#la città fantasma
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diceriadelluntore · 2 months ago
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I Miei Libri del 2024
Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo - Leonardo Sciascia
Giulio Giudorizzi - i Miti Delle Stelle
Jamie Ford - Sulla Via Dell'Incenso
Jonas Jonasson - Tre Amici Quasi Geniali Verso La Fine Del Mondo
Oscar Wilde - Il Fantasma Di Canterville e Altri Racconti
Julian Barnes - Elizabeth Finch
Luciano Canfora - Convertire Casaubon
Will Ferguson - Felicità©
William Dalrymple / Anna Anand - Koh-I-Nur
Hervé Clerc - A Dio Per La Parete Nord
Stefano Mancuso - Fitopolis, La Città Vivente
Sam Kean - La Brigata Dei Bastardi
Henry James - La Cifra Del Tappeto
Giorgo De Santillana / Hertha Von Dechend - Il Mulino Di Amleto
Rebecca Struthers - Memorie Di Un'Orologiaia
Alexander Lernet-Holenia - Due Sicilie
Daniel Mason - La Foresta Del Nord
Peskè Marty - Qui Il Sentiero Si Perde
Alexandre Dumas Figlio - La Signora Delle Camelie
Lauretta Colonnelli - La Vita Segreta Dei Colori
Fred Vargas - Sulla Pietra
Giorgio Pestelli - Il Genio Di Beethoven
Richard Osman - L'Uomo Che Morì Due Volte
Adam Thirlwell - Il Futuro Futuro
Stefano Bizzotto - Storia Del Mondo In 12 Partite Di Calcio
Edwin A. Abbott - Flatlandia
Shirley Jackson - L'Incubo Di Hill House
Ferdia Lennon - Eroi Senza Gloria
William Gaddis - Le Perizie
Michael Young - L'Avvento Della Meritocrazia
Eric Fouassier - Le Notti Della Morte Blu
Laurent Binet - Prospettive
A.K. Blakemore - L'Insaziabile
Tommaso Giartosio - Autobiogrammatica
Alessandro Baricco - Castelli Di Rabbia
Rosa Montero - Il Pericolo Di Essere Sana Di Mente
Beatrice Del Bo - Arsenico e Altri Veleni
Jenny Erpenbeck - Kairos
Il totale è 37 come nel 2023, le pagine sono aumentate, e per il secondo anno consecutivo supero il mio obiettivo personale delle 10 mila, sono arrivato a 11 750. Ho letto anche più di un classico per trimestre, tra cui anche dei saggi, e l'anno prossimo l'obiettivo è leggere un libro di un autore dell'età classica a trimestre.
Sulla qualità dei titoli, ammetto che dopo anni di ricerca e di perfezionamento delle fonti ne sbaglio pochissimi: alcuni rimarranno nel tempo, come L'Insaziabile, l'ultimo di Erpeneck (vincitrice dell'International Booker Price del 2024, un libro drammaticamente potentissimo), Lennon, Marty, Thirlwell. Libri del tutto particolari, tra l'autobiografia, il racconto e il saggio sono quello di Montero e Giartosio. Se devo notare una differenza, ho letto meno autori e autrici italiane, e una cosa che dovrei iniziare a fare è rileggere dei volumi di qualche anno fa, tipo una decina, e scoprire l'effetto che fa.
Chiunque voglia, può rebloggare, commentare e aggiungere i suoi libri o quelli che gli sono piaciuti di più, per diffondere autori, case editrici, idee.
Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini - Jorge Luis Borges
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angelap3 · 6 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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soldan56 · 1 month ago
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Perché Luca Marinelli canta "The ghost of Tom Joad" di Bruce Springsteen
Tom Joad è il protagonista del romanzo più importante di John Steinbeck, probabilmente il più esistenzialista e sensibile scrittore americano del 900. Certamente uno dei più libertari (il rapporto di profonda amicizia con il filosofo libertario Edward Ricketts e i lunghi scambi di idee in scrittura influenzarono molto il pensiero di Steinbeck). Il capolavoro letterario esce negli Stati Uniti nel 1939 e noi lo conosciamo con il titolo di "Furore".
Woody Guthrie, il grande poeta cantautore antifascista, maestro di Bob Dylan, Leonard Cohen e Bruce Springsteen (tra i molti), scrisse la struggente ballata "Tom Joad" l'anno dopo, nel 1940. Nove anni prima che Springsteen venisse al mondo.
La storia di Furore, per chi non l'abbia mai letta, è l´epopea drammatica della trasmigrazione della famiglia Joad, assieme ad altre centinaia di poveracci, dall'Oklahoma attraverso il Texas, il New Mexico e l'Arizona, lungo la famosa Route 66 che conoscerà altre storie letterarie (Kerouac fra tutti), fino alla California, in cerca di un modo di vivere meno misero. Ci troveranno solo il modo terribile di sopravvivere: paghe da fame, caporalato, lavori da schiavi. Sono gli anni della Grande Depressione. Smagriti da un regime di lavoro che non bastava neanche lontanamente a nutrirli, picchiati, senza una casa, vivevano in baracche di fortuna (spaventosa la somiglianza con le città dormitorio dei migranti in Puglia oggi).
Ed è questa la storia che Springsteen, 55 anni dopo, nel 1995 vuole raccontare. Non certo per mettersi in competizione con il suo maestro Woody Guthrie (che lo stesso Springsteen definì "inarrivabile") ma per renderla più moderna e attuale ai nuovi lavori schiavisti negli Stati Uniti. Tom Joad, nel testo di Springsteen, è un fantasma ancora presente nell'America di oggi, come se cinquant'anni dopo, ben poco fosse cambiato.
E il testo è un pugno allo stomaco che toglie il respiro:
"Uomini a piedi lungo i binari diretti non si sa dove, non c'è ritorno; elicotteri della stradale che spuntano dalla collina,
minestra a scaldare sul fuoco sotto il ponte, la fila per il ricovero che fa il giro dell'isolato.
Benvenuti al nuovo ordine mondiale.
Famiglie che dormono in macchina nel Sud ovest. Né casa né lavoro né sicurezza né pace. La strada è viva stasera ma nessuno si illude su dove va a finire.
Sto qui seduto alla luce del falò
e cerco il fantasma di Tom Joad.
Tira fuori un libro dal sacco a pelo,
il predicatore accende un mozzicone e fa una tirata aspettando il giorno che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi.
In uno scatolone di cartone nel sottopassaggio ho un biglietto di sola andata per la terra promessa.
E tu hai un buco in pancia e una pistola in mano e dormi su un cuscino di sasso, ti lavi nell'acquedotto municipale.
Diceva Tom: Mamma, dovunque un poliziotto picchia una persona, dovunque un bambino nasce gridando per la fame,
dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria cercami, e ci sarò.
Dovunque si combatte per uno spazio di dignità per un lavoro decente, una mano d'aiuto, dovunque qualcuno lotta per essere libero, guardali negli occhi e vedrai me."
I Tom Joad di oggi, descritti da Springsteen, sono messicani, africani, sono le nuove vittime di un Nuovo Ordine Mondiale ancora affollato di poliziotti che picchiano, bambini che piangono per la fame, gente senza lavoro e senza libertà.
E allora perché un attore affermato e bravissimo come Luca Marinelli sceglie proprio, esponendosi, di cantare la poesia sociale di Springsteen? Non può essere semplicemente un caso.
Dopo gli insulti ricevuti da quell'area politica che governa l'Italia per aver interpretato Mussolini, e dopo la valanga di commenti feroci sui social, alla sua persona, alla sua sensibilità di attore, lui risponde con un urlo che ha ormai ottant'anni. Quell'urlo di rivalsa, di libertà che albergava in Steinbeck, in Guthrie. E questo lo rende simile ad Elio Germano, altro artista raro che esprime sempre il suo pensiero libertario contro le ingiustizie.
E la canta pure bene. Uno dei pezzi di Springsteen più difficili da interpretare. Quindi un grazie a Luca Marinelli che solleva ancora una volta quel grido degli oppressi. Di qualsiasi epoca.
Olmo Losca il video: https://x.com/MichelaMeloni1/status/1878807190137700720
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vintagebiker43 · 1 month ago
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Luca Marinelli da brividi: l'attore nella veste insolita di cantante esegue 'The ghost of Tom Joad'
Marinelli canta Springsteen che parla dell'interprete di "Furore" (Steinbeck)
Testo in Italiano
Uomini camminano lungo i binari,
vanno in un posto da cui non si ritorna,
elicotteri della polizia stradale arrivano sopra il ponte,
minestra scaldata su un falò sotto il ponte
la fila per un soccorso è così lunga da girare l'angolo,
benvenuti al nuovo ordine mondiale
famiglie dormono nelle loro macchine nel Sudovest
senza casa, senza lavoro, senza pace, senza riposo.
l'autostrada è viva stasera,
ma nessuno prende in giro nessuno su dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
cercando il fantasma di Tom Joad
lui prende un libro di preghiere dal proprio sacco a pelo,
il predicatore accende una sigaretta e aspira
aspettando il giorno in cui l'ultimo sarà il primo e il primo sarà l'ultimo
dentro una scatola di cartone nel sottopassaggio
hai un biglietto di sola andata verso la terra promessa,
hai un buco nello stomaco per la fame e una pistola in mano
dormi su un cuscino di pietra dura
ti lavi negli acquedotti della città
l'autostrada è viva stasera,
tutti sanno dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
cercando il fantasma di Tom Joad
Tom disse "mamma, ovunque trovi un poliziotto che picchia un ragazzo,
ovunque trovi un neonato che piange per la fame
dove ci sia nell'aria la voglia di lottare contro il sangue e l'odio
cercami, mamma, io sarò lì
ovunque trovi qualcuno che combatte per un posto dove vivere
o un lavoro dignitoso, un aiuto,
ovunque trovi qualcuno che lotta per essere libero,
guarda nei loro occhi, mamma, vedrai me"
beh l'autostrada è viva stasera
ma nessuno prende in giro nessuno su dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
con il fantasma del vecchio Tom Joad
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neropece · 11 months ago
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“yellow and shadow” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Quella mattina, il sole si stagliava nel cielo senza nuvole come un faro implacabile, illuminando ogni angolo della città con la sua luce accecante. Era una di quelle giornate in cui l'aria stessa sembrava pulsare di calore, avvolgendo la città in una morsa soffocante.
Tra le vie trafficate e i marciapiedi gremiti, c'era un ragazzo che avanzava con passo misurato. Indossava una felpa grigio chiaro e un piumino giallo che brillava al sole come un faro di luce in mezzo al caos della città. Il suo nome era Carlo, e in quel momento, il suo unico obiettivo era sfuggire al calore implacabile.
Costeggiando una parete del colore del suo piumino, Carlo avanzava senza uno scopo preciso, lasciando che i suoi pensieri vagassero liberamente come nuvole alla deriva. Non c'era fretta nei suoi passi, solo una calma apparente che celava un tumulto interiore.
Ad un certo punto, si fermò di fronte a un vecchio bar, le finestre appannate dalla condensa e la vernice sbiadita dal tempo. Mentre contemplava il panorama desolato, sentì qualcuno chiamare il suo nome. Si voltò e vide un vecchio amico, un fantasma del passato che tornava a tormentarlo con ricordi sepolti.
Senza scambiare una parola, i due si guardarono negli occhi per un istante, il peso del tempo e delle scelte sbagliate pesando sulle loro spalle. Poi, con un cenno impercettibile del capo, si separarono, ognuno tornando al proprio cammino solitario.
Carlo riprese il suo vagabondare tra le strade affollate, lasciandosi alle spalle il passato e abbracciando l'incertezza del futuro. In quel momento, non c'era spazio per rimpianti o rimorsi, solo la consapevolezza fugace di essere vivo e di camminare lungo il confine sottile tra il giallo e l'ombra.
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kinoko69saradasblog · 2 months ago
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🎅🏻YULE GOAT🎅🏻 – Quando Babbo Natale aveva corna e zoccoli…🐏
Da sempre Natale evoca gioia e buoni sentimenti, incarnati nel volto bonario di Babbo Natale, ma vi sorprenderà sapere che non è stato sempre così.
Prima della Coca Cola, prima ancora di San Nicola, divenuto poi Santa Claus, a Korvatunturi, una regione nel nord della Finlandia, caratterizzata da fitte foreste di pini, montagne e laghi ghiacciati, c’era Joulupukki…
Joulupukki, conosciuto più comunemente come Yule Goat, non è altro che il tradizionale caprone dalle enormi corna ritorte della mitologia scandinava. Per la cultura nordica, quindi, Babbo Natale è in realtà un caprone, o meglio ancora, un uomo-capra.
Nell’iconografia cristiana il capro viene spesso identificato come figura satanica. C’è da dire che, anche nella tradizione nordica, conserva parte delle sue caratteristiche “maligne”. Le origini del mito sono molto più antiche di quello che si crede.
Si pensa che la figura dello Joulupukki discenda dai caproni che trascinavano il carro di Thor; ogni sera il dio norreno li uccideva col suo martello per poi cibarsene, e la mattina successiva li riportava in vita. Lo Joulupukki, in antichità, è quindi considerato uno strumento in grado di regalare gioie terrene.
Da qualche parte nel mito, forse grazie a contaminazioni culturali, avvenne poi il salto evolutivo. I caproni sacrificati dal dio Thor assunsero sembianze antropomorfe: un vecchio barbuto con corna di capro, spesso raffigurato come un gigante che usa un albero come bastone, alle cui corna sono appesi esseri umani.
Nella tradizione lo Joulupukki vaga di notte, bussando alle porte delle case in cui ci sono bambini, dispensando doni per coloro che si sono comportati bene e frustando a sangue e portando via dentro un sacco i bambini disubbidienti.
Con il passare del tempo, Yule Goat ha perso le corna, ha lasciato dietro di sé il suo passato oscuro, prediligendo la forma umana, quella del vecchio barbuto vestito di rosso.
Nelle raffigurazioni più antiche la capra natalizia è però sopravvissuta, tornando a essere un mezzo di trasporto. O relegata nella spaventosa figura del Krampus, bestia dalle lunghe corna, pelosa e simile a una capra.
Si ringrazia "I Misteri Delle Città Fantasma..." su Facebook.
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casvnatural · 8 months ago
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Attesa
C'è una bellezza disarmante nei tuoi occhi Ed in tutti i loro piccoli dettagli Ogni lacrima, ogni luccichio Mi fa innamorare follemente di te Ancora più di prima. I sentimenti vivono da così tanto in me Che a volte mi domando con un filo di voce Quanto di tutto questo potrò tenere ancora nascosto nel mio cuore, Quanto della tua anima potrò forse un giorno Stringere tra le mie braccia vuote. Eppure non oso avvicinarmi Ti amo e non ti dico niente, Ti amo e mi tradisce solo lo sguardo, Ma tu non sai, tu non mi vedrai mai Poiché non sono io colei che vive nei tuoi occhi. Allora disperata cerco invano il coraggio, La notte resto sveglia straziandomi la pelle, tormentandomi il cuore Ti scrivo poesie con inchiostro sbiadito Confessandoti segreti che mai ti potranno raggiungere.
Ma nel buio soffocante non si sente altro che la mia attesa Le parole non dette mi deridono guardandomi dalle pagine, Mi chiedono aspre cosa io stia aspettando Tra i singhiozzi rispondo piano che sei tu, Tu che sarai sempre il miracolo mai arrivato. La realtà mi colpisce violenta, D'improvviso sono le parole a smettere di essere Nella desolazione strappo e brucio le mie insulse poesie d'amore, Le fiamme mangiano viva la mia codardia E di me non vi è più traccia. Ma ora è giorno, Vago lenta per la città affollata, tutti guardano ma nessuno mi vede, Sono il fantasma della persona che ero In silenzio urlo il tuo nome sperando che finalmente mi ascolti Mentre tu giaci con lei e le baci il collo, mentre tu le accarezzi il volto, Mentre tu ami chi ha saputo dirtelo ad alta voce.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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“Cos’era successo in questi dieci anni perché tutt’a un tratto ci fossero tante cose da dire, tante cose e così urgenti che non si poteva aspettare a dirle? Ovunque andassi, qualcuno mi veniva incontro parlando al telefono e qualcuno mi seguiva parlando al telefono. Quando presi un taxi, l’autista era al telefono. Per uno che spesso passava molti giorni di seguito senza parlare con qualcuno, fui costretto a domandarmi cos’era crollato nella gente, di ciò che prima le teneva insieme, per rendere l’incessante chiacchiericcio telefonico preferibile a una passeggiata sotto la sorveglianza di nessuno, a un momento di solitudine che permetteva di assimilare le strade attraverso i propri sensi corporei e di pensare la miriade di pensieri che ispirano le attività di una città. Per me, faceva sembrare comiche le strade e ridicole le persone. Eppure sembrava anche un’autentica tragedia. Sradicare l’esperienza della separazione doveva avere inevitabilmente un effetto drammatico. Quali saranno le conseguenze? Tu sai che puoi raggiungere l’altra persona in ogni momento, e se non puoi diventi impaziente, impaziente e irritato come un piccolo, stupido dio. Sapevo bene che il silenzio di fondo era stato abolito da un pezzo nei ristoranti, negli ascensori e nei campi da baseball, ma che l’immensa solitudine degli esseri umani dovesse produrre questo sconfinato desiderio di essere ascoltati, unito al disinteresse per chi ascolta le tue conversazioni…”
-Philip Roth, “Il fantasma esce di scena”
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t-annhauser · 2 months ago
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Un bel giorno - il più bel giorno dell’anno, la vigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava seduto come sempre occupatissimo nel suo ufficio contabile. Era una giornata gelida, tetra, di un freddo pungente, per di più nebbiosa, e si sentiva la gente andare su e giù per le strade battendosi le mani sul petto e pestando i piedi sul selciato per tentare di scaldarsi. Gli orologi della città avevano da poco suonato le tre, ma faceva già buio: per tutto il giorno c'era stata poca luce e le candele brillavano alle finestre degli uffici vicini come macchie rossastre sopra la densa aria scura. La nebbia si infilava in ogni fessura e buco di serratura, ed era così fitta che benché quel vicolo fosse uno dei più angusti, le case di fronte si distinguevano appena come fantasmi. A vedere la sudicia nube che era calata sulla città oscurando ogni cosa, si sarebbe detto che la Natura avesse preso casa lì vicino e si fosse messa a fermentare birra su larga scala.
Canto di Natale - Il fantasma di Marley
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lalivella · 2 months ago
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Craco, Matera
Craco è una meta imperdibile per chi vuole scoprire un angolo di Italia ancora poco conosciuto e ricco di fascino. Un luogo dove storia, natura e mistero si fondono in un'esperienza unica.
Craco, un gioiello nascosto della Basilicata, è una città che incanta e affascina per la sua storia e per il suo fascino un po' spettrale. Conosciuta in tutto il mondo come una delle più suggestive città fantasma d'Italia, offre uno spettacolo unico: case abbandonate, stradine deserte e un'atmosfera che sembra uscita da un film.
Perché Craco è diventata una città fantasma?
Le cause principali dell'abbandono di Craco sono state i frequenti smottamenti e le frane che hanno reso il centro storico pericolante. A partire dagli anni '60, gli abitanti furono costretti a trasferirsi in un nuovo centro abitato, più a valle. Questo esodo ha lasciato un vuoto enorme, trasformando Craco in una sorta di città museo, sospesa nel tempo.
Cosa rende Craco così speciale?
La posizione: Arroccata su una collina, offre un panorama mozzafiato sui calanchi circostanti. L'architettura: Le case, i palazzi, le chiese e la torre normanna raccontano una storia millenaria e testimoniano l'ingegno degli antichi costruttori. L'atmosfera: L'atmosfera che si respira a Craco è unica: un mix di malinconia, mistero e bellezza che lascia un segno indelebile nel cuore di chi la visita. Il cinema: Craco è stata spesso scelta come set cinematografico, contribuendo a farla conoscere in tutto il mondo.
Cosa vedere a Craco?
Il centro storico: Un labirinto di vicoli, piazze e case abbandonate, dove il tempo sembra essersi fermato. La torre normanna: Un'imponente costruzione che domina il paesaggio circostante. Il Museo Emozionale di Craco: Ospitato nel Convento di San Pietro, offre un'esperienza immersiva nella storia della città. I calanchi: Le caratteristiche formazioni geologiche che circondano Craco offrono un paesaggio unico e suggestivo.
Perché visitare Craco?
Per un viaggio nel tempo: Craco è un luogo fuori dal tempo, dove è possibile rivivere atmosfere e sensazioni del passato. Per gli amanti della fotografia: Le rovine di Craco offrono innumerevoli spunti per scatti indimenticabili. Per chi cerca un'esperienza autentica: Lontana dai circuiti turistici più battuti, Craco offre un'esperienza di viaggio più autentica e coinvolgente.
Curiosità:
Craco è stata inserita nella lista dei monumenti da salvaguardare della World Monuments Fund. La città è stata utilizzata come set per numerosi film, tra cui "Cristo si è fermato ad Eboli". Ogni anno, a Craco si tiene una manifestazione dedicata alla rievocazione della vita contadina.
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allecram-me · 3 months ago
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Berlino: reprise
Tornare è stato ancora uno strappo, ma mi è piaciuto comunque. Non è come prima, ma è ancora giusto, in un modo che mi fa quasi tenerezza: come il fruttivendolo turco di Wedding dove una volta ho comprato le castagne che mi vede passare e mi saluta stupito, come l’impressione di esistere ed essere in un posto che forse non capisco fino in fondo, ma col quale vibro ad una frequenza comune. Mi fa tenerezza non usare il navigatore nonostante la mia scarsa memoria e le mie pessime abilità di orientamento. Mi fa tenerezza pure lanciarmi fuori dal vagone della metro all’ultimo momento, perché ero soprappensiero - queste cose non mi succedono in Italia, dove sono spesso fin troppo consapevole di me e di ciò che mi circonda. Poi forse la realizzazione più grande, in questo marasma di riflessioni ed impressioni principalmente zuccherose, è legata al fatto che in questa città ho fatto la turista da una posizione privilegiata, ossia quella di qualcuno che ha comunque uno scopo, che partecipa seppure in una misura strana alla vita economica e sociale della collettività. Domani alle 10:30 ho il mio primo appuntamento per la firma di un contratto. Arrivo qui che non so spiccicare una parola della lingua locale, ma non c’è niente di disperato in me mentre mi aggiro per le strade, acquisto nei negozi, mangio tutta sola nei ristoranti. A torto o a ragione, sento di avere uno spazietto mio qui, una mia ragion d’essere - mia come di questa nuova e coerente versione di me, col cappotto lunghissimo di cashmere verde ed i capelli rosso fuoco, lo sguardo gentile e sicuro. Non posso dire di essermi sentita spesso così legittimata ad essere, altrove.
Gli ultimi due giorni, a dirla tutta, hanno avuto un che di cinematografico, con l’aereo quasi perso a Roma, il girovagare in aeroporto, una volta arrivata, il nuovo ingresso in questa casa ancora un po’ meno mia ma sempre senza segreti. Le foto di Valerio recuperate la sera prima della partenza, a casa degli zii alla Garbatella, e appese alle pareti della mia nuova stanzetta qui a Rigaer Strasse. Tutto il mio caos, il ritorno in ufficio ed istantaneamente in azione, e poi i passanti: chissà cosa vedono, chissà se per loro ha senso quanto ne ha quello che vedo io, per me. Ha tutto senso, se non fosse che Valerio è ancora un fantasma, sono ancora convinta che tutto questo finirà e ci sentiremo ancora, magari ci abbracceremo nel suo lettino reclinabile. Ovviamente no: non è questo un sogno, lui è morto davvero, adesso sono nella nuova normalità. Vorrei dire che mi manca, ma non so nemmeno più bene cosa dovrebbe significare. Berlino, comunque, riesce ancora ad incantarmi benissimo.
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diceriadelluntore · 15 days ago
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Storia Di Musica #361 - The Magnolia Electric Co., The Magnolia Electric Co., 2003
Le Storie di Musica di Febbraio sono state suggerite da una strategia obliqua: avranno un gufo sulla copertina. Quando mi è stato suggerito il tema, all'inizio ero un attimo stranito perché me ne venivano solo due in mente: una dei King Crimson, di cui però la Rubrica ha trattato il leggendario Red da poco, un'altra dei Rush, molto bella, che però non è la copertina di un disco particolarmente esaltante. La curiosità alla fine ha prevalso e sono uscite fuori delle cose davvero interessanti, e come chi ha il piacere di leggere queste storie da un po' di tempo, sono dischi non proprio famosi di artisti tutti da scoprire o riscoprire. Rimarrà, e lo anticipo, solo una piccola disputa di tipo tassonomico, ironica ovviamente, che si svilupperà con le 4 Storie di questo mese.
Iniziamo da questo disco, con un gufo disegnato da William Schaff, artista che ha creato molte copertine della famosa etichetta indipendente Jagjaguwar, soprattutto quelle degli Okkervil River (che sono stati protagonisti di una Storia di Musica). Il gufo ha due mani extra, nella posizione tipico dell'iconografia del Cristo, davanti al fiore di una magnolia che è illuminata come una lampadina. Perchè Jason Molina, l'autore delle canzoni, aveva appena inaugurato con questo disco un nuovo progetto chiamato The Electric Magnolia Co. Tra parentesi, nelle prime edizioni del disco non vi era una precisa definizione del titolo sia della band che del disco. Questo perchè Molina fino ad allora aveva firmato i suoi lavori, di un maturo, dolente e romantico cantautorato, con il soprannome di Songs:Ohia, sin dal 1996, quando pubblicò il suo primo lavoro indipendente di un certo rilievo, dallo stesso titolo (che i fan ribattezzeranno Black Album). Molina si circonda di un gruppo di musicisti amici, che a rotazione lo aiutano nei successivi lavori. Molina è eclettico, spazia dall'indie-rock al country, al punk-rock, collabora con gli scozzesi Arap Strap con cui registra a Glasgow e nel 2000 pubblica The Lioness, a cui segue un tour europeo in piccoli locali, dal quale fu registrato un live, Mi Sei Apparso Come Un Fantasma, titolo che suggerisce che fu registrato in Italia, al Barchessone Vecchio di Mirandola, Modena, nel settembre del 2000. L'album successivo, Didn't It Rain, è il suo migliore: osannato dalla critica, vede il suo avvicinamento al blues, in un mix ancora per certi versi indecifrabile, ma dal fascino unico e particolare.
Idea che trova massima espressione nel disco di oggi. Molina per The Magnolia Electrc Co. va a Chicago in un completo studio di registrazione, sotto le cure maniacali e precise del rimpianto Steve Albini (a cui aveva dedicato un brano nel disco precedente, Steve Albini's Blues). Lo accompagnano Jennie Benford, che lo accompagna in due brani alla voce e suona il mandolino, Mike Brenner alla steel guitar, "Three Nickel" Jim Grabowski piano e organo, Dan Macadam al mandolino e Dan Sullivan alle chitarre, Rob Sullivan al basso e Jeff Panall alla batteria. Jason Molina si avvicina al blue collar blues, sicuro e in denim, con non lontani gli echi dei margini oscuri della città, nel quartiere di Bruce Springsteen, John Mellencamp e Bob Seger. Però la sua è anche un'emozione musicale alla Neil Young, a cui la sua voce qui spesso assomiglia, anche nella semplicità e nella facilità con cui gli strumenti acustici si mischiano con quelli elettrici. Questo è un disco che è pensato "più da band" tanto è che non solo Jennie Benford lo aiuta nel canto, ma ci sono due ospiti che prendono il suo posto: Lawrence Peters che da manuale del country canta The Old Black Hen, e la voce delicata e dolente di Scout Niblett, conosciuta nel periodo a Glasgow, in Peoria Lunch Box Blues. Molina è sbalorditivo in John Henry Split My Heart Just Be Simple, delicatissima e sognante e nella cupa chiusura di Hold On Magnolia, che si avvale dell'aiuto di chitarra slide, violino e un ritmo ondeggiante per creare un'atmosfera dolceamara e meravigliosa. Ma la vera perla è la canzone che apre il disco, divenuta in seguito un piccolo classico del mondo della musica indie: Farewell Transmission ha la leggenda che fu registrata in una singola registrazione, al primo giorno, con Molina che, come un band leader jazz, impartisce solo delle piccole indicazioni di base al resto dei musicisti che gli vanno dietro come in un incantesimo magico, quasi a simboleggiare reale la sintonia da ultimo giorno dell'umanità che la canzone racconta (In the sirens and the silences now\All the great set up hearts\All at once start to beat).
Anche The Magnole Electric Co. è un successo di critica, Molina è un artista consolidato ma confinato in un ambito marginale del mondo musicale. Eppure dopo il live del tour di questo disco, Trials & Errors, che esce nel 2005 (e dove omaggia chiaramente Neil Young e i Crazy Horse) inizia una lunga serie di dischi annuali, molto interessanti, fino al 2009, con Josephine. Da quel momento, inizia a soffrire di gravi problemi di salute, dovuti soprattutto al suo alcolismo cronico, che lo porteranno ad una tragica morte nel 2013, a 39 anni. Destino simile ad altri due geni dolenti della musica americana indipendente, come Elliot Smith o Vic Chesnut, una triade meravigliosa e formidabile di cantautorato creativo, vibrante per quanto dolente, ma sicuramente emozionante.
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chez-mimich · 1 year ago
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LA CHIMERA_ALICE RORHWACHER
“C’è chi l’amore lo fa per noia e c’è chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione…” Nulla di meglio di questo celeberrimo verso di Fabrizio De André per definire la figura di Arthur, tombarolo rabdomantico per passione, magnifico protagonista di un film incantevole, quale è “La Chimera” di Alice Rorhwacher. Arthur soprannominato l’inglese dai “tombaroli” (quelli veri) della Tuscia, ha il potere, quasi magico, di “sentire” la presenza di tombe nel sottosuolo, forse perché guidato anche dal desiderio di raggiungere quel regno dei morti dove vive l’anima (e magari il corpo) di Beniamina, suo perduto amore. L’inglese ha la sua base nella casa-rudere di una anziana e carismatica insegnante di canto, Flora (interpretata da Isabella Rossellini) alle cui dipendenze, un po’ come domestica e un po’ come allieva, c’è Italia (Carol Duarte) che sembra essere l’unica persona capace di tenere il sognante Arthur ancorato a questa terra. Ma se i “tombaroli” hanno come unico scopo il lucro, Arthur sembra essere partecipe più del mondo dei morti che di quello dei vivi e al momento di vendere la testa di una statua ad una cinica trafficante di reperti, preferisce buttare il prezioso pezzo nelle acque di un lago, proprio per sottrarlo alla cupidigia dei trafficanti. Ma la scoperta più importante di tutte, non sarà quella di un corredo funebre, di una pittura murale o di un gruppo statuario, bensì quella che gli permetterà di ritrovare il filo che lo ricondurrà all’amata Beniamina che sembra attenderlo nel regno dei morti. Il cinema di Alice Rorwacher è principalmente un cinema dalle immagini “volutamente sporche”, poco curate, giocate addirittura su tre supporti diversi di pellicola (16 millimetri, super 16 mm e 35 mm). Sono proprio queste immagini che ambientano alla perfezione il film negli anni Ottanta con grande realismo, senza ricorrere ai trucchetti da quattro soldi, come è accaduto di vedere di recente col finto neorealismo della Cortellesi. La differenza è tutta nel fatto che Alice Rorhwacher sa fare il cinema e sa “di cinema”: c’è in lei la forte traccia poetica di Pasolini e infatti Arthur è un “accattone” che vive in una baracca di lamiera e legno, appoggiata alle mura antiche di una città italiana (presumibilmente Tarquinia) che è parte di quella “grande bellezza” sorrentiniana, trattata però con un quid di realismo che la rende ancora più credibile. Ma si sentono anche gli echi di certi personaggi felliniani: è sufficiente per questo osservare le sequenze della sfilata carnascialesca che attraversa il paese o la stessa insegnante-matrona Flora. E poi, soprattutto, tenetevi forte, un altro “fantasma”, oltre a quello di Beniamina, aleggia in tutto il film: è lo spirito sapiente del Maestro Andrej Tarkovskij. La campagna dell’Italia centrale, la cultura antica del Paese, le sue vestigia e Arthur stesso, che è un “matto” come lo fu Domenico, e allo stesso tempo incarna il ricercatore-romantico che in “Nostalghia” era il critico musicale Pavel Sasnowskj. Come Arthur nelle tombe etrusche, anche lui con una candela in mano attraversa la piscina di Bagno Vignoni in una della più poetiche scene della storia del cinema. Bravissima Alice! Di questo cinema dal respiro universale e profondo ha bisogno l’Italia e se lo merita ! Da non perdere, nessun alibi è accettabile.
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seoul-italybts · 9 months ago
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[✎ TESTO ♫ ITA] RPWP - RM⠸ ❛Around the World in a Day❜⠸ 24.05.2024
[✎ TESTO ♫ ITA]  by RM
    ✈ ❛ Around the World in a Day  ❜ 🌍
~ Il giro del mondo in un giorno~ 
__ 24. 05. 24 | Twitter __
SCRITTA & PRODOTTA da: RM, gimjonny, Jclef, JNKYRD, Moses Sumney, No Identity, San Yawn, 은희영, 김아일
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Mi guardo intorno Dico loro che amo tutte le tue/vostre falsità Solo il tempo potrà sistemare le cose (Se è giusto o sbagliato, te/ve lo dirò poi, oh, e adesso qual è il problema?) Solo il tempo potrà sistemare le cose (È giusto, è sbagliato, lascia che te/ve lo dica ormai l'ho superata) Mi guardo intorno Dico loro che amo tutte le tue/vostre falsità Solo il tempo potrà sistemare le cose (È giusto, è sbagliato, puoi dirmelo? È giusto, è sbagliato, puoi dirmi che è vero?) Solo il tempo potrà sistemare le cose Ti dico che è vero
Pəm pəm pəm-pəm
Che abbia inizio la parata
Se è come immaginato
Potrà dircelo solo il tempo
Pəm pəm pəm-pəm
Trascorriamo la notte
Se è come l'avevano immaginato
Potrà dircelo solo il tempo
Mmh mmh mh-mh
Mettiamo fine a questa farsa
Se è come immaginato
Potrà dircelo solo il tempo
Oh oh oh-oh
Ciò che è sbagliato è giusto
Ma è come ce l'eravamo immaginato
E ora marciamo
Vedo amore per tutta la città
Vedo amore tutto intorno, girando e rigirando
Vedo amore in qualsiasi momento
Vedo amore ovunque io vada
Mi guardo attorno, giro qui e là, questa è la mia vita
Sfigati al colmo, tra la folla, che mi leccano il culo
E, sì, questa è proprio una lettera per te/voi
Farò finta [di non conoscervi], proprio così, tipo 'E tu saresti?'
Qui e là, nel locale ballando come, 'Al diavolo [tutto il resto]!'
Però, a volte, ne sento la mancanza.. delle nostre chiacchierate
Tu mi hai cercato spesso, io non l'ho fatto mai
Riesco a mala pena a dormire, il tuo fantasma/ricordo [in agguato] nell'armadio
Se vuoi il mio male e delle lacrime
Prendi, ecco il malloppo, è un loop, merda!
E allora riavvolgo, lo faccio ogni volta, io
Continuerò a correre finché tutto l'odio e l'amore smetteranno di contare
Non mi importa, voglio soltanto ballare meglio
Sono stufo marcio di tutti voi, trendsetter virtuali
So di non esser figo, ma non mi fermo mai, fino al cazzo d'esaurimento
Non c'è nulla di garbato nel mio stato d'animo
Rutterò a piena voce
Preferirei tutto andasse in fumo
Al settimo cielo o con i piedi a terra con te/voi, lasciamoci andare
Se dovessi riaddormentarmi, colpitemi
Non mi sento poi così bene, ho solo delusioni
Il panorama è più bello quando ci si perde
Sono solo un oggetto smarrito che spera d'esser ritrovato
Una volta persi, non sembriamo più così patetici
E solo allora mostriamo un sorriso ed alziamo il dito medio
Già, tutto il passato ed il presente
No grazie, li lascio a te/voi
Non lavoro in modo convenzionale ed è così che mi piace, dannazione
Questa è roba da paura, cazzo
Mi guardo intorno
Dico loro che amo tutte le tue/vostre falsità
Solo il tempo potrà sistemare le cose
(Se è giusto o sbagliato, te/ve lo dirò poi,
oh, e adesso qual è il problema?)
Solo il tempo potrà sistemare le cose
(È giusto, è sbagliato, lascia che te/ve lo dica
ormai l'ho superata)
Mi guardo intorno
Dico loro che amo tutte le tue/vostre falsità
Solo il tempo potrà sistemare le cose
(È giusto, è sbagliato, puoi dirmelo?
È giusto, è sbagliato, puoi dirmi che è vero?)
Solo il tempo potrà sistemare le cose
Ti dico che è vero
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © BTS_Trans⠸
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canesenzafissadimora · 9 months ago
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Ma lei mi manca. So bene che è lei a mancarmi, non lo stupido fantasma di un desiderio irreale.
Mi accompagna ovunque con la sua assenza...
Devo ragionarci sopra per rendermi conto che, quando tra poco mi sveglierò, aprirò gli occhi su un'altra stanza, situata in una città diversa e lei non ci sarà. Ma il giorno non viene. Finché l'oscurità mi accoglie (e così sarà per sempre), lei è, nei miei pensieri, nel cuore di questo pensiero che porto in me, nel cuore tenero e dolente di questo pensiero che in verità non è il mio, ma il suo, un pensiero nel quale lei mi prende con sé, mi protegge, mi ama come io la amo, nel nulla assopito della notte.
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Philippe Forest, da "Per tutta la notte"
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sereads · 9 months ago
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Un volume dalla mole importante ma che si lascia divorare. La penna di Dicker disegna in modo geniale personaggi, luoghi e dinamiche, scava a fondo nei cuori e nella terra della piccola città di Aurora, rendendola allo stesso tempo inferno e paradiso. 
L’origine del male e dell’amore è battuto a macchina, nero su bianco, e il dolore macchia la cornice delle pagine perseguitando come un fantasma le vite narrate. 
Il caso Harry Quebert è un libro nel libro, un manuale per scrittori, un libro d’amore e un thriller capace di rivelarsi in modo brillante solamente alla fine, mantenendo viva, fino all’ultima pagina, la curiosità nel lettore. 
Un libro che, se solo si potesse, si leggerebbe tutto d’un fiato in un sol giorno. 
☆☆☆☆☆
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