri e componi la nostra storia d'amore su questa sinfonia meravigliosa che è la nostra condanna... Volersi sempre... E non prendersi mai... Come fanno la luna e il sole... Rincorrendosi invano nel tentativo di abbracciarsi... ��
~ Virginia ~
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kon-igi · 1 year ago
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QUESTA È UNA STORIA CHE NON SO COME COMINCIARE A RACCONTARVI
È una storia triste con un finale velato di speranza che però non riesce a diminuire in me la tristezza, visto che è troppo spesso ripetuta ovunque nel solito loop di solitudine e sofferenza.
Non a caso ho deciso di raccontarla solo adesso e a taluni potrà sembrare che io mi voglia agganciare furbescamente al trend 'femminicidio' e con questo post fare virtue signaling.
Tutt'altro, credetemi.
Questa storia parla del coraggio di una ragazzina di 20 anni, l'unica reale protagonista, mentre noi come famiglia, semmai, abbiamo avuto solo il merito di essere al posto giusto al momento giusto.
Ricordate questo: AL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO e poi nella chiusa a questo post capirete.
Anche se dubito fortemente che conosciate lei o siate venuti a sapere della sua storia, per un mio senso di riservatezza cambierò molti particolari, senza però far perdere mai il senso di quanto accaduto.
Mia figlia piccola aveva una compagna di studi con la quale era rimasta in contatto anche dopo la maturità e una sera questa ragazza è venuta a cena a casa nostra, su strana insistenza di nostra figlia perché era già tanto tempo che non si vedevano, tranne qualche messaggio con cui lei la teneva informata sullo stato di salute del fratellino di 7 anni, affetto da una forma aggressiva ma curabile di leucemia.
Avevamo capito che era successo qualcosa e infatti questa ragazza, durante la cena, ci confida che lei, la madre e, soprattutto, il fratellino sono da anni vittime di maltrattamenti psicologici e fisici a opera del padre.
E noi, su insistenza di nostra figlia che è riuscita a convincerla, siamo state le prime e uniche persone alle quali trova finalmente la forza di dirlo, visto che il padre aveva costretto la madre a chiudere i contatti con ogni parente e cerchia di amici.
Erano sole, la madre non lavorava e tutti dipendevano da un unico stipendio, quello del padre, che inoltre decideva quando e quanto potessero uscire di casa.
Una storia di abusi familiari come tante, solo che invece di sentirlo in un telegiornale ce le stava raccontando di persona una ragazzina smilza e che sorrideva triste per l'imbarazzo.
E poi ho visto gli occhi di mia figlia, pieni di rabbia e indignazione ma scintillanti anche di qualcos'altro... speranza, anzi, convinzione che noi potessimo aiutarla.
Con un peso enorme nel cuore, le abbiamo allora parlato tutta la sera, l'abbiamo consolata, consigliata e spronata a fare quello che la madre non aveva più la forza di fare: denunciare ai carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza.
E mentre lei piangeva lacrime di gioia per aver finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi, le arriva un messaggio wathsapp sul telefono con una foto.
Una foto da suo fratello.
Che si era fotografato il naso.
Rotto e sanguinante.
E il messaggio sotto diceva 'Papà ha picchiato la mamma e poi me. E poi se n'è andato'.
Un bambino di 7 anni con la leucemia che deve andare a fare la chemio due volte a settimana.
A vederlo scritto pare assurdo pure a me, una di quelle brutte sceneggiature per una fiction rai in prima serata ma il fatto era che stava succedendo di fronte ai nostri occhi e non so come io sia riuscito a non prendere una delle mie asce appese al muro per andare schiantarlo in due come un ceppo marcio.
Lei, però, non si scompone più di tanto e ci dice 'Adesso vado. Ci penso io' con un tono che nascondeva stanchezza e abitudine... ma forse anche qualcos'altro di nuovo.
Vent'anni anni e ci pensava lei, quando noi - cinquantenni - eravamo solo riusciti a dire delle belle parole, tutto sommato inutili.
Prende ed esce, con noi che le andiamo dietro urlandole di chiamare subito i carabinieri e cercando di andare assieme ma lei sembra essere molto decisa, finché le luci posteriori della sua macchina non scompaiono nella notte.
Minuti, decine di minuti e poi ore ad aspettare notizie, senza conoscere il suo indirizzo e senza sapere dove mandare qualcuno a controllare.
Poi squilla il telefono. È lei. Ci racconta che quando è arrivata a casa ha subito controllato che non ci fosse la macchina del padre, è entrata e ha chiuso la porta da dentro lasciandoci le chiavi sopra. E quando il padre, ore dopo, ha provato a entrare e, non riuscendoci, ha cominciato a dare in escandescenze, ha chiamato i carabinieri dicendo loro che aveva picchiato la madre e il fratello.
Carabinieri che, ovviamente, lo hanno beccato mentre prendeva a calci la porta di un appartamento con dentro una donna e un bambino sanguinanti per le botte ricevute.
Nonostante tutto, quella notte non siamo riusciti a dormire.
Il giorno dopo mi arriva un audio su whatsapp (le avevo dato il mio numero per emergenza) e per quanto forse avrei potuto postarvelo qua per farvelo ascoltare, preferisco trascrivervelo
'Ciao, sono E. Ti volevo dire che ieri sera siamo stati al pronto soccorso e io ho insisitito con i medici che facessero tutte le foto a mamma e L. e che poi chiamassero la polizia che c'è dentro. L. è stato coraggioso e ha raccontato tutto, poi anche mia mamma ha trovato il coraggio di parlare. Ora stiamo andando al centro antiviolenza di Parma così ci aiutano con gli avvocati e magari ci trovano anche un altro posto dove andare. Io vi volevo ringraziare perché per la prima volta in vita mia mi sono sentita in una famiglia vera che capiva il mio dolore e la mia paura e con voi ho trovato la forza di parlare. Grazie di essere così meravigliosi'
Io ogni tanto ascolto quell'audio e poi le telefono per sapere come va. Lo ascolto perché, vedete, non mi sembrava che avessimo fatto chissà che cosa ma il tono della sua voce diceva tutto il contrario.
E allora mi sono ricordato di quella vecchia storia del ragazzino con la gamba rotta al quale ho fatto compagnia mentre aspettavamo l'elisoccorso e di come i genitori, mesi dopo, mi hanno riconosciuto in mezzo alla folla e mi sono venuti ad abbracciare come se gliel'avessi riattaccata, quando io mi ero limitato solo a rassicurarlo in attesa dei soccorsi.
Però ero al posto giusto al momento giusto.
Quel posto e quel momento, però, che non sono e non accadono mai a caso alla persona che sa cosa sia la sofferenza.
Se questo mondo non vi ha reso cattivi - e se siete arrivati a leggere fin qua non solo non siete cattivi ma anzi molto pazienti - allora avrete capito che il posto giusto al momento giusto è quello in cui siete ora, nello stesso frammento di tempo in cui decidete di spostare gli occhi dal centro del vostro dolore personale alla consapevolezza di quello degli altri.
Come non mi stancherò mai di dire, una mano protesa salva tanto chi la stringe quanto chi la tende.
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piccolaaa3 · 13 days ago
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* 2023
Mi contatta ragazzo X (mia crush) con cui inizio a parlare. Tra un "vorrei conoscerti" e un "prendiamoci un caffè" (che, spoiler, non arriverà mai) mi racconta di essere stato lasciato a poche settimane dal matrimonio. Io palesemente mi interesso a lui.
A Natale risponde ad un mio messaggio con un cuore rosso, poi smette completamente di rispondere e in seguito scoprirò che mi ha pure bloccata.
* 2024
Mi contatta ragazzo X (mia crush) con cui inizio a parlare. Tra un "sembri una ragazza molto interessante" e un "vorrei davvero conoscerti, anche solo in amicizia" mi racconta di aver subito abusi fisici e verbali dalla sua ex. Io palesemente mi interesso a lui.
Smette di rispondermi pochi giorni prima di Natale e la nostra conversazione su telegram ha magicamente fatto "puff".
Va bene che sono scema eh, ma fino ad una certa.
Quindi facciamo così :
🚨 ATTENZIONE ATTENZIONE 🚨
SONO UFFICIALMENTE APERTI I CASTING PER #IL CASO UMANO DI TURNO, ANNO 2025
Cercasi ragazzo carino e simpatico, bravo a fingere di provare interesse reale e con una storia strappalacrime alle spalle; che abbia voglia di tenermi compagnia fino a Natale.
Astenersi perditempo, gente che non coglie l'ironia, e soprattutto gente senza barba (no, quei quattro peli pubici che hai sul mento non sono definibili barba!!!)
Presentate pure il CV in chat e vi farò sapere. In caso si può anche fare una valutazione tutti insieme tramite sondaggi (che tanto i cazzi miei già ve li fate).
Buona serata
#me
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oltre-la-linea · 1 month ago
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Islamisti vogliono cancellare il Natale anche in Italia...
L’Italia è sotto attacco, un attacco silenzioso ma devastante che minaccia di cancellare la nostra identità culturale e religiosa. Guardiamo alla Siria, dove i jihadisti hanno già compiuto un atto di barbarie inaudita: le decorazioni natalizie ad Aleppo sono state rimosse, un preludio inquietante che ci mette in guardia su cosa potrebbe accadere qui se non agiamo con decisione. L’immigrazione islamica regolare, lungi dall’essere un arricchimento, è diventata un pericoloso cavallo di Troia per l’islamizzazione del nostro paese. L’arroganza e l’ignoranza hanno raggiunto nuovi livelli di follia. Il giornale “Il Domani” ha avuto il coraggio di etichettare il presepe, simbolo sacro della nostra tradizione cristiana, come rappresentazione di “una comunità escludente e razzista”. Questo è un insulto non solo alla nostra fede ma anche alla nostra storia millenaria. Se gli islamici in Italia si sentono esclusi dal nostro presepe, dalla nostra cultura, dal nostro Natale, allora è meglio che facciano ritorno alla loro terra. Non siamo obbligati a rinunciare alla nostra identità per fare spazio a chi non rispetta, anzi, disprezza le nostre tradizioni. Questo non è un atto di xenofobia, ma di legittima difesa culturale. L’Italia non può trasformarsi in una succursale dell’islam, dove le nostre festività vengono cancellate per non offendere chi non condivide i nostri valori. La nostra nazione è stata costruita sui valori cristiani; questi sono i pilastri su cui si fonda la nostra civiltà. Permettere che vengano erosi in nome di una falsa integrazione è un tradimento verso i nostri antenati e verso le generazioni future. Ogni giorno che passa, vediamo i segni di questa islamizzazione. Le nostre scuole, che dovrebbero essere luoghi di trasmissione della nostra cultura, stanno già modificando le celebrazioni natalizie per non offendere nessuno. Le nostre città, che dovrebbero risplendere di luci natalizie, rischiano di diventare zone oscurate da un’ideologia che non riconosce la nostra storia. È tempo di dire basta. L’immigrazione islamica regolare deve essere azzerata. Non possiamo permettere che la nostra identità venga diluita o sostituita. Gli italiani devono alzarsi e difendere ciò che è loro, prima che sia troppo tardi. Se vogliamo mantenere l’Italia Italia, dobbiamo proteggerla da chi cerca di trasformarla in qualcosa che non è. Non si tratta di odio, si tratta di sopravvivenza. Se vogliamo evitare che le decorazioni natalizie scompaiano dalle nostre città come è successo ad Aleppo, dobbiamo agire ora. L’Italia non deve diventare un altro capitolo dell’islamizzazione dell’Europa. Tornino a casa loro, se non riescono a rispettare e a vivere con la nostra cultura, con i nostri valori cristiani, con il nostro Natale.
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