#l’attimo perfetto
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Sei mille cose tu.
Sei il buio e la luce, la calma e la tempesta, il sole e la pioggia, le nuvole che hanno dei disegni strani e, se mi fermo a guardarle, ognuna mi parla un po’ di te.
Sei l’attimo perfetto, le frasi sottolineate nei libri. Sei incredibilmente tu.♥️
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"Sapevo che potevi farmi del male, l’ho sempre saputo dal primo giorno, dal nostro primo sguardo.
Così mi volevo allontanare, chiudere a chiave tutte le porte, blindare le finestre e creare distanze chilometriche con il cuore mettendoci di mezzo anche l’oceano .
Ci ho provato, ma eri già dentro me: l’oceano non è bastato, lo avevi già attraversato dando battiti alla mia anima, il cuore si è arreso e non ha saputo né voluto creare le dovute distanze.
Così ho aperto la porta e ho lasciato che la tua onda mi travolgesse perché ho capito che eri l’onda giusta, l’attimo perfetto che valeva la pena di vivere e che non viverti sarebbe stato "dolore".
-Silvana Stremiz-
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Molto spesso non siamo affatto noi a scegliere le nostre letture, i nostri dischi o i nostri amori, ma sono gli accadimenti stessi che vengono a noi in un particolare momento, e quello sarà l’attimo perfetto, facilissimo e inevitabile: sentiremo un richiamo e non potremo far altro che obbedire.
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AFFINESSENCE • GINGEMBRE-LATTE • Top Notes Collection • Eau de Parfum •
Dealing with an incantation. A milky freshness that last forever. A blast for my olfafeelings. Trust the process.
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Dopo il successo ed i riconoscimenti internazionali ottenuti con la prima collezione fragranze dedicata alle Note di Fondo, Sophie Bruneau con Affinessence coglie l’attimo e omaggia l’esuberante freschezza delle essenze esperidate, che costituiscono il bouquet aromatico tipico delle Note di Testa, con la sua recente trilogia olfattiva, Combava-Cédrat, Bergamote-Racines, Gingembre-Latte.
Oh sì, c’è del profumo in questa meraviglia!
Gingembre-Latte è un’esperienza imperdibile, di assoluta unicità nel panorama dei profumi di alta gamma.
Alexandra Carlin, che ha sviluppato la fragranza con Sophie, ha saputo trovare il registro perfetto per mantenere inalterate nel tempo le note fresche, e solo quelle! Su pelle non subiscono evoluzione alcuna e sono quindi apprezzabili in purezza, senza distorsioni aromatiche (testa/fondo) di sorta.
Ciò attiene all’estro creativo oltre che ad un originale procedimento tecnico che concede a queste note una definizione realistica e un’eloquenza longeva.
Inusuale, allettante, raffinato il dosaggio tra note fresche e sfaccettatura gourmand.
Questo zenzero brilla nella sua tonalità acidula circondato da accenti citrini speziati di verbena, pepe rosa, citronella e, quando sembra smarrirsi nell’accordo di te verde, mate e latte, ne riscopri la corroborante presenza, rinnovato in floridezza, filtrato da una piacevolezza soffice e cremosa.
È un finale di delizia ad emergere dal sottile intreccio di baby patchouli e germogli di ribes nero, prodighi a trattenere nella scia tutta la dolce freschezza che questa creazione promette, un’intensità aromatica luminosa, stabile e persistente, come mai percepita prima d’ora.
Di chiara entusiasmante bellezza.
Creata da Sophie Bruneau e Alexandra Carlin.
Eau de Parfum 100 ml. Online qui
©thebeautycove @igbeautycove
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Tanti auguri a Te
e almeno oggi lascia stare
dubbi, guai e preoccupazioni,
lasciandoti travolgere
dai festeggiamenti
di questa nuova età
che non dimostri
come le precedenti,
ma che spero saprà travolgerti
di tanto nuovo entusiasmo,
di stupore e di tranquillità
rigenerandoti
per continuare il Tuo cammino
con maggiore slancio e forza
di ieri
C’è ancora moltissima strada da fare
niente ansia,
in sella allora
senza fermarti
se non per riprendere fiato
tra un sorriso e una carezza
che Ti coglieranno d’improvviso,
perché L’Amore Ti è sempre vicino
anche quando Tu non lo vedi
Lascia sfumare ogni cosa Ti turba
pensa solo a goderti l’attimo
di ogni momento che potrai
rendere perfetto con la Tua presenza,
attraverso il Tuo Amore immenso
per la Vita!
È arrivato il Tuo Compleanno,
portando con sé i primi fiocchi di neve
seppur bagnati,
giacchè accompagnati dalla pioggia
Chissà che tale scenario
non possa essere preludio
all’inizio di qualcosa
di assolutamente magico
Te lo auguro!
Buon compleanno Susina!
@elenascrive
#19 gennaio#compleanno#compleanno amica#amica#buon compleanno#auguri#auguri speciali#dedica#ispirazioni#poesia#versi#io#me stessa#io e gli altri#amicizia#sentimenti#io scrivo#scrivo#scrivere#scrivendo#scrittura#parole mie#mie parole
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Jago - “Narciso”
Chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi Napoli
L’opera cattura l’attimo in cui Narciso si specchia prima della metamorfosi: Jago lo scolpisce incrociato - in perfetto equilibrio – alla ninfa Eco che è sul fondo, come immersa nell’acqua, un’acqua che si fa specchio del proprio Io più profondo.
Jago, pseudonimo di Jacopo Cardillo (Anagni, 18 aprile 1987), è un artista e scultore italiano.
Dopo aver conseguito il diploma di Liceo Artistico, s'iscrive all'Accademia di Belle Arti di Frosinone, che abbandona prima di terminare gli studi. Dal 2016, anno della sua prima mostra personale nella capitale italiana, ha vissuto e lavorato in Italia, Cina, America ed Emirati. È stato professore ospite presso la New York Academy of Art, dove ha tenuto una masterclass e una lecture nel 2018
[da Wikipedia]
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Devo imparare che non tutti sono buoni e cari, che non tutti vogliono il mio bene. Crediamo che “l’essere stronzi” sia lontano da noi, ma non lo è poi così tanto. C’è chi è stronzo di nascita e per quelli, purtroppo, non c’è molto da fare. Poi invece ci sono gli stronzi “a momenti”, quelli che io credo siano i veri stronzi. Perchè se tu sei stronzo sempre allora uno dice “Vabbè, tu ti comporti così? Perfetto,non siamo fatti per passare del tempo insieme. Abbiamo risolto.” ma se uno, un attimo prima ti dice “sei bellissima” e l’attimo dopo si comporta come uno stronzo epocale, lì rimango fregata. Devo imparare ad essere meno ingenua e qualche volta alla domanda “Ti fidi di me?” saper rispondere “No!”
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ovviamente il giorno perfetto per fare una passeggiata al sole ancora non troppo aggressivo è anche
a) un giorno in cui sono molto stanca
b) il giorno in cui finalmente rientro nel mood lettura e, pertanto, ci tengo a cogliere l’attimo
c) il weekend di carnevale (= parchi e posti random della città pieni di famiglie con bambini assai fastidiosi)
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Fascista di merda
MI hai scoperto dannato Carter, facevo l'anarchico sotto mentite spoglie.
Almeno, come in ogni giallo che si rispetti, fammi capire come ci sei riuscito.
Per inciso hai proprio beccato l’attimo perfetto per smascherare il mio sordido complotto.
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12/08/2021
Our day♥️
E così eccolo qui: il nostro giorno è arrivato, proprio cosi. Non è bello passarlo senza di te ma questa volta quantomeno ti sento più vicina di altre. Ogni volta che parliamo tanto e che mi dedichi del tempo durante la notte mi sembra sempre di tornare a quando passavamo le notti a fantasticare su di noi. Che poi in realtà è quello che facciamo ora. Trovo così incredibile che in oltre un anno di assenza, non sia cambiato nulla: stessa intesa, stessi interessi, stessi modi di porsi.
Ieri notte, quando sei andata, stavo troppo bene per poter sprecare quella felicità. Così mi sono messo lì sul balcone, in silenzio, a guardare le stelle e pensarti. Erano così belle e mi sembrava che ognuna di esse avesse qualcosa da dirmi, dato che appena mi mettevo a fissarne una, mi perdevo nei ragionamenti che mi piace fare e che riguardavano tutti quanti la mia piccola isoletta felice che, lontana lontana come quelle stelle, stava dormendo e si era addormentata pensando a me. E mentre i miei ragionamenti stavano giungendo ad un ovvia conclusione, è successo l’inimmaginabile: ho visto quella bellissima stella cadente. Non so se era davvero una stella cadente o se era più la suggestione di vederne una per potertelo raccontare ed esprimere un desiderio, ma in ogni caso dentro di me so che quella stella cadente non l’ho vista a caso, anche lei come tutte le altre stelle, voleva dirmi qualcosa. Era unica, tutte le altre stelle erano ferme immobili, erano delle semplice stelle, qualcuna brillava di più, qualcuna di meno, ma erano tutte stelle. Lei no. Lei non sapeva stare ferma. Mi ha colpito talmente tanto che subito dopo aver espresso il mio desiderio, sono corso a raccontartelo perché morivo dalla voglia. Sono stato almeno un’altra mezz’ora a pensare a quella stella prima di addormentarmi. Ecco, tu sei come quella stella cadente: sei diversa e sei speciale, anzi, sei proprio unica. Ma non tutti vedranno la stella cadente unica che sei. Perché bisogna saper cogliere l’attimo per poterti ammirare. Ed in quell’attimo sei talmente ammaliato da lei, che vorresti che non finisse mai. Ecco, questa sei fottutamente tu.
Quante volte avrò pensato di voler bloccare il tempo con te vicina quando eri qui a Giungno? Quante?
Inoltre, stamattina stavo parlando con mio zio e mentre chiacchieravamo del più e del meno se n’è uscito con una bellissima frase: “il vero dura a lungo”. Cazzo, quanto è reale sta frase? Noi siamo fottutamente veri in tutto e guardaci, nonostante tutti i vaffanculo, i pianti sotto la doccia, gli abbracci, le notti al freddo, le notti a cercarci, i baci, le volte a consolarci, quelle a fare l’amore e sussurrarti nell’orecchio che sei solo mia, nonostante tutti bubble tea, nonostante tutti gli arrosticini, nonostante tutti i flim e le serie tv e nonostante tutte le litigate per pagare, come dici tu, i nostri pezzi di cuore e di anima dentro l’altro resistono. E resistono forte cazzo. E proprio come loro, resistiamo anche noi. Nel tempo e contro tutto.
Così mi sono messo a guardare e a fantasticare di nuovo tutti i viaggi che avrei voluto fare con te e non sai quanto mi prudeva la mano mentre ero sul sito per andare a vedere uno di questi posti con te. Solo con te. Passare un cazzo di weekend insieme, lontano da tutti e tutto. Prendere un fottuto aereo. Mi vedevo già a lottare con te, ignara del fatto che non avresti potuto far nulla per pagare. Era tutto così bello. Talmente bello che sorridevo. Sì, sorridevo solo al pensiero.
Come uno stupido.
E se te lo stessi chiedendo, sì avevo anche gli occhioni.
E sì, so che ora starai sorridendo anche tu.
Vorrei essere lì a fargli una fotografia a quel cazzo di sorriso.
Quel sorriso che muoverebbe una montagna perché è perfetto.
Proprio come la sua padrona.
Già sei perfetta, e non smetterò mai di dirti che non cambierei nulla di te.
Ma questa è un’altra storia per un altro poema.
Oggi è il NOSTRO giorno, solo nostro.
E voglio solo che tu sia felice e che te lo goda.
Ti amo, buon 12 roccia.
Il tuo draghetto😌♥️
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"Sapevo che potevi farmi del male, l’ho sempre saputo dal primo giorno, dal nostro primo sguardo.
Così mi volevo allontanare, chiudere a chiave tutte le porte, blindare le finestre e creare distanze chilometriche con il cuore mettendoci di mezzo anche l’oceano.
Ci ho provato, ma eri già dentro me: l’oceano non è bastato, lo avevi già attraversato dando battiti alla mia anima, il cuore si è arreso e non ha saputo né voluto creare le dovute distanze.
Così ho aperto la porta e ho lasciato che la tua onda mi travolgesse perché ho capito che eri l’onda giusta, l’attimo perfetto che valeva la pena di vivere e che non viverti sarebbe stato "dolore".
-Silvana Stremiz-
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“Ehi, sono arrivata”.
“Mmm…” Mi prende...mi spoglia.. lo spoglio bottone per bottone, asola dopo asola...
“Mi sei mancata”.
”Anche tu”.
Ed eccomi... come madre natura mi ha fatto, cavalcioni su di lui, che lo guardo e sorrido... lui mi guarda.. sorride...
Questa scena si ripete uguale.. quasi ogni volta.. è l’attimo che precede il momento in cui mi farà sua, prima che mi esploda la felicità in petto.. perché per me, fare l’amore con lui.. è come quando si piange per la felicità.. è tutto perfetto....
Cit
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Sapevo che potevi farmi del male, l’ho sempre saputo dal primo giorno, dal nostro primo sguardo.
Così mi volevo allontanare, chiudere a chiave tutte le porte, blindare le finestre e creare distanze chilometriche con il cuore mettendoci di mezzo anche l’oceano .
Ci ho provato, ma eri già dentro me: l’oceano non è bastato, lo avevi già attraversato dando battiti alla mia anima, il cuore si è arreso e non ha saputo né voluto creare le dovute distanze.
Così ho aperto la porta e ho lasciato che la tua onda mi travolgesse perché ho capito che eri l’onda giusta, l’attimo perfetto che valeva la pena di vivere e che non viverti sarebbe stato "dolore".
Silvana Stremiz
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Ora mi trovo accanto a te, sembra l’attimo perfetto. Tu sei ecstasy per me.
- Extasy (Ghali)
#love and other drugs#drug mention#drug#I love rap#i love her#frasi amore#amore#severus snape#harry potter#always#io e te insieme
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Il mio umore continua ad oscillare tra un’emozione ed un’altra, da uno stato opposto all’altro. Un momento sono tranquilla e felice, l’attimo dopo sono arrabbiata, demoralizzata, frustrata.
Mi ricordo di aver scritto qualcosa a tal proposito l’anno scorso. Dicevo che avevo paura di diventare grigia, arrabbiata e frustrata. Di diventare questo cumolo nembo carico di rabbia come T. Penso di capire T un po’ di più ora. Non è facile vivere la vita con la modalità combattimento sempre attiva, continuando a lottare giorno dopo giorno per ottenere ciò che senti di meritare. La verità è che non esiste la meritocrazia. Viviamo un questo mondo falso in cui ti dicono che tutto è possibile. Ti incitano a sognare fin da piccolo, a credere nei tuoi sogni e a perseguirli. Ti dicono che se lo vuoi abbastanza e se ci credi abbastanza ci puoi arrivare. La verità è che non è vero. Il punto è che non importa quanta energia ci metti, se la fortuna ti volta le spalle non arrivi proprio da nessuna parte.
Ho sempre pensato che la mia intelligenza ed intraprendenza fossero ciò che più mi distingue. Credo di essermi sbagliata. Non mi posso identificare con questo. Sono semplicemente stata molto fortunata, ho avuto le giuste radici solide che mi hanno sostenuta quando è stato il momento di saltare, ho trovato ponti di fronte a me quando c’è stato bisogno di raggiungere un’altra sponda. Ci sono una marea di persone più intelligenti di me e più preparate di me. Con più conoscenza e più ampia e solida cultura generale. Se c’è qualcosa che posso riconoscere a me stessa è stato il coraggio di aver preso al volo le opportunità, e l’energia che mi ha fatto attraversare tutti quei ponti.
Non ho rimpianti per il momento. Ho vissuto una miriade di cose bellissime e mi sono regalata il privilegio di tanti piccoli pezzi di vita diversi. Pensando al mio passato, ed in particolare a questi ultimi 4 anni di vita, sento solo una grande pienezza, una gratitudine che esplode. Per la persona che è partita, per quella che è diventata, per la vita stessa, per le innumerevole facce che hanno segnato il mio cammino e che lo hanno reso così colorato e vibrante. Ma non solo questo, ora che ci penso c’è anche un bel pezzo di cuore nostalgico dentro me. Provo nostalgia per i momenti che non torneranno più. Per i tramonti da Parc Guell, per le serate a Gracia, per i pomeriggi a la Ciutadella. Per le acai bowls, per le camminate in solitaria giù da Passeig de Gracia fino all’Arco. E poi gli alberi spumeggianti della Scozia, le atmosfere alla Harry Potter, le brioches del Lidl. Così tanti dettagli. Così tanti frammenti di vite di cui non cambierei proprio niente. Mi rifugio nel mio passato così spesso, quando voglio scappare dalle mie paure.
Ho così tanta paura di deludere me stessa. E mi dico che non dipende da me, ma magari invece si. Credo che io stia cercando di deresponsabilizzarmi per alleviare questo senso di frustrazione che cresce in me. Mia mamma dice che sono troppo dura con me stessa, i miei amici me lo dicono. Il punto è che ho grandissimi ambizioni, ho grandissime aspettative e ripongo così tanta fiducia nel mondo, costantemente. E tutta questa ambizione, tutta questa aspettativa e la fiducia che ritorna, sempre, ad ogni piccola possibilità che la vita mi offre, si tramutano sempre e così spesso in delusione. Ho pensato che se lo avessi voluto abbastanza, sarei arrivata ovunque. Che se ci avessi provato abbastanza, non ci sarebbero stati ostacoli insormontabili. Magari è cosi, o magari non ci sto provando abbastanza. Ma no, non può dipendere sempre tutto da me.
Non c’è una soglia che stabilisce il divario tra l’abbastanza e il non-abbastanza. Vorrei che ci fosse, una soglia su cui tutti noi potremmo accordare. Mi darebbe una risposta alla domanda se io stia facendo abbastanza. Forse il mio problema è che non ho abbastanza pazienza. Ecco che ritorna. E’ tutta una questione di misure. Abbastanza o non abbastanza. Quanto basta per tenermi il cervello occupato tutto il giorno a pensare a cosa posso fare per raggiungere ciò che voglio. Che cosa voglio poi? Il meglio, sempre il meglio. Ecco, questo forse è il problema, dovrei imparare a farmi bastare le cose, ad accontentarmi di ciò che non è il meglio. Non capisco cosa voglio dimostrare e neppure a chi.
Vorrei che qualcuno potesse darmi le risposte che cerco, potesse analizzarmi in maniera più efficace di come riesco a fare io. Ho paura di perdere. Questo è il problema. Ho bisogno di avere la certezza che non sto perdendo, che non sto fallendo, che sto comunque andando da qualche parte. Ripenso ai miei momenti di incertezza nel passato e si, li ho superati. Sono stati i miei momenti peggiori, quelli in cui navigo nell’incertezza. Mi sento inutile, mi sento di sprecare il mio tempo. Mi escono i pensieri come onde. No, nemmeno come onde, è una corrente in piena questa qui, e non riesco nemmeno a contenerla tutta. Non riesco nemmeno ad annotare tutto quello a cui penso perchè va fuori così in fretta. E ci sono sempre una marea di collegamenti nella mia testa, come degli schemi. Si passa da una cosa all’altra. La chiamano capacità di pensiero analitica, mi pare. Comunque, non serve neppure che ci giro attorno così tanto, la realtà è molto chiara davanti a me.
Arrivano cose così come la pandemia e non importa quanto tu abbia lavorato per arrivare da qualche parte, se la fortuna ti volta le spalle rimani seduto per terra a guadare gli altri andare avanti. Fa schifo, fa proprio schifo. Non c’è altro da dire. Sono incazzata perchè non dipende da me. O forse si. Sono incazzata pure perchè non riesco a capire fino a che punto dipenda da me, e cosa posso fare per impedirlo. Non voglio lasciare la casa a Bruxelles. Non voglio tornare a casa con la coda tra le gambe. Forse dovrei. Dovrei solo smettere di essere così orgogliosa e concedermi una pausa, per respirare e capire a cosa davvero voglio dare priorità nella mia vita. A cosa voglio lasciare la libertà di occupare il mio cervello per intere giornate. Se sia questa stupida ricerca del lavoro perfetto che merito, o altro.
Oggi parlavo con un amico che vive a Barcellona ma è tornato ad Auronzo per un po’. Ho pensato che vorrei così tanto essere li pure io, a camminare attorno al lago e a godermi la vita che sto vivendo proprio ora, in questo momento. Senza pensare a quanto schifo faccia la società in cui viviamo. Pensavo a questo e ho detto a me stessa che ci sarà sempre un posto nel mondo in cui cercare rifugio e cominciare un nuovo capitolo, qualora ne avessi bisogno.
Sento che posso respirare un po’ meglio, un po’ più a fondo. Mi tenevo addosso almeno due chili di parole, mi sento più leggera.
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L’inossidabile successo di Sherlock Holmes (ovvero: è tornato il Dr. House e Conan Doyle pensava che la vita dopo la morte fosse più salutare di questa)
Capita sempre così ai talenti secondari: diventano celebri per ciò che ritengono futile. Scrittore sagace dal piglio ironico e lo sguardo volto verso le fate, Arthur Conad Doyle nasce alla letteratura nel 1879, ventenne, con un racconto, The Mistery of the Sasassa Valley, pubblicato sul “Chamber’s Journal”. Il racconto fu edito anonimo, la mistica “Sasassa Valley”, abitata dal fatidico demone, era situata in Sud Africa – lo scrittore, a quell’epoca, studiava medicina alla University of Edinburgh. Il primo romanzo di ACD fu Uno studio in rosso: pubblico nel 1887, vede in scena Sherlock Holmes; da allora il creatore passerà il tempo ad architettare la morte della sua creatura. Il crescente successo di Holmes soggiogò ACD, gli svariati tentativi di ammazzarlo furono osteggiati dal pubblico sovrano. Conan Doyle svariò lungo altri romanzi. Tantissimi. Diversamente brutti.
*
Col senno di poi, è la formula narrativa adottata da Conan Doyle – lo spiritista che fa del suo eroe il paladino del ‘metodo deduttivo’ – a essere vincente. Osservare Sherlock Holmes dagli occhi del gemello rovesciato, John H. Watson; sfatare il precedente (l’Auguste Dupin di Poe); alternare i documenti (nel Mastino dei Baskerville, ad esempio, sono riprodotte pagine dal diario di Watson); sfottere il procedimento narrativo (Holmes considera sensazionalistiche idiozie i libri di Watson). Insomma, la narrazione è sempre mediata, Holmes è un prototipo da fiction – agisce in soli quattro romanzo e in una cinquantina di racconti – al lettore è concesso spazio e non c’è uno che non aneli a essere Sherlock.
*
Del personaggio sappiamo tutto. Non sa nulla se non quello che gli serve – “Dite che giriamo intorno al sole. Se girassimo intorno alla luna non farebbe la minima differenza per me e per il mio lavoro” –, non gli importa sapere ma conoscere, è concentrato totalmente sulla risoluzione di un problema, il resto gli pare artificioso, una scocciatura. “Era alto qualcosa di più di un metro e ottanta, ma era così esageratamente sottile che pareva molto più lungo. I suoi occhi erano vivaci e penetranti… Il naso aquilino e scarno conferiva alla sua fisionomia un’espressione vigile e risoluta. Il metro quadrato e sporgente confermava in lui l’uomo volitivo. Le sue mani erano eternamente chiazzate d’inchiostro e maculate da sostanze chimiche”. La brutale facilità di Conan Doyle, in questo contesto, è felice: Holmes fonde il genio romantico alla speculazione scientifica, è Don Chisciotte – vede ciò che nessuno vede – e Galileo – idem. Non è un investigatore privato ma uno che concede il proprio aiuto a chi non sa far procedere oltre la palude del noto l’investigazione. Holmes deve essere pregato per accudire un enigma, è una creatura mentale: non gli importa salvare vite o assicurare alla giustizia dei criminali. Gl’importa elevare il mistero a gioco – e sconfiggerlo. Cioè, rassicurare la propria facoltà intellettiva. Holmes azzarda speculazioni da un particolare, propone una soluzione come si definisce una fuga, in ambito musicale; vuole dimostrare che tutti sono sudditi del suo cervello. Se la noia lo attanaglia, si fa di coca – la vita è una grigia parentesi tra un caso inebriante e l’altro. La chincaglieria farraginosa di fatti, episodi, omicidi, ha per scopo esaltare lui, Sherlock. Si leggono le avventure di Sherlock Holmes per il gusto di avventurarsi in Sherlock Holmes – della fine della storia non ci interessa, c’importa, piuttosto, la finezza del ragionamento di Holmes.
*
Quasi tutti i tentativi di tradurre in video l’evanescente sapienza di Holmes mi paiono ridicolizzarlo. La serie televisiva Sherlock, varata dieci anni fa, ha il merito di aver azzeccato gli attori (Benedict Cumberbatch e Martin Freeman); resta tra le bestie imbalsamate della mia giovinezza Piramide di paura, l’avventura di uno Young Sherlock Holmes (così il titolo originale, del 1985) girata da Barry Levinson. Se la rivedessi oggi rabbrividirei, all’epoca mi sfidava alla strafottente genialità (dote non da poco). Mi è piaciuto, invece, Mr. Holmes. Il mistero del caso irrisolto (2015), con un immenso Ian McKellen, che inizia dove finisce la carriera di Holmes, nel Sussex, a maneggiare api – come a dire che solo ciò che è letale può fabbricare dolcezza. Ammetto che divorai, anni fa, la serie incentrata sul “Dr. House”, ora tornata in auge su Sky. Hugh Laurie mi pareva perfetto – malato, geniale, in ego delirante – per uno Sherlock Holmes in corsia; la scenografia ospedaliera sarebbe piaciuta a Conan Doyle, chirurgo mancato. Dopo un po’ – ne ero ingordo –, la serialità mi sfinì: le puntate del “Dr. House” sono affascinanti finché svisceravano lui, Gregory House; gli altri personaggi – anche il bravo Robert Sean Leonard, indimenticabile Neil in L’attimo fuggente di Peter Weir – restano parziali, secondari, opachi.
*
Conan Doyle muore nel 1930; e muore scrivendo: l’ultimo libro, edito nel 1929, s’intitola The Maracot Deep e gira intorno alla leggenda di Atlantide. L’ultimo racconto è pubblicato su “The Strand Magazine” nell’agosto del 1930, l’autore è sotto terra da un mese. S’intitola The Parish Magazine e comincia così: “Erano le sei di una sera d’inverno. Mr. Pomeroy, il tipografo, stava per lasciare il suo ufficio, nel retro, per la casa, la stanza principale, quando il giovane Murphy fece irruzione. Murphy era un giovane imperturbabile, con la faccia grassa e gli occhi assonnati, che aveva la rara qualità di fare ciò che gli veniva chiesto senza porre questioni. Di solito questa è una grande virtù – a volte accadono eccezioni”. Fa quasi tenerezza il coriaceo talento di Conan Doyle: tinteggia il contesto, descrive quello che si vede, crea dei vicoli narrativi (la parola eccezioni).
*
Tra i più funambolici redattori di apocrifi di Sherlock Holmes c’è Roberto Barbolini. Ne ha scritti una manciata; anni fa, era il 2015, incappai in uno di questi, Un walser per Sherlock Holmes, in un libro edito da Guaraldi, Sade in drogheria. Il racconto è sfizioso perché nel Comune di Ornavasso – in Val d’Ossola, Piemonte – l’investigatore creato da Conan Doyle si scontra con “uno svizzero lungo e magro sulla quarantina, dall’aria svagata”: il magnetico Robert Walser. Leggere un apocrifo mi procura – se fatto bene – una certa gioia: la certezza del dono è chiara, più del sacrilegio.
*
Quando è in punto di morte, il “Daily Herald” spedisce un giornalista, W.R. Titterton, a casa di Conan Doyle. “Pareva enorme seduto al mio fianco, con le sopracciglia brizzolate, gli occhi vasti del viaggiatore, la testa massiccia, la mascella quadrata, i baffi vichinghi. In effetti, sembrava più un antico guerriero che un vecchio scrittore di storie”. L’intervista esce come Conan Doyle’s Last Words. “La morte, per l’uomo, è l’inizio della vita vera e felice, in cui non viene tradotto in un inferno terrificante o in un paradiso un poco meno terrificante. Trova la vita naturale, un ambiente familiare, la possibilità di esplorare i propri poteri”, diceva il veggente Conan Doyle in punto di morte. Lungi dall’essere un superuomo o un supereroe, Sherlock Holmes non concepisce altra eccellenza che l’estasi della sfida con se stesso. Le ossessioni – l’uomo ispirato, spiritato per una sola cosa – affascinano sempre. (d.b.)
*In copertina: Hugh Laurie interpreta il “Dr. House” nella serie realizzata tra 2004 e 2012
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