#la giunta da i numeri
Explore tagged Tumblr posts
Text
Bilancio comunale, BL: "La giunta da i numeri, Livorno conta sempre meno"
Livorno 29 dicembre 2022 – Bilancio comunale, BL: “La giunta da i numeri, Livorno conta sempre meno” L’analisi del Gruppo consiliare di Buongiorno Livorno sul bilancio comunale approvato dalla maggioranza: “Nella notte tra il 22 e 23 dicembre sono stati approvati il bilancio finanziario 2023-2025 e relativa nota di aggiornamento al DUP. È il quarto bilancio previsionale redatto dall’attuale…
View On WordPress
0 notes
Text
Sono da sempre chiamata dalla bellezza autentica,dai luoghi in cui c'è una storia, ci sono profumi, c'è cura. I materiali utilizzati hanno tempo: tempo dedicato, tempo che se ci appoggi le mani senti un racconto, tempo con cui sono stati scelti e posati.So da sempre di appartenere a posti così, ai piccoli borghi dove la fretta non è giunta, dove non c'è finzione ma autenticità, dove l'effimero non arriva perché vi sono altre frequenze che proteggono.Io non sono fatta per le grandi città, non ne ho frequentate molte ma abbastanza per sentire che lì mi manca questa dimensione divina e terrene, questa vicinanza di vita e di corpi.
Mi piacciono i posti dove il mezzo di locomozione principale sono le gambe, dove uno scorcio commuove; dove traffico, confusione, musiche che ti accelerano il battito cardiaco, disattenzione ed eccesso: non esistono. Ci sono guardiani del tempo a custodire questi posti.
E questi posti qui io li cerco e desidero anche nelle persone. La stessa integrità mi serve anche nei cuori, nella pelle, negli sguardi, nelle mani.Io che spesso sono un'anima in pena, troppo sensibile per le dinamiche del grande mondo, mi ricordo che in questi posti qui ho casa. Ed è un appartenere di cellule: io in questi luoghi vibro ad un'altra frequenza. Mi si rimescola il sangue nelle vene, rallenta il battito, la pelle si distende e i miei occhi divengono quel che sono chiamati ad essere qui: portali sulla bellezza, sull'autenticità, sulla vita che s'accorge, che ci tiene e ti tiene.Scambio tutti i centri commerciali del mondo, l'aria condizionata, le macchine, le velocità, la performance, i grandi numeri: per degli istanti in questi luoghi di bene e bellezza.E mi immagino ad invecchiare così: accanto all'uomo che amo, mentre mano nella mano ci scomponiamo. E ogni cellula che muore in noi, torna alla vita in questa bellezza eterna. In questa danza eterna io faccio ritorno a casa..
10 notes
·
View notes
Text
Tutte le balle sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Parla il giurista Stortoni
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio “è contraria al diritto internazionale”, “creerebbe un vuoto di tutela per i cittadini”, “eliminerebbe un importantissimo reato spia”. Tutte affermazioni infondate o addirittura false, spiega Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio “creerebbe un vuoto di tutela per i cittadini contro le angherie dell’autorità pubblica”, “eliminerebbe un importantissimo reato spia”, “è contraria al diritto internazionale”. Sono solo alcune delle tesi che hanno trovato spazio nel dibattito pubblico negli ultimi giorni – da parte di magistrati, politici e giornalisti – contro l’ipotesi di abrogazione del reato di abuso d’ufficio (deciso martedì in prima battuta dalla commissione giustizia del Senato). Affermazioni infondate o addirittura false, come spiega al Foglio Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale dell’Università di Bologna. Partiamo dalla prima. “Non è vero che con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio si creerebbe un vuoto di tutela per il cittadino – dice Stortoni –. Il vuoto di tutela ci sarebbe se i numeri dimostrassero una corrispondenza tra denunce e condanne, e invece questo è assolutamente smentito dai dati: il 95 per cento delle denunce finisce con l’archiviazione, mentre il restante 5 per cento solo in pochissimi casi dà luogo a condanne e per giunta per fatti bagatellari”.
Insomma, prosegue Stortoni, “si hanno tanti processi inutili, che sono dannosi non solo per chi li subisce ma anche per l’immagine della Pubblica amministrazione. Non ci sarebbe alcun vuoto perché i cittadini potrebbero continuare a rivolgersi alla giustizia amministrativa, nata proprio con la funzione di verificare l’eventuale cattivo uso della discrezionalità amministrativa”.
La seconda obiezione mossa contro l’abrogazione del reato è che questo costituirebbe un reato spia molto importante per indagare su altri reati più gravi, come corruzione, concussione o turbativa d’asta. “Questa argomentazione è contraria a qualsiasi principio del processo penale liberale e anche costituzionale – replica Stortoni –. Si usa un reato, che si afferma non avere una sua ragion d’essere, per creare impropriamente uno strumento processuale per accertare altri eventuali reati, anziché accertarli con i modi ordinari previsti dalla legge. Il reato spia non può esistere nel nostro ordinamento. Il reato deve essere giustificato in sé”.
Altra obiezione mossa in questi giorni: se abroghiamo il reato violiamo il diritto europeo e internazionale. “E’ una bugia”, dichiara netto Stortoni: “E’ falso che esista un obbligo sovranazionale a mantenere questo reato. Nella convenzione di Merida la penalizzazione dell’abuso d’ufficio è meramente facoltativa e non obbligatoria come è per altri reati, come la corruzione. C’è poi una proposta di direttiva europea che introdurrebbe questo obbligo, ma la proposta è ancora tutta da discutere ed è molto criticata dalla dottrina, soprattutto per il mancato rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità. Il testo quindi potrebbe subire modifiche o essere approvato non si sa fra quanti anni”.
C’è un’altra critica di carattere tecnico. La riforma del 2020 avrebbe tassativizzato in misura maggiore il reato di abuso d’ufficio, stabilendo che occorre la violazione di una specifica disposizione di legge, e in questo modo le ambiguità precedenti sarebbero state superate. “Purtroppo non è così – spiega Stortoni –. La giurisprudenza della Corte di cassazione, ad esempio, con la sentenza n. 2080 del 2022, si è mostrata refrattaria alla modifica legislativa, sostenendo – come in precedenza – che può costituire reato anche un comportamento che non vìola una specifica disposizione di legge ma che è contrario lato sensu al principio di imparzialità stabilito dall’articolo 97 della Costituzione”.
C’è un dato che ieri è stato rilanciato con grande enfasi: la soppressione del reato porterebbe alla cancellazione di oltre tremila condanne definitive. Il dato si riferisce agli ultimi 25 anni, anche se non è chiaro come sia stata calcolata questa cifra (secondo il ministero della Giustizia, nel 2021 le condanne sono state 44 davanti alla sezione gip/gup e 18 in dibattimento). “Anche io non comprendo da dove siano stati tirati fuori questi dati – afferma Stortoni –. Ad ogni modo, se ci sono state delle condanne per un reato, che poi viene abrogato, è normale che quelle condanne vengano annullate, non c’è niente di scandaloso. Secondo questo ragionamento allora l’abrogazione dei reati di adulterio o di omicidio d’onore avrebbe dovuto lasciare in vita le pregresse condanne?”. “Se mi è concesso, questa obiezione dimostra davvero la pochezza degli argomenti utilizzati in questi giorni nel dibattito pubblico”, conclude.
2 notes
·
View notes
Text
De la scritta maniera
Non fu mai intenzion mia immortalare ciò che segue, ma la sfrontatezza di chi mi è inferiore m'ha portato a cambiar la rotta, a navigar per li mari de la bella parlata. Sarò superbamente destro ne la revelatione dell'ars mea, de la quale ho già fatto sfoggio certo e completo in quanto precede.
In questo breve trattato, come da titolo annunziato, vomiterò atomi de la scritta maniera, affinché chi come me non compete nel fare pulcri versi possa manipolare gli italici dirsi.
Il punto primo della scrittura è quello del peso. Si immagini l'accostarsi di parole - o costruzioni di sintagmi che siano - come materia, di cui ogni singolo elemento detiene, appunto, il proprio peso. Verrà naturale pensare che vi sia differenza tra parola e parola seppur uguali di senso, e certamente vi è. Per esempio, se io fossi ne la situazione di dover scrivere di una divina creatura giunta dai candidi cieli, utilizzerei alti termini tingendoli di passati idiomi. Ne evidenzierei lo splendore dicendola maravigliosa, parlerei della sua pulcritudine piuttosto che della sua bellezza, citerei anzichè l'ale le piumate braccia di bianco sfavillio. Si ricordi che pur sempre di peso si parla e, dicendolo nella logica dei numeri, il valore è assoluto: più chiaramente rivelato, una cosa nefasta egualmente rispetto ad una alta vedrà un pareggiarsi del peso.
Il punto secondo della bella scrittura è il peso non quantitativo, ma qualitativo. Ogni parola o costruzione detiene la propria valenza qualitativa che ne determina il ruolo nel discorso e il discrimine di una rispetto all'altra. Vien a farsi cosa una con le polisemie, che siano di specie regolare o metanarrativa. È opportuno aver parsimonia nella scelta dei vocaboli - o sistemi di vocaboli - da apporre ad un periodo, nei termini delle loro sfaccettature plurime. Ad esempio, sia data la parola "dimonio" e sia richiesto di descriverla in incognito contesto. Dirò del dimonio la sua magrezza al fin che siano messe in risalto ambedue la smuntezza e l'empietà, o ne dirò l'iniquo serpeggiare per evidenziarne il viscidume e la reità primigenia. Si badi che anche qui ho scelto vocaboli pesanti e materiosi per l'assolutezza del peso proprio del dimonio. La qualità è forse la regola più importante, se considerata in funzione delle costruzioni - qui si parlerebbe di peso qualitativo relativo - : l'ordine delle parole e dei sintagmi può essere modificato per potenziare inconsci stati. Metterò un aggettivo prima del suo sostantivo se lo crederò di maggior peso, porrò il verbo in un punto ponderato del periodo se lo vedrò gravar a la giusta maniera lì. La qualità ha infinite strade percorribili, che ci portano al terzo punto.
Il punto terzo è quello di ricordarsi che la lingua non è che schifosa limitazione del magnifico pensiero umano. Noi siamo migliori della lingua. Noi siamo più alti. La lingua è nostra deboletta fabbricazione e noi la dobbiamo dominare. È imperativo che noi uomini giungiamo oltre gli idiomi, ma finchè vi soggiaciamo, che questi si pieghino al nostro volere e non viceversa. Le parole e le costruzioni, che si cambino a favor de la bella parlata, che i verbi si disgreghino in funzion de la movenza delle cose, che i periodi si facciano pazzi e insani. Non v'è licenza che non regga, non v'è eccesso, niuna cosa è errata, e seppur io sia ipocrita a far belli periodi con arcaicheggianti messinscene, che sia maledetta quella puttana della lingua. Che si dica nefando, materioso e mille altre parole che non sono.
Quarto e definitivo pilastro è quello della forma. Dopo aver analizzato l'essenza, era naturale discorrere di questa. Per forma io vo intendendo quel che le persone chiaman suono, ma credo che tal nomea sia eccessivamente restrittiva. Addolcirò una parola o un periodo se dovrò narrar d'angeli, li inasprirò se dovrò narrar di dimoni, mi manterrò su mediane ma alte parole se dovrò narrar di nefilim. Si tratta di forma anche nel bel caso del ritmo delle cose, che marcerà a una maniera o a un'altra in base all'energia detenuta dal soggetto, o nel caso dell'elisione, strumento di ineffabile utilità in analoghi casi.
Che mi si affronti, che mi si facciano appunti insulsi, io credo in modo certo e vero in quanto rivelato in queste brevi righe disperate. Si badi che la componente estetica non è mai messa in discussione.
Se non capisci quello che c'è scritto, non è affatto colpa mia. Poichè io scelgo di scrivere in un certo modo. Ma altrimenti, che gusto ci sarebbe?
1 note
·
View note
Text
Regione Liguria: 7 milioni dei euro per la nuova edizione dei bonus badanti e babysitter
Regione Liguria: 7 milioni dei euro per la nuova edizione dei bonus badanti e babysitter. Via libera della Regione Liguria allo stanziamento di 7 milioni di euro per il 2024 per i bonus badanti (quinta edizione) e babysitter (quarta edizione). La Giunta regionale, su proposta degli assessori alle Politiche Sociali Giacomo Giampedrone, alla Formazione Marco Scajola e alla Tutela dell'Infanzia Simona Ferro, ha varato la misura, finanziata con le risorse del PR Fse+ 2021-2027. Due gli obiettivi dell'iniziativa: in primo luogo sostenere le famiglie con bambini e/o con persone non autosufficienti a casa (non inseriti in strutture residenziali) nelle spese connesse all'assunzione di baby sitter o badanti, garantendo ai genitori, in particolare alle mamme, le condizioni per proseguire o intraprendere un'attività lavorativa o percorsi di formazione professionale o di istruzione; in secondo luogo, incrementare il numero di persone non autosufficienti che possano ricevere assistenza indiretta rimanendo al proprio domicilio. Potranno essere rimborsate le spese, correttamente rendicontate, per badanti e/o babysitter sostenute dal 1° gennaio 2024, quindi con effetto retroattivo. "Continua senza sosta l'impegno e il lavoro della Giunta, anche per varare provvedimenti molto concreti che, come in questo caso, lasciano più risorse nelle tasche delle famiglie liguri – dichiara il presidente ad interim Alessandro Piana -. Questi bonus si affiancano alle altre misure già in vigore quest'anno, come il trasporto ferroviario gratuito per gli under19 o scontato del 50% per gli under26, l'azzeramento o la riduzione della maggiorazione regionale sull'Irpef per il 90% dei contribuenti, i voucher per la gratuità degli asili nido e per i centri estivi, la Dote Sport. Credo davvero che sia un insieme di azioni senza precedenti, di cui siamo orgogliosi". "Il rinnovo di questa misura con un forte impatto sociale è un ulteriore segnale del lavoro che stiamo portando avanti con determinazione a sostegno delle persone che ne hanno maggiore necessità – afferma l'assessore alle Politiche sociali Giacomo Giampedrone -. Questi bonus offrono, grazie al loro effetto retroattivo, un aiuto concreto e reale alle famiglie, supportandole anche nel mondo del lavoro. Dopo aver assicurato gli asili nido gratuiti a migliaia di bambini, per cui abbiamo già erogato oltre 1,1 milioni di euro ai genitori che hanno presentato domanda, continuiamo a supportare i liguri nell'accudimento dei più piccoli e delle persone non autosufficienti o disabili, che anche grazie a questo aiuto economico pubblico possono continuare a vivere nella loro casa senza essere ricoverati in struttura". "Una misura attesa che andrà incontro alle esigenze di tantissimi liguri: dai bambini agli anziani passando per le famiglie – dichiara l'assessore alla Formazione Marco Scajola -. Confermiamo, attraverso un'attenta programmazione, di essere virtuosi nella gestione delle straordinarie risorse del Fondo sociale europeo. Con un impegno importante stanziamo 7 milioni di euro per le edizioni di quest'anno dei due bonus. L'obiettivo è quello di accontentare tutti coloro che faranno richiesta garantendo un ausilio concreto, alleggerendo le spese e consentendo di non rinunciare all'attività lavorativa. Proseguiamo nella volontà ferma di non lasciare indietro nessuno e di fornire supporto continuo a tutti i cittadini nei più svariati campi: dalla formazione vera e propria al lavoro passando per sociale e sport. Fino a oggi sono oltre 25mila i liguri coinvolti nei bandi Fse per un impegno di spesa di oltre 166 milioni di euro, numeri senza precedenti che testimoniano la bontà di ciò che stiamo facendo". "Abbiamo dato continuità a una misura particolarmente apprezzata dalle famiglie liguri – afferma l'assessore alla Tutela dell'Infanzia Simona Ferro. – Attraverso questo importante stanziamento vogliamo da una parte garantire l'assistenza domiciliare a tante persone non autosufficienti e dall'altra consentire a mamme e papà di conciliare la propria attività lavorativa con quella genitoriale. Il bonus babysitter, in particolare, si aggiunge a una serie di provvedimenti che abbiamo già messo in campo per il benessere e la socialità dei nostri bambini come i nidi gratis, i voucher centri estivi e il bando Dote Sport, che incentiva la pratica sportiva tra i giovanissimi. In questo modo garantiamo quella 'tutela dell'infanzia' che ha nel nome stesso della delega affidatami la sua missione principale". Le domande potranno essere presentate attraverso il portale di Filse (bandi on line, accesso mediante Spid o Cie), con cui Regione ha stipulato un'apposita convenzione per un importo di 427mila euro, comprensivi del lavoro di Liguria Digitale. Le domande potranno essere presentate dal lunedì al venerdì (esclusi sabato, domenica e altri giorni festivi) dalle ore 8.30 alle ore 17.30, a decorrere dalle 8.30 del 25 giugno 2024 e fino alle 17.30 del 2 settembre 2024 o comunque fino a esaurimento delle risorse disponibili. Potranno essere rimborsate le spese per badanti e/o babysitter sostenute dal 1° gennaio 2024, quindi con effetto retroattivo, purché correttamente rendicontate. Il valore del bonus è pari a 350 euro mensili per l'assunzione di una babysitter; il bonus badanti è pari a 600 euro mensili per coloro che non percepiscono il Fondo Regionale per la non autosufficienza e a 250 euro mensili per coloro che già percepiscono il Fondo Regionale per la non autosufficienza. REQUISITI RICHIESTI AL MOMENTO DELLA DOMANDA DA PARTE DEI RICHIEDENTI IL BONUS - BONUS BADANTE (per l'assunzione sia diretta che tramite impresa specializzata) Obiettivo: sostegno diretto alle persone adulte e anziane disabili e/o non autosufficienti, che provvedono alle proprie necessità avvalendosi dell'assistenza di un/una badante assunto/a dagli stessi oppure di un parente/affine entro il terzo grado oppure dell'amministratore di sostegno Possono presentare domanda le persone: a. di età superiore ad anni 18; b. non inserite in strutture residenziali; c. con Isee sociosanitario della persona che necessita di badante non superiore a 35mila euro; d. con invalidità civile riconosciuta al 100% o riconoscimento L. 104/92 art. 3, c. 1 o c. 3; e. ultra-novantacinquenni anche in assenza di riconoscimento di invalidità né di L. 104/93; f. residenti in un comune della Liguria; g. non beneficiarie delle misure regionali per la non autosufficienza di seguito indicate: Vita Indipendente, Gravissima disabilità, Dopo di Noi. - BONUS BABY SITTER (per l'assunzione sia diretta che tramite impresa specializzata) Obiettivo: sostegno ai genitori di bambini e ragazzi fino ai 14 anni o fino a 18 anni se disabili Possono presentare domanda: a) i genitori di minori fino ad anni 14 (presenti nel nucleo familiare del genitore richiedente) oppure fino ad anni 18 se disabili b) con Isee del nucleo familiare non superiore a 35mila euro c) residenti in un Comune della Liguria. Il/la babysitter può svolgere le sue mansioni anche in contesti extra scolastici, ivi compresi i centri estivi o altre strutture ove l'accesso del/della baby sitter sia consentito dalla struttura medesima. MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE Gli interessati devono presentare domanda di partecipazione, redatta esclusivamente on line al sistema Bandi on line dal sito internet bandifilse.regione.liguria.it (accesso mediante Spid o Cie) compilata in ogni sua parte e completa di tutta la documentazione richiesta, da allegare alla stessa in formato elettronico, e inoltrata, senza necessità di firma, esclusivamente utilizzando la procedura informatica di invio telematico, a pena di inammissibilità. È garantita l'assistenza informatica per problematiche relative alla compilazione delle domande dal lunedì al venerdì dalle ore 08.30 alle ore 17.30 (festivi esclusi), utilizzando la mail [email protected] EROGAZIONE DEL BONUS La domanda di erogazione, redatta esclusivamente on line, può essere presentata dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 17.30 (esclusi sabato, domenica e altri giorni festivi) dai beneficiari per uno o per più trimestri solari cumulativamente sempre accedendo al sistema Bandi on line mediante Spid o Cie dal sito internet bandifilse.regione.liguria.it, presentando, per ciascun periodo per il quale si richiede l'erogazione: 1. busta/e paga dell'assistente familiare (badante e/o baby-sitter) o fattura nel caso di ricorso a impresa specializzata; 2. pagamento della/e busta/e paga di cui al punto a. o della fattura all'impresa specializzata con qualsiasi sistema tracciabile, esclusi, quindi, i contanti. 3. pagamento del bollettino relativo ai contributi Inps e ricevuta (o contestualmente copia del bollettino pagato), esclusivamente nel caso di assunzione diretta. In presenza di quanto sopra Filse eroga il beneficio, esclusivamente a mezzo bonifico bancario sul conto corrente indicato nella domanda di accesso al fondo e intestato o cointestato al richiedente (no libretto postale). Potranno essere rimborsate le spese per badanti e/o baby sitter sostenute a fare data dal 1 gennaio 2024, quindi con effetto retroattivo, purché rendicontate con le modalità di cui alle sopra citate lettere a., b. e c., fino e non oltre al termine perentorio 15 gennaio 2026, pena l'impossibilità di riconoscere il beneficio, nell'ambito delle 12 mensilità massime e chiaramente se per le spese medesime i richiedenti non siano già stati beneficiari della precedente analoga edizione della presente misura. Eventuali richieste di rimborso oltre tale termine non saranno accolte. Si precisa che nei casi in cui, non avendo esaurito l'ammontare complessivo di importo concesso da Filse e pur avendo presentato richieste per 12 mensilità, sarà comunque consentito ai beneficiari di utilizzare completamente l'importo concesso, effettuando richieste per oltre 12 mensilità, al fine di esaurirlo. Il tutto fermo restando il massimale concesso originariamente nonché il termine di rendicontazione di cui sopra. In caso di mancata presentazione della richiesta di erogazione nei predetti termini perentori, la domanda si intenderà implicitamente rinunciata con conseguente decadenza automatica dal diritto al contributo, senza ulteriori comunicazioni da parte di FILSE. La documentazione di cui sopra, allegata in formato elettronico, dovrà essere completa e leggibile in tutti i suoi contenuti, in formato PDF o in altre estensioni valide per i file fotografici (come meglio specificato durante la fase di compilazione). Nel caso di famiglie con più di un minore a carico, queste potranno fare richiesta di un solo bonus per l'assunzione di baby sitter. Nel caso di persone non autosufficienti conviventi, queste potranno fare richiesta di un solo bonus per l'assunzione di badanti. Resta inteso che non è possibile fare più di una domanda per lo stesso soggetto minore e/o non autosufficiente (individuato tramite Codice Fiscale).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
La Banca centrale svizzera ha tagliato a sorpresa i tassi
Dopo un avvio brillante, si raffredda un po’ l’entusiasmo delle Borse europee, con il dato sull’andamento dell’attività manifatturiera dell’Eurozona che ha deluso le attese. Gli indici restano comunque in territorio positivo, dopo che la Fed ha confermato i tassi di interesse e le prospettive di tre tagli nel corso dell’anno, il primo a giugno (quando dovrebbe agire nello stesso senso anche la Bce), pur con stime di inflazione e crescita riviste al rialzo. Intanto, la Banca centrale svizzera, prima tra le big, ha tagliato a sorpresa i tassi di 25 punti base all’1,5%, con la prima riduzione in nove anni. La decisione è giunta inattesa, visto che la maggior parte degli analisti si aspettava che i tassi restassero fermi all’1,75%. Nessuna sorpresa invece dalla Bank of England, che ha lasciato il costo del denaro fermo al 5,25%. Così sulla scia dei record di Wall Street e con l’Asia in forte rialzo (chiusura record per il Nikkei), il FTSE MIB +0,17% di Milano si consolida sopra 34.000 punti e salgono anche il CAC 40 -0,11% di Parigi, il DAX 40 +0,44% di Francoforte, l’IBEX 35 +1,06% di Madrid, l’AEX +1,32% di Amsterdam e il FTSE 100 +1,22% di Londra. Oro nuovo record, sopra 2.200 $ per prima volta Nuovo balzo dell’oro che vola a nuovo record e supera per la prima volta i 2.200 dollari l’oncia. Il metallo prezioso è arrivato a salire del 2,1% a 2.205,4 dollari, con il valore spot a 2.203,09 dollari. L’oro sale dopo che la Federal Reserve ha lasciato, come previsto, i tassi fermi e ha confermato di prevedere tre tagli nel corso dell’anno, con il primo probabilmente a giugno, cosa che lascia supporre che non ci sia preoccupazione per il recente rialzo dell’inflazione. L’oncia da metà febbraio si è mossa in netto rialzo, con gli investitori che si sono spostati su terreni considerati più sicuri, anche alla luce dell’acuirsi dei rischi geopolitici. Pmi manifatturiero delude le attese L’indice Pmi manifatturiero della zona euro a marzo è sceso a 45,7 da 46,5 di febbraio, segnando il livello più basso degli ultimi tre mesi. L’indice Pmi composito, invece, è salito a 49,9 da 49,2 del mese precedente, ai massimi da 9 mesi. L’indice Pmi servizi ha registrato un aumento a 51,1 da 50,2 di febbraio, anche in questo caso ai massimi da 9 mesi. Una lettura sopra 50 indica un’espansione dell’attività economica, al contrario sotto i 50 segnala una contrazione. Stellantis in luce, rimbalza St dopo i cali A Piazza Affari guida i rialzi Stmicroelectronics +2,04% con tutto il settore dei chip dopo le previsioni forti di Micron Technology, seguita da Amplifon +0,06% e Stellantis +1,36% che ha registrato +11% di immatricolazioni in Europa. In coda al listino Nexi -2,80% con gli operatori che riferiscono del collocamento con un accelerated bookbuilding di una quota di circa il 2% a 5,83 euro per azione. Riflettori sempre su Telecom Italia +0,53% . Fuori dal listino principale, scattano i realizzi su Bioera -13,2% dopo il rally, giù Juventus Fc -4,92% mentre Enav +7,32% corre dopo i numeri del 2023. Sale Mfe-Mediaforeuropementre Prosiebansat avanza del 3% a Francoforte, dopo la richiesta di separazione delle attività non core. Euro sopra 1,09 dollari, petrolio in rialzo Tra le materie prime, rimbalza dello 0,8% il prezzo del petrolio sia nel Brent (86,6 dollari) che nel Wti (81,92 dollari), dopo il calo inatteso delle scorte di greggio e benzina negli Usa, mentre il gas Ttf ad Amsterdam arretra dell’1,2% a 27,4 euro al MWh. Sul valutario, dollaro in calo dopo la Fed, con l’euro che recupera la soglia di 1,09 a 1,091 ma sotto i massimi (da 1,085). Euro/yen a 165 (da 164,59) e dollaro/yen a 151,2 (da 151,58). Bitcoin in calo dello 0,65% a 67.414 dollari. Spread in calo, rendimento giù al 3,68% Andamento in calo per lo spread tra BTp e bund. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005560948) e il pari scadenza tedesco ha avviato le contrattazioni a 125 punti base, contro i 127 punti del closing della vigilia. In calo anche il rendimento del titolo italiano a 10 anni che si attesta al 3,68%, dal 3,71% di ieri. Tokyo chiude a massimi storici, yen debole Seduta positiva per la Borsa di Tokyo con l’indice Nikkei che ha segnato un nuovo record di fronte al calo dello yen dopo la Banca del Giappone. All’indomani di un giorno festivo nell’arcipelago, l’indice Nikkei ha guadagnato il 2,03% a 40.815,66 punti, battendo il precedente record di inizio marzo. L’indice più ampio del Topix è salito dell’1,64% a 2.796,21 punti. Martedì la Banca del Giappone (BoJ) ha posto fine alla sua politica di tassi negativi in vigore dal 2016, un cambiamento ampiamente anticipato dal mercato, sottolineando al contempo che la sua politica monetaria sarebbe rimasta accomodante, il che ha causato il calo della valuta giapponese. Lo yen è così sceso mercoledì al suo livello più basso dal 2008 contro l’euro, e al suo livello più debole da novembre contro il dollaro, il che ha favorito gli acquisti di titoli degli esportatori giapponesi. Read the full article
0 notes
Text
Carla Ferraris - Vita Nuova LA CALMA MENTALE
©Wieslster Witold
Nel corso degli articoli comparsi nei precedenti numeri della rivista, abbiamo usato alcune volte l'espressione
"serenità", "calma mentale", "calma interiore".
Sono espressioni assimilabili, il cui significato appare chiaro, evidente, ma che forse meritano un approfondimento per quanto attiene il loro contenuto
reale.
Nell'ambito della Meditazione intesa comò pratica benefica per il nostro equilibrio psicofisico, ma ancor più nell'ambito della Meditazione quale intesa e
praticata da un Movimento Spiritico, la calma interiore è una componente irrinunciabile per raggiungere e verificare una comunione e una comunicazione
reali e sicure con il piano spirituale, una comunione e una comunicazione esenti da interferenze personali o estranee.
Una delle prime indicazioni che vengono date a chiunque decida di accostarsi alla Meditazione, comunque intesa, è quella di "praticare la serenità".
Cosa significa essere sereni? A parole è molto semplice: saper attraversare tutte le contingenze che la vita dispone
sul nostro cammino con animo imperturbabile, con la consapevolezza profonda che nulla è essenziale tranne
l'amore, che nulla è così coinvolgente da poter essere fonte di turbamento per uno spirito forte, nulla è così pesante da non poter essere sopportato.
A coloro che hanno una certa dimestichezza o reminiscenza della filosofia classica potrà sembrare che quanto cercheremo di esporre richiami i predicati
dello stoicismo e dell'epicureismo di Zenone ed Epicuro, particolarmente per quanto riguarda i concetti di "apatia"
(assenza di passioni) e di "atarassia"
(imperturbabilità). Ciò è solo apparentemente
vero, in quanto tali filosofie fanno dipendere tali stati di quiete, di tranquillità da una accettazione
fatalista delle situazioni.
Secondo Epicuro, infatti, nessun evento si produce in vista di un fìne, ma solo in conseguenza del movimento degli atomi che in diversa combinazione compongono noi e l'universo.
Soltanto quando l'anima, per un suo spontaneo moto fortunato o anche per influenza di una dottrina, sia giunta a rendersene conto, si sarà liberata da molte angosce, timori, rimorsi e potrà accogliere quella felicità che l'universo, preso per il suo giusto verso, dispensa in misura maggiore del dolore.
Zenone, dal canto suo, fonda la propria etica sulla "vita secondo natura" per sviluppare l'azione di quella particella di fuoco che costituisce la nostra
"ragion seminale"; essendo tutto determinato,
è impossibile deviare il corso della natura; bisogna perciò riconoscere accettare il corso inevitabile della stessa e assumersi la parte che in esso ci tocca come nostra, perchè soltanto così riusciremo a identificarci con quel fuoco, o ragione, che opera.
Allora il nostro operare sarà razionale e libero, e di esito immancabilmente felice, perchè andrà nell'identico senso del fatto; altrimenti saremo semplicemente trascinati. Ciò si esprime nel celebre adagio: "Fata volentem ducunt,
nolentem trahunt".
Secondo le nostre guide spirituali, invece, il conseguimento della calma mentale, di quella serenità di fondo che sola mette in grado l'essere razionale di non essere travolto dalle situazioni, a volte oggettivamente drammatiche, che si trova a dover affrontare, dipende da un'azione consapevole e determinante della volontà che esercita un controllo altrettanto consapevole e determinante su tutto quanto si ripercuote, in un modo o nell'altro su di noi.
Tutti quanti abbiamo notato quanto sia faticoso operare quando siamo svogliati, preoccupati, oppressi da un dolore fisico o spirituale e quanto invece ci riesca facile e leggero il lavoro quando lo affrontiamo e lo svolgiamo in serenità, in letizia, lasciandocene prendere, abbandonandoci ad esso con tranquillità, senza frapporre inutili ostacoli.
Questi ostacoli, che molto spesso opponiamo in modo inconsapevole, oltre a rendere pesante qualsiasi tipo di lavoro, possono rendere assai difficili i rapporti interpersonali, sia che questi rapporti coinvolgano noi, esseri umani, sia che li si voglia instaurare con il piano spirituale. Quando il nostro spirito è turbato, creiamo delle interferenze che rendono meno facile, meno scorrevole qualsiasi tipo di lavoro, qualsiasi tipo di rapporto.
Se ci pensiamo bene, la nostra vita è fatta per buona parte di comunicazione, dato che tutti viviamo in un contesto sociale piuttosto affollato. Ora, se, mentre parliamo con qualcuno, anticipiamo una sua parola, una sua conclsione, frapponiamo un ostacolo che il più delle volte non ha conseguenze,trattandosi di anticipazioni dettate dalla logica, ma quando tali anticipazioni sono in contrasto con ciò che il nostro interlocutore vuole esprimere, la comunicazione ne risulta inficiata, non è più attendibile, non riusciamo più a distinguere il nostro apporto personale,
magari emotivo, nervoso, insofferente, dal pensiero del nostro interlocutore.
Come si inserisce tutto questo nel discorso più ampio e globale della Meditazione, che abbiamo incominciato a trattare sulle pagine di questa rivista?
Abbiamo già discusso alcuni concetti di base, alcuni dei presupposti essenziali per accedere efficacemente alla Meditazione; richiamiamoli un attimo: apertura mentale, controllo del pensiero, educazione della volontà.
Essi costituiscono anche i presupposti essenziali per raggiungere la calma interiore.
Come abbiamo già avuto occasione di dire a proposito dell'apertura mentale, la calma interiore non è un atteggiamento che si assume di volta in volta, con un'azione della volontà puntuale e temporanea.
Essa è una condizione morale che si conquista poco a poco con un'azione continua e costante, vigile e determinata della volontà, una condizione che ci consentirà di agire con coerenza, con senso di responsabilità, senza tentennamenti, senza timori, senza remore di sorta, che ci aprirà la strada di nuove e più complete conoscenze, che ci aiuterà a stabilire rapporti basati non sulla contingenza, ma sull'essenza.
Essa infine costituisce il presupposto imprescindibile per raggiungere la capacità di "esprimere la forza del proprio pensiero".
Cosa significa questa frase? Lo spirito è sorgente di energia, e tale energia ha, come sua manifestazione precipua, il pensiero.
Normalmente la forza del pensiero si estrinseca nei comandi dati al nostro corpo fisico, nell'azione svolta razionalmente e così via.
Se impariamo ad usare la forza della nostra mente non a livello di pensiero elaborato, ma unicamente sotto forma di energia, cosa otteniamo? Otteniamo di poterla indirizzare ed utilizzare volontariamente per riequilibrarci, oppure per dare un apporto energetico a chi, per qualsiasi motivo ne abbia bisogno, o per stabilire una comunicazione per quanto possibile sicura con il piano spirituale.
Ed è proprio la calma mentale, con la sua assenza di "pensieri pensati", che rende possibile la concentrazione necessariaad esteriorizzare, a portare fuori di noi la nostra energia mentale, la nostra forza-pensiero, e quindi ad indirizzarla con un'azione volontaria e per il tempo necessario.
Possiamo aggiungere, senza tuttavia trattenerci sull'argomento, che anche il pensiero creativo, dall'intuizione geniale al semplice miglioramento di un procedimento operativo, prendono l'avvio dalla calma mentale.
Per raggiungere uno stato di calma interiore è necessario un certo distacco, una certa capacità di valutazione, per poter affrontare le situazioni con una visione globale più obiettiva.
D'altro canto, per arrivare a questo distacco, che non è nè senso di superiorità, nè superbia, nè mancanza di partecipazione, per arrivare a questa capacità obiettiva di valutazione è necessaria la calma.
Il cerchio quindi si chiude. La calma è l'elemento determinante per un cammino di crescita interiore, così come la crescita interiore è un elemento determinante per raggiungere la calma mentale, altrimenti tutto si ingarbuglia e ricomincia quel lavorio mentale che crea soltanto agitazione.
Questo lavorio mentale è insieme il punto di partenza e il punto di arrivo di tutti gli stati d'animo negativi. Si nutre e si alimenta di sè.
Quindi è il primo punto da combattere se si vuole arrivare a quella serenità di fondo di cui stiamo parlando e che sola consente di vivere in positivo, razionalmente e non emozionalmente, ogni situazione. E non è soltanto ai grandi eventi che dobbiamo fare attenzione, ma alle piccole cose, quelle che ci punzecchiano in ogni istante della giornata, dalle quali ci lasciamo cogliere alla
sprovvista, impreparati, dalle quali ci lasciamo coinvolgere e sopraffare: una macchina che ci schizza mentre attendiamo di poter attraversare la strada, una persona che si dilunga in spiegazioni inutili, un qualsiasi coritrattempo o impedimento che viene a sovvertire i nostri piccoli programmi e le nostre relative sicurezze.
Soltanto quando sapremo vivere tuttequeste situazioni minime con quel distacco che non è mancanza di partecipazione, ma capacità obiettiva di valutazione, potremo dire di essere sulla buona strada.
Dobbiamo dunque imparare a reagire positivamente alle sollecitazioni che ci giungono dall'esterno e dall'interno, perchè non è certo soggiacendo a tali sollecitazioni che riusciremo a percorrere la strada della calma interiore.
Non stiamo ad analizzare troppo se ciò che ci rende inquieti è scontento, paura, disagio o altro. Mettiamo da parte noi stessi e il nostro stato d'animo in modo completo.
Infatti se, invece di vivere i fatti, viviamo i turbamenti che i fatti possono produrre, le nostre risposte emotive vengono esaltate e veniamo ripresi dalla spirale dell'insoddisfazione, del dubbio, dell'abulia.
Certamente uno psicologo potrebbe meglio spiegare i collegamenti psicofisici di questi stati d'animo. Noi possiamo soltanto dire che, ricorrendo ancora e sempre al controllo del pensiero, continuando l'opera di educazione della volontà, agendo consapevolmente su noi stessi con determinazione, possiamo superare i dubbi, gli ostacoli reali e immaginari che incontriamo
sulla nostra strada: soprattutto quelli immaginari, che ci giungono dall'interno e che sono determinati da una consuetudine annosa di introspezione, di auto controllo, di condiscenza colpevole.
Introspezione, auto controllo e condiscenza.
Sono solo tre fattori, ma riassumono in sè molti atteggiamenti sbagliati che devono essere chiariti e corretti.
Infatti, il loro impiego errato o indiscriminato
può portarci all'inazione completa, alla complicità.
Analizzando un po' più in dettaglio le nostre affermazioni, possiamo dire che, se è vero che l'introspezione può portarci ad una migliore conoscenza della realtà più profonda della nostra essenza, è altrettanto vero che questa conoscenza è unilaterale, soggettiva, non trova spesso riscontro nella realtà esterna 'e finisce per isolarci da essa, chiudendoci in noi stessi e facendoci vivere in un mondo tutto nostro, che rifiuta il contatto con gli altri.
Anche qui, come in ogni cosa, ci vuole moderazione, equilibrio. L'ascolto interno, l'ascolto di quanto ribolle e lievita nel nostro intimo è certamente introspettivo, ma diventa costruttivo quando viene portato all'esterno, oggettivato, esteriorizzato, in modo da consentire una analisi oggettiva, comparata, circostanziata.
Autocontrollo, altro termine che deve essere ben delimitato, definito.
L'autocontrollo ci consente indubbiamente di evitare reazioni sproporzionate alla provocazione, di tenere un comportamento confacente alla convivenza sociale e civile e via discorrendo; è anche vero, però che chiude al nostro interno tensioni e pulsioni che, alla lunga, si accumulano e ci disturbano.
D'altro canto, se eliminiamo l'autocontrollo, corriamo il rischio di assistere all'esplosione di tutte le passioni che covano al nostro interno.
È quindi necessario non l'auto controllo, bensì il controllo delle situazioni che agiscono su di noi, un controllo oggettivo, al fine di valutare la sollecitazione prima che essa abbia agito emotivamente su di noi, che ci consenta cioè non di sdrammatizzarla aposteriori, ma di riportarne l'impatto alle giuste proporzioni.
È una tecnica difficile, ma non impossibile.
Se qualcuno ci lancia contro un sasso, solitamente non rimaniamo immobili ad aspettare che esso ci colpisca.
Spontaneamente ci scansiamo per evitare l'urto. Valutiamo, cioè, a priori, la potenza del lancio, la distanza, la traiettoria, la possibile forza dell'impatto e agiamo automaticamente di conseguenza.
Non ci limitiamo quindi a lasciarci colpire e a valutare, a posteriori, potenza del lancio, distanza, traiettoria e forza d'impatto sulla base del bernoccolo che il sasso ci ha procurato.
La stessa cosa vale per le sollecitazioni cui siamo sottoposti: normalmente le valutazioni a priori avvengono naturalmente, automaticamente; qualche volta ciò non succede.
Quando tale valutazione non avviene, ecco che la sollecitazione non solo ci colpisce ma, dopo averci colpiti, rimane al nostro interno, ci penetra e ci
pervade in modo totale, diventa il nostro pensiero dominante, si ingigantisce, si alimenta di sè, ci rende vulnerabili a qualsiasi altra sollecitazione; in altre parole ci consegnamo disarmati allo stress che ne consegue.
Ora, pur ammettendo che, come è stato affermato da alcuni, lo stress sia una spinta all'apprendimento, uno stimolo all'azione, un elemento vitale che ci consente di procedere, l'accumulo di stress ci riduce ad un fascio di nervi tesi, ci rende incapaci di qualsiasi valutazione
oggettiva, di quel distacco prospettico che ci permette la partecipazione evitando un coinvolgimento emotivo troppo intenso, che ci consente cioè di conservare la nostra capacità di reazione, di controllo e anche di scarico.
E infme la condiscendenza colpevole.
Molto spesso tutto ciò che siamo capaci di mettere in atto per limitare i danni di una sollecitazione troppo forte, reale o immaginaria, proveniente dall'interno o dall'esterno, è una condiscendenza colpevole, uria sorta di complicità.
Cerchiamo di tenerci fuori da una situazione, scivoliamo in una sorta di abulia intellettuale ed emotiva che permette un apparente distacco.
Si tratta però di un di'stacco che, non essendo prospettico ma soltanto contingente, determinato dalla sollecitazione del momento, diventa alla lunga un estraniamento, una alienazione.
Non riconosciamo più come nostri tutti gli stimoli che ci colpiscono e quindi ci autoescludiamo, ci isoliamo.
Il risultato è che siamo ugualmente colpiti dalle sollecitazioni, accumuliamo ugualmente stress, ma non impariamo niente, passiamo per il mondo senza lasciar traccia, ascoltiamo spesso senza sentire, guardiamo spesso senza vedere, coltivando ed alimentando un senso di superiorità che un giorno o l'altro, se e quando ci scontreremo con una realtà che ci coinvolga direttamente, in prima persona, andrà in pezzi e ci farà andare in pezzi.
Concludendo, possiamo dire che la serenità, la calma mentale ci aiutano ad andare oltre l'apparente per giungere al reale, ci danno quell'allegrezza che non si esprime certo in risate e baldorie, ma in un sorriso, in una parola da cui gli altri traggono forza, in un viso chiaro, in due occhi aperti e franchi, in una mano tesa.
Il nostro viso troppo spesso è scuro, i nostri occhi cupi, la nostra mano contratta.
Ciò significa che il nostro impegno nei confronti della vita non è completo, stiamo eludendo le clausole di un contratto, non sappiamo elevarci al di sopra del particolare per vivere l'essenziale.
In questo la Meditazione ci aiuta, ma pretende da noi un impegno completo,vincolante, appunto, come una sorta di contratto.
Richiede studio, approfondimento e volontà di mettere in pratica, di vivere quanto si va apprendendo.
Abbiamo già parlato della Meditazione in generale, quale intesa e praticata nell'ambito di un centro spiritico.
A questo punto vorremmo soltanto aggiungere alcune parole dettate da uno degli Spiriti Istruttori di Vita Nuova:
''Non dimenticate mai che tutti abbiamo bisogno di chiarezza, di imparare a vedere le cose con chiarezza.
Quando sapremo guardare il mondo con gli occhi bene aperti, senza chiuderli davanti allo spirito che è in noi, sapremo affrontare la realtà con serenità, consapevoli che tale realtà non è circoscritta dalle quattro pareti che ci circondano, non è limitata a ciò che tocchiamo con le mani, a ciò che percepiamo con i nostri occhi e le nostre orecchie; vivremo una dimensione più dilatata, con tutto il nostro essere teso a captare l'impulso dell'altro da sè e a rispondere con amore; lasceremo lo spirito libero di esprimersi, non gli imporremo confini artificiali.
In questo modo avremo imparato a vivere.
Imparare a vivere significa essere aperti verso qualsiasi possibilità.
Non dite mai "è impossibile". Studiate quali sono le vie per rendere possibile l'impossibile.
0 notes
Text
Carla Ferraris - Vita Nuova LA CALMA MENTALE
©Wieslster Witold
Nel corso degli articoli comparsi nei precedenti numeri della rivista, abbiamo usato alcune volte l'espressione
"serenità", "calma mentale", "calma interiore".
Sono espressioni assimilabili, il cui significato appare chiaro, evidente, ma che forse meritano un approfondimento per quanto attiene il loro contenuto
reale.
Nell'ambito della Meditazione intesa comò pratica benefica per il nostro equilibrio psicofisico, ma ancor più nell'ambito della Meditazione quale intesa e
praticata da un Movimento Spiritico, la calma interiore è una componente irrinunciabile per raggiungere e verificare una comunione e una comunicazione
reali e sicure con il piano spirituale, una comunione e una comunicazione esenti da interferenze personali o estranee.
Una delle prime indicazioni che vengono date a chiunque decida di accostarsi alla Meditazione, comunque intesa, è quella di "praticare la serenità".
Cosa significa essere sereni? A parole è molto semplice: saper attraversare tutte le contingenze che la vita dispone
sul nostro cammino con animo imperturbabile, con la consapevolezza profonda che nulla è essenziale tranne
l'amore, che nulla è così coinvolgente da poter essere fonte di turbamento per uno spirito forte, nulla è così pesante da non poter essere sopportato.
A coloro che hanno una certa dimestichezza o reminiscenza della filosofia classica potrà sembrare che quanto cercheremo di esporre richiami i predicati
dello stoicismo e dell'epicureismo di Zenone ed Epicuro, particolarmente per quanto riguarda i concetti di "apatia"
(assenza di passioni) e di "atarassia"
(imperturbabilità). Ciò è solo apparentemente
vero, in quanto tali filosofie fanno dipendere tali stati di quiete, di tranquillità da una accettazione
fatalista delle situazioni.
Secondo Epicuro, infatti, nessun evento si produce in vista di un fìne, ma solo in conseguenza del movimento degli atomi che in diversa combinazione compongono noi e l'universo.
Soltanto quando l'anima, per un suo spontaneo moto fortunato o anche per influenza di una dottrina, sia giunta a rendersene conto, si sarà liberata da molte angosce, timori, rimorsi e potrà accogliere quella felicità che l'universo, preso per il suo giusto verso, dispensa in misura maggiore del dolore.
Zenone, dal canto suo, fonda la propria etica sulla "vita secondo natura" per sviluppare l'azione di quella particella di fuoco che costituisce la nostra
"ragion seminale"; essendo tutto determinato,
è impossibile deviare il corso della natura; bisogna perciò riconoscere accettare il corso inevitabile della stessa e assumersi la parte che in esso ci tocca come nostra, perchè soltanto così riusciremo a identificarci con quel fuoco, o ragione, che opera.
Allora il nostro operare sarà razionale e libero, e di esito immancabilmente felice, perchè andrà nell'identico senso del fatto; altrimenti saremo semplicemente trascinati. Ciò si esprime nel celebre adagio: "Fata volentem ducunt,
nolentem trahunt".
Secondo le nostre guide spirituali, invece, il conseguimento della calma mentale, di quella serenità di fondo che sola mette in grado l'essere razionale di non essere travolto dalle situazioni, a volte oggettivamente drammatiche, che si trova a dover affrontare, dipende da un'azione consapevole e determinante della volontà che esercita un controllo altrettanto consapevole e determinante su tutto quanto si ripercuote, in un modo o nell'altro su di noi.
Tutti quanti abbiamo notato quanto sia faticoso operare quando siamo svogliati, preoccupati, oppressi da un dolore fisico o spirituale e quanto invece ci riesca facile e leggero il lavoro quando lo affrontiamo e lo svolgiamo in serenità, in letizia, lasciandocene prendere, abbandonandoci ad esso con tranquillità, senza frapporre inutili ostacoli.
Questi ostacoli, che molto spesso opponiamo in modo inconsapevole, oltre a rendere pesante qualsiasi tipo di lavoro, possono rendere assai difficili i rapporti interpersonali, sia che questi rapporti coinvolgano noi, esseri umani, sia che li si voglia instaurare con il piano spirituale. Quando il nostro spirito è turbato, creiamo delle interferenze che rendono meno facile, meno scorrevole qualsiasi tipo di lavoro, qualsiasi tipo di rapporto.
Se ci pensiamo bene, la nostra vita è fatta per buona parte di comunicazione, dato che tutti viviamo in un contesto sociale piuttosto affollato. Ora, se, mentre parliamo con qualcuno, anticipiamo una sua parola, una sua conclsione, frapponiamo un ostacolo che il più delle volte non ha conseguenze,trattandosi di anticipazioni dettate dalla logica, ma quando tali anticipazioni sono in contrasto con ciò che il nostro interlocutore vuole esprimere, la comunicazione ne risulta inficiata, non è più attendibile, non riusciamo più a distinguere il nostro apporto personale,
magari emotivo, nervoso, insofferente, dal pensiero del nostro interlocutore.
Come si inserisce tutto questo nel discorso più ampio e globale della Meditazione, che abbiamo incominciato a trattare sulle pagine di questa rivista?
Abbiamo già discusso alcuni concetti di base, alcuni dei presupposti essenziali per accedere efficacemente alla Meditazione; richiamiamoli un attimo: apertura mentale, controllo del pensiero, educazione della volontà.
Essi costituiscono anche i presupposti essenziali per raggiungere la calma interiore.
Come abbiamo già avuto occasione di dire a proposito dell'apertura mentale, la calma interiore non è un atteggiamento che si assume di volta in volta, con un'azione della volontà puntuale e temporanea.
Essa è una condizione morale che si conquista poco a poco con un'azione continua e costante, vigile e determinata della volontà, una condizione che ci consentirà di agire con coerenza, con senso di responsabilità, senza tentennamenti, senza timori, senza remore di sorta, che ci aprirà la strada di nuove e più complete conoscenze, che ci aiuterà a stabilire rapporti basati non sulla contingenza, ma sull'essenza.
Essa infine costituisce il presupposto imprescindibile per raggiungere la capacità di "esprimere la forza del proprio pensiero".
Cosa significa questa frase? Lo spirito è sorgente di energia, e tale energia ha, come sua manifestazione precipua, il pensiero.
Normalmente la forza del pensiero si estrinseca nei comandi dati al nostro corpo fisico, nell'azione svolta razionalmente e così via.
Se impariamo ad usare la forza della nostra mente non a livello di pensiero elaborato, ma unicamente sotto forma di energia, cosa otteniamo? Otteniamo di poterla indirizzare ed utilizzare volontariamente per riequilibrarci, oppure per dare un apporto energetico a chi, per qualsiasi motivo ne abbia bisogno, o per stabilire una comunicazione per quanto possibile sicura con il piano spirituale.
Ed è proprio la calma mentale, con la sua assenza di "pensieri pensati", che rende possibile la concentrazione necessariaad esteriorizzare, a portare fuori di noi la nostra energia mentale, la nostra forza-pensiero, e quindi ad indirizzarla con un'azione volontaria e per il tempo necessario.
Possiamo aggiungere, senza tuttavia trattenerci sull'argomento, che anche il pensiero creativo, dall'intuizione geniale al semplice miglioramento di un procedimento operativo, prendono l'avvio dalla calma mentale.
Per raggiungere uno stato di calma interiore è necessario un certo distacco, una certa capacità di valutazione, per poter affrontare le situazioni con una visione globale più obiettiva.
D'altro canto, per arrivare a questo distacco, che non è nè senso di superiorità, nè superbia, nè mancanza di partecipazione, per arrivare a questa capacità obiettiva di valutazione è necessaria la calma.
Il cerchio quindi si chiude. La calma è l'elemento determinante per un cammino di crescita interiore, così come la crescita interiore è un elemento determinante per raggiungere la calma mentale, altrimenti tutto si ingarbuglia e ricomincia quel lavorio mentale che crea soltanto agitazione.
Questo lavorio mentale è insieme il punto di partenza e il punto di arrivo di tutti gli stati d'animo negativi. Si nutre e si alimenta di sè.
Quindi è il primo punto da combattere se si vuole arrivare a quella serenità di fondo di cui stiamo parlando e che sola consente di vivere in positivo, razionalmente e non emozionalmente, ogni situazione. E non è soltanto ai grandi eventi che dobbiamo fare attenzione, ma alle piccole cose, quelle che ci punzecchiano in ogni istante della giornata, dalle quali ci lasciamo cogliere alla
sprovvista, impreparati, dalle quali ci lasciamo coinvolgere e sopraffare: una macchina che ci schizza mentre attendiamo di poter attraversare la strada, una persona che si dilunga in spiegazioni inutili, un qualsiasi coritrattempo o impedimento che viene a sovvertire i nostri piccoli programmi e le nostre relative sicurezze.
Soltanto quando sapremo vivere tuttequeste situazioni minime con quel distacco che non è mancanza di partecipazione, ma capacità obiettiva di valutazione, potremo dire di essere sulla buona strada.
Dobbiamo dunque imparare a reagire positivamente alle sollecitazioni che ci giungono dall'esterno e dall'interno, perchè non è certo soggiacendo a tali sollecitazioni che riusciremo a percorrere la strada della calma interiore.
Non stiamo ad analizzare troppo se ciò che ci rende inquieti è scontento, paura, disagio o altro. Mettiamo da parte noi stessi e il nostro stato d'animo in modo completo.
Infatti se, invece di vivere i fatti, viviamo i turbamenti che i fatti possono produrre, le nostre risposte emotive vengono esaltate e veniamo ripresi dalla spirale dell'insoddisfazione, del dubbio, dell'abulia.
Certamente uno psicologo potrebbe meglio spiegare i collegamenti psicofisici di questi stati d'animo. Noi possiamo soltanto dire che, ricorrendo ancora e sempre al controllo del pensiero, continuando l'opera di educazione della volontà, agendo consapevolmente su noi stessi con determinazione, possiamo superare i dubbi, gli ostacoli reali e immaginari che incontriamo
sulla nostra strada: soprattutto quelli immaginari, che ci giungono dall'interno e che sono determinati da una consuetudine annosa di introspezione, di auto controllo, di condiscenza colpevole.
Introspezione, auto controllo e condiscenza.
Sono solo tre fattori, ma riassumono in sè molti atteggiamenti sbagliati che devono essere chiariti e corretti.
Infatti, il loro impiego errato o indiscriminato
può portarci all'inazione completa, alla complicità.
Analizzando un po' più in dettaglio le nostre affermazioni, possiamo dire che, se è vero che l'introspezione può portarci ad una migliore conoscenza della realtà più profonda della nostra essenza, è altrettanto vero che questa conoscenza è unilaterale, soggettiva, non trova spesso riscontro nella realtà esterna 'e finisce per isolarci da essa, chiudendoci in noi stessi e facendoci vivere in un mondo tutto nostro, che rifiuta il contatto con gli altri.
Anche qui, come in ogni cosa, ci vuole moderazione, equilibrio. L'ascolto interno, l'ascolto di quanto ribolle e lievita nel nostro intimo è certamente introspettivo, ma diventa costruttivo quando viene portato all'esterno, oggettivato, esteriorizzato, in modo da consentire una analisi oggettiva, comparata, circostanziata.
Autocontrollo, altro termine che deve essere ben delimitato, definito.
L'autocontrollo ci consente indubbiamente di evitare reazioni sproporzionate alla provocazione, di tenere un comportamento confacente alla convivenza sociale e civile e via discorrendo; è anche vero, però che chiude al nostro interno tensioni e pulsioni che, alla lunga, si accumulano e ci disturbano.
D'altro canto, se eliminiamo l'autocontrollo, corriamo il rischio di assistere all'esplosione di tutte le passioni che covano al nostro interno.
È quindi necessario non l'auto controllo, bensì il controllo delle situazioni che agiscono su di noi, un controllo oggettivo, al fine di valutare la sollecitazione prima che essa abbia agito emotivamente su di noi, che ci consenta cioè non di sdrammatizzarla aposteriori, ma di riportarne l'impatto alle giuste proporzioni.
È una tecnica difficile, ma non impossibile.
Se qualcuno ci lancia contro un sasso, solitamente non rimaniamo immobili ad aspettare che esso ci colpisca.
Spontaneamente ci scansiamo per evitare l'urto. Valutiamo, cioè, a priori, la potenza del lancio, la distanza, la traiettoria, la possibile forza dell'impatto e agiamo automaticamente di conseguenza.
Non ci limitiamo quindi a lasciarci colpire e a valutare, a posteriori, potenza del lancio, distanza, traiettoria e forza d'impatto sulla base del bernoccolo che il sasso ci ha procurato.
La stessa cosa vale per le sollecitazioni cui siamo sottoposti: normalmente le valutazioni a priori avvengono naturalmente, automaticamente; qualche volta ciò non succede.
Quando tale valutazione non avviene, ecco che la sollecitazione non solo ci colpisce ma, dopo averci colpiti, rimane al nostro interno, ci penetra e ci
pervade in modo totale, diventa il nostro pensiero dominante, si ingigantisce, si alimenta di sè, ci rende vulnerabili a qualsiasi altra sollecitazione; in altre parole ci consegnamo disarmati allo stress che ne consegue.
Ora, pur ammettendo che, come è stato affermato da alcuni, lo stress sia una spinta all'apprendimento, uno stimolo all'azione, un elemento vitale che ci consente di procedere, l'accumulo di stress ci riduce ad un fascio di nervi tesi, ci rende incapaci di qualsiasi valutazione
oggettiva, di quel distacco prospettico che ci permette la partecipazione evitando un coinvolgimento emotivo troppo intenso, che ci consente cioè di conservare la nostra capacità di reazione, di controllo e anche di scarico.
E infme la condiscendenza colpevole.
Molto spesso tutto ciò che siamo capaci di mettere in atto per limitare i danni di una sollecitazione troppo forte, reale o immaginaria, proveniente dall'interno o dall'esterno, è una condiscendenza colpevole, uria sorta di complicità.
Cerchiamo di tenerci fuori da una situazione, scivoliamo in una sorta di abulia intellettuale ed emotiva che permette un apparente distacco.
Si tratta però di un di'stacco che, non essendo prospettico ma soltanto contingente, determinato dalla sollecitazione del momento, diventa alla lunga un estraniamento, una alienazione.
Non riconosciamo più come nostri tutti gli stimoli che ci colpiscono e quindi ci autoescludiamo, ci isoliamo.
Il risultato è che siamo ugualmente colpiti dalle sollecitazioni, accumuliamo ugualmente stress, ma non impariamo niente, passiamo per il mondo senza lasciar traccia, ascoltiamo spesso senza sentire, guardiamo spesso senza vedere, coltivando ed alimentando un senso di superiorità che un giorno o l'altro, se e quando ci scontreremo con una realtà che ci coinvolga direttamente, in prima persona, andrà in pezzi e ci farà andare in pezzi.
Concludendo, possiamo dire che la serenità, la calma mentale ci aiutano ad andare oltre l'apparente per giungere al reale, ci danno quell'allegrezza che non si esprime certo in risate e baldorie, ma in un sorriso, in una parola da cui gli altri traggono forza, in un viso chiaro, in due occhi aperti e franchi, in una mano tesa.
Il nostro viso troppo spesso è scuro, i nostri occhi cupi, la nostra mano contratta.
Ciò significa che il nostro impegno nei confronti della vita non è completo, stiamo eludendo le clausole di un contratto, non sappiamo elevarci al di sopra del particolare per vivere l'essenziale.
In questo la Meditazione ci aiuta, ma pretende da noi un impegno completo,vincolante, appunto, come una sorta di contratto.
Richiede studio, approfondimento e volontà di mettere in pratica, di vivere quanto si va apprendendo.
Abbiamo già parlato della Meditazione in generale, quale intesa e praticata nell'ambito di un centro spiritico.
A questo punto vorremmo soltanto aggiungere alcune parole dettate da uno degli Spiriti Istruttori di Vita Nuova:
''Non dimenticate mai che tutti abbiamo bisogno di chiarezza, di imparare a vedere le cose con chiarezza.
Quando sapremo guardare il mondo con gli occhi bene aperti, senza chiuderli davanti allo spirito che è in noi, sapremo affrontare la realtà con serenità, consapevoli che tale realtà non è circoscritta dalle quattro pareti che ci circondano, non è limitata a ciò che tocchiamo con le mani, a ciò che percepiamo con i nostri occhi e le nostre orecchie; vivremo una dimensione più dilatata, con tutto il nostro essere teso a captare l'impulso dell'altro da sè e a rispondere con amore; lasceremo lo spirito libero di esprimersi, non gli imporremo confini artificiali.
In questo modo avremo imparato a vivere.
Imparare a vivere significa essere aperti verso qualsiasi possibilità.
Non dite mai "è impossibile". Studiate quali sono le vie per rendere possibile l'impossibile.
0 notes
Text
Carla Ferraris - Vita Nuova LA CALMA MENTALE
©Wieslster Witold
Nel corso degli articoli comparsi nei precedenti numeri della rivista, abbiamo usato alcune volte l'espressione
"serenità", "calma mentale", "calma interiore".
Sono espressioni assimilabili, il cui significato appare chiaro, evidente, ma che forse meritano un approfondimento per quanto attiene il loro contenuto
reale.
Nell'ambito della Meditazione intesa comò pratica benefica per il nostro equilibrio psicofisico, ma ancor più nell'ambito della Meditazione quale intesa e
praticata da un Movimento Spiritico, la calma interiore è una componente irrinunciabile per raggiungere e verificare una comunione e una comunicazione
reali e sicure con il piano spirituale, una comunione e una comunicazione esenti da interferenze personali o estranee.
Una delle prime indicazioni che vengono date a chiunque decida di accostarsi alla Meditazione, comunque intesa, è quella di "praticare la serenità".
Cosa significa essere sereni? A parole è molto semplice: saper attraversare tutte le contingenze che la vita dispone
sul nostro cammino con animo imperturbabile, con la consapevolezza profonda che nulla è essenziale tranne
l'amore, che nulla è così coinvolgente da poter essere fonte di turbamento per uno spirito forte, nulla è così pesante da non poter essere sopportato.
A coloro che hanno una certa dimestichezza o reminiscenza della filosofia classica potrà sembrare che quanto cercheremo di esporre richiami i predicati
dello stoicismo e dell'epicureismo di Zenone ed Epicuro, particolarmente per quanto riguarda i concetti di "apatia"
(assenza di passioni) e di "atarassia"
(imperturbabilità). Ciò è solo apparentemente
vero, in quanto tali filosofie fanno dipendere tali stati di quiete, di tranquillità da una accettazione
fatalista delle situazioni.
Secondo Epicuro, infatti, nessun evento si produce in vista di un fìne, ma solo in conseguenza del movimento degli atomi che in diversa combinazione compongono noi e l'universo.
Soltanto quando l'anima, per un suo spontaneo moto fortunato o anche per influenza di una dottrina, sia giunta a rendersene conto, si sarà liberata da molte angosce, timori, rimorsi e potrà accogliere quella felicità che l'universo, preso per il suo giusto verso, dispensa in misura maggiore del dolore.
Zenone, dal canto suo, fonda la propria etica sulla "vita secondo natura" per sviluppare l'azione di quella particella di fuoco che costituisce la nostra
"ragion seminale"; essendo tutto determinato,
è impossibile deviare il corso della natura; bisogna perciò riconoscere accettare il corso inevitabile della stessa e assumersi la parte che in esso ci tocca come nostra, perchè soltanto così riusciremo a identificarci con quel fuoco, o ragione, che opera.
Allora il nostro operare sarà razionale e libero, e di esito immancabilmente felice, perchè andrà nell'identico senso del fatto; altrimenti saremo semplicemente trascinati. Ciò si esprime nel celebre adagio: "Fata volentem ducunt,
nolentem trahunt".
Secondo le nostre guide spirituali, invece, il conseguimento della calma mentale, di quella serenità di fondo che sola mette in grado l'essere razionale di non essere travolto dalle situazioni, a volte oggettivamente drammatiche, che si trova a dover affrontare, dipende da un'azione consapevole e determinante della volontà che esercita un controllo altrettanto consapevole e determinante su tutto quanto si ripercuote, in un modo o nell'altro su di noi.
Tutti quanti abbiamo notato quanto sia faticoso operare quando siamo svogliati, preoccupati, oppressi da un dolore fisico o spirituale e quanto invece ci riesca facile e leggero il lavoro quando lo affrontiamo e lo svolgiamo in serenità, in letizia, lasciandocene prendere, abbandonandoci ad esso con tranquillità, senza frapporre inutili ostacoli.
Questi ostacoli, che molto spesso opponiamo in modo inconsapevole, oltre a rendere pesante qualsiasi tipo di lavoro, possono rendere assai difficili i rapporti interpersonali, sia che questi rapporti coinvolgano noi, esseri umani, sia che li si voglia instaurare con il piano spirituale. Quando il nostro spirito è turbato, creiamo delle interferenze che rendono meno facile, meno scorrevole qualsiasi tipo di lavoro, qualsiasi tipo di rapporto.
Se ci pensiamo bene, la nostra vita è fatta per buona parte di comunicazione, dato che tutti viviamo in un contesto sociale piuttosto affollato. Ora, se, mentre parliamo con qualcuno, anticipiamo una sua parola, una sua conclsione, frapponiamo un ostacolo che il più delle volte non ha conseguenze,trattandosi di anticipazioni dettate dalla logica, ma quando tali anticipazioni sono in contrasto con ciò che il nostro interlocutore vuole esprimere, la comunicazione ne risulta inficiata, non è più attendibile, non riusciamo più a distinguere il nostro apporto personale,
magari emotivo, nervoso, insofferente, dal pensiero del nostro interlocutore.
Come si inserisce tutto questo nel discorso più ampio e globale della Meditazione, che abbiamo incominciato a trattare sulle pagine di questa rivista?
Abbiamo già discusso alcuni concetti di base, alcuni dei presupposti essenziali per accedere efficacemente alla Meditazione; richiamiamoli un attimo: apertura mentale, controllo del pensiero, educazione della volontà.
Essi costituiscono anche i presupposti essenziali per raggiungere la calma interiore.
Come abbiamo già avuto occasione di dire a proposito dell'apertura mentale, la calma interiore non è un atteggiamento che si assume di volta in volta, con un'azione della volontà puntuale e temporanea.
Essa è una condizione morale che si conquista poco a poco con un'azione continua e costante, vigile e determinata della volontà, una condizione che ci consentirà di agire con coerenza, con senso di responsabilità, senza tentennamenti, senza timori, senza remore di sorta, che ci aprirà la strada di nuove e più complete conoscenze, che ci aiuterà a stabilire rapporti basati non sulla contingenza, ma sull'essenza.
Essa infine costituisce il presupposto imprescindibile per raggiungere la capacità di "esprimere la forza del proprio pensiero".
Cosa significa questa frase? Lo spirito è sorgente di energia, e tale energia ha, come sua manifestazione precipua, il pensiero.
Normalmente la forza del pensiero si estrinseca nei comandi dati al nostro corpo fisico, nell'azione svolta razionalmente e così via.
Se impariamo ad usare la forza della nostra mente non a livello di pensiero elaborato, ma unicamente sotto forma di energia, cosa otteniamo? Otteniamo di poterla indirizzare ed utilizzare volontariamente per riequilibrarci, oppure per dare un apporto energetico a chi, per qualsiasi motivo ne abbia bisogno, o per stabilire una comunicazione per quanto possibile sicura con il piano spirituale.
Ed è proprio la calma mentale, con la sua assenza di "pensieri pensati", che rende possibile la concentrazione necessariaad esteriorizzare, a portare fuori di noi la nostra energia mentale, la nostra forza-pensiero, e quindi ad indirizzarla con un'azione volontaria e per il tempo necessario.
Possiamo aggiungere, senza tuttavia trattenerci sull'argomento, che anche il pensiero creativo, dall'intuizione geniale al semplice miglioramento di un procedimento operativo, prendono l'avvio dalla calma mentale.
Per raggiungere uno stato di calma interiore è necessario un certo distacco, una certa capacità di valutazione, per poter affrontare le situazioni con una visione globale più obiettiva.
D'altro canto, per arrivare a questo distacco, che non è nè senso di superiorità, nè superbia, nè mancanza di partecipazione, per arrivare a questa capacità obiettiva di valutazione è necessaria la calma.
Il cerchio quindi si chiude. La calma è l'elemento determinante per un cammino di crescita interiore, così come la crescita interiore è un elemento determinante per raggiungere la calma mentale, altrimenti tutto si ingarbuglia e ricomincia quel lavorio mentale che crea soltanto agitazione.
Questo lavorio mentale è insieme il punto di partenza e il punto di arrivo di tutti gli stati d'animo negativi. Si nutre e si alimenta di sè.
Quindi è il primo punto da combattere se si vuole arrivare a quella serenità di fondo di cui stiamo parlando e che sola consente di vivere in positivo, razionalmente e non emozionalmente, ogni situazione. E non è soltanto ai grandi eventi che dobbiamo fare attenzione, ma alle piccole cose, quelle che ci punzecchiano in ogni istante della giornata, dalle quali ci lasciamo cogliere alla
sprovvista, impreparati, dalle quali ci lasciamo coinvolgere e sopraffare: una macchina che ci schizza mentre attendiamo di poter attraversare la strada, una persona che si dilunga in spiegazioni inutili, un qualsiasi coritrattempo o impedimento che viene a sovvertire i nostri piccoli programmi e le nostre relative sicurezze.
Soltanto quando sapremo vivere tuttequeste situazioni minime con quel distacco che non è mancanza di partecipazione, ma capacità obiettiva di valutazione, potremo dire di essere sulla buona strada.
Dobbiamo dunque imparare a reagire positivamente alle sollecitazioni che ci giungono dall'esterno e dall'interno, perchè non è certo soggiacendo a tali sollecitazioni che riusciremo a percorrere la strada della calma interiore.
Non stiamo ad analizzare troppo se ciò che ci rende inquieti è scontento, paura, disagio o altro. Mettiamo da parte noi stessi e il nostro stato d'animo in modo completo.
Infatti se, invece di vivere i fatti, viviamo i turbamenti che i fatti possono produrre, le nostre risposte emotive vengono esaltate e veniamo ripresi dalla spirale dell'insoddisfazione, del dubbio, dell'abulia.
Certamente uno psicologo potrebbe meglio spiegare i collegamenti psicofisici di questi stati d'animo. Noi possiamo soltanto dire che, ricorrendo ancora e sempre al controllo del pensiero, continuando l'opera di educazione della volontà, agendo consapevolmente su noi stessi con determinazione, possiamo superare i dubbi, gli ostacoli reali e immaginari che incontriamo
sulla nostra strada: soprattutto quelli immaginari, che ci giungono dall'interno e che sono determinati da una consuetudine annosa di introspezione, di auto controllo, di condiscenza colpevole.
Introspezione, auto controllo e condiscenza.
Sono solo tre fattori, ma riassumono in sè molti atteggiamenti sbagliati che devono essere chiariti e corretti.
Infatti, il loro impiego errato o indiscriminato
può portarci all'inazione completa, alla complicità.
Analizzando un po' più in dettaglio le nostre affermazioni, possiamo dire che, se è vero che l'introspezione può portarci ad una migliore conoscenza della realtà più profonda della nostra essenza, è altrettanto vero che questa conoscenza è unilaterale, soggettiva, non trova spesso riscontro nella realtà esterna 'e finisce per isolarci da essa, chiudendoci in noi stessi e facendoci vivere in un mondo tutto nostro, che rifiuta il contatto con gli altri.
Anche qui, come in ogni cosa, ci vuole moderazione, equilibrio. L'ascolto interno, l'ascolto di quanto ribolle e lievita nel nostro intimo è certamente introspettivo, ma diventa costruttivo quando viene portato all'esterno, oggettivato, esteriorizzato, in modo da consentire una analisi oggettiva, comparata, circostanziata.
Autocontrollo, altro termine che deve essere ben delimitato, definito.
L'autocontrollo ci consente indubbiamente di evitare reazioni sproporzionate alla provocazione, di tenere un comportamento confacente alla convivenza sociale e civile e via discorrendo; è anche vero, però che chiude al nostro interno tensioni e pulsioni che, alla lunga, si accumulano e ci disturbano.
D'altro canto, se eliminiamo l'autocontrollo, corriamo il rischio di assistere all'esplosione di tutte le passioni che covano al nostro interno.
È quindi necessario non l'auto controllo, bensì il controllo delle situazioni che agiscono su di noi, un controllo oggettivo, al fine di valutare la sollecitazione prima che essa abbia agito emotivamente su di noi, che ci consenta cioè non di sdrammatizzarla aposteriori, ma di riportarne l'impatto alle giuste proporzioni.
È una tecnica difficile, ma non impossibile.
Se qualcuno ci lancia contro un sasso, solitamente non rimaniamo immobili ad aspettare che esso ci colpisca.
Spontaneamente ci scansiamo per evitare l'urto. Valutiamo, cioè, a priori, la potenza del lancio, la distanza, la traiettoria, la possibile forza dell'impatto e agiamo automaticamente di conseguenza.
Non ci limitiamo quindi a lasciarci colpire e a valutare, a posteriori, potenza del lancio, distanza, traiettoria e forza d'impatto sulla base del bernoccolo che il sasso ci ha procurato.
La stessa cosa vale per le sollecitazioni cui siamo sottoposti: normalmente le valutazioni a priori avvengono naturalmente, automaticamente; qualche volta ciò non succede.
Quando tale valutazione non avviene, ecco che la sollecitazione non solo ci colpisce ma, dopo averci colpiti, rimane al nostro interno, ci penetra e ci
pervade in modo totale, diventa il nostro pensiero dominante, si ingigantisce, si alimenta di sè, ci rende vulnerabili a qualsiasi altra sollecitazione; in altre parole ci consegnamo disarmati allo stress che ne consegue.
Ora, pur ammettendo che, come è stato affermato da alcuni, lo stress sia una spinta all'apprendimento, uno stimolo all'azione, un elemento vitale che ci consente di procedere, l'accumulo di stress ci riduce ad un fascio di nervi tesi, ci rende incapaci di qualsiasi valutazione
oggettiva, di quel distacco prospettico che ci permette la partecipazione evitando un coinvolgimento emotivo troppo intenso, che ci consente cioè di conservare la nostra capacità di reazione, di controllo e anche di scarico.
E infme la condiscendenza colpevole.
Molto spesso tutto ciò che siamo capaci di mettere in atto per limitare i danni di una sollecitazione troppo forte, reale o immaginaria, proveniente dall'interno o dall'esterno, è una condiscendenza colpevole, uria sorta di complicità.
Cerchiamo di tenerci fuori da una situazione, scivoliamo in una sorta di abulia intellettuale ed emotiva che permette un apparente distacco.
Si tratta però di un di'stacco che, non essendo prospettico ma soltanto contingente, determinato dalla sollecitazione del momento, diventa alla lunga un estraniamento, una alienazione.
Non riconosciamo più come nostri tutti gli stimoli che ci colpiscono e quindi ci autoescludiamo, ci isoliamo.
Il risultato è che siamo ugualmente colpiti dalle sollecitazioni, accumuliamo ugualmente stress, ma non impariamo niente, passiamo per il mondo senza lasciar traccia, ascoltiamo spesso senza sentire, guardiamo spesso senza vedere, coltivando ed alimentando un senso di superiorità che un giorno o l'altro, se e quando ci scontreremo con una realtà che ci coinvolga direttamente, in prima persona, andrà in pezzi e ci farà andare in pezzi.
Concludendo, possiamo dire che la serenità, la calma mentale ci aiutano ad andare oltre l'apparente per giungere al reale, ci danno quell'allegrezza che non si esprime certo in risate e baldorie, ma in un sorriso, in una parola da cui gli altri traggono forza, in un viso chiaro, in due occhi aperti e franchi, in una mano tesa.
Il nostro viso troppo spesso è scuro, i nostri occhi cupi, la nostra mano contratta.
Ciò significa che il nostro impegno nei confronti della vita non è completo, stiamo eludendo le clausole di un contratto, non sappiamo elevarci al di sopra del particolare per vivere l'essenziale.
In questo la Meditazione ci aiuta, ma pretende da noi un impegno completo,vincolante, appunto, come una sorta di contratto.
Richiede studio, approfondimento e volontà di mettere in pratica, di vivere quanto si va apprendendo.
Abbiamo già parlato della Meditazione in generale, quale intesa e praticata nell'ambito di un centro spiritico.
A questo punto vorremmo soltanto aggiungere alcune parole dettate da uno degli Spiriti Istruttori di Vita Nuova:
''Non dimenticate mai che tutti abbiamo bisogno di chiarezza, di imparare a vedere le cose con chiarezza.
Quando sapremo guardare il mondo con gli occhi bene aperti, senza chiuderli davanti allo spirito che è in noi, sapremo affrontare la realtà con serenità, consapevoli che tale realtà non è circoscritta dalle quattro pareti che ci circondano, non è limitata a ciò che tocchiamo con le mani, a ciò che percepiamo con i nostri occhi e le nostre orecchie; vivremo una dimensione più dilatata, con tutto il nostro essere teso a captare l'impulso dell'altro da sè e a rispondere con amore; lasceremo lo spirito libero di esprimersi, non gli imporremo confini artificiali.
In questo modo avremo imparato a vivere.
Imparare a vivere significa essere aperti verso qualsiasi possibilità.
Non dite mai "è impossibile". Studiate quali sono le vie per rendere possibile l'impossibile.
0 notes
Text
I Segni dei Tempi: Il viaggio oltre tombale del Faraone Silvio Berlusconi
Un antico passato in numeri che tenta di emergere con l'Intelligenza Artificiale? Il massone Silvio Berlusconi. Il Fratello Silvio Berlusconi è stato iniziato dalla loggia massonica del Grande oriente d'Italia Democratico, come attesta la lettera aperta del 26 luglio 2010 del suo leader Gioele Magaldi e fa riferimento all'interesse che Berlusconi nutre per l'esoterismo in generale. Il massone, quindi, elenca in punti gli aspetti del Silvio Segreto cominciando dalla "natura iniziatica e massonica del complesso di Villa Certosa in Sardegna" e del mausoleo funebre presente all'interno di Villa San Martino ad Arcore. Il massone Magaldi continua rivelando gli interessi del Presidente del Consiglio per l'astrologia e cita alcune letture del mondo massonico a cui Berlusconi si sarebbe ispirato per utilizzare le televisioni al fine di condizionare le masse di spettatori. L'ultimo punto, invece, riguarda la gestione del potere imprenditoriale, mediatico e politico che, stando alla lettera, "è stata scandita da rapporti e relazioni con precisi personaggi, cenacoli e logge dell'establishment massonico mondiale"1.
Il Mausoleo, per Berlusconi è come una piramide alla stregua di quelle che si facevano erigere gli antichi faraoni d'Egitto, per far da loro sacelo tombale, similmente ad una barca per il viaggio per la sua rinascita stellare e del fatto che il loro "ka" sarebbe diventato un "Luminoso" della Duat, come una stella della costellazione di Orione. Il "ka" è l'energia vitale e impersonale. Tramandata da genitori a figli, sopravviveva alla morte della persona e doveva essere nutrita per permettere al defunto di vivere nell'aldilà. Il primo segno. Ad Apricena la prima Via Silvio Berlusconi: l'annuncio ufficiale Apricena, in Puglia, nella provincia di Foggia, è la prima città a intitolare una sua strada a Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno scorso all’età di 86 anni. A dare l’annuncio ufficiale della decisione presa è stato il sindaco del comune nel Foggiano, Antonio Potenza. L’annuncio del sindaco di Apricena sulla strada intitolata a Berlusconi Il sindaco di Apricena, Antonio Potenza, eletto nel 2019 in una lista civica vicina al centrodestra, ha spiegato in alcune dichiarazioni riportate dall’agenzia ‘AGI’: “Come comunità nazionale, abbiamo assistito al tripudio di affetto nei confronti del Presidente Silvio Berlusconi, a poche ora dai suoi funerali di Stato e dalla proclamazione del lutto nazionale dopo la scomparsa nella giornata di lunedì”. Poi l’annuncio sull’omaggio della città a Silvio Berlusconi: “La nostra città ha deciso di cristallizzare quest’ondata di affetto nei confronti dello statista, imprenditore, leader politico e presidente del Consiglio che più di ogni altro ha fatto parlare di sé in tutto il mondo e che tanto ha fortemente contribuito alla storia del Paese intitolandogli una via del nostro centro abitato”. Il primo cittadino di Apricena, Antonio Potenza, ha infine aggiunto: “La Giunta comunale da me presieduta ha deliberato la reintitolazione dell’attuale ‘Via Modena’ in ‘Via Silvio Berlusconi’. Appena possibile, procederemo con una cerimonia pubblica in cui sarà ufficialmente intitolata questa strada al Cavaliere Berlusconi”2. Il secondo segno riportato sulla carta topografica di Apricena Un triangolo aureo la chiave geometrica della piramide egizia di Cheope
Figura 1: Estratto della mappa di Apricella (Foggia). La via di Berlusconi è come l'albero di una vela di una barca e corrisponde al segno regale di un triangolo all'insegna della Sezione Aurea.
Figura 2: Dal triangolo aureo ABC si ricava il triangolo ACD , la sagoma della Piramide di Cheope. Il potere della parabola nella Grande Piramide C’è propensione che la piramide di Cheope della piana di Giza d'Egitto, col suo intero complesso, costituisca un ideale modello di una prodigiosa macchina energetica rivolta ad una probabile rigenerazione vitale di natura metafisica. Infatti il suo scopo era di costituire il sacello tombale del faraone Cheope per renderlo immortale, anche se in effetti non si è mai trovato alcuna prova in merito, nel sarcofago della Camera cosiddetta del Re posta in sede della torre dello Zed.
Dunque se la piramide è una ipotetica “macchina” deve pur rientrare in una concezione che possa essere formulata in termini matematici e naturalmente essere intravista con l’ausilio di una ipotetica geometria. Oltre a tutto ciò non si può trascurare il fatto che la piramide non è stata mai posta in relazione con una barca trovata in una fossa sul lato sud di essa dagli archeologi nel 1954.
Figura 3: La barca solare di Cheope. (fig. 3) Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto per più di 4600 anni. In proposito sono state formulate due ipotesi sulla valenza religiosa dell'oltretomba egizio di questa barca: la prima, quella più antica e risalente alla I dinastia, descrive una rinascita stellare del sovrano e del fatto che il suo "ka" sarebbe diventato un "Luminoso" della Duat, come una stella della costellazione di Orione; la seconda espone, invece, il nuovo credo religioso, che indicava l'oltretomba ad occidente, dove ogni giorno il Sole personificato nel Dio Atum che tramonta. È evidente che i testi delle piramidi risentono della teologia di Ra e del credo che il sovrano, dopo la sua rinascita, avrebbe seguito l'orbita del Sole in processione dietro le barche sacre degli dei5. Traducendo ora questa simbolica barca solare in una ideale concezione geometrica, relativa ad un’altrettanta ipotesi di natura metafisica, potremmo immaginare che il complesso piramidale siffatto cheopiano, poggia su una base a mo’ di una sorta di barca che viaggia idealmente nel tempo. A ragione di ciò, dunque, non scandalizza intravedere il complesso piramidale unito ad una parabola geometrica sottostante, così come è stata considerata dal punto di vista della geometria dellla fig. 4 con la quale immagino delle correlazioni funzionali con le due Camere del Re e della Regina al suo interno.
Figura 4: Piramide di Cheope. Sezione trasversale. A sostegno di questa ipotesi, che in effetti non ha riscontri reali in sede della base strutturale, è la presenza in loco di una barca ritenuta del faraone Cheope che, ovviamente costituisce il simbolo per la supposta barca metafisica per viaggiare dopo la sua morte verso la rinascita corporea, secondo la religione del suo tempo, accennata in precedenza. Di qui, in un lampo, ecco disporsi le cose in merito, associate alla ipotetica energia circolante nella piramide (su cui molti studiosi sono concordi), e tutto per merito di una prodigiosa parabola, reale configurazione geometrica della barca osiderea. Ma c’è di più sull’apporto di questa parabola, considerato che la piramide-macchina è “solare” e deve in qualche modo captare le energie solari del dio Ra e convertirle al suo centro focale, in sede della Camera della Regina, naturalmente la dea Iside. Intanto, con la fig. 4 sono mostrati i dati geometrici della fig. 3, utilizzando la concezione del rapporto aureo su cui c’è concordanza: y² = 2 p x, dove p = 1 (equazione della parabola) ya = √ = 0,786151377... xa = ya² / 2 = 0,309016994...
Figura 5: Geometria della piramide di Cheope con l'ausilio di una piramide particolare, il tutto all'insegna della sezione aurea. phi = 38,17270763...° 180° – 4phi = 27,30916948...° yi = tang (180° – 4 phi) = 0,516341175... xi = yi² / 2 = 0,133304104... d = yR = 0,080615621… xR = d²/ 2 = 0,003711446… La luminosità è un requisito fondamental delle gemme preziose e le loro studiate sfaccettature moltiplicano i giochi di luce scomposta nei suoi colori, cosiddetti dell’iride, all’interno per sprigionarsi in modo sfolgorante all’esterno (fig. 6). Nulla allora che meravigli, dunque, vedere la piramide di Cheope come uno speciale cristallo e costatare subito una particolare proprietà dovuta a un ipotetico raggio di luce che interagisce in esso.
Figura 6: Taglio di una pietra preziosa. Gioco di luce con la scomposizione nei colori dell’iride. Dalle illustrazioni 2 e 3 si può capire di seguito cosa si tratta. Il raggio IP è normale alla parabola e si imbatte di ritorno sulla parete C’B’ riflettendosi in Q della parete opposta C’A’. Prosegue da qui la riflessione luminosa, supposta energetica, in modo verticale fino in fondo sulla parabola in R. Si sa che tutti i raggi verticali confluenti su una parabola si riflettono convergendo nel fuoco relativo, che nel nostro caso è il punto F. Naturalmente si è capito che il punto I di partenza del supposto raggio luminoso è unico in modo che la sua inclinazione riferita alla verticale sia 180° – 4 phi come indicato sulle figure 15 e 16. Phi è il semi-angolo al vertice della piramide. Il simbolo di phi è φ. Nessun commento su questo raggio salvo a vedere ora il raffronto con lo spaccato della piramide di Cheope (fig. 7), in cui si vedono i vari elementi che vi fanno parte: la tomba del Re e della Regina, la Grande Galleria ed altro.
Figura 7: Lo scettro di Osiride e dei faraoni. Ed ecco il fatto meraviglioso che spiega il titolo di questo capitolo: Una parabola per il mistero della Grande Piramide! Due cose in una: il fuoco F della parabola di arco A’OB’, su cui è posta la piramide A’B’C’, coincide con un certo punto della tomba della Regina e il raggio verticale QR della ipotetica luce, all’interno della piramide in questione, coincide con l’asse della tomba del Re, lo Zed (fig.7). In merito allo Zed (fig. 8) e alla funzione piezoelettrica del sistema dei ranghi di basalto, ritenuti la fonte di energia circolante nella piramide, in relazione al potere che serve per la rigenerazione vitale alla base del potere che vi deriva, mi fa pensare alla spiegazione in che modo le ossa si rigenerano. Il modo con cui molti organismi viventi usano la piezoelettricità è molto interessante: le ossa agiscono come dei sensori di forza. Applicando una forza, le ossa producono delle cariche elettriche proporzionali alla loro sollecitazione interna.
Figura 8: sezione trasversale dello Zed. Queste cariche stimolano e causano la crescita di nuovo materiale osseo, rinforzando la robustezza della struttura ossea in quelle zone in cui la deflessione interna è più elevata. Ne risultano strutture con minimo carico specifico e, pertanto, con eccellente rapporto peso-resistenza6. Un’altra cosa è possibile suggerire come riscontro ideografico fra i geroglifici egizi, con il raggio energetico verticale QR della fig. 5 sopra analizzato. Mi viene di intravederlo nello Scettro o Wзs nella mano del dio dei morti Osiride e di altri dei egizi, nonché in quella dei faraoni assisi sul trono. La cima di questo scettro termina con una sorta di maniglia di traverso particolarmente sagomata che può benissimo riferirsi alla parete della piramide dove il raggio si riflette; mentre la parte terminale è munita di una forcina a due punte che potrebbe riferirsi alla riflessione del raggio energetico. Il terzo segno. La nuova via Berlusconi sostituisce la vecchia via Modena La nuova via Berlusconi di Apricena sostitusce la vecchia via Modena, come a dare un terzo segno, che vuol dire? Forse il segno va ricercato nell'origine del nome Modena. La teoria che più colpisce è quella che lega la città di Modena al nome latino Mutina: l'etnico era Mutinenses, Mutinensis o Multinenses. A sua volta è un toponimo che viene messo in relazione ad una divinità etrusca, il dio Math che era il dio etrusco della morte. E così la parola Modena potrebbe derivare da mutanu, ovvero epidemia, tomba. Dalla tomba di Modena tenta di riemergere la Morte con un popolo di robot dotati di intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è un argomento estremamente dibattuto in questo periodo, sia per le opportunità che offre, sia i rischi ad essa associata. Vediamo nel dettaglio quali sono questi ultimi. Sempre più spesso si sente parlare di intelligenza artificiale e dei rischi che essa comporta per l’uomo. Per esempio non molto tempo fa un gruppo di esperti, tra cui Elon Musk, ha pubblicato una lettera su Future of Life dove era chiesta l’interruzione momentanea dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, così da permettere a chi di dovere di regolamentarla e mitigarne i rischi. Ancora oggi molte persone non sono in grado di identificare questi rischi in maniera chiara. Ma conoscerli e comprenderli è fondamentale per limitare le possibilità che questi si concretizzino. Vediamo quali sono alcuni tra quelli considerati più pericolosi. Intelligenza artificiale: i 10 rischi più pericolosi Quali sono i rischi più pericolosi collegati all’intelligenza artificiale? Alcuni tra questi è più probabile che si concretizzino, mentre per altri la possibilità è più remota. A tutti questi e a quelli che nasceranno in futuro, comunque, è necessario prestare grande attenzione e - se possibile - provare a limitarli. 1) Dipendenza Affidarsi eccessivamente all’intelligenza artificiale può rappresentare un grande rischio per l’umanità, poiché essa potrebbe perdere la capacità di pensare e trovare soluzioni creative. Se la civiltà umana è stata in grado di crescere e svilupparsi in maniera così esponenziale nel corso degli anni, una grande parte del merito lo deve alla sua capacità di pensare in maniera critica e spontanea. Lasciare all’intelligenza artificiale la possibilità di «pensare» al posto dell’uomo potrebbe portare la società a perdere la sua capacità di escogitare soluzioni creative, fondamentali per lo sviluppo e la sopravvivenza della società umana. 2) Perdita del lavoro Questo è forse uno dei rischi più concreti e anche più discussi nell’ultimo periodo. Molti esperti temono fortemente che l’intelligenza artificiale possa portare un grandissimo numero di persone a perdere il loro posto di lavoro e ad essere sostituite dalle macchine. Effettivamente questo rischio si è in parte già concretizzato: oggi molti chatbot svolgono compiti di assistenza alla clientela che un tempo erano ad esclusivo appannaggio delle persone. Il rischio, in questo caso, non è che il normale progresso della tecnologia porti alcuni lavori a diventare obsoleti, ma che questo avvenga troppo rapidamente facendo perdere il lavoro a molte persone nello stesso periodo e rendendo complesse le pratiche di reintegrazione nel mondo del lavoro. 3) Crescita delle disuguaglianze L’intelligenza artificiale potrebbe contribuire ad aumentare le disuguaglianze nella società. Per capire come, è possibile pensare al medesimo strumento in mano ad una persona normale oppure in mano ad una grande azienda: una persona comune potrà sicuramente trarre dei vantaggi dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma questi saranno sicuramente insignificanti rispetto a quelli che potrebbe avere una grande azienda tech, i cui introiti potrebbero crescere in maniera ben più vertiginosa grazie all’impiego di queste tecnologie. 4) Privacy Un altro aspetto che preoccupa molti esperti è quello della privacy. Ad oggi molti dei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati quotidianamente dalle persone sono alimentati con grandi masse di dati presi da internet in maniera pressoché casuale, il che può comportare anche gravi violazioni della privacy delle persone. Read the full article
#Apricena#DioEstruscoMorte#grandeoriented'italia#intelligenzaartificiale#loggiamassonica#massoneria#Osiride#SilvioBelusconi
0 notes
Text
Dei delitti e delle pene 2023
Dei delitti e delle pene 2023. Le carceri italiane rappresentano da tempo una questione complessa e delicata, caratterizzata da problemi strutturali e criticità che pongono sfide significative al sistema penitenziario del paese. Ne abbiamo parlato in modo approfondito con Samuele Ciambriello, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale per la Regione Campania. Chi è Samuele Ciambriello? Samuele Ciambriello, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale per la Regione Campania Il dr. Samuele Ciambriello è il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale per la Regione Campania. È stato nominato con decreto del presidente della Giunta Regionale n. 41 del 25 settembre 2017 su designazione del Consiglio regionale nella seduta del 12 settembre 2017 come risulta dall’attestato n. 454/1, pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione Campania n. 69 del 18 settembre 2017. Il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione, contribuisce a garantire i diritti delle persone ristrette negli istituti penitenziari e negli istituti penali per minorenni nonché delle persone ammesse a misure alternative, delle persone presenti nelle strutture sanitarie in quanto sottoposte al trattamento sanitario obbligatorio, delle persone ospiti dei centri di prima accoglienza o presenti nei centri di identificazione ed espulsione per stranieri. Il rapporto sulla situazione nelle carceri italiane 2022, redatto dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, che scenario disegna del nostro sistema penitenziario? «Siamo davanti ad un sistema penitenziario che ha clamorosamente fallito, non affatto in grado di assolvere alla sua principale funzione: rieducare. Mancano figure specializzate, assistenza sanitaria, supporto psicologico. Il carcere continua ad essere inteso come un contenitore nel quale chiudere il marciume della società. È chiaro che le condizioni sono diverse, con una gravità che oscilla dal più al meno grave, ma tutte le diverse realtà italiane sono accomunate da malfunzionamento nel processo risocializzante, abbandono dei ristretti, di cui spesso non si comprendono le difficoltà psichiche e, di conseguenza, i campanelli di allarme che anticipano i folli gesti» Foto di ErikaWittlieb da Pixabay Quali sono i problemi più cocenti che affliggono le carceri campane ed in cosa differiscono da quelli del Paese? «In parte l’ho già accennato: dal sovraffollamento alla mancanza di adeguata assistenza medica e sanitaria. Credo sia necessario ripensare, ridisegnare le figure cardine: devono essere incrementate, devono essere formate. E queste sono scelte il cui impulso deve partire dalla politica» Suicidi in carcere, un fenomeno 'sociale' come lo affrontate? «Resta il fenomeno che ci lascia inermi. Spesso questi si verificano al primo ingresso e in prossimità della scarcerazione. Sono diversi i motivi che portano a pensare e inscenare un gesto così terribile, ma sicuramente tra questi c’è l’incertezza del futuro e un forte senso di abbandono. Davanti ai numeri dei suicidi in carcere tutti dobbiamo fermarci a riflettere: siamo tutti corresponsabili» Foto di Chris Reading da Pixabay Certezza della pena e finalità riabilitative come si possono coniugare? L'azione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale quale può essere in quest'ambito «La nostra Costituzione parla chiaro: la pena deve tendere alla rieducazione, senza chiaramente escludere che questa sia anche retributiva. Innanzitutto, bisognerebbe invocare pene proporzionate e questo perché se la pena viene avvertita come giusta dal condannato il processo di rieducazione è certamente più semplice. E in questo processo siamo coinvolti tutti: istituzioni penitenziarie, magistratura, garante delle persone private della libertà personale. Il mio Ufficio cerca di contribuire alla risocializzazione offrendo possibilità, in termini di progetti che vanno dai lavori di pubblica utilità ai corsi di formazione» Parliamo della recente proposta da parte del Governo Meloni di abolire il reato di tortura. Come viene affrontata la questione? Quali sarebbero le conseguenze nel caso in cui questo reato venisse eliminato? «Faremmo un notevole salto indietro. Lascio stare le chiacchiere e, piuttosto, invoco una decisione che rispetti uno Stato di diritto. A me pare che Nordio abbia rassicurato che il delitto di tortura non verrà abolito, ma restano troppi interrogativi e anche la sola possibilità che questo accento di terrorizza» Foto di Ichigo121212 da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
Scuola in via Coltellini, Sorgente: "un progetto M5S fatto suo da Salvetti già inaugurato ma ancora da realizzare" (Video)
Scuola in via Coltellini, Sorgente: "un progetto M5S fatto suo da Salvetti già inaugurato ma ancora da realizzare" (Video)
Scuola in via Coltellini, Sorgente: “un progetto M5S fatto suo da Salvetti già inaugurato ma ancora da realizzare” https://livornopress.it/wp-content/uploads/2023/06/Scuola-Coltellini-_progetto-M5S-fatto-suo-da-Salvetti-già-inaugurato-ma-ancora-da-realizzare-_.mp4 L’opuscolo la giunta da i numeri al quale si riferisce Stella Sorgente
View On WordPress
0 notes
Photo
Aria, il carrozzone voluto dalla Lega in Lombardia: il flop sui vaccini Covid è costato 22 milioni Regione Lombardia ha annunciato l'intenzione di azzerare i vertici di Aria, la società partecipata regionale che è al centro di enormi polemiche per via dei tanti disservizi nella campagna di vaccinazione contro il Covid-19 in Lombardia. Ma questa decisione, che il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto intestarsi, non può nascondere altre responsabilità, oltre a quelle dei vertici della società che si dimetteranno: quelle della politica. E in Lombardia politica fa rima ormai da quasi 30 anni con il centrodestra: prima il lungo "regno" di Roberto Formigoni, poi l'avvicendamento proprio con la Lega di Salvini, nelle figure di Roberto Maroni prima e dell'attuale governatore, Attilio Fontana, poi. È proprio sotto il governo Fontana che Aria, Azienda regionale per l'innovazione e gli acquisti, è nata il primo luglio 2019 (...) "L'idea di unire tre ‘carrozzoni', creando un ‘carrozzone' unico non poteva funzionare già in partenza", spiega a Fanpage.it il consigliere regionale di Più Europa Michele Usuelli, che questa fusione osteggiò fin dall'inizio. "C'è una parola in inglese che si chiama accountability. In Aria continuano a cambiare i tecnici, ma la responsabilità è della politica. È la giunta la responsabile di Aria", prosegue Usuelli, che sui motivi del fallimento del progetto Aria è chiaro: "La società sconta 27 anni di sistema, prima con Formigoni e poi con Maroni, in cui si è assunto per fedeltà più che per meriti". (...) La breve storia di Aria è già costellata di molti scivoloni. C'è Aria dietro il cosiddetto "caso camici", la presunta donazione di camici e altro materiale sanitario alla Regione da parte della società del cognato del governatore Fontana, Andrea Dini: una vicenda per la quale sono indagati lo stesso Fontana, Dini e Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria spa ritenuto vicino a Fontana e alla Lega e costretto a dimettersi. Sempre Aria è il soggetto appaltatore dei bandi di gara per i vaccini antinfluenzali, che si sono rivelati un altro flop: dieci quelli andati deserti, lasciando la Lombardia in affanno in un momento in cui, complice anche la concomitanza della pandemia, vaccinarsi contro l'influenza sarebbe stato molto importante. Ma certo è sul tema vaccini Covid, quello più sentito dalla popolazione, che le inefficienze di Aria stanno raggiungendo livelli intollerabili, tanto da aver spinto la Regione stessa a intervenire. Dagli sms inviati in ritardo, agli anziani chiamati a vaccinarsi a centinaia di chilometri dalla propria residenza, fino agli errori nelle convocazioni che hanno portato o a sovraffollare i centri vaccinali o a chiamare meno persone del dovuto, lasciando poi alle singole Asst o ai sindaci il compito di arrangiarsi per risolvere i problemi. L'ultima inefficienza la racconta Usuelli: "Ho scoperto che il sistema non inserisce i numeri di telefono dei vaccinandi. E quindi se i medici vaccinatori hanno bisogno di chiamare le persone che non hanno ricevuto l'sms di conferma, o devono rivolgersi a coloro che sono inseriti nelle liste di riserva, devono cercare i numeri sulle pagine bianche". Francesco Loiacono
21 notes
·
View notes
Text
La Regione Marche parteciperà al Salone Internazionale del Libro 2024 a Torino.
La Regione Marche parteciperà al Salone Internazionale del Libro 2024 a Torino. La Regione Marche, Giunta e Consiglio, con la collaborazione di Fondazione Marche Cultura, partecipa anche quest'anno al Salone Internazionale del Libro di Torino, XXXVI edizione che si terrà dal 9 al 13 maggio. Quattro giorni di programmazione per promuovere la creatività degli autori marchigiani, la qualità editoriale locale e le iniziative culturali e turistiche che si svolgono sul territorio regionale. Quest'anno la principale kermesse nazionale per gli operatori del settore editoriale omaggia la 'Vita immaginaria', quella che muove la vita creativa, come scrive Natalia Ginzburg, in tutte le sue forme e a volte anticipa le vicende della vita reale. Riguarda anche l'attesa di un futuro da costruire attraverso la letteratura, il cinema, l'arte. Un tema che rimanda alla forza viva della poesia, patrimonio speciale della regione che ha dato i natali, tra i tanti, a Giacomo Leopardi, da qui il titolo proposto per lo stand: 'Marche. Il dono dell'Infinito'. Le Marche sono un territorio dove da secoli abita la poesia. La presenza di importanti poeti che sono nati o hanno vissuto e operato nel territorio è documentata e viva. Testimoniano una forza peculiare di questa terra che è pure terra di Sibille e di figure sacre che affidano alle parole la lettura degli enigmi della vita. A essa si lega anche una tradizione di presenza di festival e momenti comunitari dedicati alla poesia disseminati in tutto il territorio. Anche l'allestimento dello stand (Padiglione 3) è incentrato sulla visione poetica del paesaggio di alcuni artisti che lo hanno interpretato attraverso le loro opere da Pellini, Bartolini, Bucci, Ciarrocchi e Cantatore così come la selezione di versi di poeti legati alle Marche quali Leopardi, Scipione, Volponi, Cecco d'Ascoli, Vitali ed altri. Nello spazio dedicato alle Marche saranno presenti la tradizione, con un Mastro Cartaio di Fabriano che proporrà le fasi della lavorazione della carta, e l'innovazione con i più seguiti bookinfluencer che invitano alla lettura. E' particolarmente ricco il calendario degli appuntamenti che animeranno lo spazio regionale. Ospiterà 25 editori marchigiani che potranno esporre le proprie produzioni e presentare le novità editoriali, saranno 81 i partecipanti tra autori, case editrici, rassegne e festival, enti pubblici, associazioni per oltre 200 ospiti, circa 86 gli eventi, tra presentazioni e progetti editoriali proposti al grande pubblico del Salone. Numeri significativi che palesano la vitalità di un settore particolarmente importante del panorama culturale marchigiano. Dallo stand della Regione Marche passeranno tante pubblicazioni degli editori marchigiani che valorizzano le numerose e qualificate attività che vengono attuate sull'intero territorio. Verranno illustrati i progetti che caratterizzeranno l'anno in corso, i grandi eventi culturali e i festival in programma, le celebrazioni di personaggi illustri e i volumi della collana 'Quaderni del Consiglio', edita dall'Assemblea legislativa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Quale agenda scegliere nel 2022?
Lo so che siete curiosi!
Oggi vi presento la mia agenda, io adoro gli anni pari…le cifre tonde mi rendono felice!
La mia agenda, più che un’agenda sarà un diario, un luogo dove scrivere, oltre a quello che faccio, le mie idee, sensazioni e varie considerazioni sul mondo in cui viviamo. Un posto dove i miei pensieri possono trovare un rifugio e le mie affermazioni trovare spazio sincero e senza giudizio alcuno. Avere un diario è uno dei passi fondamentali per la crescita personale ed ecco perché ogni anno ci metto un po’ a decidere quale prendere.
Per me non è solo un quaderno con delle righe e dei numeri ma un luogo di magia e dolcezza tutto mio. Quest’anno sarò sincera ero un po’ indecisa… ormai sono anni che acquisto le agende di Mr. Wonderful ma di solito compravo quelle con gli anelli, diciamo che le ho provate praticamente tutte, dalle giornaliere, alle settimanali e dalle grandi, alle piccole. L’anno scorso l’avevo presa settimanale-piccola, ma per le mie esigenze era troppo essenziale, nel senso che io ho bisogno di scrivere, scrivere e scrivere, una pagina per tre giorni e un paio di righe al giorno non mi bastavano assolutamente.
- [ ] La piccola-settimanale la consiglio a chi lavora tanto, ha poco tempo e ha tanti impegni, la mettete dentro la borsa e la portate portare con voi ovunque.
Qualche anno fa’ avevo acquistato quella grande-giornaliera, bellissima ci potevi scrivere tutto quello che volevi, si era bella, bella per davero, aveva anche una bustina, dei piccoli post it oltre agli stickers e un righello…però per me era troppo pesante, troppo ingombrante e alla fine era più un’agenda da tenere sempre nella scrivania più che un diario. Più o meno come la life planner di Erin Condren che avevo acquistato per la prima volta nel 2015. (Sembra una vita fa’).
- [ ] La grande-giornaliera la consiglio a chi ama decorare le agende, chi fa bullet journal, chi ha tanto da scrivere e progettare, insomma avete tanto spazio, tanto per per fare qualsiasi cosa voi vogliate.
Personalmente quest’anno sono giunta alla conclusione che probabilmente quella piccola-giornaliera avrebbe fatto al caso mio. L’unica pecca e che queste non le hanno fatte con gli anelli ma rilegate nel modo tradizionale, tipo diario scolastico.
Le pagine si aprono abbastanza bene e la scrittura è abbastanza piacevole. La carta è sempre ottima, anche se usate dei pennarelli è difficile che si veda attraverso il foglio e di conseguenza vi si macchia anche l’altro. A proposito di macchie, se utilizzate tante penne, gel, pennarelli e colori vari, io vi consiglio sempre di fare delle prove prima su qualche angolino nascosto così andate sul sicuro e non rovinate le pagine per niente.
Spero che questa agenda vi piaccia, a me fa proprio venire il buonumore, i suoi colori diversi ogni mese, le tantissime frasi e disegni motivazionali sono adorabili e gli stickers unici, insomma l’adoro e per il momento non la cambio con nessun’altra al mondo.
Il prezzo di questo modello è di € 18,95 accessibilissimo, di solito la compro direttamente dal loro sito, magari la ordino verso novembre così sono sicura di averla tra le mani a gennaio, quest’anno ho aspettato un po’ e l’ho comprata direttamente qui, nel negozio della Feltrinelli. Ho aiutato un’azienda locale e poi lo sapete che ogni scusa è buona per farmi un giro nelle librerie 🤪.
Ora non ne sono sicura ma è probabile che in questo periodo o più avanti le potete trovare anche scontate di qualche euro, le agende si sa, iniziato l’anno, le scontano sempre…provate a guardare nel sito di Mr. Wonderful o su i vari siti di e-commerce.
Con questo credo di avere detto tutto tutto, scrivetemi nei commenti cosa ne pensate, inviatemi le foto delle vostre agende e di come le decorate…eheheh si si più avanti parleremo anche di come personalizzare e decorare le nostre agende con tanti stickers, washi tape, mini foto e tantissime altre cose 🤩.
A presto Pimpy vi mando un abbraccio 🤗 🥰🥰🥰🥰🥰🥰
#mrwonderful#agenda#agenda2022#diario#felicità#scrittura#scrivere#erincondren#bullet journal#stickers#crescitapersonale#crescitainteriore#appuntamenti#cose da fare#to do list#happy 2022#planner#lifeplanner#plannerstickers
3 notes
·
View notes