#la città fantasma
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givemeanorigami · 2 years ago
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Per puro caso, sono inciampata nell'info che a Brescia, per la precisione in Piazza della Loggia in determinate ore serali, sarebbe apparso nientedimeno che il fantasma di Marlene Dietrich. Ora, a parte che è un'ora che non mi tolgo questa informazione inutile dalla testa e da approfondire, ma perché il fantasma di Marlene Dietrich dovrebbe stare in piazza a Brescia tra le 21 e le 23, a farsi una bevuta prima di coricarsi?
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angelap3 · 2 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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neropece · 8 months ago
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“yellow and shadow” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Quella mattina, il sole si stagliava nel cielo senza nuvole come un faro implacabile, illuminando ogni angolo della città con la sua luce accecante. Era una di quelle giornate in cui l'aria stessa sembrava pulsare di calore, avvolgendo la città in una morsa soffocante.
Tra le vie trafficate e i marciapiedi gremiti, c'era un ragazzo che avanzava con passo misurato. Indossava una felpa grigio chiaro e un piumino giallo che brillava al sole come un faro di luce in mezzo al caos della città. Il suo nome era Carlo, e in quel momento, il suo unico obiettivo era sfuggire al calore implacabile.
Costeggiando una parete del colore del suo piumino, Carlo avanzava senza uno scopo preciso, lasciando che i suoi pensieri vagassero liberamente come nuvole alla deriva. Non c'era fretta nei suoi passi, solo una calma apparente che celava un tumulto interiore.
Ad un certo punto, si fermò di fronte a un vecchio bar, le finestre appannate dalla condensa e la vernice sbiadita dal tempo. Mentre contemplava il panorama desolato, sentì qualcuno chiamare il suo nome. Si voltò e vide un vecchio amico, un fantasma del passato che tornava a tormentarlo con ricordi sepolti.
Senza scambiare una parola, i due si guardarono negli occhi per un istante, il peso del tempo e delle scelte sbagliate pesando sulle loro spalle. Poi, con un cenno impercettibile del capo, si separarono, ognuno tornando al proprio cammino solitario.
Carlo riprese il suo vagabondare tra le strade affollate, lasciandosi alle spalle il passato e abbracciando l'incertezza del futuro. In quel momento, non c'era spazio per rimpianti o rimorsi, solo la consapevolezza fugace di essere vivo e di camminare lungo il confine sottile tra il giallo e l'ombra.
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casvnatural · 4 months ago
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Attesa
C'è una bellezza disarmante nei tuoi occhi Ed in tutti i loro piccoli dettagli Ogni lacrima, ogni luccichio Mi fa innamorare follemente di te Ancora più di prima. I sentimenti vivono da così tanto in me Che a volte mi domando con un filo di voce Quanto di tutto questo potrò tenere ancora nascosto nel mio cuore, Quanto della tua anima potrò forse un giorno Stringere tra le mie braccia vuote. Eppure non oso avvicinarmi Ti amo e non ti dico niente, Ti amo e mi tradisce solo lo sguardo, Ma tu non sai, tu non mi vedrai mai Poiché non sono io colei che vive nei tuoi occhi. Allora disperata cerco invano il coraggio, La notte resto sveglia straziandomi la pelle, tormentandomi il cuore Ti scrivo poesie con inchiostro sbiadito Confessandoti segreti che mai ti potranno raggiungere.
Ma nel buio soffocante non si sente altro che la mia attesa Le parole non dette mi deridono guardandomi dalle pagine, Mi chiedono aspre cosa io stia aspettando Tra i singhiozzi rispondo piano che sei tu, Tu che sarai sempre il miracolo mai arrivato. La realtà mi colpisce violenta, D'improvviso sono le parole a smettere di essere Nella desolazione strappo e brucio le mie insulse poesie d'amore, Le fiamme mangiano viva la mia codardia E di me non vi è più traccia. Ma ora è giorno, Vago lenta per la città affollata, tutti guardano ma nessuno mi vede, Sono il fantasma della persona che ero In silenzio urlo il tuo nome sperando che finalmente mi ascolti Mentre tu giaci con lei e le baci il collo, mentre tu le accarezzi il volto, Mentre tu ami chi ha saputo dirtelo ad alta voce.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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“Cos’era successo in questi dieci anni perché tutt’a un tratto ci fossero tante cose da dire, tante cose e così urgenti che non si poteva aspettare a dirle? Ovunque andassi, qualcuno mi veniva incontro parlando al telefono e qualcuno mi seguiva parlando al telefono. Quando presi un taxi, l’autista era al telefono. Per uno che spesso passava molti giorni di seguito senza parlare con qualcuno, fui costretto a domandarmi cos’era crollato nella gente, di ciò che prima le teneva insieme, per rendere l’incessante chiacchiericcio telefonico preferibile a una passeggiata sotto la sorveglianza di nessuno, a un momento di solitudine che permetteva di assimilare le strade attraverso i propri sensi corporei e di pensare la miriade di pensieri che ispirano le attività di una città. Per me, faceva sembrare comiche le strade e ridicole le persone. Eppure sembrava anche un’autentica tragedia. Sradicare l’esperienza della separazione doveva avere inevitabilmente un effetto drammatico. Quali saranno le conseguenze? Tu sai che puoi raggiungere l’altra persona in ogni momento, e se non puoi diventi impaziente, impaziente e irritato come un piccolo, stupido dio. Sapevo bene che il silenzio di fondo era stato abolito da un pezzo nei ristoranti, negli ascensori e nei campi da baseball, ma che l’immensa solitudine degli esseri umani dovesse produrre questo sconfinato desiderio di essere ascoltati, unito al disinteresse per chi ascolta le tue conversazioni…”
-Philip Roth, “Il fantasma esce di scena”
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chez-mimich · 10 months ago
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LA CHIMERA_ALICE RORHWACHER
“C’è chi l’amore lo fa per noia e c’è chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione…” Nulla di meglio di questo celeberrimo verso di Fabrizio De André per definire la figura di Arthur, tombarolo rabdomantico per passione, magnifico protagonista di un film incantevole, quale è “La Chimera” di Alice Rorhwacher. Arthur soprannominato l’inglese dai “tombaroli” (quelli veri) della Tuscia, ha il potere, quasi magico, di “sentire” la presenza di tombe nel sottosuolo, forse perché guidato anche dal desiderio di raggiungere quel regno dei morti dove vive l’anima (e magari il corpo) di Beniamina, suo perduto amore. L’inglese ha la sua base nella casa-rudere di una anziana e carismatica insegnante di canto, Flora (interpretata da Isabella Rossellini) alle cui dipendenze, un po’ come domestica e un po’ come allieva, c’è Italia (Carol Duarte) che sembra essere l’unica persona capace di tenere il sognante Arthur ancorato a questa terra. Ma se i “tombaroli” hanno come unico scopo il lucro, Arthur sembra essere partecipe più del mondo dei morti che di quello dei vivi e al momento di vendere la testa di una statua ad una cinica trafficante di reperti, preferisce buttare il prezioso pezzo nelle acque di un lago, proprio per sottrarlo alla cupidigia dei trafficanti. Ma la scoperta più importante di tutte, non sarà quella di un corredo funebre, di una pittura murale o di un gruppo statuario, bensì quella che gli permetterà di ritrovare il filo che lo ricondurrà all’amata Beniamina che sembra attenderlo nel regno dei morti. Il cinema di Alice Rorwacher è principalmente un cinema dalle immagini “volutamente sporche”, poco curate, giocate addirittura su tre supporti diversi di pellicola (16 millimetri, super 16 mm e 35 mm). Sono proprio queste immagini che ambientano alla perfezione il film negli anni Ottanta con grande realismo, senza ricorrere ai trucchetti da quattro soldi, come è accaduto di vedere di recente col finto neorealismo della Cortellesi. La differenza è tutta nel fatto che Alice Rorhwacher sa fare il cinema e sa “di cinema”: c’è in lei la forte traccia poetica di Pasolini e infatti Arthur è un “accattone” che vive in una baracca di lamiera e legno, appoggiata alle mura antiche di una città italiana (presumibilmente Tarquinia) che è parte di quella “grande bellezza” sorrentiniana, trattata però con un quid di realismo che la rende ancora più credibile. Ma si sentono anche gli echi di certi personaggi felliniani: è sufficiente per questo osservare le sequenze della sfilata carnascialesca che attraversa il paese o la stessa insegnante-matrona Flora. E poi, soprattutto, tenetevi forte, un altro “fantasma”, oltre a quello di Beniamina, aleggia in tutto il film: è lo spirito sapiente del Maestro Andrej Tarkovskij. La campagna dell’Italia centrale, la cultura antica del Paese, le sue vestigia e Arthur stesso, che è un “matto” come lo fu Domenico, e allo stesso tempo incarna il ricercatore-romantico che in “Nostalghia” era il critico musicale Pavel Sasnowskj. Come Arthur nelle tombe etrusche, anche lui con una candela in mano attraversa la piscina di Bagno Vignoni in una della più poetiche scene della storia del cinema. Bravissima Alice! Di questo cinema dal respiro universale e profondo ha bisogno l’Italia e se lo merita ! Da non perdere, nessun alibi è accettabile.
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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Ma lei mi manca. So bene che è lei a mancarmi, non lo stupido fantasma di un desiderio irreale.
Mi accompagna ovunque con la sua assenza...
Devo ragionarci sopra per rendermi conto che, quando tra poco mi sveglierò, aprirò gli occhi su un'altra stanza, situata in una città diversa e lei non ci sarà. Ma il giorno non viene. Finché l'oscurità mi accoglie (e così sarà per sempre), lei è, nei miei pensieri, nel cuore di questo pensiero che porto in me, nel cuore tenero e dolente di questo pensiero che in verità non è il mio, ma il suo, un pensiero nel quale lei mi prende con sé, mi protegge, mi ama come io la amo, nel nulla assopito della notte.
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Philippe Forest, da "Per tutta la notte"
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mancino · 1 year ago
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Fotografie Come eravamo A chi ha vissuto l'adolescenza negli anni 70/80 Noi che..... i pattini avevano quattro ruote e si allungavano quando il piede cresceva. Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette ai raggi della bicicletta. Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più forte. Noi che passavamo ore a cercare i buchi nella camera d'aria mettendola in una bacinella. Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi con il "tip-top". Noi che il Ciao si accendeva pedalando. Noi che suonavamo il campanello per chiedere se l'amico era in casa. Noi che facevamo a chi masticava più "Big Babol" contemporaneamente. Noi che avevamo adottato cani e gatti randagi, che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale, anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca. Noi che quando starnutivi nessuno chiamava l'ambulanza. Noi che i termometri li rompevamo e le palline di mercurio giravano per tutta la casa. Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita e poi la bella...e poi la bella della bella. Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo. Noi che giocavamo a "Fiori, Frutta e Città" (e la città con la D era sempre Domodossola). Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto". Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna. Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati. Noi che avevamo i cartoni animati belli!! Noi che litigavamo su chi fosse il più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio). Noi che guardavamo anche "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza. Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma Formaggino. Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia. Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare sul terrazzo. Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno. Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa Noi che andavamo in cabina a telefonare. -dal web Noi che.. siamo stati  tutte queste cose e altro ancora.. se volete potete continuare voi!!! Maria Siniscalchi -nella foto una giovanissima Carole André ( futura "Perla di Labuan" nello sceneggiato "Sandokan")
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thousandyears3005 · 9 months ago
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Tutto partito casualmente. Stavo su Twitter (non mi abituerò mai a chiamarlo "X"), e vedo che tra le tendenze c'era, come al solito, qualcosa inerente a Fedez e Chiara, la questione sul perché i figli non passassero il compleanno del nonno (?) insieme perché erano da un altra parte con Chiara, penso sia giusto nel caso sti cazzi, frega poco del gossip quindi non so se sia tutto giusto, sta di fatto che ero nel mio day free dal lavoro, finito palestra, e mi stavo fumando un joint quindi nella nullafacenza dei miei neuroni ho deciso di curiosare sul profilo di Chiara su IG, scrivo "Ch" e come primo nome mi appare il profilo di lei, quella ragazza con cui due anni fa ormai, due anni esatti ora che ci rifletto bene, è finito tutto da un giorno all'altro, letteralmente.
Omonima, motivo per cui mi è uscito cercando la Ferragni, ma il fatto è che lei da appunto due anni era diventata un fantasma, bloccandomi da ogni parte, da ogni social, app, numero di telefono, dovunque.
Ovviamente ho subito cliccato sul profilo, incuriosito come fosse cambiata, chi fosse diventata nel mentre, se aveva gli stessi progetti di due anni fa o se addirittura li avesse già, come dire, realizzati, in un certo qual senso.
Scorri le foto, non sono tante, saranno si e no 9-10 post e quando ci frequentavamo ne aveva 4-5; a riguardare quelli vecchi che già conoscevo come dire la mia mente, il mio cuore, idk, è ritornata a quel momento, a quel periodo, a quanto fossi "felice", prima ancora che accadesse poi tutta la merda obv.
Mezzo sorriso accennato nel riguardare quei post, poi vado in quelli nuovi (per me); noto che è andata in Grecia, con un gruppo di amiche, non ne conoscevo una, al tempo aveva un altra compagnia, ma non vedo nessun viso familiare; la vedo divertita, felice, spensierata, in vacanza insomma.
Poi altri due post con dei disegni, a lei piace disegnare, ancora tutt'oggi a quanto pare, foto di uno shooting, altra passione sua che voleva farlo diventare il suo lavoro, quindi nel caso ci stesse riuscendo son pure contento per lei, e poi l'ultimo post.
Pubblicato circa un mese fa, dove è con il suo ragazzo, dove si capisce la raccolta di foto all'interno dello stesso post che fossero fatte durante un lungo periodo, di conseguenza una relazione che è iniziata da un po', minimo un anno penso; vedo lui e dico tra me e me, boh, ma nel modo più sincero possibile, senza attacchi di gelosia o ego, penso che onestamente non mi abbia dato nessun tipo di fastidio, il che visto come sono, conoscendomi l'ho ritenuto alquanto strano, ero leggermente dispiaciuto, forse perché pensavo che potevamo essere noi due quelli nelle foto che ha con lui.
Esco dai post, cercando di fare attenzione a non fare partire un like senza volerlo, ma prima di uscire e chiudere come dire "per sempre" quel capitolo, di guardare le stories in evidenza, perché aveva una sola cartella due anni fa, ora ne ha sette, la curiosità mi dice che guardare, per vedere se ci fossero altre foto con lui o con le amiche che io conoscevo, prima cartella sono solo disegni quindi skippo instant, poi partono quelle più recenti, dove c'erano viaggi, per varie città o borghi d'Italia, qualche foto con lui, il suo cane, qualche momento di down, classiche foto insomma che si possono trovare bene o make in ogni profilo; poi arriva una foto che dico aspetta, ma questa me la ricordo, quella dopo anche, e guardando la data vedo che erano di 4 mesi prima che noi ci conoscessimo, che me le ero guardate cosi tante volte al tempo che mi son tornate subito in mente, scorro, fino a metà gennaio dove ricordo avesse pubblicato una storia inerente a noi, ma senza la foto fisica nostra, una cosa riguardante euphoria, ma li vedo che dal 13 gennaio fino al 10 aprile c'è un "buco temporale", un vuoto, nessuna storia, e non dico solo tra noi ma anche delle foto, dei viaggi, di tutto auel periodo a prescindere da me, tutto eliminato, continuo a scorrere e vedo le amiche che ora a quanto pare non ci sono più, quelle che conoscevo, e penso tra me e me cazzo, nonostante sia finita tra loro ha tenuto ogni singola foto, e so che rapporto del cazzo c'era tra loro perché giá al tempo lei veniva da me in lacrime per cio che succedeva tra lei e le sue "amiche"; ma con me zero proprio, tre mesi dove tutto è stato nascosto o cancellato. Non credo alla zuppa riscaldata, quindi non è che stavo o sto qui speranzoso in una seconda occasione, non la voglio nemmeno, anzi ora ho qualcun'altra a cui pensare, ma resta di fatto quella sensazione di vuoto. Nonostante io me li porto dentro nel cuore, perché non credo nel rinnegare ciò che è stato, le cose finiscono, tutte le cose prima o poi finiscono, ma nonostante questo può comunque rimanere un bel ricordo con una persona del passato con cui hai condiviso emozioni, situazioni, e ha fatto parte concretamente della tua vita, anche se per un breve lasso di tempo nella tua vita, io la ragiono così, che siano due settimane, due mesi, due anni; ma vedere almeno dal di fuori, perché poi non sono nella sua testa, che io li do comunque valore, senza alcun tipo di dimostrazione che sia chiaro, solo se ci penso non dico "che merda" ma anzi penso a quanto sono stato bene quel periodo, e vedere poi quello stesso lasso di tempo dall'altra parte, su uno stupido social, che è nulla, non esiste.
Non so se a qualcuno capita quella sensazione che anche se sei andato avanti con la vita, hai chiuso col passato, rimane "quell'amarezza" per come è andata una situazione con una persona specifica, relazione, frequentazione o amicizia che sia, e chiedersi semplicemente, ma perché è finita?
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sergetto1966 · 1 year ago
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Dentro la CITTÀ FANTASMA in PALESTINA🇵🇸
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glipterodattilivolano · 1 year ago
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Restiamo umani
"O la Palestina sarà libera dall'occupazione, o non sarà mai fine alla violenza"
Da un post instagram del 7 ottobre di m.giardi, che potete trovare a questo link. Nel post trovate anche alcune foto.
«Ho scritto questo testo la sera stessa, sulla strada di ritorno da Hebron. Non l'ho mai pubblicato, perché non ritengo che queste parole rendano la violenza a cui ho assistito. Sono disordinate e confuse. Le pubblico oggi, contro tutti gli equidistanti e i sostenitori della "più grande democrazia del Medio Oriente". O la Palestina sarà libera dall'occupazione, o non sarà mai fine alla violenza. Restiamo umani. LA CITTÀ FRONTIERA Hebron è l'occupazione nell'occupazione. Arriviamo in un centro città affollato, venditori di falafel ambulanti (forse il miglior falafel) e mercato della frutta. La strada è talmente affollata che la macchina non riesce a passare, si scorgono a malapena i negozi traboccanti di merce. Il vero centro di Hebron però non è quello. H1, H2. Sigle che segnano confini. Questa volta visibili tangibili. Arriviamo davanti a uno dei check-point che danno accesso al centro città, quello vero, quello colonizzato. Un groviglio di reti, filo spinato, cancelli e tornelli da cui sbucano telecamere di ultimissima generazione. Il passaggio è costante, silenzioso, normalizzato. I bambini giocano a pallone davanti al gate, gridando di aprire il cancello più grande per passare con le proprie biciclette. "Oggi i turisti non entrano" ci viene detto con il fucile puntato. In Palestina ti abitui ad avere un'arma puntata almeno una volta al giorno. La nostra guida, che quella mattina era entrata da quel check point nell'unica via accessibile ai Palestinesi, ci guarda con la faccia sgomenta: "Andiamo di là, questa è una ripicca". La normalizzazione dell'occupazione ci obbliga a fare un giro largo, per entrare dal check-point della moschea "da lì sicuramente ci faranno passare". La strada attraversa "un mercato scatoletta", chiuso da tutti i lati da reti metalliche e cancellate "dai palazzi i coloni tirano pietre e acqua bollente ai Palestinesi. Ci dobbiamo difendere". Il "mercato scatoletta" non è come quello precedente. Pur essendo nella parte storica, più di 1000 attività commerciali sono state costrette a chiudere "la gente non viene più a comprare, per paura". I coloni hanno comprato alcune delle case proprio sopra al mercato, e minacciano costantemente la popolazione palestinese. Arriviamo al check-point. Questa volta possiamo passare. È la prima volta che provo il passaggio al check-point: mi sento un privilegiato, basta il mio passaporto per evitare altre domande scomode. Ci troviamo nel centro città. Un soldato si avvicina con fare minaccioso: per quella via i Palestinesi non possono passare. "Vi aspetto dall'altra parte", ci dice la guida. Ci troviamo in un luogo deserto. "La città fantasma" la chiamano. Bandiere su bandiere. Cartelli evocativi della "grande storia ebraica". Tutto intorno silenzio, vuoto. Un colono si riposa su un dondolo. Le porte dei negozi Palestinesi sbarrati. Questo è il risultato della grande riconquista dei Coloni. Una città svuotata e presidiata. Poche decine di persone piene di odio ci vivono dentro, privando chi ci abitava prima del diritto di base: quello di camminare per strada. Valeva la pena circondarsi di centinaia di soldati, di filo spinato e telecamere, per poi vivere in una distopia? Torniamo nella parte palestinese della città. Per pochi centesimi mi mangio un felafel accompagnato dal sorriso del venditore per il mio arabo stentato. Possono tentare di appropriarsi anche di questo, ma un felafel così buono non lo faranno mai.»
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moviemaniac2020 · 11 months ago
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LA ORCA, film "maledetto" del 1976, diretto da Eriprando Visconti, nipote del più noto Luchino, ambientato e girato a Pavia, quando la nostra città in quei decenni era una piccola "Hollywood di provincia", che vide grandi attori e registi aggirarsi per le strade del centro storico e paraggi. Fra le tante pellicole, molte di ambientazioni milanesi, MA girate a Pavia, per ricostruire scenografie caratteristiche o storiche, come "L'Albero degli Zoccoli" di Ermanno Olmi, vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes, anno 1978 (sequenze in corso Cavour e piazza Botta). Non dimentichiamo Dario Argento e il suo "Le Cinque Giornate", né il romantico "Fantasma d'Amore" di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Romy Schneider. Tornando a LA ORCA, con tre giovanissimi Michele Placido, Flavio Bucci e Vittorio Mezzogiorno, opera sesta del Visconti Jr., che immortala la città di Pavia in numerose sequenze, riconoscibilissimi la stazione ferroviaria (interno e piazzale esterno), Piazza della Vittoria, Piazza del Duomo, Corso Garibaldi, Borgo Basso e poi l'immancabile scena al Ponte della Becca - vero e proprio "must" cinematografico in quegli anni (come non citare il duello finale fra il commissario Tomas Ravelli (Thomas Milian) e il capo della banda dei marsigliesi (Gastone Moschin) nell'epico duello de "Squadra Volante" di due anni prima?) - LA ORCA riprende quella sordida Pavia degli anni Settanta, la rende ancora più "poliziottesca" e inquietante dei film di Stelvio Massi ("Mark il poliziotto", "Cinque donne per l'assassino"), più intrisa di lotta politica, più impregnata di sangue, violenza e suspence, dove la delinquenza delle cosiddette "batterie" è di casa, anzi di sotto casa, perché appena esci da uno dei tanti palazzi di via San Giovanni in Borgo e sei figlia di una ricca famiglia borghese pavese vieni sequestrata da tre pochi di buono (nefasta anticipazione a quello che succederà poi, negli anni a venire, a un pavese vero e in carne e ossa come Cesare Casella, tanto da fare uno storico esempio di caso mediatico televisivo). In un claustrofobico casolare nelle campagne pavesi si svolge il resto del film: ruoli che si ribaltano, scene disturbanti fra sequestrante e sequestrata, atmosfere claustrofobiche da clima horror, eros onirico e reale, e un finale da pugno nello stomaco. Dopo la sua uscita nei cinematografi italiani fu la pellicola a essere sequestrata dal Tribunale di Roma per scene di stupro estremamente spinte. Soltanto nel 2006 il film fu rimesso in circolazione tramite trasposizione in DVD. Costato appena 40 milioni di lire, il capolavoro di Visconti incassò più di un miliardo al botteghino finché fu libero di circolare. Fu il maggior successo commerciale del regista, tanto che lo spinse un anno più tardi a dirigere un sequel ("Oedipus Orca"), anch'esso in gran parte girato e ambientato a Pavia (con Miguel Bosè e ancora la protagonista del primo, Rena Niehaus, nel ruolo principale). Senza nulla togliere a capisaldi come "Il Cappotto" di Alberto Lattuada, a "I sogni nel cassetto" di Renato Castellani o a "Paura e amore" di Margherethe Von Trotta, opere classiche girate in riva al Ticino, LA ORCA resta ancora oggi un capolavoro della "Cinematografia alla Pavese", una chicca da vedere e rivedere, per capire com'erano le città di provincia, tipo Pavia, durante i difficili e duri anni di piombo. Assolutissimamente consigliato. DVD ordinabile in edicola, film guardabile in streaming su Prime Video. Cult-movie di nicchia, per pochi, ma senza eguali nel suo genere. LA ORCA (Italia, 1976, drammatico/poliziottesco, 90') di Eriprando Visconti. Con Michele Placido, Rena Niehaus, Vittorio Mezzogiorno, Flavio Bucci.
(rece: Mirko Confaloniera)
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weirdesplinder · 11 months ago
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Maratona di sette film anni ottanta da vedere a Natale
Vi propongo sette film anni 80' da vedere in sette serate durante le vacanze di Natale o il periodo natalizio in generale. Non si tratta di film ambientati a Natale (o almeno non tutti), ma film anni 80' che reputo adatti al periodo. Ho volutamente escluso titoli come Una poltrona per due e Il principe cerca moglie, sarebbe stato troppo ovvio. Eccomi la mia lista:
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Trama: John McClane è un poliziotto di New York che giunge a Los Angeles per passare le vacanze di Natale con la moglie Holly ed i figli, nonostante la coppia stia vivendo un periodo di crisi matrimoniale. Nel grattacielo (il Nakatomi) dove lavora la donna si sta svolgendo un party per le festività natalizie fra i dipendenti della compagnia; all'improvviso irrompe al suo interno un gruppo armato e ben addestrato di criminali della Germania Est, che provocano alcuni morti tra i presenti. Il loro scopo sarebbe quello di costringere le autorità a liberare alcuni "fratelli della rivoluzione" detenuti nelle carceri americane e di mezza Europa. In verità l'unico vero obiettivo di Gruber è quello di penetrare nel caveau dell'edificio dove si trovano 640 milioni di dollari in titoli...
SOS fantasmi
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Trama: Francis Xavier Cross è il direttore di un network televisivo statunitense: estremamente cinico ed egoista, cerca di raggiungere l'apice della propria carriera preparando un musical dedicato alla novella di Charles Dickens Canto di Natale, che andrà in onda la notte della vigilia di Natale. La vita di Cross è quella del tipico uomo di successo, ma se da un lato è divenuto ricco e famoso, dall'altro ha perso tutte le persone a lui più care. La fidanzata Claire lo ha lasciato per seguire le persone bisognose, il fratello lo cerca continuamente ma lui non si fa trovare ed i suoi dipendenti lo temono e lo odiano profondamente. Tanto più che poco prima di Natale licenzia senza scrupolo il suo dipendente Eliot. La sua segretaria Grace, vedova con cinque figli di cui il più piccolo affetto da mutismo, deve però sopportare stoicamente le sue angherie, perché ha bisogno di quel lavoro.
Beetlejuice
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Trama:  I pacifici coniugi Maitland, Adam e Barbara, rimangono vittime di un incidente d'auto; tornati da soli nella loro villa, scoprono cose bizzarre: sono capaci di fare azioni e gesti sovrannaturali, nessuno è in grado di vederli Grazie a un libretto chiamato Il manuale del novello deceduto capiscono di essere morti e soprattutto di essere diventati dei fantasmi. La loro casa rimane ufficialmente vuota e viene acquistata dall'eccentrica famiglia Deetz, che da New York porta nella nuova cittadina tutte le nevrosi della città. Adam e Barbara, infastiditi dalle loro insopportabili personalità, tentano di spaventarli senza successo e scoprono che Lydia (figlia di Charles Deetz, nata da un suo precedente matrimonio), una sconsolata e lugubre ragazza goth, è capace di percepirli e vederli e cerca invano di aiutarli. Adam e Barbara attraversano un portale e si recano nell'altro mondo, più simile ad un ufficio statale che all'oltretomba, dove si consultano con la loro assistente tombale, Juno: dovranno restare nella loro casa per almeno 125 anni e, se vorranno imparare a spaventare gli scocciatori, dovranno studiare a fondo il Manuale. Nonostante i fermi avvertimenti di Juno, Adam e Barbara contattano il suo ex assistente Betelgeuse (pronunciato come Beetlejuice, "succo di coleottero"), una sorta di bizzarro, libidinoso e vivace ghoul che di professione fa il "bio-esorcista", ovvero il contrario del classico esorcista: è un fantasma che si sbarazza degli umani per dare pace agli altri spiriti. Adam e Barbara si pentono presto di averlo invocato
Jumpin' Jack Flash
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Trama:  Terry Doolittle lavora in una grande banca di New York, utilizzando dei computer in rete per trasferire fondi. È una buona impiegata ed è popolare con i colleghi, ma a causa del suo look fuori dagli schemi e dal suo modo di fare molto diretto non è ben vista dal suo capo James Page. Un giorno Terry viene contattata sul suo computer da un uomo che si fa chiamare "Jumpin' Jack Flash", che le dice che lui è un agente segreto britannico in Europa orientale e che il KGB lo sta cercando per arrestarlo. Jack chiede a Terry di andare al Consolato Britannico per consegnare uno strano messaggio in codice al Dipartimento C. Nonostante qualche esitazione, Terry recapita il messaggio a un addetto alla sicurezza del consolato, Jeremy Talbot, che la informa che non c'è nessun Dipartimento C. Jack allora le chiede di entrare nel suo appartamento a New York per recuperare una padella, su cui ci sono dei contatti della CIA.
Ricomincio da capo
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Trama: Phil Connors è un meteorologo televisivo dal carattere scorbutico ed egoista. Un giorno Phil deve recarsi controvoglia nella piccola città di Punxsutawney, in Pennsylvania, per fare un reportage sulla tradizionale ricorrenza del Giorno della marmotta (festa celebrata negli Stati Uniti e in Canada il 2 febbraio), a cui ormai partecipa da quattro anni. Qui però rimane intrappolato in un loop temporale: ogni mattina, alle 06.00 in punto, viene svegliato dalla radio che trasmette sempre lo stesso brano musicale (I Got You Babe di Sonny & Cher), e da allora la giornata trascorre inesorabilmente allo stesso modo della precedente. Gli eventi si ripetono esattamente uguali ogni giorno, e lui ben presto impara a sfruttarli per passare una giornata stravagante, spendere soldi, conquistare donne. Ma ogni tentativo di sedurre la bella collega Rita, che lo ha accompagnato per il servizio, fallisce invariabilmente. Alla lunga questa vita ripetitiva, e la consapevolezza che anche quando riesce a conquistare Rita, ella il giorno dopo non ne avrà più memoria, lo porta alla depressione e a tentare continuamente il suicidio nei modi più strani per interrompere il ciclo, ma si risveglia comunque, sempre nel Giorno della marmotta. Durante uno di questi giorni Phil si confida con Rita che, dopo un iniziale scetticismo, gli offre il consiglio di dedicare questa vita intrappolata ad aiutare il prossimo. Phil capisce così che non può in un singolo giorno - ovviamente - aiutare tutti, ma può migliorare se stesso. Scopre così i suoi talenti e capisce i bisogni altrui, il che lo rende un uomo apprezzato, amato e migliore. Alla fine tutto ciò lo porta a uscire dall'incantesimo, e a trovare finalmente il vero amore con Rita.
L'erba del vicino
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Trama: In una strada della periferia americana tre vicini sono incuriositi da dei nuovi eccentrici arrivati che vivono isolati in una vecchia casa: i Klopek. La curiosità diventa sospetto non condiviso dalle loro mogli a seguito di strani rumori notturni e da strani accadimenti. La temporanea scomparsa di un anziano li convince di avere accanto degli assassini e atteggiandosi in maniera esilarante da commando indagano ad ogni occasione nella proprietà. Riescono ad avvicinarli anche con l'aiuto delle mogli, che credendo ormai i propri mariti impazziti dalle loro mosse, per scoprire che facciano i vicini, vanno a bussare alla porta per fare la loro conoscenza. In effetti all'interno vedono un po' di cose strane, a cui però le mogli non danno alcun peso. Ingannando le mogli, i tre amici penetrano nella casa dei vicini, approfittando di una loro uscita, alla ricerca dell'anziano.
Big
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Trama: Josh Baskin è un ragazzino di tredici anni che abita a New York. Josh è follemente innamorato di Cynthia Benson, una sua compagna di scuola molto più grande di lui, ma non ha il coraggio di dichiararsi e la sua vita è una frana. I suoi genitori lo costringono, tra l'altro, a fare il baby-sitter alla sorellina più piccola. Un giorno al luna park, dopo essere stato umiliato davanti a Cynthia che ama tanto, vede una macchinetta che riproduce le fattezze del mago Zoltar (la macchina funziona nonostante l'alimentazione elettrica sia staccata) e decide di esprimere un desiderio: non essere più un bambino. Il giorno seguente Josh si sveglia e si rende conto che qualcosa è cambiato. Non appena si guarda allo specchio, scopre di essere cresciuto di vent'anni, diventando così un aitante trentenne. Ritorna verso il luna park dov'era situata la macchinetta, ma scopre che non c'è più il luna park e che la macchinetta è sparita. Ritorna a casa ma la madre non lo riconosce.
Onorevoli menzioni:
Gremlins
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gcorvetti · 1 year ago
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Buongiorno...
buon pomeriggio, buona sera? Non so neanche che ore sono, le 12:05. Stanotte alle 5 e più o meno 20, la gatta con i pantaloni ha iniziato a chiamare come se avesse visto un fantasma, con un'insistenza che sembrava dovesse esplodere con tutti i suoi bisogni, la mia compagna non sente neanche lei stessa che russa figuriamoci la gatta, allora mi sono dovuto alzare, apro la porta e corre fuori come una matta, contemporaneamente entra il gatto-tigre che inizia a strusciarsi perché è affamato, gli do una scatoletta ma non gli piace, gli metto le palline quelle che fanno venire la fame, si mangia le palline e lascia il resto, allora uso l'arma segreta i croccantini, funzionano sempre, che cazzo però nel frattempo mi era passato il sonno, faccio il caffè. Mi siedo al pc e guardo gli appunti, controllare la musica del tipo americano della performance di lunedì, ok, Kole Galbraith, si chiama così, allora cerco veloce e trovo che è di Washington, lo stato non la città, vicino Seattle, ah, trovo il suo bandcamp e inizio ad ascoltare, fa musica drone, un tipo di musica concettuale che usa pochi suoni o spesso un suono solo prolungato per un tot di minuti. Ascolto qualcosa e mi viene la curiosità di vedere se c'è qualcuno che fa qualcosa e la spiega, trovo un musicista che spiega che strumenti usa, le sue tecniche e un pò di storia del genere e come mai è nato. Interessante nel frattempo mi è venuto sonno, ottimo, 7,30. Mi metto a letto e mi raggiunge la tigre che vuole le coccole, poi ad un certo punto quando sto per prendere sonno, il maledetto infame cane dei vicini inizia ad abbaiare, ma che cazzo di giorno è oggi, 31 che se lo guardi al contrario...ho detto tutto, mi tocca anche andare a lavoro, anche se ieri sono uscito prima per mancanza di clienti e quindi di lavoro, spero oggi sia lo stesso, domani e dopo domani purtroppo no, perché dovete sapere che il primo settembre qua iniziano le scuole, tutte, dall'asilo all'università, ma proprio il primo è una sorta di festa che vede studenti e genitori prima passare un paio di ore nell'edificio scolastico, la solita cerimonia esagerata, per poi popolare tutti i possibili locali per mangiare una cosa, una sorta di arrembaggio dove chi lavora in prima linea, i camerieri, sono bombardati di richieste di ogni tipo per ore, ho dei ricordi assurdi, ma meglio non pensarci. Dopo aver dormito forse un'ora svegliato dalla mia lei che fa casino per prepararsi per andare a lavoro, c'ho scritto anche una canzone su sta cosa, guardo il gatto e mi alzo. Ora sono qua che scrivo alle 12:13 e il cane maledetto dei vicini ha ripreso ad abbaiare, che dire...
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Seconda parte
A scuola i genitori discutono della situazione e della morte di Kenny e guidati da Sheila, fondano l’associazione M.A.C. (Mothers Against Canada) e fanno propaganda anti-canadese (Blame Canada).
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La sera, i tre ragazzi, a casa di Stan, ancora in punizione, dopo essersi liberati di Shelley che li teneva d’occhio, accendono la TV e guardano il Conan O'Brian Show negli USA, dove sono ospiti Trombino e Pompadour. Tra il pubblico vi sono anche dei membri della M.A.C. Il duo canadese fa alcune delle loro scenette ma poco dopo fanno irruzione le madri di South Park che arrestano il duo: l’invitò al talk show era infatti solo un pretesto per arrestarli. Il conduttore si pente e si suicida (in stile Giuda proprio). I ragazzi da casa guardano sconvolti. Alle Nazioni Unite, il Canada cerca di riavere la libertà dei due comici ma gli States rifiutano. Il Canada bombarda così i Baldwin. Ciò serve da pretesto per far dichiarare guerra al Canada da parte degli USA. I ragazzi assistono in TV, nella palestra della scuola, alla dichiarazione di guerra da parte di Bill Clinton. Con Clinton c’è Sheila, che ora è segretaria alla guerra. Viene anche annunciato che Trombino e Pompadour verranno giustiziati durante lo show per le truppe.
Ora torniamo a Kenny, all’Inferno. Il ragazzo finisce nelle grinfie di Satana, che è pronto a torturarlo eternamente. Ad interrompere la tortura è l’arrivo di Saddam Hussein, che dopo la morte è divenuto l’amante di Satana. Gli annuncia l’inizio della guerra e poi lo mette in imbarazzo davanti a Kenny. Tornano però presto alle smancerie di coppia tossica. Direi che la tortura di Kenny è starli a guardare. A South Park i ragazzi sono tesi a causa della situazione. Gregory fa un discorso sull’ingiustizia che sta compiendo l'America contro degli innocenti ma nessuno sembra davvero interessato alla questione. Wendy afferma che dovrebbero prestare più attenzione perché si parla di libertà di parola e di censura e Stan si convince che per riconquistarla forse potrebbe essere più politico (Wendy’s Song, Part 3). Appena lei gli si avvicina per chiedergli un parere, lui le vomita addosso. ECCHECCAZZO STAN! Cartman afferma che la colpa di questa guerra è della madre di Kyle (e ha ragione!) e canta di quanto sia troia (Kyle's Mom's a Bitch). Ed ecco che Cartman si ritrova dietro Sheila.
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I genitori decidono di far installare sotto la pelle dei figli il V-Chip, un chip che appena capta delle parolacce dette dalla persona in cui è impiantato, emette una scarica elettrica, facendo quindi perdere voglia ai ragazzi di usare un linguaggio scurrile. La cavia è proprio Cartman, infuriato per non poter più imprecare (che poi, lui imprecava a volontà già prima di vedere il film). In città si tiene una specie di rogo di Berlino, in cui vengono bruciate tutte le cose provenienti dal Canada. I tre ragazzi cercano di far ragionare le loro madri ma loro non li ascoltano. Decidono quindi di creare un'associazione segreta, La Resistance, per far cessare la guerra e liberare i due canadesi (What Would Brian Boitano Do?).
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All’Inferno Kenny, che ormai gironzola tutto tranquillo, nel sentire parlare Satana, scopre che la morte dei due canadesi è l’ultimo tassello dell’avvento di Satana sulla Terra. Nel mentre Saddam continua a non curarsi dei sentimenti del suo compagno e vuole solo fare sesso. La sera, Stan, Kyle e Cartman cercano di mandare un'e-mail ai loro compagni per radunare i membri della Resistance ma Stan prima chiede di fare una ricerca sulla parola clitoride e finiscono per guardare un porno feticista tedesco con protagonista la madre di Cartman (e lui che dava della troia alla madre di Kyle). Alla fine, comunque mandano l’e-mail. Quella stessa notte il fantasma di Kenny appare a Cartman e cerca di avvertilo dell’arrivo di Satana e Saddam ma il ragazzo si spaventa e Kenny scompare. All'Inferno Satana chiede a Saddam come sia la vita sulla terra ma il dittatore iracheno non è interessato al discorso e offende di nuovo il compagno. Satana si allontana e fantastica su come sia la vita sulla Terra (Up There).
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Cartman si reca alla riunione della Resistance e racconta a Stan e Kyle di aver visto Kenny e che gli ha detto che Satana e Saddam Hussein verranno presto sulla Terra. I due non lo prendono sul serio. Vengono interrotti dall’arrivo di Wendy e Gregory e degli altri. Stan cerca di fare il leader e organizzare un piano per farsi bello agli occhi di Wendy ma non sa manco da dove cominciare e spara cazzate. Gregory allora prende il controllo della situazione e organizza un piano dettagliato, che prevede di salvare i due canadesi durante lo show per le truppe, prima che i due vengano giustiziati, che avrà luogo il giorno dopo. Stan vuole però fare il vero uomo e dice che saranno lui, Kyle e Cartman ad entrate nel campo di detenzione per salvare Trombino e Pompadour. Nel frattempo, le truppe dell’esercito stanno organizzando un piano d’attacco e di difesa contro l’esercito canadese sotto la guida del Generale: il battaglione 5, formato completamente da neri, dovrà attuare “l’operazione scudo umano”, ovvero dovranno fare da scudo a tutte le altre truppe composte da soli bianchi, anche a costo di perdere la vita. Chef è contrariato (e direi!). La satira di South Park non ce l’ha nessun altro! Nel mentre i ragazzi stanno continuando a mettere a punto il piano e Gregory da loro la missione di reclutare “La Talpa”, un esperto di missioni segrete che li aiuterà ad intrufolarsi nel campo. Ed ecco che parte una delle canzoni più belle del film e della storia dei musical (La Resistance Medley), bellissimo tributo a “Les Misérables” e alla canzone “Quintet” di West Side Story. Da notare che Cartman non canta e mangia patatine. Della serie: non può dire parolacce e quindi non c’è nemmeno gusto a cantare senza.
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Dettaglio molto carino: il padre di Kenny non ha la stella sull’elmetto; al suo posto c’è una foto di Kenny. Questo sta ad indicare che sta combattendo per “vendicare” suo figlio.
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All’inferno Satana ha un’altra divergenza con Saddam, che è ancora più infoiato. Satana si allontana per piangere e Kenny se ne accorge. Satana racconta a Kenny della sua situazione con Saddam e Kenny gli consiglia di mollarlo. Satana così si convince a non portarlo con sé sulla Terra e a governarla da solo. Kenny miglior consulente di coppia di sempre!
A South Park, Kyle nasconde Ike in soffitta, per evitare che venga internato in uno dei campi di concentramento per canadesi residenti negli USA, essendo lui canadese. Gli promette di tornare presto, che riporterà a casa la mamma che tutto ritornerà come prima.
Stan, Kyle e Cartman si recano a casa della Talpa, con l’indirizzo fornitogli da Gregory e scoprono che si tratta di un bambino francese di nome Christophe. Il ragazzo inizialmente dice di non potersi unire alla missione perché è in punizione per aver insultato Dio (cosa che farà abbondantemente per tutto il resto del film) ma alla fine accetta.
All’Inferno Satana dice a Saddam che non lo porterà con sé sulla Terra a causa del suo comportamento ma Saddam, con una canzoncina e non con i fatti (I Can Change) lo convince a farsi perdonare.
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Kenny, che aveva assistito a tutta la scena, si dà sconsolato una manata in fronte.
La sera, al campo, lo show è già iniziato e Stan, Kyle, Cartman e La Talpa entrano senza farsi vedere nel campo. Trombino e Pompadour vengono portati sul palco e legati alla sedia elettrica. La Talpa da ordine a Stan e Kyle di far continuare lo show il più possibile per avere il tempo di scavare fino al palco e a Cartman di staccare la corrente, così potrà salire sul palco, liberare i due canadesi e farli fuggire attraverso la galleria scavata.
Stan e Kyle si recano tra il pubblico e incitano i soldati a fra continuare lo show, che era praticamente finito. Gran Gay Al si esibisce in un numero in puro stile musical (I’m Super) e una volta finito anche quello, Stan e Kyle continuano ad incitarlo a continuare.
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Nel frattempo, Cartman è in procinto di staccare la corrente ma all'improvviso gli riappare il fantasma di Kenny che lo informa che Satana e Saddam stanno per arrivare. Cartman si fa nuovamente prendere dal panico e scappa via urlando e senza aver staccato la corrente. Oh! Cartman è sì un coglione ma anche Kenny ha avuto un tempismo perfetto!
Christophe è nel frattempo arrivato al palco tramite il tunnel e si avvicina ai due canadesi spiegandogli velocemente il piano. Cartman raggiunge Stan e Kyle e li informa di aver rivisto Kenny. I due gli chiedono se abbia staccato l’allarme e lui si rende conto di averlo dimenticato. Cercano di avvertire La Talpa tramite il segnale da lui stesso designato (il verso di una giraffa che muore. Si...) ma ormai è troppo tardi e Christophe viene scoperto. Gli vengono sguinzagliati contro i cani da guardia che lo seguono fin dentro la galleria. Riesce a ritornare all’inizio di essa dove Stan, Kyle e Cartman lo stanno spettando. Nonostante sia risalito, finisce per morire a causa delle ferite riportate (The Mole’s Reprise).
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È ormai giunta l’ora dell’esecuzione e ai ragazzi non resta che farsi avanti e raccontare di Satana e Saddam alle mamme. Nessuno crede a ciò che dicono e si fanno quattro risate. Le sedie elettriche vengono azionate ma all’improvviso, un attacco improvviso dei canadesi fa piombare tutti nel caos. Cartman approfitta della confusione per staccare la corrente ma finisce per prendere la scossa anche lui. Riesce comunque a staccare la corrente e Trombino e Pompadour, una volta liberi, fuggono via. Stan, cercando di raggiungerli per portarli al punto d’incontro, viene colpito da un'esplosione che lo scaraventa in una pozza d’acqua e che gli fa perdere conoscenza. Poco dopo Stan si sveglia e ha l’apparizione di un clitoride gigante, che lo incoraggia a salvare Trombino e Pompadour. Stan gli chiede cosa debba fare per piacere di nuovo a Wendy il clitoride gli risponde che deve solo credere in sé stesso ed essere sicuro di sé, qualità che fanno andare pazze le ragazze. Il clitoride scompare e Stan viene raggiunto da Wendy, Gregory e altri membri della Resistance e Gregory lo accusa di aver fallito e di non essere stato capace di fare un lavoro da uomo. Wendy tira un'occhiataccia a Gregory. Per tutto risposta Stan si rialza e guida con grinta il gruppo. Nel frattempo, Cartman e Kyle si rifugiano in trincea e il V-Chip di Cartman comincia a dare problemi. Il Generale, in trincea con i soldati bianchi, ordina di attuare l’operazione scudo umano (tra l’altro, i neri vengono attaccati anche ai carri armati) ma all’ultimo momento, prima che i canadesi attacchino, i neri, capitanati da Chef, si spostano e sopravvivono, lasciando morire gli stronzi dietro. Onore a Chef, uno dei pochi adulti sani di mente di South Park! Quanto manca!
Le madri di South Park assistono ai violenti scontri e si rendono conto di non aver creato un mondo migliore per i loro figli ma peggiore. Tutte le madri, tranne Sheila, vanno a cercare i loro figli, preoccupate che vengano ammazzati. Attenzione, pare che Sheila abbia dei rimorsi! Stan e gli altri raggiungono Kyle e Cartman e Stan dice loro di aver trovato il clitoride e che ora piacerà di nuovo a Wendy. I due pensano che l’importante in quel momento sia altro e una delle scariche del V-Chip colpisce Kyle invece che Cartman, non appena dice una parolaccia. Il gruppo va alla ricerca dei due canadesi per salvarli.
I due vengono però prima raggiunti dall’esercito che è pronto ad ucciderli. La Resistance arriva per opporsi ed è Kyle a fare il primo passo, mettendosi davanti Trombino e Pompadour e seguito dagli altri.
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Stan difende la libertà di parola contro la censura e Kyle chiede a sua madre se si sia dimenticata di Ike, suo figlio adottivo canadese. I soldati sono ovviamente scioccati dalla cosa. Sheila ribatte affermando di star facendo una cosa molto importante ma Kyle le dice non aver mai tempo per lui e di dare la colpa delle sue azioni ad altri, nonostante la colpa sia di suo figlio. Kyle le chiede di tornare ad essere semplicemente la sua mamma e non una combattente che si batte per tante cause ma non per la sua famiglia. I soldati si inteneriscono per la scena e sembrano lasciar perderete l’uccisione dei due canadesi. Sheila però è stronza ed è lei a sparargli e ad ucciderli.
Continua nella prossima ed ultima parte
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crazy-so-na-sega · 11 months ago
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“Cos’era successo in questi dieci anni perché tutt’a un tratto ci fossero tante cose da dire, tante cose e così urgenti che non si poteva aspettare a dirle? Ovunque andassi, qualcuno mi veniva incontro parlando al telefono e qualcuno mi seguiva parlando al telefono. Quando presi un taxi, l’autista era al telefono. Per uno che spesso passava molti giorni di seguito senza parlare con qualcuno, fui costretto a domandarmi cos’era crollato nella gente, di ciò che prima le teneva insieme, per rendere l’incessante chiacchiericcio telefonico preferibile a una passeggiata sotto la sorveglianza di nessuno, a un momento di solitudine che permetteva di assimilare le strade attraverso i propri sensi corporei e di pensare la miriade di pensieri che ispirano le attività di una città. Per me, faceva sembrare comiche le strade e ridicole le persone. Eppure sembrava anche un’autentica tragedia. Sradicare l’esperienza della separazione doveva avere inevitabilmente un effetto drammatico. Quali saranno le conseguenze? Tu sai che puoi raggiungere l’altra persona in ogni momento, e se non puoi diventi impaziente, impaziente e irritato come un piccolo, stupido dio. Sapevo bene che il silenzio di fondo era stato abolito da un pezzo nei ristoranti, negli ascensori e nei campi da baseball, ma che l’immensa solitudine degli esseri umani dovesse produrre questo sconfinato desiderio di essere ascoltati, unito al disinteresse per chi ascolta le tue conversazioni…”
-Philip Roth, “Il fantasma esce di scena”
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